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Autore: C_Totoro    28/01/2023    2 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Se a Molly avessero detto qualche mese prima che sarebbe finita a vivere sotto lo stesso tetto di Lord Voldemort non ci avrebbe mai creduto. E come avrebbe potuto farlo? Quell’affermazione rasentava la follia, la follia più totale. Soprattutto considerando che, dopo che Harry lo aveva affrontato durante il Torneo Tremaghi, l’Ordine della Fenice era stato ricostituito al solo scopo di eliminare Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Si erano tutti trasferiti a Grimmauld Place numero 12, a casa di Sirius Black, proprio per poter lavorare alacremente, senza sosta, ai fini di sconfiggere il famigerato Mago Oscuro. Per le prime settimane era andato tutto come previsto poi, un giorno, si era presentato Silente, in viso un’espressione greve.
“Dobbiamo collaborare con Voldemort” aveva detto, senza mezzi termini. Molly, lì per lì, non aveva neanche compreso quelle parole ma ricordava molto bene Sirius che si alzava in piedi e lo mandava al diavolo e, per un attimo, Molly aveva visto le movenze canine di Sirius anche nella sua forma umana. Chi più, chi meno, tutti con i loro tempi si erano alzati in sommossa. Perché mai avrebbero dovuto collaborare con l’uomo contro cui l’Ordine della Fenice doveva combattere? Collaborare con l’uomo per cui l’Ordine della Fenice era stato creato! Era privo di senso e Silente, come sempre, si guardava bene dal dare loro spiegazioni chiare. In modo criptico aveva semplicemente detto che “Esiste una minaccia che va al di là del Bene e del Male, una minaccia che piomberà su di noi e, per sconfiggerla, è necessario che Bene e Male collaborino. Altrimenti il mondo per come noi lo conosciamo finirà. Per quanto Voldemort sia un uomo malvagio, è anche un mago molto potente. Ho bisogno del suo aiuto e delle sue conoscenze magiche per poter affrontare questa nuova minaccia”.
Aveva detto così e poi, poco prima di smaterializzarsi, aveva aggiunto che si sarebbe ripresentato lì con Lord Voldemort il giorno seguente.
Sirius aveva protestato a gran voce. Non avrebbe mai collaborato con Lord Voldemort, checché ne dicesse Silente, non avrebbe mai permesso a quel mostro di mettere piede in casa sua e convivere con loro, con i ragazzi e, presto, probabilmente, anche con Harry. Ma Silente lo aveva convinto proprio facendo leva su Harry.
“Tu vuoi che Harry sopravviva, giusto? Pensa che questa nuova minaccia colpirà lui come chiunque altro. Non solo, pensa a questa come a un’occasione: c’è la possibilità che da questa collaborazione la minaccia di Voldemort venga a cessare e Harry, così come il resto del Mondo Magico, sarà al sicuro”.
Sirius non era sembrato affatto convinto, ma Molly lo aveva visto annuire e a Silente tanto era bastato.
Sia lei che Arthur non avevano chiuso occhio tutta la notte, Arthur continuava a dire che lei e i ragazzi sarebbero dovuti tornare alla Tana, ché ormai il Quartier Generale non era più un posto sicuro.
“Siamo venuti qua per nasconderci da Tu-Sai-Chi e ora ce lo ritroveremo sotto lo stesso tetto!” aveva esclamato preoccupato mentre s’infilava il pigiama. Molly era rimasta in silenzio, senza sapere cosa rispondere perché, se è vero che anche lei rabbrividiva al pensiero di Voldemort lì con loro, era anche vero che si fidava ciecamente di Silente ed era sicura non avrebbe mai messo in pericolo la vita di Ginny, Ron, Fred, George, Hermione e, soprattutto, quella di Harry.
“E Ginny? Ginny come la prenderà?” aveva continuato Arthur. “Solo tre anni fa è stato posseduta proprio da Tu-Sai-Chi!”
“Ginny ha detto che se è per il bene del Mondo Magico e, soprattutto, di Harry riuscirà a gestire la situazione” aveva risposto piano Molly, senza molta convinzione perché anche a lei l’idea di Ginny faccia a faccia con uno dei suoi peggior incubi la metteva a disagio.
“Lo sai che Ginny spesso cerca di mostrarsi più forte di quanto in realtà non sia” aveva risposto Arthur. Molly aveva sospirato. Concordava con ogni parola di Arthur, ma cosa potevano fare?
“Dobbiamo fidarci di Silente” aveva quindi detto convinta, prima di spegnere la luce e provare ad addormentarsi.
Il mattino dopo si alzarono tutti prestissimo. Al Quartier Generale non abitavano fisse poi molte persone ma, quella mattina, si erano presentati in molti, probabilmente solo per assistere al momento topico, solo per vedere se Silente avrebbe davvero condotto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato nel Quartier Generale dell’Ordine della Fenice. Erano tutti nervosi, tutti con le bacchette sguainate pronti all’attacco. Fu verso le otto del mattino che la porta si spalancò e ne emerse Silente e, qualche passo più indietro, quello che Molly, dopo qualche secondo, capì essere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Molly si era aspettata di vedere un viso emaciato, bianco, dagli occhi rossi come quelli di un serpente, calvo. Invece, di fronte a lei, c’era un ragazzo di massimo vent’anni. Un bel ragazzo di massimo vent’anni. Era alto, capelli neri, occhi scuri e zigomi alti. Un’espressione indecifrabile sul viso.
“Sì” disse piano Silente vedendo tutti i loro volti sgomenti “Ho pensato che sarebbe stato più facile per voi accettare Voldemort se lo aveste visto con l’aspetto che aveva da giovane”.
Molly, ancora concentrata sul viso del ragazzo, lo vide alzare gli occhi al cielo esasperato.
“Chiamatelo Tom, meno lo collegherete a Voldemort e più sarà facile per voi interagire con lui”.
Molly vide la mascella di “Tom” contrarsi a quelle parole.
“Certo, d’altra parte non ho creato un acronimo proprio perché detesto quel maledettissimo nome” disse in un sussurro sarcastico Voldemort, poi aggiunse in un sibilo irato “Ripetimi ancora una volta per quale motivo non posso stare con te a Hogwarts, Silente? Avrebbe decisamente più senso”.
“Perché ho visto la biblioteca che c’è qui in Casa Black, credo che tu possa trovare volumi molto interessanti. Inoltre, credo potrebbe farti bene convivere con… loro” rispose Silente accennando con la testa ai Weasley, Sirius, Remus, Ninfadora Tonks, Alastor Moody…
Certo” rispose salace Tom “Non vedevo l’ora di vivere con persone che mi detestano”.
“Sarebbe bastato non uccidere i miei migliori amici” abbaiò Sirius, scattando subito.
Molly, agghiacciata, vide le labbra del ragazzo stiracchiarsi all’insù, divertito. L’idea di aver creato dolore lo diverte… pensò con i brividi di disgusto che le scendevano lungo la schiena.
“Già” fece Tom “Sarebbe bastato davvero poco” proseguì con ironia.
Silente si volse verso di lui “Tom, cerca di collaborare. Sappiamo entrambi bene di avere poco tempo, non è il momento di perdersi-”
“Non dirmi cosa devo o non devo fare, Albus” lo interruppe Tom avvicinandosi a un palmo dal suo viso “Sto accettando tutto questo proprio perché sono perfettamente consapevole della situazione, grazie tante”.
Silente annuì, poi si rivolse ai membri dell’Ordine “Siete riusciti a trovare una stanza per Tom?”
“La soffitta” aveva ringhiato Sirius con cattiveria “Avrei preferito il seminterrato ma pare non sia agibile”.
“Tutto questo mi riporta all’infanzia” sussurrò Tom a Silente, sempre più sarcastico “Sono commosso, che bello poter rivivere i tempi dell’orfanotrofio”.
Tom fece qualche passo avanti dando le spalle a Silente “Vedi di presentarti qua spesso, altrimenti ti vengo a prendere al castello” lo aveva poi minacciato con tono basso e aspro.
Molly aveva sperato che Silente sarebbe rimasto con loro più a lungo, giusto per dare tempo a tutti loro di acclimatarsi col nuovo ospite. Invece Albus se l’era svignata nel giro di mezz’ora. Erano quindi rimasti tutti fermi nell’ingresso a squadrarsi adirati. A dir la verità, a Molly il ragazzo – Tom o Voldemort o comunque lo si volesse chiamare – sembrava abbastanza rilassato. Più che guardare loro continuava a lanciare lunghe occhiate alla Casa, come se ne fosse incredibilmente affascinato. Con sua somma sorpresa, Molly si accorse che non riusciva proprio a far coincidere l’idea che aveva in testa di Voldemort con la figura del ragazzo che era di fronte a lei. Era come se, pur sapendo che quel bel ragazzo fosse Lord Voldemort, la sua mente si rifiutasse di processarlo come tale.
“Sì, è proprio per questo motivo che Silente mi ha chiesto di trasfigurare il mio aspetto” le rispose Tom, inclinando la testa e fissando i suoi occhi scuri in quelli di Molly.
“Sarebbe così gentile da mostrarmi la mia stanza, signora Weasley?” le aveva poi domandato con un tono tanto educato che Molly ne era rimasta sorpresa, come era rimasta sorpresa dal fatto che fosse riuscito a leggerle la mente con così tanta disinvoltura ma, d’altra parte, Silente l’aveva detto, Voldemort era un abile Legilimens.
Molly annuì, senza sapere bene cos’altro fare.
“Bisogna salire le scale” mormorò facendogli cenno di seguirla.
“Sì, lo avevo immaginato” rispose faceto Tom e Molly ebbe l’istinto di voltarsi e riprenderlo. Poi si bloccò. Non è un ragazzo. È un uomo più grande di me, è Voldemort, un Mago Oscuro…
Vengo su con voi” si intromise subito Sirius raggiungendoli mentre gli altri continuavano a rimanere fermi nell’ingresso.
“Io vi seguo con l’occhio” abbaiò subito a sua volta Moody, facendo scattare il suo occhio magico sulla schiena di Voldemort.
Tom si era limitato a ridacchiare “Volessi uccidervi potrei farlo senza neanche tirare fuori la bacchetta” alzò le spalle e seguì Molly lungo le scale mentre Sirius gli puntava la bacchetta sulla schiena.
Molly aveva cercato di sistemare la soffitta come meglio aveva potuto, ma Sirius era stato irremovibile su un punto: Fierobecco non sarebbe stato sfrattato. La signora Weasley aveva provato in tutti i modi a far ragionare Sirius ma, testardo com’era, non c’era stato modo di convincerlo a trovare un’altra sistemazione o a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato o, in alternativa, all’ippogrifo. Quando quindi arrivarono in cima alle scale e la porta della soffitta venne aperta, fu inevitabile che Voldemort si trovasse di fronte Fierobecco.
“Cosa ci fa un ippogrifo qua dentro, per Salazar” esclamò adocchiando l’animale e corrugando la fronte.
“Dev’esserci qualcuno che ti tenga d’occhio ventiquattro ore su ventiquattro” ringhiò piano Sirius, soddisfatto della sua trovata. Molly sentì i brividi di panico scenderle lungo la schiena, per quanto l’aspetto di Voldemort fosse gradevole, intorno a lui c’era una… un’atmosfera bizzarra. Era quasi come essere vicino a un Dissennatore. Tuttavia, dopo l’attimo di sorpresa, Molly vide di nuovo il viso di Voldemort rilassarsi e poi la sua bocca distendersi in un sorriso divertito. Entrò senza esitazione dentro alla stanza e poi, prima di chiudere loro la porta in faccia sibilò con alterigia “Fortuna che sono un amante degli animali”.
 
Molly scoprì presto come in realtà Voldemort, o meglio, Tom (come ormai aveva iniziato a pensare a lui) non fosse affatto un ospite spiacevole da avere in casa. C’erano diverse cose dalle quali Molly era rimasta colpita e aveva iniziato a notarle sin dalla prima volta in cui avevano pranzato tutti insieme.
Il giorno dell’arrivo di Voldemort, la cucina di Casa Black era stata affollata come non mai. Tom scese mezz’ora prima dell’orario di pranzo, osservò per qualche istante la signora Weasley spadellare e poi le si avvicinò e, con fare educato, le chiese se avesse potuto aiutarla a fare qualcosa. Molly trasalì, spaventata, i piatti che teneva in mano le scivolarono e già se li immaginava frantumati a terra quando invece la loro caduta venne frenata. Molly alzò lo sguardo sorpresa sul ragazzo davanti a lei. Era stato lui. Era stato Tom. Ma come aveva fatto? Non aveva neanche la bacchetta in mano!
“Faccia un po’ più di attenzione, signora Weasley” la esortò con un sorriso gentile mentre faceva levitare i piatti fino alla tavola e quelli si andavano a posare placidamente sul legno del tavolo.
Molly non capiva come potesse essere possibile. Si era immaginata un uomo malvagio in tutto e per tutto. Un uomo sgraziato. Un uomo orribile dai modi grotteschi. Invece si trovava davanti un ragazzo dal viso pulito, i modi gentili ed educati. Sicuramente molto silenzioso, ogni tanto poteva fare qualche commento salace o sarcastico ma, in generale, sembrava essere una persona per bene. Se le avessero chiesto di scommettere se fosse o meno un Mago Oscuro, Molly, a vederlo così, avrebbe scommesso di no. Era troppo gentile, troppo educato e… arrossì un po’ al pensiero, perché davvero il suo aspetto era molto giovane, ma non poteva negare che Tom fosse un bel ragazzo. Tuttavia, c’erano state altre cose che Molly aveva notato già durante il primo pranzo tutti insieme: Tom non mangiava. Si era data particolarmente da fare quel giorno, cucinando per tutta la mattinata (al di là del nuovo ospite, c’erano davvero molte persone nuove); mentre tutti mangiavano voracemente l’arrosto con le patate al forno, gli occhi di Molly Weasley non avevano lasciato un momento il piatto di Tom Riddle. Gli aveva fatto una bella porzione abbondante – d’altra parte aveva proprio un aspetto molto sciupato, Molly era sicura che Tom fosse sottopeso – eppure, quella bella porzione, rimase quasi inviolata. L’aveva visto mandare giù qualche boccone poi aveva appoggiato forchetta e coltello ed era rimasto in contemplazione del piatto. Per qualche minuto Molly si era morsicata la lingua, cercando di resistere alla tentazione. Poi, infine, scoppiò.
“Non ti piace?” gli chiese cercando di sovrastare il tintinnio degli altri che mangiavano. Nessuno si era voluto sedere vicino a Voldemort che, quindi, risultava un po’ lontano da tutti. Malocchio e Kingsley continuavano a osservarlo con attenzione, la bacchetta sotto al tavolo puntata su di lui come se si aspettassero di dover intervenire da un momento all’altro.
Molly rimase pazientemente in attesa di una risposta da parte di Tom ma, quest’ultimo, non aveva neanche alzato lo sguardo dal suo piatto, continuava semplicemente a osservarlo corrucciato dopo aver mandato giù due bocconi.
“Non ti piace, Tom?” aveva quindi chiesto, di nuovo, alzando il tono di voce. Il tintinnio delle stoviglie e il brusio delle chiacchiere si era bloccato e, infine, Voldemort aveva alzato gli occhi su di lei. Sembrava quasi sorpreso da quella domanda, come se non si aspettasse che qualcuno potesse trovare interessante quanto e cosa mangiasse. Tom alzò le spalle, poi le sorrise “È buono, signora Weasley, purtroppo però non sono mai stato abituato a mangiare molto”.
“Forse è ciò che accade dopo anni passati come spirito, nullità” lo aggredì Sirius. Remus lo riprese a bassa voce e Molly notò come sia Malocchio che Kingsley avessero portato la mano con la bacchetta all’altezza del petto, pronti ad attaccare o difendere. Tom, tuttavia, non aveva fatto una piega, solo, il sorriso era leggermente tremolato “O forse è perché a cinque anni ho vomitato le patate e la direttrice dell’orfanotrofio mi ha fatto mangiare il mio vomito. Chissà”.
 
“Ma secondo te è vero, Arthur?” chiese Molly quella sera prima di andare a dormire.
Che cosa, Lollymolly, cara?”
“Che… sì, insomma, la direttrice dell’orfanotrofio ha fatto mangiare a, ehm, Tom il proprio vomito…” rispose in un sussurro sommesso Molly torturando le lenzuola con le mani. Ci pensava da tutto il giorno. Potevano esistere davvero persone tanto crudeli? Persone così crudeli con dei bambini? Come si poteva far mangiare il vomito a un bambino di cinque anni? Ogni volta che s’immaginava la scena si sentiva male e gli occhi le si riempivano di lacrime.
“Non ci pensare” la redarguì subito Arthur “Tu non devi ascoltare quello che dice quel ragazzo, uomo, o quello che è. Ti ricordi cosa ha detto Alastor? Ha detto che è molto bravo a manipolare, starà cercando di farci provare pena per lui o qualcosa del genere…”
“A me non sembra stia fingendo però” lo interruppe Molly avvicinandosi al corpo del marito e appoggiando la testa sulla sua spalla “Anzi, mentre diceva quelle cose… aveva uno sguardo sincero”.
“Per Merlino, Molly” la riprese Arthur esasperato “Stiamo parlando di… beh, di Tu-Sai-Chi. Immaginatelo con gli occhi rossi e il viso da serpente, vedrai che ti sarà più facile vederlo per quello che è realmente”.
Molly annuì, non del tutto convinta. Cos’era realmente Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?
Il mattino dopo si svegliò come al solito molto presto, Molly infatti era sempre la prima a scendere e iniziare a  preparare la colazione. Scese le scale ancora sbadigliando e come mise piede in cucina rimase ferma e immobile sulla porta.
Voldemort era lì.
Il respiro le si mozzò in gola e, quando il ragazzo si volse verso di lei, quasi si sentì svenire: un conto era interagire con lui mentre era attorniata dagli Auror, un altro da soli quando la casa era ancora addormentata.
“Buongiorno, signora Weasley” la salutò Tom sempre sorridendo. Molly, tuttavia, notò come quel sorriso non arrivasse mai a scaldargli gli occhi. Era come una maschera.
Devo seguire il consiglio di Arthur, si disse, facendo qualche passo avanti. Lui è un uomo malvagio. Ha ucciso innumerevoli persone, ha gli occhi rossi, le sembianze di un serpente…
“Ho preparato la colazione, spero non le dispiaccia” proseguì Tom poggiando un piatto pieno di salsiccia e bacon sul tavolo e tornando poi ai fornelli per finire di preparare le uova.
“Oh” fece Molly scrutando con attenzione il piatto. E se fosse avvelenato?
“Il veleno è l’arma delle donne” le rispose ammiccando nella sua direzione “Be’, non proprio di tutte le donne. Bellatrix, ad esempio, è una donna molto più… come dire… fisica” proseguì, come se stesse parlando dei metodi di cottura della pasta “Ma ad esempio lei… credo sceglierebbe il veleno, se proprio dovesse uccidere qualcuno. Dico bene, Molly?” chiese portando in tavola anche le uova strapazzate per poi sedersi di fronte a lei.
Molly puntò i suoi occhi color nocciola in quelli del ragazzo seduto di fronte a lei. Come riusciva a parlare in modo così normale di uccisioni?
“Non ho mai pensato a uccidere nessuno, a dir la verità” rispose Molly, abbassando di nuovo lo sguardo sui piatti di fronte a lei. Sembravano cucinati piuttosto bene, il bacon aveva un aspetto particolarmente succulento: croccante al punto giusto. Si domandò distrattamente dove avesse imparato, non aveva mai pensato che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse un cuoco, non se l’era mai immaginato mangiare, figurarsi cucinare. Eppure, in quel momento, si trovava in una situazione estremamente bizzarra. Seduta a tavola con il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi con uova, salsiccia e bacon cucinati proprio da lui. E se avesse usato le Arti Oscure per preparare tali piatti? C’erano incantesimi oscuri per le uova strapazzate?
“No?” chiese Tom appoggiando i gomiti sulla tavola e sporgendosi un po’ di più verso di lei “Credo di aver sempre desiderato uccidere, di aver sempre avuto questa, come dire… pulsione” proseguì Voldemort con fare meditabondo “Fantasticavo di uccidere già da bambino. Volevo uccidere la signora Cole – la direttrice dell’istituto – e poi gli altri bambini babbani… non potevo chiaramente ucciderli. Allora ho iniziato a mettere in pratica quelle fantasie sugli animali”.
Molly a quelle parole si riscosse e sentì un brivido scenderle lungo tutto il corpo. Ne parlava con un tale distacco da essere raccapricciante, inquietante, quasi vomitevole. Come poteva un bambino desiderare di uccidere?
“Hai ucciso degli animali?” domandò in un sussurro Molly osservando il legno del tavolo. Non aveva mai notato tutte quelle venature strane…
“Ho impiccato un coniglio in seguito a un litigio”
Anche senza guardarlo, Molly intuì che Tom stava sorridendo. All’improvviso le passò la voglia di fare colazione e stava quasi per alzarsi e andarsene quando, in modo inaspettato, le tornarono in mente le parole che aveva detto il giorno prima, quelle che non l’avevano fatta chiudere occhio.
“Davvero ti ha fatto mangiare il tuo vomito?” chiese quindi, senza riuscire a trattenersi. Tom assottigliò lo sguardo e alzò le spalle “Perché dovrei mentire?” domandò inclinando il capo di lato.
“Per… pena-” Molly si interruppe. Si era accorta di aver detto la cosa sbagliata perché gli occhi di Voldemort avevano pericolosamente lampeggiato, screziandosi leggermente di rosso. L’istinto di Molly le suggeriva d’inventarsi una scusa e tornare su da Arthur e aspettare che qualcun altro scendesse in cucina con lei.
Pena” ripeté lui con un tono pieno di disgusto “Non voglio la pena di nessuno. Non l’ho mai voluta”.
Molly si morsicò distrattamente l’interno della guancia, combattuta tra la voglia di scappare lontana da lui e la voglia di approfondire. Era più forte di lei, l’idea che un bambino di cinque anni venisse maltrattato a quel modo… pensò a tutti i suoi figli, pensò a quante volte avevano vomitato a causa di influenza intestinali o altri motivi più sciocchi e le parole furono sulle sue labbra prima che lei potesse anche solo accorgersi di stare parlando.
“Mi dispiace” disse Molly, senza saper cos’altro rispondere “Per… insomma, quello che è successo” fece una pausa, pensando che era davvero troppo magro e che non potesse continuare a vivere solo mangiando due bocconi per pasto.
“Qual è il tuo piatto preferito?”
Tom corrugò le sopracciglia sorpreso. Non capiva la connessione tra la domanda che quella strana e sciocca donna gli aveva posto con quello di cui stavano parlando. Si strinse nelle spalle senza sapere cosa rispondere perché non aveva mai avuto un piatto preferito, poi abbassò lo sguardo sul tavolo e borbottò, cercando di cambiare argomento “Ho dimenticato i piatti” e quelli, come finì di dire quella frase, si materializzarono davanti a loro.
“Ma come fai?!” esclamò sorpresa Molly. Continuava a fare magie non verbali, senza l’utilizzo della bacchetta. Si sentiva quasi come una Babbana di fronte a un semplice Wingardium Leviosa, sapeva ovviamente fossero magie possibili, e tuttavia non aveva mai visto nessuno di persona farlo, neanche Silente. Sicuramente anche l’anziano preside ne era più che in grado e, tuttavia, non aveva mai sentito la necessità di mostrare le proprie doti in modo così diretto ed esplicito… Molly sorrise leggermente. Stava iniziando a capire l’uomo davanti a lei. Forse effettivamente, pur essendo più grande di lei, non era così diverso da tanti bambini: era solo in cerca di attenzioni.
“Anche Bella rimaneva sempre affascinata” commentò Tom con un sorriso soddisfatto.
Bella… Bellatrix Lestrange?”
Tom non fece in tempo a risponderle che la porta si spalancò e ne emersero Sirius, Arthur e Remus. Molly si zittì immediatamente – non voleva che glia latri pensassero stesse fraternizzando col nemico – e riempì in silenzio i piatti per i nuovi arrivati ma, come si sedettero al tavolo con loro, Tom si alzò.
“Grazie per la colazione, signora Weasley” disse, senza neanche aver toccato niente. Molly fece per aprire la bocca, confusa, ma non ebbe il tempo di articolare nessuna tipo di parola che Tom scomparve con un sonoro schiocco.
 
Molly, ben presto, iniziò ad aspettare quei momenti di solitudine con Tom più di quanto le facesse piacere ammettere. Non sapeva a che ora il ragazzo si alzasse; non importava quanto presto lei si svegliasse e scendesse in cucina: lo trovava sempre immancabilmente lì. Se all’inizio aveva avuto timore e paura di Tom, più ci chiacchierava al mattino – quando non era attorniato dagli altri membri della casa che lo squadravano come se fosse un demone – più imparava a conoscerlo, e Molly si rese conto di come proprio non riuscisse a odiarlo. Non quando iniziava a scorgere dietro alla sua maschera di freddezza indecifrabile un passato di abusi e torture. Davanti a lei c’era solo Tom, un ragazzo di vent’anni dalle incredibili capacità magiche e non… non… beh, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Tuttavia, vedeva come l’aspetto di Tom si facesse via via sempre più… malato. Dimagriva a vista d’occhio – d’altra parte, praticamente non mangiando, si sarebbe stupita del contrario – e aveva delle profonde occhiaie nere che gli cerchiavano gli occhi.
Quella mattina Molly si svegliò alle quattro con un sussulto. Rimase qualche minuto a rigirarsi sotto le lenzuola ascoltando il russare di Arthur, poi decise di alzarsi e scendere giù curiosa di capire se Tom fosse già sveglio e in cucina o, se per quella volta, sarebbe stata lei a precedere il ragazzo. Come giunse davanti alla porta della cucina sentì bisbigli sommessi.
“Dobbiamo continuare su questa strada, Tom. Tu continua la tua ricerca sulle Arti Oscure, io continuerò sulla strada della Magia Bianca”.
“Sei davvero convinto che solo la commistione di tutte le Arti possano creare un incantesimo abbastanza potente per bloccare…?” Tom s’interruppe per qualche istante “Non lo so, Silente. C’è troppo come dire… dislivello tra i tipi di magia. Vedrai che quando proveremo a unire gli incantesimi che stiamo creando esploderà tutto. È evidente finirà così”.
Molly si avvicinò un po’ di più, incuriosita. Era la prima volta che sentiva discorsi di quel tenore. Anche gli altri membri dell’Ordine stavano facendo ricerche, principalmente su magie antiche e, chi lavorava al Ministero, cercava di carpire segreti dall’Ufficio Misteri dove le sperimentazioni si sprecavano. Ma era la prima volta che qualcuno parlava di unire la Magia Bianca alle Arti Oscure, creando un incantesimo nuovo, diverso, potente
“Per questo, a mio modo di vedere, dovremmo liberare Gellert”.
Tom ridacchiò “Oh ma che bella idea. E scommetto che lui invece avrà il permesso di stare a Hogwarts, eh?”
“Non posso di certo farlo stare qua…”
“No? A lui non farebbe bene vivere con persone che lo odiano?”
“Siete due narcisisti egocentrici, fareste esplodere Casa Black dopo dieci minuti”.
Tom sbuffò “Silente, ti avverto, libera Grindelwald e dovrai liberare anche Bella. Non accetto compromessi a riguardo”.
Pur non vedendolo, Molly capì che Silente stava sorridendo “Non ti conoscessi, penserei quasi che ti preoccupi per lei, ti troverei quasi… dolce”.
“Dolce…” ripeté Tom con disgusto “Non si tratta di dolcezza. Bellatrix è una strega abile, conosce le Arti Oscure molto bene, mi sarebbe utile avere qualcuno che possa aiutarmi. Oppure credi che non sia all’altezza perché è una donna?” fece una pausa “Ah, questo maschilismo da te Albus proprio non me lo aspettavo” sibilò, la voce intrisa di freddezza. Dopo qualche attimo, Molly lo sentì di nuovo parlare.
“Signora Weasley” disse Tom più forte “Ha intenzione di rimanere lì a origliare oppure vuole entrare?”
Molly sussultò mentre la porta della cucina si spalancava con uno scatto e rivelava i due maghi seduti al tavolo uno di fronte all’altro con, in mezzo, una torta al limone.
“Buongiorno, Molly. Sei molto mattiniera” la salutò Silente, affabile.
“Albus!” esclamò Molly facendo qualche passo avanti “Non volevo origliare, davvero, solo che… insomma, non volevo interrompere”.
“Non c’è problema” le rispose Silente “Siediti qua con noi e assaggia questa buonissima torta al limone che ha preparato Tom”.
Molly vide Tom alzare gli occhi al cielo e incrociare le braccia e le venne da sorridere: Tom amava i complimenti, per qualsiasi motivo questi arrivassero, ma quando si trattava di elogiare le sue doti culinarie faceva sempre il sostenuto. Molly era davvero stupita del fatto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sapesse cucinare così bene, preparava sempre lui la colazione e nessuno degli altri abitanti di Casa Black si era accorto del cambio di chef. Anzi, avevano iniziato a farle molti complimenti, spesso chiedendole cosa avesse cambiato, quale fosse la nuova ricetta.
Molly si sedette accanto a Silente e si servì una porzione di torta e una tazza di tè.
“Volete liberare Gellert Grindelwald?” chiese cercando di mantenere un tono normale e non preoccupato, mentre con la forchetta tagliava un pezzettino di torta.
“Albus vuole liberare Gellert” precisò subito Tom “Mi dica, Molly, si sentirebbe tranquilla con un altro Mago Oscuro a piede libero?”
Molly aggrottò le sopracciglia, la forchetta a metà strada tra il piatto e la sua bocca.
“Non sei poi così male, tu, Tom” disse alzando le spalle e portandosi infine il pezzo di torta in bocca. “Oh ma è buonissima, caro!” si complimentò subito poi quasi si strozzò con la torta.
Caro.
Lo aveva chiamato caro.
Silente proruppe in una risata e Tom afferrò i tovaglioli a centro tavola e glieli lanciò addosso.
“Non una parola, Silente! Non una parola” sibilò adirato Tom.
“Non ho detto niente” rispose Silente asciugandosi una lacrime con un dito “Sono molto contento che tu sia riuscito a fare… come dire, amicizia”.
Tom fece schioccare la lingua contro i denti “Amicizia, certo. Se la signora Weasley sapesse la metà delle cose che ho fatto se la darebbe a gambe levate”.
“Oh ma io so quello che Voi-Sapete-Chi ha fatto” si riscosse Molly. Tom si voltò verso di lei con un ghigno “Quello che io ho fatto” la corresse. “Sono io ‘Lei-Sai-Chi’, Molly” si passò la lingua sulle labbra sottili “Non se lo dimentichi mai” aggiunse in un sussurro minaccioso.
Silente batté una volta le mani “Bene. Credo sia seriamente giunto il momento di andare per me.  Molly, confido nella tua discrezione. E Tom… pensaci”.
Tom alzò le sopracciglia “A cosa dovrei pensare?”
“A liberare Gellert” disse alzandosi in piedi.
“Ma a me va benissimo” rispose prontamente alzandosi a sua volta “Ma se liberi Grindelwald io vado a liberare Bella”.
Silente scosse la testa “La differenza sta nel fatto che Gellert Grindelwald potrebbe essere la chiave affinché il nostro Incantesimo Grigio possa funzionare… Bellatrix, invece… è un tuo capriccio”.
Tom alzò le spalle “Non è un capriccio ma, anche se lo fosse, continua a essere una conditio sine qua non. Non ti aiuterò ad andare Nurmengard e liberare quell’altro se non liberiamo anche Bellatrix da Azkaban. Così è, che ti piaccia oppure no”.
Silente lo osservò per alcuni istanti da sopra gli occhiali a mezzaluna “Va bene, ne discuteremo ancora, Tom” disse infine, fece un cenno a Molly e se ne andò.
Molly osservò per qualche istante Tom finché quest’ultimo non si risedette a tavola. Era molto curiosa, sia di quello che aveva origliato riguardo a commistioni di magia di natura diversa, sia a… possibile che Tom fosse innamorato?
“Non sono innamorato” ringhiò subito lui perforandola con i suoi occhi scuri. Quando non si screziavano di rosso, sembravano sempre due pozzi neri molto profondi.
Molly scosse la testa, ogni tanto gli ricordava davvero un bambino: sembrava proprio un ragazzino che negava la sua prima cotta perché si vergognava troppo ad ammettere che gli piaceva la sua fidanzatina a scuola.
“Ho conosciuto Bellatrix a Hogwarts” iniziò piano la signora Weasley prendendo ancora una fetta di torta al limone “Ciò che ha fatto ai Paciock è…”
“Encomiabile”
“… disgustoso”
“Punti di vista differenti, cara Molly” rispose Tom ridendo forte. Capitava di rado di vederlo ridere, ridere divertito e non quei sorrisetti spocchiosi che spesso rifilava agli altri. Come spesso le accadeva quando si rendeva conto che il ragazzo di fronte a lei fosse il Mago Oscuro che aveva seminato panico per anni, che aveva ucciso e torturato innumerevoli persone, la prese forte un senso di disagio. Scrutava quel viso pallido, stanco ed emaciato in cerca di tutto quell’orrore eppure, davanti a lei, continuava a esserci solo un ragazzo che non aveva ricevuto abbastanza affetto da bambino. Non si era poi molto confidato con lei; dopo che aveva rivelato di essere stato costretto a mangiare il proprio vomito non aveva più emesso un fiato di quanto aveva patito da bambino. Ma Molly era attenta, attentissima, quando si trattava di ragazzi: era mamma di sette figli e sapeva fiutare il disagio e il dolore da lontano un miglio. Aveva notato tutti i segni che aveva sulle braccia – bacchettate? Frustate? - notava come odiasse rimanere al buio o come gli davano fastidio determinate frasi e modi di porsi con lui. Tom amava essere in controllo e, non appena vedeva che le cose gli stavano sfuggendo di mano, iperventilava. Non in modo evidente, chiaramente, ma chiunque avesse un occhio attento avrebbe potuto indovinare il suo stato d’animo. E poi… poi aveva notato come la sua mascella s’induriva ogni volta che veniva chiamato “Tom”.
Molly sorrise, perché, almeno a quel problema, una soluzione l’aveva trovata “Hai ragione, caro, punti di vista diversi”.

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Non so neanche più come questa idea mi sia venuta. fatto sta che ormai questa storia è stata scritta (ho già pronti diversi capitoli perché ormai la scrivo da ANNI. Anzi, qua ne ho accorpati tre). In un'intervista (che ora non riesco a trovare) la Rowling ha detto che se avesse potuto Molly Weasley avrebbe fatto da madre al mondo intero. E allora ecco, perché non vedere cosa ne esce fuori se la si mette insieme a Tom Riddle/Voldemort? 
Questa storia è un DISAGIO. Non è stata scritta per essere coerente ma solo per farsi due risate ed esplorare i personaggi in situazioni inedite. 

Ok. Alla prossima.

Clo

 
  
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