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Autore: ChiccaG    29/10/2023    1 recensioni
Che succederebbe se Harry, Ron, Hermione ed altri protagonisti della battaglia di Hogwarts fossero costretti a ripetere il loro ultimo anno al Castello a distanza di tre anni dall'accaduto?
Il tempo cambia davvero le persone, o è solo una diceria?
E potranno mai una Grifondoro ed un Serpeverde trovare la via giusta per arrivare l'una all'altro?
Dal primo capitolo:
«Ma che diavolo sta dicendo?» a sovrastare tutti è la voce di Draco Malfoy, il tono sporcato da una sfumatura di tesa impazienza «Ci siamo lasciati il Castello alle spalle ormai, abbiamo iniziato le nostre vite fuori da queste mura. Questa storia è assurda, sono tutte str– »
«Signor Malfoy.» non importa che siano passati anni da quando Draco era un 11enne borioso e sgradevole, bastano quelle due parole pronunciate dalla McGranitt per zittirlo - negli occhi chiari, un baluginio stizzito [...] «Tra una settimana vi aspetto tutti qui per iniziare il vostro ultimo anno di scuola.» pausa «Di nuovo.»

Mia prima Dramione dopo anni in cui non ho scritto nulla. Spero vi piaccia e che abbiate voglia di condividere con me le vostre impressioni!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Vari personaggi | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Piccolo disclaimer: alcuni dettagli si distaccano dalla storia ufficiale - aka licenze poetiche sparse qui e là a comodo della narratrice.
Si accettano pareri, suggerimenti, anche recensioni negative se risultano costruttive.
Grazie a chi finora ha letto, a chi continuerà/inizierà a farlo e a chi finora ha recensito.
Se voleste spendere un momento del vostro tempo per lasciarmi un piccolo commento sulla storia, mi rendereste molto molto molto - l’ho detto molto? - felice.


«Sei stato incredibile Draco!»
«Per una volta Pansy ha ragione, ti fissavano tutti come se non credessero ai loro occhi!»
«Infatti, hai dimostrato loro che– ... ehi, come sarebbe a dire "per una volta"? Blaise, hai sentito che ha detto Theo?!»
Zabini, al fianco di Draco mentre il gruppetto Serpeverde sta lasciando il campo da Quidditch, non sembra aver sentito il richiamo indignato della Parkinson dato che rimane con lo sguardo basso e l’espressione assorta.
«Sto parlando con te, razza di stronzo che finge di non sentirmi!» gli inveisce contro Pansy, ma di nuovo non ottiene alcuna reazione da parte dell’altro.
«Che hai?»
Draco glielo domanda con voce piatta, colorata da una punta lieve di preoccupazione sul finale: conosce Blaise da quando sono piccoli, ha imparato a leggerne ogni espressione e sfumatura. E sa, perché lo vede, che qualcosa non va.
Zabini, però, non risponde subito: alza gli occhi prima sull’amico e poi sugli altri, e successivamente fa loro cenno per indicare l’ingresso del Castello - un punto preciso, in corrispondenza di un acero secolare - verso cui si stanno dirigendo, come a far capire loro che parlerà solo quando saranno arrivati; nessuno fa domande, però tutti si guardano confusi, perplessi. Curiosi, anche, perché per quanto a Blaise piaccia fare il misterioso, di solito se ha qualcosa da dire la dice e basta. Solo Malfoy non guarda nessuno, tenendo gli occhi fermi di fronte a sé ed alla meta che l’altro ha designato.
«Allora?»
È Goyle ad incalzarlo una volta giunti a destinazione, incapace di attendere un secondo di più, eppure per qualche - ignoto - motivo Zabini sembra ancora restio a condividere i suoi pensieri.
«Blaise, ti decidi a parlare o devo strapparti le cose di bocca?»
Solo quando Draco sbotta in quel modo, a voce bassa ma tesa, l’amico sospira e pare decidersi a sciogliere il silenzio in cui si è chiuso da diversi minuti.
«... non fissavano Draco per i motivi che pensate voi.»
«Che? Ma di cosa– »
«Al campo di Quidditch.» specifica, a beneficio di Nott «I nostri compagni di Casa non stavano fissando tutti Draco perché colpiti dalla sua prova di volo.»
«E tu che ne sai?»
«E allora per quale motivo sembravano tanto sorpresi?»
Le due domande - rispettivamente pronunciate da Pansy e Gregory - si sovrappongono e fanno guadagnare ai loro "proprietari" un’occhiata lunga e penetrante da parte di Blaise.
«Gli avevano incantato la scopa.» la voce di Zabini si riduce ad un sibilo gelido «Qualcuno dei Serpeverde gli ha incantato la scopa, volevano che cadesse nel bel mezzo della prova.»
«... per questo mi hai dato la tua.»
Appena prima della lezione, in disparte, Blaise aveva chiesto - imposto - a Draco di scambiarsi le scope col pretesto di volergli far provare la propria, stesso modello di quella dell’amico - e quindi identica alla sua nell'estetica - ma in una versione "migliorata", ovvero modificata magicamente da qualcuno di esperto per risultare più performante. Una scopa truccata, per usare il gergo babbano. E poiché di fondo gli cambiasse davvero poco, Malfoy aveva acconsentito alla richiesta dell’altro senza fare troppe domande.
«Sì.» conferma Zabini «E per questo erano tutti sorpresi. Si aspettavano che ti rompessi l’osso del collo, e non è successo.»
«Che grandissimi pezzi di– »
«Merda.» la frase di Goyle la completa Nott, incrociando le braccia al petto con espressione furente «Sono tutti dei grandissimi pezzi di merda. Giuro che se scopro chi è stato– »
«Non hai risposto alla mia domanda, però.» Pansy interrompe l’invettiva dell’altro, gli occhi puntati su Blaise «Come facevi a saperlo?»
Anche Draco - con una strana tensione che gli corre giù per la schiena - lo fissa in attesa di risposta.
«Sono stato avvertito per tempo.»
«Da chi, Blaise?» lo incalza Malfoy.
«... dalla Granger.»
Per un attimo, nel gruppo, cala il silenzio.
«Stai scherzando?»
«Granger? Hermione Granger? Quella Granger?»
«Per Salazar, Goyle, quante Granger conosci?!»
«Che ne so, chiedevo per sicurezza!»
Mentre tutti parlano, l’unico in silenzio è Draco: appena Blaise ha pronunciato il nome della Grifondoro, negli occhi del Malfoy sono esplose nuvole grigie cariche di tempesta e la bocca è diventata una singola striscia stretta e sottile.
«Sei proprio... una stupida
Quando apre bocca, la voce è un sussurro carico di biasimo, stizza, e qualcos’altro che persino Blaise, il suo migliore amico, fa fatica a comprendere. E dopo essersi espresso con una sentenza che pare senza appello, gli altri nemmeno li guarda più; si muove, dando loro le spalle per allontanarsi ad ampie falcate in direzione dell’ingresso del Castello.
«Draco? Dove vai?»
«Che cazzo– Draco, aspettaci!»
«Ma dove diavolo va così di fretta?!»
La domanda di Pansy spinge tutti a guardare Zabini che però appare, come poche altre volte in vita sua, alquanto incerto sulla risposta.
«... mi auguro non a commettere qualche cazzata.»
È l’unica cosa da sperare, anche se la vita e le vicende affrontate insieme gli hanno insegnato che con Draco Malfoy non si può davvero mai sapere.

~~~~~~~~~~~~

«Certo che Madama Pince poteva scegliere un altro momento per riempirti di domande, ti ha fatta arrivare tardi a lezione!»
«Per fortuna Vitious ha chiuso un occhio...»
«Ovvio che l’ha fatto, Hermione è pur sempre la strega più brillante che Hogwarts abbia mai visto!»
Con quell’affermazione Ron tenta, a suo modo, di recuperare la gaffe fatta a colazione: passa un braccio intorno alle spalle della Granger, le sussurra uno «Scusami per prima...» all’orecchio e le sorride teneramente; ed Hermione, che si sente non poco in colpa per la bugia raccontata - all’insegnante, ai suoi amici - non può che perdonarlo all’istante, cercando con altrettanta velocità di cambiare argomento e parlare di qualcosa di diverso dalla presunta maleducazione della bibliotecaria nei confronti del suo orario scolastico.
«Avete sentito che la squadra di Quidditch di Grifondoro sta cercando nuovi membri?»
Non che a lei dello sport magico per eccellenza sia mai importato molto - lo conosce, tutto sommato le piace anche vedere qualche partita, ma di certo non è un’appassionata - ma è uno di quegli argomenti con cui è sicura di attirare l’attenzione di Harry e Ron.
E infatti...
«Harry, dovremmo andare a vedere le selezioni!»
«Non lo so...» l’altro appare più restio «Ho paura che finiremmo per distrarre i partecipanti, non passiamo esattamente inosservati.»
Anche Hermione, come l’amico, l’ha notato: che sia in Sala Grande, a lezione o semplicemente per i corridoi, c’è sempre qualcuno che li fissa, che li indica; alcune volte c’è persino chi cerca una qualsiasi scusa per avvicinarsi e scambiare con loro due parole, nemmeno fossero delle celebrità - in effetti lo sono - a cui è consono avvicinarsi con cautela.
«Beh ma chi meglio di noi potrebbe dare loro qualche consiglio? Tu sei stato il Cercatore più giovane che la scuola abbia avuto, dopotutto! E io...»
«Sei stato un ottimo Portiere, Ron.» è Hermione a pronunciare quelle parole con una morbidezza più marcata del solito, forse sentendosi ancora vagamente in colpa «La canzone "Perché Weasley è il nostro Re" la conoscono tutti mica per niente!»
Un complimento onesto, ma che basta a Ron per sentire le orecchie andare a fuoco e tossicchiare lievemente, il tutto mentre Harry sotto sotto se la ride un po’ intenerito dalla scena: l’amico riuscirà mai a fare il primo grande passo - la convivenza - con Hermione? È da un po’ che lui e Ginny se lo domandano ma, ovviamente, nessuno dei due ha domandato nulla alla coppia; del resto ognuno ha i suoi tempi, come dice sempre la sua meravigliosa fidanzata. Evidentemente quelli di Ron ed Hermione sono solo... più lenti.
«Suppongo che fare un salto non sia poi così una cat– »
«Signor Potter!»
Solo gli studenti del primo e del secondo anno chiamano gli ex - non più tali - studenti tornati al Castello con gli appellativi di "signore" e "signorina", nonostante a nessuno di loro piaccia particolarmente la cosa: in questo caso si tratta di un gruppetto di studenti del primo anno, che si avvicinano loro con gli sguardi ammirati e l’aria imbarazzata.
«Possiamo... avere il suo autografo?» domandano, allungando verso Harry pergamene e piume.
«Ed anche il suo!»
È a Ron che si rivolgono col medesimo gesto, e probabilmente chiederebbero la stessa cosa anche ad Hermione non fosse che lei è più svelta.
«Inizio ad andare, vi aspetto in Biblioteca!» annuncia ad alta voce verso gli amici, con un sorriso gentile verso gli studenti più piccoli che la guardano un po’ delusi: si sente profondamente a disagio in quel ruolo da celebrità che non ha mai richiesto.
Harry è abituato fin da piccolo ad essere riconosciuto da chiunque, e a Ron - è evidente da come gonfia il petto ed assume un’espressione gongolante - probabilmente piace essere finalmente identificato per chi è e non per essere "l’amico di Harry Potter"; non lo biasima per questo, ma a lei sta bene essere quella che è sempre stata, invisibile per chiunque non fosse il corpo docenti della scuola o i suoi amici più stretti.
Si avvia, dunque, imboccando il corridoio del terzo piano con gli occhi rivolti verso il basso, sul libro aperto che sta leggendo mentre cammina: se tenesse lo sguardo rialzato, probabilmente si accorgerebbe che qualcuno non solo sta camminando nella direzione opposta alla propria, ma sembra proprio puntare a lei.
«Granger.»
Invece, la concentrazione riposta nella lettura è tale che solo quando una voce familiare - e non dovrebbe esserlo - la richiama e la figura si ferma di fronte a lei, ad Hermione venga da alzare lo sguardo: e ritrovarsi Malfoy ad un passo da sé è una sorpresa tale da farla sussultare, il libro che quasi le cade dalle mani.
«M-Malfoy, mi hai spaventata!» sbotta con le guance che s’arrossano e le dita che stringono il libro «Non hai visto che ero dis– »
«La devi smettere.»
Il tono di Draco è lapidario, così come il suo sguardo grigio che preannuncia tempesta.
«... c-come, scusa?»
«Blaise mi ha detto quello che hai fatto.» Draco la osserva, coglie il lampo di consapevolezza che le anima gli occhi d’ambra scura «E la devi smettere.»
«N-Non capisco davvero di cosa tu stia parlando...» tenta di dissimulare, fingere sorpresa mentre il cuore nel petto accelera la sua corsa.
«Sì che lo sai Granger, non prendermi per il culo.»
«Ascolta Malfoy, tu– »
«No Granger, sei tu che devi ascoltare me.» fa un passo in avanti verso di lei, schiacciando contro il proprio petto il libro che l’altra tiene stretto al suo «Smettila. Di. Intrometterti.»
Deglutisce Hermione, cercando di mantenere alto lo sguardo e di non muoversi per non dare a Draco la soddisfazione di... cosa? Vederla indietreggiare, sentirla intimidita da lui? Non ha fatto nulla di male, non c’è niente per cui debba sentirsi in difetto!
«Scusa tanto se ti ho evitato di schiantarti con la scopa!» sbotta quindi di punto in bianco, forse con una veemenza inaspettato data l’espressione sorpresa del Serpeverde «Invece di essere così scocciato potresti ringraziarmi, io davvero non capisco perché– »
Di punto in bianco Draco le afferra il polso e, con uno strattone, la trascina dietro le spesse tende di velluto ai lati di una delle finestre del corridoio e, prima che la Grifondoro possa dire qualcosa, con l’altra mano le tappa la bocca e si schiaccia contro il suo corpo.
Non si muove, Hermione: forse dovrebbe spingerlo via, mordergli il palmo per liberare le labbra, o quantomeno guardarlo male; invece non fa altro che fissarlo con occhi sbarrati di sorpresa e confusione, e cercare di non pensare a quanto sia buono l’odore della sua pelle - il bagnoschiuma che certamente ha usato per lavarsi dopo la lezione di Quidditch - o a quanto sarebbe facile perdersi nelle piccole pagliuzze azzurrine nascoste tra le nuvole del suo sguardo.
Anche Draco la guarda: guarda l’ambra scura dei suoi occhi animata da emozioni a cui non sa dare un nome; guarda il suo petto che si alza ed abbassa a ritmo irregolare - troppo, per non pensare che il cuore della Grifondoro batta più velocemente di quanto dovrebbe. Guarda la forza che le dita sottili e femminili della sua mano destra imprimono al libro che tiene stretto al petto, unica barriera tra i loro corpi.
Dall’altra parte delle tende, un paio di voci maschili sono in avvicinamento: due voci che Hermione conosce fin troppo bene, ma a cui non riesce a dare il peso che dovrebbe perché, nel frattempo, Draco si è fatto più vicino ed ha accostato le labbra al suo orecchio.
«Shhh.»
Solo quel soffio che intima il silenzio, nonostante Hermione non stia dando alcun segno di volersi smuovere da lì: e mentre il Serpeverde respira lentamente l’odore della pelle di lei, Harry e Ron passano accanto alle tende ignari di chi vi si stia nascondendo dietro, ridendo con fare cameratesco per chissà quale battuta mentre camminano alla volta della Biblioteca.
Ci vuole qualche altro secondo, dopo che sono passati, prima che Draco si faccia indietro: non si scosta troppo da lei, non le lascia il polso da cui l’ha afferrata né smette di guardarla, ma lentamente abbassa la mano dalla sua bocca.
«...»
Dovrebbe dire qualcosa, Hermione.
Vorrebbe dire qualcosa, Hermione.
Ma è come se il cervello si fosse sconnesso improvvisamente, come se rifiutasse di collaborare: come se fosse ancora perso tra le nuvole scure dei suoi occhi da cui non riesce a sganciarsi, come se fosse molto più piacevole, a conti fatti, rimanere in quella posizione fermando il tempo.
«... è pericoloso, Granger.» è Draco a rompere il silenzio, sussurrando nonostante nel corridoio siano di nuovo soli «Non lo capisci?» il suo sguardo pare tingersi di un’emozione che Hermione non gli leggeva addosso da tanto tempo: premura.
«Sei tu...» c’è una strana tensione nella voce di lei, qualcosa che la Grifondoro cerca di scacciare schiarendosela piano «quello che rischia. È te che prendono di mira, è a te che cercano di fare del male!»
«Proprio per questo è pericoloso.» ribatte senza superbia né arroganza, senza nemmeno l’intenzione di piccarla dandole contro a prescindere: è serio, tanto nello sguardo quanto nel tono con cui le si rivolge «Possibile che non ci arrivi da sola?» sospira, le stringe appena di più il polso «Se qualcuno vedesse che ti preoccupi per me– »
«Io non mi sto– »
Di nuovo, senza preavviso, le tappa la bocca e spinge col palmo contro le sue labbra, forte quanto basta da strapparle un lieve gemito di fastidio.
«Granger, la prossima volta che tenti di rifilarmi una stronzata non sarò più tanto gentile.» la avverte in un sibilo più infastidito che minaccioso «Chiaro?»
Le libera lentamente la bocca, lo sguardo che per un momento scivola sulla loro arrossata pienezza prima di risalire sugli occhi ed inchiodarli lì, nei propri.
«Io sono uno dei cattivi, qui. E tu una dei buoni, l’eroina che ha salvato il mondo magico.» nessuna emozione anima la voce con cui Draco pronuncia quelle parole «Se uno dei tuoi amici, o semplicemente un altro studente qualsiasi si rendesse conto che per chissà quale cazzo di motivo ti importa della mia incolumità...» per un secondo si ferma, quasi la sfida a contraddirlo per l’ennesima volta «... la tua vita tra queste mura cambierebbe. La percezione che gli altri hanno di te cambierebbe. Dimenticherebbero tutto ciò che di buono hai fatto nel giro di un secondo, ti tratterebbero come la peggiore delle traditrici.» come altro definire una persona che fraternizza col nemico? «Perciò devi smetterla di aiutarmi, hai già fatto abbastanza.» conclude, supponendo e sperando di essere stato sufficientemente chiaro.
«... stai cercando di... proteggermi
Questa è l’unica domanda che ad Hermione viene spontanea pronunciare, un quesito capace di strappare a Malfoy un sospiro esasperato quanto lo è il gesto con cui la mano libera si tuffa tra i propri capelli per tirarli all’indietro.
«Cazzo Granger, hai sentito quello che ti ho appena– »
«Ho sentito.» conferma lei, alzando il mento con cipiglio deciso «Ma non ho bisogno che tu mi protegga, so perfettamente difendermi da sola. E sono in grado di gestire le cose per conto mio.»
Stavolta è uno sbuffo ad uscire dalla bocca del Serpeverde, uno sbuffo sprezzante e scettico.
«No, Granger. Tu pensi di saperlo di gestire. Ma se ti ritrovassi a litigare coi tuoi amici per colpa mia, se ti allontanassero e ti odiassero... non reggeresti.» non la biasima per questo, lo lascia intendere dal modo in cui le labbra si piegano in un sorriso triste o forse più nel ricordo di esso «Sappiamo entrambi che per quanto Potter e Weasley ti perdonerebbero quasi tutto, questo...» loro due così vicini, loro due in qualche modo connessi «questo non te lo perdonerebbero mai.» ha ancora gli occhi nei suoi mentre alza la mano libera ed appoggia il pollice sulla bocca di lei, tracciandone delicatamente il contorno col polpastrello con fare malinconicamente assorto «Ed io ho già rovinato la vita di troppe persone per potermi permettere di farlo ancora.»
La lascia andare del tutto, questa volta: fa un passo indietro lentamente, poi un altro ancora mentre le dita mollano la presa dal suo polso ed il corpo ruota per darle le spalle. Non c’è altro da aggiungere, né si aspetta che lei dica qualcosa: per questo sentire le dita di lei che gli afferrano il braccio lo sorprende così tanto, ed è con quella stessa sorpresa nello sguardo che si volta nuovamente verso di lei, lì dove lo sguardo risoluto della Grifondoro lo sta aspettando.
«Non puoi decidere per me.»
«Granger...»
«No, Malfoy.» stronca sul nascere qualsiasi sua protesta con quella testardaggine tipicamente rosso-oro «Ti ho ascoltato, ho capito perché mi hai parlato in questo modo, e... ti ringrazio.» di volerla tenere lontana da litigi, discussioni, drammi «Ma decido io quali sono le scelte giuste per me, e per chi preoccuparmi. Non puoi impormelo tu, né Harry o Ron. È una scelta mia.»
«... perché, Granger?» c’è qualcosa che davvero non gli torna, che lo tormenta dalla sera prima «Perché t’importa di me?»
«Perché...» nel profondo sa cosa dovrebbe dirgli, Hermione, ma è un pensiero a cui non concede nemmeno il lusso di formarsi nella propria mente «non credo tu sia il mostro che tutti dipingono. Hai sbagliato, e di certo ti sei comportato da vigliacco...» sospira, si morde l’interno della guancia, scuote il capo «ma la battaglia non è stata colpa tua. Voldemort sarebbe comunque venuto per uccidere Harry, la guerra ci sarebbe stata comunque. E adesso che è tutto finito continuare a vivere rivangando il passato... non fa bene a nessuno.» è una mezza verità, quella, ma è tutto ciò che ha da offrirgli.
«Sei veramente una stupida, Hermione Granger.»
Dovrebbe suonare come un insulto, eppure come la sera prima c’è una velata morbidezza - questa volta lucida e consapevole - nel tono con cui pronuncia quella parola, una sfumatura in qualche modo capace di strapparle un piccolo sorriso dalle labbra.
«Ora è... meglio che vada. Harry e Ron mi aspettano in Biblioteca, in realtà sarei dovuta arrivarci prima di loro...» le toccherà inventarsi un’altra scusa, eppure la prospettiva non le sembra così terribile come dovrebbe. Forse è perché ha ancora l’odore di Draco nelle narici? «Sai, ho sentito che la squadra di Quidditch di Grifondoro aprirà le selezioni per cercare nuovi membri della squadra.» le parole le escono di bocca prima che se ne renda conto «Se anche Serpeverde farà la stessa cosa, perché non provi a partecipare?»
Malfoy la fissa con espressione incredula ed un sopracciglio inarcato prima di sbuffare una mezza risata sarcastica.
«E secondo te mi potrebbero mai prendere in squadra dopo che hanno tentato di farmi cadere dalla scopa a più dieci metri da terra?»
«Sì, se vogliono vincere.»
La replica di lei è veloce, sicura, pregna di una convinzione che Hermione stessa non sa da dove provenga: però che Draco sia stato un giocatore eccezionale è un dato di fatto, l’unico capace di tenere testa ad Harry durante gli anni a scuola, e niente nei Serpeverde riesce ad unire come la voglia di primeggiare su tutto e tutti.
«Il mio è solo un consiglio. Pensaci.» gli passa accanto, uscendo per prima dalla tenda col battito ancora accelerato ed il libro stretto contro il petto.
«Granger.»
Il richiamo di Draco, che sbuca dalla tenda a sua volta, la spinge a voltarsi.
«Farai il tifo per me se mi prendono in squadra?»
Sorride, Hermione.
«È una possibilità, Malfoy.» in cuor suo conosce già la risposta, ma si guarda bene dal condividerla con lui «Te lo farò sapere!»
Gli da’ le spalle prima di dire o fare altro di cui potrebbe pentirsi, riprendendo il suo incedere a passo sostenuto verso la Biblioteca.
Ed anche Draco sorride, la guarda sparire per il corridoio mentre si porta il pollice alla bocca, quello stesso con cui le ha disegnato le labbra, per lambirne la carne con la punta della lingua ed assaggiare così il sapore di lei.
«... sì, sei davvero una stupida, Granger.»
Anche se forse, a conti fatti, lo stupido qui è solo lui.
   
 
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