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Autore: Milly_Sunshine    08/01/2023    3 recensioni
Novembre 2002: al termine di una serata con gli amici, Mark ha un appuntamento con la fidanzata Ellen, ma lei rimane ad attenderlo invano, senza ricevere sue notizie. Il giorno dopo, l'amara realtà: è stato brutalmente assassinato, mentre si trovava in un luogo in cui già fu consumato un atroce delitto. Il mistero legato alla sua morte non viene svelato, ma provoca la morte di altre persone. Novembre 2022: a vent'anni di distanza, Ellen e gli amici di Mark si ritrovano di nuovo nel loro paese natale per commemorarne la scomparsa, senza sapere che chi ha già ucciso vent'anni prima è ancora in agguato. Li aspetta un mistero fatto di lettere anonime, identità scambiate e intrighi di varia natura. // Scritta nel 2022/23, ma ispirata a un lavoro adolescenziale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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[5 dicembre]
Il primo giorno di lavoro della settimana era ormai terminato, mancavano pochi minuti all'orario di chiusura. Steve valutò se ci fosse il tempo di chiamare Ellen - sapeva che aveva un impegno importante, più o meno a quell'ora - ma preferì non farlo. Non aveva voglia di parlare di quanto fosse accaduto tra di loro e sapeva che, con tutta probabilità, se si fossero sentiti gli sarebbe toccato di farlo.
Non era il suo giorno fortunato, avrebbe scoperto di lì a pochi minuti. Jack, infatti, entrò nel negozio e, in qualche istante, Steve realizzò che non si trovava lì in veste di cliente. Da come gli accennò quasi subito all'avere incontrato Phyllis, di recente, non fu difficile comprendere dove volesse andare a parare: Steve comprese che avrebbe dovuto toccare proprio l'argomento scottante, anche se in assenza della diretta interessata.
Tanto valeva non sforzarsi di negare e far capire subito a Jack di essere al corrente della ragione di quella visita di cortesia.
«Immagino che Phyllis ti abbia raccontato alcune idee che si è fatta a proposito della mia vita privata.»
«Hai un modo elegante di dire le cose» osservò Jack. «Immagino che tu sappia perché sono qui.»
«Veramente immagino che cosa possa averti riferito Phyllis, ma se devo essere sincero mi sfugge il motivo per cui tu ti sia presentato qui. Se avessi voluto raccontare a qualcuno che cosa sta succedendo, mi sarei fatto avanti io.»
«Sì, certo, ti capisco. Solo, penso che i segreti non facciano bene. Prendi me, me ne sono portato dentro uno per vent'anni ed è stato un errore.»
Steve scosse la testa.
«Il tuo errore non è stato avere un segreto. Aveva funzionato bene per vent'anni e nessuno avrebbe più potuto smentirti. Poi hai deciso di riprendere in mano quella vecchia storia e di lavorarci su rendendola più intrigante. Ti sei fatto sgamare perché sei voluto scendere nel dettaglio e hai iniziato a dire cazzate. E poi il tuo segreto era ben più scottante del mio.»
Jack obiettò: «Non penso fosse tanto diverso. Io avevo fatto sesso con Kimberly, tu con Ellen. Kimberly stava con Patricia, Ellen sta con Kevin. Sono due situazioni molto simili.»
Steve puntualizzò: «Mentre tu facevi sesso con Kimberly da qualche parte in una strada fuori paese, Mark veniva assassinato. Mentre io facevo sesso con Ellen, nessuno è stato ucciso. Non ci verrà mai chiesto cosa stessimo facendo in quel momento.»
«Vedo che non hai problemi ad ammetterlo» osservò Jack, «Proprio come non ha avuto problemi Ellen a fare la stessa cosa.»
«Fammi capire, ne hai parlato anche con Ellen?»
«Sì.»
«Cosa ti ha fatto pensare che fosse opportuno?»
«Il fatto che io ed Ellen siamo sempre stati amici. Non penso che tu possa controllare anche le sue amicizie.»
«Non ho mai detto di volerlo fare.»
«Però, all'improvviso, il fatto che io abbia avuto delle conferme da lei ti dà fastidio. Forse dovresti schiarirti le idee, cercare di capire cosa ci sia tra di voi.»
Steve sospirò.
«Grazie per il consiglio, ma non era necessario. È una situazione complicata e non so come andrà a finire.»
Jack volle sapere: «Il tuo obiettivo è tornare insieme a lei?»
Steve replicò: «Ho sempre cercato di avere degli obiettivi, ma spesso non sono riuscito a farli diventare realtà. Non credo che Ellen voglia tornare insieme a me. A lei non l'hai chiesto?»
«Lo chiedo a te. Sei tu quello che non ha impegni sentimentali. Ellen avrebbe potuto sentirsi giudicata.»
«Anch'io potrei sentirmi giudicato, a questo non ci hai pensato? Non sempre rifletto fino in fondo, prima di fare qualcosa. È quello che è successo con Ellen. Non mi sono fatto domande, non mi sono chiesto cosa sarebbe cambiato tra di noi. Tutto quello che so è che qualcosa è cambiato e per ora me lo faccio bastare. Poi mi dirai che non avrei dovuto, perché so che lo farai, ma non posso tornare indietro, solo cercare di guardare avanti.»
«E, toglimi una curiosità, come si guarda avanti nella tua situazione? Prima ti sei sentito oltraggiato perché Kevin si era messo insieme a Ellen...»
Steve lo interruppe: «Questo che importanza ha? Ti ho spiegato le mie ragioni e mi pareva che le avessi capire.»
Jack ribatté: «Posso sforzarmi di capirti finché vuoi, ma tu non solo ti sei scopato Ellen mentre era fidanzata con lui, ma addirittura l'hai fatto mentre era ancora ricoverato in terapia intensiva.»
«Oh, capisco. Tutto questo discorso per arrivare a dire che è stato fuori luogo.»
«Se la vogliamo dire in termini civili, allora sì. Se preferisci che sia più spontaneo, credo che tu ti sia comportato da vero stronzo. Non fraintendermi, non do tutte le colpe a te, ma mi viene più facile dirlo a te, piuttosto che a Ellen.»
«Allora, se mi consideri uno stronzo, perché sei qui? Cosa vuoi?»
«Non ce l'ho con te. Non è affare mio chi ti scopi, però cerca di non fare casini.»
«Sei venuto per dirmi questo?»
«Sì. Forse non ti rendi conto delle conseguenze che le tue azioni potrebbero avere. Ellen è venuta a Goldtown per dei motivi ben precisi. Hai mai pensato che potrebbe essere pericoloso starle intorno?»
Steve sbuffò.
«Perché questo discorso lo fai a me? A Kevin non hai suggerito di stare lontano da Ellen.»
Jack gli ricordò: «Quando si sono messi insieme, non sapevo fino a che punto Ellen stesse dando dei potenziali problemi al killer. E poi, visto com'è andata, Kevin era effettivamente esposto a dei rischi. Vorrei solo che, almeno tu, non rischiassi di farti ammazzare.»
«Se una donna che ti piace davvero rischiasse la vita perché vuole scoprire la verità, tu staresti lontano da lei solo per pararti il culo?» replicò Steve. «Da quando Ellen è tornata a Goldtown, ho rimesso in discussione tutta la mia vita. Va bene, può darsi che la sua vicinanza mi esponga a dei pericoli, ma non vedo ragioni per cui non dovrei correrli.»
«Io, invece, penso che di motivi ce ne sarebbero tanti» obiettò Jack. «Ellen è tornata nella tua vita da quaranta giorni. In questi quaranta giorni si è fidanzata con il tuo collega e, solo in un momento di crisi, si è ricordata di te. Ne vale la pena? Voglio dire, se tu mi dicessi che tra te ed Ellen c'è attrazione sessuale reciproca e per questo avete fatto sesso, non avrei nulla da ridire. Il problema è che tu provi per Ellen qualcosa di molto diverso da quello che lei prova per te.»
«Te l'ha detto lei?»
«Non ne abbiamo parlato. Vedi, Steve, Ellen non prende nemmeno in considerazione l'idea che tra voi possa tornare tutto come una volta.»
«Magari mi accontento di quello che viene. Hai mai considerato l'idea che possa essere così?»
«Ho considerato l'idea che tu potessi darmi una risposta simile. Il punto è che non basta dirlo affinché diventi vero. Te lo ripeto, da quando Ellen è tornata, sei entrato in fissa con lei. Sembri disposto a qualsiasi cosa, pur di potere sperare di tornarci insieme. Però non succederà. Prima o poi Ellen tornerà ad andarsene e tutto finirà di merda, sia per te sia per Kevin. L'unica differenza è che Kevin mi sembra più ancorato alla realtà di quanto non lo sia tu.»
«L'hai visto?»
«Sì.»
«Come sta?»
«Non è morto e non morirà. Se speravi di ripetere quello che successe vent'anni fa, dovrai cambiare piano.»
Steve spalancò gli occhi.
«Ma che cazzo dici? Credi davvero che sperassi che Kevin morisse per avere campo libero con Ellen?»
«Non importa cosa credo io» replicò Jack. «Hai presente cos'è successo con Maryanne, vero? Ricordati che un giorno il killer potrebbe decidere di far ritrovare il cadavere di Kevin a casa tua.»
«Il killer non sa niente di me, di Ellen e di Kevin.»
«Phyllis sa tutto di te, di Ellen e di Kevin. Non penso sia difficile per il killer venire a sapere le stesse cose.»
Steve si oppose a quella teoria.
«Non succederà niente.»
«Sì, hai ragione, l'eventualità più probabile è che Kevin lo scopra e che inizi a pensare che sei un pezzo di merda» ammise Jack, «Ma non sottovaluterei altre possibilità. Il killer ha trovato il modo di tenerci d'occhio... voglio dire, di tenere d'occhio nello specifico noi che frequentavamo Mark. Per qualche motivo sembra sapere molto di noi. Stai attento, e soprattutto cerca di non tirare altre persone in mezzo ai tuoi casini.»
«Non metterò in pericolo nessuno, se è questo che ti preoccupa» lo rassicurò Steve. «In più, prima o poi questa storia finira. È impossibile che l'assassino riesca sempre a farla franca. Prima o poi farà un passo falso.»
«Mi piace il tuo ottimismo, ma non è detto che, quando farà questo passo falso, saremo ancora tutti vivi. Cerca di non dimenticartelo.»
«Non lo dimenticherò. Ad ogni modo Ellen mi ha assicurato che stasera scoprirà qualcosa di importante.»
Jack abbassò lo sguardo.
«Ellen punta in alto, ma forse le converrebbe volare più basso. Rischia davvero di scottarsi.»
Steve gli ricordò: «L'hai già detto più di una volta, ma non si tirerà indietro, né lo farò io. Mi auguro che quel bastardo smetta di uccidere tanto quanto te lo auguri tu.»

 

Ellen parcheggiò l'auto che Janice le aveva prestato davanti al portone di casa di Steve. Suonò il campanello e attese che la aprisse. Non fu necessario attendere molto a lungo.
Gli aveva chiesto di incontrarsi poco dopo l'appuntamento con Roger Callahan e Steve aveva accettato. Era probabile che avesse in mente qualcosa di preciso su come si sarebbe evoluta la serata, ma Ellen l'avrebbe smentito.
Appena Steve la fece entrare in casa, richiuse la porta alle loro spalle.
«Non puoi nemmeno immaginare che cosa sia successo» lo avvertì. «Non saprei dirti se io e Janice siamo ancora allo stesso punto di partenza o se tutto stia per cambiare, ma è comunque stato un incontro molto illuminante, quello con il nostro padrone di casa.»
«Oh» borbottò Steve, senza troppo apparente entusiasmo. «Andiamo a sederci, raccontami tutto.»
Ellen chiarì: «So che ti aspettavi qualcos'altro, ma penso che non dovremmo dimenticarci di quello che accade intorno a noi.»
Steve concordò: «Le tue indagini sono importanti. Ti ascolto volentieri, è giusto parlarne.»
Si sedettero l'uno di fronte all'altra.
«Non so nemmeno da dove iniziare» ammise Ellen, con un sospiro. «Forse dall'inizio. Te l'ho già raccontato: il nostro padrone di casa, il signor Callahan, se ne va in giro con una fotografia di Linda Miller nel portafoglio, l'ha scoperto Janice qualche tempo fa. Abbiamo quindi iniziato a chiederci perché... e abbiamo deciso di parlargliene, alla luce di alcune ricerche che ho fatto di recente.»
«Ricerche?»
«Eravamo nel dubbio che Callahan fosse il padre di Linda.»
Steve azzardò: «L'uomo che ha violentato Melanie Miller nel 1985?»
«Non eravamo sicure che lo stupratore fosse il padre di Linda» gli ricordò Ellen, «E stavamo pensando a un modo per approfondire la faccenda. A quel punto, però, mentre eravamo in una fase di stallo che durava da ormai troppo tempo, mi sono detta che Callahan poteva avere qualche legame di altro tipo con Melanie o, con la famiglia di Linda in generale, e ho voluto accertarmene. Sono quindi andata dalle parti in cui abitava Melanie a quei tempi e mi sono messa a fare domande.» Fece un mezzo sorriso. «Sai, non ho dedicato alle luci di Natale tutto il tempo che ti ho fatto credere. Dovevo cercare risposte.»
«E hai trovato risposte?»
«Non del tutto, ma c'era chi conosceva Roger Callahan. C'era chi lo definiva un caro amico di Melanie Miller, chi invece ipotizzava ci fosse qualcosa di più. Di colpo è stato molto più facile: io e Janice non avremmo più dovuto chiedergli se avesse violentato Melanie, quanto piuttosto se fossero mai stati fidanzati, o se fossero almeno legati da un rapporto di amicizia.»
«E Roger Callahan cosa vi ha detto?»
«Ci ha raccontato di avere avuto una relazione con Melanie, risalente a un periodo antecedente alla violenza che la Miller ha subito. Per farla breve, oltre a Melanie aveva anche un'altra ragazza. Ha dovuto fare una scelta e ha scelto l'altra. Non credo che poi abbia funzionato, fatto sta che poco dopo avere lasciato Melanie si è trasferito e non l'ha più vista. Per lui era una storia conclusa e, anzi, averla lontana era l'unico modo per cercare di tenere in piedi la storia con l'altra ragazza; altra ragazza che non c'entra nulla con questa storia, quindi possiamo metterla da parte. Callahan non è entrato nello specifico, ma dopo deve essersi rassegnato a una vita da single, o comunque non ha cercato mai Melanie. Ha riferito di avere scoperto dopo parecchi anni che si era sposata e che era diventata mamma. Non aveva idea di quando fosse nata Linda, né che la sua nascita fosse antecedente al matrimonio di Melanie. Solo molti anni dopo si sono incontrati a Goldtown.» Ellen fece una pausa, aspettando che Steve dicesse qualcosa. Dal momento che non proferì parola, riprese: «Roger Callahan continuava a non sapere quando fosse nata Linda e, anzi, Melanie gli aveva fatto credere che fosse nata un anno più tardi. Solo quando Linda è stata uccisa ne ha scoperto la data di nascita effettiva: era stata concepita circa due mesi prima della fine della sua relazione con Melanie.»
«Quindi» dedusse Steve, «Linda Miller non era figlia dello stupratore, ma di Roger Callahan.»
«Esatto, Melanie era già incinta quando è stata violentata. Dopo che Callahan ha scoperto la data di nascita di Linda e le ha chiesto spiegazioni, Melanie ha ammesso che era figlia sua e che glielo aveva nascosto, ai tempi, perché sapeva che era impegnato in un'altra relazione, poi in seguito perché non voleva che lo scoprisse dopo così tanti anni. È per questo che Callahan tiene una fotografia di Linda sempre con sé, perché era sua figlia e non ha mai potuto conoscerla.»
«Che storia triste.»
«Già.»
«Però in che modo vi è utile? Sapete chi è il padre di Linda, ma non può essere stato lui l'uomo con cui era in contatto, se né si sentiva con Melanie, né sapeva di avere una figlia, ai tempi. A meno che non abbia mentito...»
Ellen scosse la testa.
«No, non ci sono indizi che portino a pensare che stesse mentendo. Però, così come inizialmente Callahan non sapeva che Linda fosse sua figlia, perché non sapeva esattamente la data del concepimento e della nascita, anche qualcun altro poteva essere nella sua stessa situazione.»
Steve aggrottò le sopracciglia.
«Mhm... non capisco.»
«Lo stupratore.»
«Perché allo stupratore avrebbe dovuto interessare la data di nascita di Linda?»
«Lo so, è un ragionamento assurdo» ammise Ellen, «Ma ipotizziamo per un attimo che lo stupratore, a un certo punto, si sia messo in testa di volere figli a tutti i costi, ma per qualche ragione non ne abbia mai avuti. A quel punto, se sapeva che fine avesse fatto Melanie, potrebbe avere creduto che Linda fosse figlia sua e avuto il pensiero perverso di entrare a far parte della sua vita. A questo punto potrebbe avere senso credere che abbia cercato Melanie e che Linda sia riuscita a contattarlo spacciandosi per la madre.»
«Quindi» osservò Steve, «Questo depravato, che voleva figli a tutti i costi, avrebbe finito per uccidere proprio la figlia?»
Ellen avvertì chiaramente un brivido intenso che la attraversava. Quelle parole, pronunciate ad alta voce, facevano un effetto terribile.
Steve continuò: «Sembra assurdo, ma potrebbe non esserlo. È un uomo senza scrupoli, ce lo vedrei a uccidere la sua stessa figlia, se la sentisse come una necessità.»
«Non l'ha uccisa di proposito, o almeno è lecito credere l'abbia fatto perché l'ha scambiata per la madre» replicò Ellen, «Ma non dobbiamo dimenticarci di chi sia l'individuo con cui abbiamo a che fare. Un tipo del genere, con tutta probabilità, avrebbe potuto addirittura uccidere la propria figlia di proposito, se l'avesse considerata la soluzione migliore ai propri problemi. E...»
Si interruppe, convinta che fosse meglio non pensare ad alta voce.
«E...?» la esortò Steve.
«Niente.»
«Stavi per dire qualcosa. Intendevi dire che il killer potrebbe avere ucciso di proposito il proprio figlio o la propria figlia, a un certo punto? Pensi che il padre di Mark, Will o Cindy sia coinvolto? O il padre di Kimberly o di Maryanne?»
«No, Steve, sei tu che stai facendo questa ipotesi assurda» replicò Ellen. «Non ha senso, non ha alcun senso.»
«Non ha senso» confermò Steve, «Ma nulla ne ha.»
Ellen si alzò e gli si avvicinò. Aveva un solo modo per mettere fine a quella conversazione, anche se il prezzo da pagare era alto.
«Basta parlare di delitti» sussurrò, prima di posare le labbra su quelle di Steve, che si ritrasse.
«Non è il caso.»
Ellen sospirò.
«Eppure so che mi desideri tanto quanto io desidero te.»
«Se mi desideri» replicò Steve, «Me lo devi dimostrare.»
«Credo di avertelo già abbondantemente dimostrato» obiettò Ellen, «Così come me lo hai dimostrato anche tu. O devo pensare che hai cambiato idea?»
Le parve che Steve esitasse, mentre rispondeva: «Non ho cambiato idea.»
Lo lasciò vaneggiare per qualche istante, certa che le sue rimostranze non sarebbero durate a lungo. Aveva ragione: quando tentò di baciarlo di nuovo, Steve la lasciò fare.
Fu sempre Ellen a prendere l'iniziativa e Steve non oppose mai resistenza. Quando più tardi se ne andò, Ellen cercò di togliersi dalla testa quello che era successo, ma non funzionò. Doveva avere l'aria colpevole quando rincasò e trovò Janice ad attenderla.
La sua coinquilina la scrutò per qualche istante, prima di domandarle: «Cos'è successo con Steve?»
«Niente» rispose Ellen. «Non c'è niente di cui tu ti debba preoccupare.»
«Invece mi preoccupo eccome» replicò Janice. «Che cazzo stai combinando con quel poveretto?»
«Non preoccuparti» la rassicurò Ellen. «Presto sarà tutto finito.»
«Presto sarà tutto finito?» ripeté Janice. «Cosa vuoi dire? Che intenzioni hai con Steve? Anzi, che intenzione hai con tutti e due? Presto avranno entrambi il cuore spezzato e non vorranno più vederti.»
«Almeno saranno vivi.»
«Cosa significa?»
«Significa che, per la prima volta, credo di avere una vera pista da seguire. Non so se voglio trascinarli in questa storia, non voglio trascinarci nessuno.»
Janice rimase in silenzio per vari istanti, prima di replicare: «Non capisco. Che pista? Anche con Callahan stavamo seguendo una pista, che poi si è rivelata un buco nell'acqua.»
«Callahan aveva solo una foto di Linda nel portafoglio» le ricordò Ellen. «Non si incastra con tutto il resto della storia.»
«Una foto nel portafoglio e l'aria colpevole» replicò Janice. «Ho avuto la sensazione che ci stesse nascondendo qualcosa.»
Ellen annuì.
«Sì, molto probabile, ma siamo in una di quelle circostanze in cui la ragione per cui si mente è solo coprire un segreto spiacevole, come hanno fatto Janet o Jack vent'anni fa. Con un po' di fantasia, potrei intuire il segreto di Roger Callahan.»
«Ovvero?»
«Ovvero ha scoperto di avere una figlia e che questa era stata assassinata. Le ricerche delle autorità erano in una fase di stallo e probabilmente avrà pensato di rivolgersi a qualcuno che lo aiutasse a scoprire il colpevole.»
Il volto di Janice, di colpo, si illuminò.
«Ho capito cos'hai in mente: Callahan vuole scoprire chi abbia ucciso Linda e Will Mason vuole guadagnare soldi facili. Callahan lo ingaggia per fare ricerche, così Will cerca di avvicinarsi a gente che conosceva la conosceva. Mettendosi insieme a Meredith Taylor, Mason fa amicizia con Cindy Spencer, compagna di pattinaggio di Linda. Forse scopre qualcosa di scomodo, o forse il killer semplicemente pensa sappia qualcosa di scomodo, tuttavia, non sa chi stia pagando Mason. Quando vede Mark dargli i soldi del danno alla macchina, travisa, quindi ecco che Mark è la prima vittima, poi seguono Will e Cindy.»
«Tutto potrebbe filare liscio, devi ammetterlo.»
«Già, ma parlami della pista che stai seguendo.»
«Non ancora. Devo pensarci su. Lasciami un giorno per schiarirmi le idee e accertarmi se quello che mi è venuto in mente sia possibile.»

   
 
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