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Autore: runami_ lu99    21/06/2022    4 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE)
Fiore è nel caos da 500 anni, un perfido sovrano con un oscuro segreto mantiene il controllo su di esso con la violenza e la sottomissione, ma un gruppo di maghi riuniti dal destino riuscirà a riportare il regno alla bellezza di un tempo?
[Dal prologo]
"Se tu che stai leggendo queste righe, credi che il bene trionfi sempre sul male, ti conviene cambiare storia, perché questa non è una favola e quindi non esiste un lieto fine"
[Dal 34° capitolo]
"Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà."
[Dal 35° capitolo]
"I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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TRENTACINQUESIMO CAPITOLO: PAURA






–E con questo abbiamo finito– Tecla si passò il dorso della mano sulla fronte sudata asciugandosela, con un sorriso ringraziò il ragazzo davanti a lei che fece un cenno con la testa ricambiando per poi alzarsi e allontanarsi. Si voltò guardando la ragazza accanto a sé tirare un sospiro di sollievo per poi posare il mortaio che aveva in mano sul tavolino lì vicino.
–Demetra ti ringrazio per avermi dato una mano– disse la donna, la ragazza in questione sventolò una mano in aria.
–Ma va la, sono io che devo ringraziare te, da sola ci avrei messo il doppio del tempo per curare tutti quanti– ribatté sospirando nuovamente.
–A proposito perché abbiamo dovuto fare tutto noi due, dentro all'ospedale non era forse pieno di medici ed infermieri? Che fine hanno fatto?– domandò in seguito. Questa volta fu Tecla a sospirare.
–La maggior parte erano troppo scossi per il crollo dell'ospedale, sono andati nel panico quando hanno cominciato a sentire la terra tremare e non sono più riusciti a connettere mentalmente, il resto si è diretto a Peonia per riportare alcuni pazienti alle proprie case, in assenza di un ospedale vero e proprio hanno arrangiato una specie di infermeria nelle case dei civili– spiegò, Demetra annuì poi spostò lo sguardo su alcune persone poco più avanti.
–Come la mettiamo con loro invece?– domandò. Il campo che avevano allestito in una radura poco fuori la città era invaso da qualche centinaio di maghi che versavano in condizioni pessime a causa delle vasche per l'estrazione dell'etere, la maggior parte non riusciva neanche a muovere un muscolo, la restante riusciva a stento a parlare. Tecla si portò le mani a massaggiarsi le tempie cercando di ragionare.
–Senza quella tecnologia loro non possono tornare com'erano prima, io sono l'unica che sa come costruire quelle vasche e l'unica a saperle usare nel modo corretto, quindi credo che dovrò ricostruirne qualcuna completamente da capo, ma sarà più difficile del previsto– ammise sospirando.
–Ci vorrà un sacco di tempo tra recuperare le materie prime e ricreare il liquido CEM, tra l'altro sicuramente manderanno qualcuno a vedere cos'è successo in questo posto, quindi non potrò lavorare come si deve se requisiscono l'intero ospedale e quelle persone saranno costrette a rimanere in quello stato per chissà quanto tempo– questa volta il suo tono era più triste che altro.
–Rimanere qui non è possibile in questo momento, soprattutto perché quando noteranno che la sede dei Vasileias di Peonia smetterà di mandare notizie si insospettiranno sicuramente– fece notare Demetra.
–La soluzione mi sembra piuttosto semplice– la voce di Tyson si intromise e le ragazze si voltarono notando anche il resto del gruppo, tranne Velvet, tutti fasciati come se fossero delle mummie, Casper era ancora steso su di un lettino incapace di muoversi. I loro occhi erano puntati sulla donna la quale assunse lentamente un colorito più rosso del normale e si voltò imbarazzata distogliendo lo sguardo.
–Vieni con noi– disse il Devil Slayer attirando la sua attenzione, la ragazza sobbalzò e si portò le mani al petto abbassando lo sguardo.
–Ecco, io non so se...– ma venne interrotta sul nascere.
–Quando dico che voglio salvare Fiore intendo anche, anzi, soprattutto i suoi abitanti. Venendo con noi potrai lavorare in totale tranquillità e avrai anche chi ti darà una mano, i materiali possiamo recuperarli da qui, con l'aiuto di tutti riusciremo a fare in fretta, dovremmo avere ancora un pò di tempo a disposizione prima dell'arrivo delle truppe e poi non è conveniente per te rimanere, chiunque ti ha visto aiutare "coloro che hanno distrutto l'ospedale" pensi che non ti catturerebbero per farti delle domande, o peggio?– Tyson le sputò in faccia la verità per come realmente stava e lentamente si rese conto che se fosse rimasta in quel luogo le cose si sarebbero solamente complicate e lei non avrebbe potuto fare niente per nessuno. Nonostante questo la sua indecisione era palpabile e rimase in silenzio fissando i ciottoli accanto ai suoi piedi.
–Cos'è che ti frena?– domandò Alexis seria, Tecla sobbalzò e la guardò dal basso verso l'alto.
–I cambiamenti, io ho sempre vissuto qua, lasciare il luogo in cui sono nata mi fa un pò paura– rispose sinceramente. Milah si ritrovò a pensare inconsciamente a se stessa, ma sorrise prima di risponderle.
–Sai io ero come te– Tecla si voltò nella sua direzione indagandola con lo sguardo.
–Avevo la sensazione che se avessi lasciato il luogo che sentivo come una casa, tutti quelli a cui volevo bene avrebbero fatto una brutta fine. Una volta una vecchia signora mi fece una domanda che ora io voglio proporre a te: pensi di riuscire ad aiutare tutti rimanendo ferma in un solo luogo?– la Dragon Slayer le posò una mano sulla spalla e la fissò con i suoi occhi bicromatici. La donna rimase immobile ancorata in quelle iridi profonde e subito si sentì pervasa da un senso di leggerezza tanto che incurvò le labbra in un piccolissimo sorriso. Guardò Tyson.
–Va bene– disse in un soffio. I compagni immediatamente esultarono alla bella notizia.
–Allora non c'è tempo da perdere dobbiamo recuperare più materiale possibile e portarlo via da qui: Priscilla, Alèk datemi una mano– il ragazzo fece per incamminarsi, ma la voce della ragazza dai capelli celesti lo bloccò.
–Voi andate avanti, io arrivo tra cinque minuti– disse, i due si voltarono.
–Devi recuperare ancora della magia?– le chiese il fratello dei Black.
–No ho già fatto, devo solo dire due paroline a Velvet– disse seria prima di allontanarsi dal resto del gruppo. I ragazzi si guardarono con aria preoccupata, poi Alèk sorrise e tornò a camminare nella direzione opposta. La sorella gli si avvicinò e lo prese per un braccio in modo da potergli parlare senza che le dirette interessate sentissero.
–Non sembri allarmato– disse schietta.
–Non lo sono infatti– rispose lui guardando avanti.
–Non hai paura che possano finire per litigare?– domandò dando voce alle sue preoccupazioni. A quelle parole Alèk emise un soffio basso, segno di una risata trattenuta.
–Io so perfettamente che finiranno col litigare ed è proprio per questo che non mi preoccupo– sorrise portando un braccio attorno al collo della ragazza.
–Vedi sorellina Priscilla è una di quelle persone che pretende ciò che le spetta. Adesso andiamo abbiamo del lavoro da fare– sviò riprendendo la sua camminata, Alexis rimase interdetta per un attimo e dopo aver realizzato mise su un adorabile broncio.
–Alèk fermati, non mi hai risposto, non fare il misterioso!– esclamò correndogli a dietro e cercando di attirare la sua attenzione, senza nessun successo, infatti l'unica cosa che ottenne fu un gesto con la mano, come se stesse schiaffeggiando l'aria. Il resto dei compagni non si fece domande e insieme a Tecla si avviarono verso ciò che rimaneva di Karetao Lab.
–Come lo trasportiamo tutto quel materiale?– chiese Casper mentre veniva spinto da Milah.
–E perché devo venire anche io, non posso essere di nessun aiuto messo così, non posso nemmeno farvi dono della mia bellezza con tutte queste bende– si lamentò. Demetra gli tirò un pugnetto sulla testa.
–Se vuoi ti lasciamo da solo in mezzo alla radura che ne dici?– chiese ironicamente ricevendo un netto "no" con la testa.
–Comunque i servizievoli cittadini di Peonia per omaggiarci ci hanno fatto dono di alcuni dei loro carri porta merce, non potendoci trasferire su di un mezzo più prestante come un treno, non abbiamo altra opzione se non usufruire di quelli, sono già stati posizionati nelle postazioni apposite– rispose Noite mentre camminava lento dietro a tutto il gruppo, le mani infilate nelle tasche e l'andatura barcollante.
–Tutte le volte che usi termini strani mi fai venire il mal di testa– commentò Nicolash grattandosi la nuca. Alèk si voltò verso il God Slayer aggrottando le sopracciglia.
–Perché cammini così piano? Abbiamo fretta non ricordi?– lo riprese intimandogli di accelerare il passo, di rimando Noite sorrise giocando con la sigaretta spenta che aveva tra le labbra.
–La calma è la virtù dei forti– rispose sarcasticamente.
–No, la calma è quella cosa che se non ti sbrighi finiamo nei guai– ribatté l'altro tornando indietro per spingerlo ad aumentare il ritmo.
–Spiegami che razza di paradosso è? Tu sei un God Slayer della luce, quindi per questo motivo dovresti essere veloce come la luce, perché invece non è così?– chiese Tyson aiutando Alèk nell'impresa. I compagni risero alla vista di quella scena così strana.
–Ma sono sempre così?– domandò Tecla portandosi una mano davanti alla bocca per fermare un riso incontrollato, Casper invece al contrario si lasciò andare.
–No, a volte fanno più chiasso– rispose semplicemente. Nel frattempo al battibecco si era aggiunto anche Nicolash annunciando la sua entrata con una posa alquanto ridicola e maneggiando il suo bastone come se fosse una bacchetta magica, a causa di questo il battibecco si trasformò in una vera e propria rissa subito dopo.
–Visto che ti avevo detto?– disse Casper alla ragazza che rimase interdetta, prima che Alexis sistemasse il tutto con quattro semplici colpi facendo ritornare la serenità. In poco più di una ventina di minuti il gruppo aveva raggiunto l'ospedale e insieme ad alcuni abitanti e pazienti avevano cominciato a caricare sui carri tutti i materiali che riuscivano a trovare dividendoli in base alla loro tipologia, sotto lo sguardo vigile di Tecla che dava le direttive su come maneggiare le diverse materie.


 
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Priscilla dopo aver dato l'annuncio ai compagni si era diretta verso Velvet. La ragazza si trovava poco più distante da lì ed era in compagnia di Nani e Sapphire, le quali stavano discutendo su cosa avrebbero fatto da lì in avanti, ma la conversazione fu interrotta proprio dall'arrivo della ragazza dai capelli celesti. La rossa si voltò guardandola con uno sguardo indagatore.
–Che vuoi mezza fighetta?– chiese bruscamente, lei non le rispose, semplicemente si scambiarono uno sguardo di sfida, completamente serie in viso. Nani guardò prima una e poi l'altra incrociando le mani al petto e poi sospirò.
–Accidenti che aria pesante– commentò quasi sussurrando come se non volesse farsi sentire dalle due belve che si stavano per affrontare. In uno scatto Priscilla portò la mano aperta indietro e poi con altrettanta forza la avvicinò a Rockbell che divaricò le gambe pronta per un contrattacco. La mano si fermò proprio davanti a lei con il palmo in bella vista, fu allora che un ghigno comparve sul viso di Priscilla e a Velvet la cosa non sfuggì.
–E questo cosa vuol dire?– chiese aggrottando le sopracciglia e rilassando i muscoli intuendo che non voleva fare niente di male.
–Mi devi dei soldi– rispose schiettamente, a quelle parole l'espressione di Velvet mutò cambiando da diffidente a confusa.
–Eh!?– esclamò, Priscilla sbuffò e sollevò gli occhi al cielo.
–Cos'è sei diventata sorda? Ho detto che mi devi dei soldi– ripeté bruscamente. Rockbell inspirò profondamente cercando di mantenere il controllo e poi espirò buttando fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni in modo che la sua compagna di fronte potesse sentirla distintamente.
–E perché dovrei?– domandò incrociando le braccia sotto al seno. In risposta Priscilla si indicò con il dito e Velvet spostò lo sguardo sul suo corpo coperto di cerotti e bende.
–Perché i miei vestiti sono ridotti a brandelli– rispose con ovvietà. La maga dell'elettricità aggrottò le sopracciglia e arricciò il naso in un espressione puramente confusa.
–E quindi io cosa centro?– chiese ancora. Questa volta fu Priscilla a sbuffare.
–Ti devo proprio spiegare tutto!? Se tu non fossi venuta qua noi non avremmo dovuto combattere contro quei medici e soprattutto quella tizia non mi avrebbe sciolto i vestiti con il suo stupido acido, perciò mi devi pagare i danni– spiegò, se fosse stato possibile a Velvet sarebbe caduta la mascella fino al pavimento, ma si limitò a sospirare per poi sogghignare sapendo già come controbattere.
–Non ti serve l'elemosina per ricomprarti quei vestiti da quattro soldi che avevi e poi gli unici danni che vedo io sono quelli al cervello– ribatté facendo scattare la scintilla che diede inizio all'incendio puro. Una vena pulsante apparve sulla fronte della ragazza dai capelli celesti e un tic le partì all'occhio sinistro facendolo tremare leggermente.
–Ripetilo caricabatterie ambulante– soffiò tra i denti fingendo un sorriso menefreghista, Velvet al suo contrario non si trattenne più.
–Come mi hai chiamato!?– gridò saltandole addosso per fargliela pagare. Intanto alla scena assistevano Nani e Sapphire: la prima con le mani rivolte in avanti cercava di tranquillizzare le due con paroline dolci, mentre la seconda era piegata in due dal ridere dopo l'offesa che Priscilla aveva rivolto a sua sorella.
–Caricabatterie ambulante!– continuò ad esclamare ridendo ogni volta di più.
–Guarda che per quanto mi riguarda lo sei anche tu– intervenne la telecineta, in questo modo la rissa a due si trasformò in una rissa a tre che Nani non fu in grado di fermare, per questo sospirò e decise di accomodarsi su di un masso in attesa che terminassero, ma lo fece con un sorriso sul volto. Le due sorelle non erano mai state troppo bave nei rapporti con le persone, a causa del loro modo di fare alquanto brusco e violento allontanavano chiunque, nessuno voleva averci a che fare, ma ora, soprattutto Velvet, aveva trovato qualcuno oltre a lei e Saph che poteva definire come famiglia, qualcuno che non la guardava come un mostro che distrugge qualunque cosa, qualcuno che non la giudicava per ciò che aveva fatto in passato, ma soprattutto qualcuno che la amava proprio per quello che era. La guardò sorridere nel bel mezzo della lite e a sua volta si portò una mano al petto mentre gli occhi lentamente le si riempivano di lacrime. Le tre ragazze lo notarono e smisero nell'immediato la loro discussione, poi Velvet e Sapphire si precipitarono verso la loro madre adottiva chiedendo quale fosse il motivo del suo cambio d'umore. Immediatamente la donna si asciugò gli occhi umidi, poi fece un sorriso.
–Niente, dai andiamo a dare una mano agli altri– sviò rimettendosi in piedi e facendo segno alle tre ragazze di seguirla.


 
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Era passato solo un giorno dalla battaglia eppure i maghi che erano stati imprigionati si comportavano come se l'intero regno fosse già stato liberato dalle grinfie di Theos Velona. Ridevano e scherzavano tra di loro con la più totale tranquillità. Tyson batteva freneticamente un piede a terra e con le braccia incrociate al petto tamburellava anche il dito sul bicipite bendato, intanto guardava verso il basso con gli occhi socchiusi e sbuffava di tanto in tanto dondolando di volta in volta la testa prima a destra poi a sinistra. Alexis lo vide e gli si avvicinò incuriosita.
–Cos'hai? Sembri impaziente– disse chinandosi per cercare il suo sguardo. Un'altro sbuffo fuoriuscì dalle labbra di Tyson, poi sollevò la testa per guardarla.
–Lo sono, ci stiamo mettendo troppo, voglio tornare a Magnolia il prima possibile– rizzò le spalle e si appoggiò ancora di più al muretto fissando in avanti Priscilla usare la telecinesi su di un enorme ammasso di materie indefinite.
–Non lo puoi dire mentre sei qui a guardare e basta– lo riprese la sorella dei Black. Al ragazzo spuntò un sorriso.
–Non è colpa mia, Demetra mi ha assolutamente vietato di sollevare pesi per non gravare sulle ferite della schiena, a quanto pare sono più profonde del previsto, guai a me se oso disobbedirle, sai come diventa se non si seguono i suoi consigli– rispose scuotendo poi la testa. Alexis fissò il ragazzo e sorrise sotto i baffi, ma questo a lui non sfuggì e la guardò con occhi indagatori.
–Perché ridi?– le chiese sollevando un sopracciglio, lei in tutta risposta sventolò una mano in aria e cercò di trattenersi arricciando le labbra.
–Niente niente– mentì per poi spostare lo sguardo davanti a sé.
–Così, più giù, più giù, ancora un pò e... basta!– Milah stava dando indicazioni a Priscilla su dove posizionare l'ammasso di materiale in modo che poi Tecla riuscisse a dividerlo in base alla tipologia di elemento. Accanto a lei il resto dei compagni la aiutava nella suddivisione, tranne Casper che si limitava solamente a guardare e a ribadire a Demetra come quelle bende non donassero per niente alla sua carnagione, facendo ogni volta sorridere Tecla. Alexis guardò il Devil Slayer del sangue e d'un tratto si fece seria e pensierosa, il ragazzo lo notò.
–Che ti prende?– chiese, lei aggrottò le sopracciglia con fare sospetto.
–Heartz, quella che ha ridotto Casper in quel modo– rispose, a quelle parole anche Tyson si fece serio, incurvò la schiena e appoggiò i gomiti sulle ginocchia unendo le mani.
–Non so cosa pensare, dalle sue parole a quanto pare dovrebbe fare parte di qualche altra organizzazione e non del laboratorio– disse lui.
–Già, ma quello che più mi chiedo è: cosa vuole da noi? Perché ha preso di mira Casper e poi se ne è andata?– chiese lei, il ragazzo sospirò.
–Non ne ho idea, ma dobbiamo cercare di scoprirlo– affermò, poi guardò il cielo sospirando.
–Ho le netta sensazione che non sarà il nostro ultimo incontro–


 
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Un castello nero come le tenebre si ergeva maestoso al centro della piazza, il sole era in discesa verso l'orizzonte, ma la sua luce ancora ne riscaldava le pietre color pece facendole sembrare roventi pezzi di carbone. Non pareva nemmeno che gli importasse della giornata che stava per giungere a termine, forse perché un edificio così buio trovava il suo posto proprio nelle notti più oscure, quelle in cui la Luna mostrava con tanta superbia il suo lato più nero, e le stelle brillavano più flebili per paura di essere anch'esse inghiottite da quelle tenebre. L'edificio si faceva sempre più enorme mentre stagliava la sua imponente ombra su parte del giardino esterno, allungandosi di più ogni minuto che passava. Crocus era forse l'unica città dove ancora si respirava aria di ricchezza, chiunque la vedeva dall'esterno poteva ammirare una capitale brulicante di persone, di vita e di luci, ma ciò che nascondeva sotto di essa era molto, molto più oscuro della notte che stava per sopraggiungere.
Il suono dei suoi stivali rimbombava in quell'enorme corridoio, facendo risultare quella camminata la marcia di un esercito invece che di una sola persona, le fiaccole appese ai lati traballavano e mostravano con un chiarore pallido il percorso da intraprendere. Il portone d'ebano si aprì cigolando rumorosamente, facendolo assomigliare ad un grido straziato. La sala in cui entrò in seguito pareva essere una cella mortuaria da tanto freddo che c'era, le pareti scure parevano brillare di luce propria a causa delle ragnatele di ghiaccio che coprivano le pietre, il suo respiro condensò nell'aria tramutandosi in una nube di vapore acqueo, poi si bloccò per qualche secondo. L'ossigeno nei polmoni svanì come per magia e in quell'istante si rizzò in piedi dritta come un palo d'acciaio e rigida come un cadavere. La sua presenza gli provocava sempre quell'effetto, sintomi più vicini alla morte di quanto si possa pensare, molti erano periti proprio a causa della sua sola presenza, altri avevano avuto attacchi di panico, altri ancora arresti cardiaci, ma nessuno di loro lo aveva mai visto in faccia. Si diceva che il suo aspetto fosse proprio quello della morte e che nessuno potesse guardarlo dritto in viso senza provare un solo sentimento: paura. Heartz alzò gli occhi e lo vide lì. Nella penombra, accomodato sul suo trono dal quale raramente si scansava, sedeva proprio il re immortale di quel regno caduto in rovina: Theos Velona. La sua bocca si schiuse nel tentativo di porre omaggio alla persona che aveva davanti, ma la voce le morì in gola quando lui la precedette di pochi secondi.
–Non voglio convenevoli Heartz– disse, la voce così profonda, ma al tempo stesso minacciosa di quell'uomo scatenò un brivido lungo la schiena della donna, i peli le si rizzarono dritti come lance, probabilmente anche a causa della temperatura nella stanza. Lei non proferì parola, anzi si limitò ad annuire con la testa non riuscendo a pronunciare una frase di senso compiuto.
–Sai il motivo per cui ti ho fatto chiamare– affermò, nuovamente lei confermò senza un fiato, poi il re rimase in silenzio fissandola nel buio e lei capì, nell'immediato fece un passo avanti pronta per parlare.
–Mio signore, ho fatto ciò che mi ha detto– disse brevemente, subito dopo si prese una pausa, deglutì facendo meno rumore possibile e inspirò lentamente cercando di mantenere la calma.
–Continua– ordinò Theos Velona con una fermezza tale che Heartz non poté fare a meno di sobbalzare. Balbettò qualcosa prima di riuscire a rimettere in fila le parole.
–Sono ancora deboli, per questo se riuscissimo ad individuare il loro nascondiglio potremmo facilmente ucciderli t...– nessun suono uscì più dalla bocca della ragazza, se non qualche rantolo come se qualcuno la stesse afferrando saldamente per il collo strozzandola.
–Non ho chiesto un tuo parere– la interruppe lui, il tono di voce era sempre molto piatto ma l'aggressività con la quale aveva pronunciato quelle parole scatenò in lei una sudorazione fuori dal normale.
–Mi scusi– esalò facendo un inchino, quella posizione era la sua unica fonte di coraggio, tutte le volte che riusciva a distogliere lo sguardo lo passava a fissarsi le punte degli stivali che puntualmente risultavano sfocate e mai immobili, i giramenti di testa e il respiro affannato la accompagnavano sempre quando entrava in quella sala.
–Non mi interessa dove si nascondono, l'obbiettivo ora non è quello di ucciderli, non ancora almeno, e soprattutto se qualcuno di voi osa anche solo pensare di far fuori il Tramonto Fantasma... Allora ne subirete le conseguenze– Heartz non sapeva più dove prendere ossigeno, le sembrava di stare in apnea da minuti e invece erano solo pochi secondi. Riuscì ad accennare un flebile sì, prima di tornare a respirare.
–Oltretutto volevo avvisarla anche che le vasche del laboratorio sono andate tutte distrutte quindi il carico di etere magico smetterà di arrivare– disse queste parole con terrore, nel tentativo di non farlo adirare ulteriormente. Con suo sommo stupore il Re rispose con tono calmo e pacato.
–Lo so, bisogna rinunciare sempre a qualcosa per ottenere altro di ancora più grande, le scorte che abbiamo basteranno almeno per un anno, il che è più che sufficiente– proferì.
–E per quanto riguarda quell'altra cosa?– domandò poi, Heartz capì nell'immediato e si affrettò a rispondere.
–Non ho ucciso Casper Cremisis, però non sarà in grado di muoversi per un pò, le ferite che gli ho inferto internamente sono abbastanza gravi– lo disse tutto d'un fiato e senza un secondo di pausa.
–Molto bene, puoi andare ora– ordinò, lei non ci pensò su due volte, fece un inchino cordiale e poi si voltò quasi correndo verso l'uscita, prima di venire bloccata di nuovo dal richiamo del Re.
–Un ultima cosa– si voltò e osservò la sua figura con terrore proprio come si guarda la nera e potente signora con la falce.
–Non venire a dirmi di nuovo che sono deboli, altrimenti quel taglio che hai in viso non te lo avrebbero fatto– la minacciò, lei non rispose, ma i suoi occhi lo fecero da per sé, tremavano anch'essi e barcollò cercando di indovinare quale fosse l'uscita esatta tra le tante che vedeva. Solo dopo che il portone alle sue spalle si chiuse, il suo battito si regolarizzò e così anche il suo respiro. Si toccò la guancia sentendo sotto i polpastrelli la crosta del sangue essiccato e si infuriò a morte, poi sospirò e ripensò a quello che le era appena stato detto: Thoes Velona aveva ragione, se Cremisis era così debole come le era stato detto da quella persona perché era stato in grado di ferirla?

Il Re attese che la porta si chiudesse poi sospirò una nube di vapore acqueo.
–Jude– richiamò il suo fedele servitore che subito si affiancò al suo trono ritto come un soldato.
–Spegni le torce e fai qualcosa per la temperatura... Fa troppo caldo qua dentro– disse sollevando lo sguardo verso l'unica finestra che dava sull'esterno. I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio.


 
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Tutti i preparativi erano stati ultimati e ora il gruppo di Phoenix's Ashes era pronto per riprendere la via del ritorno.
–Nani, Saph venite con noi, non potete più stare qua, sarete al sicuro a Magnolia– affermò Alexis. La sorella più piccola sbuffò e distolse lo sguardo.
–Non ho bisogno della protezione di nessuno, so cavarmela da sola io– ribatté incrociando le braccia, Velvet la afferrò per un orecchio tirandoglielo.
–Ma senti un pò questa, non è bene che andiate da sole, verrò con voi– intervenne la rossa per poi mollare la presa sotto gli insulti della sorella. Nani si avvicinò e le prese il viso tra le mani con la delicatezza che solo lei possedeva.
–No non serve, noi sapremo cavarcela, vagheremo per un pò in modo da confondere chi ci sta cercando, ma soprattutto tu devi andare con i tuoi compagni, quello è il tuo posto non il nostro– cercò di convincerla, Velvet si guardò le spalle dando un occhiata a quel gruppo di pazzi che aveva fatto crollare un intero edificio pur di riportarla con loro e sorrise. Poi tornò con lo sguardo negli occhi della sua madre adottiva.
–Qualsiasi cosa vi succeda contattatemi– si raccomandò. Sapphire batté più volte il piede a terra impaziente e sottovoce mugugnò.
–Ti ho detto che so cavarmela da sola– Velvet la fulminò e in seguito si misero a discutere su chi di loro avesse ragione. Poco distante i compagni assistevano alla scena con un sorriso poi Nani si diresse verso Tyson e lo ringraziò.
–Non ho parole per descrivere quanto io sia felice che Velvet abbia incontrato persone come voi, dal primo all'ultimo siete davvero spettacolari, non voglio sembrarvi appiccicosa ma ho un ultimo favore da chiedervi...– li guardò uno ad uno negli occhi poi si soffermò in particolare su Nicolash che sobbalzò e si irrigidì di colpo.
–Prendetevi cura della mia bambina– il sorriso che fece in seguito fece sciogliere il cuore di tutti: chi non avrebbe voluto una madre così?
–Nani, sono adulta ormai!– esclamò Rockbell contrariata scatenando l'ilarità del resto del gruppo.
Gli ultimi bagagli furono caricati, quattro carri erano stati completamente riempiti di materiale mentre gli altri due di pazienti che sarebbero arrivati a magnolia nell'attesa di essere riportati alla normalità con l'aiuto di quelle vasche. I maghi si erano infine radunati in un cerchio e stavano dividendosi i compiti: avevano optato per separarsi durante il viaggio di ritorno, facendo arrivare i carri scaglionati nel tempo, in modo da non destare troppi sospetti con una carovana di persone.
–Io, Tecla e Casper andremo per primi sul primo carro di pazienti, lui è quello messo peggio e prima sistemiamo tutti meglio è. Nicolash e Priscilla subito dietro con i restanti. Poi ci raggiungerà il carro del metallo di Tyson, seguito da quello di vetro con Noite e Milah, dopodiché arriverà Alexis con il legno, per ultimi Alèk e Velvet con il cemento– Demetra fece tutte le suddivisioni calcolando ogni piccolo fattore e tutti si trovarono d'accordo.
–Ognuno di voi dovrà prendere la strada che gli ho indicato, se arrivassimo tutti insieme a Magnolia potremmo destare sospetti– si raccomandò la ragazza. Noite intanto era praticamente stravaccato sul carro e con la testa appoggiata al bordo guardava verso l'alto.
–Ci sbrighiamo a partire, fa caaaaaldo– si lamentò, Velvet si voltò nella sua direzione.
–Perché lui è qua scusa? Non ci aveva mica attaccati?– chiese, a rispondere fu Priscilla.
–Lascia perdere è un idea di Tyson prenditela con lui– a quelle parole il ragazzo sghignazzò divertito e salì anch'esso sul suo carro ignorando bellamente la domanda. Poco distante anche gli altri si misero ai propri posti pronti per partire, Velvet alzò una mano sventolandola in modo che sua madre e sua sorella potessero vederla distintamente.
–Statemi bene e qualunque cosa accada avrete sempre un posto in cui rifugiarvi!– gridò mentre le loro figure si facevano sempre più piccole, Nani sventolò la sua con allegria e un pizzico di nostalgia, mentre Sapphire a braccia incrociate fingeva di non vederla finché il carro non sparì in mezzo al bosco. Entrambe si caricarono gli zaini in spalla e si voltarono nella direzione opposta intraprendendo il loro viaggio, ma questo non durò molto, sulla loro strada infatti si materializzò una figura completamente incappucciata, che mostrò loro solamente il suo bianco e smagliante sorriso.







ANGOLO AUTRICE:

Hey salve a tutti sorpresi di vedermi, si anche io sinceramente. scusatemi imensamente ho avuto un sacco di problemi ultmamente e veramente poco tempo per scrivere, spero di riuscire piano piano a riprendere il ritmo che avevo una volta! Intanto potete leggere questo capitolo!
Beh cosa dire vi aspettavate una cosa simile? E soprattutto avete notato qualcosa che non va? Tipo, perché Theos Velona dice ad Heartz di non ammazzare nè Casper nè gli altri quando invece ordina ai restanti Vasileias di farlo? Non vi sembra strano? eheh già. E perché Heartz non grida il suo solito Yo! Praticamente prima di ogni frase? Anche questa è una piccola particolarità che verrà svelata più avanti.

Dunque ora invece passiamo all'angolo curiosità e oggi sono incentrate tutte su Theos Velona!
CURIOSITà 1: per chi non se lo fosse mai chiesto il suo soprannome deriva dal greco e significa letteralmente "Dio Ago" oppure lancetta e ho scelto questo per rimarcare il fatto che lui fosse immortale.
CURIOSITà 2: il suo nome è stato scelto anche perché in origine il suo potere insieme a quello dei 6 generali doveva avere a che fare con il controllo del tempo, ma in seguito ho deciso di eliminare questa cosa per avitare di complicarmi la vita (come se non lo stessi facendo proprio ora)

Bene ora ho finito di dire tutto quello che volevo! ci vediamo alla prossima!!
Hola
Lu!

P.S: risponderò alle recensioni e recensirò le storie appena possibile scusate!
  
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