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Autore: Milly_Sunshine    01/11/2023    3 recensioni
Kay è una giornalista radiofonica affermata e conduce un programma di cronaca, accerchiata da un entourage di fedelissimi, il marito Anthony, a sua volta giornalista, il loro collega Samuel e l'assistente Theresa. Fissata con i crimini irrisolti, matura un'ossessione insolita nei confronti dell'omicidio di un'anziana locandiera che le costa a sua volta la vita. Kay si ritrova a sua volta vittima di un delitto, lasciando le persone che le stavano intorno, oltre che la collega Rebecca, con la quale aveva una feroce rivalità appianata soltanto nelle sue ultime settimane di vita, a interrogarsi su chi l'abbia eliminata e perché, su chi fosse la femme fatale che si aggirava presso la sede della radio il giorno prima del delitto, oltre che sulle ragioni per cui fosse così in fissa con lo specifico caso della locandiera assassinata. // Long fiction scritta nel 2015 sulla base di un'idea già in parte sviluppata cinque anni prima, unisce elementi del giallo classico e del thriller.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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(Ottobre 1991)

Rebecca scese le scale lentamente. Gradino dopo gradino, le sembrava di lasciarsi alle spalle una parte di sé.
La puntata di quella sera era stata la più difficile di tutte, ma lei e i suoi colleghi avevano convenuto che non ci fossero alternative: bisognava spiegare, dall’interno, che cosa fosse davvero accaduto, nel tentativo di ridurre al minimo le speculazioni esterne.
Non era facile, ma nessuno sembrava esserne davvero preoccupato, a Radio Scarlet: in fin dei conti anche la pubblicità negativa era pur sempre pubblicità e, scoprendo che il direttore e azionista di maggioranza non solo aveva un passato oscuro, ma addirittura aveva commissionato l’omicidio della voce di punta della sua stazione radiofonica, molti ascoltatori occasionali erano diventati fissi, negli ultimi tempi, così come erano diventati ascoltatori occasionali molti che prima avevano a malapena un’idea dell’esistenza di Radio Scarlet.
Rebecca si diresse verso il proprio ufficio, per andare a recuperare la propria giacca.
Voleva andarsene.
Voleva raggiungere Dylan.
Suo figlio era rimasto particolarmente sconcertato, nello scoprire eventi di cui, purtroppo, non tutti si erano accordati per tenerlo all’oscuro. Aveva fatto qualche commento sul fatto che la realtà degli eventi ricordasse “i film che guardano papà e Sheila” e Rebecca non era sicura che fosse un’osservazione così positiva.
Aprì la porta.
L’ufficio non era vuoto.
«Come mai siete ancora qui?» domandò, rivolgendosi ad Anthony e a Samuel, seduti alle rispettive scrivania.
«Ti stavamo ascoltando» le rispose il marito di Kay. La radio era accesa, proprio sul loro canale. «Hai fatto un buon lavoro.»
Rebecca sorrise.
«Grazie a voi.» Lanciò un’occhiataccia a Samuel. «Se non ricordo male ti era stato prescritto riposo assoluto. Non solo sei tornato qui ancora prima che ti togliessero i punti, ma addirittura adesso hai iniziato a rimanere qui fino a tarda ora...»
Samuel ignorò il suo rimprovero.
«Ora non resta che accontentare il grande pubblico» le suggerì. «Potresti invitare Harriet Harrison in trasmissione.»
Rebecca sospirò, scuotendo la testa.
«Neanche per sogno!»
«Avere divulgato un filmato compromettente - per quanto in quel filmato, per fortuna, si senta soltanto parlare dell’omicidio del vero Philip Adam Carpenter, ma non si veda nulla di concreto - è stata una manna dal cielo, per lei. Si dice che fosse piena di debiti e che sperasse di salvarsi grazie all’intervento di Carp...», Samuel esitò, prima di correggersi, «...di Albert Wilkerson, ma che lui non si sia fatto incastrare. Pare che la sua partecipazione in tutti quegli show televisivi, dove va non soltanto per raccontare che, con tutta probabilità, fu proprio Marissa Flint a cancellare le tracce dell’omicidio, le stia fruttando. Le danno un sacco di soldi per raccontare quanto sia commovente la storia della sua vita. Non sembra una persona scioccata dalla perdita di un familiare.»
«Se permetti un’opinione» intervenne Anthony, «La mia impressione è che non gliene importi proprio nulla del povero John Brooks, né tantomeno di quello che la gente penserà di Michelle e del fatto che il direttore l’avesse assunta soltanto perché era sua figlia.» Non aggiunse altro; del resto si parlava poco di Michelle da quando, dopo avere scoperto la verità, si era affrettata a lasciare Radio Scarlet e si vociferava che si fosse trasferita fuori città. «Quello che conta, per la Harrison, sono i soldi. Certo, forse è più apprezzabile guadagnarli piangendo negli studi televisivi, piuttosto che permettendo a un assassino di andarsene in giro così come se niente fosse, ma se la tenete lontana da Radio Scarlet, avete soltanto da guadagnarci.»
Rebecca aggrottò le sopracciglia.
«Avete? Tu non sei coinvolto?»
Anthony abbassò lo sguardo.
«Per ora sì, ma non credo che durerà molto a lungo.»
«Cosa vuoi dire?»
«Sto pensando di andarmene. Dopo tutto quello che è successo...»
Rebecca lo interruppe: «Ce l’hai fatta finora! Non puoi abbandonare proprio adesso. Io, te e Samuel abbiamo sempre lavorato bene insieme.»
Anthony scosse la testa, mentre le rivolgeva un’occhiata.
«È da meno di due mesi che lavoriamo insieme. Prima tu non c’eri. Ti occupavi di altro. Con tutta probabilità pensavi che fossimo soltanto due incapaci a cui Kay aveva trovato un posto di lavoro. Due mesi non sono sempre.»
Anthony aveva ragione.
Rebecca non era nemmeno sicura dell’effettivo valore di Anthony e Samuel.
Se non fosse stato per l’omicidio di Kay, non avrebbe mai lavorato a tu per tu con loro e avrebbe continuato a snobbarli.
“Eppure non può finire così.”
«Lo so» ammise, «Due mesi non sono sempre e non è detto che tutto continui così.» Si rivolse a Samuel. «Ti prego, diglielo anche tu.»
Samuel le restituì un’occhiata assente.
«Che cosa dovrei dirgli?»
«Che andarsene sarebbe un errore.»
«Obiettivamente no, non lo sarebbe» replicò Samuel. «Credo che abbia molte opportunità di carriera, altrove... ancora di più che qui a Radio Scarlet.»
«Capisco il tuo punto di vista» confermò Rebecca, «E capisco anche il suo, ma non credo che ne valga la pena.» Il suo tono si fece quasi implorante. «Ti prego, Anthony, ripensaci. Abbiamo incastrato Carpenter, noi tre.» Non riusciva ad associare un altro nome al defunto direttore. «Abbiamo incastrato Carpenter, e questo significa che non c’è niente che possa fermarci. La nostra trasmissione sta andando alla grande. Non...»
Anthony la interruppe: «Non prenderti meriti che non hai. Tu non c’eri, quella sera. Tu non c’eri, quando Raymond - il tuo Raymond - ha tentato di uccidere Samuel. Tu non c’eri, quando Carpenter si è visto messo in trappola e ha agito di conseguenza. Tu eri arrivata a capire che Avah era la sorella di Theresa e che, di conseguenza, lui era il mandante dell’omicidio di Kay, eppure non hai avvertito nessuno, perché volevi essere l’unica a prendere tutta la gloria.»
«Quello che conta è che tutto si sia risolto nel migliore dei modi» replicò Rebecca. «Carpenter è morto, Radio Scarlet è sopravvissuta... che cosa vuoi di più?»
«Vorrei non avere visto Veronica volare giù dal quarto piano» puntualizzò Anthony. «Vorrei che Avah Silver non avesse ucciso il direttore e che la Freeman non avesse deciso di vendicarlo mettendo fine alla vita di Avah.»
«Non mi dire che ti sei commosso per la sorte di Avah.»
Anthony scosse la testa.
«No, vorrei soltanto non avere visto la Freeman dimostrare di non avere altre ragioni di vita se non l’amore non corrisposto che provava per il suo principale. Vorrei credere che l’ex direttore di questa radio fosse un uomo onesto e che la Freeman fosse solo una pettegola. Lo capisci, Rebecca, che non me ne importa un accidente del fatto che io, te e Samuel lavoriamo bene insieme?»
«Sì, lo capisco.» Rebecca comprese che non aveva altre opzioni, se non accettare il suo punto di vista. «Quello che ti suggerisco è di prenderti una vacanza; una lunga vacanza. Dopo avrai tutto il tempo per decidere. Se sarai ancora dell’opinione di andartene, te ne andrai. Tutto ciò che ti chiedo è di non fare scelte avventate. Potresti pentirtene, un giorno, se tu decidessi oggi. Riflettici per qualche settimana. A quel punto, ne sono certa, farai la scelta giusta.»
«Io sono certo del contrario, invece» replicò Anthony. «Nessuna scelta è mai davvero giusta o davvero sbagliata. Tutto dipende da tanti altri tasselli e dal loro modo di incastrarsi.»
«Sì, forse hai ragione» ammise Rebecca. «Vada come vada, spero soltanto che, un giorno, guardando indietro, tu possa sentirti soddisfatto di quello che hai fatto.» Si diresse verso l’attaccapanni e prese la giacca. «Si è fatto tardi, è meglio che torni a casa. Ci vediamo domani, spero.»
Anthony sorrise, con amarezza.
«Non importa che sia domani, che sia tra un mese o che sia tra tanti anni. Sono sicuro che un giorno ci rivedremo e che non faremo altro che chiederci se, quando potevamo, abbiamo davvero fatto abbastanza.»
«Le persone che hanno ucciso tua moglie non ci sono più» gli ricordò Rebecca. «Questo significa che sì, abbiamo fatto abbastanza.»
«Non ci sono più, è vero» obiettò Samuel, «Ma quanto sangue è stato versato nel frattempo? Quante persone sono morte? Quante ancora avrebbero potuto morire?»
«Tante» confermò Rebecca, «Ma rimango del parere che la maggior parte di loro se la siano cercata. Non posso commuovermi per Carpenter, per Theresa o per sua sorella. Meritavano la fine che hanno fatto.»
Si diresse verso la porta e uscì, richiudendola alle proprie spalle.
Era finita.
Forse un giorno Raymond sarebbe uscito dal carcere e sarebbe tornato a cercarla, ma dubitava che fosse ancora interessato a lei.
Era davvero finita, poteva sforzarsi di vivere serenamente.
Gli strascichi di quanto era accaduto si sarebbero trascinati nel tempo ma, almeno per quella sera, Rebecca voleva credere che fosse finita per sempre. Oltre lo stabile di Radio Scarlet, la sua vera vita la aspettava.

*** FINE ***



Milly Sunshine©
3 Novembre 2010 - 28 Marzo 2015






NOTE DI CHIUSURA: nell'ormai lontano 2010 avevo ventidue anni e alle spalle molti racconti, pochi dei quali a cui ero seriamente affezionata (tra quelli a cui ero affezionata, uno è diventato "Le Lettere dell'Innocenza" pubblicato l'anno scorso, uno sta diventando "Le Lacrime di Mezzanotte"). Nel corso dell'autunno iniziai a pensare a una trama, volevo scrivere di un mistero e di certi specifici elementi che a poco a poco vennero fuori e andarono a incastrarsi l'uno con l'altro.
Dovevano esserci un delitto commesso in passato e uno commesso nel presente, come Marissa e Kay (che in quella prima versione era Kate). Poi dovevano esserci due figure contrapposte da una forte rivalità professionale, come Kay e Rebecca. Doveva inoltre esserci una sorta di ipotetico love triangle che in realtà non c'era mai stato, come Anthony/ Kay/ Samuel. Doveva esserci una trasmissione (nella prima versione televisiva) che si occupava, per ordini dall'alto, di banalità invece che di questioni serie. Poi doveva esserci lei, la femme fatale che protagonista non era, ma intorno alla quale ruotava la vicenda: Avah, che ironia della sorte a quei tempi si chiamava Kay, nome cambiato perché Kate e Kay erano troppo simili.

Ci misi molto tempo ad abbozzare una prima versione, anche se non ricordo esattamente quanto, comunque un anno o giù di lì. Ne venne fuori qualcosa che non mi soddisfaceva del tutto, ma poi lo misi da parte e mi dedicai a un progetto nuovo (divenuto poi a distanza di anni e anni, nel 2021, "Il Sussurro della Farfalla" e poi pubblicato su EFP un anno fa).
Nel frattempo finii l'università alla fine del 2012, nell'autunno del 2013 trovai il mio primo lavoro e nel tempo libero mi dedicai occasionalmente a vari progetti, ma non a BDP. Fu solo quando persi il lavoro, all'inizio del 2015, che decisi di tornarci su, approfittando del tanto tempo libero che avevo.
Lo riscrissi quasi interamente in un mese o due, pubblicandolo su un forum di scrittura creativa ai tempi abbastanza frequentato e oggi semideserto. In particolare un appassionato di gialli mi diede parecchie dritte e ne venne fuori questa versione, che completai pochi giorni prima di ricominciare a lavorare da un'altra parte.

Piccola curiosità: ai tempi del mio primo lavoro mi facevano svolgere in prevalenza attività di segreteria, ma occasionalmente aiutavo dei colleghi in altre mansioni e talvolta mi capitava di usare il loro gestionale. C'era testo che, a seconda dello status di certe spedizioni, era evidenziato in verde, in giallo o in rosso. Mi saltò all'occhio come il testo nero su sfondo rosso fosse il più nitido in assoluto e realizzai che anche sui fogli Excel avevo la tendenza a evidenziare il testo colorando le caselle di rosso o colori affini (e il mio capo si lamentava perché secondo lui si vedeva male).
La cosa non era sorprendente, in realtà, per quanto all'epoca la mia miopia fosse lieve abbastanza da permettermi di vedere bene il monitor senza occhiali, mi rendevo conto che non tutti i colori di sfondo facevano risaltare il testo allo stesso modo, almeno per i miei occhi.
Fu così che mi venne in mente l'espediente dello sfondo di Wordpower, programma da me inventato, avendo in mente le grafiche dei sistemi pre-Windows, un po' mescolate con quella del televideo. Nella prima versione, invece, non vi era alcun accenno a difetti di vista, oppure a sfondi modificati.

Detto questo, veniamo ai doverosi ringraziamenti. Grazie Swan Song per le puntuali recensioni e per avere seguito questo racconto con così tanta partecipazione.
Grazie anche a Orso Scrive... che al momento in cui scrivo non lo sa, perché gli mancano ancora diversi capitoli, ma che ha esposto qualcosa che somiglia molto alla soluzione del mistero diverse recensioni fa.
Grazie anche a chi eventualmente verrà dopo, le recensioni sono sempre gradite, anche se fosse per dirmi che mi meriterei lanci di pomodori. In tal caso prediligo quelli piccoli, tipo datterini e ciliegini. ;-)
   
 
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