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Autore: Enchalott    20/12/2023    3 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
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Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dono di compleanno
 
Shaeta aveva tentato di defilarsi ai primi cenni di diverbio, ma gli era stato ordinato di rassettare, così non aveva potuto fare a meno di assistervi.
«Sono stanco delle tue obiezioni» sibilò Kayran, sbattendo i pugni sul tavolo «Manca l’ultima asheat, il matrimonio è alle porte, non serve che continui ad assumere le erbe anticoncezionali. Voglio un erede.»
«Sei tanto pieno di te da non vagliare che il tizio incaricato di provocarmi riesca nel suo intento?» ribatté Dasmi «Vuoi lanciarti in un “indovina chi è il padre”?»
«In tal caso provvederai a proteggerti! Puoi sbatterti chi ti pare, concediti l’ultima avventura, poi le tue gambe si apriranno solo per me!»
«Manca poco all’esame, se fossi gravida sarebbe un problema!»
«Mi pare di essermi già espresso in merito.»
«Io di aver risposto che non hai diritto di decidere!»
«Davvero? Provamelo nei fatti!»
Quando Kayran sguainò, Shaeta fu tentato di correre da uno dei generali di stormo, ma Dasmi accolse la sfida e le lame cozzarono in un duello dall’esito scontato.
Sentì le dita prudere, d’istinto sfiorò l’elsa. Tenne a bada l’urticante desiderio di intervenire gettando un’occhiata allo specchio.
Non avrei speranze e lei me la farebbe pagare.
Nonostante l’abitudine di abbattersi, la superficie riflettente gli restituì l’immagine di un guerriero in uniforme scarlatta, l’aria corrucciata e minacciosa. Nella penombra gli sembrò un Khai sul punto di attaccare.
Quello sono io?
Per un istante Shaeta si guardò incredulo, poi il clangore lo riportò sullo scontro.
Kayran disarmò la fidanzata e infierì, procurandole uno squarcio sul braccio destro. Sogghignò soddisfatto, poi nettò la lama con un fendente a vuoto, macchiando di sangue i tappeti e il tessuto del divisorio.
«La discussione finisce qui, così i tuoi tentativi di tenermi testa. Tuttavia, affinché non debba ripetermi…» afferrò il cofanetto in cui Dasmi conservava le erbe e lo gettò nel braciere «Ora saluta il tuo futuro marito come si conviene.»
Lei lo fissò ostile, reggendo l’arto ferito, intenzionata a non sottostargli.
Shaeta si intromise offrendole un panno con studiata naturalezza, ma non riuscì a impedire al biasimo di affiorare da tutti i pori e l’altro se ne avvide.
«Dovresti impartire lezioni di sottomissione alla mia promessa sposa, Tu sì che sei pronto ai doveri senza che ti si chieda.»
Il principe minkari si voltò a fissarlo in volto.
«Il capitano è la vostra preziosa, non la vostra dorei. Quanto all’istruzione, la precedenza va a chi non è in grado di rispettare i pari.»
Le iridi di Dasmi si dilatarono per lo stupore, quelle gelide di Kayran si strinsero per l’affronto.
«Come dici, moccioso?»
«Una citazione del vostro codice militare» precisò Shaeta «La vostra fidanzata non desidera sporcarvi la divisa, lasciate che la medichi.»
«Non vale nemmeno la pena con te» soffiò Kayran abbandonando il padiglione.
Il ragazzo scosse la testa e prese ad armeggiare con le bende.
«Sei in vena di martirio!?» gli urlò contro Dasmi, allontanandolo con il braccio sano «Continui a provocarlo, ti credi più bravo di lui?»
La spinta non lo spostò di un fars.
«Piantala, la lesione è profonda! Pensi di reggere le redini di Nusakan così?»
«Penso di non aver bisogno della bàlia!»
«Si è visto! Quel bastardo l’ha fatto apposta, vuole farti perdere la sella e la prova!»
«Molto acuto» fece lei sarcastica.
«Mi chiedo perché non lo ammazzi nel sonno! Ah già, šokai non lo prevede.»
«Non dibattere ciò che non comprendi, stupido ragazzino.»
Lui le scoccò un’occhiata dura.
«L’unica evidenza è che ti fai mettere i piedi in testa, che ti dai per vinta e che usi i tuoi progetti come attenuante. O meglio, sfrutti Kayran come intralcio per giustificare le rinunce!»
Dasmi si rivoltò e tentò di schiaffeggiarlo, ma lui le bloccò la mano.
«E non sono un ragazzino!»
La guerriera avvampò più per il suo sguardo intenso che per la collera. Come la volta precedente, avvertì il magone unito al pressante desiderio di piangere, di confessare al principe straniero che era infelice, che aveva paura di volare, che non voleva sposarsi e che la sua vita era priva di direzione.
Lo sa eppure non me lo rinfaccia.
«No?» obiettò irrisoria «Allora non avrai problemi a svolgere un incarico elementare. Kayran farà in modo che i guaritori non mi forniscano le erbe, perciò provvederai tu.»
«Cosa!? Non ci penso proprio!»
Dasmi osservò compiaciuta il rossore sulle sue guance.
«Rifiutare è insubordinazione. O ti imbarazza?»
«No! Cioè… non saprei dove recuperarle! Non posso dire che sono per me!»
«Domandale a una qualsiasi Khai.»
«Non siete famose per la vostra affabilità. Non mi lascerà neanche avvicinare!»
«Allora chiedi a uno dei maschi con cui sei in confidenza!»
Shaeta si ritrovò fuori in meno di un secondo, con nessuna soluzione in mente.
Se mi rivolgessi a Valka, mi estorcerebbe la verità e partirebbero guai più seri.
Interpellare uno degli stallieri era fuori discussione: erano cordiali ma gli avrebbero rivolto mille domande e non si sarebbero prestati per una donna che trascurava il vradak e li trattava con sufficienza.
Bighellonò per il campo, pensando a come rintracciare Kalika. Erano settimane che non lo incontrava: non si sentiva fortunato e con tutta probabilità gli avrebbe suggerito di rubare. Poi s’illuminò.
Iroya è una Khai, mi conosce e manterrà il segreto.
Sulla scorta dell’idea geniale, accelerò il passo. Sapeva che il suo tutore sarebbe rientrato al tramonto, dunque aveva parecchio tempo.
L’attraente shitai lo fece accomodare, preparò l’akacha e ascoltò la richiesta, divertita per l’impiccio con cui veniva espressa.
«Ve le regalo. Una cortesia rivolta a voi che siete onorevole, non certo a Dasmi.»
«D-davvero?» si stupì il ragazzo.
«Certo! La vostra presenza rasserena il nobile Valka, Costituite una benedizione da quando quell’arrogante gli ha spezzato il cuore. Siete un uomo sensibile, con voi si apre e vi stima, sebbene non lo dia a vedere.»
«Uomo?» arrossì Shaeta «Apprezzo l’eufemismo.»
«Avete compiuto sedici anni, no?»
«Oh… beh, sì però…»
«Il reikan non dice sul serio quando vi definisce moccioso o non vi concederebbe la sua amicizia. Ammira la vostra tenacia e il vostro animo pulito.»
Lui si rasserenò. Essere chiamato così dal suo mentore equivaleva a un vezzeggiativo. Piuttosto la parola era irritante quando usciva dalla bocca di Dasmi.
«So che è uso minkari festeggiare la ricorrenza» seguitò Iroya.
«Quaggiù non me ne sono neanche accorto. Non è così importante.»
«Lo è invece. I nostri maschi affrontano il saakyo per dimostrare che non sono solo guerrieri, bensì degni di cercare una compagna, procreare e provvedere al clan.»
«Le donne no? Non c’è parità?»
«In quel campo nasciamo pronte» rise lei «Affrontiamo l’iniziazione a Belker quando scegliamo di combattere, a ciascuno il suo. Un passaggio importante non va trascurato, cercate di rimediare.»
«Non credo di poter disporre un banchetto in mio onore nel vostro accampamento.»
«Esistono altri modi. Vado a recuperare le erbe, fate come a casa vostra.»
Shaeta vuotò la tazza e osservò la luce obliqua del sole penetrare tra le cortine. Non era nella sua stanza e non era stato festeggiato dai suoi cari, anzi non lo avrebbe mai più fatto. I ricordi e l’incertezza sulle sorti della madre presero il sopravvento: gli occhi gli si riempirono di lacrime.
«Siete triste, altezza?»
La voce gentile di Talena lo raggiunse. Dietro di lei, Liyse lo osservava con pari partecipazione.
«Vi hanno fatto torto?»
«N-non è niente, questa luce mi ha fatto pensare al giorno della mia nascita e… è disonorevole cedere alla malinconia.»
«Non parlate come i demoni, voi che non lo siete. Ricordavo che il vostro compleanno cadesse questo mese, perdonate la scarsa precisione.»
Shaeta si schermì ma la ragazza scosse la chioma bruna e gli prese la mano.
«Iroya ha ragione, dovete celebrare! Ho un’idea, venite con me!»
«M-ma il sommo Valka potrebbe non approvare…»
«Sciocchezze. Lasceremo un appunto, se vi tranquillizza» intervenne Liyse vergando un breve scritto nel suo idioma.
Lo trascinarono attraverso i divisori fino all’area di loro pertinenza. Abbassarono i teli e accesero le lampade. Talena frugò nel pagliericcio, Liyse stese un telo pulito e lo fece sedere.
Il principe guardò stupefatto il fiasco di pregiato vino murasa e i dolcetti al miele.
«Non indagate su dove li abbiamo trovati. Li ho messi da parte per un’occasione speciale, direi questa è perfetta!»
 
Al secondo bicchiere Shaeta iniziò a sentire caldo e fu costretto a slegare il mantello. Aveva fatto il pieno di pasticcini, ma l’alcolico era tanto forte da restituirgli un lieve capogiro. Le ragazze avevano le guance rosse ed erano in maniche di camicia, però non parevano avvertire il medesimo stordimento.
«Avete il miele appiccicato ovunque» ridacchiò Talena.
Quando gli ripulì le dita con la lingua, lui avvertì una potente scossa. Si sforzò di distogliere l’attenzione dalle trasparenze delle sue vesti.
«Siete paonazzo e avete smesso di bere» sottolineò Liyse «Non vi sentite bene?»
«Ehm… il vino è un po’ carico per i miei gusti, non vorrei dare di stomaco.»
«Desolata, è colpa mia» mormorò contrita la bruna «Non siete un Khai, ormai sono avvezza ai loro gusti. Stendetevi, passerà in men che non si dica.»
Shaeta avrebbe evitato volentieri la figura della recluta, ma rimanere sdraiato lo aiutò. Socchiuse gli occhi e la carezza di Talena lo raggiunse mentre si trovava a guardia abbassata. Il secondo brivido surclassò il primo e lo fece balzare.
Ah, dei!
Si prese la fronte tra le mani, maledicendo l’alcol in tutte le sue forme.
«Non levatevi così in fretta!» rimbrottò premurosa la Salki «Rilassatevi, mio signore, permettetemi di lenire il malessere.»
Non sono abbastanza ubriaco per non capire come, lo sono per oppormi… e in verità non mi va di farlo.
Talena gli inoltrò le dita tra i capelli e gli sganciò gli alamari della casacca. Il respiro accelerò, il desiderio fisico iniziò a prendere forma.
«S-sto bene, davvero» tentò in estrema difesa.
«Siete rovente» mormorò la shitai sfiorandogli il viso «E attraente da morire.»
Quando lo baciò sulla bocca, Shaeta avvertì tocco sensuale del suo corpo, il lieve sentore di spezie delle sue labbra, il solletico dei suoi riccioli. Ogni parte di lui prese fuoco.
«Non dovete, io non sono…» balbettò cercando con lo sguardo il sostegno di Liyse, che pareva sparita nel nulla.
«Infatti non devo, voglio. Voi no? Non vi piaccio?»
«Siete incantevole, ma… vi prego, non insistete finché conservo la forza di non mancarvi di rispetto. Non provo ciò che vi aspettate.»
«Attrazione? Desiderio fisico? Curiosità per ciò che non avete sperimentato?»
Lui avvampò all’evidenza: era sovrastato da quelle sensazioni. La ragazza non aveva alluso a un coinvolgimento amoroso, rendendogli difficile trattenersi. Non fece in tempo a ribattere che Talena gli prese le mani e se le posò sul seno. Ogni inibizione venne disintegrata. Lasciò che lo spingesse indietro e la guardò sfilarsi la veste: le palpitazioni increbbero e andarono fuori controllo quando sedette su di lui.
«Toccatemi» gli sussurrò all’orecchio.
Gli guidò le dita sulla propria nudità, spasimando roca quando i timidi polpastrelli rasentavano una zona erogena, facendolo smaniare. Lo spogliò del tutto, istigandolo con procaci carezze, baciandogli il collo, il petto, ogni centimetro dell’epidermide fremente, per vincerne la ritrosia.
«Prendetemi, mio signore» ansò «Non torturatemi così.»
Si mosse ancora, mugolando di piacere. Shaeta si ritrovò dentro di lei, un’ondata di calore lo travolse, dalle labbra socchiuse sfuggì un gemito. Il dondolio della ragazza sopra di lui era ipnotico, la seguì in un crescendo di impulsi, la sentì al culmine dell’eccitazione e la natura esplose prepotente. Riconobbe la contrazione carnale centuplicata dall’amplesso e vi si abbandonò, stringendola ai fianchi per prolungare l’appagamento.
Rimasero uniti, ansimando nel silenzio della tenda, le membra lucide di sudore.
«Che meraviglia» bisbigliò la shitai, fissandolo negli occhi senza pudore «Siete forte ma ciò non vi impedisce la dolcezza, virile eppure schivo. La donna che sceglierete delirerà per il vostro abbraccio.»
«Mi prendete in giro.»
«No. Pochi uomini accettano l’insicurezza e la mutano in carattere.»
«Non credo sia il mio caso.»
«Non occorrono secoli d’esperienza per essere se stessi. Persino i Khai indossano una maschera, non confondete il non sperimentato con la carenza.»
Shaeta assaporò la fiducia infusagli da quelle parole e si assopì accanto a lei.
 
Quando si destò era solo. Trovarsi nudo in un ambiente estraneo lo imbarazzò, il ricordo dell’amplesso si risolse in una fiammata di calore. Non aveva idea del tempo trascorso e, anche se non aveva posto un limite, Dasmi si sarebbe incollerita per l’assenza prolungata. Fece per alzarsi, ma l’ingresso di Liyse lo bloccò.
«Ben svegliato, altezza» lo salutò maliziosa, reggendo il catino dell’acqua calda.
«Mi dispiace, non era mia intenzione privarvi del giaciglio» si coprì lui.
«La notte è giovane» rise la schiava «Riposerò dopo, recuperate le forze.»
Shaeta arrossì fino alla radice dei capelli.
«Per lavarvi» seguitò lei indicando il recipiente «Il sommo Valka sarà qui a breve, Talena si sta preparando ad accoglierlo.»
«C-certo, capirebbe che abbiamo…»
«A lui non importa con chi andiamo a letto, ma i rapporti tra sottomessi sono interdetti. Se qualcuno lo scoprisse, andrebbe a suo discapito.»
«Capisco. Grazie per l’acqua, toglierò subito il disturbo.»
«Permettete che vi assista.»
«Non è necessario.»
«Proprio non vi piaccio, vero?» s’imbronciò la bionda «Anche la volta scorsa mi avete cacciata e prima avete avuto occhi solo per Talena.»
«S-scusate, non pensavo che volesse… ecco, è successo in fretta…»
«Lo dite per educazione. Io non sono carina e come lei.»
«Questo non è vero!»
«Tenete» sbuffò Liyse, tendendogli un sacchetto «Lo manda Iroya, evidentemente in questa tenda sono l’unica da cui non volete nulla.»
Shaeta intese con un sorriso l’esasperazione cui alludeva Valka quando si riferiva al tartassamento delle sue dorei.
«Va bene» si rassegnò «È il vostro lavoro, non mi va di denigrarlo con la scortesia.»
Le iridi di giada della shitai si illuminarono. Gli strappò di dosso la coperta e prese a ripulirlo senza dargli tempo di rifiatare.
«Talena ha ragione» dichiarò licenziosa «Siete bello da morire, è colpa vostra se il cuore batte all’impazzata.»
Il principe camuffò l’imbarazzo e cercò di sottrarsi al gioco di seduzione.
Liyse si lasciò sfuggire un sorrisetto, proseguendo l’assalto.
«È una pecca essere attratta da un Minkari anziché da un Salki?» bisbigliò sensuale.
«No» ribatté Shaeta «Vorrei però capire che state architettando. Non mi sento un seduttore tale da conquistare due ragazze nella stessa sera.»
«Non lo gradite?»
«Non è il punto.»
«Non vogliamo incastrarvi, abbiamo assunto le erbe.»
Shaeta si diede dell’imbecille per non averci pensato, benché Valka l’avesse messo in guardia. Una tesi si affacciò tra i pensieri turbinanti.
«È stato il reikan a ordinarvi di venire a letto con me?»
«Sì e no» esitò Liyse.
«Spiegatevi» intimò lui sentendo montare una delusione frammista a collera.
«Ci ha chiesto di presentarvi qualcuna che stuzzicasse i vostri gusti, in modo da mitigare la vostra eccessiva timidezza. Talena ed io ci siamo offerte.»
«Vi siete intromessi nel mio, lo trovo ignobile.»
«No, mio signore. Per i Khai è un modo di crescere, di guadagnare sicurezza, di vincere le inibizioni. Inoltre un sovrano dipende dalla forza d’animo e dal dominio delle emozioni, comprese quelle fisiche. L’esperienza vi mette in guardia dagli inganni, vi difende da chi mira a ferirvi. Quando porterete la corona, non vi attaccheranno sempre di faccia o con una spada. Non ci saremmo prestate, se non vi ritenessimo attraente e poi il vostro tutore non avrebbe consentito una forzatura.»
La rabbia di Shaeta smontò. Considerò che senza quei due bicchieri di vino avrebbe accampato delle scuse e sarebbe sgattaiolato via. Invece era stato bello, aveva desiderato sperimentarlo e comprenderlo.
«Detta così ha un altro aspetto» concesse «Quella della festa era una scusa?»
«L’occasione giusta. Inoltre esiste un impulso che prescinde dai sentimenti.»
«È il motivo per cui vi adirate quando Valka vi rifiuta?»
«Invano, il suo cuore è di un’altra.»
«Siete persuasa che il mio sia svincolato?»
«Altrimenti la donna che vi risiede non vi lascerebbe scappare.»
«Non è sempre come appare.»
«Significa che mi licenziate? Non ho speranze con voi?»
«Significa che siete deliziosa pur interpretando la vittima. Che, se volete fare l’amore con me e non avete legami, non oltraggerò nessuno, neppure me stesso.»
«Spogliatemi adagio» sussurrò Liyse gettando via il panno.
 
Per la seconda volta in una manciata di ore, si risvegliò sulla paglia profumata, invaso da un dolce senso di benessere. Scorgere la ragazza salki in preda all’estasi, lo aveva appagato parecchio e l’insicurezza se n’era andata un po’ alla volta, a beneficio di entrambi. Era stato più lungo e più intenso.
Sul baule ai piedi del giaciglio c’erano la sua l’uniforme pulita, la colazione e l’acqua per le abluzioni. Dal centro del padiglione provenivano suoni e voci, che lo riportarono con i piedi per terra.
Non mi dire…
Valka lo osservò dallo stipite del divisorio, un sopracciglio inarcato e l’ironia nello sguardo vermiglio.
«Quale delle due ti ha prosciugato?» chiese spudorato «Mangia, se non vuoi andare giù come un sacco.»
Shaeta divenne paonazzo però non se lo fece ripetere.
«Entrambe» farfugliò.
L’altro lo fissò a bocca aperta.
«Sinceri complimenti, non è da tutti» sghignazzò.
«Sei un imbecille!»
«Tsk, i Minkari hanno uno strano sistema per esprimere gratitudine.»
«I Khai sono ancora più strani nei doni!»
«Perfetto, tra una bizzarria e l’altra resta spazio per capirci. Tu hai compreso i miei pensieri meno encomiabili, se vogliamo definirli così. Io i tuoi. Ambedue abbiamo aiutato l’altro secondo il nostro modo di vivere. Non è quella che chiami amicizia?»
«Sì, però tu hai detto…»
«Che non stringo amicizia con i mocciosi. Invero davanti a me c’è un uomo per cui vale la pena sfidare le convenzioni. E ora datti una sciacquata, prima che l’intero campo sappia come hai trascorso la nottata.»
 
«Ecco le erbe» Shaeta lasciò cadere il sacchetto di cuoio sul tavolo.
«Sei andato a cercarle nel naarak?» ribatté Dasmi seccata.
«Indovinato. Sulla via c’erano dei demoni più irritanti di te e mi sono attardato per prenderli a calci.»
Lei fu quasi tentata di sorridere alla battuta, ma reagì con il consueto scatto d’ira.
«Vedi di accorciare i tempi d’esecuzione, shitai
«Nascondile, Kayran ha un ottimo fiuto» sentenziò lui, indifferente alla scrollata.
Dasmi inalò l’aroma della miscela per sicurezza, ma fu distratta da un’interferenza olfattiva.
Impossibile!  
Dal giovane ostaggio proveniva un inconfondibile odore di sesso. Lo guardò pietrificata.
«Nel mio giaciglio» propose Shaeta «Il tuo schizzinoso fidanzato non le troverà.»
Lei non obiettò. Quando il principe uscì, avvertì un artiglio rovente alla bocca dello stomaco.
   
 
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