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Autore: Scrittrice Vagabonda    15/02/2024    0 recensioni
Rincorrersi di baci non è una bella mossa, soprattutto se non vuoi nessuno accanto a te.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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L'aria fresca della sera mi schiaffeggiò il viso, facendomi riprendere i sensi. John mi teneva ancora per mano, la sua stretta era salda e rassicurante.

"Dove andiamo?" chiesi, cercando di nascondere la mia trepidazione.

Un sorriso enigmatico si formò sulle sue labbra. "C'è un posto che voglio farti vedere."

Camminammo per alcuni minuti in silenzio, immersi nel buio della notte. Le luci della città si specchiavano nelle pozzanghere, creando un gioco di riflessi che illuminava il nostro cammino.

Finalmente, arrivammo davanti a un piccolo parco. Un cancello di ferro battuto lo separava dalla strada, e al centro, una fontana illuminata diffondeva una luce soffusa.

John mi condusse verso una panchina di legno situata sotto un albero secolare. Ci sedemmo in silenzio, lasciandoci avvolgere dal canto degli uccelli notturni.

"È bellissimo qui," sussurrai, incantata dall'atmosfera magica del luogo.

"Lo so," rispose John, con un tono nella voce che mi fece rabbrividire. "È il mio posto preferito per pensare."

Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, entrambi persi nei nostri pensieri. Poi, John si voltò verso di me e mi guardò negli occhi.

"C'è qualcosa che devo dirti," disse con voce seria. "Qualcosa che ho tenuto nascosto per troppo tempo."

Il mio cuore iniziò a battere forte. Un senso di inquietudine mi pervase, ma allo stesso tempo, una strana eccitazione mi bruciava dentro.

"Cosa c'è?" chiesi con un filo di voce.

John inspirò a fondo, come se stesse prendendo coraggio. "Non sono come gli altri," disse. "C'è qualcosa di diverso in me."

Feci per parlare, ma lui mi interruppe. "Non è niente di cui aver paura," si affrettò a dire. "È solo che... io non sono umano."

Rimasi a bocca aperta, incapace di credere a ciò che stavo ascoltando.

"Non... non capisco," balbettai.

John mi prese la mano e la strinse con delicatezza. "Sono un vampiro," disse con voce pacata.

Il mondo mi crollò addosso. Vampiri? Non potevo essere più sconvolta. Tutto ciò che pensavo di sapere sul mondo era stato spazzato via in un istante.

"Ma... come è possibile?" chiesi, cercando di razionalizzare l'assurdità della situazione.

John mi raccontò la sua storia, di come era stato trasformato in vampiro secoli prima, e di come si fosse nascosto tra gli umani per sopravvivere.

Mentre lo ascoltavo, una sensazione di smarrimento si impossessò di me. Non sapevo cosa pensare, cosa dire. Tutto ciò che sapevo era che John era diverso, ma non per questo era meno reale, o meno importante per me.

"Non ho paura di te," dissi con fermezza, guardandolo negli occhi.

Un sorriso illuminò il suo volto. "Grazie," disse. "Era questo che speravo."

Rimanemmo seduti ancora per un po', a parlare sotto le stelle. John mi raccontò storie del suo passato, della sua vita da vampiro, e io lo ascoltavo con avidità, affascinata da ogni sua parola.

Quando fu il momento di tornare al cinema, mi sentivo diversa. Il mondo che mi circondava non era più lo stesso. Avevo scoperto un segreto che avrebbe potuto cambiare per sempre la mia vita.

Ma una cosa era certa: non avrei mai più guardato John allo stesso modo.

La neve cadeva copiosa, creando un manto bianco che ricopriva la città di Tokyo. Il freddo pungente mi attraversava il giubbotto leggero, facendomi tremare. John, invece, se ne stava lì, impassibile, con una sigaretta accesa tra le labbra.

"Che mi vuoi dire?" chiesi con voce impaziente.

Lui finì di fumare la sigaretta, poi si voltò verso di me e sorrise. "Scusa," disse. "Non volevo solo..."

Si fermò, come se cercasse le parole giuste.

"Solo che cosa?" chiesi con insistenza.

Lui mi guardò negli occhi. "Solo che non volevo farti del male," disse con voce pacata. "So che sono diverso, e so che questo può spaventare. Ma io non sono una cattiva persona."

Le sue parole mi colpirono. Era la prima volta che si apriva con me in questo modo, e la sua sincerità mi commosse.

"Non ho paura di te," dissi con fermezza.

Un sorriso illuminò il suo volto. "Grazie," disse. "Era questo che speravo."

Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, a guardare la neve che cadeva. Il mondo intorno a noi sembrava fermo, immobile.

Poi, John si avvicinò a me e mi prese la mano. "Vieni," disse. "Ho qualcosa da farti vedere."

Mi condusse verso un piccolo parco situato vicino al cinema. Il parco era deserto, e la neve lo aveva trasformato in un paesaggio fiabesco.

John mi fece sedere su una panchina e si sedette accanto a me. "Guarda," disse, indicando il cielo.

Alzai gli occhi e vidi una miriade di stelle che brillavano nel cielo notturno. La neve che cadeva le rendeva ancora più luminose, creando uno spettacolo mozzafiato.

"È bellissimo," sussurrai.

"Sì, lo è," disse John. "E questo è solo l'inizio."

Mi guardò negli occhi e vidi una luce nuova nel suo sguardo. Una luce che mi parlava di speranza, di futuro.

In quel momento, capii che non importava se John era diverso. Era la persona che amavo, e questo era tutto ciò che contava.

La neve continuava a cadere, ma io non sentivo più il freddo. Ero avvolta dal calore del suo amore, e sapevo che non avrei mai più avuto paura.

Entrammo nel cinema, ma la scena che ci si presentò davanti agli occhi era decisamente più bella e romantica di quanto ci aspettassimo. Gin e Mark si baciavano amabilmente, immersi in un'atmosfera di dolcezza e passione. Nel frattempo, la biondina si stava avvicinando al suo cavaliere, che la guardava con un'espressione di perplessità, come se non la conoscesse.

Il film terminò e uscimmo dal cinema. La neve cadeva ancora, creando un paesaggio fiabesco e romantico. Gin e Mark ci salutarono, entrambi desiderosi di raccontarsi e confidarsi chissà quali segreti. Il polipo attaccato a John non mostrava alcuna intenzione di andarsene, e lui iniziava a spazientirsi.

"Ciao, io torno a casa", dissi congedandomi.

John mi guardò preoccupato. "Come, da sola?" chiese.

Mel intervenne in mia difesa. "Non preoccuparti, caro, non siamo nel Bronx", rassicurò John.

Dovetti trattenere a stento l'impulso di scaraventare il polipo all'inferno al posto di Lucifero. "Caro?" pensai. Da quando un corteggiatore si definisce "caro"? E soprattutto, da quando lo si chiama così a un primo appuntamento? E se mi fossi sbagliata? Se in realtà quella era la sua ragazza e lui mi aveva usata solo per una scappatella pomeridiana?

Le lagrime che cercavo di trattenere sgorgarono copiose sul mio viso. L'istinto mi urlava di scappare da quella situazione, e così feci. Corsi a perdifiato sotto i fiocchi di neve, senza una meta precisa, ma con l'unico scopo di liberarmi di John Kawashima.

Mi fermai a un palo della luce per riprendere fiato, ma nella coltre di nebbia vidi una figura che correva verso di me a ritmo sostenuto. Era lui, John, che mi stava cercando.

Cosa succederà ora? John mi raggiungerà? Mi spiegherà la sua relazione con la biondina? Oppure questa fuga sarà l'inizio di una nuova avventura?

La suspense è alle stelle!

Arrivato, mi guardò con aria furiosa. "Non farlo mai più!" esclamò.

"Cosa? Scappare!" chiesi, sorpresa dal suo tono.

Annuì, ancora contrariato. "Perché non dovrei scappare? Piuttosto, tu hai lasciato la tua ragazza là al freddo e al gelo! Vai da lei, abbracciala, coccolala, fai l'amore con lei, non ti preoccupare di me. Me la so cavare anche da sola!"

Mi girai per andarmene, ma lui mi trattenne, imprigionandomi al suo petto. "E se invece lei non è la mia ragazza, ma un'amica? E se fossi geloso di Nick?"

Sospirò e lo guardai negli occhi. "Non scherzavo quando ti dissi che tu sei la Mia Mery!"

Era serio, sincero. Cercai di staccarmi da lui, ma me lo impedì, stringendomi ancora più a sé e baciandomi.

Fu un bacio romantico e caloroso, nonostante i fiocchi di neve che ci cadevano addosso.

Si staccò da me e intrecciò le sue dita con le mie. "Mery, io sono geloso, molto geloso. Mel è solo un'amica e l'ho portata con me per farti ingelosire, niente di più."

Mi guardò intensamente. "Tu sei la mia ragazza e ho il diritto di proteggerti da tutto e da tutti."

Aspetta un attimo... io chi ero per lui? E da quando?

"Scusami, ma da quando io sono la tua ragazza?" chiesi, perplessa.

Ci pensò per un attimo. "Dal nostro primo bacio."

"E se non volessi accettare?"

Sorrise, sapendo che non dicevo sul serio. Mi appoggiò al palo e mi baciò di nuovo.

In quel momento, in quell'istante, capii chi era John Kawashima: il tipico duro dal cuore tenero, dolce, orgoglioso e molto geloso di me!

Si staccò da me e in un sussurro disse: "Ti prego, resta con me. Ho bisogno di te!"

Fui sorpresa da quelle parole e commossa. Nessuno mi aveva mai detto con così tanto affetto e amore quelle parole: Ho bisogno di te.

Lo abbracciai e lasciammo che i nostri respiri scaldassero i nostri corpi. Andare nell'appartamento avrebbe rotto l'atmosfera magica che si era creata. In quel luogo, un fiore di loto stava sbocciando molto lentamente, petalo per petalo. L'acqua che lo alimentava erano i nostri abbracci e il concime erano i nostri sospiri.

 
   
 
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