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Autore: Shadow writer    11/02/2023    3 recensioni
Nate è un ventiquattrenne disilluso e pessimista. Ha un lavoro che odia, vive in una città che non sente sua ed è rimasto intrappolato in un passato che non riesce ad accettare.
Per aiutare un amico, partecipa a una corsa automobilistica, ma questo lo porterà a invischiarsi in qualcosa di più grande di lui.
"«Si dice che tu ti stia facendo un nome in città» commentò Alison, appoggiandosi al bancone di fronte a lui.
Il ragazzo alzò gli occhi dalla bistecca e incrociò quelli civettuoli di lei.
«È stata la mia prima e ultima gara» ribadì, «l'ho già detto a Richie.»
Lei fece schioccare la lingua contro il palato in segno di disappunto.
«Mi hanno riferito che ci sai fare con le auto.»
Nate rise e si sporse verso la ragazza.
«Me la cavo bene con molte cose, Alison» quando pronunciò il suo nome, le appoggiò le dita sotto il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, «ma ciò non significa che io sia interessato a tutte queste.»"
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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L’ultimo traguardo 
 

Sulla scrivania di Richie c’era uno strato di polvere sottile ma abbastanza visibile perché si notasse anche quando fuori era buio e le luci della stanza erano accese. Quel pulviscolo impalpabile era tutto ciò su cui Nate riusciva a concentrare i suoi occhi e la sua mente.

Una volta tagliato il traguardo, aveva raggiunto Richie, che lo aveva convinto ad andare al Venus, quanto meno per assicurarsi che Mila non avesse bisogno di cure. Appena arrivati, infatti, l’avevano affidata a Britney, una delle ragazze che, prima di abbandonare l’università, aveva studiato per fare l’infermeria e le avevano lasciate in una stanzetta confortevole del piano terra, mentre Nate era stato trascinato all’ufficio al primo piano. 

Era crollato sulla poltrona di fronte alla scrivania esausto, senza forze. Si ricordò di avere la pistola nella felpa solo quando Richie gli chiese di restituirla. L’appoggiò sul legno polveroso e tornò con lo sguardo perso nel vuoto. Questo, fino a che Alison fece ingresso nel suo campo visivo, sedendosi sulla poltrona uguale alla sua poco distante, con Ross che si guardava attorno, assicurandosi che nessuno la toccasse. Nate si animò all’improvviso, sentendo di nuovo un dolore acuto che lo divorava dall’interno. Alzò gli occhi incandescenti verso Richie, in attesa di spiegazione.

L’omone, di fronte a lui, si strinse nelle spalle e si grattò la barba. «Be, complimenti» borbottò, come indeciso su cosa dire.

«Cosa stai dicendo?» sibilò Nate, stringendo i pugni.

«Parla della gara» si inserì Ross. «Miracolosamente, sei arrivato secondo».

Il ragazzo fece saltare lo sguardo tra i due, fulminandoli. Il podio non gli era di alcuna consolazione in quel momento.

«Immagino tu voglia parlare di… dell’altra questione, insomma» continuò Richie. «Ovviamente, mi occuperò personalmente di Skull e metterò le cose in chiaro. Li taglierò fuori da ogni affare e chiederò ai miei soci di fare altrettanto, si sono comportati in modo rivoltante, assalendo una ragazza innocente».

«Non me ne frega un cazzo di Skull» sputò Nate. «È un criminale e rimarrà un criminale». Guardò alla sua destra, dove Alison aveva preso a singhiozzare e il suo volto era imbrattato di lacrime. La ragazza gli stava rivolgendo uno sguardo supplicante, ma non proferì parola.

«Sto parlando di lei» concluse il ragazzo.

Ross si sbilanciò in avanti con la gamba buona e lo guardò dritto negli occhi. «Forse sarebbe più utile chiarire la questione, al posto di puntare il dito contro gli altri».

«Mi stai prendendo per il culo? Quale questione c’è da chiarire? Mila non le andava a genio e ha pensato di usare quei criminali da strapazzo per sbarazzarsene» sbottò.

Nella stanza, la tensione era così forte che nessuno si muoveva, se non i loro occhi che passavano sguardi dall’uno all’altro.

A fatica, tra i singhiozzi, Alison cercò di parlare. «Non credevo le avrebbero fatto del male».

«Che cazzata» la zittì Nate, ma lei insistette. «Mi dispiace, davvero, non ci sono scuse per quello che ho fatto, lo capisco solo ora. Ma… proprio quando tutto stava andando bene tra noi, l’ho  sentita dire tutte quelle cose fuori da camera tua e non sapevo cosa fare».

Lui tacque, colto alla sprovvista. «Quali cose?»

Alison strinse le labbra per frenare il tremore che le faceva vibrare come le corde di una chitarra.

«La gelosia non è mai mal riposta» intervenne Ross, scoccando uno sguardo di rimprovero al ragazzo.

Nate scattò in piedi. «State dicendo che è colpa mia?»

«Alison avrà sbagliato, ma qualcuno le ha dato motivo di dubitare del tuo sentimento verso di lei» replicò l’uomo.

«Vaffanculo Ross». Nate lo superava di una buona spanna e poteva guardarlo dall’alto in basso. Ogni forma di timore che aveva provato per l’uomo era improvvisamente sparita rimpiazzata da rabbia pura e cieca. «La mia relazione con Alison stava andando fottutamente bene, e lei lo sa. Eravamo felici. Ha solo voluto divertirsi».

Lanciò un’occhiata alla ragazza e sentì di nuovo quel dolore al cuore che aveva provato prima di raggiungere Mila. La sensazione di essere stato tradito in modo così vile lo attraversava come una lama. Ogni volta che guardava Alison vedeva la ragazza che era stata al suo fianco negli ultimi mesi, che lo aveva sostenuto e sopportato, la ragazza che poco alla volta si era fatta spazio nella sua vita e che lui aveva imparato ad apprezzare. E poi si ricordava di quello che aveva fatto, di come aveva cercato di ferire Mila e di come aveva ferito lui.

Sollevò le mani e guardò Richie. «Sapete una cosa? Fate quello che volete, io me ne tiro fuori. Fammi avere la mia parte della vincita e siamo a posto così. Non ho più debiti qui».

Senza aspettare alcuna risposta, uscì dalla stanza e poi scese rapidamente le scale che conducevano al piano inferiore. Cercò la stanza in cui Britney aveva medicato Mila e trovò due ragazze sedute su un vecchio divano che stavano chiacchierando. 

Si affacciò e notò che Mila parve rilassarsi nel riconoscere il suo volto. Gli occhi di lei gli rivolsero un ringraziamento muto. 

«Ehi» le disse. «Sei pronta ad andare?».

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, ringraziò l’altra e lo seguì all’esterno del locale. Nate decise che per quella sera avrebbe usato l’auto della gara, che aveva lasciato nel parcheggio sul retro non appena erano arrivati.

Si mise in strada e per alcuni minuti guidò con l’abitacolo avvolto da un silenzio pesante.

«Mi dispiace» fu lui a interromperlo.

«Per cosa?»

«Per averti messo in questa situazione, non mi perdonerò mai per quello che hai passato. Loro… ti hanno fatto del male?»

Mila prese un respiro profondo. «Non mi hanno fatto nulla di male. La cosa più fastidiosa è stato dover ascoltare discorsi misogini».

Nate si accorse che lei stava cercando di fare una battuta e tirò le labbra in un sorriso forzato.

Sospirando, la ragazza riprese. «Mi hanno ammanettata, ma per il resto non mi hanno mai maltrattata. Dicevano che mi avrebbero liberata alla fine della gara».

«Ora sei al sicuro. Dove vuoi che ti porti?»

Lei non gli rispose.

«Vuoi andare da James?» le chiese ancora, lanciandole un’occhiata. La ragazza teneva gli occhi fissi sulla strada, inespressivi.

«Io e James ci siamo lasciati» gli rispose infine. «Negli ultimi giorni stavo in un albergo».

Nate strinse il volante e capì perché l’avvocato non l’avesse vista tornare a casa.

«Perché James ha chiamato me?»

La voce di Mila suonò sorpresa. «Ti ha chiamato?»

«Sì, è stato lui ad avvisarmi che non ti aveva vista tornare al lavoro e si era preoccupato. Non capisco perché abbia chiesto a me».

«Merda».

Lui sollevò le sopracciglia, mentre le scoccava uno sguardo interrogativo. «Signorina Barnes, moderiamo i toni».

Lei prese un respiro profondo. «Ho raccontato a James del nostro… passato. Sa che ci conosciamo bene, ecco perché ti ha chiamato».

Nate accettò quella risposta. Era troppo tardi per indagare ed erano entrambi troppo stanchi.

«Ti porto da me, va bene? Immagino sia meglio non lasciarti in albergo da sola».

La sentì rilasciare un sospiro di sollievo. «Va bene, grazie».

Raggiunsero l’appartamento di Nate e, quando entrarono, furono accolti da una pioggia di coriandoli accompagnata dalle grida entusiaste di Jay e Mike. Le loro voci si spensero quando si accorsero della presenza di Mila.

Mike assunse un’aria perplessa, mentre Jay fu più diretto: «Cosa ci fa lei qui?»

«È una lunga storia» replicò Nate. «Chi vi ha avvisati della vittoria? Alison?»

I due amici annuirono e lui fece una smorfia. «Be’, potrebbe aver omesso qualche dettaglio. Vi aggiornerò, per stasera Mila si ferma a dormire qui e Alison non è più persona gradita in questa casa».

Mike e Jay si scambiarono un’occhiata d’intesa e capirono che non era il caso di fare domande. Nate appoggiò una mano sul braccio di Mila. «Pulisco la mia camera così puoi dormire lì, ok?»

Lei sbatté le palpebre. «E tu dove stai?»

«Sul divano».

«Non ha senso, sto io sul divano, sono più bassa di te e almeno non devi spostare le tue cose».

Il ragazzo provò a ribattere, ma lei lo zittì in fretta. «Hai già fatto abbastanza per me».

 

Mila si era accoccolata sul divano da una mezz’oretta, quando aveva sentito delle voci provenire dalla cucina. La stanza era adiacente al salotto e, nel silenzio della notte, anche se bisbigliavano, riusciva a distinguere le voci dei tre ragazzi.

«Che cazzo?» sbottò quello che riconobbe chiaramente come Jay.

«Alison l’ha fatta rapire dai miei rivali che volevano distrarmi dalla gara» disse Nate tutto d’un fiato.

Mila si trattenne dal balzare in piedi, sconvolta da quella rivelazione. Sapeva che quello che le era successo partiva da un tentativo di colpire Nate, ma non credeva ci fosse Alison dietro a tutto. Ripensò agli sguardi gelidi che la bionda le aveva dedicato alla serata dei finalisti. Un brivido le percorse la schiena. Aveva fatto tutto per gelosia? Doveva essere davvero innamorata, o forse ossessionata da lui.

«Wow, che colpo di scena!» esclamò Mike e subito gli altri due gli imposero di abbassare la voce.

«Perché stai sorridendo come un idiota?» gli chiese Jay.

«Se una ragazza ne facesse rapire un’altra per me, mi sentirei come minimo lusingato».

«Spero di non aver sentito bene» ribatté Nate con un certo nervosismo. «Ti rendi conto che le cose potevano degenerare? Mila poteva essere ferita o peggio, e lo stesso poteva accadere a me, quando sono andato a recuperarla».

«Ma non è successo» ribatté placido Mike. «Ora hai una ragazza che letteralmente commetterebbe un crimine per te».

«Jay, ora comincio a capire perché sei sempre così acido» sbottò l’altro. «Questa conversazione è difficile da sostenere».

Nessuno parlò per qualche secondo. Mila sospettò che si fossero spostati nelle camere, poi Jay parlò ancora, rivolta verso l’amico che lo aveva appena interpellato. «Una cosa è certa. Ora sappiamo anche per chi tu saresti disposto a commettere un crimine. Ti ha già fatto impazzire una volta, Nate, e per poco non ti rovinavi la vita del tutto: ora pensa a te stesso, per favore».

   
 
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