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Autore: lames76    22/03/2010    2 recensioni
Un ragazzo come tanti altri del XX secolo viene investito da un compito importante, entrare in un'ordine di cavalieri che devono vegliare sul passato. Riuscirà ad adattarsi? Come si comporterà nella sua prima missione?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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La sua mente danzo' tra il sonno e la veglia per parecchio tempo. Gli sembro' che il suo corpo stesse volando nell'aria e che mille piccole mani lo sorreggessero durante il trasporto. Alla fine senti' la sua schiena adagiarsi su di un giaciglio morbido e profumato e sprofondo' di nuovo in un sonno ristoratore.

A svegliarlo fu una pressione costante sul petto. Non era dolorosa, ma non molto piacevole. Era come se un enorme insetto o un piccolo animale stesse camminando su di lui, ma era impossibile, la pensione non avrebbe tollerato...
La sua mente torno' lucida, non si trovava nella pensione!
La sera prima era caduto ed ora probabilmente giaceva all'aperto, da qualche parte nella campagna circostante al villaggio. Ma se era cosi' forse era proprio un enorme insetto quello che aveva sul petto...
Apri' gli occhi e fu abbagliato dal riflesso della luna piena, ma vide una macchia indistinta muoversi sul suo corpo. Istintivamente cerco' di scacciarla ed intanto si alzo' il piu' velocemente possibile. La sua mano non colpi' che l'aria e quando il suo sguardo si abituo' alla semioscurita' vide dove si trovava.
Era in piedi in mezzo ad un boschetto d'alberi ad alto fusto, vicino a lui gorgogliava un torrentello che formava una piccola cascata. Tutto intorno poteva udire i suoni della notte: i fruscii nei cespugli, i richiami dei gufi e un leggero scampanellio...
Un leggero scampanellio?
Si giro' e vide che l'insetto che fino a poco tempo prima aveva addosso, ora stava volando a poca distanza da lui emettendo una brillante luce.
Menion si stupi' del fatto che l'insetto non ronzasse ma emettesse il trillo che aveva scambiato per il suono di campanelli. Doveva essere un qualche tipo di lucciola di quelle parti, certamente di una specie cui lui non aveva mai sentito parlare. Era grossa a giudicare dalla luce che emetteva e che gli impediva di vedere la sua forma, e non lampeggiava come gli altri insetti della sua specie ma rimaneva costantemente illuminata. Sorrise tra se', e lui che si era spaventato credendo di avere addosso chi sa quale mostro orrendo...
"Mi hai fatto spaventare luccioletta", parlo' ad alta voce per scacciare la tensione accumulata.
"Non sono una lucciola!", gli rispose una voce cristallina un poco stizzita.
Menion arretro' piu' sorpreso che impaurito, dalla risposta, che sembrava provenire proprio dall'insetto. Inciampo' con il tallone su di una radice ed ando' a sbattere la testa contro un ramo dell’albero. Poi le gambe ed i nervi troppo provati non lo sostennero piu' e cosi' scivolo' a terra fino a ritrovarsi seduto sul manto erboso. Massaggiandosi la testa, il ragazzo guardo' meglio la creaturina che si era posata leggera sul suo ginocchio.
Per poco non gli venne un colpo, infatti, in piedi su di lui, stava una donna alta trenta centimetri!
"Ho le allucinazioni", disse tra se' e se', poi si costrinse ad osservarla meglio.
Era donna e bambina assieme, anche se lui non poteva dire con certezza dove iniziava la donna e dove iniziava la bambina, la separazione era piu' una ‘sensazione’. Aveva due lunghe ali, trasparenti e luccicanti come la rugiada, che le spuntavano da dietro la schiena e fremevano riflettendo i raggi della luna. I suoi capelli erano rossi come un tramonto estivo, corti e spettinati e gli conferivano un aspetto sbarazzino. Il suo vestito era bianco come la neve e risplendeva nel buio. Menion rimase a bocca aperta per lo stupore e per la bellezza di quell'apparizione.
"Hai ragione...", riusci' a balbettare quando la tensione allento' un attimo la presa su di lui, "...non sei una lucciola".
Lo disse piu' per capire se era sveglio o se stesse sognando che per rivolgersi alla creaturina.
"Meno male che te ne sei accorto!", l'esserino rispose con voce cristallina e dolce, poi si mise a braccia conserte facendo il broncio.
"Sei... una fata?", chiese con timore il ragazzo. Il timore gli era dato dal fatto che un'eventuale risposta affermativa avrebbe fatto crollare tutte le sue certezze scientifiche. Infatti, nonostante si ostinasse a ripetersi che credeva nelle fate, i suoi studi gli avevano impartito una mentalita' logica. Amava ripetere agli amici, e non si vergognava della cosa, che lui credeva nella magia, ma il ritrovarsi di fronte a quell’apparizione gli fece capire che la sua, alla fin fine, era stata solo una posa.
"Si, sono una fata!", rispose la donnina rendendo concreti i timori del ragazzo, "Mi chiamo Tintinnio", fece una riverenza mentre sul viso aveva stampato un sorriso solare.
Ed a proposito di sole, Menion si accorse che era l'alba ed i primi raggi cominciavano ad illuminare meglio l'ambiente circostante. La luna era ancora alta nel cielo ed aveva assunto un colorito rosato, come quello delle pesche... un momento! Non era possibile che si fosse spostata cosi' in fretta! Aguzzo' lo sguardo e rimase a bocca aperta, nel cielo stavano due lune, una rosa, alta nel cielo, l'altra piu' azzurrina, che ormai volgeva al tramonto.
"Non te l'ho detto?", anticipo' la sua domanda la fata, volandogli davanti alla faccia a pochi centimetri dal suo volto, "Siamo a Faerie!"
Se non fosse stato seduto sicuramente sarebbe caduto a terra, perche' le gambe avevano iniziato a tremargli visibilmente. Degluti' a fatica ma senti' la sua gola seccarsi.
"Vuoi dire che tutte le leggende e le favole sono vere?", si stupi' del filo di voce con cui lo chiese.
"Beh, non proprio tutte ma la maggior parte si!", rispose la fatina svolazzando vicino a lui. Il ragazzo senti' che le ali gli lanciavano sul viso piccole folate d'aria fresca. Questo lo aiuto' a riprendere il controllo di se'. Si chiese se l’esserino lo stesse facendo apposta, ma non trovo' risposta a quella sua domanda. Dopo qualche minuto si senti' un po’ meglio e si alzo' sorreggendosi al tronco dell'albero. Noto' che in lontananza, nella valle sottostante, c'erano degli splendidi cavalli bianchi che stavano rincorrendosi... ma non erano cavalli normali. Avevano un lungo corno sulla fronte.
"Unicorni", l'essere fatato gli parlo' come se quella fosse la spiegazione piu' semplice del mondo, "Carini, vero?"
Quando riusci' a distogliere lo sguardo da quella meravigliosa immagine torno' a guardare la fata, "Ma perche' mi trovo qui?"
Per un attimo l'espressione allegra di Tintinnio si rabbuio'.
"Perche' altrimenti saresti morto", gli rispose andando a posarsi su di un ramo in modo da essergli di fronte agli occhi, "Stavi scappando quando sei caduto lo ricordi?", Menion annui', "La creatura che t'inseguiva non era umana, era un Segugio"
Il ragazzo scosse il capo confuso, troppi concetti nuovi e fantastici gli erano stati propinati ma presto' fede alle parole della fata.
"Un Segugio e' una creatura di magia nera, formata di pura malvagita'. Hai avuto paura, vero?", il ragazzo annui' nuovamente, "E’ il suo potere. Ti fa provare un tale terrore che le persone di solito finiscono con il morire di crepacuore o in qualche incidente"
In effetti, ora che ci pensava, lui stesso si era stupito della paura che aveva provato. Certo non era mai stato una persona estremamente coraggiosa, ma neanche cosi' fifona da spaventarsi solo perche' qualcuno lo seguiva.
"Quando ti abbiamo trovato eri disteso, privo di sensi in un fosso. Avevi un braccio rotto ed alcune costole incrinate cosi' ti abbiamo subito curato e poi portato qui, prima che il Segugio potesse trovarti", nonostante il discorso, il suo sorriso era rassicurante.
"Allora ti devo ringraziare", rispose il ragazzo.
"C'e' un problema...", il viso della fata era serio ora.
C'e' sempre un problema, penso' lui, possibile che non ne vada una giusta, senza intoppi?
"...il Segugio e' un essere particolare, quando fiuta una preda la insegue finche' non riesce a prenderla", gli spiego' Tintinnio.
"Vuoi dire che appena tornero' a casa quella cosa mi verra' a cercare?", Menion era stupefatto dalle implicazioni di quella frase.
"Si e ti uccidera'", si affretto' a continuare la Fata, "A meno che tu non ti unisca a noi"
"Unirmi a voi?", mormoro' il ragazzo sbalordito ed un po' impaurito.
"Camminiamo un po', mentre ti spiego", lo invito' l'essere fatato andando a sedersi sulla sua spalla ed indicandogli il percorso, "Devi sapere che gli unici umani che hanno accesso a questo regno sono i Cavalieri di Faerie", fece una breve pausa ma non gli diede il tempo di interromperla, "Sulla Terra ci sono persone destinate, con i loro gesti, a cambiare la storia ed a fare dei grandi doni all’umanita'. Sono piu' di quanti credi e, una volta nella loro vita, si trovano di fronte ad un bivio. Secondo la scelta che fanno, possono diventare degli eroi del bene o del male. I Cavalieri di Faerie intervengono in questi momenti e si assicurano che tutto scorra senza interventi esterni, qualunque sia la scelta che la persona fara'. Ma purtroppo, non solo loro partecipano a questi eventi; ci sono anche creature malvagie che tentano in ogni modo di traviare queste persone e se non ci riescono, tentano di ucciderle"
Camminando erano giunti in una splendida radura. Al centro del prato verde erano posti, a cerchio, sette grandi funghi che parevano a forma di sedia. Al centro, la lastra di un enorme specchio sembrava essere sospesa nel vuoto. Su sei delle sette sedie/fungo stavano sedute delle fate che parevano simili a Tintinnio seppur diverse e sembravano intente a scrutare verso l'oggetto al centro. Per un attimo si girarono a guardare i nuovi venuti sorridendo, poi tornarono al loro misterioso lavoro come se nulla fosse.
"Loro sono, come me, le Voci dei Cavalieri", ricomincio' a spiegare Tintinnio, "Ognuna di loro e' il contatto, la guida e la consigliera di un Cavaliere"
"Anche tu?", chiese incuriosito Menion.
"Fino ad ora no", rispose enigmatica la fata.
Il ragazzo preferi' lasciare perdere l’argomento per il momento ed invece chiese, "Vuoi dire che sulla mia Terra ci sono sei persone che vegliano sul bene?".
"No, voglio dire che sette cavalieri esistono, esisteranno e sono sempre esistiti", la risposta dell'essere fatato era, nuovamente, sibillina.
Nel frattempo, Menion aveva fatto un giro completo attorno al cerchio di funghi ed aveva notato, con molto stupore, che lo specchio sembrava muoversi con lui. In ogni posizione che lui aveva occupato durante quel breve passeggio, lo specchio gli aveva mostrato sempre la sua faccia, ovvero la sua parte riflettente.
"Non capisco", mormoro' scuotendo il capo il giovane.
"Lo farai se ti unirai a noi diventando il Settimo Cavaliere", rispose la fata tornando a volare.
Lui si fermo' sempre piu' confuso, "Perche' proprio io?"
"Perche' sei speciale", fu la risposta di Tintinnio, "Per questo il Segugio ti ha cercato. Pensaci, tra tutte le persone dell’Inghilterra ha seguito te!", si fermo' un attimo dandogli il tempo di riflettere, "E’ stato creato apposta per cacciare ed uccidere le persone che hanno i requisiti per diventare Cavalieri. Se ti avesse preso avremmo dovuto aspettare altri mille anni prima che tu potessi ritornar...", si blocco' come se avesse detto qualcosa di troppo ma poi riprese come se nulla fosse, "Prima che un altro avesse quelle caratteristiche", si fermo' di nuovo un attimo e sembro' incredibilmente infelice, "Mi dispiace, ma se non ti unisci a noi non ha alcuna speranza di salvarti... non so cosa dire, sembra che questa sia una trappola per te, ma...", le parole gli morirono in bocca.
"E’ una cosa molto difficile da accettare ma penso di potermi fidare di te", la risposta fu emessa a bassa voce, "Dovro' rimanere qui immagino o cosa?"
"Si Menion... diventando cavaliere ti staccherai dal tuo passato... sopravvivrai ma non potrai piu' tornare indietro...", la voce della fatina era sempre piu' triste.
Il ragazzo sospiro' ripensando al terrore che aveva provato e capendo che non aveva via si scampo, "Pero', prima di accettare, devo parlare con i miei genitori, almeno per dir loro addio..."
"Ma e' pericoloso che tu torni sulla Terra", cerco' di fermarlo la fatina, "Il Segugio ti sarebbe addosso entro pochi minuti..."
"Su questo non transigo", rispose Menion scuotendo il capo.
"E va bene", accetto' infine la fata con un profondo sospiro, "Tieni questo", gli adagio' su un palmo un sacchettino, "Contiene Polvere di Fata, ti servira' per tornare..."
Poi gli spiego' cio' che avrebbe dovuto fare.
   
 
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