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Autore: crazyfred    30/12/2023    1 recensioni
Qualche mese dopo la fine dei fatti di Contro Ogni Ragionevole Previsione, ritroviamo i personaggi del clan "Albelli" (Alberici e Bonelli) nel vivo delle festività natalizie. Piccoli drammi familiari, battibecchi e tanto tanto amore per Alex e Maya alle prese con il loro primo Natale insieme.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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A Merry Albelli Christmas - Capitolo 2



“Buon Nataleee!!!” “Auguriiii!” esclamarono in coro Alex e Maya, appena la porta di casa Bonelli si aprì davanti a loro. Daniele, i capelli arruffati e ancora in pigiama, stava in piedi davanti alla porta con lo sguardo perso nel vuoto, evidentemente sveglio da troppo poco per avere un contatto umano con il resto del mondo. “Ci fai entrare o ci accomodiamo qui?” ironizzò lo zio, notando lo stato catatonico che era peggiore di quello del figlio quando lo aveva chiamato per gli auguri in piena colazione quella mattina. “Eh? Ah sì, scusa…li avete gli elmetti?” “Va già così male?” domandò Alex e suo nipote annuì, scrollando le spalle, desolato; eppure ad Alex non sembrava andasse così male: l’anno precedente, al suo arrivo, aveva trovato sua madre e sua sorella che comunicavano – no, sbraitavano rendeva meglio - a volume altissimo tramite le scale, una dalla cucina e l’altra dal piano di sopra. “Che significa? Fate capire anche me…” sollecitò Maya. La risposta però non si era fatta tardare: dalla cucina si levò la voce di Maria che rimbeccava sulla figlia a proposito di tutti i tentativi già fatti per far andare via una non meglio identificata macchia
“Zio Piero ha macchiato la tovaglia col vino rosso e non riescono a smacchiarla” spiegò il ragazzo. Zio Piero era il fratello di Maria e aveva passato la vigilia con loro la sera prima. “Oggi dopo pranzo viene tutta la corte celeste a prendere il caffè e tu’ madre dice che non sa ancora come apparecchiare la tavola … ma chi se ne frega della tovaglia, basta che magnamo!” esclamò Cesare, sbraitando e scuotendo la testa mentre scendeva le scale “Buon Natale cocca!” “Buon Natale Cesare!”
I due si abbracciarono, non prima che Cesare spedisse il nipote a svegliare suo fratello, raccomandando che entrambi mettessero qualcosa di decente addosso prima che sua moglie o sua figlia usassero molta meno diplomazia. “Ma come tutta la corte celeste? Pure zia Iole?” indagò Alessandro, sconcertato e preoccupato. “Soprattutto zia Iole”
Tranquilla, sarà un Natale semplice e in famiglia, erano state le ultime parole famose dette a Maya quando avevano deciso di stare a casa di Maria e Cesare. E ora come glielo spiegava che non lo sarebbe stato?
Un lato positivo, l’unico probabilmente, di non passare le feste in famiglia per tanto tempo era che Alessandro non vedeva da secoli l’esercito di ottuagenari che componeva la sua famiglia: zie, zii (e ci metteva pure i cugini che non avranno avuto 80 anni ma erano comunque vecchi dentro) e che durante l’anno spariscono ma magicamente riappaiono sotto le feste come la cometa del presepe. L’anno precedente, in piena crisi coniugale, erano riusciti a tenerli fuori dalla porta perché i panni sporchi, era opinione dei suoi, andavano lavati in casa. A questo giro però, a quanto pare, non si era proprio potuto evitare; la colpa, stando a suo padre, era tutta di sua madre: Maria aveva detto ai quattro venti che la sua nuova nuora sarebbe stata a pranzo con loro e tutto il parentado si era letteralmente autoinvitato per, testuali parole, un caffè e una fetta di pandoro. Il sottotesto era chiaro: volevano conoscerla. Te pareva.
“Chi è zia Iole?” chiese Maya. “Mia sorella…” rispose Cesare. “Praticamente è Anna con 25 anni di più” sussurrò Alex all’orecchio della ragazza per non farsi sentire dal padre “lei e mamma si beccano da quarant’anni. Tutto deve essere perfetto quando c’è lei” Quando Alex quella mattina aveva visto Maya sulle spine perché non voleva che Anna le parlasse male dietro, pensò a quante volte aveva sentito sua madre usare le stesse parole e comportarsi allo stesso modo nei confronti di sua cognata, ma non aveva idea che l’uragano Iole si sarebbe abbattuto sulla Garbatella proprio nel pomeriggio di quel santo giorno. Sarebbe stato meglio se il suo cervello si fosse fatto i fatti suoi una volta tanto. “Tu sistema i regali sotto l’albero” disse Maya, togliendo il cappotto e poggiandolo assieme alla borsa sull’attaccapanni dell’ingresso, intraprendente “io vado a vedere se posso dare una mano” 

“Buondì e buon Natale!” esclamò Maya, entrando in cucina, con un sorriso smagliante. Anna al saluto della cognata rispose a mezza bocca, stampandole due baci di circostanza sulle guance, ma Maya era talmente zen quella mattina, piena di gioia per quello che era accaduto a casa, che aveva deciso di trovare del buono in tutto quello che aveva: nulla le avrebbe rovinato quel Natale. Oltretutto in quel marasma nessuno si era accorto ancora del suo anello: non se ne vergognava di certo, ma voleva tenere la notizia della convivenza per sé ancora per un po’, se non altro per Giulia ed Edoardo che dovevano saperlo da loro. “Ciao Maya! Auguri bella!” esclamò invece sua suocera, a braccia spalancate e in attesa di abbracciare calorosamente la ragazza che non se lo fece ripetere due volte “ti abbiamo dato un bel benvenuto oggi eh? Scusa sa’, ma mio fratello ieri sera ha fatto un macello. Quella bella tovaglia rossa…” “Posso dare una mano?” chiese la ragazza, ma guardandosi intorno capì che non c'era molto che potesse fare. Praticamente era tutto pronto: il profumo del brodo di carne speziato leggermente con cannella e noce moscata si diffondeva nella stanza mentre bolliva lentamente sul fuoco e si mischiava con quello del timballo che cuoceva in forno. A breve, conoscendo Maria, a quelle prelibatezze tradizionali si sarebbe aggiunto anche l’abbacchio, cotto all’ultimo momento per essere caldo e scrocchiarello come piaceva a Cesare. “Solo se sai smacchiare una tovaglia e la sai asciugare prima di pranzo senza l’asciugatrice che non abbiamo” rispose sarcastica Anna. “Ehm quello non lo fare…ma possiamo provare a rendere natalizia la tavola con quello che c’è …”
Maria guardò la ragazza come se la proposta che le aveva fatto le avrebbe salvato non solo la giornata, ma la vita, come se nessuno finora avesse pensato alla soluzione più ovvia; la donna la trascinò così in salotto, sfogandosi con lei riguardo alla cognata e di come fosse in grado di sindacare pure su una tavola a fine pasto. Dove l’ho già sentita questa storia … ah già … corsi e ricorsi storici. Maria non era fortunata come lei, purtroppo, non aveva il lusso di potersi confidare apertamente con suo marito: Cesare e Iole, infatti, erano legatissimi, guai a dire qualcosa di male nei suoi confronti di fronte a Cesare. “Per mio marito, sono io quella che ingigantisce le cose” concluse, mentre tirava fuori dallo stipo in salotto tutta la biancheria da tavola a disposizione. Maya faticava a crederci, ma sapeva che Maria bugie non ne diceva.
“Buongiorno a tutti!” esclamò una voce che scendeva dalle scale. Valerio il vichingo, come ormai Maya lo aveva affettuosamente ribattezzato, si era ufficialmente alzato e si era degnato di scendere a fare colazione. A mezzogiorno. Mentre cercava di convincere Maria che non era il rosso a fare Natale ed era in realtà tutta colpa della Coca Cola, Maya cercava di rimanere impassibile - ma con poco successo - al baccano che proveniva dalla cucina, dove suo suocero in cucina battagliava con il nipote la cui unica colpa era di voler scaldare un po’ di latte e mangiare dei biscotti mentre si stava già preparando il pranzo. Non erano scene a cui era abituata e quattro mesi di frequentazione dei Bonelli erano ancora troppo pochi per essere assuefatti: in lei, ogni volta, la gioia di essere lì con loro, mista all’incredulità per la fortuna che aveva avuto. Non che la sua famiglia contasse meno, o fosse meno famiglia, e la sera precedente gliene aveva dato conferma, ma i Bonelli avevano una sorta di chaotic energy di cui proprio non riusciva a fare a meno.
Il ragazzo aveva finito col trascinarsi in sala da pranzo, nella speranza che la nonna prendesse le sue difese. “Nonna per favore gli dici qualcosa?” “Ah Ce’ e fallo magnà in santa pace! Piuttosto, vai a controllare se è tutto in ordine in bagno, che tua sorella con una scusa o un’altra va a ficcare il naso pure lì” “Pure per il bagno metti in mezzo Iole?” “Ah Ce’ allora non hai capito? Quando Maria ti dice qualcosa la devi fare e muto” disse, con un tono militaresco. L’uomo, borbottando qualcosa di incomprensibile, sparì al piano di sopra, proprio come gli aveva detto sua moglie. “Grazie no’!” “T’ho difeso ma tu' nonno tutti i torti nun ce l’ha, se ti metti a mangiare latte e biscotti ora…” “Non ti preoccupare, no’, non ci lascio niente” “Eh! Come se non lo sapessi…piuttosto, non fare lo scostumato...” lo riprese, accennando a Maya. “Hai ragione” confermò Valerio, tornando più serio “buon Natale alla zia più figa che c’è!”

La compostezza era durata il tempo di pronunciare quelle parole con uno sguardo vispo e malizioso di chi era perfettamente conscio e determinato a dire quello che ha detto. “Valerio!” dalla cucina, le voci di Alessandro e Anna tuonarono all’unisono: se c’era qualcosa su cui i due andavano perfettamente d’accordo era il tenere in riga i due ragazzi nonostante la maggiore età. “Madò! Ma che so’ Superman quei due che ce sentono pure da lontano? … E comunque ho detto figa, non gnocca” “Ringrazia che è Natale, sennò la zia ti avrebbe già piazzato una cinquina, altro che tua madre e tuo zio” ribatté Maya, mostrandogli un rovescio con la mano sinistra ma senza speranze di restare seria. A causa della poca differenza d’età, per lei Valerio e Daniele non potevano essere davvero dei nipoti, ma doveva trattenersi sempre dal trattarli come amici perché ormai era chiaro che con un minimo di confidenza diventavano implacabili. “Ringrazio sì…con quell’anello m’avresti sfonnato ‘na guancia”
Maya si freddò, coprendo istintivamente la mano con l’altra; sua suocera, tutta presa a tirare fuori i piatti con cura e attenzione dalla credenza dovette fermarsi anche lei per evitare di anticipare il capodanno di una settimana e fare i botti con i piatti. “Che ho detto?” domandò Valerio perplesso “è un anello normalissimo, o no?” “Niente… non ti preoccupare” lo tranquillizzò Maya, tornando a respirare “normalissimo non direi, è il regalo di Natale di tuo zio, dovresti conoscerlo ormai” “Madonna bella, Maya, è un regalone!” esclamò Maria, prendendole la mano. “Basta che gli è rimasto qualche spicciolo per noi…” commentò il ragazzone, sarcastico e sfacciato. “Che impunito! Vattene va’! Prima che t’arriva na ciavatta stamattina! Scusalo Maya…è na guerra dentro a sta casa, na guerra!” “Tranquilla, comunque non è che volessi nascondere l’anello o chissà cosa. Ma non c’è niente da dire, almeno per ora” “Almeno per ora?” indagò la donna. “Capiscimi Maria, è giusto che prima parliamo con Edoardo e Giulia” “È giusto. Ora dimmi che bicchieri vuoi” disse la donna, cambiando argomento “oddio, non che io abbia tutta questa scelta...”
Era tranquilla, fin troppo tranquilla; Maria non era un’impicciona, quello era il ruolo di Cesare, lei era molto più discreta: per quel motivo, la serenità con cui aveva chiuso l’argomento le dava ragione di credere che sapesse molto di più di quanto non desse a vedere. “Che mi vuoi dire Maria? …come se non l'ho capito che tuo figlio si è consultato con te prima di tutto”

Madre e figlio avevano un rapporto speciale, Maya lo sapeva e lo rispettava, perché non era morboso, e Alessandro non era di quegli uomini che corrono dalla madre se le cose non vanno bene: pur dando la sua opinione o un consiglio, del resto, Maria lo aveva sempre lasciato libero di prendere la decisione finale, con tutti gli errori o le conseguenze del caso. “Oh Maya non sai quanto sono contenta che finalmente s'è deciso!” esclamò la donna, evidentemente felice di poter vuotare il sacco “lo so che ci so' i ragazzi e le cose si devono fare bene pure per loro, ma vi volete bene! Edoardo secondo me si convince più facilmente se vi vede insieme che se continua a fare avanti e indietro” “Speriamo che sia così”
Tutto sommato ora avevano trovato un equilibrio, non l’aveva solo accettata, ma sembrava trovarla insperatamente simpatica, e auspicava di non mandare tutto in malora con la notizia della convivenza. “Però se non vuoi che si sappia ancora per un po’ io quantomeno cambierei dito” suggerì Maria, facendole l’occhiolino “prima che mio marito si insospettisca”

“Voi due…ancora a scegliere il corredo?” chiese Alessandro, addentando del formaggio che aveva rubato di nascosto dalla sorella in cucina. “C’è zia Iole che viene a conoscermi, Alex, deve essere tutto perfetto” spiegò Maya, alzando gli occhi al cielo, con quella giusta dose di ironia da non offendere la madre di Alessandro. A lei non importava fare bella figura con una persona che, se andava bene, avrebbe visto una volta ogni 365 giorni, ma era importante per Maria e a lei ci teneva eccome.

Alla fine, al momento di sedere a tavola, la tavola natalizia che Maria tanto agognava era forse anche meglio di come la donna l’avrebbe mai immaginata. Maya aveva scelto la tovaglia ricamata col punto a giorno che Maria aveva messo quando era stata a pranzo la prima volta da loro, semplice ed elegante, abbinandola con il servizio buono di piatti e bicchieri, dalle linee classiche e col filo d’oro – sotto lo sguardo di Maria che, incredula, si segnava col segno della croce all’idea che quei bicchieri, usati con parsimonia in casa sua, finissero tra le mani dei nipoti. “Se non usi la cristalleria a Natale, quando la usi?!” “Eh…ma mi piacerebbe arrivasse a Santo Stefano!”
Per accontentare sua suocera, aggiunse un tocco di rosso e vintage con delle vecchie palline che Maria si ostinava a conservare ma che ogni anno figlia e nipoti scartavano dall'albero, e pulite a dovere, trovarono nuova vita come segnaposti. Con la corona dell’avvento strategicamente riciclata a centro tavola – per sua fortuna non aveva l’aspetto classico di una ghirlanda rotonda - l’atmosfera era diventata calda, sofisticata e luminosa e a Maria non pareva nemmeno di trovarsi nel salotto di casa sua. “Maya! Da questo momento sei ufficialmente addetta a preparare la tavola ad ogni pranzo di Natale e Pasqua!” la avvertì Cesare, solenne, come se la stesse mettendo in guardia da una minaccia. “Non esageriamo Cesare, non ho fatto nulla…” “Non è vero, ci vuole occhio per certe cose e tu ce l’hai” rincarò la dose Maria “non sembrano nemmeno le mie cose”
Benché fosse felice di aver contribuito a superare quella piccola crisi e, se ci fosse stato bisogno, di aver conquistato punti pesanti in famiglia, la faceva sentire a disagio essere vista come la perfetta, quella che ha tutte le doti giuste, il talento, il buon gusto: ma ho anche dei difetti, le veniva voglia di gridare a volte.

 

“È vero che domani mi sequestri in casa?” domandò Maya ad Alessandro, mentre salivano in auto per tornare a casa. “Affermativo” sghignazzò l’uomo, compiaciuto, mettendo in moto; fosse stato per lui, del resto, l’avrebbe braccata a letto anche quella mattina “ma perché?” “Mia madre mi ha appena scritto che viene a Roma per andare a trovare mia zia e vorrebbe che andassi con lei. Non sapevo nemmeno fosse scesa per le feste. Ho fatto indigestione di parenti oggi che mi basta per un anno direi”
La zia in questione era la sorella di suo padre, viveva a Torino con il marito, i suoi cugini avevano studiato all’estero e l’unico contatto che aveva con tutti loro erano i post su Instagram e gli auguri sotto le notifiche del compleanno su Facebook. Dopo che la nonna era morta non erano più tornati a Roma, o forse sì ma non lo aveva mai saputo: non per cattiveria o altro, ma la vita fa così, a volte, ti fa perdere di vista e scioglie anche i legami, senza rancori.
“I miei zii ti hanno prosciugato eh” “Beh direi…”
Non era andata male, anzi alla fine erano stati tutti cortesi, anche se lei temeva sempre la gentilezza troppo ostentata. Forse era solo abituata male dalle sue esperienze, perché la sua vecchia comitiva erano così falsamente cortese, al punto da non essere credibile, a volte persino di proposito. E poi c’era zia Iole. Lei era un discorso a parte: era andata in crash totale quando si era accorta che né Maria né Cesare avevano nulla da ridire verso questa giovane adulta che era entrata nella vita del loro figlio di mezza età e anzi sembravano essersi acclimatati benissimo a questa situazione di famiglia così moderna e allargata. Aveva provato ad allearsi con sua nipote Anna, ma a quanto pare è vero che a Natale succedo i miracoli perché la donna non era in vena di cattiverie e così, alla fine, zia Iole era rimasta in minoranza, costretta a soccombere. Li aveva invitati tutti a giocare a carte una sera delle feste: non ci sarebbero mai andati e questo lo sapeva pure lei, ma era una specie di messaggio cifrato per dare la sua rassegnata benedizione, se mai ce ne fosse stato bisogno.
“Mia sorella mi ha stupito, comunque” esclamò Alessandro, impegnato alla guida. “Secondo me c’è qualcosa che bolle in pentola. O piuttosto qualcuno…” “Dici? Ti ha detto qualcosa” “Ti pare che si confida con me?” gli fece notare Maya “no, ma l’ho vista più in forma del solito, più serena” “E speriamo” E speriamo sì, pensò Maya, così non sarebbero più loro al centro dell’attenzione in casa. Poco prima di pranzo, al momento dello scambio dei regali, era stato difficile affrontare la Santa Inquisizione che rispondeva al nome di Cesare Bonelli; comprensibilmente non poteva credere che i due non si fossero fatti un regalo per Natale e da buon impiccione ci aveva messo poco a notare lo smartwatch nuovo di zecca al polso di Alessandro. Per fortuna Valerio non aveva aperto bocca, e Maya sospettava che la nonna lo avesse corrotto sottobanco, ma la soluzione l’aveva trovata Alex: gli orecchini che indossava Maya, dei bellissimi pendenti a forma di luna, regalo di Matilde, potevano tranquillamente passare per il primo regalo natalizio di un compagno. “Potevi inventarti un weekend a Parigi come regalo” gli aveva sussurrato Maya all’orecchio, sarcastica, ad allarme rientrato “così poi mi ci dovevi portare davvero”

   
 
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