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Autore: lulette    30/11/2021    4 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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6945 parole
BIANCO E BLU






6 ore dopo

Merlino si stirò voluttuosamente in mezzo alle lenzuola scomposte del letto del re. Sorrideva. La notte non era andata proprio come aveva previsto. Il re accanto a lui, dormiva serenamente. Merlino aveva dormito poco o nulla. Forse era il caso di alzarsi e andare a prendere la colazione per sé e per Artù: stava morendo di fame.

5 ore prima

Si era alzato per accendere una candela e aveva lasciato un lembo di tenda scostato per poter vedere Artù. Non poteva rimanere accanto al re per una notte intera, senza mai vederlo. Dei, era bellissimo: gli stava vicino e osservava ogni particolare, con fare adorante. 

4 ore prima

Merlino era sgattaiolato fuori dal letto, si era infilato gli stivali ed era andato a prendere qualcosa dal laboratorio di Gaius che ovviamente dormiva. Poi nella sua stanzetta aveva riempito una bacinella con acqua che aveva scaldato con la magia; si era lavato accuratamente, si era fatto la barba e si era pulito i denti. Infine era tornato dal re che ancora dormiva. La candela era ormai spenta e Merlino si addormentò. Ogni tanto nel sonno Artù lo abbracciava senza neanche svegliarsi.

3 ore prima

Merlino aveva dormito davvero poco, quando Artù lo svegliò per un altro abbraccio. Il re cominciò a rotolare nel letto portandosi dietro un servo emozionato che ridacchiava nervosamente ad ogni spostamento: Merlino si ritrovava ora sopra il re e ora sotto. E ad ogni cambio, un'orda di emozioni si riversava nel suo animo. Senza contare che lo svergognato re, dormisse o meno, strisciava tutto il corpo contro il suo, lasciandolo boccheggiante.

Unico peccato: il buio. Il valletto avrebbe voluto illuminare l'alcova a giorno con la sua magia, per poter vedere Artù in tutta la sua bellezza, ma forse questa volta l'oscurità poteva essere anche un vantaggio, pensò Merlino: intanto il re non poteva vedere il rossore che sicuramente era diffuso sul suo viso, dato che sentiva il calore friggergli le gote; inoltre, se Artù fosse andato avanti, cosa che Merlino bramava e al contempo temeva, il re non avrebbe visto il suo corpo e questo lo tranquillizzava. 
Anche se Merlino non si piaceva granché, normalmente non si vergognava del suo corpo. Ma con Artù si sentiva come un ragazzotto un po' rozzo e imbranato, forse perché l'altro invece sembrava avere il viso e il corpo di uno splendido dio greco. Il servo non lo vedeva, ma non poteva fare a meno di accarezzargli i capelli, le guance, le labbra, la schiena. Entrambi si erano coricati vestiti la sera precedente.

Artù rimase immobile e Merlino si fermò.

"Perché ti sei fermato?" disse il re sussurrando.

"Credevo dormiste!" rispose il servo stupito.

"Difficile dormire con un ragazzo così incantevole dentro al mio letto."

"Eppure russavate che era una bellezza."

"Io non russo!"

"Mi sembrava di avere un orso nel letto."

"Un orso?"

"Se preferite, un maiale, maestà!"

"Oh, questa poi ... e quando siamo soli, per favore chiamami Artù!"

"D'accordo ... Artù!"

Il sovrano cominciò a baciarlo prima con dolcezza poi più rudemente e il servo si adeguò volentieri ad ogni variazione. Baciare Artù era ... indescrivibile. Era una sensazione molto simile a quando usava la magia: gli sembrava che il corpo uscisse dal suo involucro e si librasse nell'aria, libero. 'No!' si disse 'Dopotutto baciare Artù é meglio della magia.'

Seguirono altri baci, sempre più caldi e carezze, sempre più ardite. Artù cominciò a spogliarlo: camicia e calzoni in un istante erano stati lanciati chissà dove, nel buio. Quindi, per un po', Merlino sentì solo qualche fruscio e immaginò che anche il re si stesse svestendo, con il batticuore che andava aumentando.

L'attesa lo rese inquieto e quando Artù lo abbracciò, saltò quasi in aria per lo spavento.

"Che c'è?" chiese il re.

"Niente ... colpa del buio ... e poi ...é che mi sento nudo come un verme!" disse con un po' di pudore.

"Beh... lo sei! Ma non sei il solo!" gli sussurrò all'orecchio il sovrano.

Il suo corpo rispose alle parole del re con piccoli brividi sparsi un po' ovunque. Artù lo stava abbracciando e per la prima volta sentire la loro pelle a contatto gli diede una sensazione incredibile. Anche il sovrano era turbato perché Merlino percepì chiaramente il respiro dell'altro farsi più affannoso.
"Se hai paura, puoi fermarmi in ogni momento, lo sai?" disse il re sollecito, abbracciandolo più forte.

"Io non ho paura!" mentì il servitore.

"Beato te!"

"Perché voi sì? "chiese il valletto tra lo scettico e il sorpreso.

"Sì. Non é certo la prima volta per me, lo sai, ma mi sento proprio come se lo fosse. Perché tu sei il primo,... l'unico di cui io mi sia mai innamorato..."
"Oh, Artù!" Era più forte di lui ma Merlino ancora stentava a credere che il re gli stesse dicendo quelle parole. Che fosse una forma di autodifesa la sua, si chiese, per non illudersi troppo e per provare a tenere fuori un piede dalla situazione, come gesto di salvezza estrema, se le cose non fossero andate per il verso giusto... altrimenti sapeva che sarebbe sicuramente morto...

"Comunque ...non é vero che non ho paura" ammise il servo.

"Per te é la prima volta, per cui posso capirti. Ma se non vuoi..."

"Voglio!"

"Me ne sono accorto!" sghignazzò Artù.

"Artù, per favore!"

"Ma cosa credi? Che non mi faccia piacere? É una cosa che mi fa impazzire sapere che tu mi desideri, che tu mi vuoi!"

"Perdonato!" rise Merlino.

Artù lo baciò ancora. Non si stancava mai di assaggiare quelle labbra morbide, per cui aveva perso il sonno più di una volta.

Era così felice! Merlino lo amava! Non amava nessun fantomatico cavaliere per il quale Artù provava ancora, strano a dirsi, un certo odio insensato, visto che non esisteva, anzi visto che era lui.

'Oh, ma cosa m'importa!' si disse e ricominciò a baciare il suo bel servo ancora più appassionatamente, passando poi al collo, che marchiò più volte, alle clavicole, alle spalle, al petto, facendo mugolare Merlino e gemendo lui stesso. Artù percepiva dentro di sé una strana smania. Si sentiva come se volesse recuperare tutti insieme i baci che non aveva potuto dargli in quegli anni. Tutte quelle volte in cui, guardando quelle labbra da vicino così piene e rosee, le aveva desiderate irresistibilmente senza mai poterle avere.

Quando i suoi lombi cominciarono a reclamare qualcosa di più, fece sdraiare a pancia sotto, il ragazzo dei suoi sogni, che quasi istericamente gridò: "Aspettate!" 

Il servo a tentoni cercò la boccetta presa da Gaius. Per un po' il re sentì Merlino tramischiare con qualcosa.

"Che stai facendo?" mormorò.

"Un attimo Artù ... prendete quest'olio!"

"Devo berlo?"

"No!" rise Merlino. "Davvero non sapete a cosa serva? ...Serve a fare in modo che io ... non abbia troppo dolore."

"Ho capito!... É un'idea geniale!" rispose il re, entusiasta.

"State attento a non rovesciarlo: abbiamo solo quello!"

Artù prese molto sul serio questo suo nuovo compito.

Quando Merlino si sdraiò, il re ebbe cura di mettere parecchi cuscini sotto il bacino del servo, che improvvisamente si sentì fin troppo esposto e cominciò a respirare in modo ansioso e a sentirsi sempre più teso.

Artù gli massaggiò a lungo schiena, glutei e gambe per farlo rilassare. Il servo mugolò in estasi per tutto il tempo e quando gli sembrò fosse arrivato il momento giusto, si fece uscire in un soffio: "Artù, volete?"

Il re sospirò e si mise d'impegno con un po' di nervosismo e la massima cautela.

Ma qualcosa non andava! 'Dei del cielo! E adesso? Cosa faccio?' si chiese il re, sconcertato. Merlino era chiuso, non si riusciva in alcun modo: gli sembrava di dover abbattere un muro! Non pensò neppure per un attimo di forzare la situazione. Per ora Artù rimaneva fuori. 

Provarono a cambiare posizione: fu il servitore a suggerire quella di distendersi su un fianco, schiena contro petto... Niente... Merlino era rigido come un manico di scopa. Non lo faceva apposta e Artù non gliene faceva alcuna colpa, ma non sapeva come aiutarlo. La tensione opprimeva il servo a tal punto, da non fargli comprendere di aver trasformato il proprio corpo in un unico blocco di pietra.

"No, così non va. Non riesco a baciarvi e ad abbracciarvi come vorrei" disse il servo, brontolando angosciato. Si sentiva così inetto e sbagliato e anche ingrato. 'Per una volta che il destino mi dà ciò che più desidero; per una volta che la vita mi concede il massimo!' Perché il suo corpo rifiutava Artù? Eppure lui lo desiderava talmente tanto! Si stese a pancia sopra e si mise a baciare il re disperatamente.

"Orsù, Merlino!" lo apostrofò con dolcezza Artù "tu sai che non abbiamo nessuna fretta? E che possiamo fare in tanti altri modi?"

"Ma io voglio farlo così, ora!"

"Sei un gran testone, sai?" disse teneramente il re, baciandogli collo e spalle. "Hai pensato che potremmo cominciare con te come dominante?"

"No, non adesso!" Artù era così premuroso e generoso ma le sue parole lo facevano sentire ancora più in colpa e incapace.

D'un tratto il re si ricordò delle pratiche descritte da Merlino, quelle che lo avevano tanto scandalizzato. Ora pur di tranquillizzare il suo amante avrebbe fatto qualunque cosa e non gli sembravano più così minacciose.
 
Merlino iniziò a piangere, in silenzio, tanto ormai aveva già pianto per metà serata, volta più, volta meno, si disse. E comunque non poteva farci niente: la tensione, la frustrazione doveva in qualche modo pur sfogarle. Artù se ne accorse: "Non ti devi preoccupare. Sono sicuro che la tua é una reazione più che normale. Ricorda che io ti amo ... ti amerò sempre e non ti lascerò mai!... Se non riusciremo stanotte, non importa...non vedo l'ora di sperimentare le tue pratiche indecenti...Ma ciò che importa davvero non é questo. Pensa a quello che io e te insieme siamo riusciti a fare in una sola serata. Non é incredibile che siamo qui ora, tu ed io?"

"Sì, é incredibile... Lo é davvero!" disse Merlino sorridendo leggermente.

"Tu devi avere fiducia nel mio amore per te. Voglio che ti fidi di me anche per quanto riguarda noi due, come ti sei sempre fidato per tutto il resto. Ho bisogno che tu sappia che quando mi sono proposto a te, non era solo per averti fisicamente, ma per avere il tuo cuore e darti il mio. Ti ho sempre amato, anche quando non volevo capirlo." Artù prese il volto di Merlino tra le mani e gli soffiò sulle labbra: "Se ci fossi io al tuo posto, che faresti? Mi lasceresti? Ti stancheresti di me?"

"No, mai!"

"Allora perché dovrei farlo io? Io sono sicuro di amarti anche più di quanto mi ami tu!"

"Questa é una bugia ... ma anch'io penso la stessa cosa!"

"Adesso vorrei che tu facessi dei respiri lunghi e profondi e che cercassi di lasciarti andare completamente... Ora non dovresti pensare a niente, ...nemmeno a me... Vorrei che ti ripetessi più volte nella mente qualcosa come - io sono al sicuro - oppure - io sono perfetto.-"

"Chi ve l'ha insegnato?" 

"Sempre Gaius: prima dei combattimenti queste frasi mi aiutavano... te la senti?"

"Mi piace. Voglio provare. E voi che farete?"

"Cose mie!" ridacchiò Artù.

Si baciarono teneramente. Merlino cominciò a respirare molto adagio e rimase immobile. Artù con molta calma gli baciò le braccia, il petto e il ventre. Merlino sbarrò gli occhi nel buio quando sentì il re stuzzicarlo con le mani e con la bocca, proprio come nelle sue famose pratiche. 

Difficile continuare a respirare lentamente! Dopo qualche tempo il re posizionò un cuscino sotto il bacino del servo e gli chiese di portare le gambe verso l'alto, aiutandolo lui stesso con le mani. Poi Artù si allontanò e lo fece attendere non poco, mentre Merlino faticava sia per la posizione, che per il desiderio, così lo chiamò:

"Artù, dove siete?"

Nel buio il sovrano sussurrò: "Ora ripetiti:-Io merito di essere felice.-"

Il re versò altro olio sul suo valletto e su di sé. Poi usò le dita infastidendo leggermente il suo amante e quando provò a usare la bocca: "No!" urlò Merlino tirandosi indietro. 

"Voi siete il re e non potete!"

"Appunto! Io sono il re e faccio quello che mi pare. Tu pensa a respirare" e strattonò piedi e gambe del servitore per farlo tornare in posizione per poi continuare ad operare indisturbato sul corpo del suo amante.


Merlino si sentiva vicino a perdere la ragione e mugugnava sempre più forte. Artù di nuovo si allontanò e lo fece attendere ma Merlino, impaziente, cominciò a muoversi disperato nell'aria e chiamò il suo re.

"Artù! ... Siete cattivo ... venite da me ...vi prego!"

Il sovrano, che a sua volta, si era ripetuto mentalmente per tutto il tempo - Io sono calmo e rilassato - e - io sono in grado di controllare il mio corpo - in realtà non resisteva più e cedette alle suppliche del servo.

Finalmente qualcosa nel corpo di Merlino era cambiato. A metà tragitto, però, Artù sentì un urlo strozzato: era il suo valletto che cercava di soffocare le grida di dolore, dolore di cui lui era la causa e fece per ritirarsi.

"Fermo, Artù, vi prego!"

"Non riesco a sopportare che tu soffra così tanto. Non voglio che sia così, tra noi!"

"Fa male é vero, ma ora é più sopportabile."

"Non mi sembra proprio!"

"Ho solo bisogno che vi fermiate per un po'."

"Per me va bene. Preferirei riprovare in un altro momento, però!" disse intrecciando le sue dita con quelle di Merlino, che si sentì sciogliere a quel gesto così intimo, che avrebbe desiderato fare così tante volte. Il servo però ignorava lo sforzo che stava richiedendo al suo re: Artù per fortuna era una forza della natura. Sudava, concentrato nel rimanere immobile. Fu contento di trovarsi al buio. Se avesse visto il suo servo, nudo, sotto di lui... se avesse visto i suoi occhi e la sua bocca, arrossata dai suoi baci, non sarebbe riuscito a stare fermo e avrebbe corso il rischio di fargli male.

"Rimarremo incatenati così per sempre?" ridacchiò il valletto.

"Non chiedo di meglio!" e a Merlino uscì fuori uno sbuffo divertito.

Artù si piegò su di lui e lo ricoprì di nuovi baci e tra un bacio e l'altro gli mormorò:

"Sai? Sei l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto!"

"A cosa vi riferite?"

"A tutto ... anche a questo."

"É colpa vostra, sire ... Artù! Siete ... gigantesco!" brontolò ridendo il servitore e anche il re scoppiò in una risata.

L'umorismo, il prendersi in giro in modo affettuoso, era sempre stato uno dei punti forti del loro rapporto.

E anche adesso servì a far rilassare Merlino che riusciva a respirare in modo quasi normale. Inaspettatamente, una forte punta di piacere lo scosse, rendendolo quasi privo di comprendonio. Ruotò la testa all'indietro e si spinse verso il corpo di Artù.

Il dolore era ancora forte ma questo piacere strano e mai provato, cresceva adagio dentro di lui, finché per intensità riuscì persino a superare il dolore.

Artù al buio intuì il cambiamento e cominciò a muoversi, dapprima con cautela, ascoltando le reazioni dell'altro, poi più liberamente.

Merlino aveva cominciato a gemere sempre più forte, talmente forte che Artù temeva che le guardie sarebbero entrate per controllare cosa fosse quel trambusto e fu costretto a mettergli una mano sulla bocca. 

Poi ci ripensò e si stese sull'altro per chiudergli la bocca con baci infuocati. Nel muoversi strofinava l'addome contro quello di Merlino, il quale si sentì letteralmente scoppiare il sangue nelle vene e in breve tempo raggiunse l'acme del piacere.

I gemiti forti del servitore avevano mandato il sangue alla testa di Artù, che seguì il suo amante poco tempo dopo, invocando piano il nome di Merlino. Rimasero sudati e senza fiato abbracciati stretti nel letto.

"Come stai?" 

"Mai stato meglio, Artù!"

"E il deretano?"

"Duole, ma si riprenderà!"

Artù sorrise. Si baciarono e continuarono a darsi lievi baci fino ad addormentarsi.


1 ora prima


L'alba era passata da poco quando Merlino aprì gli occhi e si girò di lato. Allora non era stato un sogno! Artù dormiva a pancia in giù, nudo e scoperto ed era uno spettacolo per gli occhi.

Si mise ad osservarlo meglio: era magnifico, ma la cosa che più attirava il suo sguardo era l'espressione di Artù che con una guancia premuta sul cuscino e un mezzo sorriso sulle labbra, lo inteneriva più di quanto avrebbe mai pensato e il cuore cominciò a battergli forte.

'Quanto si può amare una persona? Davvero adesso siamo una cosa sola?'

Era così felice che non gli sembrava ancora vero, ma quando si spostò per cambiare posizione, una fitta di dolore gli ricordò che invece era stato tutto reale.

Continuò a rimirare il suo re, con il sorriso negli occhi, quando si accorse che Artù aveva gli occhi aperti e lo guardava a sua volta.

"Che fai?" biascicò con la voce impastata dal sonno.

"Guardo l'essere bellissimo e meraviglioso che siete!"

"Potrei dire lo stesso di te" sorrise Artù, guardandolo da capo a piedi. Merlino arrossì e si portò le mani a nascondere il pube, cercando di non farsi notare troppo.

"Guarda che ti ho già visto! Trovo ... che sia bellissimo e mi piace molto!"

"Artù!..."

"E da quel che ho potuto notare, neanche tu scherzi, Merlino!"

"Per favore ..."

"E va bene la smetto, ma tu togli quelle mani da lì, che mi sembri un maniaco"* sorrise il sovrano.

Il re provò a tirarsi su dal letto ma emise un lamentò e tornò a sdraiarsi. 

"Ahiahi!"si fece uscire platealmente.

"Stanotte?"

"No, é da quando abbiamo dormito nella foresta. Schiena e spalle non mi danno pace. Abbiamo ancora quell'olio?"

"S - sì!" fece Merlino titubante "Non vorrete ...?"

"Vorrei che mi facessi un massaggio con l'olio" disse Artù con sguardo innocente.

Il servitore si impegnò particolarmente. Aveva già fatto dei massaggi alle spalle e al collo del re in passato, quando questi prendeva il bagno. Ma ora era tutto molto, molto diverso.

Dopo le spalle, fu la volta della schiena: Artù mugolava ad ogni passaggio delle mani del suo servo che non resistette alla tentazione si passare leggermente una mano sui glutei del re.

"Che bello! Massaggiami ancora lì, per favore!"

'Dei del cielo' pensò Merlino con affanno. Poco dopo cominciò ad avere un caldo insopportabile e si accorse che il suo corpo l'aveva tradito. Certo che anche Artù poteva essere un po' più ragionevole ed evitare di chiedergli di massaggiare quelle sue natiche tonde e sode con la pretesa che rimanesse di ghiaccio. O forse ... lo stava facendo apposta! Il sovrano non aveva alcun dolore e lo stava solo prendendo in giro!

Il servo preso da un attimo di stizza aprì la mano e gli diede una forte pacca sul sedere, di quelle che fanno un bel ciocco.

"Ahi!" Il re si era girato a guardarlo, incredulo. "Che stai facendo?"

"Una pacca amichevole? Pensavo vi piacesse. Sembra che ad alcuni piaccia."

"Che cosa? Essere picchiato?"

"No, essere ... sculacciato!"

"Stai scherzando, vero?"

"Affatto! Vi ho già spiegato che ci sono persone che amano legare e fare di tutto ai loro compagni o ... viceversa."

"Io non sono una di quelle persone. Anche se ... pensare a te, nudo e legato alla mia mercé, non mi dispiacerebbe, anzi..."

"Attento sire, non vorrete diventare un sadico!"

"Ho detto legato, mica torturato!"

"Ci mancherebbe altro!" Merlino guardò il punto in cui aveva colpito il re notando l'impronta rossa delle sue dita risaltare su tanto candore: era una vista adorabile che lo stava stuzzicando un po' troppo. Inoltre dargli quella pacca gli aveva fatto provare un gusto intenso. 'Per Giove! Non sarò io che sto per diventare un sadico?'

"Queste scempiaggini... le sculacciate ... te le ha messe in testa Gwaine, vero?"

"Sì, me ne ha parlato lui."

"Ma parlavate solo di questo, voi due?"

"Solo lui!"

"Ma tu ascoltavi?!"

"Le orecchie non mi mancano!" e il re ridacchiò.

"A proposito, adoro le tue orecchie!"

"Che cosa?" Merlino maledì mentalmente Artù, per la sua capacità di farsi perdonare così in fretta.

"Posso assaggiarle?"

"No!"

"Perché?" chiese Artù stupito.

"Voglio dire ... non così a freddo!"

"Va bene. Tanto non mi scappi! E per finire il discorso su Gwaine, ieri sera mi hai fatto uscire di senno, quando mi hai parlato di lui. Non mi é mai stato così antipatico. Per me ti ha puntato!"

"Probabile. Gwaine punta quasi tutti, uomini e donne. Mi stupisco che non abbia puntato anche voi!"

"Va bene, ora basta parlare di lui. Fammi un favore: sdraiati sopra di me, ti va? Penso sia molto rilassante!"

'Rilassante per voi!' pensò il valletto, ma fece come il re gli aveva chiesto.

Artù era ancora sdraiato a pancia in giù. Era caldo e scivoloso a causa dell'olio e aveva un odore così fragrante che fece squagliare il suo amante fino al midollo.

Un piccolo terremoto sotto Merlino, lo fece vibrare per un po': era Artù che rideva, cercando di non farsi scoprire.

"Ho capito perché ridete, maestà e non é carino!"

"Va bene, scusa. Ti ho forse chiesto troppo?"

"Direi!"

"Però mi stai facendo un certo effetto! Che dici? Ne approfittiamo?" aggiunse il re mellifluo.

Merlino arrossì vistosamente e chiese nervoso: "Intendete quello che intendete?"

"Mmm ... forse" disse il re con espressione misteriosa: Merlino non era stato molto chiaro.

"Non possiamo Artù ... io non posso."

"Perché sono un re?"

"No, perché ho ancora male" e abbassò lo sguardo.

"Allora non ci siamo intesi. Adesso sono io che voglio - come dicevi? - essere dominato da te, capisci?"

"Capisco ... ma anche così non é possibile Artù, lo sapete!"

"Io so solo che per tutta la sera non hai fatto altro che sfinirmi con la storia della versatilità ...e adesso? -No, no, no! Guai a mai!-" disse il re un po' alterato, facendo il verso a Merlino.

"E' vero, Artù. Ma ne parlavo in generale e non certo per quanto riguarda voi!"

"Merlino,... tu devi dimenticare che sono un re. Quando siamo insieme io sono soltanto un uomo, un uomo innamorato ... tu non sai ancora quanto io ti ami."

A quelle parole di burro e di miele, Merlino cominciò a baciare la pelle di Artù, sulle spalle, sulla nuca, sulla schiena. Era estasiato. Ora poteva guardarlo bene, mentre qualche ora prima, anche se era stato (quasi) tutto fantastico, non aveva potuto vederlo. 

Il sovrano con i capelli spettinati e il corpo pieno di piccole e grandi cicatrici di battaglia, sembrava quasi indifeso e bisognoso di protezione. Come per contraddirlo, Artù portò il braccio dietro la testa, afferrò la nuca di Merlino, girando il volto di lato e gli diede un bacio ruvido e affamato, con tanto di piccoli morsi sulle labbra.

Artù prese l'olio e lo passò a Merlino che si alzò, per aprire la boccetta con cautela. Quando riportò gli occhi sull'altro, quasi la bottiglietta gli cadde di mano: Artù si era messo a carponi sul letto con la testa girata verso di lui, e lo guardava. A Merlino si bloccò il respiro e appoggiò l'ampolla al sicuro poiché le mani avevano preso a tremargli.

Non riusciva a capacitarsi del fatto che Artù, che era l'uomo più eccitante dell'universo conosciuto e non, volesse proprio essere suo.

Per Merlino era decisamente troppo: raggiunse il re, spostandolo con poca grazia e si sdraiò sotto di lui, viso contro viso per poterlo baciare e guardare negli occhi. Aveva ancora paura; temeva di sbagliare a desiderare il sovrano in quel modo: si sentiva irrispettoso e arrogante.

'Vigliacco! Codardo! Vile!' lo insultava l'orrenda vocina 'La felicità fa paura, vero?' E come darle torto? Pensò Merlino, maledicendola.

I due uomini si baciarono a lungo e Artù gli disse sorridendo: "Va' ... torna a fare il tuo dovere!"

"Preferisco stare qui, con voi, al sicuro" rispose Merlino, facendo ridere il re.

"Non morde mica, sai? E comunque non mi rompo! Sì, é vero! Sei ... notevole, ma mi é andata peggio. Ricordi ...Percival?"

Il valletto che aveva iniziato a ridere si bloccò all'istante e rabbrividì, ma non di piacere. "Vi prego di non parlarmi più di lui. Non in questi momenti..."

"Sei geloso, Merlino?" chiese Artù, cercando di celare un sorriso.

"Quel colosso lo faccio crollare con una bastonata in testa, se si azzarda ancora ad avvicinarsi a voi."

Artù scoppiò a ridere soddisfatto. "Non pensavo che lo fossi sul serio, ma mi piaci da morire, quando sei geloso."

Il re accarezzò il suo servo, aspettando che prendesse una qualche iniziativa.

Si sentiva pronto già da un po' e visto che il valletto non si spostava decise di fare qualcosa.

Gli venne in mente la coppia di uomini che Merlino aveva spiato nel bosco molti anni prima e che tanto aveva sconvolto ed eccitato il servitore e ricordò anche le proprie parole: 'Eravamo nella posizione del cavaliere a cavallo'.

Quindi si mise a cavalcioni sopra di lui. Merlino quasi gridò per la sorpresa, ma non riuscì a dire altro. 

Si sentiva perso, perché lui non avrebbe dovuto, ma desiderava disperatamente ciò che Artù stava per fare. Lo osservò prendere l'olio e usarlo con perizia. Poi con calma, Artù si adoperò per ciò che aveva in mente. 

Merlino osservava le espressioni del re: ora gli sorrideva, ora serrava le labbra e gli occhi per il dolore, infine sospirava, forse di piacere.

Merlino chiuse gli occhi, smettendo di chiedersi qualunque cosa e iniziò a gemere, anche se entrambi erano ancora perfettamente immobili. Quando il re si mosse, Merlino aprì gli occhi e vide la sua fantasia più grande, quella che l'aveva accompagnato dall'adolescenza fino ad allora, realizzarsi nella figura di Artù sopra di lui, in quel momento! Avrebbe mai potuto provare emozione più grande?

"Siete incredibile, Artù! Riuscite ad essere dominante anche quando dovreste essere sottomesso!" disse con voce roca.

Il re aveva, in quel momento, la stessa espressione che gli aveva visto quando combatteva contro i nemici in battaglia: concentrata e fiera. La visione di Artù era quasi dolorosa e due grosse lacrime scesero dagli occhi di Merlino. Artù si piegò a baciargli le lacrime, ma non disse nulla.

Il valletto allungò una mano per toccare il petto di Artù, lì dove c'era il suo cuore, poi riportò la stessa mano sul proprio petto, battendo leggermente più volte, il pugno in corrispondenza del suo cuore, dicendo sommessamente: "Artù, io vi amo!" e l'altro rispose con un sorriso: "Finalmente l'hai detto!"

Com'era possibile che fino a quel momento non glielo avesse praticamente ancora detto, mentre il re gli aveva sussurrato bellissime parole d'amore, fino a poco prima?

Merlino si riscosse di soprassalto. Era troppo! Anche questo! Con Artù era sempre tutto troppo! E tornò con i piedi per terra. 'Dei! Non durerò un minuto!' si disse preoccupato, quando sentì il piacere aumentare pericolosamente.

'E se usassi la magia, su di me?' si chiese. 

'No, non é giusto' Inoltre Artù lo stava mangiando con gli occhi in quel momento e se ne sarebbe sicuramente accorto.

Con uno sforzo sovrumano, fisico e mentale, prese Artù sotto le ascelle, sollevandolo per spostarsi di lato. Ma Artù non si fece sorprendere e lo bloccò sotto di sé.
"Merlino! Cosa c'è che non va?" chiese attonito e anche deluso, il sovrano.

"Non c'é niente che non vada Artù, ma non voglio che finisca subito, così!"

Il re sorrise: "Questo ti fa onore e ti ringrazio, ma non vedo dove sia il problema se ti prendi il tuo piacere quando arriva!"

"No ... é che ho ancora voglia di baciarvi: abbiamo appena iniziato!"

"Quando ci si ama, come io amo te, il piacere di uno, rende felice anche l'altro. E quindi io ti chiedo di farlo... Fallo! ... Per me!"

Merlino, quasi senza volontà propria, afferrò Artù per i fianchi e si mosse con lui. Si guardarono negli occhi e Merlino cominciò di nuovo a non essere più lucido. Sentiva come raffiche di vento nelle orecchie e vedeva un contorno nebbioso attorno alla figura di Artù. Impiegò verosimilmente poco e quando raggiunse il climax del piacere, urlò con tutto il fiato il nome di Artù poi lo attirò su di sé per abbracciarlo. Sarebbe potuto morire tra le braccia di Artù!

'Il miglior modo di morire' disse fra sé.

'Dei, dovrò trovare qualcosa da dire alle guardie' pensava intanto il re, che però ricambiò l'abbraccio dell'amante.

"E adesso, prendi pure fiato, perché non ho ancora finito con te. E per farti perdonare, di tutta questa fretta" e baciò Merlino "voglio che prenda tu l'iniziativa. Sorprendimi!" e sorrise, quando vide che l'altro sorrideva.

Merlino lo baciò a lungo con trasporto, con amore, poi, lentamente prese a scendere, strisciando verso il basso, tenendo fermo il re per la vita con le mani e baciandogli ogni lembo di pelle che incontrava. Il sovrano ci mise poco a capire le intenzioni del servo e sorrise all'idea. 

"E questa cos'é? Una variante delle tue pratiche?" ma Merlino ormai non poteva più rispondere. Artù temeva che avrebbe potuto soffocarlo: si ricordò però che il servo, per quanto riguardava quelle pratiche era molto più esperto di lui e si lasciò andare a quel piacere nuovo e molto intenso finché in breve tempo raggiunse l'orgasmo, crollando sfinito sull'altro.


Dopo essere rimasti così per qualche tempo, Merlino si spostò per poter abbracciare meglio il suo re e rimase di sale quando si accorse che il re era tuttora eccitato.
 
"Dei del cielo, Artù. Voi non avete il periodo refrattario! Com'é possibile?"

"Se sapessi almeno cos'è!... Ma adesso avrei altro in mente, Merlino, se per te va bene."

"Sì ... tutto quello che volete, Artù!"






7 mesi dopo



Alla fine della cerimonia nella sala del trono ci fu un lungo applauso e qualche grido da parte dei presenti.

'É stato magnifico' pensava Merlino. 

Era stato tutto perfetto: le promesse, l'anello che Artù gli aveva messo all'indice, il bacio finale.

Gli ospiti non erano tanti: i cavalieri, Gaius, Gwen, una manciata di servitori tra i più fidati, tra i quali George e ovviamente Hunith e Geoffrey di Monmouth che aveva celebrato il matrimonio.

Agravaine non c'era: era morto qualche mese prima, ucciso per legittima difesa, da Merlino stesso, con la magia. Merlino e Artù avevano scoperto il tradimento di Agravaine e per il re fu davvero un brutto colpo: suo zio voleva ucciderlo, secondo il volere di Morgana, della quale, si vociferava, l'uomo fosse totalmente invaghito.


Merlino quasi non riusciva a guardare Artù, tanto splendeva, nella sua armatura. Per quel giorno aveva abbandonato il rosso, per sostituirlo con un caldo color panna per i calzoni e il mantello; indossava una corona d'argento fatta fare apposta per l'occasione.

Anche Artù era rimasto letteralmente incantato da Merlino, nel suo abito turchese scuro, come i suoi occhi, con una giacca elegante con due lembi che dietro scendevano fino ai piedi e oltre, a mo' di strascico, ma più corta sul davanti e un anello d'argento decorato a cingergli il capo.

Era l'ora del brindisi: George aveva fatto una sorpresa agli sposi e aveva preparato litri e litri di Mertù per tutti. 

Artù strinse una spalla a George che sorrise lusingato, mentre Merlino lo abbracciò di getto, lasciandolo talmente imbarazzato che il poverino si allontanò subito con un inchino, balbettando parole incomprensibili.

"Ho esagerato?" chiese lo sposo in blu all'altro che stava ridendo.

"Forse, ma valeva la pena vederlo così!"

Brindarono assieme con il Mertù, che tutti trovarono squisito e rinfrescante. Artù spiegò orgoglioso che era un'invenzione di Merlino e che era nata la sera stessa in cui si erano dichiarati, al che il viso dell'altro diventò più rosso del rosso Pendragon.
 
Gli sposi furono per primi abbracciati da Hunith, che aveva un fazzoletto in mano e aveva pianto come una fontana per tutta la cerimonia. Sua madre era bellissima come mai l'aveva vista prima e Merlino era molto orgoglioso di lei.

"Io lo sapevo" cominciò Hunith continuando a lacrimare "Ricordi che te lo dissi Merlino, quella volta a Eldor? Lui ha bisogno di te, come tu hai bisogno di lui. Voi siete le due facce..."

"Sì, mamma, certo..." rispose Merlino baciando fittamente le guance della madre, cercando di farla tacere su cose che in realtà Artù non sapeva.

Geoffrey si impossessò del re per questioni legislative, riguardanti il rito. Dal punto di vista dei documenti sembrava tutto in regola, ma purtroppo la legge non prevedeva il matrimonio tra due uomini.
Era stato tutto fatto necessariamente in totale segretezza. In pratica a parte i presenti nessuno avrebbe mai saputo che Artù e Merlino erano sposati. Ma a loro questo non importava.

Si trattava quindi di un matrimonio simbolico, ma non lo era per i due sposi e non lo era per le persone presenti, che li amavano ed erano felici per il loro amore. Questo era molto più di quanto Merlino avesse mai osato sperare. E per Artù era lo stesso.

Nel frattempo Merlino salutava gli ospiti: Ginevra lo abbracciò.

"Gwen, grazie di essere qui!" disse Merlino con una punta di disagio.

"Non potevo certo mancare al matrimonio del mio migliore amico con il mio ex. Un classico!"

"Io ... mi dispiace ...io!"


"Sto scherzando ... però se avessi saputo che eravate innamorati, te lo avrei lasciato molto prima" disse lei sorridendo.

"Sei incredibile, Gwen ... Posso chiederti come va con Lancillotto?"

"Bene. La prossima settimana credo gli concederò un primo appuntamento."

"Queste sì che sono buone notizie" disse Merlino sinceramente felice per lei e guardando negli occhi un sorridente Lancillotto che aspettava il suo turno più indietro.

Il seguente ospite era Percival: "Ciao Merlino, tantissime congratulazioni."

"Grazie Percival" e avvicinandosi a lui, gli disse sottovoce: "Non ti piacerebbe qualcosa del genere anche per te?"

Il cavaliere sbarrò gli occhi: "Allora ... sai quello che é successo con ..."

"Sì!"

"E ... non mi odi?"

"No, sai meglio di me com'é andata. Eravate in due! Due ubriachi che hanno fatto una sciocchezza. Ma io non credo sia stato solo un caso. Anche a te piacciono gli uomini. Lo sai, vero?"

"Io non ce la faccio ...io vorrei soltanto avere una vita normale!" disse Percival angosciato.

"Devi farti solo questa domanda: "Voglio avere una vita normale o una vita felice?"

Il cavaliere fece un lieve sorriso: "Ho capito e ti ringrazio, Merlino!"

Merlino non si illuse neanche per un momento: aveva capito di non aver minimamente smosso il ragazzone dalle sue convinzioni. Tutto ciò che poteva fare per lui era sperare che un giorno avrebbe accettato la sua natura.


Lo sposo in blu, sussultò quando due forti braccia lo strinsero calorosamente, mentre un morbido ciuffo profumato gli arrivò in volto.

"Gwaine!" sorrise Merlino.

"Ce l'hai fatta, bello! Ti sei preso niente meno che il migliore! Sono un po' offeso, sai? Credevo sinceramente che mi avresti dato una possibilità! Ma forse pensandoci bene ... non ci credevo! E per farti vedere che comunque non ti porto rancore, ti sciolgo dalla tua promessa con me!"

"Ti sono grato!"

Artù, stava parlando poco lontano con Hunith e in quel momento guardò il suo sposo sorridendo, ma scuotendo la testa. Hunith si girò verso Merlino e gli mimò con la bocca un 'No!' scandalizzato. Al che il figlio a sua volta, mimò 'Mamma!' con la bocca, allargando le braccia per mostrargli che non stava stringendo il cavaliere, bensì il contrario.

"Gwaine" sussurrò poi Merlino "Artù ci sta guardando!"

"Bene! Così lo facciamo ingelosire e stasera a letto te ne farà di tutti i colori"

"Se non ci uccide prima!"

Il cavaliere lasciò Merlino e continuò "un piccolo consiglio: sempre, tanto, buon olio. Soprattutto se é da un po' che non ... mi capisci?

"Perfettamente, Gwaine!"


"Gwaine!" disse ad alta voce e con un sorriso forzato, lo sposo in bianco-argento, che si era avvicinato non visto.

"AMORE!" gridò poi rivolto a Merlino, passandogli il braccio sinistro intorno alla vita, con fare possessivo, mentre con l'altra mano prendeva il mento dello sposo, spostandolo verso di sé e stampandogli un rude bacio.

Merlino sapeva che Artù stava marcando il suo territorio.

"Vi porgo le mie più vive felicitazioni, maestà" si inchinò il cavaliere con fare solenne.

"Suvvia, Gwaine! Come sei formale! Voglio anch'io un abbraccio come hai dato a Merlino!" gli disse con un luccichio sinistro negli occhi.

"Certo, sire!" 

Quando si avvicinò, il re gli cinse la schiena con le braccia stringendolo forte. Troppo forte. Artù sollevò Gwaine da terra, strizzandolo così tanto, che il cavaliere lasciò andare un urlo soffocato. 

Merlino, spaventato, mise una mano sul braccio del re, guardandolo supplichevole e il sovrano lasciò andare il malcapitato.

Il cavaliere respirò più volte, piegò il capo, solo quello, poiché il busto gli doleva insopportabilmente e con voce sofferente si congedò: "Vi lascio al vostro sposo, mio re." Artù rispose con un lieve cenno del capo e un blando sorriso.

E subito il servo intervenne:

"Dei del cielo, Artù! Gli avrete rotto almeno un paio di coste: ho sentito più di un 'crack' "

"Non credo, Merlino! E comunque Gwaine é forte: cosa vuoi che siano per lui un paio di coste rotte. Almeno per qualche giorno sarà costretto a comportarsi come un normale essere umano, rinunciando alle sue 'perigliose' pratiche. Non gli farà certo male, un po' di astinenza!" ghignò Artù maligno.

"Allora io cosa avrei dovuto fare a Percival?" chiese Merlino imbronciato. "Evirarlo? ... Io sono stato più che civile con lui!"

"Con Percival non potresti fare proprio niente. Lui é un colosso e persino io avrei difficoltà a batterlo. Inoltre lui non é un ruffiano come Gwaine!"

Gaius si avvicinò, interrompendoli e abbracciò prima uno poi l'altro, con trasporto.

"Sono molto felice per voi! Merlino, finalmente sei riuscito ad impalmare il tuo re!" e si fece una grassa risata, mentre il servo arrossiva.

"Sono sorpreso: non credevo che saresti mai venuto allo scoperto!"

"Mi dispiace Gaius, non avervelo detto prima. Ma io ero sicuro di non interessargli!"

"Io mi ero accorto di qualcosa, già il primo anno che arrivasti a Camelot, Merlino, quando tutti i pomeriggi sul tardi, vi vedevo parlare insieme, quando rincasavo, così rapiti l'uno dall'altro, che quasi mai vi accorgevate di me!"

Ora fu Artù ad arrossire. In quel periodo infatti chiedeva a Merlino di accompagnarlo, dopo gli addestramenti, a fare un giro nei dintorni, con la scusa di potersi rilassare un po', quando invece voleva solo rimanere con lui, lontano da tutti e da tutto.

"Artù" continuò Gaius "dovete imparare a controllare di più la vostra gelosia. Ho visto cosa avete fatto al povero Gwaine!"

"Così almeno imparerà a tenere le mani a posto!"

"E adesso che programmi avete?"

Il sovrano rispose: "Andremo in viaggio di nozze. Un paio di mesi. Prima a Est in Persia, poi un po' più a Sud, nei paesi caldi vicini all'oceano. E poi ... Gaius, dovete aiutarmi a convincere Merlino! Vorrei farne un consigliere o almeno il mio assistente, ma lui sta tirando indietro..."

"Ehi! Guardate che sono qui! E non sto tirando indietro. É che ancora non ho deciso!"

"Mio sire, quale potere credete che io abbia ancora su Merlino, se non ci riuscite voi, con tutte le armi che avete ora in vostro possesso, per convincerlo a fargli fare quello che volete?" disse Gaius con un sorriso impudente.

"Gaius!" esclamò Merlino scandalizzato.

"Beh, qualche idea nuova, in effetti, potrei averla!" rispose il re pensieroso.

"Ma ... Artù ... spudorato!" fece Merlino a bassa voce e osservò il marito mettersi a ridere. E lo osservò ancora, a lungo. Rimase lì, imbambolato, come fosse avvolto in una bolla d'aria, al di fuori di tutto il resto. E realizzò che Artù ora era suo marito e che sposarlo era stata la scelta migliore di tutta la sua vita.

Anche se aveva appena rotto due coste a Gwaine, anche se lo stava mettendo in imbarazzo con Gaius proprio in quel momento. Anche se continuava ancora a chiamarlo idiota. Anche se avrebbe dato di matto quando avrebbe saputo del suo segreto.

Merlino si sentiva amato, protetto, felice. Lui ricambiava Artù con feroce trasporto e infinita tenerezza. Lo amava ancora più degli ultimi mesi, se fosse stato possibile. Lo amava anche quando il re lo faceva impazzire di rabbia: se non era amore questo!?

Ma i suoi pensieri furono interrotti da un gruppetto vociante di persone in fila davanti a loro: c'erano ancora Lancillotto, Elyan, Leon e cinque o sei servitori, questi ultimi particolarmente euforici, che volevano congratularsi con gli sposi.

Merlino sorrise e con gioia andò loro incontro.













* La battuta é ripresa, in maniera libera dal film di Troisi e Benigni "Non ci resta che piangere".

Ciao ragazze, perdonate il ritardo nell'aggiornamento, rispetto al solito, ma il mio primo smut é stato un piccolo calvario.😄

Le cinque frasi che utilizzano i due amanti per tenere sotto controllo la situazione, e che io faccio risalire a Gaius, sono quelle utilizzate dalla scuola del "pensiero positivo", in voga negli ultimi decenni del secolo scorso, ma anche dopo. Qui Merlino forse fa un po' troppo la parte dello "sfigato": poveretto! (Beh, mica tanto!) Ma volevo sottolineare che anche nel sesso con la persona amata, come Merlino con Artù può non sempre andare tutto liscio, e non é questa tragedia! L'ansia può giocare brutti scherzi. Poi direi che Merlino si riprende abbastanza bene. Certo a paragone di tante ff dove i due fanno cose fantasmagoriche già dalla prima volta, la figura non é il massimo.
Fatemi sapere se devo cambiare rating...
Vi ringrazio tutte. E' stata un'esperienza meravigliosa che mi ha fatto stare bene! Per questo consiglierei a tutte le lettrici di cimentarsi in una storia, come ho fatto io. Anche solo per questo fandom, che amiamo tanto.
Un grazie commosso alle mie "TRE GRAZIE", alle quali ho dato ormai tutti i titoli possibili 💞❤💕: IDALBERTA, ITSNOTBROKEN e LADYKANT! Se sono giunta fin qui é stato in gran parte per merito vostro! Vi abbraccio forte.
Un ringraziamento speciale va a SPENSIERATEZZA 🤩 che mi ha inviato tante recensioni originali e divertenti.
Baci tanti!
Lulette

   
 
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