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Autore: Dioni    08/03/2024    0 recensioni
In un mondo di eroi,mostri,uomini e dei,dove immense nazioni si fanno guerra per la supremazia,Milziade,un uomo dalle mille professioni e abile combattente viene contattato da Lucilla,una giovane sacerdotessa di Apollo per scortarla fino alla città-stato di Aegis,dove sa di poter trovare rifugio dalle grinfie di Nova,l'impero che lui legioni si spandono sempre più per posare il vessillo della'aquila dorata su nuove terre e su nuove razze e dal suo imperatore,Lucio Cornelio Silla,il segreto per la quale la ragazza e perseguitata,intrecciando così il suo destino con quello del mercenario,trascinandolo in un avventura che li porterà alla ricerca di un antichissimo potere,pari forse a quello degli dei stessi e che nelle mani sbagliate può cambiare il destino del loro mondo per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si era fatta sera quando Milziade,dando spiegazioni più o meno vaghe sul separarsi dagli altri per qualche ora per non vedere i loro brutti musi e usando come scusa il voler fare due passi in solitudine,cosa che al resto del gruppo,tranne Lucilla,non dispiacque così tanto,anzi,lo lasciarono andare ben volentieri. Poco gli importava della loro opinione e comunque partecipava a quel viaggio per la paga promessa,non certo per bontà d'animo o per compiere un impresa degna di un eroe,come Ercole o Teseo,no,agli altri la gloria,lui voleva solo quello che gli era stato promesso,nient'altro gli importava. Era uscito senza l'armatura e senza Briseide,la fedele giumenta,ma solo con le sue vesti di viaggio e la spada,nel caso avesse dovuto combattere nel luogo in cui ora si stava recando. Ricordava ancora le parole dell'orco vestito da medico incontrato in piscina. Alcmeone,aveva detto di chiedere di Alcmeone ai derelitti,nel vecchio quartiere,quello abitato dalle classi più umili,per non dire le più povere,li,come in molte altre città dell'impero. Appena giunto nel vecchio quartiere di Clotovis vide le insule della zona, le palazzine adibite a case per le persone più umili, mal ridotte e dall'intonaco rovinato,con i graffiti sui muri fatti dai teppisti locali,dove incidevano sui muri,con ciottoli trovati per strada frasi ingiuriose verso qualcuno,disegnini osceni oppure maledizioni dirette verso uno specifico malcapitato mentre l'ideatore di tale gesto ovviamente restava ignoto. Per le strade gli capitò,li come in altre città, derelitti e senza tetto dormire per strada e insieme ad essi c'erano anche ubriaconi,prostitute, ladri,streghe che promettevano di fare il malocchio per poche monete di bronzo e quant'altro. Gente strana,gente pericolosa,gente la quale il mercenario li considerava suoi pari,anzi,membri dello stesso popolo,stessa feccia,stessa spazzatura,ma viva e sincera,come lui,schietta e indifferente. Molto spesso si considerava come loro,un uomo di niente,che vaga nel mondo vendendo le sue abilità per un bel gruzzolo sonante. Continuare a vivere perché si era venuti al mondo e continuare a combattere perché a parte la violenza,nel mondo,restava ben poco di concreto. Le strade parevano rovinate e le case erano fatiscenti e mentre passava gli capitò di notare un piccolo gruppo di persone molto particolare,erano tutti abitanti della zona visto gli stracci che indossavano al meglio delle loro possibilità. Tra di loro c'era un vecchio che zoppicava per via di una gamba storta,una coppia di bambini,un maschio ed una femmina,si tenevano per mano ed entrambi erano preda di una bruttissima tosse,molto forte e catarrosa,poi vi era una donna,che si copriva il volto con un panni arrotolato intorno alla bocca e si massaggiava una guancia,come se tentasse di alleviare un qualche tipo di dolore. Forse quel gruppetto di sventurati poteva aiutarlo a trovare Alcmeone. Per prima cosa però avrebbe dovuto anche lui fingersi un disadattato,anche se con una spada al fianco,difficilmente sarebbe passato per un comune cittadino,quindi,per prima cosa si nascose in un vicolo buio e cercò nella spazzatura qualcosa con la quale sporcarsi e imbruttirsi un po',nella speranza di passare anche lui per un derelitto bisognoso di aiuto è fortunatamente aveva deciso di non portarsi dietro il borsello con le monete dietro,cosa che avrebbe reso il tutto più credibile. Mise la mano alla ricerca di un po' di avanzi di frutta e verdura,abbastanza facile da trovare tra i rifiuti e appena la trovò,si sporcò le vesti in qualche punto ben visibile e per la schiena si buttò di spalle contro un mucchio di sporcizia e per aumentare l'efficacia della farsa prese la spada insieme al fodero è sporcò anche quelle. Poi uscì nuovamente in strada e si diresse verso il gruppo,imitando una camminata stanca,come di chi non ha più le forze per reggersi in piedi.

Aiuto...aiu...aiutatemi.”,disse Milziade mentre camminava verso il gruppo,per poi cadere di peso a terra.

Uno del gruppo, un giovane umano,si avvicinò al mercenario seriamente preoccupato.

Ehi signore,che le succede?”

Milziade lo guardò dal basso verso l'alto con un espressione triste e sofferente.

Oh...Oh sfortunato me,deriso dalla sorte e maledetto dalla sorte. Oh dei,dei,perché mi avete abbandonato?”.

Si calmi,che cose l'è successo per invocare gli Olimpi?”

La sfortuna ragazzo,la sfortuna è il fato avverso. Ero insieme al mio gruppo,tutti avventurieri,in viaggio per snidare un gruppo di selvaggi che erano stati avvistati nella regione dopo l'attacco a Cherunensis. Eravamo da quelle parti,poco oltre il confine quando in lontananza vedemmo i barbari lanciarsi a frotte contro la fortezza e in quel momento capimmo che saremmo stati spacciati se fossimo rimasti invischiati nella lotta. Ci allontanammo il più possibile,percorrendo tutta la misura necessaria per restare fuori dallo scontro,ma nemmeno il tempo di sentirci al sicuro,che...che...che uno dei nostri fu colpito da una pietra,un colpo di frombola,dietro la nuca. Morì sul colpo. Poi li vedemmo e ci furono addosso. Solo io sono sopravvissuto,vivo,ma disgraziato,senza soldi,senza più i miei compagni,senza niente nello stomaco e credo di iniziare a sentirmi male.”

Il ragazzo,insieme agli altri del gruppo,restarono fermi ad osservare lo sfortunato uomo che si presentava di fronte a loro,sentendo la sua storia,come se fosse la loro. Milziade non era certo di aver recitato bene la sua parte,ma se non altro era sicuro di aver attirato la loro attenzione,sperando nel contempo,di non aver attirato alcun sospetto su di lui.

Beh,forse,quell'uomo potrà certamente aiutarvi. Si gente,portiamo dal medico. Adesso alzati e seguici.”

Oh grazie,grazie anime pie,Giove misericordioso,grazie,grazie di vero cuore.”

Era fatta,si sarebbe fatto guidare verso l'orco,mescolandosi tra i più poveri e i miserabili della città, così da poterlo osservare,senza dare troppo nell'occhio. Cosa fare dopo,lo avrebbe visto sul momento,per ora,avrebbe continuato con quella recita,al resto ci avrebbe pensato dopo. Man mano che il gruppo avanzava per le strade brulicavano anche altri mendicanti e senzatetto che andavano a ingrossare il gruppo,la quale poi,si era amalgamato ad un gruppo ancora più grande e così via,fino a che la strada principale del quartiere più vecchio della città non venne intasata da ogni genere di persona. Vecchie e giovani,umani e non,cittadini e stranieri,tutti senza dimora o con disponibilità economiche molto basse,ma comunque persone che vivevano ai margini della civiltà,reietti e disadattati che vivevano per strada,senza riparo e senza alcuna possibilità di arrivare al giorno dopo ancora vivi. Ma quando li vide li tutti insieme,a formare quel corteo silenzioso e senza cori,come una festa cittadina condotta da una marcia funebre,aveva un qualcosa di speciale,persone solitamente viste di sfuggita agli angoli dei vicoli e intente a dormire vicino alle strade,a mendicare una moneta o cercare un tozzo di pane ammuffito conteso con i ratti ed eccoli li,ora,a camminare tutti insieme diretti chissà dove a cercare una speranza,oltre ad un supporto che il resto della popolazione,solitamente,non avrebbe mai dato. Camminò insieme alla calca di senzatetto per una cosa come una manciata di minuti per poi fermarsi vicino ad un insula fatiscente,con i muri di mattoni rovinati dal tempo e più in alto,agli ultimi piani della palazzina,fatti di legno e paglia,erano divenuti marci e privi di qualsiasi riparazione,presto o tardi sarebbero divenuti inservibili,o peggio,sarebbero crollati al minimo tocco. All'ingresso dell'insula,su uno dei muri laterali,era stato disegnato in maniera grezza e approssimativa,la figura di un sottile serpente bianco,probabilmente fatto con del gesso e li,di fronte al disegno dell'animale una serie di persone intonava delle preghiere e delle invocazioni molto basilari,al meglio delle loro capacità,chiedendo semplicemente ad Esculapio,dio della medicina,di proteggerli dai malanni e dalle malattie e di mantenerli in salute. Milziade guardava la scena e sentiva un senso di diniego verso quelle suppliche. Non era mai stato particolarmente religioso o fedele verso una certa divinità,certo,di tanto in tanto gli era capitato di fare un esclamazione nella quale nominava Zeus,padre di tutti gli olimpi nella lingua di Argos,oppure Atena,dea della sapienza e delle arti,ma non si era mai identificato come una persona

bisognosa dell'aiuto di una qualche entità celeste,sotterranea o da dovunque esercitava la sua influenza sui mortali,poiché l'unico aiuto della quale puoi fare affidamento e solo e unicamente su te stesso, questo era quello che credeva. Il mondo è un posto sporco e infimo,troppo cattivo,troppo marcio e ingannevole per credere che un dio,un essere talmente potente da vedere i mortali come un bambino guarderebbe a delle formiche era una cosa incredibilmente semplice da capire per lui,perché avrebbe dovuto aiutarli? Per venerazione? Per adulazione? Per vanità? O forse per noia? No,lui preferiva credere nelle proprie capacità e nel saperle sfruttare a pieno quando la situazione lo richiedeva. Lui lo sapeva bene,lo sapeva meglio di tutta quella gente presente in strada. All'ingresso della palazzina comparve nuovamente la figura di Alcmeone,tanto grosso pareva il suo corpo da orco,che quasi occupava l'unico punto d'accesso all'edificio e la gente,appena lo vide,iniziò a supplicare di essere ricevuta per avere le cure necessarie ai propri mali,mentre l'orco,pareva restare placido e tranquillo nella sua posizione,come se attendesse qualcosa, o forse osservava la folla,Milziade non seppe dirlo con certezza,ma fatto sta che era veramente li dove aveva detto di cercarlo. Riguardo a questo punto,l'orco era stato di parola.

Per favore gente...”,disse Alcmeone alzando le braccia e facendo segno a tutti di contenersi, “Devo chiedervi di lasciare la precedenza alle donne incinte,ai bambini e agli anziani,agli altri chiedo di essere pazienti,se non per immediate emergenze. Vi ringrazio per la collaborazione.”

E fu così che il medico tornò dentro l'edificio,lasciando che i più in salute facessero passare i più fragili e i bisognosi,mentre a tutti gli altri sarebbe toccato aspettare. Passò un ora e Milziade,ancora mescolato in mezzo alla folla si avvicinò al muro di una casa e si mise ad aspettare,fingendo un disagio e un malessere che in realtà non aveva,se non quello di sapere che qualcuno in quella città lo aveva chiamato con il titolo che tanto odiava, strategos, gli ricordava il passato e il passato gli faceva male,ma a parte quello,la situazione era meglio di quello che si aspettava. Osservava silenziosamente la calca di mendicanti e straccioni che era giunti di fronte a quella palazzina in rovina,nella speranza di essere guariti dai mali di cui soffrivano e nell'attesa,i più in salute tra di loro,si mettevano a parlare,a discutere e chi poteva, anche a farsi qualche risata,come se fossero buoni vicini di casa e parlassero del più e del meno come se nulla fosse,mentre che stava peggio,aspettava il proprio momento per farsi visitare,magari lamentandosi dei dolori ed altri,soffrendo in silenzio. Di tanto in tanto capitava di vedere entrare qualcuno,che avanzava con fare rassegnato,come se il suo destino fosse ormai segnato dalla sorte e poi,una volta uscito,era come rinato,felice e spensierato nonostante la sua condizione di miseria,eppure era nuovamente contento e senza più preoccupazioni. Che fossero guariti completamente? Oppure i loro mali venivano soltanto alleviati e resi meno insopportabili? Non avrebbe saputo dirlo con certezza,non conosceva quella gente,non voleva conoscerla,non gli importava nulla,ma vedere quella gente così felice dopo che pareva avessero sopportato il peso delle peggiori torture del Tartaro,tra fame,sporcizia e malanni vari,lo faceva sentire all'infuori della loro felicità,così estraneo alla loro gioia. Il loro piacere non era la sua preoccupazione, le loro disgrazie non intenerivano il suo animo duro e cinico. Per alcuni di quei disgraziati le loro sofferenze pareva terminate,o almeno lenite, le sue invece era ancora radicate in lui,anzi,parevano essere divenute parte integrante del suo essere,così fuse con la sua anima,che a stento comprendeva quando finiva la sua gioia e iniziava il suo dolore. Non lo sapeva,non lo sapeva più da molto tempo. Passò un altra ora di finto malessere e vide l'ennesimo miserabile,un ragazzino umano, uscito dall'insula come se gli fosse stato predetto un fortunato vaticinio da un veggente,tornò in strada come se la vita potesse migliorare,quando in realtà era semplicemente tornato alla sua vita,in mezzo ai rifiuti e ai topi. Cosa poteva mai aver ricevuto,oltre ad una cura,che potesse renderlo così felice? Non lo capiva,non li capiva,loro,quella gente,così sfortunata da dover vivere per strada e arrivare al giorno dopo con lo stomaco vuoto? Non li capiva proprio,ma non li voleva capire,voleva l'orco,la loro felicità non era affar suo. Ad un certo punto della serata,l'orco,con il capo ancora coperto dal cappuccio uscì dall'insula e si rivolse direttamente alla gente rimasta.

Per stasera finisco qui,per coloro che necessitano di cure passino domani per una visita. Mi spiace di non poter fare più di così”.

I poveri rimasti di fronte all'insula emisero tutti insieme un lamento di delusione e poco alla volta,seppur malvolentieri,se ne andarono,sgombrando lentamente la strada. Solo Milziade restò,ancora seduto a terra,mentre fissava la figura di Alcmeone ancora presente sul ciglio dell'ingresso,immobile come una statua,mentre osservava la fiumana di persone venute speranzose per il suo aiuto.

E molto che aspetti, mercenario?”,chiese l'orco con tono pacato.

Quel tanto che basta per farmi visitare. Avrei bisogno del parere di un esperto,forse tu puoi aiutarmi.”

Vedrò quello che posso fare, intanto entra.”

E detto questo il medico tornò nuovamente dentro l'insula e stavolta Milziade non avrebbe aspettato ulteriormente per un secondo incontro con l'orco e stavolta,avrebbe ottenuto le informazioni che voleva da lui. Chi era? Cosa voleva da lui? E perché gli si era avvicinato tanto da mettere a repentaglio la sua copertura? Non lo sapeva,ma lo avrebbe scoperto molto presto. Con passo cauto e sguardo attento Milziade entrò nell'insula controllando che non ci fossero altre persone dentro l'edificio e nel mentre teneva sempre una mano aperta,nel caso fosse stato costretto ad estrarre la spada. Vide l'interno della rustica palazzina,formata principalmente da una rampa di scale in pessimo stato,ancora in piedi,ma dubitava che il legno di cui era composta fosse di qualità e quindi salire sarebbe stato un rischio,mentre vicino ad essa spiccavano un cavedio,un piccolo spazio quadrato adibito per la diffusione della luce naturale proveniente dall'alto,per mezzo di uno spazio posto sul tetto,completamente vuoto,dalla quale si poteva osservare il cielo,tipico di quel tipo di edifici e una porta di legno posta sul fondo un corridoio,dove spiccava per essere l'unica porta al pian terreno all'infuori dell'ingresso. Dubbioso sul voler salire quelle scale dall'aspetto marcio e volendo evitare il rischio di spezzarsi il collo senza il rischio di un guadagno,decise di dirigersi verso la porta sul fondo del corridoio,che tra l'altro,essendo socchiusa,spiccava la fioca luce di una lucerna,segno che qualcuno si trovasse li. Avanzò,passo dopo passo,con la mano sempre pronta ad estrarre la lama fino a giungere alla porta,spingendola lentamente e trovandosi all'interno di una grande stanza,spiccavano all'interno un gran numero di mazzi di piante attaccate al soffitto per mezzo di sottili cordicelle e tutte emettevano un particolare aroma, che riempiva la stanza di un miscuglio di odori differenti,che dava all'aria dentro la stanza un aroma di selvatico,seppur non soffocante,anche per via di una piccola finestrella che collegava con l'ambiente esterno. All'interno erano presenti uno scrittoio,due armadietti aperti colmi di piccoli recipienti di vetro,ognuno contraddistinto al suo interno da una polvere,un olio o altri impasti di vario genere e tutti stipati in un apposito spazio con sotto diversi nomi,a distinguere il contenuto ed infine un larghissimo foglio di pergamena attaccato al muro per mezzo di alcuni chiodi,dov'erano rappresentati due corpi differenti,uno spellato e con esposto l'intero apparato muscolare e l'altro era uno scheletro,un immagine inquietante per chiunque lo vedesse. Alcmeone era intento a osservare quell'immagine con fare attento e scrupoloso,come se cercasse qualcosa.

Questa pergamena rappresenta la mappa di un corpo umano da due punti di vista anatomici differenti,il primo e quello muscolare il secondo invece è solo lo scheletro. Da molto tempo ormai i medici degni di questo nome,studiano ed apprendono l'esistenza ogni singolo disturbo o anomalia conosciuti in medicina: traumi e ferite di ogni sorta,malformazioni,disturbi fisici,senza poi contare le malattie e le infezioni. Sappiamo tanto su come curare i problemi riguardanti il corpo,eppure,per quanto riguarda la mente,le emozioni e persino l'anima,ammesso che essa sia legata al corpo e non sia qualcosa di scollegato,sappiamo ancora molto poco su come curare queste cose.”

Saltiamo le scemenze da ciarlatano e passiamo ai fatti...”,disse Milziade con un tono che non ammetteva repliche, “Che cosa vuoi da me?”.

L'orco si girò lentamente verso Milziade,poi,portando le mani sull'orlo del cappuccio e lo abbassò,rivelando il volto. Come tutti gli orchi aveva la testa grande e il volto largo,tuttavia il suo aspetto non lasciava a desiderare come Milziade si sarebbe aspettato. Aveva due grandi occhi neri,due orecchie simili a quelle degli umani,ma più grandi e larghe,seppur non esageratamente grosse,un naso largo e schiacciato vagamente simile a quello dei gatti,la mascella larga e due piccole zanne che uscivano verso l'esterno della bocca dall'arcata inferiore dei denti. Tutto nella norma stando alla descrizione che si faceva degli orchi nelle storie degli avventurieri e dei legionari che tempo addietro li combatterono nelle guerre d'espansione verso le terre selvagge del nord e dell'est,ma,altro nell'apparenza del suo volto smentiva queste descrizioni. Portava una corta capigliatura nera,tagliata accuratamente e con la chioma che pendeva leggermente verso destra e portava una barba corta e ben curata e la cosa che per Milziade fosse più sorprendente sul volto non portava anelli, punte di metallo,cicatrici o tatuaggi di sorta,che come si diceva,fosse segno di grande orgoglio verso i possenti selvaggi dalla pelle verde,che venivano descritti e lui,Alcmeone,confermava e allo stesso tempo smentiva le dicerie riguardo a questa razza,non troppo comune a Nova. Doveva ammetterlo,anche se lo aveva già visto sotto al cappuccio in piscina,vederlo in quel momento,così,gli pareva un essere civile e socievole,molto lontano dall'idea che si faceva la gente degli orchi.

Devo chiederti di non proseguire questo viaggio,o meglio,di non proseguire il viaggio a te e a coloro che ti sei unito.”

Ah si? E vorresti dirmi il perché o devo arrivarci da solo? Sai sono confuso riguardo alla questione.”

Tu non capisci.”

Tu non ti spieghi.”

Il viaggio che avete intrapreso è male,per te,per me,per tutti noi. Posso immaginare quello che ti hanno promesso per la riuscita di questa impresa,ma ti prego,anzi,vi prego, rinunciate adesso finché potete.

Pessima spiegazione,magari se aggiungi qualche dettaglio in più mi aiuti a comprendere meglio,ehi, voglio dire, io non sarò l'uomo più intelligente del mondo, ma tu di certo non mi aiuti a capirci molto. Però sai, se ti piace tanto parlare,dimmi una cosa...tu chi sei? E come mai un orco si spaccia per un seguace di Asclepio? Ma sopratutto,cosa c'entra quello spietato bastardo di Silla?”

Alcmeone non rispose immediatamente,come se stesse tergiversando a voler tirare fuori altre parole. Sospirò,come rassegnato a dover affrontare le conseguenze di quell'incontro,che lui stesso aveva cercato.

Puoi non crederci,strategos,ma non mi spaccio per un medico,anzi,lo sono per davvero. E in quanto all'imperatore,beh,non è l'uomo che pensi sia...è molto più pericoloso di quello che credi. Pensi che quella forza straordinaria sia l'unica cosa che possiede? Le sue conoscenze e le sue abilità vanno oltre alla tua immaginazione e per quanto riguarda il Demiurgo,lui sa bene cosa sta facendo per tentare di ottenerlo. Rinuncia a questa spedizione,se tieni alla tua vita è quel poco di buon che ti è rimasto.”

Oppure? Se non volessi rinunciare? Se non mi andasse giù l'idea di voler finire qui? Che cosa mi fai?”

Quello che non vorrei fare...”

L'orco mosse un braccio,velocissimo,toccando esattamente il punto posto sopra il cuore,colpendolo con il palmo della mano,causando a Milziade un fortissima fitta e spingendolo indietro,quasi a farlo scontrare contro il muro vicino all'entrata. Il mercenario non seppe spiegarsi cosa fosse appena successo,lo aveva colpito,velocissimo,tanto da non aver saputo reagire a quell'attacco,così forte da averlo sentito fino al cuore,addirittura pensava di aver perso qualche battito nel ritmo regolare dell'organo,che riprese a battere dopo mezzo secondo. Preso dall'istinto di sopravvivenza estrasse la spada e si mise in posizione di difesa al meglio della sua capacità.

Non posso lasciarti andare,mercenario. Non senza avere la certezza che ti fermerai dal proseguire.”

Bastardo,che cosa mi hai fatto?”

Ho esercitato una pressione sul cuore,nella speranza di farti svenire,ma evidentemente sei più resistente di quanto credessi. Un uomo normale sarebbe crollato a terra appena sentito il colpo. Ma tu,non sei un uomo normale,giusto?”

Milziade non aveva idea di cosa gli avesse fatto l'orco,mai subito un colpo simile in tutta la sua vita,eppure,in qualche modo,quel colpo a mano nuda,gli ricordava lui,Silla.

Anche tu...anche tu come lui...a mani nude.”

No,ti sbagli, il mio stile e il suo sono completamenti differenti. Ma tu non puoi capire. Arrenditi.”

Meglio morto.”

Non credo di dover arrivare a tanto. Sono un medico, io salvo le vite,non le uccido. Nemmeno la tua.”

Ancora provato dal colpo il mercenario puntò la spada contro l'orco,che restava calmo e impassibile ,mentre Milziade invece,si stava facendo nervoso ed era visibilmente provato per l'attacco appena subito,che lo aveva colto alla sprovvista. Non era sicuro di cosa fare né tanto meno come agire,ma doveva escogitare qualcosa per poter uscire da quella situazione. Era in trappola è la cosa che lo fece sentire stupido in quel momento,era che ci si era messo da solo. Una brutta situazione,anzi,pessima. Cosa poteva fare per sfuggire? Cosa poteva per ribaltare la situazione in suo favore? Doveva pensare...pensare...e pensare ancora,fino a quando non avrebbe escogitato la miglior strategia disponibile. Gli occhi di Milziade erano fissi su Alcmeone,ma allo stesso tempo analizzava tutto quello che avrebbe potuto usare contro il suo avversario. Pensare,la chiave della vittoria stava nell'avere una buona idea e adoperarla,doveva solo partire da un ottima intuizione,il resto,lo avrebbe formulato di seguito.

Quindi,vorresti farmi credere,che se io morissi,per te sarebbe un problema? Ma dici sul serio? Uno come me?”

Si,anche uno come te.”

Eccola,la sentì,la scintilla di un idea balenargli in testa. Anche la sua vita era importante? Questo era l'idea di cui aveva bisogno. Rischiosa,folle,a dir poco audace e maledettamente stupida,ma era l'idea che lo avrebbe salvato e forse,lo avrebbe fatto uscire tutto intero,o almeno,abbastanza in salute da poter continuare il viaggio. Milziade abbassò la spada,mostrandosi arreso e incapace di continuare lo scontro,ancora sofferente per la botta al petto che aveva appena subito.

Beh,se le cose stanno così allora...”

E fu in quel momento che il mercenario,mosse velocemente la lama della spada verso l'avambraccio sinistro e li,si taglio volontariamente,lasciando un lungo solco che andava dal gomito fin quasi al polso. L'orco non riusciva a credere ai propri occhi,l'umano che aveva davanti a se aveva inflitto a se stesso un danno molto serio,per non dire mortalmente rischioso. Sapeva bene che in quel punto passava un arteria principale,più le vene e numerosi vasi sanguigni,per non parlare dei tendini e dei nervi,che con quel taglio rischiava seriamente di essersi danneggiato la sensibilità all'arto.

In nome di Esculapio,che cosa hai fatto? Devo subito medicarti,prima che...”

Non muoverti da li,medico dei miei calzari. Un passo falso e mi colpirò un altra volta.”

Sei più folle e scellerato di quello che credessi,strategos,perché hai fatto una cosa simile?”

Tu hai detto che anche la mia vita è importante,giusto? Hai affermato che tu salvi le vite,ma che non le uccidi,quindi,in quanto medico,se tu mi attacchi mentre sono già ferito,non sarebbe etico per la tua professione. Ho ragione? Quindi, visto che ti fai degli scrupoli morali nei confronti di una canaglia come me,intendo sfruttare questo tuo difetto a mio vantaggio. Tornando a noi, perché non vuoi che continui con questo viaggio? E solo un lavoro come un altro per me,né più,ne meno. A te cosa ne viene se smetto adesso eh?”

Tu parli di cose che non conosci, la tua vita vale così da doverla buttare in un impresa senza certezza di riuscita?”

Allora illuminami, o potente saggio. Potessi io possedere una singola briciola del sapere sconfinato sarei un uomo più felice.”, disse Milziade con tono sarcastico.

Prendimi in giro se vuoi,ma sappi che non otterrai quello che vuoi. Nulla ti potrà restituire quello che hai perso.”

L'espressione sul volto del mercenario si fece lentamente più seria e corrucciata,un emozione sopita sotto quella spessa corazza che gli era cresciuta dentro,sotto la pelle,fatta di arroganza,sarcasmo,pessimo umorismo e un quasi totale assenza di senso del pericolo stava uscendo allo scoperto. Glielo si poteva leggere negli occhi, nella mascella serrata,nei muscoli contratti del corpo e nella mano stretta sul manico della spada,che premeva ancora di più sul braccio,incurante del dolore e del rivolo di sangue che colava a terra.

Che cosa nei sai tu di quello che ho perso? Cosa né puoi sapere tu di quello che ho passato dopo quella battaglia? Dopo che le forze di Silla sono giunte in città,intente a distruggere e uccidere tutto quello che conoscevo,tu che parli tanto,dimmi una cosa,come sai così tante cose su di me e sul bastardo,figlio di cagna che adesso siede sul trono? Non credi di dover delle spiegazioni al sottoscritto? Parli tanto,ma dici poco.”

Ti basti sapere che lo conosco da molto più tempo di quanto tu possa immaginare,lo conoscevo da prima ancora che divenisse imperatore,da prima ancora che entrasse nell'esercito. Dimmi,sei disposto a pagare qualunque prezzo,anche il tuo stesso sangue,pur di vendicarti? Dai così poco valore alla tua vita che l'unica cosa che ti fa andare avanti in questo mondo è l'odio che ti scorre nelle vene. Il te del passato si vergognerebbe di cosa sei diventato adesso.”

Parole forti per uno che nasconde il proprio aspetto sotto un cappuccio,sicuro che io sia l'unico che si dovrebbe vergognare di qualcosa? Dimmi la verità,quante delle persone che hai aiutato stasera sanno che sei un orco? Lo sai che forse alcuni di loro lo hanno capito,ma che non potendo permettersi delle cure a pagamento vengono da te?”

Le tue parole sono crudeli.”

La vita è crudele, gli dei sono crudeli,le persone sono crudeli,ma quello che dico è pura sincerità,se non ti piace, puoi sempre tapparti le orecchie e lasciarmi andare”

I due si guardavano l'un l'altro con sguardi carichi di tensione. Da una parte Milziade,che teneva in ostaggio se stesso facendo leva sull'altruismo di un orco,razza famosa come esseri amanti della guerra e della violenza in generale e a trovarne uno così civile e ben educato all'interno di Nova gli pareva un gigantesco controsenso,visto che quelli come lui erano normalmente considerati come barbari- Dall'altra Alcmeone,un orco con la tendenza ad aiutare il prossimo,da quello che aveva visto Milziade in piscina e nella zona più povera della città e che ora,restava fermo per non far agitare ulteriormente il mercenario,che con quella spada in mano,rischiava seriamente di uccidersi,dato l'afflusso di sangue che usciva dal taglio sul braccio. La situazione era ferma ad uno stallo e nessuno dei due sembrava voler cedere.

Oggi alle terme mi hai detto una cosa molto particolare che ha suscitato la mia curiosità. Hai detto che Silla ha condannato la tua vita,che intendevi dire con quelle parole?”

L'orco parve restio rispondere a quella domanda,mentre osservava come il sangue fluiva,goccia dopo goccia,in piccoli rivoli dal braccio del mercenario,spinto dall'istinto di voler tappare quella ferita il prima possibile,usando acqua pulita,poi avrebbe usato ago e filo per suturare la ferita,ripulito il sangue con batuffoli di cotone per poi spargere su tutto il taglio una mistura in polvere di diverse piante dagli effetti emolitici e infine,avrebbe avvolto tutto l'avambraccio con bende sterili. Si,gli sarebbe bastato poco per riparare a quel danno madornale potenzialmente letale,nella speranza che il taglio non avesse preso punti vitali,come le vene o peggio,l'arteria. Ogni secondo che passava c'era il rischio che la ferita peggiorasse.

Ti ho fatto una domanda,medico,rispondi.”

Si è vero,l'ho detto. Tu pensi che l'umano conosciuto come Lucio Cornelio Silla sia solo un bruto dissennato senza sale in zucca e così,vero? E proprio qui che ti sbagli,lui non è il genere di persona che fa le cose senza avere una buona ragione. Anche la mia condanna è una di queste.”

Che vuoi dire?”

Molto tempo fa ho combattuto al fianco di Silla per aiutarlo a giungere dove si trova ora ed oltre alla forza ho prestato anche il mio aiuto come medico d'accampamento. E stata durante la guerra civile che mi sono accorto che cosa intendeva fare Silla è una volta giunti a Nova,quando mi sono reso conto che ormai non sarebbe mai più tornato su i suoi passi,a rendersi conto di quello che si era lasciato dietro,non ho avuto il coraggio di continuare. L'ho abbandonato...poco prima che entrasse nel palazzo dell'imperatore.”

Quindi non eri presente durante la conquista di Argos?”

No.”

Allora come diamine fai a sapere chi sono,se io e te non ci siamo mai incontrati?”

Non c'è né stato bisogno,altri sanno chi sei e come te,non vedono di buon occhio l'imperatore.”

E questi altri cosa vogliono da me?”

Da te niente...per ora,ma sono io che voglio che tu interrompa il tuo viaggio.”

E perché dovrei?”

Perché se continuerai a proseguire arriverà il momento in cui tu e Silla vi rincontrerete e vorrei evitare che ciò accada.”

Un orco dal cuore nobile,che storia commovente. Ho assistito a tragedie più allegre di questa storia.”

Credimi, la nobiltà d'animo non c'entra niente...ascolta,tu non devi incontrare l'imperatore,anzi,se vuoi guarire dal male che ti affligge devi lasciar perdere la vendetta.”

E perché dovrei? Io mi sento bene,sto in forma,faccio attività fisica e poi faccio un lavoro dinamico e salutare. Come puoi vedere,sono il ritratto della salute.”

No,al contrario,sei un uomo giunto al limite della propria esistenza. Sei arrabbiato,trovi sfogo ai tuoi dispiaceri solo nelle cose più autodistruttive,svolgi lavori che molti altri riterrebbero un suicidio portare a termine e così facendo giochi con la tua vita di continuo. Il tuo non è sprezzo del pericolo,strategos,ma un triste e disperato sintomo di autodistruzione. Hai bisogno di aiuto.”

Aiuto? Aiuto dici?...”

La presa sul manico della spada si fece più forte nel tentativo di attenuare un sentimento che a fatica riusciva a tenere sopito dentro di se,mentre il sangue sulla lama andava a ricoprire la punta e scendeva per tutto il filo,fino a scendere sulle dita e bagnare il manico,rischiando che la presa sull'arma divenisse scivolosa.

E dimmi della gente di Argos invece,non avevano anche loro bisogno di aiuto? E delle donne,che stringevano a se i figli nel tentativo di fuggire mentre i legionari bruciavano la città invece? Anche loro non avevano bisogno di aiuto? E dell'esercito a difesa della città invece? Più di ventimila uomini,tra opliti,cavalieri,frombolieri e volontari,mentre i sacerdoti di Atena restavano al sicuro in città,mandando avanti gli uomini comuni a morire per proteggere l'Acropoli,anche loro non avevano bisogno di aiuto? Avevamo tutti bisogno di aiuto e adesso arrivi tu,che non sai niente di quello che ho visto quel giorno,della forza d'urto che Silla ci ha schierato contro,mentre avanzava con la sua dannata legione e le sue diaboliche macchine d'assedio,mentre i sacerdoti di Marte lanciavano incantesimi e benedizioni per rafforzare le loro truppe e ancora peggio,quando lui stesso è sceso sul campo di battaglia,fu li,in quell'istante,che avremmo avuto bisogno di aiuto. Nessuno ci aiutato quel giorno,ne gli uomini,ne gli dei...ci hanno lasciato soli,a morire,schiacciati sotto il peso di questa nazione non fa altro che espandersi, ed espandersi senza alcun ritegno,mentre Nova prospera,Argos diveniva cenere,sepolta dal passo dei legionari che ci marciavano sopra,finendo i feriti gravi e facendo schiavi i sopravvissuti. Duemila anni di civiltà,spazzate via,come se non fosse mai esistita. Credimi,quel giorno,avevo bisogno di aiuto e dimmi,tu dov'eri?”

Man mano che parlava negli occhi di Milziade si faceva strada uno sguardo colmo d'ira,una rabbia che lo riempiva di energia,sempre più grande,sempre più intensa,era lei e lo sentiva,come sempre del resto.

Io,francamente,non posso saperlo dove ti trovavi tu,mai la vuoi sapere una cosa? Non mi interessa chi tu sia,cosa vuoi da me o cosa ti aspetti che faccia. Non mi importa niente,non può fregarmene di meno,ma se pensi che tu o chiunque altro possa fermarmi dall'ottenere quello che voglio,allora non sperare di farmi arrendere tanto facilmente. Non mi fermerà nessuno,mortale,mostro,dio,quell'ignobile bastardo di Silla...

Il momento era giunto,c'era sangue più che a sufficienza per fare la sua mossa.

NE' TANTO MENO TU...”

Con un rapido gesto della mano Milziade mosse velocemente la lama contro Alcmeone, o meglio,contro i suoi occhi. Sapeva che non avrebbe potuto prenderlo dato la distanza di sicurezza che il mercenario aveva messo tra loro due,ma del resto non aveva intenzione di ferirlo,no,la sua idea era un altra. Il colpo a vuoto era parte integrante della sua contromossa,poiché il sangue gocciolante rimasto su tutta la lama si sparse in aria,formando un arco proprio di fronte all'orco,che colto alla sprovvista fu preso in pieno negli occhi dalla rossa linfa che sgorgava fresco dalla ferita aperta. Era il momento che stava aspettando. Milziade non aspettò oltre e iniziò a correre,non verso la porta d'ingresso,ma verso la finestra aperta,scattando con le gambe muscolose verso l'uscita al momento più accessibile in quel momento. L'orco a sua volta,tentò di afferrarlo nel tentativo di prenderlo,ma gli andò male poiché Milziade scartò la grande mano verde con destrezza e in tutta fretta corse fino a giungere in meno di una manciata di secondi la finestra,dalla quale saltò con un balzo degno di un atleta ai giochi sacri,che essendo al pian terreno collegava direttamente con la strada, atterrando sulla strada di ciottoli e iniziò a correre,dando adito a tutte le sue energie per sfuggire allo strano tizio che quella sera aveva rischiato seriamente di porre fine alla sua vita,oltre che alla sua carriera. Sentiva il colpo che l'orco gli aveva inflitto,nel punto sopra il cuore. Era stato solo per un attimo,un singolo istante,ma gli era parso in qualche modo,in maniera sgradevole,uno strano attacco a mani nude,la potenza del medico non era paragonabile a quella di Silla,ma gli era parso altrettanto pericolosa e in quel momento si chiese se non si fosse trattenuto nel tentativo di approcciarsi al mercenario in maniera più diplomatica,se quello era il termine giusto da usare in quel momento. Ormai non aveva importanza, chiunque fosse se l'era lasciato alle spalle. Sperava per sempre,ma con gli accadimenti degli ultimi tempi poteva non esserne troppo certo. Le strade erano buie, lui era ferito e di incontrare altri guai per quella sera non né aveva voglia e cosa peggiore,sarebbe dovuto tornare alla taverna e spiegare perché si fosse provocato quella ferita sull'avambraccio,avrebbe potuto trovare un medico a pagamento in città e farsi ricucire senza troppi problemi,il guaio e che di soldi dietro non né aveva,certo,c'era sempre Lucilla,che con la sua magia aveva saputo fare delle guarigioni di gravità molto semplice,ma avrebbe dovuto comunque dare delle spiegazioni. Poco male,avrebbe raccontato una menzogna di poco conto e se la sarebbe cavata con un occhiataccia e un rimprovero per la bella faccia tosta. Come sempre del resto.


L'orco era rimasto nella stanza,illuminata dalla fioca luce della lucerna che ancora brillava,di quella fiammella sulla punta,piccola,ma calda e luminosa. Come la speranza. Alcmeone aveva basato quell'incontro sulla speranza,la speranza di risolvere quella situazione,la speranza di poter guarire un animo cupo e senza speranza,la speranza,che forse,non tutto era andato perduto. E anche li,che si era ripulito gli occhi da quell'attacco a sorpresa guardò la finestra e tristemente si rese conto che aveva fallito. Fece pochi passi e si sedette ad un tavolo,piccolo e di poco conto,più adatto per appoggiarci i vasi che per ospitare uno della sua stazza e allungò una mano verso la borsa di cuoio appoggiato ad una delle gambe,frugò un po' e da esso tirò fuori un serpente,un piccolo serpente completamente bianco,grande nemmeno la metà della sua mano. Lo stringeva nel pugno,con gentile premura e il rettile si stringeva sulle spire,arrotolandosi nel palmo della grande mano,mentre con gli occhi grandi e senza palpebre osservavano il volto mogio del medico.

Mi è sfuggito,mio piccolo amico. Devo riconoscerlo,quel Milziade è il paziente più ostico che abbia mai conosciuto.”

Già,era riuscito a resistere al palmo che tocca l'anima,uno degli attacchi più semplici a sua disposizione,eppure,molto efficace contro i soldati e i guerrieri più forti,anche quando usato a bassa intensità. Era necessaria una grande resistenza fisica a sopportare un colpo simile, e quell'umano,che sembrava così debole e facile a vincere,aveva mantenuto tutte le sue precedenti qualità come stretegos. Vero anche il fatto che lo avevano avvertito riguardo a chi fosse il personaggio che voleva rintracciare,ma non immaginava fosse un tipo tanto testardo quanto azzardato,se non addirittura folle,tanto,da mettere in gioco la sua stessa vita pur di avere una speranza,una soltanto, di poter farla franca e ci era riuscito. Forse avrebbe dovuto mettere più forza in quel colpo,ma non se l'era sentita di esagerare,dopotutto voleva solo tramortirlo,non ucciderlo...una parte del suo carattere,che Silla tempo addietro,aveva fatto un commento a riguardo.

Il tuo punto debole è la mancanza di determinazione. I tuoi colpi sono leggeri e la tua tecnica è priva di impatto. Sei troppo debole per imparare a combattere,non tanto nel corpo,quanto più nello spirito. Lascia perdere.”

Già, troppo debole di carattere per uccidere un nemico,preferiva guarire piuttosto che danneggiare,curare più che distruggere. Come orco la gente si era aspetta da lui che fosse al pari di una bestia sanguinaria,privo di scrupoli e con una smisurata sete di sangue e invece,tutto l'opposto. Ricordava un tempo in cui disprezzo e ignoranza era parte del sua sofferenza,un tempo lontano,in cui era un piccolo umanoide verde,spaurito e con due piccole zanne che gli uscivano dalla bocca,poi ,incontrò lui,un altro ragazzino umano,biondo,con gli occhi di ghiaccio,simili a quelli di un lupo è un volto truce e combattivo,molto diverso da quello di un qualunque bambino della sua età. Ma ora quel tempo era lontano e le cose erano andate com'erano andate è lui,era rimasto quello di sempre,più o meno. Ora che l'aveva incontrato di persona era certo e che il tempo delle scelte importanti era giunto. Nessuna fuga,nessun pentimento,nessuna scusa,non più,non quella sera.

Mio piccolo amico,sono pronto a confrontarmi con il mio passato e questa volta,sono pronto a confrontarmi con il mio male personale. La guarigione non sarà semplice,ma devo tornare,se voglio guarire e chissà...forse...guarirò anche lui.”

Si,doveva fare ritorno,da lui,una macchia scura sull'anima che per lungo tempo lo aveva fatto soffrire,e che ora,era pronto a cancellare. Si,sarebbe tornato a Nova,per lui,per se stesso,per il bene di tutti. Non poteva attendere oltre,Silla andava fermato.

Presto sarebbe partito,ma per ora,avrebbe curato chi di dovere,sapendo che gli altri avrebbero fatto del bene in sua vece. La sua anima,ora,era più quieta.

  
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