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Autore: SilkyeAnders    21/09/2023    1 recensioni
Juvia è una ragazza dal passato triste e burrascoso.
Natsu è un ragazzo dal passato sereno seppur con i suoi alti e bassi.
Entrambi condividono un ricordo rimosso da tempo e, a quanto pare, non sono gli unici a voler ricordare.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CAP 2 COME NELLE FAVOLE Capitolo 2: Principessa di ghiaccio


Si narra che tanto tempo fa, proprio nella cittadina di Magnolia, una principessa dalla pelle di porcellana fosse rinchiusa in una torre d'avorio.
Dai suoi occhi sgorgavano gocce di pioggia vivida e ogni volta che il suo cuore era in tumulto, la tempesta irrompeva nella città.
La principessa possedeva uno sguardo gelido e a nessuno era permesso entrare nella torre personale in cui lei stessa si era rinchiusa dopo essere uscita dalla sua prigione, nessuno poteva accedere al suo Io più reale ed autentico e nessuno poteva farlo perché nessuno ne era davvero meritevole.
La principessa doveva proteggere se stessa e il proprio cuore affinché nulla potesse più ferirla o farla sentire inferiore.
La giovane donna viene tutt'ora ricordata come "La principessa di ghiaccio".


14 anni dopo...

Juvia non immaginava che il mondo fuori dall'orfanotrofio potesse essere così incredibile, ad ogni angolo c'era qualcosa di cui meravigliarsi e ogni nuova scoperta ne portava con sé una ulteriore a cui seguiva un'altra ancora.
Tutto era frenetico, diverso, colorato... C'erano così tante cose da fare, da esplorare, da capire.
Era stata cacciata dal luogo della sua infanzia pochi giorni prima, l'avevano sbattuta fuori senza nemmeno un grazie. Non che se ne aspettasse uno in effetti.
Per quattro anni, dopo averne compiuti diciotto, si era presa cura dei nuovi bambini, sperando di donare loro ciò che lei non aveva avuto mentre era chiusa in quell'Inferno.
Dunque, era stata cacciata e tutto ciò era successo solo per aver portato i bambini a giocare nel parco... Se solo si fermava a pensare che non era lì per proteggere quei poveri bambini le veniva mal di stomaco.
E ora si ritrovava a camminare per le strade di Magnolia con un logoro zainetto in spalla e con addosso dei vestiti fin troppo larghi per la sua esile figura.
Non aveva idea di dove recarsi, non aveva un posto dove stare e non conosceva nessuno al di fuori del personale dell'orfanotrofio. Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti, e se non avesse trovato un posto dove alloggiare? Come avrebbe fatto a quel punto?
In fondo non poteva contare su nessuno che non fosse se stessa! E se nessuno avesse voluto aiutarla?
No, doveva levarsi quei brutti pensieri dalla testa. Andare in ansia non le sarebbe certo servito in quella situazione, ci voleva calma e sangue freddo per affrontare il tutto.
Due cose che Juvia, chiaramente, non possedeva.
Sentiva il fiato morire in gola mentre cercava disperatamente una soluzione ai suoi problemi di alloggio, con scarsi risultati visto che non aveva idea di come fare né da dove iniziare.
La gente che le sfrecciava affianco non si fermava a chiederle come stesse come quando era bambina, nessuno sembrava notarla davvero e questo le rendeva molto difficile fermare qualcuno per chiedere un consiglio o un'indicazione di qualsiasi tipo.
E poi, ora che ci pensava bene, anche se avesse chiesto a qualcuno non era certo che le venisse data una risposta.
Juvia sbuffò cercando almeno un posto dove sedersi, erano ore che camminava ormai e iniziavano a farle male i piedi. Le sue scarpe non erano delle più comode e, onestamente, nemmeno delle meglio ridotte.
C'erano buchi un po' ovunque e a Juvia venne in mente che avrebbe anche dovuto trovare un lavoro che le permettesse di vivere dignitosamente in una normale società.
-Che stanchezza, solo a pensarci a Juvia viene da vomitare- si disse.
Sin da piccola le era stato insegnato a parlare in modo estremamente formale, la ragazza si riferiva dunque a se stessa utilizzando la terza persona ma, seppure fosse abituata a farlo si rendeva conto che, fuori dalla prigione in cui era stata rinchiusa tutto quel tempo, nessuno parlava come lei.
Quindi, come un fulmine a ciel sereno, una nuova ansia si fece largo nella sua mente: e se non fosse riuscita ad integrarsi?
Juvia era abituata a starsene per i fatti propri, nessuno le voleva bene o la considerava ma, nel profondo del suo cuore, aveva sempre desiderato degli amici. Qualcuno con cui aprirsi e sfogarsi, o anche solo qualcuno con cui ridere e giocare.
La vita le aveva riservato un tiro mancino dietro l'altro e la poverina non era riuscita a far fronte a nessuno di essi, era totalmente sola e non aveva idea di come affrontare la nuova vita che si presentava dinnanzi a lei.
Non aveva nemmeno mai provato il calore di una famiglia, come sarebbe riuscita a sopravvivere nel mondo reale? Nessuno le aveva insegnato nulla. Certo, conosceva le basi ma non aveva mai avuto il modo di metterle in pratica e, in tutta franchezza, a che serviva sapere come funziona il mondo se poi non ci si è mai addentrati in esso?
Juvia si sentiva smarrita e detestava sentirsi così, odiava dover ammettere che fuori da quel posto orrendo lei non aveva nessuno su cui fare affidamento.
Quel posto l'aveva resa fragile, ingenua e insicura. Niente di ciò che era avvenuto lì poteva prepararla a tutto ciò che l'attendeva fuori.
Forse perché nessuno credeva che sarebbe mai riuscita a vederlo quel famoso "fuori" di cui pochi avevano il coraggio di parlare; doveva ammetterlo, dopo tutti quegli anni, persino lei aveva smesso di credere che sarebbe mai riuscita ad uscire e una parte di lei, ben nascosta in un angolo della sua memoria, si sentiva ancora legata a quel maledetto Inferno.
-Hai per caso bisogno di aiuto?- trillò una voce femminile.
Juvia alzò lo sguardo: una ragazza bionda, che avrà avuto la sua età, la stava fissando con insistenza.
-Come?-
-Ti serve una mano?- ripeté la ragazza alzando appena il tono della voce.
-Juvia non avrebbe idea di cosa chiederti...- mormorò lei abbassando lo sguardo.
-Tanto per cominciare ora so che ti chiami Juvia, io sono Lucy- disse la ragazza mentre le rivolgeva un sorriso radioso :-Ora, passiamo alla parte importante... Hai l'aria smarrita, hai bisogno che ti indichi la via per raggiungere un luogo in particolare?-
-Ecco... Juvia non sa... Ehm...-
-Certo! Eppure era abbastanza evidente! Non sei di qui vero? Ti sei persa e non sai come tornare all'hotel-.
-Juvia non ha una casa- mormorò, finalmente, la ragazza.
Lucy sgranò gli occhi :-Ma come no? Scusa e perché non l'hai detto subito?- esclamò :-Vieni, ho il posto che fa al caso tuo-.
Juvia non sapeva se fidarsi o no di quella bizzarra ragazza, non le sembrava normale che si rivolgesse a lei con tanta gentilezza né le sembrava normale dare subito tanta confidenza ad un'estranea.
-Coraggio, non ti mangio mica!-
Decise di fidarsi, almeno per quella volta. Dopotutto la sua era una situazione disperata, non aveva nemmeno un posto dove dormire per quella notte e non aveva soldi con cui comprare da mangiare.
Ora che ci pensava, anche nel suo zaino c'era ben poco.
-Vedrai, nel posto dove ti sto portando ti potranno aiutare- disse Lucy.
-Juvia non è affatto sicura che qualcuno possa aiutarla a questo punto-.
Lucy si bloccò sui suoi passi :-Non so che cosa ti sia capitato, non devi nemmeno dirmelo ma, credimi, il posto dove ti sto portando fa al caso tuo. Di sicuro!-
Juvia rimase in silenzio a fissare quella ragazza, perché la stava aiutando?
-Tu non sei abituata ai gesti gentili, eh?-
Juvia scosse il capo, ovviamente non era abituata! Il luogo in cui aveva trascorso la sua intera vita era il posto peggiore del mondo...
Ma tutto questo, chiaramente, quella ragazza non poteva proprio saperlo.
L'orfanotrofio stesso era eccezionale nell'insabbiare tutti gli abusi che venivano rivolti ai bambini che vi alloggiavano; Juvia non poté evitare di sentirti in colpa per essere stata cacciata, chi avrebbe protetto quei ragazzini ora? Non che lei potesse fare molto in effetti, non era mai stata una persona che amava i conflitti, anzi tutto il contrario.
-Bè? Cammini o no?- incalzò la ragazza dinnanzi a lei.
Juvia si limitò ad annuire e, ignorando il dolore ai piedi, a seguire Lucy verso questo fantomatico luogo incredibile dove voleva condurla.
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Natsu era seduto nel soggiorno comunitario, stava guardando un film sui draghi. Era il suo film preferito, lo aveva visto circa un centinaio di volte da quando era bambino e non si era ancora stancato di guardarlo dopo tutti quegli anni.
-Ancora guardi quella roba?- chiese Luxus.
Era cambiato così tanto da quando erano solo ragazzini: Luxus adesso era alto e muscoloso, i capelli biondi erano sistemati con il gel e, visto che praticava la boxe, aveva una cicatrice sul viso all'altezza dell'occhio. Se l'era fatta durante un incontro.
-Non me ne stanco mai- rispose Natsu trangugiando un bicchiere di limonata.
-Fammi spazio dai-.
Natsu si spostò per lasciar sedere Luxus e gli passò il pacco di biscotti che stava mangiando.
-Cioccolato e peperoncino, solo tu puoi mangiare certa robaccia!- esclamò Luxus.
-Ridammeli allora-.
L'altro alzò gli occhi al cielo e morse uno dei biscotti, seppure con poco entusiasmo.
-Ahh! Questa è la mia parte preferita!- gridò Natsu indicando lo schermo.
-Sono tutte le tue preferite- scherzò Luxus rivolgendogli un sorriso compiaciuto.
Erza e Gray arrivarono in salotto poco dopo :-Mamma mia quanto gridate!- esclamò Gray roteando gli occhi.
-Shh! Zitti, voglio sentire!- ammonì Natsu.
-Come se non conoscessi a memoria tutte le dannate battute di quel film- ringhiò Gray.
Natsu gli lanciò un'occhiataccia ma non rispose alla provocazione, di solito lo avrebbe fatto ma era troppo occupato a godersi la sua scena preferita per mettersi a litigare.
Improvvisamente, il gruppetto fu destato dal suono del citofono.
-Mh? Aspettavate qualcuno?- chiese Erza.
-No, forse mio nonno sì però- rispose Luxus alzandosi per andare ad aprire.
-Non scomodarti, Mirajane è di sotto all'accoglienza- disse Gray mentre si stiracchiava.
Luxus alzò gli occhi al cielo :-Non può fare mica tutto lei-.
-Ci sono anche Lisanna ed Elfman- puntualizzò Erza.
-Siete proprio degli sfaticati- sbuffò Luxus rimettendosi a sedere.
-Oh ma insomma! La finiamo con questo casino?- gridò Natsu, lo sguardo furioso.
-Il lato negativo di condividere lo spazio con altre persone- commentò Erza con un sorriso malizioso in viso.
-Scusate? Interrompiamo qualcosa di cruciale?- chiese una voce femminile piuttosto squillante.
Natsu si alzò di scatto, suscitando uno sghignazzo divertito dei presenti.
-Lucy! Che ci fai qui?- chiese.
-Bè, sono qui perché... Ma dove è finita? Juvia, su dai, vieni qui!-
Erza chinò la testa da un lato per cercare di vedere con chi stesse parlando Lucy.
-Ecco, lei è Juvia e se vostro nonno vorrà da oggi vivrà qui-.
Juvia sgranò gli occhi :-Non c'è nessuna procedura da svolgere?- chiese intimidita.
-Ah, forse non sei abituata a condividere la casa con tante persone?- chiese Lucy.
-No, non è quello...Prima... Bè non ha importanza- mormorò la ragazza :-E' che Juvia non immaginava che... Bè...-
-Non sei una di molte parole, eh?- chiese divertito Gray.
Juvia arrossì, ebbe come una sorta di déjà vu in quel momento; quelle parole le aveva già sentite forse ma in che contesto? Impossibile che avesse conosciuto questo ragazzo in precedenza, eppure aveva un aria così familiare...
-Senti, lo so che può sembrare strano ma non lo è... Vedi questo posto è una sorta di rifugio per ragazzi con disagio, nessuno di loro è un criminale... Bè, non tutti almeno...- spiegò Lucy :-Ma non preoccuparti, se potranno prenderti con loro qui ti troverai benissimo ed è sempre meglio di non avere un tetto sopra la testa-.
-Non hai una casa dunque- azzardò Luxus.
Juvia scosse il capo :-Juvia non ha nemmeno una famiglia...- mormorò.
-Di questo non preoccuparti, se inizierai a vivere qui saremo noi la tua famiglia- esordì Natsu :-Mi sa che non sei abituata alle persone gentili, tutto questo deve sembrarti strano-.
-Un po'- tagliò corto lei.
-Povera piccola, non devi aver avuto vita semplice- commentò Erza portandosi una mano al viso.
-Quindi, vostro nonno c'è?- incalzò Lucy.
-E' in ufficio, ti ricordi la strada? Altrimenti la accompagno io- suggerì Luxus.
-Per favore, sono qui ogni giorno da tre anni- disse Lucy alzando gli occhi al cielo :-Dai, seguimi-.
Juvia trotterellò dietro alla ragazza ma, nel processo, le sue scarpe di scollarono definitivamente, rompendosi e facendola scivolare in avanti. Gray, il più vicino fra gli altri, si protese verso di lei per acchiapparla prima che raggiungesse il suolo.
-Tutto bene?- chiese.
Juvia divampò, il suo viso era di un vivido color cremisi :-J-Juvia... Sì, grazie- balbettò.
-Sono ridotte male quelle scarpe, perché non ne compri di nuove?- chiese lui.
-Juvia non ha nulla... Né una casa, né dei soldi...-
-E allora non si discute, rimarrai qui sì o sì- sentenziò Erza in tono solenne :-Vengo con voi-.
-Juvia non vuole creare problemi- mormorò la ragazza.
-Non ne crei infatti, io mi chiamo Erza. Benvenuta a casa-.
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La principessa, da troppo tempo rimasta sola nella sua torre, trovò ciò che stava cercando da anni: il calore di una famiglia accogliente.
Venne circondata in un abbraccio senza fine e, improvvisamente, la pioggia incessante svanì senza lasciare tracce, spuntò il sole e fu un sole eterno da cui la principessa non sentiva il bisogno di ripararsi.
La torre venne sgretolata pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone... Non avvenne in fretta ma lentamente, fin troppo sotto certi aspetti.
La principessa era finalmente libera di vivere, libera dalle costrizioni e anche se ancora non ne aveva idea, avrebbe compiuto grandi imprese grazie al supporto della sua nuova famiglia.
   
 
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