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Autore: Ayumi Yoshida    27/03/2022    1 recensioni
“Era Natsu alla porta?”
“Sì.”

“Ancora?”
Il tono di voce di Kageyama era quasi rassegnato. Shoyo annuì di nuovo senza dare segno di averlo notato.
“Dovrebbero farla finita una buona volta.” butto allora lì Kageyama con un grugnito “Separarsi una volta e per sempre. Dovresti smettere di essere così disponibile e dirglielo.”

Una separazione che si ripete in una riunione riuscita a metà.
(Leggermente angst - Principalmente KageHina)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Natsu Hinata, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sabato

Venerdì, sabato e domenica

 

 

 

3 – Domenica
 
Erano arrivati a casa talmente tardi e talmente stanchi che erano riusciti a mangiare solo qualche morso di omurice[1] e poi erano andati tutti a letto. Hinata aveva insistito affinché Kageyama prendesse il suo letto, ma alla fine vi si era sistemato con Aki, che già dormiva profondamente. Kageyama aveva disteso il suo futon[2] a poca distanza dal letto e gli aveva detto quasi subito: “Buonanotte.”
Ma dopo mezz'ora ancora non sentiva il suo respiro farsi pesante.
“Kageyama” mormorò, allora, voltandosi sul fianco verso di lui. L'altro grugnì per fargli capire che era sveglio. Hinata, allora, sgattaiolò via dal suo letto e si infilò sotto le coperte accanto a lui, avvicinandoglisi più che poteva. Senza dire nulla, Kageyama lo strinse forte a sé.
Fecero l'amore in silenzio, nascosti sotto le coperte, cercando di non svegliare Aki. Alla fine, Hinata gli stampò un bacio sull'avambraccio sinistro e si distese sulla schiena, il viso al soffitto per non guardarlo negli occhi. Anche Kageyama stava guardando il soffitto, la mente sgombra da qualunque pensiero. Due soldati nemici stesi uno accanto all’altro nello stesso letto d'ospedale.
“Cosa c'è, Hinata?”
La voce di Kageyama gli giunse particolarmente soffice all'orecchio. Sembrava preoccupato, ma  tremendamente impegnato a non dimostrarlo.
“Te l'ho detto, Natsu.” mormorò Hinata in risposta. L'altro sospirò.
“L'hai sentita, è andato tutto bene, ha vinto. Domani passerà anche a prendere Aki-chan.”
“Sì però...” La voce di Hinata, troppo nasale, si spense sull'orlo di una lamentela.
“Hai paura che Shinichi non torni più?” gli chiese Kageyama dando voce alla sua preoccupazione.
Hinata annuì con un verso sordo, poi continuò in tono lamentoso: “Non me ne ha più parlato... Non voglio che resti da sola come me.”
Kageyama si irrigidì nel futon.
Noi non siamo Natsu e Shinichi, Hinata!” esclamò dopo qualche secondo a voce troppo alta. Istintivamente, Hinata si voltò per guardarlo: giratosi verso di lui, Kageyama era furente e respirava appena. “Io non me ne andrò per non tornare più.
Shoyo si strinse nelle spalle, sentendosi minuscolo rispetto a lui.
“Lo so, ma speravo che riuscissimo a vederci di più da quando sono rientrato in Giappone.” replicò con voce piatta “Per questo sono tornato.”
In quel momento tutto fu chiaro. Gli occhi di Kageyama lampeggiarono solo per un attimo e la sua mano corse subito alla schiena di Hinata, attirandolo con forza a sé. Poteva sentire il respiro cadenzato del suo fidanzato, gelido sulla punta del naso. Hinata non aveva paura, sembrava solo sorpreso e in attesa. Avevano entrambi troppe domande da farsi, troppe idee differenti di cui convincersi l'un l'altro, mille soluzioni da esplorare. Hinata aveva provato a farlo lasciando San Paolo e cercando di raggiungerlo; in quel momento toccava a lui.
“Pensi che io non senta la tua mancanza?” gli chiese, perentorio, cercando di non lasciare trasparire l'ansia che stava provando. Sentì le dita di Hinata stringersi forti attorno alla base della sua schiena nell'ennesima, muta richiesta di aiuto della giornata.
“La sento.” ripeté senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, che continuavano a cambiare colore quando la luce lunare che filtrava dalla finestra li colpiva. “Ma è difficile vedersi, con le partite e tutto il resto.”
Inaspettatamente, Hinata strinse le labbra ed annuì con la testa, l’aria colpevole.
“Lo so.” replicò mestamente. I suoi occhi scintillavano. “Lo sapevo anche quando ho deciso di tornare. Solo che ultimamente mi pesa un po' di più.”
Era quella la realtà; nelle sue parole non c'erano lamentele o pentimenti sulla vita che si erano scelti, soltanto consapevolezza. E conseguenze che forse non avevano potuto predire quando avevano fatto quella scelta. Riflettendo inquieto su quelle parole, Kageyama gli allungò le braccia intorno al collo e lo strinse forte contro il suo petto. I capelli di Hinata attiravano pericolosamente la sua attenzione mentre cercava di pensare velocemente a qualcosa di utile, distogliendolo dai mille pensieri in fila che gli  affollavano la mente.
Forse non era quello il momento giusto. O forse sì.
“Domani diciamo a Natsu di cambiare la serratura di casa sua.” disse all'improvviso in un grugnito.
Dall'altezza del suo petto giunse una risata soffocata che gli scaldò le mani ghiacciate.
“Non ti sembra un po' estremo?” gli chiese Hinata. Sorridendo, l'avrebbe potuto giurare.
“È solo quello che è necessario.” fu la sua replica atona “Poi penseremo a noi.”
Hinata trattenne il respiro contro il suo petto, soffiando fuori aria gelida all'improvviso. La sua testa sgusciò di colpo dalle sue braccia e i suoi occhi lo fissarono proprio come avrebbe fatto Aki-chan in attesa di una tavoletta di cioccolato.
“Possiamo chiedere a Yamaguchi e Tsukishima come-” cominciò, ma Kageyama lo interruppe rispingendogli la testa tra le sue braccia e seppellendola ancora nel suo petto.
“Non voglio chiedere nulla a Tsukishima.”
“Ci avrei giurato!” ribatté Hinata, divertito. Si strinse più forte contro il suo corpo scoprendo un calore che non provava da troppo tempo.
Soltanto in quel momento riuscirono, finalmente, a prendere sonno.

“Shoyo!”
Natsu gli saltò addosso stringendolo forte come non aveva mai fatto. Shoyo sollevò gli occhi, ansioso, ma vide che non c'erano ancora tracce di mascara sulle guance di sua sorella.
Natsu non aveva ancora pianto. Più fiducioso, si separò da lei con una pacca sulla schiena per lasciarle lo spazio di salutare Kageyama.
Il suo fidanzato si lasciò stringere in un abbraccio restando rigido sul posto e fu l'ultimo a seguirli in soggiorno dopo che lei si era tolta le scarpe da ginnastica.
Seduti al tavolo, cominciarono a fare colazione. Aki dormiva ancora mentre i croissant scoppiettavano nel forno.
“Grazie di cuore per aver badato ad Aki! Spero si sia comportata bene!”
“È andato tutto bene, tranne quando ha chiesto a Kageyama di giocare alla parrucchiera!” replicò Shoyo con un sorrisetto. Vide il suo fidanzato fulminarlo con lo sguardo e si lasciò finalmente andare ad una risata con Natsu.
“Mi dispiace da morire, Tobio-kun!” esclamò la ragazza giungendo le mani in segno di scusa “Aki delle volte è così insistente...”
“Non preoccuparti, è stato divertente!” replicò Shoyo “Quando vuoi...”
Kageyama lanciò al fidanzato uno sguardo tagliente e disse all'improvviso: “Devi cambiare la serratura di casa tua, Natsu.”
La ragazza lo guardò con gli occhi spalancati, come se le avessero appena rovesciato un secchio pieno d'acqua gelida addosso.
“Scu-scusami?”
“Devi cambiare la serratura, Natsu.” le ripeté senza scomporsi “Non puoi continuare così, non va bene per te e per Aki.”
Senza dire nulla, gli occhi della ragazza si riempirono ancora di lacrime trasparenti: quella mattina non indossava neppure il mascara.
“Ma se Shinichi...” disse in un soffio, guardando Shoyo in cerca di supporto. Suo fratello boccheggiò, incapace di respirare, ma Kageyama lo anticipò: “Lascia stare tuo fratello, è un inguaribile ottimista... Non hai bisogno di Shinichi. Tu sei forte. Hai la tua carriera, puoi farcela da sola.  Tua madre capirà.”
“E io ci sarò sempre.” riuscì finalmente a dire Shoyo, prendendole le mani tra le sue sopra il tavolo. Si sentiva svuotato, impaurito, ma le strinse forte per dimostrarle che non stava dicendo bugie, che le sarebbe stato davvero accanto, anche nei momenti più difficili, anche nelle decisioni più atroci ed odiose. “Quando avrai bisogno di me, ci sarò sempre. Shinichi non ti merita. Non ti merita davvero.”
Natsu pianse, pianse e pianse finché il profumo dei croissant al cioccolato non invase la casa ed il timer del forno trillò. Poi si asciugò gli occhi con la manica della felpa e andò a svegliare Aki.
Finirono di fare colazione tutti insieme mangiando i croissant, mentre Aki sbriciolava dappertutto sul divano e loro discutevano della partita che Natsu aveva giocato a Tokyo la sera prima: se avesse vinto le quattro partite che mancavano alla fine del campionato, la squadra di Natsu avrebbe dovuto disputare i play off per poter accedere alla Lega V1.
Poi, inaspettatamente com'erano arrivate, Natsu e Aki se andarono con la promessa di rivedersi presto.
All'improvviso la casa era tornata silenziosa e i piatti sulla tavola e le briciole sul divano sembravano fuori posto nell'appartamento di un ragazzo di quasi trent'anni che viveva da solo.
Ripulirono in fretta e si lasciarono cadere sul divano. Erano già le undici della domenica mattina e il fine settimana era quasi terminato. Presto Kageyama sarebbe tornato a Tokyo con la promessa di rivedersi appena il calendario della Lega V1 l'avesse permesso. Ma quella settimana era diverso.
“Potremmo cercare di vederci anche per un giorno solo quando giochiamo entrambi di sabato o di domenica.” propose Kageyama passandogli un braccio attorno alla vita. Le gambe incrociate e la schiena affondata nello schienale del divano, Hnata si perse per un attimo nella sua espressione concentrata, poi si lasciò trascinare verso di lui. Kageyama lo strinse a sé e continuò: “Alla fine sono solo due ore e mezzo di treno. Se ci svegliamo presto...”
“Perché non chiediamo a Yamaguchi?” propose nuovamente Hinata, vincendo  l'ennesima occhiataccia del weekend.
“Ti ho detto che non chiedo nulla a Tsukishima.” borbottò l'altro in risposta.
“Ma possiamo parlarne anche solo con Yamaguchi! Magari possono darci qualche suggerimento. Anche loro sono stati lontani, finora!”
Senza aspettare una risposta che sarebbe stata certamente negativa, Hinata allungò il braccio per afferrare il cellulare e cercò velocemente il contatto di Yamaguchi su Line[3]. L'amico gli rispose quasi subito con un largo sorriso a illuminargli le lentiggini.
“Hinata! Da quanto tempo! Come stai? Ma c’è Kageyama accanto a te? Ciao Kageyama!”
Mentre si avvicinava di malavoglia allo schermo per i saluti, Kageyama sbuffò sonoramente per non essersi riuscito a nascondere per tempo.
“Guarda Kei, c'è anche Kageyama con Hinata!” esclamò Yamaguchi, entusiasta. Intravidero nell'angolo in alto a sinistra dello schermo un ciuffo di capelli biondi e sentirono chiaramente Tsukishima dire, infastidito: “Non vengo al telefono, Tadashi.” mentre l'altro rideva. Ormai si chiavano per nome, notò Hinata, e sembrava qualcosa di così strano da associare a loro due. Come il loro matrimonio ormai prossimo.
“Qui tutto bene!” esclamò Hinata con un sorriso. “Da voi? Procede il trasloco?”
Yamaguchi annuì sorridendo un po' meno visibilmente.
“Diciamo. Siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia, ma speriamo di poterci trasferire al più presto, dobbiamo lasciare questo appartamento alla fine del mese!”
“E il matrimonio?”
“Forse abbiamo trovato un tempio a Sapporo che celebra il matrimonio religioso!”[4]
“Ma è fantastico!” ruggì Hinata rimbalzando sul divano “Ci saremo a costo di venire in bicicletta!”
Yamaguchi sorrise passandosi una mano nei capelli, imbarazzato e grato.
“Non ce ne sarà bisogno! Sceglieremo una data che permetta a tutti di esserci!”
Hinata sorrise largamente.
“Che sollievo! A proposito di questo” Lanciò uno sguardo fugace a Kageyama, ancora in silenzio e imbronciato accanto a lui, e si fece coraggio. “Se avete un minuto vorremo chiedervi qualche suggerimento.”
“Certo! Su cosa?”
La voce di Hinata esitò soltanto un momento appena cominciò a parlare.
Come... Come vi siete organizzati quando Tsukishima era a Sendai e tu lavoravi vicino a scuola? Riuscivate a vedervi?”
“Aaaaaaah.” Yamaguchi si morse un labbro, cominciando a pensare ad alta voce. “Immagino che per voi sia più difficile, conciliare il tempo insieme con le partite e tutto il resto… Sendai è dietro l'angolo rispetto a Tokyo, e spesso ho avuto la possibilità di raggiungere Kei e lavorare da casa sua... Anche adesso, io ho potuto trasferirmi, ma capisco per voi non sia così facile... Però non rinunciate alle vostre carriere, siete arrivati così lontano! Sono certo che troverete un modo!”
Hinata strinse le labbra senza riuscire a nascondere la delusione, poi cercò di sorridere. Aveva perso il conto di tutte le volte che Kageyama l'aveva fulminato con lo sguardo, mentre parlava con Yamaguchi.
“Ci proveremo.” disse alla fine, cercando di convincersene. Yamaguchi gli sorrise, incoraggiante.
“Sono certo che ce la farete.”
“Neanch'io avevo mai pensato di arrivare al matrimonio, eppure eccomi qua.” disse all'improvviso Tsukishima dietro di lui, la voce più sostenuta del solito.
“Non dirlo sembrando così disinteressato, Tsukki!”
Non riusciva a vederlo nello schermo, ma Shoyo era certo che la mano di Tsukishima stesse stringendo il fianco del suo futuro marito, proprio come Kageyama stava facendo con lui. La sua presa si era fatta all’improvviso più salda quando Tsukishima aveva parlato. Quelle parole non erano casuali, perché Tsukishima parlava poco e mai senza un motivo, e anche Kageyama l’aveva capito. Ma in quel momento, perso tra ansie e speranze, Hinata non riusciva a connettere cause ed effetti.
Salutò Yamaguchi e Tsukishima con un cenno della mano e bloccò lo schermo del telefono per chiudere la chiamata. Ancora stringendolo in mano, alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di Kageyama: aveva gli occhi fissi su di lui, l'espressione imperscrutabile.
“Anche se lo sapevo, è sempre brutto sentirselo dire.” disse con un mezzo sospiro. Sapeva che la loro situazione era difficile, che la distanza tra loro non si poteva colmare così facilmente, che si erano spinti troppo avanti per poter anche solo immaginare di cambiare idea con la pallavolo. Non che ci avesse mai pensato, ed era certo che neppure Kageyama l'avesse mai fatto, che la sua strada potesse essere lontana dalla rete che divideva il campo con il parquet: la pallavolo era stata gran parte della sua vita, quasi tutta la sua vita prima di conoscere a fondo Kageyama.
In fondo, se non avesse cominciato a giocare a pallavolo forse non si sarebbero neppure mai incontrati, nulla di quello che stavano vivendo sarebbe mai accaduto.
“Te l'avevo detto che non era una buona idea parlare con Tsukishima.” replicò Kageyama, ancora infastidito.
“Speravo potessero suggerirci qualcosa...”
Kageyama non gli disse nulla mentre la sua voce si spegneva: sapeva che non era mai stato un tipo espansivo. I loro amici continuavano a dire che da quando stavano insieme l'aveva reso un po' più loquace, ma lui non notava la differenza, perché parlare in maniera franca tra loro non era mai stato un problema, anche se poi finivano per discutere anche per le cose più stupide.
“Dammi il telefono.” gli ordinò all'improvviso. Stupito, Hinata glielo consegnò.
Kageyama cominciò a smanettare su Google e scaricò un file PDF. Lo aprì davanti ai suoi occhi: era il calendario della Lega V1 maschile.
“Guarda.” Puntò il dito sullo schermo all'altezza del mese di febbraio. “Per questo mese, giochiamo sempre in giornate separate, quindi ci sentiremo per telefono e basta. Però possiamo organizzarci per fare una videochiamata prima e dopo gli allenamenti. Invece, per marzo” Fece scivolare il dito sul calendario del mese successivo. “La prima partita del mese è per entrambi di sabato, però io gioco di pomeriggio, quindi puoi venire tu da me appena finisci di giocare, prima di pranzo. L'ultima partita invece è di domenica, ma voi starete ancora lottando per non retrocedere, quindi è meglio che venga io qui a Mino.”
Hinata gli lanciò un'occhiata infuocata che voleva significare: “Non perderemo!”, ma Kageyama lo ignorò e continuò:” Per aprile penso che avrò qualche settimana di stop  degli allenamenti, a Roma erano due prima di riprendere la preparazione... Quindi se tu dovrai giocare i play out posso venire io da te. E dobbiamo incastrarci anche il matrimonio a Sapporo.”
Hinata lo guardò ammirato, dimentico dell'affronto appena subito.
“Ah! Vuoi dirmi” esclamo, emozionato “che per tutto questo tempo stavi pensando a questo! Sei così intelligente, Kageyama!”
Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo.
“Dato che tu sei impegnato a deprimerti, qualcuno deve pur farlo!” ribatté, corrucciato. Dopo aver udito le parole di Tsukishima, si era sentito stranamente irritato: non poteva perdere contro di lui. Lui e Yamaguchi stavano per sposarsi; loro non sarebbero stati da meno. Ce l’avrebbe messa tutta per farcela.
“Non mi stavo deprimendo!” Hinata spinse il viso verso il suo, fissandolo con gli occhi ancora scintillanti. “Vincerò tutte le partite che mancano così non giocheremo i play off e ad aprile potremo stare insieme due settimane! Prenotiamo i biglietti dello shinkansen[5]?” propose, e gli sfiorò le labbra con le sue, ancora il segno di un sorriso sul viso.
Forse non avrebbero potuto condividere a breve un appartamento, sicuramente non lo avrebbe avuto in ogni momento al suo fianco, ma ce l'avrebbe messa tutta per poterlo raggiungere a Tokyo.
Entrambi volevano vincere.
 
 
 
Epilogo
 
“Congratulazioni, Natsu!”
Dall'altro lato dello schermo, scarmigliata, rossa in viso, ma con il mascara intatto, sua sorella lo guardò sorridendo fieramente. La prima partita dei play off era appena terminata e la vittoria era stata schiacciante: 25-18 e 25-16, con un totale di venticinque punti conquistati grazie alle sue schiacciate.
“Grazie mille Shoyo! Ma mancano ancora due partite per conquistare la Lega V1!”
“Una partita alla volta.” disse distrattamente Kageyama facendo capolino nello schermo mentre era intento a sistemarsi il farfallino che aveva al collo.
La cerimonia di Yamaguchi e Tsukishima era il giorno seguente, ma Shoyo aveva insistito perché provassero i vestiti appena arrivati nel ryokan dove avrebbero alloggiato tutti gli ospiti. L'indomani ci sarebbero stati proprio tutti, persino Nishinoya e Asahi-san avevano abbandonato per qualche giorno il loro viaggio attorno al mondo che andava avanti ormai senza pause da cinque anni.
“Come sempre, Tobio-kun. Sei proprio carino con il farfallino!”
“Vero? Gliel'ho regalato io!” Shoyo riportò di scatto il cellulare davanti al proprio viso, inquadrando soltanto il suo sorriso a trentadue denti. “Aki-chan è lì con te?”
“Ho chiesto alla mamma di restare a casa con lei, ero troppo nervosa!” confessò Natsu lievemente imbarazzata “Però adesso me ne sono pentita! Avrei fatto una bella figura!”
Shoyo scoppiò a ridere, ma Kageyama distrusse il suo entusiasmo con un perentorio: “Non ridere, la prossima settimana tocca a te!”
Alla fine i Suntory Birds non erano riusciti a fare tutti i punti necessari per mantenere in maniera diretta al categoria e il sabato successivo sarebbero cominciati i play out.[6] Shoyo aveva già deciso che, a prescindere dal risultato, alla fine della stagione avrebbe lasciato la squadra. Avrebbe combattuto con tutto se stesso per non retrocedere nella Lega V2 e poi avrebbe cercato una nuova squadra. Con un po' di fortuna e mandando a segno molte schiacciate, anche delle squadre di più alta classifica avrebbero potuto notarlo.
Magari sarebbe arrivato fino a Tokyo.
“Non ricordarmelo, è la prima volta che gioco i play out!” sì lamentò ad alta voce, ma  Kageyama ormai gli stava più prestando attenzione: in piedi davanti allo specchio della camera, si stava osservando girato di fianco, indugiando sulle proprie scarpe eleganti.
Quasi non sembrava venerdì.
Di solito il fine settimana passava tra sudore, scarpe da ginnastica strette ai piedi e palloni che scivolavano sul parquet e, negli ultimi tempi, tra spasmodici viaggi in treno e malinconici rientri. Ma quella mattina il viaggio verso Sapporo era trascorso veloce, nonostante la grande distanza percorsa. Non lo aveva accompagnato la solita smania di arrivare, ma una gratitudine e una felicità inaspettate per poter essere diretto dai suoi amici con il braccio di Kageyama disteso sul bracciolo, proprio attaccato al suo.
“C'è la puoi fare, Shoyo!” gridò Natsu portandosi le mani intono alla bocca, e quel tifo gli scaldò il cuore.
“Anche tu! Adesso riposati!”
“E voi divertitevi! Salutami Tobio-kun!”
Il viso di Natsu scomparve, ancora sorridendo, dallo schermo. Come Kageyama aveva previsto, Shinichi non era più tornato, ma sua sorella stava lottando meglio del previsto. Sua mamma si era trasferita per un po’ da lei e le stava dando una mano con Aki. Fischiettando, Shoyo posò il telefono sul letto e si voltò verso lo specchio.
Era davvero strano non vedere Kageyama in maglietta, pantaloncini e scarpe da ginnastica o in tuta nel fine settimana. Il suo fidanzato lo guardò, interrogativo, ma lui si limitò ad alzare le spalle con un sorrisetto. Kageyama lo fulminò con lo sguardo e cominciò a sfilarsi i vestiti da cerimonia per rimettersi la t-shirt.
Era un venerdì diverso, ma sabato e domenica sarebbero stati più simili del solito: li avrebbero trascorsi insieme, anche se erano a nord del Giappone.
Era aprile, e, nonostante il freddo, anche a Sapporo stavano cominciando a sbocciare i fiori di ciliegio.
 
FINE

 
 
Note dell’autrice:
Scusandomi per l’immenso ritardo, metto finalmente la parola fine a questa fic. *festeggia*
So che è trascorso un sacco di tempo dall’ultimo aggiornamento e che ormai nessuno si ricorderà più di questa fic, ma questo capitolo è stato particolarmente ostico da scrivere per poter rendere al meglio le emozioni dei personaggi. Spero di averli tratteggiati in maniera degna delle controparti originali, ma nel contempo di essere riuscita a dare qualche “sfumatura dark” in più agli stupendi Hinata e Kageyama, che amo e shippo oltre ogni cosa.
Spero che chi passi di qui possa gradire questo capitolo e questa storia almeno un po’, come, nonostante tutte le difficoltà, io stessa ho amato scriverla.
Vi annuncio che sto lavorando ad un po’ di spin off/sequel/prequel/boh ispirati a questa fic, che spero di pubblicare presto!
Nel mentre, vi lascio il link di una vecchia raccolta KageHina scritta ormai lo scorso anno, in cui i capitoli, 6 e 7  sono ambientati in questo “universo futuro”.
Grazie alla gentilissima Scarlet Jeager per avermi lasciato un parere, è stato graditissimo! *_* Risponderò quanto prima alla recensione, lo prometto! E grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite, ricordate, nonché a chi mi legge silenziosamente.
Grazie di cuore.
Vi lascio con un ultimo pensiero. :D
Nell’ultima frase, i fiori di ciliegio, oltre a rappresentare la rinascita della natura, vogliono rappresentare anche un messaggio di speranza per tutte le cose belle che stanno accadendo ai nostri personaggi, la riunione di Hinata e Kageyama, la nuova vita di Natsu e Aki, l’accettazione della loro mamma, il matrimonio di Tsukki e Yamaguchi e la rimpatriata tra tutti i personaggi. Scusatemi se sono stata troppo criptica XD

Alla prossima,
Ayumi

 



[1] Frittata di riso.
[2] Letto giapponese che si ripiega quando non serve più.
[3] Line è il Whatsapp giapponese.
[4] Al momento della prima stesura della fic, il tribunale di Sapporo ha appena definito che il divieto di matrimonio tra persone delle stesso sesso è incostituzionale (https://www.repubblica.it/esteri/2021/03/17/news/giappone_giudice_divieto_matrimoni_gay_anticostituzionale-292612601/)
[5] Treno ad alta velocità giapponese.
[6] Al momento della prima stesura della fic, al contrario delle esigenze di trama, i Suntory Birds sono primi in classica e il FC Tokyo è agli ultimi posti della classifica. Gomen nasai :)

   
 
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