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Autore: lyrapotter    19/12/2009    11 recensioni
SECONDA PARTE DELLA TRILOGIA
Mentre l'Ordine della Fenice, privato dei suoi nascondigli, tenta di sfuggire alle imboscate tese da Lord Sylar, sempre più implacabile, e di trovare un nuovo rifugio, il giovane Drew Potter è in cerca di un modo per spezzare l'inspiegabile legame che lo unisce proprio alla mente di Sylar, legame che nei mesi di fuga è andando sempre più fortificandosi, tanto che Drew teme ormai di essere un pericolo per i suoi stessi compagni. Un incontro inaspettato lo spingerà a prendere la difficile decisione di partire e trovare qualcuno che possa aiutarlo. Ma Voldemort continua a complottare nell'ombra, sempre intenzionato a estendere il suo dominio, e alcuni suoi piani coinvolgono proprio Drew...
Altri personaggi: Fred e George Weasley, Hermione Granger, Ted Tonks, Voldemort, Mangiamorte
Genere: Azione, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Nuovo personaggio, Sirius Black, Sorpresa | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magic Wars saga'
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi nuovi invece provengono dalla mia mente malata. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei personaggi.

Per chi fosse interessato, qui trovate la prima parte della trilogia.

MW II: la lotta continua

PROLOGO

20 dicembre 2004

Quartier Generale

Dell’Ordine della Fenice

Londra

Remus alzò lo sguardo dalla vecchia copia illustrata del Canto di Natale di Dickens per trovare Ally serenamente addormentata sotto l’incavo della sua spalla. Guardò l’orologio: era quasi mezzanotte.

Finalmente, pensò, sbadigliando. Iniziavo a pensare che avrei dovuto leggerle ogni libro della casa prima che si addormentasse. Non che fosse una novità: nei giorni immediatamente precedenti al plenilunio, anche lui aveva difficoltà a dormire, perciò non gli pesava far compagnia alla figlia, le rare volte in cui passavano il plenilunio insieme perlomeno.

Di solito, erano un problema di Andromeda, ma con il Natale così vicino, erano tutti più inclini a prendersi qualche rischio in più, perciò si erano entrambe trasferite a Chalmers Road per le feste. Quando l’aveva saputo, Ally era andata così su di giri da non riuscire a controllare i suoi poteri di metamorfosi: Andromeda aveva detto che i capelli avevano continuato a cambiare senza soluzione di continuità per le successive due ore.

E del resto chi poteva biasimare una bambina di otto anni se voleva passare un po’ di tempo coi genitori che, se tutto andava bene, riusciva a vedere con cadenza bimestrale? Se tutto andava bene…

Remus sospirò, stiracchiandosi piano per non svegliare la figlia, ignorando i primi dolori che sentiva alle articolazioni: la pozione Antilupo aveva di molto ridotto i suoi problemi con la trasformazione, tanto che alla vigilia della luna piena andava ancora in giro normalmente, ma non poteva certo fare il miracolo. Ma a quarant’anni suonati ormai non ci faceva quasi più caso…

"Ora di andare a letto, pulcino" sussurrò, alzandosi lentamente e facendo per prendere Ally in braccio e portarla al piano superiore.

"Lupin!" lo chiamò una voce ben nota alle sue spalle, facendolo sobbalzare per lo spavento.

Si voltò, trovando la testa di Severus Piton che lo fissava arcigna dal camino. "Porco…" biascicò. "Vuoi farmi venire un infarto, Severus?".

"Scusa" fece l’altro, senza sembrare in realtà troppo dispiaciuto. "Sei solo?".

Remus corrugò la fronte, avvicina dosi. "Parla piano, per favore… Ally si è appena addormentata…".

Piton sbirciò oltre la sua spalla la bambina. "Vedo" commentò asciutto, abbassando ulteriormente la voce. "Non è assolutamente mia intenzione svegliare il piccolo mostro…".

Remus non riuscì a trattenere un sorrisetto: per qualche oscura e probabilmente inspiegabile ragione, Ally stravedeva per Piton, tant’è che l’aveva molto carinamente ribattezzato "zio Sevvy", con grande scorno di quest’ultimo e il divertimento di Sirius. "Oh, su, Severus, piccolo mostro mi pare eccessivo perfino per te…".

"Senti" lo interruppe Piton con aria scocciata, "non sono qua per sentirti inneggiare a tua figlia con gli occhioni a cuore, perciò te lo richiedo: sei solo?".

"Dormono tutti" confermò Remus. "Chi vuoi che sia sveglio a quest’ora a parte noi due? Che cosa sta succedendo?".

"Non qua" dichiarò Piton scuotendo il capo. "Raggiungimi!".

Dopodichè sparì in un risucchio di fiamme verdi. Sospirando con aria stanca, ma curioso di sapere cosa stesse bollendo in pentola stavolta, Remus gettò un ultimo sguardo a Ally prima di seguirlo.

Ritrovatosi nell’ufficio del Preside ad Hogwarts, Remus si guardò un attimo intorno: Piton aveva imposto anche qui il suo particolare gusto per l’arredamento, anche se si potevano ancora vedere tracce lasciate dal suo predecessore, come il vecchio Pensatoio che si intravedeva da un armadio chiuso male.

Alcuni vecchi presidi gli rivolsero un cenno di saluto dai loro quadri, che Remus ricambiò con un veloce sorriso, prima di tornare a prestare la sua attenzione a Piton, che lo squadrava da dietro la scrivania.

Per un attimo, si guardò intorno nervosamente, osservando per un attimo la porta chiusa dell’ufficio: era ben lontano il tempo in cui considerava Hogwarts la sua casa, ormai era un covo di Mangiamorte per lui pericoloso quasi quanto il Ministero.

"Tranquillo, Lupin" disse Piton, quasi gli avesse letto nel pensiero. "I Carrow sono già andati via per le vacanze… E in ogni caso, come hai giustamente sottolineato tu poco fa, chi ti aspetti che se ne vada in giro a quest’ora?".

"Di cosa si tratta, Severus?" domandò Remus. "E perché non poteva aspettare un orario più ragionevole?".

"Perché non voglio che qualcun altro venga a sapere di questa conversazione… In ogni caso, sapevo che saresti stato sveglio".

Remus corrugò la fronte. "Che diavolo sta succedendo? La piega che sta prendendo questa conversazione non mi piace per nulla…".

Invece di rispondere, Piton si curvò e mormorando a mezza voce un incantesimo aprì uno dei cassetti della scrivania. Incuriosito, Remus si avvicinò e vide che ne tirava fuori un libro dall’aria incredibilmente vecchia, polverosa e muffita. Piton lo posò sulla scrivania, aprendolo a colpo sicuro in una pagina centrale per poi allungarlo verso di lui.

"Leggi qui".

Remus prese posto su una sedia, senza accennare a ubbidire. "Da dove sbuca quel libro? Non ha l’aria particolarmente invitante…".

"L’ho trovato frugando tra gli scaffali del Reparto Proibito. E non ha l’aria invitante perché tra le altre cose ti insegna il modo corretto di conservare bulbi oculari umani per riutilizzarli in particolari veleni dagli effetti abbastanza raccapriccianti…".

D’istinto, Remus si tirò indietro con tutta la sedia. "Se vuoi avvelenare qualcuno, Severus" obiettò, occhieggiando il libro quasi potesse morderlo, "non credo di essere la persona più adatta: i bulbi oculari mi servono ancora…".

"Tieniteli pure: questo genere di pratiche non mi interessa minimamente. Leggi la pagina che ti ho indicato".

Pur controvoglia, Remus allungò una mano e prese il libro, avvicinandoselo al volto. Le pagine avevano l’aria polverosa e ingiallita di qualcosa che non veniva sfogliato da qualche decennio: per un attimo temette quasi che gli si sbriciolasse in mano. Interrupe la lettura alla quarta riga e alzò gli occhi verso Piton, che lo osservava imperscrutabile. "Stai scherzando, vero, Severus?" domandò angosciato.

"Ho la faccia di uno che scherza, Lupin?".

"No, ma la speranza è l’ultima a morire…". Remus tornò a guardare la pagina, facendone una lettura sommaria, solo per vedere confermata la sua impressione iniziale: non si parlava di bulbi oculari o veleni, ma non per questo l’oggetto di studio era meno preoccupante. "Severus, non puoi dire sul serio…".

"Sono mortalmente serio, Lupin" ribatté Piton atono.

"Interessante scelta di termini" bofonchiò Remus. "Ti rendi conto di cosa mi stai proponendo?".

"Sono settimane che rileggo quel libro, Lupin: so il contenuto praticamente a memoria".

"E, da uomo intelligente quale sei, capirai anche che il gioco non vale la candela: qui dice che basta il minimo sbaglio per finire ammazzati!".

"Ascolta, Lupin" cominciò Piton, dopo alcuni minuti di silenzio. "Anch’io ci ho pensato a lungo e sono arrivato alla conclusione che non abbiamo molte altre alternative. No, non interrompermi, sai che è la verità: il Ministero ci sta facendo fuori uno per uno, ormai siamo troppo pochi per poterlo sul serio contrastare… E la mia posizione si sta facendo sempre più difficile…".

Remus lo guardò allarmato. "Che cosa vuol dire?".

"Che hanno dei sospetti: i Carrow cominciano a guardarmi in modo diffidente e so anche al Londra cominciano a girare voci sulla mia dubbia fedeltà al Signore Oscuro… È solo questione di tempo prima che la mia copertura salti definitivamente…".

"E allora vieni via" suggerì con foga Remus, stringendo con forza il libro. "Molla tutto e unisciti a noi: al Quartier Generale c’è sempre posto per uno in più…".

Con sua sorpresa, Piton gli rivolse un sorrisetto ironico. "E mettere me e Black sotto lo stesso tetto ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette? Non te lo consiglio, se non vuoi che la casa salti in aria!".

"Oh, andiamo, Severus, non siete più ragazzini: se riusciamo noi due ad avere una conversazione civile, potete farlo anche tu e Sirius".

"C’è solo un piccolo problema: Black ha il quoziente intellettivo di un lombrico e l’autocontrollo di una scimmia urlatrice!". Ridacchiò sommessamente. "Visto, l’ho sto già insultando da qui… No, Lupin: grazie dell’offerta, ma quello non è assolutamente il mio posto".

"Ma…".

"Niente ma, Lupin: farò la mia parte fin quando potrò farlo e se mi scopriranno… Beh, presto o tardi tocca a tutti, no?".

"Severus…".

"Non siamo qui per parlare di me, Lupin" lo interruppe stizzito Piton. "Ma di quello".

Remus guardò il libro ancora aperto alla pagina incriminata. "È una follia, Severus" dichiarò. "Ci sono talmente tante cose che potrebbero andare storte…".

"Ma potrebbe anche andare bene, non credi? Lupin, le cose per l’Ordine non vanno bene, è innegabile, e probabilmente andranno sempre peggio… Hai mai riflettuto su quello che potrebbe accadere se morissimo tutti prima che il potere del Signore Oscuro cada? Qualcuno DEVE continuare a combattere…".

"Ma non così, Severus: ci sono più probabilità di suicidarti che di…".

"In verità, io volevo proporlo a te…".

Remus corrugò la fronte, rimanendo un attimo perplesso da quell’uscita, poi capì e se possibile si agitò ancora più di prima. "Severus, non puoi sul serio chiedermi una cosa del genere: ho una moglie e una figlia che mi aspettano a casa… Se ci tieni così tanto, perché non lo fai tu?".

"Credimi, lo farei anche volentieri, ma ci ho pensato sopra a lungo: se la cosa si fa, deve essere qualcuno la cui fedeltà verso l’Ordine non è mai, mai stata messa in dubbio… Mettiti dall’altra parte della barricata: di chi ti fideresti di più? Di me, Mangiamorte voltagabbana e assassino, o di te, che combatti nelle file di Silente senza cambiamenti di rotta da più di vent’anni?".

"Perché non l’hai chiesto a qualcun altro, allora?" obiettò Remus. "Non sono certo l’unico dell’Ordine a rispondere a quel requisito…".

"Perché, in tutta sincerità Lupin, tu sei l’unico dalla mente abbastanza aperta da stare ad ascoltare questa idea… Ovvio, non posso obbligarti, ma riflettici sopra: le future generazioni avranno bisogno di qualcuno che li guidi nella lotta contro il Ministero, qualcuno di cui potranno fidarsi ciecamente…".

Remus tacque, la mente in subbuglio: troppe variabili da calcolare, troppe informazioni in un colpo solo, troppe domande. "Severus, è una pazzia…".

"Non l’ho mai negato".

"Stiamo parlando di qualcosa che va contro tutti i principi naturali".

"Ne sono perfettamente consapevole".

"E consapevolmente mi stai chiedendo di fare una cosa mortalmente pericolosa, dalle conseguenze imprevedibili e con scarse probabilità di successo? Di mettere in gioco la mia vita con a casa una moglie e una bambina di otto anni?".

"Sì" confermò Piton senza traccia di esitazione nella voce. "Guarda l’altro lato della medaglia: la possibilità di costruire un futuro migliore per tua figlia".

Un futuro migliore, ripeté tra sé Remus. Non era nemmeno più sicuro di crederci alla possibilità di un futuro migliore… Si prese la testa tra le mani: da un lato, c’era la seria possibilità di rendere Dora vedova e Ally senza padre prima del tempo, dall’altro… Già, si era soffermato così tanto sui rischi e gli aspetti negativi, che si era quasi dimenticato lo scopo di tutto il teatrino. Ma come poteva deliberatamente fare una scelta del genere?

"Perché stai facendo questa proposta proprio a me, Severus?".

"Perché sei l’unico abbastanza pazzo da stare qui ad ascoltarla insieme a me" rispose schiettamente Severus.

Remus sospirò, mentre un involontario sorrisetto gli increspava le labbra. "Grazie della fiducia".

"Sei ancora qui, no? Dimostrazione che ho fatto bene i miei conti…".

Il licantropo tacque, riflettendo: forse avrebbe dovuto andarsene, forse stava facendo una follia, ma era una follia con una sua perversa logica dietro… E c’era concretamente una possibilità, seppur minuscola, che la cosa funzionasse sul serio.

"Quando cominciamo?".

Soddisfatto, Piton gli rivolse uno dei suoi rari, sinceri sorrisi.

2012

Sala comune di Tassorosso

Hogwarts

Emma Robinson si era spesso chiesta quale fosse il motivo per cui la sua migliore amica, Allison Lupin, fosse stata smistata a Tassorosso: insomma, non che non fosse altruista o leale, anzi, era l’amica migliore che si potesse desiderare, ma con il suo scarso senso di disciplina, la sua faccia tosta e una discreta dose di avventatezza, Emma era sempre stata convinta che si sarebbe trovata molto meglio a Grifondoro. Non che se ne lamentasse, in fondo se fosse finita a Grifondoro probabilmente non l’avrebbe mai conosciuta se non di vista.

Emma era in un certo senso, l’immagine speculare di Ally: calma e riflessiva, nonché abbastanza timorosa delle regole, o per meglio dire delle possibili conseguenze se le avesse infrante, era lei che teneva a freno l’amica quel tanto che bastava per non farla espellere.

Due caratteri diametralmente opposti, ma ciò non di meno, le due erano amiche per la pelle dal primo anno. Entrambe infatti avevano scoperto la prima sera di essere a Hogwarts quasi per fortuna: se Ally aveva avuto problemi a causa delle azioni dei suoi genitori, lo status di sangue di Emma aveva a lungo messo in forse la sua ammissione. Il cognome palesemente non magico ereditato dal nonno paterno Babbano, infatti, aveva fatto sudare sette camicie ai suoi genitori per dimostrare che possedeva i requisiti di purezza richiesti, tanto che alla fine di agosto Emma non era ancora certa di poter partire. Quel fatto le aveva in un certo senso avvicinate più di qualunque interesse comune.

Era stato comunque con una certa riluttanza che Emma si era imbarcata nell’avventura del New ES all’inizio di quell’anno: più di tutto temeva la reazione dei suoi genitori, che, per quanto non fossero aperti sostenitori del governo, avevano progettato per lei un futuro radioso in un qualche importante incarico governativo, cosa che sarebbe stata impossibile se si fosse inimicata Lucius Malfoy come effettivamente stava facendo, visto che Ally sapeva essere molto persuasiva quando voleva. Di quando in quando, però, cercava ancora di far ragionare l’amica e convincerla a darsi una calmata.

"Ally, un giorni di questi ti metterai in guai seri" le stava dicendo un pomeriggio di fine gennaio mentre salivano nel loro dormitorio dopo le lezioni.

Davanti a lei, Ally ridacchiò sommessamente, aprendo la porta e gettando la sua borsa sul letto con un gesto di stizza. "Oh, andiamo Em, pensi sul serio che mi facciano paura Malfoy e la sua banda di Mangiamorte frustati?".

"Se fossi furba, dovrebbero" la rimbeccò Emma, chiudendosi la porta alle spalle. "Potresti almeno smetterla di provocarli in continuazione, non credi? Era proprio necessario chiamare Amycus Carrow ‘faccia da Schiopodo??".

"Ma scusa, quello è metà del divertimento!" rise Ally. "E prova a negare che Carrow non ha la faccia da Schiopodo!".

Anche Emma sorrise debolmente. "Non è questo il punto!" si ricompose subito. "Ti sei guadagnata un’altra settimana di punizione per cosa? Una piccola gratifica personale?".

"Piccola? Ma che scherzi? Insultare quell’idiota mentecatto è una soddisfazione che nemmeno ne hai idea… Come se potesse seriamente insegnarmi qualcosa di utile: odio il suo corso! Come se potesse essere mia intenzione mettermi a lanciare Maledizioni Senza Perdono in mezzo alla strada… Beh, se incontrassi Testa-di-Troll Malfoy in un vicolo buio senza testimoni…".

"Allison Lupin!" esclamò scandalizzata Emma. "Ma ti sembra un discorso da fare!".

"Lo sai, quando usi quel tono, sei tale e quale a nonna Andromeda nelle sue Strillettere" ridacchiò Ally. "Rilassati, stavo scherzando…".

"Non dovresti scherzare su certi argomenti" la rimbrottò l’amica. "Non prendi mai nulla seriamente…".

"Questo non è assolutamente vero!" protestò Ally con espressione offesa. "Seguo con grande interesse le lezioni di Vitious, per esempio, senza contare le nostre attività extrascolastiche…".

"Attività extrascolastiche?" ripeté Emma inarcando un sopracciglio divertita. "È così che si chiama adesso quello che facciamo?".

"Beh, ‘facciamo vedere i sorci verdi al nostro benamato e stupidissimo Preside in modo da farlo diventare completamente calvo’ è troppo lungo, non credi?".

"E un po’ troppo rivelatore, oserei aggiungere…" sorrise Emma. "Però, dovresti sul serio moderare un po’ i toni: Malfoy non aspetta altro che l’occasione per farti fuori…".

Ally scrollò le spalle, senza dar peso alla cosa. "Che ci provi pure: non ho paura di lui… E nemmeno tu dovresti averne: senza prove concrete il massimo che può fare è fissarci arcigno dalla cima del suo piedistallo!".

"Sarà…".

Ally sospirò avvicinandosi all’amica e poggiandole le mani sulle spalle. "Sei troppo ansiosa, Em, finirai col farti venire un infarto: rilassati e goditi la vita!".

"Parli bene tu, non hai due arcigni genitori a casa pronti a prenderti a legnate se ti fai espellere o sospendere!".

"No, infatti non ce li ho" mormorò Ally, rabbuiandosi all’istante e allontanandosi.

Emma si rese subito conto della sua uscita infelice e guardò l’amica mortificata: l’argomento genitori era l’unico su cui Ally fosse davvero sensibile, l’unica corda che dovevi toccare se volevi ferirla sul serio. Per tutto il mondo, Ninfadora e Remus Lupin erano due pericolosi ricercati, infatti Ally viveva con la nonna materna e si supponeva non avesse mai avuto contatti con loro. Emma era tra i pochi a sapere che non era vero, ma che al contrario, Ally parlava regolarmente con loro attraverso speciali specchi che Remus aveva dato alla figlia. Ma restava comunque una situazione difficile da gestire.

"Ally, scusami, scusami tanto: ho parlato senza pensare, non volevo assolutamente…".

La ragazza annuì, riacquistando il sorriso. "Non fa nulla, Em, tranquilla… E comunque, sono quasi sicura che almeno nonna me le darebbe volentieri, le legnate, se venissi sospesa o espulsa!".

Emma ridacchiò. "Tutto ok, allora?".

Ally annuì. Poi guardò l’ora e sobbalzò. "Accidenti, dobbiamo andare!".

L’afferrò per il polso e la trascinò fuori dalla stanza. "Dove stiamo andando, Ally?".

"Aspetta e vedrai" le promise Ally, continuando a marciare a passo di carica attraverso i tunnel, per fermarsi infine davanti alla porta di uno dei dormitori maschili.

"La camera di Jack?" fece Emma, perplessa. "Mi hai tirata quasi di peso per andare in camera di Jack? Non potevi semplicemente dirmelo?".

Ally non rispose, bussando invece con energia alla porta. "Ehi, Jackie Boy, sei presentabile?".

Dall’interno giunse la gioviale voce di un ragazzo. "Entrate pure, mi chicas!".

Come sempre, la stanza di Jack era immersa nel disastro più totale: Ally e Emma ancora dovevano capire come facessero il loro amico e i suoi compagni a vivere in un simile grado di sporcizia e disordine. Erano arrivati da molto alla conclusione che i maschi sono bestie strane e abbastanza disgustose.

"Buenas dias, fanciulle" le salutò Jack con un sorriso.

Jack Burke era un Serpeverde mancato: a differenza delle amiche, proveniva da una famiglia purosangue radicale, Serpeverde da generazioni, e infatti il suo smistamento a Tassorosso aveva generato non poche polemiche e sorprese. Forse per questo, tra lui, Emma e Ally si era quasi subito creata una forte intesa.

"Ma tu non eri malato?" domandò Emma, fissando con aria accusatoria l’amico, che sembrava il ritratto della salute.

"Ah, sono stato miracolato" rispose. "Lo spirito di Paracelso mi ha fatto visita e mi ha guarito!".

Emma annuì con aria ironica. "E perché io ho come l’impressione che tu abbia finto per bigiare la lezione di Arti Oscure?".

"Perché tu, Emma Robinson, sei una piccola creatura malfidente e sospettosa!".

"Ok, non azzannatevi!" li interruppe Ally. "L’hai fatto?".

"Mi pare ovvio, lupacchiotta mia" ridacchiò Jack. "Quando prometto di fare un lavoro, poi lo faccio! E se mi permetti, sono anche abbastanza orgoglioso del risultato…".

"Andiamo, smetti di fare la ruota come un pavone e fa’ vedere!" lo incalzò Ally, andando a sedersi sul letto di Jack.

"Che cosa state confabulando questa volta?" domandò Emma, con aria rassegnata, imitandola.

"Confabulando, che brutta parola, Em!" la rimproverò Jack, mentre frugava sotto il detto letto e ne tirava fuori quello che pareva un poster arrotolato. "Fa sembrare che stiamo facendo qualcosa di brutto o losco…".

"E non è così?".

"Beh, forse è un po’ losco" le concesse Ally. "Ma lo facciamo come un favore alla società… Avanti, fa vedere!".

"Signore, ecco a voi la mia opera suprema!" annunciò Jack, srotolando con un gesto fluido il poster.

Emma e Ally lo guardarono un attimo con tanto d’occhi, prima di scoppiare in un’unica, fragorosa risata: era una copia del ritratto del loro sommo preside, abilmente modificata con i connotati di un ratto. Sotto capeggiava la scritta Aiutaci a disinfestare la scuola: morte ai tiranni!

"Lo sai, questo profilo lo migliora!" disse Ally appena riuscì a controllare le risate.

"Trovo anch’io" concordò Jack, osservando con occhio amorevole la sua opera.

"Sembri una mamma al primo giorno di scuola del figlio" lo prese in giro Emma. "Guardati, ti brillano gli occhi dall’orgoglio!".

"Ehi, l’ho detto o no che è la ma opera suprema!" si difese il ragazzo. "Avrò pure diritto a mostrarmi orgoglioso!".

"Ok, buoni bimbi, non litigate" si intromise Ally, interrompendo sul nascere quella che avrebbe potuto essere una lunga discussione. "È perfetto, Jack".

"Ti ringrazio. Quando lo appendiamo?".

"Stanotte" rispose pronta la ragazza. "Meno lo teniamo in giro, meglio è: non vorrei che qualcuno dei tuoi compagni lo trovasse…".

"Nah, gli altri non si avvicinano alla mia roba…" la tranquillizzò Jack. "Non da quando hanno trovato la tarantola, almeno…".

"TARANTOLA?!".

Come un sol uomo, Emma e Ally saltarono giù dal letto con uno scatto fulmineo, neanche quello le avesse morse. "Tu hai una tarantola in giro per la stanza?" chiese Emma disgustata.

"E ancora ti chiedi perché ci fa schifo stare nel tuo dormitorio?" le fece eco Ally, indicando allusiva il resto della stanza. "Questo posto è un focolaio di malattie infettive!".

"Oh, su non è così sporco…" si difese Jack. "E la tarantola l’avevo messa io apposta per incoraggiare i miei compagni a starne lontani!".

"Geniale" gli concesse Ally. "Assolutamente disgustoso, ma geniale…".

"Poi che ne hai fatto della tarantola?" domandò curiosa e anche po’ preoccupata Emma, guardandosi intorno.

"Boh, non so, è scappata…". Scoppiò a ridere alle facce allarmate delle due amiche. "Ma no, scherzo: l’ho liberata ai margini della Foresta…".

"Ah, meno male…".

"Stavamo parlando della nuova operazione o sbaglio?" continuò il ragazzo, riportando la conversazione al suo nodo centrale.

"Stanotte" ribadì subito Ally. "Con il Mantello e la Mappa sarà uno scherzo…".

Jack annuì con aria entusiasta, mentre Emma li guardò un po’ dubbiosa. "Ragazzi, ma siete sicuri?".

"Oh, su Em, non fare la solita fifona" ridacchiò Jack. "Non ci beccheranno…".

"E come fai a dirlo?".

"Non l’hanno mai fatto" rispose con ovvietà il ragazzo. "Sei troppo ansiosa…".

"E voi troppo avventati…" ribatté Emma. "Qualcuno deve tenere la testa sulle spalle in questo gruppo…".

"Giusto, giusto" concordò rapida Ally per sedare gli animi. "Ma non c’è da preoccuparsi: è una cosa facile, facile, veloce, veloce… Non se ne accorgerà nessuno!".

"Per voi è sempre tutto facile, facile e veloce, veloce" replicò Emma in tono frustato.

Vide i due amici scambiarsi un’occhiata. "Non lo vuoi fare?" domandò Jack.

"Possiamo sempre trovare qualcos’altro" aggiunse Ally. "È una democrazia la nostra, in fondo…".

Emma guardò prima l’uno e poi l’altra e capì che difendeva una causa persa: erano disposti a rinunciare, ma lo facevano a malincuore… E forse, era sul serio troppo ansiosa: poteva forse negare che non si divertiva anche lei a organizzare le azioni del New ES?

"Ok, ok, scusate, mi sono fatta prendere dall’ansia come mio solito… Ma sapete come sono i miei…".

Voleva bene ai suoi genitori, erano fantastici (meglio di quelli di Jack di certo), ma era la loro unica figlia e si aspettavano da lei sempre il massimo, il meglio del meglio: non aveva dubbi che una sospensione non li avrebbe resi affatto felici…

Ally le rivolse un sorriso raggiante, abbracciandola velocemente. "Non ti preoccupare, staremo attentissimi e anche di più…".

"Nemmeno si accorgeranno di noi…" aggiunse Jack. "Siamo come fantasmi, ricordi?".

"Appariamo, colpiamo e svaniamo" recitò Emma. "Lo so, lo so…".

"Non devi aver paura di Malfoy e la sua cricca" continuò Ally, ridacchiando. "Cosa vuoi che possano farci?".

Emma abbandonò infine l’espressione inquieta per rilassarsi in un sorriso. Già, che possono farci? Siamo come fantasmi…

"Qual è il piano d’azione?".

Aprile 2016

Ministero della Magia

Londra

Stretta dietro la sua scrivania sovraccarica di pratiche da completare, Emma Robinson pensava con stizza di detestare il suo lavoro con tutta l’anima.

E pensare che avrebbe pure dovuto pure sentirsi privilegiata: ben pochi ragazzi di vent’anni potevano dire di lavorare come assistenti personali di un importante capodipartimento del Ministero. Certo, Emma preferiva definirsi schiava personale piuttosto che assistente, dato che ancora un po’ e il suo capo l’avrebbe spedita anche a ritirare i vestiti in tintoria…

Tra le altre cose, la giovane si stava ancora interrogando su come avesse fatto Gregory Goyle a diventare capodipartimento, per di più di uno dei più importanti uffici del Secondo Livello, considerato che una teiera svaporata aveva più cervello di lui. Mi faccio comandare a bacchetta da una scimmia pelata, era il suo commento mentale abituale durante le giornate più difficili… Ovvero, quasi sempre.

Non ricordava di preciso quando tutta la sua vita aveva cominciato a ruotare intorno al suo lavoro al Ministero: doveva essere accaduto in un lasso di tempo indefinibile tra quando era stata assunta come seconda assistente al Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici l’agosto dopo essersi diplomata e il giorno in cui Goyle l’aveva costretta a pedinare sua moglie per assicurarsi che non lo tradiva…

Semplicemente, una bella mattina si era svegliata e si era resa conto che, nel bene e nel male, la sua vita sociale era ridotta ai minimi termini, se non di più, cosa abbastanza triste visto che odiava tutto ciò che concerneva il suo lavoro. La cosa più frustante, però, era senza dubbio dover fingere coi suoi genitori, così fieri che la loro bambina stesse scalando al scala gerarchica del Ministero a passi tanto rapidi. Sarebbero inorriditi se avessero sentito anche solo metà degli improperi che Emma lanciava mentalmente al suo capo, al suo ufficio, al Ministero, a Voldemort e tutto quello che rappresentavano.

Come ho fatto a ridurmi così?, si chiese, fissando con aria sconsolata la pila di cartelle che avrebbe dovuto archiviare per quella sera. Avrei dovuto sbattermene allegramente dei miei e andarmene con Jack quando ne avevo occasione…

Lanciò un’occhiata triste e nostalgica a uno dei porta-foto che affollavano la scrivania: ritraeva lei, Ally e Jack all’inizio del loro sesto anno, poche settimane prima che Ally venisse espulsa, prima che andasse tutto in malora. Le piaceva quella foto perché sembravano così spensierati, così sereni, ancora ignari di quanto la vita potesse essere crudele…

Per un certo periodo, dopo che Ally se n’era andata, lei e Jack avevano cercato di portare avanti le attività del New ES, ma aveva presto rinunciato, non tanto per paura, quanto perché non era più la stessa cosa: Ally era l’anima e il cuore del loro gruppo, perderla era stato un duro colpo…

Emma ricordava ancora con una stretta al cuore quei giorni: lei e Jack sfogliavano con furia quasi morbosa ogni copia della Gazzetta del Profeta che capitava loro a tiro, cercando affannosamente informazioni dalla loro amica e più tardi dei suoi genitori appena arrestati (una coincidenza che a entrambi era sembrata più che sospetta).

Probabilmente, erano stati i soli o quasi in tutta la scuola a gioire in silenzio quando era trapelata la notizia della loro fuga. Ma di Ally non erano più riusciti a sapere nulla: in un lampo di disperazione, Emma aveva perfino provato a scriverle, ma le lettere erano tutte invariabilmente tornate indietro ancora sigillate.

E lo stesso era stato per i successivi tre anni, finché un giorno, Goyle non le aveva sbattuto in faccia la foto segnaletica di Allison Andromeda Lupin, appena sfuggita da una condanna a morte e tuttora latitante con una taglia da diecimila galeoni sulla testa… Emma era quasi certa che in mezzo al guazzabuglio della sua scrivania ce ne fosse ancora una copia.

Com’erano arrivati a quel punto? Ally era andata dritta per la sua strada, seguendo gli ideali che aveva sposato quasi prima di saper parlare, gli stessi ideali che avevano animato anche lei, che ora si ritrovava ad aiutare i cacciatori della sua ex migliore amica…

La verità era che non avrebbe mai dovuto permettere ai suoi genitori di decidere per la sua vita: quando si erano diplomati, Jack le aveva proposto di lasciare l’Inghilterra e girare l’Europa insieme, lontano da Voldemort e tutto quello che rappresentava. Emma era stata a tanto così dall’accettare l’offerta, ma suo padre le aveva nel frattempo procurato quel colloquio di lavoro: quando aveva visto gli occhi brillanti d’orgoglio di sua madre, non aveva potuto tirarsi indietro per annunciare che voleva fare la vagabonda con il suo migliore amico.

Così Jack era partito senza di lei. Non riuscirei a sopportare oltre questo Paese, nemmeno per te era stata la sua giustificazione mentre saltava su un treno diretto a Parigi. Emma non si era sentita di biasimarlo: sulla banchina della stazione, mentre lo salutava, avrebbe dato qualunque cosa per avere il coraggio di seguirlo.

Si sentivano ancora, qualche volta: dopo aver fatto su e giù per mezzo mondo, vivendo coi soldi guadagnati in lavoretti saltuari (i genitori si erano fermamente opposti a quella che ritenevano una pura follia), si era stabilito un annetto prima dalle parti di Barcellona, dove dava fondo alla sua abilità di caricaturista lavorando per una casa editrice di fumetti. Le aveva perfino spedito qualche suo lavoro, che Emma conservava gelosamente come un tesoro prezioso.

Se il lavoro glielo avesse permesso, avrebbe tanto desiderato andare a trovarlo: era felice che almeno lui si fosse realizzato, anche se da quello che aveva intuito, viveva molto alla Babbana, usando la magia solo nell’indispensabile.

Purtroppo, Goyle aveva bisogno di lei anche per allacciarsi le scarpe, perciò il suo era un lavoro a tempo pieno, senza pause intermedie: nemmeno ricordava più l’ultima volta che aveva passato la sua giornata libera senza essere convocata in ufficio per qualche emergenza…

"Robinson, vieni qui!".

La voce del suo capo, amplificata da un Incantesimo Sonorus, la riscosse bruscamente dalle sue fosche riflessioni. Sbuffando, tirò indietro la sedia e lasciò la sua scrivania, chiedendosi vagamente quando Goyle avrebbe capito che non era necessaria tutto quel chiasso, ma bastavano i galeoni comunicanti per convocarla.

Sollazzandosi con inutili, ma appaganti minacce di morte a vuoto, Emma percorse il corridoio che separava i due uffici.

"Mi avete chiamata, signore?" domandò con una punta d’ironia, affacciandosi alla porta aperta dell’ufficio di Goyle.

"Alla buon’ora, Robinson" sbuffò quello come saluto.

Stai calma, Emma, stai calma…, si disse la ragazza, sistemando dietro un orecchio una ciocca volante di capelli castani. "Mi scusi, signore. In cosa posso esserle utile?". Che tu possa crepare tra i più atroci tormenti… L’importante era sempre dare ragione agli imbecilli e maledirli silenziosamente: era quello il suo segreto per mantenere il lavoro.

"Hanno alzato di nuovo la taglia su Potter Junior" disse Goyle. "Lì c’è il volantino nuovo: devono tappezzare le principali città in capo a un paio di giorni…".

Emma si esibì nel suo migliore sorriso da lavoro, falso quanto una moneta da due galeoni e servile quanto bastava. "Certamente, signore, me ne occupo immediatamente". Allungò la mano e prese il volantino. "Serve altro?".

"Lord Sylar vuole i tracciati sugli ultimi spostamenti dell’Ordine entro stasera, perciò vedi di darti una mossa, Robinson…".

"Certamente, signore, me ne occupo immediatamente" ripeté a pappagallo Emma, senza che Goyle se ne accorgesse.

"E portami un caffé decente!" aggiunse l’uomo, bloccandola sulla soglia. "Questa brodaglia fa proprio schifo!".

La ragazza fece un cenno d’assenso. "Certamente, signore, me ne occupo immediatamente" disse di nuovo, prima di tornare nel suo ufficio.

Guardò con espressione neutra il nuovo volantino: stesso ragazzo di circa diciassette anni, stessi capelli rossi, stessi occhi verdi, stessa didascalia degli ultimi tre che le erano capitati per le mani. Cambiava solo la cifra: ora era salita a quasi cinquantamila galeoni. Caro mio, giusto perché il tuo cognome è Potter, vali quasi quanto mezza Londra… Come se quegli stupidi volantini servissero a qualcosa: in quasi un anno, tutte le segnalazioni che avevano avuto si erano rivelate punti morti di gente disperata, paranoica o semplicemente molto avida.

Tornò alla sua scrivania, gettò in malo modo il pezzo di pergamena in un angolo e si dedicò alla ricerca dei famosi tracciati che Sylar voleva, tracciati che tanto per inciso sarebbero stati di competenza del suo superiore, non sua, ma Goyle era spaventosamente bravo a delegare il suo lavoro ai suoi subordinati.

Tanto ho già capito che non riuscirò a fare tutto quello che devo fare in tempo, si disse, mentre nella ricerca una pila di fogli finiva miseramente in terra.

Quando infine trovò quello che cercava, constatò che il tracciato era già quasi completo: stando ai rapporti, l’Ordine di nascondeva da qualche parte in Cornovaglia. Per rendere il tutto ancora più preciso, avrebbe dovuto aggiornarlo coi dati degli ultimi giorni: un lavoro lungo e tedioso che le avrebbe occupato buona parte della mattinata. Addio pausa pranzo, pensò sconfortata mentre si risedeva.

Una parte del suo cervello le ricordo che quei tracciati tradivano anche la presenza della sua vecchia migliore amica e per un attimo fu tentata di stracciare tutto e fingere di non aver mai visto quei fogli. Ma sapeva che non faceva differenza: Sylar faceva fare quel lavoro ad almeno sei persone diverse, per essere certo che nessuno stesse sabotando le indagini. Il tradimento di Keith Bones bruciava ancora.

E Sylar non si sarebbe fatto il minimo scrupolo a punire lei per la mancanza del lavoro, anche se avesse dato la colpa a Goyle: in quel posto si guardava il grado per stabilire chi aveva ragione e ci torto.

La storia della mia vita: tentata senza mai cedere…

"Robinson, dove diavolo è il mio caffé?!" latrò la voce di Goyle.

Odio questo lavoro!

LYRAPOTTER’S CORNER

Ebbene, eccoci qua, con il secondo capitolo della trilogia di Magic Wars: alzi la mano chi ha capito cosa c’entra questo prologo con il resto della storia!

Lo so, vi starete tutti chiedendo che fine hanno fatto Drew e Co., loro arriveranno dal prossimo capitolo, parola: questo prologo mi serviva per introdurre il personaggio di Emma, che adesso sparirà per un po’, ma avrà la sua importanza, in seguito…

Seconda nota, avviso da subito che questa parte sarà molto più statica e senza azione rispetto alla prima: ci sarà azione all’inizio e alla fine, ma tutta la parte centrale sarà relativamente tranquilla. Spero di non annoiare nessuno…

Visto che diversi di voi ne hanno fatto menzione nei commenti, il personaggio sorpresa dell’introduzione è lo Yoda di turno, che NON è un personaggio già introdotto nella prima parte. Metto sorpresa appunto per non rovinare la storia a voi e perché avrà la sua importanza: l’identità sarà svelata approssimativamente intorno al capitolo quattro. Non fate domande, perché tanto non risponderò (risatina malefica)…

Grazie a

Half Blood, toh, quella di Han Solo alcolizzato non la sapevo, ne avevo sentite altre sul posto episodio sei che mi avevano sconvolto (incluso anche il personaggio finito male da te menzionato), ma questa no: non si finisce mai d’imparare!!!!!! Felice di sapere che la coppia Luna/Sirius cominci a piacerti: devo essere sincera, questo pairing ha preso alla sprovvista anche me, perché non è stato programmato, è una cosa che si è evoluta da sola… Su Yoda ho già commentato, quanto ad Ares, continuo a mantenere il mio riserbo, spiacente!!!!

SakiJune, non ti preoccupare, dopo il fattaccio, mi sono premurata di fustigare Sirius per bene, credo abbia imparato la lezione… Ma il perdono di Luna non sarà altrettanto facile da ottenere. Leggendo la tua recensione, sarei tentata di farti uno spoiler pazzesco, ma siccome io odio la gente che lo fa, mi tapperò la bocca: solo questo ti dico, non spargere sale sulla ferita… Lettrice sporadica o no, le tue recensioni mi fanno sempre un enorme piacere!!!!!!

Fennec, benvenuta al bordo, carissima!!!!!! La spiegazione sulla morte di Remus arriverà anch’essa intorno al capitolo quattro… Sì, sì, spera pure nel lieto fine, ma sappi che per arrivarci dovremmo passare sabbie mobili, alligatori e parecchie altre disgrazie… Sulla morte per Harry, vedremo, vedremo, magari prima della fine cambi idea… Il nuovo capitolo di Babysitter per caso non è troppo lontano all’orizzonte…

Deidara, visto, sono stata brava o no? Spero che i tuoi problemi finiscano presto, io al momento mi sto godendo il primo giorno di vacanza (sì, lo so, non è bello gongolare), grazie infinite per tutti i tuoi complimenti!!!!! Sai che di liberarmi di Ethan e Kitty non mi era proprio venuto in mente: sarà che quando ho progettato la storia, non mi aspettavo che finissero così tanto in contorno… Pace, ormai la frittata è fatta e ce li teniamo, tanto non danno fastidio a nessuno! Tra Sirius e Luna dovevo seminare un bel po’ di zizzania, nei miei piani non finisco insieme ancora per un bel pezzo, perciò dovevo trovare un bel motivo per farli litigare di brutto!!!! Su Tonks, senza sbilanciarmi troppo, sappi che qualche faro all’orizzonte è accesso…

LadyMorgan, dopo tutto questo, sappi che continuerò questa fanfiction anche solo per te, se nessun altro la leggesse più… Sei gentilissima e ogni volta che rileggo le tue recensioni arrossisco di piacere!!!!! Te non preoccupa, Sylar ha ancora moooolti assi da giocarsi (e non sono tutti belli), comprese (ma parlo di un futuro ancora lontano), le prime crisi mistiche… Potremmo stare a disquisire ore sulla versatilità di cui godono i personaggi di fantasia, mi pare che in tal proposito pure il mio vecchio prof di filosofia ci abbia deliziati, ma ho rimosso il dove, il come e il perché… Non mi sento di confermare o smentire la tua teoria, ma come ho detto anche a Saki, non perdere le speranze!!!!! Sinceramente, ce lo vedi Sirius a fare Yoda? No, no, tengo troppo alle mie orecchie per fare una cosa simile!!!!! Alla prossima, tua Silvia Alfa // perché alla fine conquisteremo il mondo!!!!!!!

Con questo, ho concluso, al prossimo capitolo!!!!!!

   
 
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