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Autore: Cryblue    26/10/2021    1 recensioni
Autumn è una bambina che ha appena perso i genitori e che al mondo non ha altri che sua sorella Summer.
Lindsay è una giovane madre il cui unico scopo nella vita è rendere felice la sua piccola Regina.
Le loro vite si incroceranno e, dall'unione tra il passato e il presente, impareranno che, tutto sommato, hanno bisogno solo l'una dell'altra per essere davvero felici.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ch.10 – All by myself.
 
 
Sbatti lo stinco contro qualcosa e ti mordi le labbra per non urlare una lunga serie di parole parecchio volgari.

Come ti aspettavi, è la maledetta piccola Mercedes che tuo padre ha regalato a tua figlia appena ha scoperto che Andy non è venuto a prenderla per passare il fine settimana con lei, come avevate progettato mesi fa. Tu odi questo giocattolo infernale, ma tua figlia lo adora e passa ore a guidarlo per tutta la casa con addosso gli occhiali da sole e una tua sciarpa. Hai tentato più volte di liberartene scollegando la batteria, ma sei una frana con tutte le cose elettroniche e hai fallito miseramente.

Ora come ora vorresti tua figlia ti investisse con questo stupido aggeggio, vorresti addirittura tornare a venerdì a sera in cui il suo dolore era chiaro, semplice e consolabile. Questo? Questo non lo è per niente.

Stamattina sembrava una giornata qualunque, siete arrivate a scuola in ritardo, hai accompagnato Regina all’aula, ti sei scusata con la maestra e hai salutato Autumn, ti sei fermata a salutare Georgia, perché è da un po’ di tempo che non ti chiama e volevi sapere come stesse, avete scambiato due chiacchiere e poi ha sentito il pianto straziante di tua figlia che chiamava il tuo nome, no peggio, che ti chiamava mamma.

Sei corsa incontro alla maestra che la teneva in braccio e Regina ti si è buttata addosso senza mai smettere di piangere, hai chiesto più volte cosa fosse successo, sia a lei che alla maestra ma non hai ottenuto risposta, tutto quello che la donna ti ha saputo dire è che oggi Autumn aveva deciso di dividere il banco con il piccolo Alvaro.

Volevi tornare dentro e capire cosa abbia causato una tale violenta reazione nel tuo piccolo demonietto, ma lei ti ha supplicato tra le lacrime di riportarla a casa, lontano da li. Da allora non ha più aperto bocca, non ha mangiato e non ti ha detto cos’è successo, ha solo pianto.

Hai chiesto a tua madre di badare a lei mentre eri al lavoro, nella speranza riuscisse a farla calmare a sufficienza da spiegare cosa l’abbia sconvolta tanto, invece hai avuto la risposta da Summer, che ti ha chiamata e ti ha spiegato che Autumn ha lasciato Regina perché è convita che per Dio sia un peccato e che finiranno all’inferno se continueranno a stare insieme.

Dannati preti bigotti.

Al lavoro non sei riuscita a concentrati, pensavi solo a come spiegare a una bambina di 5 anni l’omofobia. Avresti preferito fosse eterosessuale, o che impiegasse anni a capirlo, come tutti, avresti voluto si godesse l’infanzia senza tutta questa merda.

Quando torni a casa tua, madre sta cucinando la cena per voi, anche se le hai detto mille volte di non farlo, il bucato è fatto e piegato sul tavolino, non ci sono giocattoli in giro e la Mercedes è nello stesso in punto tua figlia l’ha lasciata stamattina prima di uscire, indovini quindi che la situazione non sia migliorata per nulla.

Non spieghi a tua madre cosa sia successo, la ringrazi per l’aiuto e la lasci andare via, non puoi farle passare di nuovo tutto questo, non puoi. È una cosa che comunque non capirebbe, che sminuirebbe, quindi devi affrontarla da solo a solo con la tua bambina.

La musica troppo alta proviene da camera di tua figlia, bussi, ma sei certa che non ti possa sentire, dunque entri senza aspettare il formale invito: Regina è sdraiata sul suo lettino, il cuscino che Autumn è solita occupare tra le braccia, gli occhi chiusi e le lacrime che le bagnano copiose il volto, mentre lei canta a squarciagola All by myself.

Se non sapessi quanto tua figlia stia soffrendo, sarebbe una scena comica.

Ti siedi sul suo letto, abbassi la musica e le asciughi le lacrime, lei apre i suoi occhi arrabbiati verso di te.

“Va via Lindsay Miller. Voglio stare sola.” Parla tra i singhiozzi ed è come se mille lame infuocate ti trapassassero, faresti qualsiasi cosa per farla stare meglio.

“Regina non mangi da stamattina, devi far lo sforzo di mangiare qualcosa o…”

“Non mi importa. Non mi importa un fico secco di cosa sarà di me. Voglio lasciarmi morire.”

“Regina non puoi reagire così. Lo so che Autumn ti piace molto ma ci saranno altre ragazze…altre….altre persone.”

Si mette in ginocchio sul letto e urla contro di te con tutte le forze che ha in quel suo piccolo corpicino. “Non è vero!!!! Non è vero!!!! Tu non lo sai!!!! Tu non sai cosa sto provando, quanto la amo. Io non posso vivere senza di lei, non possoooo.”

“Regina....”

“Va via Lindsay Miller. Se devi dirmi altre cose stupide, va via. Va via.”

Cerchi di consolarla ancora, ma continua a urlarti di andare via, hai paura che se continua ad agitarsi così le verrà un colpo, perciò obbedisci: vai via chiudendoti la porta alla spalle. La canzone riinizia da capo, poggi la fronte contro il legno e sospiri.

“Vorrei davvero sapere come farti stare meglio, bambina mia.”

Passa quasi metà canzone, la porta si apre e una scheggia ti si aggrappa alle gambe.

“Mamma!”

“Sono qui amore,sono qui.” Ti inginocchi e la prendi tra le braccia.

“Mi fa male il petto. Mi fa tanto male mamma. È come se qualcuno mi avesse strappato via il cuore.”

“Lo so tesoro mio, lo so.” Vorresti ci fosse un modo per prendere su di te tutto quel dolore. “Vuoi dirmi cosa è successo?”

“Autumn è…Autumn mi…” Tira su con il naso, tu le passi la mano ripetutamente sul petto squarciato dai singhiozzi per fare in modo respiri meglio e nella speranza di riuscire a lenire il suo cuore spezzato. “Mi ha lasciata.”

Scoppia a piangere ancora, la prendi tra le braccia e la culli dolcemente, senza sapere cosa dire. Con gli amici è più semplice, dici loro che è solo una stronza e che ne troveranno una migliore, ma non puoi farlo con tua figlia.

“Non so perché. Non mi ha detto perché.”

“Lo ha fatto per difenderti amore mio. Perché crede che stando insieme andrete entrambe all’inferno.”

“Chi le ha messo in testa un’idea tanto stupida?” Non c’è che dire, tua figlia ha una capacità di ripresa senza pari: è passata dalla devastazione al disprezzo in meno di un secondo.

“Certe persone lo pensano, amore mio, pensano che per Dio sia un peccato”

“Pfffft, Dio fa schifo se pensa che io e Autumn non dobbiamo stare insieme. Siamo perfette insieme.”

“Regina non voglio sentirti dire cose tanto irrispettose.”

Annuisce e scoppia di nuovo a piangere, tu sospiri e la stringi a te. La culli dolcemente e vai fino al salotto, ti siedi sul divano e la coccoli.

“Mi fa male il cuore mamma. Mi fa tanto male. Io volevo solo stare con lei. Non volevo altro.”

“Lo so amore, lo so.”

“Pensavo Alvaro fosse uno giusto, invece no. I ragazzi fanno schifo mamma.”

“I ragazzi non fanno schifo e sono certa Alvaro non l’abbia fatto con cattiveria.” Si, Summer ti ha raccontato tutta la storia. A quanto pare anche Autumn non fa che piangere da stamattina.

È stupido e ingiusto.

“I ragazzi fanno schifo.”

“Anche tuo padre?” “Si.” continua a giocare con il tuo ciuffo di capelli e a singhiozzare. Ok l’errore è stato tuo, portare suo padre come esempio non è stato molto furbo da parte tua.

“Il nonno?” Questa tua domanda ha strappato un sorriso a tua figlia, che ti guarda come se tu avessi appena detto la cosa più stupida del mondo.

“Il nonno non è un ragazzo mamma.”

“Ah no? E cos’è allora?”

“Il nonno è un nonno.”

La abbracci stretta e la baci sui capelli. “Lo zio Martin?”

“Lui è ok. Lui non fa schifo.” Fa una piccola pausa e riprende a piangere. “Anche a Autumn piaceva lo zio Martin.”

“Aaaaaw tesoro.” La culli ancora, speravi di averla distratta ma no. Temi di aver sottovalutato i sentimenti di tua figlia, eri convinta che a cinque anni non potesse amare, invece ti sta mostrando l’esatto contrario.

“Voglio sia la mia ragazza mamma, non voglio qualcun altro le tenga la mano o la faccia ridere, voglio farlo io. La rivoglio indietro. Come posso fare mamma?”

Ti chiedi quanto radicata sia l’idea che sia sbagliato in Autumn e se sarà possibile farle cambiare idea. Sei sicura che Summer stia facendo tutto il possibile in quel frangente, ma non conosci la bambina a sufficienza da sapere se la sorella maggiore riuscirà nel suo intento o meno.

“Non lo so tesoro. Non ne ho idea.”

Regina poggia la sua testolina contro la tua spalla, come ha sempre fatto da quando ha imparato a tenere la schiena dritta, singhiozza ancora ma il suono è sempre più debole.

“Sono tanto stanca.”

Sorridi e le accarezzi la schiena, ha gli occhi così rossi e gonfi che ti chiedi come faccia a tenerli ancora aperti.

“Che ne dici se andiamo a letto?” Sono appena passate le 7, proporle di dormire è un azzardo, lei invece annuisce debolmente. “Ti va di condividere con me il mio letto di solitudine?”

Annuisce ancora, la baci sulla fronte e ti alzi. Tenerla in braccio diventa ogni giorno più difficile, ma sei decisa a farlo il più a lungo possibile perché non vuoi la tua bambina cresca tanto velocemente.

Quando siete a letto la tua bambina non si stacca da te, le canticchi vecchie ninna nanne e il suo respiro diventa in poco tempo più regolare e pesante, anche se ogni tanto singhiozza ancora.

“Mamma?”

“Dimmi amore.”

“Credi che le facessi un disegno cambierebbe idea?”

“Non lo so amore, ma potresti provare.” Annuisce e poco dopo inizia a russare dolcemente, tu invece ti prepari a passare l’ennesima notte insonne della tua vita.
 
   
 
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