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Autore: arcadialife    02/04/2022    2 recensioni
Dal testo:
"Ha bisogno di me.
Lei è stata l’unico nemico dalla quale mi sarei fatto cavare il cuore dal petto.
Anzi, per la sua salvezza, glielo avrei offerto io stesso a palmi aperti come ho fatto ogni giorno della nostra relazione.
In fin dei conti, è praticamente quello che è successo vista la ferita che mi squarcia il torace nonostante il suo profumo che ancora aleggia sulla mia pelle."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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ANGOLO DELL’AUTRICE

Rieccoci!

Scenetta spicy, ma non troppo… Se la si prende nel contesto, fa un po’ (! un po’ !) di malinconia. Se non conosci il contesto, torna al capitolo prima: così l’ambientazione emotiva rende di più perché sono sadica con i personaggi.

Ci vediamo in fondo, ho una cosa da chiedervi!



_ Zoro? _

Le aveva risposto con un grugnito soffocato nell’incavo del collo lungo il quale nascondeva il viso, il respiro infranto sui capelli di fuoco e mai sazio del loro profumo. Un suono seccato e selvatico come la sua indole. Perché lui sapeva, sapeva che quando lei pronunciava il suo nome con quell’inclinazione della voce, ciò che sarebbe avvenuto non era qualcosa che avrebbe mai apprezzato.

Ma Nami non poteva farne a meno.

Fece serpeggiare le punte delle dita dalla nuca taurina fino al cuoio capelluto dell’uomo e lì le intrecciò con i suoi fili verdi. Lo percepì per un breve, chiaro istante, il brivido che corse lungo la spina dorsale di Zoro e la resistenza dei suoi muscoli dorsali a quell’atto volutamente rassicurante e mellifluo.

_Cosa? _ la sollecitò brusco, prima di inasprire la spinta successiva e inalare ancora il suo profumo. Mai pieno di lei, drogato d’ogni cosa di lei.

Un anelito di piacere si librò dalle sue labbra e Nami si prese il tempo di un respiro per riappropriarsi dei pensieri. Amava vederlo così. Sembrava quasi vulnerabile a chissà cosa e amava pensare che forse, solo forse, Zoro potesse diventarle indifeso.

Nei loro momenti, unici come quello presente in cui si fondevano nel distruggersi per poi rigenerarsi reciprocamente l'anima, Nami sapeva che ad ogni tuffo che il suo compagno faceva dentro di lei, lei stessa poteva viversi come ambrosia vischiosa e annullarsi alla sua totale presenza.

Stese la schiena lungo la parete sulla quale era volutamente bloccata e strinse le cosce cerchiando ancora di più la sottile vita dello spadaccino nel lasciarsi sfuggire un fugace sguardo a tre spade riverentemente appoggiate nella parte opposta del suo studio.

_Nami _ la chiamò ancora lui. Un ennesimo colpo che minò di annebbiarle il cervello.

Aveva lasciato scivolare la mano lungo il profilo del volto di Zoro e una carezza si intersecò con i suoi pendagli prima di posarsi leggera sulla giugulare: _ Dove sei? _ gli chiese, un tremore che la tradì.

Dietro le ciglia, lo aveva visto corrugare la fronte e non seppe se per la concentrazione dell’atto o in risposta istintiva al suo quesito che sapeva essere tanto improvviso da scioccare. Non doveva sforzarsi troppo nel vedere la confusione tra i suoi lineamenti.

_ Che stai dicendo? Sono qui… _ le rispose sfiorandole la spalla nuda con le labbra, un atto così dolce da risultare conflittuale con il bacino che urlava bisogno.

_ Non… ah… non intendo ora… adesso. _ cercò di spiegarsi lei tentando di sfuggire ad un nuovo, inondante calore nel ventre. Faceva davvero fatica: tutto era Zoro, c’era sempre più ineluttabilmente lui, ma quell’incertezza del cuore non voleva abbandonarla. Nemmeno in quel momento.

Lo aveva sentito rallentare e per un breve, terribile istante, Nami aveva temuto di averlo ferito con la sua solita ricerca di certezza. Perché nonostante la scelta fosse sua, non poteva fare a meno di soffrire per la distanza che portava con sé la luce del sole. Quella distanza che si tramutava in freddezza nei lineamenti dello spadaccino durante la loro quotidianità sulla Sunny, un risvolto di lui con il quale si era accorta di non aver fatto i conti.

Faceva male, talmente male da aver bisogno di ricucirsi durante il silenzio della notte o nella penombra degli angoli del suo studio dove ora si univano.

Ciò che le scardinava le fondamenta, era la paura del non riconoscere più la loro verità come tale, perennemente in bilico tra il giorno e la notte. Chi era Zoro? Il suo nakama che la evitava come la peste per paura di qualche ordine strozzato e ramanzina, oppure era l’uomo radicato come una quercia che ora la stava prendendo? Qual era il limitare tra finzione e realtà?

_ Nami… _ ancora, l’aveva chiamata con una certa urgenza nella voce, un’urgenza di sapere e capirla. Aveva poi portato le mani sotto la rotondità delle sue cosce e con un guizzo di muscoli se l’era portata un po’ più in alto staccandola per un momento dal sostegno della parete. Lì poi, aveva cambiato angolazione con i fianchi sfiorandole la clavicola con la punta dritta del naso e riprendendo ad andarle dentro con quella che Nami ricorda aver creduto essere frustrazione.

Si stavano forse perdendo?

Se quel veloce richiamo l’aveva scossa dal furore dei suoi pensieri, il nuovo ritmo di Zoro rischiava di farla smarrire tra lussuria e perdizione. Lo seguì, lo seguì come la religione e lasciò vibrare i gemiti per lui.

_ Parlami… ah … _ era riuscita a respirare poco prima del grugnito di lui.

_ Ora? _ aveva sbuffato passandole il profilo dei denti lungo la mandibola.

In un guizzo di lucidità, Nami aveva percepito quel tocco come la minaccia di un morso e sentì di doversi spiegare il più possibile andando contro alle proprie paure e resistenze. Perché fa sempre paura chiedere per una risposta che non si è pronti a sentire, che potrebbe non essere quella giusta.

Gli aveva piantato le unghie sui muscoli delle scapole come in un tentativo folle di incatenarlo a lei, tra sangue e pelle. Un desiderio malsano per una dipendenza che la teneva viva.

A quello, lo spadaccino era diventato irregolare e il morso era arrivato nell’incavo del collo di Nami facendole alzare il mento al soffitto per una scarica di piacere. Si era stretta a lui assecondando le sue spinte finali e soffiando fuori dalle labbra il suo nome come una bolla rovente del suo Clima Takt. Lo aveva invocato fino al proprio culmine guidato dagli ultimi sprazzi del calore di Zoro.

Aveva stretto gli occhi Nami, chiusi forte per non lasciarsi sfuggire quel momento e viversi il vortice di sensazione ed emozioni che le inondavano dentro e fuori.

Il fiato pesante che si infrangeva contro quello di lui ora poggiato fronte e fronte in un bagno di fusione e sudore. Si era passata la lingua tra le labbra secche per gli aneliti a bocca aperta e aveva inspirato a fondo prima di schiudere le palpebre e incrociare una pozza d’onice velata dalla passione. Si sarebbe mai sentita più inchiodata di così?

_ Cosa? _ lo aveva incalzato dal fissarla inamovibile.

Lo sguardo di Zoro non aveva tremato per un singolo istante e nel risponderle con risolutezza, stoico ancora in lei, aveva iniziato a carezzarle le gambe nella sua presa con i ruvidi polpastrelli dei pollici. Questi antipodi che lo definivano così intensamente… _ Dovrei chiedertelo io. Cosa ti prende? _


Perché questo ricordo?

Perché proprio ora?

L’occhiata di Usopp e la freddezza di Rufy le dolevano ancora l’anima e ne sentiva chiaramente le schegge che correvano al cuore per darle il colpo di grazia. Sentiva freddo Nami e anche un inizio di abbandono al quale non voleva dare adito.

Doveva esserci una qualche spiegazione.

Fu invasa dall’improvvisa pretesa, infantile e primordiale, di avere delle forti braccia dalle quali lasciarsi avvolgere e poté quasi sentirla davvero quella voce, la sua voce “Va tutto bene, Nami” che le mormorava nell’orecchio e le accarezzava i capelli “Sono qui”.

Aveva bisogno di lui. La sua certezza, la sua salvezza, sempre.

In qualche modo sapeva che se avesse trovato lui, avrebbe avuto anche la spiegazione che tanto bramava, o forse non avrebbe più avuto importanza.

Con il sapore dei ricordi incastrato tra le dita, la cartografa allungò una mano speranzosa al pomello della porta e lo roteò prima di aprire la serratura con una leggera spinta.

La prima cosa che Nami notò fu l’assenza. Silenzio. Silenzio ovunque su una nave che anche nel suo sonno aveva sempre raccontato qualcosa.


Si era sentita trasparente e si era accorta di una lacrima fuggiasca solo quando le era scivolata dal limitare del volto per infrangersi sul pettorale di Zoro. Entrambi erano perlacei per lo sforzo e con i petti ancora infervorati dall’amplesso, ma la rugiada che le rigava le guance lasciava canali evaporati al calore di una consapevolezza iniziata.

Le sopracciglia dello spadaccino si erano lievemente arcuate in apprensione e il suo occhio indagatore si era fatto più vivido. _ Nami, che succede? _ le aveva domandato con ferma incertezza.

Le era scoppiato il cuore!

Se solo fosse stata capace di dirgli quanto lo amava, quanto aveva bisogno di lui. Ovunque e in qualunque momento.

Aveva sentito le lacrime dirompere e gli si era stretta al collo camuffando i singhiozzi con il volto appoggiato sulla spalla. Non era riuscita a guardarlo mentre la colpa l’aveva fatta sentire sbagliata come non mai. _No.. Non te ne an… dare mai, t.. ti prego! Anche se … se te lo dico io. Anche…se… sono io a… mandarti via. Non ascoltarmi… mai! _


Qualcosa le si attanagliava alla gola come tentacoli vivi e decisi ad annegarla nell’oblio. C’era una mancanza che minacciava di soffocarla e una profonda agonia le chiedeva di rannicchiarsi al suolo e scomparire.

Con immagini nella mente, le immagini di lui, Nami si scrollò ogni vincolo illusorio di dosso e avanzò fuori coperta. Prima arrivò il suono della pioggia, poi il profumo del petricore e infine l’affilata luce di un giorno celato dalle nuvole.


A quelle parole, Zoro aveva sporto il busto indietro per negarle il suo nascondiglio. L’aveva tenuta forte mentre usciva da lei per poi cercarla con le labbra sottili.

L’aveva baciata dolcemente, a bocca aperta, dandosi completamente all’istinto di protezione per lei. E Nami si era lasciata curare da quelle carezze umide che le si incastravano tra la vergogna e l’urgenza di sentirlo ancora, ancora e ancora.

Poi, totale come la luna nel firmamento, l’aveva presa dalla schiena stingendola in un potente abbraccio caldo come il sole.

Nami si era sorretta aggrappandosi maggiormente alla sua vita e si era preparata al sentirlo parlare dallo schiudersi delle sue labbra al lato del viso:


Dall’altro lato del ponte, poté vedere i suoi nakama raccolti a fissare verso l’oblò che sapeva essere dell’infermeria e il panico di qualcuno ferito la fece quasi traballare sulle gambe.

Una fitta dietro i lobi delle orecchie e un inizio di vertigine la spinsero ad irrigidire i muscoli per non crollare sul prato della Sunny.

Chopper non c’era, doveva essere dentro…

Chi mancava?

Anticipando ogni suo prossimo gesto, Brook si voltò e la vide. Non seppe dire quale espressione avrebbero assunto i lineamenti del musicista se solo non fosse stato uno scheletro, ma era certa che i loro sguardi si incontrarono a metà strada. _ Usopp-san, non hai chiuso la porta a chiave? _ disse con una punta di timore.

L’interpellato si voltò anch’egli e Nami rivisse nell’istante presente quella reazione sinistra del compagno avuta poco prima. _ Oh… _ esalò alzano i palmi in segno di resa.

_Nami! _ la chiamò Robin. La sua dolce preoccupazione instillata in un braccio proteso verso di lei.

Ma Nami si lasciò distrarre subito: un’urgenza le imponeva di cercare.

Chi mancava?

Un movimento oltre i Mugiwara l'attirò: Nami incontrò le lacrime silenziose che straziavano il volto di Rufy e realizzò in una folgore.

No. Non poteva essere. Impossibile!

Barcollò ancora, la navigatrice, ma non furono i capogiri. La gola si liberò e il suo corpo fluttuò nel nulla mentre si sentì chiedere: _ Dov’è Zoro? _


_Sarò sempre qui. _



ANGOLO DELL’AUTRICE - bis

Voglio farvi un invito!

Allora, non ho ancora deciso come far terminare questa storia e sono combattuta tra diverse opzioni. Se vi siete appassionatə quanto me nello scriverla, ditemi cosa vi aspettate dalla conclusione degli eventi o come più vi piacerebbe che si sviluppasse il tutto. Chissà che qualcunə non riesca ad aiutarmi convincermi!

Vi ringrazio infinitamente e…

A presto (si scherza)

Arcadia

  
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