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Autore: Afaneia    03/11/2021    0 recensioni
Raccolta di fanfiction a tema Pokémon scritte in occasione del Writober 2021 indetto da Fanwriter.it.
#3 - Cera: per quello che vuoi dovrai aspettare ancora un pochino.
#5 - Neve: Ha i piedi gelati.
#8 - Incisione: «Te l'ho mai detto che hai l'hobby più noioso del mondo, sì?»
#10 - Gridare: Max non alza mai la voce.
#11 - Crack ship: «Ah, ecco... parti da qui.» «Da... Guzman in trono?»
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ivan, Max (Team Magma), Prof. Kukui, Rocco Petri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Prompt: size difference.

Numero di parole: 832.

Dedicato a te che un giorno mi hai strappata dal letto.


#26

~ Size difference ~


Ivan è sempre stato un po' manesco.

Non violento, perché del male fisico, più o meno inavvertitamente, non ne farebbe mai ad alcuno. Non sarebbe capace.

Il problema è che, quando pesi centoventi chili di muscoli e sei tanto più grosso degli altri – del tuo ragazzo, per esempio – sapersi regolare è incredibilmente difficile. Non ha mai spaccato una bottiglia per usarne i cocci durante una rissa o roba del genere, ma durante le sere al pub, mentre rideva con una birra in mano, ha frantumato più boccali e bottiglie di quanto gli piaccia ricordare. Ma mica lo ha fatto mai apposta: il problema è che per risparmiare fanno questi vetri così sottili che si rompono solo a guardarli. Non è mica colpa sua.

Ma se dovesse fermarsi a badare a ogni singolo rischio provocato dalla sua forza, non farebbe mai niente. Perciò, quando Ivan entra in camera e trova Max a letto, immobile nella stessa posizione da ore, con lo sguardo fisso nel vuoto e rannicchiato il più lontano possibile dalla luce, agisce secondo quello che ormai è diventato il suo criterio d'azione: ai danni collaterali ci penserà poi. Nel frattempo bisogna fare qualcosa.

Ivan spalanca le tende, apre le persiane per far entrare un po' di luce, Max si tira le coperte sulla testa e mormora: «Lasciami stare. Oggi non riesco ad alzarmi. Ci ho già provato...»

«Invece bisogna alzarsi tutti i giorni» ribadisce Ivan, che non è molto portato per le massime sapienziali, ma almeno questa cosa la sa: non si sprecano i giorni.

Max non risponde e non reagisce, sempre che ci sia ancora Max sotto quel cumulo di coperte. Allora Ivan senza troppe cerimonie afferra le coperte e tira molto forte. A dire il vero voleva solo scoprirgli la testa, ma un istante dopo si ritrova con in mano tutta la biancheria del letto e Max rimane imbronciato e cupo sul materasso, col pigiama troppo corto che gli lascia scoperte le caviglie magre. «Ivan!»

«Scusa» risponde Ivan senza il minimo dispiacere. «Comunque a questo punto puoi anche alzarti. Tanto ormai sei scoperto, no?»

Max nasconde la faccia sotto il cuscino per non guardarlo, forse perché gli secca d'aver gli occhi rossi e gonfi. «Lasciami perdere.»

Il suo modo d'obbedire agli ordini è strappargli dalla faccia il cuscino con la delicatezza di un piccolo uragano. Lo tira su dal letto come se sollevasse una bambola, gli sfila quell'orrendo pigiama da ospedale e ignorando le sue proteste e i suoi fragili scatti inconsulti lo trascina in bagno, apre l'acqua e lo scaraventa nella doccia.

Max ha ancora sufficiente orgoglio da lavarsi da solo. Nel frattempo Ivan dà fondo a tutte le sue scarne doti di casalingo: butta in lavatrice l'orrendo pigiama, sbarbica quel che resta delle lenzuola e mette a lavare pure quelle. Ci mette pure l'ammorbidente. Razzola un po' nell'armadio e tira fuori un brutto pullover sformato ma pulito e dei pantaloni che ai tempi di suo nonno erano già fuori moda e lo costringe a indossarli dopo la doccia. Max stringe le labbra in segno di disappunto.

«Sei contento adesso?»

«Quasi. Prima facciamo merenda.»

Max borbotta invano qualcosa riguardo al fatto che la merenda non l'ha fatta mai nemmeno da bambino. Ivan fruga in dispensa e tira fuori biscotti e bustine da tè e per un po' rimangono seduti a tavola in silenzio a sorbire tè e sgranocchiare biscotti. Max non lo guarda neppure.

«Ora posso tornare a letto?»

«Stasera» concede magnanimamente Ivan. «Ora usciamo.»

«Ivan..»

Ivan gli infila il cappotto a viva forza, come si vestono i bambolotti, e lo trascina fuori.

Sta nevicando. A Hoenn non nevica spesso e quando succede c'è da approfittarne. In alto, sui pendii che circondano il vulcano, la neve si accumula in pesanti cumuli e piega i rami degli alberi.

Arrancano in silenzio nella neve. Max borbotta e si lamenta eppure nemmeno una volta propone di tornare indietro.

Alla fine succede l'irreparabile. Seguendolo su un pendio innevato, Max pone un piede su un cumulo di neve più alto di lui e sprofonda fino al petto. Ivan se ne accorge quando sente il suo mezzo grido soffocato. Quando si volta intravede a malapena i suoi capelli rossi in mezzo alla neve.

«Maxie!» grida affacciandosi sulla voragine. «Tutto bene?»

Immerso nella neve fino alla gola, Max ha l'aria attonita e bagnata eppure non troppo contrariata. Lo fissa senza parole come a chiedergli come sia potuto accadere, e la sua faccia è tanto buffa che Ivan scoppia a ridere.

Max inizia a ridere a sua volta. È un suono talmente inatteso che Ivan ne rimane incantato.

«Ti stai divertendo?» gli sfugge. Non voleva interrompere questa strana meraviglia che s'è creata, ma la risposta è troppo importante per lui per potersi permettere di non chiedere.

«Un po'» mormora Max in una grande concessione. «Tutto sommato è meglio che stare a letto.»

E poiché questo è il massimo riconoscimento che Ivan riceverà mai da lui, si ritiene soddisfatto come se gli avesse detto grazie.

   
 
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