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Autore: Cj Spencer    29/10/2023    1 recensioni
Secondo volume de "Napoleon of Another World!"
Dopo un primo volume introduttivo la situazione inizia finalmente ad evolversi in modo rapido e decisivo.
La Rivoluzione che Daemon ha pazientemente pianificato volta a mettere nelle sue mani la provincia imperiale di Eirinn è finalmente scoppiata, ora lo scopo è portarla a termine affinché diventi il primo passo verso la costruzione del suo impero destinato a unificare Erthea sotto il suo comando e preparare il continente per affrontare l’esercito del Re dei Demoni quando farà la sua comparsa.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“La ricchezza non viene dal possesso di tesori,

ma dall’uso che se ne fa.”

EPILOGO

 

 

La Taverna del Gufo era il ritrovo per avventurieri più frequentato a nord e a sud del confine, quindi era abbastanza normale trovare al suo interno individui provenienti dai più remoti angoli di Erthea.

Nonostante ciò il viandante che quella sera aveva varcato le porte del locale era abbastanza particolare da attirare per un attimo su di sé l’attenzione di tutti gli avventori, che gli rivolsero brevi sguardi indagatori per poi tornare a farsi ognuno gli affari propri.

Essere avventuriero voleva dire avere molto spesso una taglia sulla testa o qualcosa da nascondere, e il fatto che quel tipo celasse il proprio volto dietro ad una maschera di legno laccato era abbastanza per ritenere che non volesse essere riconosciuto.

Il nuovo venuto si guardò attorno come se stesse cercando qualcuno, fino a quando il suo sguardo non incrociò quello di un’elfa in armatura con i lunghi capelli neri raccolti dietro la nuca seduta ad un tavolo appartato in compagnia di altri tre avventori – rispettivamente un mezzo orco, probabilmente Jormen e due umani, una maga e un esploratore – che gli fece un cenno con le mano.

«Sei in ritardo.»

«Avete dato un’occhiata fuori? Questo posto è un macello. Prima l’epidemia, e ora questa rivoluzione, come la chiamano. Una volta Basterwick era un posto tranquillo.»

«Non lamentarti. Anche noi non ce l’aspettavamo.»

«Tu devi essere Sadee.»

«E tu? Non ricordo di aver mai sentito il tuo nome.»

«Jonah.»

«Sei un cacciatore di taglie?»

«Cacciatore di taglie, sicario, mercenario, a seconda del momento. Oggi però, a quanto mi è parso di capire, sarò un cacciatore di tesori.»

«Capo.» disse l’orco. «Sarà il caso di fidarsi di questo tizio?»

«Musk ha ragione.» disse la maga. «I toriani sono il genere di persone che un attimo ti sono amiche, e quello dopo ti pugnalano alle spalle.»

«Ne abbiamo già parlato Dahlia. Ci serve una persona che conosca questa regione ma che non sia originaria di Eirinn. Dicono che il nuovo sovrano sia alla ricerca di ogni moneta d’oro su cui riesce ad arrivare, e non ho alcuna intenzione di spartire con lui il nostro bottino.»

«Sei piuttosto venale per essere un elfo.»

«Ho lasciato quella vita tempo fa. Ora sono solo un’altra mercenaria, e puoi credermi se ti dico che ciò che abbiamo per le mani è abbastanza per sistemarci tutti per il resto della vita.»

«Sono tutt’orecchie.»

«Hai mai sentito parlare del Mago Folle?»

Al che Jonah fece spallucce, sbuffando con evidente disappunto.

«E mi avete fatto venire fin qui per raccontarmi una favoletta per bambini? Ora me ne vado.»

«Aspetta, non così in fretta.»

«Persino io che non mi interesso di queste cose conosco la leggenda. Il Mago Folle favorito dell’imperatore Ademar Quarto che si sarebbe fatto intombare in una cripta con tutto il suo tesoro. Potrei farvi i nomi di almeno una dozzina tra avventurieri e ricercatori che ci hanno sprecato la vita nel cercare la tomba. Ma come ho detto, è solo una leggenda.»

«Ti sbagli. La cripta esiste. E noi sappiamo dove si trova.»

Gli occhi di Jonah erano nascosti dalla maschera, ma Sadee fu certa di notare un barlume d’interesse nel suo interlocutore.

«Di preciso cosa sai che gli altri non sanno?»

I quattro avventurieri si guardarono un attimo tra di loro, quindi Dahlia prese fuori una vecchia pergamena aprendola sul tavolo.

«Abbiamo comprato questa mappa da un trafficante del posto, un maiale di nome Borg.» disse la maga «A prima vista sembra solo una cartina della regione, ma…»

Bastò un cenno della mano ed un pizzico di magia, ed ecco apparire dal nulla linee, scritte e simboli prima invisibili che davano tutto un altro senso all’immagine.

«Vedi questo simbolo? È un vecchio palazzo a sud di qui, nel cuore della foresta.» disse Sadee. «La leggenda dice che appartenesse al Mago Folle. È stato difficile tradurre l’intero codice, ma ora sappiamo con certezza che la cripta è proprio lì sotto, e che l’ingresso si trova da qualche parte tra le rovine del palazzo.»

«Come fate ad essere sicuri che non sia un falso? Quel Borg non ha certo fama di persona onesta.»

«Ci hai presi per stupidi?» disse l’arciere. «Sappiamo riconoscere un codice antico quando lo vediamo. Questo dialetto non lo usa più nessuno da almeno duecento anni.»

«Gaston ha ragione. Non siamo riusciti a tradurre l’intero testo, ma le parti più importanti le abbiamo capite. La cripta e il tesoro sono lì sotto, senza alcun dubbio.»

Jonah temporeggiò, come se non fosse ancora del tutto convinto, prendendosi del tempo per esaminare a sua volta il documento.

«Mettiamo il caso che questa storia sia vera. Sembrate tutti e quattro tipi in gamba e che sanno badare a sé stessi. A che cosa vi servo io?»

«Il Mago Folle non si sarà certo guadagnato questo soprannome per caso.» disse l’orco. «Chissà che razza di diavolerie magiche avrà messo là sotto a fare la guardia al suo tesoro. Un paio di braccia in più non possono far male.»

«Questo è l’accordo. Tu ci aiuti a raggiungere il tesoro, e poi divideremo il tutto in parti uguali. Ci stai?»

Ci fu un breve attimo di silenzio, quindi Jonah si sistemò meglio la maschera sul viso.

«Ci sto. Quando cominciamo?»

«Immediatamente.» sorrise l’elfa. «Oste! Il conto!»

 

Sotto una pioggia scrosciante, i cinque avventurieri percorsero a cavallo le circa trenta miglia che separavano Basterwick dalle antiche rovine nella foresta.

Effettivamente giravano voci molto brutte su quel posto; i contadini e i pastori della zona evitavano di passarci vicino, e i bambini venivano scoraggiati dai genitori ad andare a giocarci con storie spaventose di fantasmi e apparizioni demoniache.

Del vecchio e sontuoso palazzo non rimanevano ormai che poche rovine fatiscenti, ma bastava guardare i muri crollati, le colonne spezzate e i pavimenti di marmo coperti di muschio per capire che una volta doveva essere stato un edificio degno di un re.

«Maledetta pioggia!» protestò Musk strizzandosi il mantello. «Ma esiste il sole in questo maledetto Paese?»

«Ma non dicono tutti che a Jormen piove sempre?» scherzò Gaston

«E secondo te perché alla fine me ne sono andato?»

«A voi orchi piace vivere sottoterra, no? Quando avremo messo le mani su questo tesoro potrai farti costruire un palazzo di pietra così profondo da dimenticare persino come sia fatto il cielo.»

«Non corriamo, prima dobbiamo trovare l’entrata.» disse Sadee

«Credo di averla già trovata.»

Jonah richiamò quindi l’attenzione di tutti su dei solchi nel pavimento in cui la pioggia, infilandosi all’interno, produceva un chiaro rumore di gocciolio.

«Qui c’è sicuramente qualcosa.»

Musk provò a colpire il suolo con la sua ascia, ottenendo però solo di venire scaraventato via da una specie di barriera.

«Sprechi il tuo tempo, testone di uno Jormen.» disse Dahlia. «Questa è una barriera magica di livello quattro. Neanche lo stregone di corte sarebbe capace di scioglierla.»

«Dovevamo aspettarcelo che non sarebbe stato facile. Avanti, guardiamoci intorno. Forse c’è un modo per riuscire ad entrare.»

I cinque si misero quindi alla ricerca di qualche indizio, ma dopo alcune ore spese a guardarsi in giro non venne trovato alcun ingresso secondario o indicazioni su come riuscire a infrangere lo scudo magico.

Ad un certo punto Gaston notò una piccola cappella votiva, scoprendo una volta tolti i rampicanti che la stritolavano una piccola statua di ossidiana che il tempo non era riuscito a scalfire.

«Dite che possa avere un qualche valore?»

«Questa è Lea.» disse Jonah. «La dea della creazione.»

«Quindi sarebbe uno degli Antichi Dei?» disse Sadee

«Allora il nostro mago non era solo folle, era anche un eretico.» scherzò Dahlia. «Questo tipo mi piace sempre di più.»

Gaston cercò di recuperare il suo bottino, solo per scoprire che era collegato al piedistallo con una catena; nel momento in cui la tirò, un rumore secco e violento giunse dall’ingresso della cripta.

«Avete sentito?» disse Musk

«Sembrava un chiavistello. Forse abbiamo azionato una serratura.»

La porta però era ancora chiusa, quindi tutti dedussero che dovevano esserci altre statue simili che aprivano le restanti serrature ed iniziarono a cercarle.

Ancora una volta fu Gaston con il suo sesto senso da ladro a trovarne un’altra per primo, e prima che Jonah potesse intimargli di aspettare si affrettò a tirarla.

Stavolta però, invece del rumore di un chiavistello, si udì un fortissimo fischio, seguito dalla comparsa sul terreno di un gran numero di cerchi magici da cui iniziarono ad uscire eserciti di piccoli demoni alati che subito si scagliarono sui cinque avventurieri.

«Dannazione Gaston, perché non pensi mai prima di agire?» strillò Sadee mulinando in giro la spada.

Servirono parecchi minuti e molta fatica per riuscire a sconfiggere quelle creature tanto piccole quanto pericolose, tanto che una volta terminata la battaglia Dahlia dovette usare una magia curativa su tutti i suoi compagni per permettere loro di riprendere fiato.

Ma non per Jonah.

«Non scherzavano quando dicevano che eri bravo a menare le mani.» disse Musk. «Hai macellato una ventina di quegli esseri immondi e sei ancora fresco come una rosa.»

«Ho accumulato un bel po’ di ore sui campi di battaglia. Ma eviterei di ripetere l’esperienza se possibile.»

«Forse ci sbagliavamo sul fatto che potesse essere questa la strada giusta per aprire la cripta.» ipotizzò Sadee

«No, io non credo. Anzitutto, cerchiamo di trovare tutte le altre statue.»

Ci volle molta pazienza, ma alla fine i cinque riuscirono a trovare altre sei icone in altrettante cappelle votive, tutte più o meno a uguale distanza dall’ingresso della cripta e tutte perfettamente conservate.

«Otto icone per otto chiavistelli.» disse Musk «Qualcuno ha idea di quale sia l’ordine giusto con cui azionarli?»

«Non chiederlo a me.»

«Bella maga che sei.» bofonchiò Gaston. «Questa dovrebbe essere roba tua.»

«Ti sei scordato che ho studiato al Circolo di Parn, e che tecnicamente sarei una chierica? Sono pazza, ma non fino al punto da mettermi a studiare gli Antichi Dei. Vuoi forse vedermi finire al rogo? Se vuoi saperne qualcosa perché non chiedi a Musk. Gli Antichi Dei dovrebbero essere roba sua.»

«Ma falla finita. Sarò anche diventato uno Jormen, ma l’unico motivo per cui andavo ai loro riti pagani era perché dopo potevo mangiare quanto volevo.»

«Finitela voi tre, e cerchiamo di venirne a capo.» disse Sadee. «Jonah, tu hai qualche idea?»

Il toriano si era annotato i nomi di tutti gli dei rappresentati in quelle effigi, ed era intento a studiarli attentamente alla luce di una torcia.

«La prima statua che abbiamo tirato era Lea. La seconda, che però ha fatto scattare la trappola, era Ezwin. Gli altri dei raffigurati sono Kalya, Zante, Hati, Myrra, Tichern e Samael.»

Dopo un lungo riflettere, e senza dire una parola, Jonah tornò alla prima statua, che tirata fece nuovamente scattare il chiavistello aprendo la prima serratura.

«Tu, ladruncolo. Tira quella statua lì.»

«Chi hai chiamato ladruncolo, razza di…»

«Finiscila e fa come dice.»

«Ma…»

«Non farmelo ripetere.»

Grugnendo di rabbia Gaston obbedì, tirando non senza timore l’effige di Zante. Passarono pochi istanti carichi di tensione, che si disperse in un sospiro di sollievo collettivo nel momento in cui tutti sentirono scattare la seconda serratura.

«Come hai fatto a indovinare?» chiese Dahlia

«Non mi è servito indovinare. Ognuno di questi dei è il padre o la madre di uno degli altri. Secondo la mitologia Lea, dea della creazione, partorì i tre dei progenitori unendosi all’universo da lei creato. Uno di loro era Zante, il dio della terra, che creò gli esseri umani scolpendoli dalla pietra. Zante si unì alla sorella Tiama, dea del sole, e dalla loro unione nacque il dio della cielo, Hati. Hati era il padre di Nama, la dea del mare, che a sua volta era madre di Ezwin, il dio delle tempeste. Ezwin rapì la principessa mortale Epheya e dalla loro unione nacque il dio della luna, Tichern. Tichern infine generò Kalya, dea della giustizia.»

Seguendo le sue istruzioni Sadee e gli altri tirarono le statue nell’ordine indicato, e uno dopo l’altro sei degli otto chiavistelli si aprirono senza incidenti.

«Ritiro tutto quello che pensavo su di te.» disse soddisfatto Gaston. «Altre due e il gioco è fatto.»

«Mi piacerebbe, ma c’è un problema. Myrra e Samael erano entrambi figlia di Kalya, ed erano gemelli.»

«Quindi la prossima statua della combinazione potrebbe essere una qualsiasi delle due.»

«E c’è di peggio. Samael era il dio del caos e della distruzione. Non mi stupirei se tirando la sua statua senza che sia quella giusta provocassimo qualcosa di ben peggiore della comparsa di qualche demone magico.»

«Non c’è nessun indizio che possa aiutarci a capire?» chiese Dahlia

Jonah si prese del tempo per riflettere; poi, come se stesse scegliendo a caso, tirò la statua di Myrra.

«Ha funzionato!» strillò Gaston sentendo per primo il chiavistello scattare

A quel punto bastò tirare l’ultima statua rimasta e la botola nel pavimento finalmente si aprì rivelando la scala d’accesso alla cripta.

«Ma come hai fatto a indovinare?» domandò Musk

«La prima dea della combinazione era la dea della creazione. Ho pensato che chi ha creato l’enigma avrebbe trovato appropriato che il dio della distruzione fosse all’estremità opposta.»

«Ben fatto.» disse Sadee. «Andiamo ragazzi, c’è un tesoro che ci aspetta.»

 

L’interno sembrava un’estensione del palazzo soprastante piuttosto che una tomba.

Ovunque i cinque avventurieri andassero era un susseguirsi ininterrotto di grandi saloni, corridoi a volta e persino dei giardini sotterranei tenuti in vita nonostante il buio e la mancanza di nutrimento da chissà quale incantesimo.

Tutto era illuminato da globi magici che proiettavano una pallida luce azzurra, troppo tenue per poter fare a meno delle torce ma forte quanto bastava per poter avere un’idea di ciò che si aveva intorno.

«Non mi sorprende che il Mago Folle sia tanto famoso.» disse Dahlia. «Per creare e tenere in vita giardini simili doveva possedere conoscenze magiche mai viste prima.»

In un posto simile era facile perdersi, ma da buon appartenente al popolo Jormen che aveva navigato in tutti i mari di Erthea Musk sapeva orientarsi in un sotterraneo come un cervo nella foresta e riuscì a non perdere mai l’orientamento.

Mentre attraversavano un largo corridoio che a dare retta alla pergamena avrebbe dovuto condurre in un ampio anticamera da cui si aveva accesso alla stanza del sarcofago però, Gaston ebbe una strana sensazione.

«Aspettate.» disse intimando a tutti di fermarsi. «Qui ci sono delle trappole.»

L’arciere poggiò una mano sul pavimento e chiuse gli occhi, quasi che stesse cercando di percepire le vibrazioni del terreno creando così una mappa dettagliata nella sua mente. Quindi, dopo qualche minuto speso senza muovere un muscolo, scagliò una raffica di frecce in vari punti della stanza, rivelando e facendo scattare senza danno una dopo l’altra una raffica di dardi e un getto di fuoco dal muro, un incantesimo congelante e due diverse fosse piene di lance appuntite.

«Ecco fatto. Ora possiamo proseguire.»

«Sono davvero senza parole.» commentò Jonah. «Allora ogni tanto la sai usare la testa dopotutto.»

«Gaston si è addestrato nella migliore gilda dei ladri di Connelly.» disse Sadee con evidente ammirazione. «Fiutare trappole e pericoli per lui è una cosa da niente.»

L’esplorazione a quel punto poté proseguire, ma ciò che i cinque avventurieri trovarono una volta entrati nell’enorme sala quadrangolare al termine del corridoio fu tale da lasciare tutti loro sgomenti e atterriti per l’orrore.

Allineate lungo i musi laterali e contornate di affreschi si stagliavano una infinità di bare aperte al cui interno trovavano posto decine e decine di mummie; indossavano abiti da stregoni ridotti a stracci cadenti o vecchissime e ormai quasi del tutto arrugginite armature imperiali, ma ciò che più lasciava sconvolti erano le loro espressioni che sapevano di agonia e puro terrore.

Al centro della stanza, come un idolo pagano dei tempi antichi, stava una grande statua raffigurante il Mago Folle con in mano il suo famoso scettro fatto di ossa di drago, alzato verso l’alto come a chiamare un incantesimo.

«In nome di Gaia, che accidenti di posto è questo?» disse Gaston.

Per capirlo bastò analizzare gli affreschi, dai quali si poté dedurre che si trattava dei discepoli e della guardia personale del padrone di casa. E a giudicare dalla storia che raccontavano quelle immagini appariva evidente che non erano finiti in quelle casse di loro volontà… né da morti.

«Al tempo degli Antichi Dei era abbastanza normale che i maghi più potenti si facessero seppellire assieme ai loro discepoli e a tutto il loro seguito.» spiegò Jonah con una calma glaciale. «Probabilmente sono stati paralizzati con la magia, messi nelle bare, e lasciati qui a morire di stenti.»

«Qui non si può parlare più di semplice follia.» disse sconvolto Musk. «Questo tizio era completamente fuori di testa!»

«Questo posto mi da i brividi.» disse Gaston. «Troviamo questo maledetto tesoro, prendiamolo e andiamocene di qui.»

Cominciarono quindi a camminare in direzione dell’arco dall’altro lato della stanza, ma se tutti non vedevano l’ora di lasciare quel luogo così macabro, evitando perfino di non guardarsi attorno per non dover incrociare il volti spaventosi delle mummie, Dahlia percepiva chiaramente nell’aria qualcosa di minaccioso.

«Sento una strana energia qui dentro. Sbrighiamoci ad uscire.»

Erano praticamente arrivati dall’altra parte quando, precedute da un fischio, barriere magiche simili a quella che proteggeva l’ingresso della tomba apparvero all’entrata e all’uscita della stanza, bloccando la strada ai cinque avventurieri e chiudendo nello stesso tempo ogni possibile via di fuga.

«Me lo sentivo che non poteva essere così facile.» disse Sadee. «State in guardia, ragazzi.»

Infatti era solo l’inizio.

Prima il bastone della statua del mago iniziò a brillare, quindi quella luce si propagò in ogni direzione attraverso il pavimento come un’onda, avvolgendo le mummie che iniziarono a risvegliarsi.

«Fantastico, ci mancava anche la negromanzia.» disse Dahlia sfoderando il suo scettro.

«Non credo sia  negromanzia.» rispose Jonah. «Le cronache dicono che il Mago Folle è colui che ha creato e perfezionato il bind.»

«Quindi questi esseri sarebbero mossi dalle pietre del servo?»

Per accertarsene Dahlia lanciò un incantesimo rivelatore, ed effettivamente sul collo di ogni mummia comparve un nucleo luminoso.

«Ha ragione. Quelle sono sicuramente vecchie pietre del servo.»

«Buono a sapersi.» disse Musk sfoderando l’ascia «Quindi basterà distruggerle per rimandare questi simpaticoni nel mondo dei morti. Avanti gente, è ora di picchiare duro!»

Lui, Sadee e Jonah si lanciarono all’attacco, mentre Dahlia e Gaston rimasero in copertura fornendo supporto a colpi di dardi e magie.

Essendo pietre molto vecchie bastava un colpo ben assestato per distruggerle e rendere le mummie inoffensive, ma queste non avevano certo intenzione di cadere senza combattere e nonostante fossero armate di armi spuntate o rotte attaccavano con tutta la loro forza contando soprattutto sul numero.

La stessa magia che li faceva muovere permetteva anche agli stregoni tra le mummie di usare degli incantesimi elementari, e anche se Sadee e i suoi compagni erano abituati a confrontarsi con la magia l’inferiorità numerica rendeva il tutto più difficile.

Per loro fortuna potevano contare su Jonah, che ancora una volta diede prova di una straordinaria abilità prima come schermidore e poi, recuperato l’arco di un nemico distrutto, anche come arciere, trapassando pietre del servo una dietro l’altra con precisione sconvolgente.

Alla fine, una dopo l’altra, quasi tutte le mummie caddero sconfitte, e una volta che Musk ebbe distrutto con un poderoso colpo d’ascia la statua del mago facendone un moncone spaccato, anche le ultime rimaste tornarono al loro sonno eterno.

«Bisogna essere proprio malati per farsi venire in mente una cosa del genere.» disse l’orco dinnanzi al macabro spettacolo del pavimento ricoperto di cadaveri fatti a pezzi. «Non sono più tanto sicuro di voler mettere le mani su un tesoro appartenuto a un tipo simile.»

«Non scherziamo.» replicò Gaston «Con tutto quello che stiamo passando non se ne parla neanche di tornare indietro a mani vuote.»

La distruzione della statua aveva comportato la scomparsa anche della barriera, quindi l’esplorazione poté proseguire.

I cinque avanzarono lungo un ennesimo corridoio, l’ultimo stando alla mappa, in fondo al quale trovarono ad attenderli un robusto portone di pietra chiuso da un sigillo di bronzo e due lucchetti magici.

«Ci siamo.» disse Sadee. «Questa dovrebbe essere la stanza del sarcofago. Il tesoro del mago sarà sicuramente qui dentro.»

Sulla porta era anche incisa un’iscrizione, che Jonah lesse ad alta voce.

«Così come questa tomba ha nascosto le mie ricchezze agli occhi del mondo, così possa il velo dell’oblio celare il mio lascito agli occhi degli uomini

Dahlia impiegò meno di dieci secondi a rimuovere i sigilli magici, e quando Musk ebbe mandato in frantumi anche quello fisico venne finalmente il momento di aprire.

Un bagliore sfolgorante illuminò i volti dei cinque avventurieri prima ancora che potessero spalancare completamente le porte, e quando furono all’interno ciò che si videro comparire davanti non può essere descritto con parole umane.

Non era un tesoro, era il tesoro.

Il tesoro che ogni avventuriero sogna di trovare in vita sua.

Una stanza enorme, grande quasi quanto la precedente, letteralmente traboccante di monete d’oro, statue in avorio, pietre preziose, gioielli e monili, manufatti magici e armi ornamentali. Persino le pareti erano coperti da mosaici in oro e gemme che narravano la vita del mago, mentre quattro enormi statue dorate svettavano agli angoli della camera, come silenziosi guardiani posti a protezione del tesoro e del sarcofago del mago.

Del sarcofago in questione, però, non vi era traccia, forse perché sepolto sotto qualcuna di quelle collinette d’oro.

«Ditemi che non sto sognando.» disse Dahlia

«Non ho mai visto niente del genere.» disse Musk

«L’abbiamo trovato.» disse Sadee. «Il tesoro del Mago Folle.»

Gaston si lanciò sul cumulo più vicino, tuffandocisi dentro e facendosi piovere monete addosso urlando di gioia.

«Ci serviranno dieci carri per portare via tutto! Mi farò costruire un palazzo degno dell’imperatore, mangerò carne e dolci tutti i giorni e mi farò servire da tutte le più belle ragazze del mondo! Addio a questa vita schifosa!»

Un improvviso tremolio del terreno interruppe troppo presto quel momento di gioia.

«Cos’è?» chiese Sadee. «Un terremoto?»

Purtroppo era qualcosa di molto peggio, e tutti lo capirono nel momento in cui si accorsero che quel tremore era stato provocato dal piede di una delle statue guardiane mossosi in avanti.

Come il guscio di un uovo che scoppia, il rivestimento dorato che avvolgeva i quattro guardiani si sbriciolò mentre questi iniziavano inspiegabilmente a muoversi.

«Non sono statue!» strillò Dahlia. «Sono golem!»

«Com’è possibile? Credevo che l’incantesimo per la creazione dei golem fosse andato perduto secoli fa!»

Gaston, ancora immerso nella sua personale piscina d’oro, venne quasi schiacciato come una formica da uno dei colossi, e prima che potessero anche solo pensare di fare qualcosa Sadee e gli altri si ritrovarono circondati.

Si armarono, ma sapevano di non avere speranze contro quei bestioni, e visto che uno di loro si era piazzato proprio davanti all’uscita il loro destino era ormai segnato.

Quale funesta ironia; condannati a morire ad un passo dal realizzare la loro più grande impresa. Questa era la vita, e la condanna, di un avventuriero.

«Beh…» disse Musk mentre uno dei golem caricava il pugno. «Almeno ci abbiamo provato.»

Non sarebbero caduti senza combattere, ma sarebbe stato solo per una questione d’onore.

Sadee era pronta ad immolarsi per prima dinnanzi a quel braccio di pietra pronto a colpire, quando una voce imperiosa si alzò dal gruppo.

«Grashin tabrak Heyvring tyrgal kanut!»

Il golem arrestò il pugno quando questi era quasi sul punto di travolgere l’elfa, e per un attimo la coppia di pietre magiche che gli facevano da occhi brillarono di una luce particolare prima che lui e i suoi compagni tornassero ad essere, a prima vista, nient’altro che semplici statue.

«Ma cosa…»

Jonah emerse lentamente dal centro del gruppo e mosse verso le statue, che abbassarono lo sguardo verso di lui come a porgergli omaggio.

«Ma come hai fatto?»

«Possa Heyvring chiudere il mio cuore nel suo forziere. C’era un’altra frase incisa sulla porta, una sorta di monito. Solo il penitente devoto potrà ottenere il perdono di Heyvring. Heyvring era l’Antico Dio dei segreti, e secondo la mitologia fu lui ad insegnare agli umani come creare i golem. La frase che ho pronunciato era l’atto di sottomissione che ogni fedele doveva recitare entrando in uno dei suoi templi.»

«Avresti anche potuto dircelo prima.» protestò Gaston

«Suppongo che ti dobbiamo la vita.» disse Sadee. «Se non fosse stato per te dubito che saremmo riusciti ad arrivare fin qui. A questo punto direi che l’onore di scegliere per primo cosa prendere di questo tesoro spetti indubbiamente a te.»

«A tal proposito, temo di dovervi dare una notizia spiacevole.»

Jonah nel mentre aveva fatto qualche passo avanti portandosi proprio ai piedi di uno dei golem.

«Niente in contrario se questo tesoro me lo prendo io, vero?»

«Che cosa!?» strillò l’arciere

«L’avete detto voi, non sareste mai arrivati fin qui senza il mio aiuto. Quindi mi sembra giusto che sia io a decidere come dividere il tesoro.»

«Dannato, ci sta fregando!»

Musk non perse tempo e tentò di saltare addosso al toriano, ma uno dei golem alzò il braccio e l’orco fu costretto a fermarsi prima di venire schiacciato da un pugno così potente da polverizzare una parte del pavimento.

«Ma che…»

«Ricordate cosa ho detto riguardo a Heyvring? È stato lui a insegnare agli umani a creare e dominare i golem. Visto che sono stato io ad ammansirli mi sembra naturale che ora obbediscano a me.»

Dahlia, l’unica che di golem ne capisse qualcosa, sapeva che era sufficiente eliminare il controllore per rendere inoffensivi i suoi servitori di pietra, e cercando di non farsi vedere iniziò a raccogliere le forze per lanciare un incantesimo.

Avendo intuito cosa la sua compagna stesse cercando di fare, Sadee tentò di guadagnare tempo.

«Ora mi spiego perché hai accettato la nostra richiesta così facilmente. Ma come facevi a sapere che fossimo alla ricerca proprio di questo tesoro?»

«La vostra reputazione vi precede. Siete più famosi di quanto crediate. Quando Borg mi ha detto di avervi venduto quella mappa ero sicuro che non avreste rinunciato all’idea di provare a cercare la cripta.»

«Ma si può sapere tu chi sei?»

Al che finalmente Jonah si tolse la maschera rivelando un volto che quasi tutti riconobbero immediatamente, pur non avendo mai incontrato quella persona faccia a faccia prima di quel momento.

«Ma tu sei quello di cui parlano tutti!» disse Gaston. «Quel Daemon!»

«Perdonate il travestimento. Come immaginerete non è facile per uno nella mia posizione passare inosservato in questo momento.»

Dahlia nel mentre aveva finito di preparare il suo incantesimo ed era sul punto di lanciarlo; senonché si ritrovò da un momento all’alto una spada poggiata sulla spalla.

«Se fossi in te io non lo farei.» disse un giovane dai capelli biondi e dagli occhi di ghiaccio apparendole alle spalle senza che se ne accorgesse. «E ora, se foste così gentili da gettare le armi ve ne sarei grato.»

A quel punto i quattro avventurieri non poterono fare altro che obbedire.

«E tu chi saresti?» domandò piccata Dahlia al nuovo arrivato «Il suo mastino?»

«Che brutta espressione. Diciamo che sono una specie di personale collaboratore del nostro nuovo sovrano.»

«Un sovrano che pugnala alle spalle i compagni e li deruba del frutto del loro lavoro.» ringhiò Sadee «Di sicuro ha cominciato con il piede giusto.»

«Temo che abbiate frainteso. Questo tesoro non è destinato a me.»

«Cosa!?»

«Noi stiamo cercando di costruire qualcosa di grande, e di dare un futuro migliore a questa terra e ai suoi abitanti. Sfortunatamente il Governatore non ci ha lasciato altro che una regione in rovina e debiti a non finire, senza contare le conseguenze date dalla guerra che abbiamo combattuto per spodestarlo. Quest’oro ci permetterà di pagare parte dei debiti e consentirà alla nostra nazione di reggersi sulle sue gambe. Per questo non posso permettervi di portarlo via.»

«Belle parole, ma per quanto mi riguarda non sei altro che un ladro e un traditore.»

«Sono d’accordo con Dahlia.» sbottò Musk «Chi ci dice che questa non sia solo una bella favola che ci racconti per giustificare la tua disonestà?»

«Se è questo che pensate, perché non restate qui a sincerarvi delle mie parole?»

«Che intendi dire?» disse Sadee visibilmente perplessa

«Vi ho osservati attentamente durante questa nostra piccola avventura. Sapete badare a voi stessi e l’abilità non vi manca. E io ho bisogno di persone come voi.»

Detto questo Daemon raccolse da terra un grosso sacco pieno di gemme gettandolo ai piedi di Sadee.

«Molto più di quello che immagino abbiate mai guadagnato da qualunque vostra impresa. Ma non è niente rispetto a ciò che potrete ottenere se deciderete di aiutarmi. Io so ricompensare molto bene il talento, e voi ne avete in abbondanza. Niente più avventure, a lottare ogni giorno con la morte per poche monete. Io vi posso offrire una patria, uno scopo, e tanto oro quanto non ne avete mai visto.»

Qualcuno, leggasi Gaston, sembrò prendere l’offerta in seria considerazione, ma la risposta di tutti gli altri, a cominciare da Sadee, fu solo un’espressione disgustata.

«Non abbiamo bisogno della tua carità. E di certo non siamo così disperati da volerci mettere al servizio di uno come te. Andiamocene.»

E così i quattro se ne andarono, seguiti con lo sguardo dai due ragazzi.

«Sprechi il tuo tempo a cercare di far ragionare gli avventurieri. Non sono altro che parassiti.»

«Ma anche i parassiti possono tornare utili, se sai come utilizzarli. Ed ero sincero quando ho detto che li reputo gente di talento.»

«Se lo dici tu.»

«E comunque ce ne hai messo di tempo, Adrian.»

«Non prendertela con me. Pensi sia facile seguire delle tracce di notte e con un simile temporale? Avresti anche potuto lasciarmi qualche indizio.»

«Quel ladruncolo era più sveglio di quanto potresti pensare, se ne sarebbe accorto subito.»

Ad Adrian cadde quindi l’occhio sui quattro golem, ora raccolti attorno a Daemon.

«Un peccato che siano troppo grossi per portarli fuori di qui. Ci avrebbero fatto comodo.»

«Ho letto abbastanza sui golem da sapere che il loro potere è strettamente vincolato al luogo del quale sono guardiani. Anche se riuscissimo a farli uscire da questa tomba, là fuori non sarebbero altro che statue.»

«Poco male, allora. Però sono d’accordo con quello che ha detto quell’orco, questo mago era davvero un pazzo maniaco. E pensare che nell’Impero è una sorta di semidio.»

«Ha spinto le ricerche in materia di magia ben più in la di chiunque altro prima di lui, ma sono stati altri a pagare il prezzo della sua ricerca.»

«Strano. Ero convinto che ammirassi chi persegue il suo scopo a dispetto delle convenzioni morali e senza porsi limiti.»

«Solo fintanto che si è disposti ad ammettere la gravità delle proprie azioni ed assumersene la responsabilità davanti alla propria coscienza e davanti al popolo. Ma quest’uomo è stato sicuro fino all’ultimo di essere nel giusto, e anche nella morte ha voluto glorificarsi.»

«In altre parole, il limite tra legittima ambizione e folle megalomania non dovrebbe mai essere superato?»

Daemon rispose con un sorrisetto, e Adrian proseguì: «Un tesoro notevole, senza dubbio. All’altezza della leggenda. Anche se una volta che avremo sistemato i disastri di mio padre dubito che ne resterà molto.»

«Questa è solo una bella illusione. Uno specchio per gli sciocchi.» quindi Daemon si girò verso il centro della stanza. «Il vero tesoro è proprio qui.»

«Qui dove?»

«Così come questa tomba ha nascosto le mie ricchezze agli occhi del mondo, così possa il velo dell’oblio celare il mio lascito agli occhi degli uomini. Hai mai sentito parlare di traslazione?»

Adrian ci rifletté sopra un attimo, sorridendo compiaciuto.

«Ora capisco perché hai chiesto proprio a me di venire qui.»

«Il Mago Folle non avrebbe mai lasciato il suo tesoro più grande alla mercé di qualche saccheggiatore di tombe, né avrebbe permesso a qualcuno di profanare il suo corpo.»

«E per questo ha fatto in modo di nascondere il proprio sarcofago in un altro piano di esistenza assieme a ciò che gli era più caro. Doveva essere qualcosa di davvero prezioso se era disposto a lasciar rubare tutto questo pur di tenerlo nascosto.»

«Puoi riportarlo indietro, vero?»

Il giovane erede della famiglia Longinus non si considerava un mago di talento, né aveva mai studiato presso un Circolo. Tuttavia riportare indietro un oggetto dal piano etereo era qualcosa che persino il più umile dei novizi era in grado di fare, a condizione di sapere cosa cercare e dove.

Gli bastò concentrarsi, riuscendo così a percepire ciò che l’occhio umano non poteva vedere, e nel momento in cui schioccò le dita una tenue luce dorata preannunciò la comparsa dinnanzi ai due giovani di un umile sarcofago di pietra.

Un calcio al coperchio, e quello che restava del Mago Folle si rivelò finalmente ai loro occhi nella forma di una mummia avvolta in una bianca tunica ormai quasi completamente consumata dal passare del tempo; portava in testa la tiara ingioiellata degli alti maghi dell’antico Impero, e stringeva saldamente a sé un grosso tomo ancora in buone condizioni.

Nulla lasciava presagire che anche quel corpo potesse rianimarsi, ma ciò nonostante Daemon si sentì in dovere di staccargli la testa con un fendente.

«Giusto per essere sicuri.» e detto questo raccolse il libro, senza troppo curarsi di lasciare intatte le dita e le mani della salma.

«Sarebbe quello il grande tesoro di cui stiamo parlando?» domandò Adrian mentre Daemon con un colpo di mano ripuliva la copertina dalla polvere, rivelando una scritta incisa nell’argento.

 

COMPEDIO DEL SERVO

 

«Il più grande che tu possa immaginare.»

 

 

Nota dell’Autore

Eccoci qua di nuovo.

E con questo siamo giunti alla fine del Volume 2 di “Napoleon of Another World!”

Come epilogo è stato eccezionalmente lungo, ma non ho voluto spezzarlo in quanto come si può intuire si tratta di eventi parzialmente distaccati dalla trama principali, destinati però ad avere un peso considerevole nel prossimo futuro.

Dal momento che in quest’ultimo periodo sono stato piuttosto occupato il Volume 3 è ancora in fase di completamento, pertanto la pubblicazione del primo capitolo non sarà tra due settimane ma tra un mese, domenica 26 novembre.

Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, e spero vorrete continuare a farlo anche in futuro.

A presto!^_^

Cj Spencer

 

   
 
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