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Autore: fedegelmi    26/01/2023    0 recensioni
Si tratta di una raccolta di alcuni dei racconti scritti per i corsi di scrittura che sto seguendo da settembre 2021.
È un percorso a ostacoli verso il miglioramento.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo show don't tell è un po' come il prezzemolo: deve essere ovunque, ma va dosato.

In questo caso, il dosaggio l'ho fatto per la combo personaggi e dialoghi; i primi per come si muovono nell'ambiente che li circonda, i secondi per il modo in cui porli all'interno della narrazione.

Come imparare a dosarli? Con tanta pazienza e altrettanta attenzione ai dettagli.

 

✂- - - - - - - -

 

Ok, candela accesa.

Appoggiai l'accendino accanto al vasetto di vetro e recuperai le due vaschette di poke, fresche di consegna, per posizionarle al posto dei piatti.

Incrociai le braccia al petto, osservando soddisfatto il risultato finale.

Dopo questa, una bella scopata me la merito.

Un suono acuto mi fece sobbalzare.

Di già?

Diedi una rapida occhiata all'orologio: era in anticipo di un quarto d'ora.

Alzai la cornetta del citofono. «Sì?»

«France', sono io».

Merda. «Sergio?»

«Sì. Apri per favore, è importante».

Schiacciai controvoglia il bottone e aprii la porta, aspettandolo sull'uscio.

Sentii i suoi passi concitati salire per le scale e in un attimo fu sul mio pianerottolo.

«Tu non sai cos'ho scoperto» esclamò Sergio, gli occhi spalancati.

«Proprio adesso me lo devi dire, Se'?» Strinsi la mano sulla porta, lasciandola socchiusa.

«Mi fai entrare?»

«Ma veramente sto aspettando una».

Sergio mi guardò come se non mi vedesse, spostando lo sguardo oltre le mie spalle. «Due secondi, dai». Mi appoggiò un palmo sulla spalla e fece una leggera pressione.

Sospirai, scostandomi per farlo passare. «Va bene. Ma due, eh».

«Uella! Ti sei dato da fare, strano» commentò una volta visto il tavolino apparecchiato davanti alla finestra. «Stai puntando a una difficile?»

Ridacchiai appena. «Abbastanza».

Diedi un'altra occhiata all'orologio.

Ancora almeno dieci minuti.

C'è tempo.

«Va beh, quindi che c'è?»

Gli occhi di Sergio si sbarrarono di nuovo, come se quella breve conversazione gli avesse fatto dimenticare il motivo della visita. «Credo, anzi, lo so, che Marti mi tradisce».

Sbattei le palpebre ripetutamente prima di strizzarle.

«Marti? Ma va, figurati» esclamai, sentendo il calore aumentare lungo tutto il corpo.

«Ti dico che è così». Portò una mano ai capelli chiari e li strinse.

«Ma perché lo pensi?»

Sergio sospirò e scosse la testa. «Sai che Marti è quasi psicopatica con le date, no?» Annuii. «Ecco, l'altro giorno si è dimenticata del nostro anniversario».

Il mio cuore accelerò di battiti e presi un profondo respiro. «Va beh, dai, dopo cinque anni ci sta che si dimentica».

Lui rise appena, amareggiato. «Certo! Si ricorda pure quando alle sue amiche arrivano le loro cose».

In effetti.

«Ma sì, avrà avuto la testa da qualche altra parte».

«Certo, dallo stronzo con cui mi tradisce». Sergio si rabbuiò, corrucciando le sopracciglia. «Che poi, quel giorno si era pure organizzata per vedere una sua "amica"» mimò le virgolette con le dita «e quell'"amica" la sta vedendo più spesso di me, ultimamente». Cominciò a solcare avanti e indietro il ristretto ingresso del mio appartamento. «Sono un coglione perché non l'ho notato prima, ma è da quando abbiamo avuto il nostro momento di crisi che si vede con 'sta qua. Prima quasi non se la cagava».

Mi grattai la nuca e la mia gamba cominciò a muoversi senza che riuscissi a farla smettere. «Le sarà stata vicino in quel momento lì».

«Ti dico che non c'entra nulla quella lì. Si vede con uno, lo so». Si fermò di nuovo di fronte a me e fissò lo sguardo nel mio. «Devi venire con me, adesso».

«Cosa?»

«Dobbiamo seguirla».

«Seguirla?»

«Mi ha detto che esce a cena con quella». Scosse la testa. «Non ci credo».

«Non possiamo seguirla».

«Voglio fregarla».

Il polso mi vibrò. Un messaggio.

"Sono un attimo in ritardo. Non trovo le altre chiavi e Sergio è uscito."

Abbassai subito il braccio e guardai Sergio trattenendo il fiato.

«Allora? Andiamo?»

Trassi un sospiro di sollievo.

Non ha visto.

«Non posso, ti ho detto che aspetto una».

«E dille di non venire» esclamò lui, allargando le braccia.

«Non scopo da un secolo, abbi pietà».

«Ma se ne hai vista un'altra al mio schifoso anniversario».

Socchiusi le labbra, il cuore palpitante. «Non... mi ha lasciato in bianco».

«E chi se ne frega! Puoi aspettare un'altra sera, no? Io ho bisogno di sapere». Sergio sbuffò e si allontanò di qualche passo, le mani tra i capelli.

Il polso vibrò di nuovo.

"Comunque, ho una sorpresa per te sotto ai vestiti. Dieci minuti e arrivo."

Fu come se mi si offuscasse la vista, mentre tornavo a qualche mese prima, all'intimo nero e oro. Mi sembrò di toccare la sua pelle, di percorrere con le dita quelle curve, lasciando brividi al mio passaggio.

Sentii il sangue defluire verso il basso, l'eccitazione palpitante in ogni parte del mio corpo.

«Se becco quel pezzo di merda...».

D'un tratto non ci fu più lei. Non ebbi difficoltà ad immaginarmi un pugno a un palmo dal mio naso prima che mi colpisse in pieno, portando con sé sangue e dolore.

«Cazzo!»

Sergio si girò verso di me, le sopracciglia corrugate. «Cosa?»

Se. Non me la caverei con un cazzotto solo, mi porterebbe via l'ambulanza. Sono un amico di merda.

«No, niente. Dicevo, che cazzone che è quello».

«E allora vieni con me e becchiamoli». Lui mi si avvicinò, gli occhi iniettati di folle gelosia, i pugni stretti davanti a sé. «Gli do una lezione che non si scorda più e se non lo ammazzo è solo perché non ci vado in prigione per un pezzo di merda».

«Ok, senti, se lo prendi a pugni non vai prigione, ma ti becchi una multa che non te la scordi più nemmeno te» dissi, portando le mani avanti. Ormai mancava poco, troppo poco. «Parla con Marti di 'sta cosa e vedi che ti dice».

«Certo, perché mi verrebbe a dire che c'ha l'amante secondo te».

«Ma dai, è assurdo che ti tradisce. È Marti!»

La tua Marti.

Arricciai il naso.

«Sì, ma non è più lei. Non si è mai dimenticata di nulla». Le sue spalle sembrarono afflosciarsi.

Per la prima volta da quando era entrato, lo vidi abbassare la guardia. Sentii la testa farsi pesante.

«Ma gliene hai parlato?»

Sospirò. «No».

«Non hai detto nulla dell'anniversario?»

«No».

«E a lei non è più venuto in mente?»

«No».

«E allora parlane con lei! Ci sarà per forza un motivo». E fa' che ne inventi uno buono.

«E che mi dici della sua famosa "amica"?» Ancora una volta, mimò le virgolette con le dita.

«Te l'ho detto! Le sarà stata vicina quando eravate in crisi».

Sergio sembrò riflettere, lo sguardo perso dietro di me.

Il citofono suonò.

Merda.

Appoggiai una mano tremante sulla sua spalla. «Ok, senti, per stasera vai a casa e rilassati. Gioca a COD e fatti una birra». Lui annuì. «Domani ne parli con Marti e la risolvete. Se no torni da me e la risolviamo a modo nostro».

Strinsi un pugno, dopodiché alzai la cornetta del citofono.

«Sì?»

«Consegna speciale per Francesco Ferraris».

Sentii la faccia andare a fuoco e deglutii. Che fosse per l'eccitazione o i sensi di colpa, non volli pensarci.

Le aprii il portone e schiusi la porta.

«Mi prometti che vai a casa a fare quello che ti ho detto?» chiesi a Sergio, cercando di sembrare il più convincente possibile.

Aspettò qualche secondo, poi sospirò. «Va bene. Lo prometto».

«Grazie». Sorrisi, il cuore palpitante. «Ora vai, che arriva quella che aspetto».

Lo spinsi con delicatezza verso il pianerottolo e lo incitai a scendere le scale con un gesto delle mani.

Sentii a malapena la sua voce mormorare un "grazie".

Aspettai di non vederlo più e, in quel momento, l'ascensore si aprì; Martina ne uscì con un vestito che lasciava davvero poco all'immaginazione, il cappotto che già le scivolava lungo le spalle.

La invitai a entrare, stringendole i fianchi quando si avvicinò per baciarmi.

Sergio era già lontano anni luce dai miei pensieri.

   
 
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