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Autore: Milly_Sunshine    02/02/2024    3 recensioni
Anni '50 // Dopo avere lasciato l'Inghilterra per motivi di lavoro ed essersi trasferita a Chicago, Miss Crystal rimpiange il paese natale, i bisbetici Lord inglesi che minacciano di diseredare parenti e i relativi casi di omicidio in cui Scotland Yard non sa nemmeno da dove iniziare le indagini. Anche a Chicago, tuttavia, c'è posto per qualche tè al cianuro ed ecco che Miss Crystal si ritrova molto brevemente a risolvere brillantemente un caso di omicidio avvenuto durante una festa di carnevale. // Una brevissima indagine di Miss Crystal, già comparsa in precedenza ma questo è un racconto a sé stante.
Genere: Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miss Marjory era seduta da sola a uno dei tavoli girevoli, mentre Miss Phoebe continuava a ronzare intorno a Maximilian Fairchild. Miss Crystal ne era certa, anche se fosse stato ancora sospettato del delitto non si sarebbe tirata indietro. Scosse la testa, rimpiangendo le sue care amiche zitelle inglesi, piuttosto che quelle americane, e iniziò a vaneggiare, come spesso accadeva, su quanto sarebbe stato bello rientrare in patria. Da mesi, ormai, era convinta che la vita nelle Americhe fosse ben più noiosa di quella a cui era sempre stata abituata anche se, doveva ammetterlo, il delitto appena avvenuto era un’ottima inversione di tendenza. In attesa dell’arrivo della polizia, decise anche di rendersi più presentabile: stava per esporre la soluzione di un apparente caso di omicidio e, con tutto l’affetto che provava per l’ispettore Jacob Roberts, non sarebbe stato particolarmente edificante farlo indossando antenne da extraterrestre. Si tolse quindi la bombetta e staccò la coda dai pantaloni di tweed. Si tolse inoltre la cravatta e ripose tutto sul tavolo. Miss Marjory la guardò con aria di disapprovazione, ma non disse nulla. D’altronde Miss Crystal non era la sola che tentava di liberarsi del proprio costume: il signor Oswald si era tolto la parrucca, la signorina Elizabeth aveva eliminato le ali da angelo e l’aureola, infine il signor Maximilian si era rassegnato all’idea di andarsene in giro disarmato.
Gli agenti fecero la loro comparsa circa una mezz’ora più tardi e domandarono al titolare del locale cosa fosse accaduto. Questo li indirizzò verso Miss Crystal la quale, in compagnia del medico ancora travestito da orso polare, li condusse brevemente a osservare il cadavere. Il medico affermò nuovamente che la morte era sopraggiunta per avvelenamento da cianuro e, quando l’Ispettore del posto affermò che era necessario interrogare le persone che avevano avuto a che fare con la vittima, Miss Crystal affermò che non ve n’era bisogno, che avrebbe volentieri esposto i fatti alla presenza di Mathilda Thorne, dei membri della famiglia Fairchild e degli agenti stessi. Questi ultimi si lanciarono strane occhiate, pertanto Miss Crystal affermò: «Lo scorso autunno risolsi brillantemente un caso di omicidio nella Vecchia Inghilterra, quando venne assassinato il mio datore di lavoro, un certo Lord Pennington. Non credo che quel caso sia arrivato fin qui nelle Americhe, ma vi assicuro che se ne parlò in tutta l’Inghilterra. Ma cosa dico, in tutta l’Inghilterra? In tutto il Regno Unito, colonie comprese!»
L’Ispettore continuò a guardarla con aria di sufficienza. Era un atteggiamento del tutto fastidioso, altro che le fantasiose teorie degli agenti di Scotland Yard! Tuttavia acconsentì alla proposta di Miss Crystal, forse convinto di poterla tacciare pubblicamente di essere una megalomane.
“State certo, mio caro Ispettore” si disse la detective dilettante, “che non vi darò mai questa soddisfazione.”
Attese con pazienza che tutti si accomodassero in una saletta contenente più tavoli - se nei privé le coppie avevano rapporti intimi, Miss Crystal non aveva alcun desiderio di sapere se in quella stanza accadesse la stessa cosa, ma con più partecipanti - poi si preparò per entrare ancora una volta nella storia del crimine e dell’investigazione.
«Cari signori, forse vi chiederete chi sono e a che titolo parlo» esordì, «Ma quando avrò finito il mio discorso, ne sono certa, nessuno di voi si porrà più la stessa domanda. Lasciate che vi esponga i fatti, ma prima guardate questi tavoli girevoli.»
Tutti i presenti si focalizzarono sui tavoli, alcuni li fecero addirittura roteare, tutti tranne Oswald Fairchild che affermò: «Qui di asmatici non ce ne sono.»
Allora, con un’espressione soddisfatta sul volto, si accese finalmente un sigaro. In Inghilterra in tanti l’avrebbero senza dubbio imitato, ma non accadde quella sera a Chicago, semplicemente il signor Maximilian propose di farsi portare qualche bicchiere di whisky prima di proseguire la conversazione. La signorina Elizabeth obiettò che non era opportuno bere alcunché, se si aggirava da quelle parti un avvelenatore che metteva pasticche di cianuro nei bicchieri, mentre la signora Mathilda obiettò che non vi era alcun bicchiere avvelenato e che il suo ex marito aveva bevuto il tè con il veleno da una tazza.
Con una certa soddisfazione da parte di Miss Crystal, l’Ispettore iniziò a guardare con aria di sufficienza anche tutti gli altri presenti, invece di considerarla l’unica svitata. In più, a sua volta, iniziò a far roteare il tavolo, come se il particolare fatto notare da Miss Crystal potesse avere qualche utilità.
L’investigatrice amatoriale proseguì: «Abbiamo un marito separato che vuole risposarsi e una moglie che chiede che un debito venga saldato prima di concedere il divorzio. In una situazione del genere sarebbe lecito aspettarsi che non sia la moglie ad avvelenare il marito, ma...»
Mathilda Thorne la interruppe: «Non permettetevi di fare una simile insinuazione! È vero, non sono affatto dispiaciuta dalla morte di quel pezzente, ma adesso chi mi restituirà i miei soldi?»
«Scusate, ma cosa ve ne fate di tutti quei soldi?» obiettò Oswald Fairchild. «Avete un’agenzia pubblicitaria, quindi non potete prendervi vacanze semestrali nelle Indie Orientali perché non potete lasciare il lavoro, né avete figli ai quali dare denaro da sperperare.»
«Anche voi gestite un’industria» puntualizzò Mathilda Thorne, «E non potete, di conseguenza, viaggiare per intere stagioni alla scoperta delle Antille e delle Faulkland... eppure, ne sono certa, preferite senza ombra di dubbio la prospettiva di avere più denaro rispetto a quella di possederne di meno!»
«Ciò è esatto» ammise il signor Fairchild padre, «Tuttavia ho due figli che necessitano di un notevole patrimonio con il quale pagare i loro viaggi e, in generale, la loro vita di nullafacenti. Per loro fortuna non sono un Lord inglese, quindi non intendo affatto diseredarli. Anzi, sono ben felice che stiano lontani dalla mia azienda e che non vogliano mettere il naso nei miei affari: i figli non sono fatti per seguire gli affari dei padri, quanto piuttosto per essere pagati affinché ne stiano lontani il più possibile! Su questo sia Maximilian sia Elizabeth sono sempre stati totalmente d’accordo con il mio punto di vista.»
Sembravano essersi tutti dimenticati che vi era un mistero ancora in corso, quindi Miss Crystal si schiarì la voce e proseguì: «Mi sono ritrovata di fronte a un bivio. Una possibile soluzione era che - signora Thorne, la prego di non offendersi e di non interrompermi - fosse stata la moglie a uccidere l’ex marito, l’altra era che fosse stato il signor Oswald Fairchild, per evitare che Thorne si rendesse bigamo sposando sua figlia.»
«Come vi ho già detto» replicò Fairchild padre, «Sarei stato ben lieto che quel tale riuscisse a sposare Elizabeth, solo per poterlo infamare davanti a tutti e fargli capire che aveva solo sprecato il proprio tempo, che nonostante il matrimonio non avrebbe mai avuto un solo centesimo mio o di mia figlia.»
«Però vi siete allontanato dalla sala.»
«Per fumare.»
«Nessuno può confermarlo.»
«Però, se la signora Thorne era con quel pezzente di suo marito, può affermare che non posso essere entrato nella saletta nella quale si trovavano.» Si rivolse alla donna. «Siete d’accordo con me, signora Mathilda?»
Mathilda Thorne annuì.
«Certo, non siete entrato nella sala.»
«Quindi» dedusse Oswald Fairchild, «Siete stata voi a uccidere vostro marito.»
«No, affatto! Non-...»
Miss Crystal interruppe sul nascere le proteste della signora, invitandola piuttosto a esporre gli eventi accaduti tra l’entrata nella saletta e la dipartita del suo passato consorte. Mathilda Thorne riferì tutto, senza variare di una virgola la prima versione dei fatti. Ancora una volta rimarcò come la morte del marito non solo non le portasse alcun interesse, ma venisse anche a danneggiarla economicamente. Ribadì che Gary Thorne viveva in un appartamento in affitto e che non aveva denaro da parte, quindi non avrebbe ereditato alcunché.
«Vedete, Ispettore?» concluse Miss Crystal. «A questo punto mi sono ritrovata di fronte a un bivio: soltanto due persone potevano uccidere il signor Thorne, almeno in apparenza. La signora Mathilda, che sapeva della sua presenza in questo locale, e il signor Fairchild padre, che invece sostiene di non esserne stato al corrente.»
«Questo confermerebbe le parole di Gary» osservò Mathilda. «Non avrebbe avuto senso, per lui, riferire ad altri che si trovava qui e per quale motivo. E soprattutto, non aveva alcun interesse nel raccontarlo alla donna che avrebbe voluto sposare o ai familiari di lei.»
«Esattamente» affermò Miss Crystal. «Abbiamo quindi un uomo che si presenta qui in incognito, di cui solo l’ex moglie conosce l’identità, che avrebbe un vantaggio a sbarazzarsi di lei e che, di fatto, potrebbe ucciderla ed essere insospettabile. Per caso, signora Thorne, è stato vostro marito a suggerire di bere quei tè?»
«Suggerì in modo generico di bere» rispose Mathilda Thorne, «Mentre fui io, nello specifico, a proporre di ordinare del tè.»
«Ma poi vi siete alzata in piedi, ignorando la tazza e inveendo contro il signor Gary, colpevole di non volervi restituire il denaro.»
«Esattamente. Ero furiosa, tanto che, come ho detto, tirai un calcio al tavolo, continuando a insultare mio marito.»
«Ed è questo» concluse Miss Crystal, «Che vi ha salvato la vita! Avete detto che il tè ondeggiava nelle tazze, ed era perché il tavolo rotante, per effetto della botta ricevuta, aveva fatto un giro di novanta gradi. Così voi avete bevuto il tè di vostro marito, mentre Gary Thorne, che voleva avvelenarvi e darsi alla macchia, si è scolato il vostro. Chi di cianuro ferisce, di cianuro perisce.»
«Questa è indubbiamente una soluzione brillante» osservò l’Ispettore. «Lord Pennington sarebbe fiero di voi, Miss Crystal.»

 

 

*** FINE ***





Il titolo del racconto è ispirato alla canzone "Hanno ucciso l'Uomo Ragno" degli 883, anche se ovviamente la vicenda non ha nulla a che vedere con la canzone (anche se la pubblicità e l'industria di caffè sono citate nel testo). Come personaggio, Spiderman uscì negli anni '60 (l'ho scoperto proprio scrivendo questo racconto), ma ci tenevo che Miss Crystal fosse ancora trentacinquenne o giù di lì, ovvero che avesse più o meno l'età che aveva in "Il mistero della pipa di Lord Pennington".
L'escamotage del tavolo girevole e della "vittima" che in realtà era l'assassino, che si è accidentalmente avvelenato invece di uccidere la persona che aveva di fronte, è ispirato a un delitto che avviene in un romanzo di Agatha Christie (e diciamo "secondario" rispetto alla vicenda centrale di quel romanzo); siccome è conosciuto, ma in prevalenza proprio da appassionati della Christie, non citerò il titolo al fine di evitare spoiler. Dico solo che, in quel caso, si alluderà al fatto che il tavolo era stato girato accidentalmente da Hastings, che non era al corrente del fatto che ci fossero bevande avvelenate sul tavolo.

Ringrazio SwanXSong per avere letto e recensito i capitoli precedenti e per esserci stata anche stavolta. Ringrazio anche chiunque legga nell'ombra o abbia già letto nell'ombra. Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate. Vi assicuro che non avveleno nessuno con il cianuro!
Non so quale sarà il mio prossimo racconto qui su EFP, ma sicuramente qualcosa scriverò - e continuerò ad aggiornare occasionalmente la raccolta "Fiabe politicamente corrette, ma soprattutto correttamente politicate", il cui capitolo "Storia di un nobile decaduto, un'erede al trono e una cameriera dotata di mente pensante", peraltro, è una fiaba/parodia dei gialli classici. Mi occuperò anche di qualcosa di più serio, in futuro, ma per il momento non faccio programmi.

Un saluto a tutti i bro e a tutte le sis!
   
 
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