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Autore: Mercurionos    23/05/2022    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 29 – Il Ritorno di Banan e dei Suoi Amici, Parte 2 – Anno 2, 13 Fruttidoro
 
“Stanno ancora facendo le torte salate?!?”
“Torte flambate, Chidoru.” Precisò Frida dall’angolo della stanza.
Chidoru crollò sospirante sul grande tavolo al centro della stanza. L’ultima aula di ogni sezione, dirimpetto alla sala professori e all’infermeria, era occupata dal club di amministrazione. Arredi scarni, scaffali pieni di cartellette sapientemente riordinate, schedari e qualche computer, un paio di teleschermi formato lavagna.
 
Il rappresentante della 2.A.1 si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza, girando attorno alla tavola ellittica. Continuava a scuotere la testa squamata, quasi scodinzolando con l’appendice che gli cresceva sul capo: “Avevo detto a Masala di farle al massimo una volta al mese, ha idea di quanto costi il formaggio?”
Un volto si sollevò distratto da un computer, distraendosi da quello che non era affatto un videogioco trafugato nel club all’inizio dell’anno. La principessina di Pyaneta ebbe da ridire: “Quel coso non è mica formaggio. È molliccio. E schifosino.” Tremolò un poco al ricordo di quella sostanza, poi sorseggiò un po’ di cioccolata da una tazza fumante, e tornò al proprio professionalissimo impegno.
Gli occhi di Chidoru brillarono: “Molliccio, dici? È vero, non è mai stato il massimo. Forse possiamo chiedere un risarcimento…”
“Ehi, ehi, non esagerare. – Frida interruppe bruscamente le allucinazioni del collega – Nessuno ci farà uno sconto, e di certo non ci rimborseranno un bel niente. Al massimo potremmo cambiare fornitore.” Chidoru si lasciò cadere su una sedia vicina. Non aveva nessuna voglia di essere chiuso in quell’aula, quel pomeriggio.
 
“Frida.”
“Chidoru.”
“Possiamo cambiare fornitore?”
“Vuoi una risposta seria?”
“Sì.”
“Non credo che interessi a nessuno.”
“Come a nessuno? E il budget?”
“Non frega a nessuno, Chidoru. Non credo interessi nemmeno a Gladyolo. E non scegliamo noi da chi comprare il formaggio. Lo sceglie il club di cucina.”
“Allora andiamo al club di cucina.”
“Chidoru.”
“Frida?”
“Non importa.”
“Non importa?”
“No.”
“Sul serio.”
“Piantala.”
Qualcuno aprì la porta.
“Oh santo Freezer, finalmente!” Frida corse verso l’ingresso della stanza, fuggendo da quello stantio discorso. Era pure allergica ai latticini, poverina.
 
“Rieccomi.” Il principe di Pyaneta apparve alla porta, con volto stanco.
Frida parve davvero felice di vederlo: “Gladyo! Ehi, che cos’hai lì?” indicò un grosso rotolo di carta spessa.
Allungò la mano e glielo tese: “Ho incontrato i Super Lovers in corridoio, stanno distribuendo il nuovo numero. Non vi preoccupate, hanno già affisso le copie nella nostra sezione.”
“Come sempre.”
“Come sempre.” Si avvicinò alla sorella, che prontamente sostituì la schermata di un videogioco con delle interessantissime tabelle piene di numeri. Sorseggiò un altro po’ di cioccolata. Aveva fatto bene a trafugarla dalla sala professori. Una delle cose che aveva imparato da lei e che Gladyolo avrebbe dovuto tollerare, voltandosi da un’altra parte.
 
Frida srotolò il manifesto, quando le bastò per esaminare l’intestazione: “Uh, che carino!”
“C’è qualche notizia interessante, stavolta?” chiese distrattamente Gladyolo.
“Supermax ha vinto la gara di lumache carnivore. Ho fatto bene a puntare su di lui, è carinissimo.”
“Una gara di… Fa vedere.”
Il ragazzo prese in mano il volantone: lumache, tirocini e riscaldamento globale. I suoi occhi scesero qualche decina di centimetri attraverso una manciata di articoli, poi si fermarono, pietrificati.
 
“Cavolo! Sono morta di nuovo!” i presenti si voltarono verso la piccola Dylia. Frida e Chidoru, ma non Gladyolo. Trattennero a fatica una risata, trasformata a stento in un paio di pernacchie che presto si persero nel silenzio. Erano rimasti solo loro quattro nel club di amministrazione: tutti gli altri avevano disertato approfittando dell’assenza di Gladyolo.
 
“Cosa stai leggendo di così interessante?” chiese Dylia al fratello, incuriosita. Si sarebbe aspettata un rimprovero distratto, anche soltanto un’occhiata inquisitoria, ma lui non le disse nulla. Gladyolo restò in silenzio. Guardava ancora nello stesso punto, su quel cartellone bianco e nero, rileggeva il titoletto più e più volte, ogni parola, ogni rotondeggiante carattere del font fastidiosissimo scelto dal club di cultura della sezione G.
 
“Fa vedere!”
Il principe sobbalzò. Non si era accorto di quanto si fosse avvicinata la sorella.
Arrotolò rapido il manifesto, poi lo lanciò a Chidoru: “Archivialo con gli altri. Poi abbiamo finito, potete andare.” Ignorò le sibilanti lamentele della ragazzina.
Chidoru farfugliò qualcosa del tipo: “Come se avessimo concluso qualcosa, oggi.”, infilò il giornale in un armadio, afferrò una tazza di cioccolata profumatissima dal vassoio al centro del tavolo e si defilò dalla porta. Dylia era stata piuttosto efficiente.
 
Gladyolo fece per sedersi, ma qualcuno prese il giovane per una spalla.
“Ehi, che succede? – Frida lo guardò dritto negli occhi pallidi – Non è da te terminare i lavori così presto.”
Lui non rispose subito. Guardò oltre la ragazza, verso le finestre, verso il cielo scombussolato dal vento.
“È una bella giornata, e non abbiamo nulla da fare. Andate pure a fare un giro, io finisco di mettere a posto.”
Frida non seppe come replicare. Quello sguardo tanto assente di Gladyolo era nuovo, per lei. Dylia la superò correndo: “Dai, vieni! Alla pasticcieria in centro hanno delle nuove brioches!” Le sue esili gambette non stavano ferme un attimo.
Gladyolo alzò gli occhi al cielo. Sospirò: “È un po’ che non ci andiamo, dopotutto. La accompagneresti tu, Frida? Offro io.”
“Se offre il rappresentante – disse con un sorriso mentre afferrava i crediti che le stava porgendo il ragazzo – non posso certo rifiutare.”
“Dopo vieni anche tu?” agli occhi supplicanti della bambina bionda si poteva difficilmente dire di no.
“Va bene, va bene. Ma devo finire una cosa, qui.”
L’altra sorrise, e uscì saltellando dalla stanza.
 
I corridoi della sezione A erano ormai vuoti, i club deserti e le aule abbandonate. Le due ragazze si stavano dirigendo verso l’uscita dell’istituto, verso le scale dall’altra parte della sezione, quando una porta alla loro destra si aprì sibilando. Tagoma uscì dall’aula del club di tecnologia. Da quello che sembrava, era rimasto da solo. Aveva un cilindretto di metallo in mano, splendente, come appena lucidato.
“Ehi Tagoma, ancora qui?” Frida lo salutò con un sarcastico sorriso. Sapeva come certe volte il collega restasse a giocare con i circuiti fino a notte fonda, saltando la cena, fino a quando Namole non lo recuperava dal club di tecnologia per andare a dormire.
 
L’alto ragazzo si voltò verso di loro. Fece un movimento con la spalla, come se volesse salutare le compagne, ma non completò il gesto. Sembrava parecchio stanco.
Dylia fece un passo verso di lui: “Noi stiamo andando in centro a mangiare qualcosa, vuoi venire con noi?”
“Adesso? Volevo raggiungere Namole per studiare, a dire la verità.”
“Ma smettila! – lo derise Frida – Come se tu avessi bisogno di studiare, stai tutto il giorno a secchionare!”
Tagoma alzò il mento in segno di sfida: “Detto dalla ragazza coi voti più alti dell’istituto, non so se sia un complimento o una presa in giro.”
 
“Allora, vuoi venire o no? Offre Gladyolo, tra parentesi.” Insistette Frida. Sollevò le sbarrette di metallo sottratte al principino. Erano un bel gruzzolo, decisamente troppo per comprarci soltanto una merenda.
Tagoma stava per alzare una mano, per accettare la gentile offerta, ma si interruppe. Le sue dita si strinsero in un pugno tremolante: “Viene anche Gladyolo?”
“Sì, dopo ci raggiunge. Avrà paura che gli svuoti il portafoglio, immagino.”
“Credo che abbia più paura di me.” Dylia non scherzava affatto. I pasti a cui si era abituata la principessina erano gustosi quanto sostanziosi, e in qualche modo avrebbe dovuto rimediare allo scarno menu offerto dall’accademia. Il fratello le diceva sempre di non esagerare con gli zuccheri, ma aveva avuto più successo a farsi ascoltare dal principe dei saiyan che dalla propria sorella.
Tagoma restò per qualche istante in silenzio, con gli occhi fissi sul terreno. Si sentiva ancora l’ululato del vento serale, fuori dall’edificio. Sospirò, zittendo i propri confusi pensieri: “Va bene, non vedo perché no. Magari posso vedere se questo aggeggio funziona.” Gli sorrisero, e proseguirono per la loro strada.
 
Note dell’autore:
Che gran fatica scrivere, ultimamente! C’è caldo, gli esami, la tesi… E sono sei anni che non vado in vacanza! Eccheppalle. Non riesco nemmeno a studiare, sono stanco morto.
 
L’”idea” di questo capitolo, di usare i personaggi secondari mostrando la loro reazione alla trama principale, mi piace abbastanza. Certo, è tutta gente che su Namecc fa una brutta fine, ma non per questo devo limitarmi nella loro caratterizzazione. Costruire un mondo complicato è davvero divertente!
 
Spero che questo capitolo vi stia piacendo e Vi ringrazio di avermi letto anche questa settimana! Non perdetevi assolutamente la prossima parte!
   
 
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