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Autore: Milly_Sunshine    06/01/2023    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[1 dicembre]
Era una mattinata tranquilla allo studio fotografico e Steve sperava rimanesse tale. Certo, non gli sarebbe dispiaciuto se fosse arrivato qualche cliente, ma aveva il terrore che, al posto di uno di questi, la porta si sarebbe aperta e ne sarebbe entrata Phyllis Moore, pronta a chiedergli spiegazioni sulla sua vita privata. Non gliene doveva, ovviamente, ma alla luce di quanto era successo il giorno precedente non era sicuro di poterla liquidare senza dire nulla.
Phyllis non arrivò, ma Steve ebbe comunque modo di preoccuparsi quando il suo cellulare si mise a squillare. Era convinto si trattasse di lei, gli sembrava piuttosto improbabile che intendesse lasciarlo in pace, qualora avesse sentito la sua conversazione con Ellen. Conosceva Phyllis, sapeva che non sarebbe mai cambiata.
Non era Phyllis, era Ellen.
In genere sarebbe stato piuttosto contento di sentirla, ma non sapeva come interpretare quella telefonata. Rispose, sperando di scoprirlo.
«Sì?»
«Sei impegnato?»
«No, perché?»
«Mi sto scervellando da ore. Sto cercando di capire.»
Non aggiunse altro, lasciando libera l'interpretazione.
Steve obiettò: «Non mi sembra il caso di parlarne al telefono. Possiamo vederci durante la pausa pranzo, se sei libera. So che prima o poi dobbiamo parlare di quello che è successo tra noi, ma...»
Ellen lo interruppe: «No, non parlo di noi. Mi riferisco ai delitti di Goldtown. Ho provato a fare una scaletta degli eventi, a prendere qualche appunto. Vorrei mandartelo via e-mail. Ci dai un'occhiata e guardi se mi è sfuggito qualcosa. Ci terrei a confrontarmi con te.»
Steve era talmente felice di non dovere dibattere dei fatti del giorno precedente - almeno per il momento - da non esitare nemmeno un istante.
«Mandamelo, ci guardo.»
«Va bene, ci sentiamo più tardi.»
«Aspetto la tua e-mail.»
Gli arrivò qualche secondo più tardi. La lesse sullo smartphone, realizzando che si trattava di un'ottima ricostruzione.

Anno 1985: Melanie Miller è vittima di una violenza sessuale.
Non è possibile rintracciare la data esatta in cui sia avvenuta, né il periodo. Lo stupratore è rimasto ignoto.

Luglio 1991: Lisa Lynch si toglie la vita, lanciandosi da un ponte. Il suo suicidio suscita molto stupore.
Vecchi scritti della Lynch lasciano ipotizzare che lei stessa sia stata vittima di una violenza sessuale (non ci sono prove, potrebbero essere eventi di fantasia).
Viste le dinamiche, non è del tutto impossibile che la Lynch possa essere stata assassinata.

Ottobre 1994: all'interno della scuola dove lavora come maestra, Melanie Miller viene aggredita da un uomo mai identificato che la colpisce alla testa. Lo stesso uomo uccide un'alunna, riconosciuta come Roberta Robinson, verosimilmente dopo essere stato colto sul fatto.
L'uomo era a volto coperto, non è chiaro perché si sia sentito smascherato dalla Robinson al punto da doverla eliminare, se poi pare non abbia mai tentato di uccidere la Miller.

Luglio 2002: viene uccisa Linda Miller, figlia di Melanie (e forse concepita durante lo stupro), l'assassino non viene mai identificato.
Linda stava cercando il proprio padre naturale, è possibile si sia messa in contatto con qualche vecchia conoscenza della madre a insaputa di quest'ultima.

Novembre 2002: nell'arco di poco tempo vengono assassinati Mark Forrester, Will Mason e Cindy Spencer.
È plausibile che Will fosse alla ricerca di informazioni sul delitto della Miller e che, in qualche modo, sia Mark sia Cindy diano venuti a che fare con le sue ricerche.

Settembre 2017: Meredith Taylor (ex fidanzata di Will e amica di Cindy) e Dylan Carter (giornalista che si stava verosimilmente occupando dei delitti di Goldtown) muoiono in un incidente stradale che al momento non desta sospetti.

Novembre 2022: nell'anniversario dell'omicidio di Mark Forrester, viene uccisa Kimberly Richards, tornata a Goldtown da poco con la convinzione di sapere chi avesse ucciso Mark.
Poco tempo dopo viene assassinata anche Maryanne Sherman, ugualmente tornata da poco tempo a Goldtown. Così come Kimberly, aveva a sua volta lanciato accuse, ma rivolte nel suo caso a Daniel Silver. Il suo cadavere è stato portato proprio nel garage di quest'ultimo.

Domande che ancora non hanno una risposta:
1) il suicidio di Lisa Lynch e l'aggressione a Melanie Miller possono essere collegate?
2) perché l'aggressore di Melanie Miller temeva così tanto "Roberta" Robinson al punto da ucciderla per non essere smascherato?
3) Melanie Miller conosce/ è mai venuta a scoprire l'identità dell'uomo che l'aveva violentata e di quello (probabilmente lo stesso) che l'ha aggredita?
4) cos'ha scoperto - e in che modo se ne è interessato - Will Mason su Linda o Melanie Miller di così importante da dovere eliminare ben tre persone?
5) è plausibile che Dylan Carter fosse venuto a conoscenza dello stesso segreto?
6) chi ha convinto Kimberly Richards e Maryanne Sherman a tornare a Goldtown per poi ucciderle?

Mancavano solo gli ultimi sviluppi, realizzò Steve: l'automobile di Ellen che veniva manomessa dopo la serata nella quale al bar di Patricia aveva messo diverse persone di fronte ai loro segreti più scottanti, manomissione che aveva fatto sorgere dubbi a proposito dell'incidente in cui erano morti Dylan Carter e Meredith Taylor.
Prese in mano il cellulare, chiamò Ellen e attese una risposta, che arrivò dopo appena due squilli.
«Allora? Hai letto? Cosa ne pensi?»
«Penso che ci siano come minimo altre due domande.»
«Ovvero?»
«Ovvero: considerato che è stato Kevin ad avere un incidente con la tua macchina, quando l'obiettivo del killer dovevi essere tu, che intenzioni ha? Vuole ancora tentare di ucciderti? E quando? In che modo? O preferisce stare tranquillo perché teme di fare un passo falso o perché crede di averti spaventata abbastanza da farti desistere dalle tue ricerche?»
«Domanda molto interessante» ammise Ellen, «Che mi suggerisce anche delle ipotesi su quale possa essere l'altra. Per caso pensi dovremmo chiederci come mai abbia manomesso la mia macchina dopo che avevo fatto quel discorso?»
«Più o meno» convenne Steve. «È chiaro che il killer abbia paura. Ammesso e non concesso che possa essere venuto a conoscenza di quella serata senza la complicità di qualcuno dei presenti, che cosa lo spaventava? Cosa temeva che potessi scoprire? E poi, domanda fuori lista, perché Patricia era così preoccupata per te? Va bene, aveva capito che tu e Janice stavate facendo delle indagini per conto vostro, non lo metto in dubbio, ma perché essere così convinta che tu fossi in pericolo? Era spaventata per via del suicidio di sua sorella, che teme possa non essere un suicidio? Crede che la sua morte abbia a che fare con questa storia e, di conseguenza, che chi ha ucciso Lisa - cosa ancora lontana dall'essere provata - possa uccidere anche te?»
Ellen confermò: «In effetti devo riconoscere che il comportamento di Patricia è stato molto più sospetto di quanto lei stessa lo voglia fare apparire. Mi ha dato le sue spiegazioni e ieri le ha date anche a Janice, ma c'è qualcosa che sembra sfuggirmi. Non so, l'impressione è che sospetti fortemente di qualcuno, ma che non abbia prove.»
«Qualcuno» borbottò Steve, «Ma chi? In che modo potrebbe essere entrata in contatto con questa persona o, in qualche modo, averci a che fare? Questo, devi ammetterlo, è inspiegabile.»
«Non del tutto» obiettò Ellen. «Ti ricordo che Patricia era una bambina e che, per quanto diamo per scontato che, in quanto tale, non sapesse niente, potremmo sbagliarci di grosso. I bambini origliano, ascoltano frammenti di conversazioni, senza che gli adulti vi diano troppo peso. Sono troppo piccoli per capire, ma un giorno potrebbero ricordare dettagli e comprendere ciò che un tempo sfuggiva alle loro menti innocenti. Potrebbe essere accaduto proprio questo a Patricia. Potrebbe non essere al corrente dell'identità di chi uccise sua sorella o la indusse al suicidio, ma avere individuato un potenziale candidato.»
«E non ha fatto niente? Voglio dire, niente a parte metterti in guardia?»
«Non possiamo saperlo. Patricia può avere fatto qualcosa, nella speranza di arrivarci in fondo.»
«Qualcosa di che tipo? Perché non ti ha detto niente?»
A Steve sembrò che Ellen esitasse a lungo, prima di dargli una risposta.
«Non lo so, non lo possiamo sapere. Intanto ti ringrazio per questo scambio di vedute. Ci sentiamo, magari domani.»
«Domani?» ripeté Steve.
«Domani» confermò Ellen. «Ho alcune cose da fare, oggi.»
«Non metterti nei guai.»
Ellen rise.
«Cose da fare di lavoro.»
«Dovrei sentirmi più tranquillo?» obiettò Steve.
«Ho un pezzo da scrivere sull'anticipo sempre maggiore con il quale la gente inizia a esporre decorazioni natalizie» puntualizzò Ellen. «Come vedi, non corro il rischio di morire, se non di noia. Ne avrò per un bel po', per qualche motivo gli alberi di Natale preparati sempre prima sono un argomento che comporta riflessioni che non mi sarebbero mai passate per la testa, se non fossi pagata per farlo.»
«Allora ti lascio ai tuoi alberi di Natale» ribatté Steve. «Mi raccomando, dedica tanto spazio al fatto che il Natale stia diventando troppo commerciale. Oppure al fatto che, essendo una festa di derivazione religiosa, sia un insulto ai valori laici.»
«Ti piace rigirare il dito nella piaga, eh?» replicò Ellen. «Si dà il caso che siano altri argomenti inutili che probabilmente presto dovrò approfondire. Non puoi immaginarti che gioia sia per me.»
«Allora ti lascio andare» la salutò Steve. «Si prospettano ore molto interessanti per te.»

 

Ellen ebbe a malapena il tempo di respirare, prima che Janice comparisse alle sue spalle.
«Allora?» le chiese. «Che intenzioni hai? Devi davvero scrivere un articolo sulle luci di Natale?»
«Purtroppo sì» ammise Ellen, «Ma lavorare a quel pezzo mi porterà via molto meno tempo di quanto ho fatto a credere a Steve.»
«Vuoi evitarlo o hai in mente qualcosa?»
«Entrambe le cose.»
«E vuoi evitare Steve per passare del tempo con il tuo ragazzo?»
Ellen scosse la testa.
«Kevin si sta riprendendo e ha bisogno di tranquillità. Non sono sicura che la mia presenza gli farebbe bene. Anzi, temo che gli farebbe male.»
Janice osservò: «Allora sarà meglio pensare alla faccenda che hai in mente. Stai pensando di fare qualcosa di azzardato, per caso?»
«Concedersi qualche azzardo, a volte, è l'unica soluzione» rispose Ellen. «Non voglio fare niente di pericoloso, solo andare a fare qualche ricerca su Melanie Miller.»
«Che tipo di ricerca?»
«Andare nel paese in cui abitava, oppure nei dintorni della scuola in cui è stata aggredita. Qualcuno che la conosceva doveva pure esserci.»
«E...?»
«E cosa?»
«Cosa pensi di fare? Cosa credi di potere scoprire?»
Ellen fu costretta ad ammettere: «Non ho le idee molto chiare ma, per ora, Melanie Miller è il punto di partenza. Se invece vogliamo iniziare dal 2002 e dal delitto di Linda Miller, abbiamo a che fare con una ragazzina che cercava suo padre, il che potrebbe esserle stato fatale. Vuoi che non esista nessuno a cui Melanie confidò chi fosse il padre della bambina, o quantomeno se avesse un fidanzato o un amante occasionale?»
Janice obiettò: «Se tutto fosse così semplice, qualcuno avrebbe dovuto pensarci prima.»
«No, affatto» replicò Ellen. «Non ci sono ragioni per cui qualcuno avrebbe dovuto preoccuparsi di chi fosse il padre naturale di Linda. Chi ci avesse messo lo sperma non era un dettaglio considerato importante, ai tempi. Si seguivano altre piste, non vi era ragione di credere che la storia del suo concepimento potesse avere rilevanza. Va da sé che certe questioni non sono mai state approfondite nella maniera opportuna. È anche questa la ragione per cui il mistero di Goldtown non ha ancora avuto soluzione: per lungo tempo, nessuno ha mai saputo da dove iniziare.»
Janice insisté: «Quello che vuoi fare non ha molto senso.»
Ellen scosse la testa.
«Ti ricordo che vorresti chiedere a Callahan, così a bruciapelo, se ha violentato Melanie Miller trentasette anni fa. Sei così sicura che la mia idea sia peggiore della tua?»
Janice sospirò.
«Almeno stai attenta.»
«Starò attenta.»
«Non sono sicura di poterti credere.»
Ellen sbuffò.
«Ne ho abbastanza delle tue preoccupazioni. Sono venuta a Goldtown per scoprire chi avesse ucciso Mark e gli altri. Non mi fermo. Anzi, il fatto che il killer abbia ucciso di nuovo dopo vent'anni è una buona ragione per non arrendermi. Non stiamo più parlando di delitti lontani nel tempo, ma di qualcosa che ha ancora i suoi effetti. È passato un mese dall'assassinio di Kimberly Richards e ancora non ci sono risposte. È ora di trovarle, non credi?»
«Compendo perfettamente quello che vuoi dire» ammise Janice, «Ma sei davvero sicura che tocchi a te? Lo capisco, vuoi arrivarci in fondo sia per motivi di lavoro sia perché tu stessa ne sei stata coinvolta, ma non sono sicura che sia l'approccio migliore. Arrivati a un certo punto, l'obiettivo non dovrebbe più essere scoprire la verità, ma cercare di sopravvivere.»
Ellen obiettò: «Non sono così pessimista. È vero, sto correndo dei rischi, ma non posso farne a meno. Devo capire. Per te è facile pensare che potresti allontanarti e dimenticare tutto. Per me non lo è: sono già andata via una volta da Goldtown, ma adesso sono ancora qui e non mi do pace.»
«Va bene, come vuoi» si arrese Janice.
«Anche perché non ci sono alternative» concluse Ellen. «Voglio solo avere una tregua e, finché non arriverò in fondo, non sarà possibile.»

   
 
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