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Autore: Abby_da_Edoras    16/03/2024    3 recensioni
[The Mandalorian-Canon Divergence con accenni a Star Wars in generale e particolarmente a Andor, Rogue One e Ahsoka]
Questa storia è il sequel di "Adrenaline" che è la ff dove Din e Cassian si sono conosciuti e hanno imparato ad amarsi, nonostante qualche litigio e fraintendimento. Adesso, però, le cose si fanno serie: Din vuole sposare Cassian, adottare Grogu e formare con loro una famiglia di Mandaloriani, ma prima di poterlo fare dovrà attraversare con loro molti ostacoli e difficoltà e non sarà facile, soprattutto per Cassian. La ff è ispirata principalmente alla terza stagione di The Mandalorian, ma anche ad alcuni episodi di Andor e Ahsoka. Grazie a chi deciderà di leggere!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a George Lucas e a tutti gli autori, produttori, registi e sceneggiatori di The Mandalorian, Star Wars, Andor, Rogue One, Ahsoka ecc...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ahsoka Tano, Altri, Baby Yoda/Il Bambino, Cassian Andor, Din Djarin
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A place to be myself'
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Cap. 2: Darkside

 

Beneath the sky as black as diamonds
We're running out of time (time, time)
Don't wait for truth to come and blind us
Let's just believe their lies

Believe it, I see it I know that you can feel it
No secrets worth keeping so fool me like I'm dreaming

Take me through the night
Fall into the dark side
We don't need the light
We'll live on the dark side
I see it, let's feel it while we're still young and fearless
Let go of the light fall into the dark side…

(“Darkside” – Alan Walker feat. Au/Ra &Tomine Harket)

 

Il tempo parve infinito a Cassian e Grogu che attendevano il ritorno di Din, ma alla fine il Mandaloriano uscì dalla grotta in cui si era infilato e si avvicinò portando con sé un R5 piuttosto scombussolato. Se solo Cassian avesse saputo che, mentre era dentro, era stato attaccato da tre bestioni che sembravano cavernicoli e che era riuscito a eliminarli a fatica e usando la Spada Oscura avrebbe avuto un attacco di panico… meno male che non poteva saperlo e di certo Din non glielo avrebbe detto! Quando fu accanto allo Starfighter, il Mandaloriano come prima cosa chiese al droide di mostrare i rapporti sull’analisi dell’aria e i campioni di terreno che aveva raccolto e fu molto sorpreso e soddisfatto nello scoprire che a Mandalore non c’erano veleni e che l’aria era respirabile.

“L’Armaiola aveva torto, l’aria è respirabile e Mandalore non è maledetta” annunciò compiaciuto. “Ora possiamo andare a cercare le miniere e le Acque Viventi.”

Cassian e Grogu, quindi, scesero dallo Starfighter: il piccolo viaggiava sulla sua culla volante a guscio che poteva portarlo dovunque e si sarebbe rivelata molto utile in quell’impresa… Cassian, dal canto suo, era un tumulto di emozioni contraddittorie. Da un lato era felice per Din, intuiva (anche se non poteva vederlo per via dell’elmo) che il Mandaloriano era molto soddisfatto di poter compiere la sua missione e anche di visitare finalmente quello che considerava il suo pianeta; dall’altro, però, era anche preoccupato perché Mandalore era vivibile, sì, ma chissà quali pericoli poteva nascondere dopo essere stato abbandonato per tanto tempo? E loro, poi, si sarebbero infilati proprio nei cunicoli e nelle grotte più nascoste!

“Bene, allora entriamo nella grotta e cerchiamo le miniere, R5 ci aspetterà sulla nave” disse Din, incamminandosi verso l’entrata che, appunto, era poco più che una crepa. Grogu lo seguiva guardandosi intorno con poca convinzione e Cassian, poi, era il più pessimista del gruppo!

Camminarono per un breve tratto all’interno delle gallerie e poi si fermarono davanti a uno strapiombo: sotto c’erano le rovine di qualcosa che un tempo poteva essere stata una città grande e bella.

“Quello laggiù era il Centro Civico di Sundari, uno dei luoghi più importanti del pianeta, era la capitale di Mandalore” spiegò Din. “Le miniere dovrebbero trovarsi laggiù, ancora più in profondità.”

“Ah, benissimo, e io cosa dovrei fare?” polemizzò subito Cassian, che sfogava la sua paura e le sue preoccupazioni mostrandosi caustico. “Non mi sono spuntate le ali e, se salto fin laggiù, mi sfracellerò sulle sacre rovine di Mandalore!”

“Non dire sciocchezze, è ovvio che ci avevo già pensato” lo interruppe Din, poi senza tanti complimenti lo afferrò per la vita e saltò giù con lui, sostenuti entrambi dal suo jet pack, mentre Grogu scendeva con la sua culla. La cosa imbarazzò non poco Andor, che si sentì ancora una volta un peso inutile, una specie di zavorra…

Comunque, in qualche modo il piccolo gruppo giunse a camminare per le vecchie strade ormai distrutte del Centro Civico di Sundari, un tempo piene di vita, luci e persone e adesso ridotte a rovine spettrali infestati da bestie non meglio precisate. Da alcuni tubi uscivano rivoli d’acqua e il Mandaloriano ritenne di aver trovato la strada per le miniere.

“Queste acque poi si riversano nelle Acque Viventi delle miniere di Mandalore” disse, con una certa emozione. “Seguiamole, ci porteranno alla nostra meta.”

“Veramente a me sembravano più acque di scolo. Sei sicuro che non si tratti di fogne scoppiate, con tutto il casino che c’è stato qui?” ironizzò Cassian.

“Sono sicuro che tu non meriti neanche una risposta a questa domanda” replicò Din, rintuzzando subito il suo sarcasmo. Aveva capito che Cassian era preoccupato e anche lui non si sentiva tranquillo, ma non poteva accettare che il compagno distruggesse sistematicamente tutte le sue speranze!

Ad un certo punto i tre si trovarono davanti una specie di arco che conduceva in un cunicolo ancora più fatiscente.

“Ecco, questa dev’essere la strada per arrivare alle miniere” annunciò Din.

“A me, francamente, sembra solo un ottimo posto per essere aggrediti, ma faremo come dici tu” ribatté Cassian.

E in effetti aveva ragione lui…

Poco più avanti, dopo essersi avventurato ancora più a fondo nel ventre della città distrutta, il gruppetto si fermò notando qualcosa di insolito ma anche tragico: nella sabbia e in mezzo alle rocce cristallizzate dal fuoco dell’Impero c’erano alcuni elmi di Mandaloriani, chiaramente uccisi durante la terribile battaglia. Questa volta neanche Cassian riuscì a mostrarsi sarcastico: quel luogo era una tomba, un posto dove tanta gente era morta per tentare di salvare il pianeta e, se Cassian era turbato per questo, non poteva neanche immaginare quanto fosse addolorato e amareggiato Din. Il Mandaloriano si chinò per prendere uno di quegli elmi e… scattò una trappola che lo imprigionò nelle fauci di una specie di insetto gigante.

“Din!” urlò disperato Cassian, che vedeva avverarsi le sue peggiori previsioni. Tuttavia anche Grogu era terrorizzato e sconvolto vedendo quella specie di mostro insettiforme catturare il suo Mandaloriano. In realtà si trattava di un droide comandato da un essere senziente al suo interno che, ben presto, uscì fuori e lasciò Din rinchiuso nell’esoscheletro del droide, intrappolato in una gabbia e stordito, ma alla resa dei conti era comunque una trappola che si sarebbe potuta rivelare mortale per Din. Grogu tentò di usare la Forza per aprire la gabbia e liberare Din, ma tutti i suoi sforzi si dimostrarono inutili.

“E ora cosa facciamo?” domandò Cassian a Grogu, ovviamente senza aspettarsi una risposta vera e propria. “Non posso sparare alla gabbia cercando di aprirla, rischierei di colpire Din e di attirare l’attenzione della bestia.”

Visto che l’essere si era allontanato per qualche momento, Cassian e Grogu ne approfittarono per avvicinarsi a Din, che dentro la gabbia appariva tramortito e indebolito.

“Din, cosa facciamo? Posso provare a sparare alla chiusura della gabbia, però…” iniziò a dire Cassian.

“No, no, non servirebbe” mormorò il Mandaloriano con voce rotta. “Andate… andate a chiamare Bo-Katan, lei mi aiuterà. Grogu sa dove si trova il suo pianeta, gliel’ho mostrato prima sulle mappe dello Starfighter.”

“Andarcene? Ma neanche per sogno, Din, io non ti lascio!” Cassian era disperato e sconvolto, tuttavia cercava di tenere bassa la voce per non attirare il mostro che aveva imprigionato Din. “Non ti lascio qui da solo con quella cosa! E poi che accidenti c’entra Bo-Katan?”

“Lei conosce questo posto, viveva a Sundari, saprà come tirarmi fuori. Andate, presto, o moriremo tutti e tre qui!” insisté il Mandaloriano.

Non c’era tempo per protestare ancora. Cassian si costrinse a seguire Grogu che, con il suo guscio volante, ripercorreva velocemente la strada che avevano fatto fin lì. Quando fu il momento di salire dal Centro Civico di Sundari, fu proprio Grogu che, grazie alla Forza, sollevò Cassian in modo da farlo arrivare all’uscita. Lì furono attaccati da due o tre di quei mostri che avevano aggredito Din la prima volta, ma ebbero poca gloria: Cassian sparò a due di essi e il terzo venne sbattuto via da Grogu con l’uso della Forza. Trafelati e ansimanti anche per l’angoscia, oltre che per la fatica, i due salirono sullo Starfighter e Grogu indicò a Cassian come muoversi sulle mappe per raggiungere Kalevala, il pianeta di Bo-Katan.

Quando atterrarono presso il castello di Bo-Katan (sì, era un vero castello moderno, con tanto di servitori droidi che annunciavano l’arrivo di visitatori!), la donna uscì fuori visibilmente contrariata.

“Non hai ancora capito che devi lasciarmi in pace? Non voglio essere coinvolta in…” esclamò, ma si interruppe subito non appena si vide davanti Grogu, che la implorava con occhioni sbarrati e sgomenti, e Cassian, che invece non ebbe ritegno a pregarla in tutti i modi che conosceva.

“Sei tu Bo-Katan Kryze, vero? Io sono Cassian Andor e credo che tu conosca già Grogu, so che hai aiutato Din a salvarlo… ma ora è Din ad essere in pericolo e tu devi venire con noi, perché tu sola lo puoi aiutare, altrimenti morirà!” gridò in un affastellarsi di parole.

“Sì, quello è il piccoletto che viaggiava con Din Djarin, ma tu…? Din Djarin è in pericolo, dici? Ma cosa ha combinato?” domandò la Mandaloriana.

“Eravamo a Mandalore, lui voleva bagnarsi nelle Acque viventi perché quella tizia, l’Armaiola, gli ha detto che altrimenti era un rinnegato, ma in quelle miniere ci siamo stati e lui è caduto in una trappola, una specie di droide l’ha catturato e lo ucciderà se tu non vieni a salvarlo!” Cassian non si rendeva conto di avere gli occhi pieni di lacrime e la voce strozzata. “Ti prego, ti supplico, so che non devi niente a Din, ma lui ha chiesto di te, tu conosci quei luoghi, sei la sola che può salvarlo, ti supplico, non farlo morire!”

Bo-Katan era una tipa sveglia, oltre che tosta, e fece presto a fare due più due. Din Djarin adesso viaggiava non più solo col piccoletto che, in realtà, sarebbe dovuto essere con i Jedi, ma anche con questo giovane pilota che chiaramente non era un Mandaloriano e, anzi, aveva un’opinione ben precisa e per niente favorevole riguardo all’Armaiola e a tutti quegli integralismi dei Figli della Ronda. Pensò che, in effetti, lei e Cassian sarebbero andati d’accordo… A quanto pareva, poi, Din Djarin era riuscito a raggiungere le miniere di Mandalore, il che significava che il pianeta esisteva ancora, come lei aveva sempre sostenuto, e non era maledetto. Era l’occasione per ritornarvi, oltre che quella di salvare un fratello Mandaloriano, cosa che il Credo imponeva (anche a chi non era integralista, era una delle Regole normali, quella).

E, cosa che colpì la donna più di ogni altra cosa, quel Cassian Andor era disperato, terrorizzato e sconvolto all’idea che succedesse qualcosa a Din Djarin. Lesse nei suoi occhi un sentimento potentissimo e intenso come non aveva mai avuto modo di incontrare e ne fu quasi commossa… fermò Cassian un attimo prima che arrivasse a inginocchiarsi ai suoi piedi.

“Sì, va bene, partiamo subito” disse. “Però prendiamo il mio caccia stellare, il Gauntlet, è più grande e funzionale. Andiamo.”

Non ci fu bisogno di ripeterlo e, in breve tempo, tutti e quattro (compreso il droide R5) si ritrovarono a bordo del Gauntlet per raggiungere Mandalore… e Din, prima che fosse troppo tardi.

Bo-Katan era allo stesso tempo emozionata e triste all’idea di tornare su Mandalore: lei ci era vissuta e vi aveva governato quando il pianeta era ancora splendido e verde e sapeva che vedendolo adesso avrebbe provato rabbia, strazio e dolore… ma forse poteva anche significare un nuovo inizio per lei e per la sua gente. Atterrarono e si diressero velocemente verso le miniere.

“Spero che tu abbia imparato a governare bene la Forza” disse Bo-Katan a Grogu, “perché dovrai essere tu a guidarmi da tuo padre.”

Eh, sì, perché si era accorta che Cassian era talmente sconvolto e lacerato dal terrore all’idea di perdere Din che non avrebbe riconosciuto nessuno dei luoghi dai quali erano passati che, comunque, erano per lo più rovine labirintiche tutte simili l’una all’altra. Così Grogu faceva strada, Bo-Katan lo seguiva e Cassian stava dietro. Ancora una volta le bestie simili a cavernicoli li attaccarono (non dovevano avere una grande intelligenza, visto che tutte le altre volte gli era andata male…) ma furono eliminati rapidamente dalle armi e l’abilità della Mandaloriana e da due spari ben assestati di Cassian.

Giunti di fronte alle rovine del Centro Civico di Sundari, Bo-Katan parve commossa e amareggiata e si tolse il casco.

“Una volta questa città era bellissima e piena di vita e la mia famiglia la governava” mormorò. “Ora è solo una tomba.”

“Sì, beh, non è il momento per guardare il panorama” tagliò corto Cassian. “Din potrebbe essere… non voglio neanche pensarci!”

“Din Djarin non si lascia ammazzare tanto facilmente, comunque hai ragione, andiamo” concordò Bo-Katan e anche lei, senza tanti fronzoli, afferrò Cassian per la vita e lo trasportò fino in fondo con il jet pack. Le venne da pensare che quel giovane pilota doveva essere molto coraggioso, oltre che molto incosciente e anche molto innamorato, per seguire il Mandaloriano fino in fondo alle miniere di un pianeta che non conosceva senza avere protezioni, senza un’armatura o altro, solo la sua pistola. Era vulnerabile e indifeso e non gliene importava niente.

“Quelle bestie che ci hanno attaccato all’ingresso della grotta sono Alamiti. C’erano anche quando vivevamo qui, ma al tempo abitavano le regioni più remote e solitarie di Mandalore e non osavano entrare in città” spiegò poi la Mandaloriana mentre continuavano a seguire Grogu. “Ora si sono fatti arditi e chissà quali altri esseri ancora peggiori potremo incontrare.”

Ancora peggiori? Peggiori del mostro che ha catturato Din? No, non voglio neanche pensarlo, non posso perderlo, se lui muore io… io… non posso vivere senza di lui!

Per distrarsi da quei terribili pensieri cercò di concentrarsi su Bo-Katan Kryze, la donna che erano andati a cercare per salvare Din. Ne aveva sentito molto parlare e adesso aveva occasione di conoscerla, anche se avrebbe preferito incontrarla in tutt’altro frangente. Di lei sapeva che era di una nobile e antica famiglia Mandaloriana, che non piaceva all’Armaiola (ottimo motivo per trovarla simpatica!) e che aveva vissuto e governato proprio in quella città, prima che Mandalore fosse distrutta dall’Impero. Probabilmente era per quello che Din aveva chiesto di lei, era abile ed esperta e conosceva bene il posto. Cassian aveva notato che lei non portava il casco, lo indossava solo quando dovevano combattere o affrontare una missione, e pensò ancora una volta che Din era troppo devoto all’Armaiola e alle sue fissazioni: si poteva essere ottimi Mandaloriani anche senza nascondersi continuamente dietro un elmo.

Proseguirono e Cassian ebbe un altro pensiero che lo abbatté ulteriormente: Din aveva chiesto l’aiuto di Bo-Katan perché lei sarebbe stata in grado di liberarlo, e aveva chiesto a Grogu di leggere le mappe per giungere su Kalevala, il pianeta della Mandaloriana.

Insomma, comunque fosse finita quella storia, sia Bo-Katan che Grogu erano riusciti a fare qualcosa per Din… solo lui era inutile, anzi, era un peso perché dovevano portarselo dietro e magari anche proteggerlo visto che non aveva un’armatura.

Ancora una volta Cassian Andor si sentiva una zavorra, peggio ancora di una ruota di scorta.

Se Din si fosse salvato, avrebbe dovuto trovare qualcuno migliore di lui, qualcuno che gli fosse di aiuto e non di ostacolo, qualcuno… beh, forse proprio qualcuno come Bo-Katan.

Il cuore di Cassian andò in frantumi a quel pensiero, ma giurò che avrebbe accettato qualsiasi cosa, qualunque sacrificio, bastava che Din fosse sano e salvo e potesse tornare con loro!

Fine capitolo secondo

 

 

 

 

   
 
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