In
casa
Hhhhnnn!
Si
portò, trascinandosi piano sul pavimento, verso il letto
bianco, troppo bianco,
e lo scalò lentamente, aggrappandosi con le lunghe dita
troppo scarne al
copriletto mentre Famiglio miagolava piano, spaventato.
Quel
rumore di passi…
Terribilmente
familiare… lei non lo conosceva….
Eppure… Eppure le risuonò dentro come un
tuono, scuotendola fin nelle profondità della sua testa
troppo vuota, eppure
così popolata.
Ah!
<<
Eph? C’è un gatto in questa stanza? Ma lo senti
come miagola?>>
<<
Oh, è Famiglio, il gatto della mia cuginetta. Non ti
preoccupare,
Boone!>> la voce falsamente gioviale di suo cugino Ephram
la sfiorò
appena, nella scia della voce un po’ cupa e aspra che aveva
appena sentito.
Chi
sei? Fa male…. Ah!
Eppure,
riuscire a percepirla nonostante quell’assurdo ronzio, che
sembrava… sembrava
che non le appartenesse. Non era una galleria ormai inutilizzata, la
sua mente?
Non era un buco colmo d’ombre ormai l’intelletto
che prima arricchiva ogni cosa
che la circondasse appena?
Si
rannicchiò stretta contro il copriletto chiaro, tutta tesa
contro quel dolore
che sembra che non sfiorasse Famiglio, ma lacerasse lei. Volevano
scindere
anche il suo ultimo vincolo sentimentale col mondo magico?Volevano la
sua
mente, se l’erano presa, volevano anche la sua testa?
Il
suono malinconico di un pianoforte si librò
nostalgico fino a lei, troppo costante per essere suonato da una mano
non
fittizia. Era una canzone
registrata. E le parole…
Playground schoolbell rings,
again
Rainclouds come to play, again
Has no one told you she's not breathing ?
Ah,
perchè parlavano così? E anche quella voce tanto
profonda e cupa, perché le ricordava cose cui non avrebbe
voluto pensare?
Dov’era Famiglio? Chi era lei?
Hello,
I'm your mind, giving you someone to talk to...Hello...
Ti
prego! Lasciami in pace!
Desiderava
disperatamente che quel capogiro e assurdo
senso di smarrimento passassero, lasciandola lucida. Invece la canzone
continuava, e lei si sentiva sempre, sempre più
male…
If I smile and don't believe
Soon I know I'll wake from this dream
Un
sogno… Solo un sogno? Perchè non è mio
questo dolore che sento… No, non mi
appartiene come non mi appartiene questa voce e nella mia testa, nella
mia
testa… ci sono solo io…
Don't try to fix me
I'm not broken
Sì!
Sì, lei non era
“rotta” come le bambole. Lei era solo se stessa.
Più nulla poteva entrare in
lei impunemente, privandola di ciò che aveva dentro. Non era
giusto. Lasciò
continuare la canzone, mentre il dolore nella sua testa si allentava.
Hello, I'm the lie living for you so you can hide...
Perchè
nascondersi? Chi si nasconde dentro di te, Ally?
Cosa proteggi dietro i tuoi occhi verdi sempre cupi, cosa nascondi
dietro un
sorriso appena accennato, più di circostanza che di reale
coinvolgimento?
*Don't cry...*
Chi
ti tenderà la mano mentre cadi così lentamente,
come una piuma sospinta dal
vento delle mille tempeste che affronti nel buio, correndo a tentoni
contro il
muro di mattoni che ti intorpidisce l’anima?
Suddenly I know I'm not
sleeping
Hello, I'm still here, all that's left
Of yesterday...
Voce!
Ritengo che tu mi debba una spiegazione!
Asciugò
le lacrime che non si era neppure resa conto di stare versando, e
cercherò di
tirarsi su dal letto delle sue sofferenze. Più che altro,
delle angosce che la
sua mente ospitava e che, si era resa conto, non appartenevano solo a
lei. Il
miagolio accorato di Famiglio la indusse ad accoglierlo tra le braccia,
sul
petto ancora affannato, mentre, neanche a dirlo, la Voce non si faceva
minimamente viva. Un’espressione molto simile alla rabbia si
affacciò nello
sguardo verde di Ally, facendole dolere forte una tempia. Pensava
furiosamente
al dolore appena sopportato, chiedendosi stizzita se il suo non fosse
già
sufficiente. Credeva di avere trovato nella Voce che
l’accompagnava un’amica e
una guida anche in quel mondo così spaventoso fatto di vuoti
e di ombre
improvvise, e invece si sentiva sfruttata e dolorosamente oppressa. Di
nuovo
sola. Alcune lacrime le annebbiarono la vista e scivolarono oltre le
ciglia, bagnandole
di nuovo le guance e crollando giù dal mento, sul mantello
fitto del suo gatto.
Singhiozzò silenziosamente per un minuto o due, poi
tirò su col naso.
Ally…
Mi spiace molto…
Ah!
Sei qui! Con che diritto mi
affibbi le tue sofferenze, razza di voce egoista e senza cuore! Solo
una voce
che mi squassa il cervello cercando di annientarmi! Non ti basta il mio
dolore?
Ne vuoi ancora? Vattene, vattene! Vattene!
Si
alzò, in preda al nervosismo, con Famiglio altrettanto irato
tra le braccia. Il
gattino aveva le orecchie attaccate ai lati del viso e gli occhi grandi
e
spalancati, uno azzurro e l'altro giallo, con la pupilla dilatata come
sul punto di attaccare qualcuno.
Allysia sentì distintamente i piccoli artigli affilati
graffiarle la pelle
attraverso il maglioncino, cosa che le diede una carica maggiore. Scosse il capo
violentemente, come se potesse
sbattere così fuori quella compagna inopportuna e
approfittatrice, magari
scrollandola via da un orecchio.
Ally!
Non è stata colpa mia! Ti
supplico!
Continuò la voce, ora umile e fioca più che mai. Non so neanche io cosa sia successo, per
favore, anch’ io devo sapere perché solo tu e quel
tuo animale potete sentirmi!
E
perché non me lo hai mai detto?
Comparivi nei miei sogni, prima! Sei l’unico legame magico
tranne quello col
mio gatto che io riesca ancora a mantenere! Cosa vuol dire?
…
Solo che il vincolo che mi lega a te
è forte quanto quello che lega te al tuo
catalizzatore… Che non posso perderti
perché ne va della mia esistenza, che ancora non so come
definire con parole
che la tua mente umana possa
recepire. Come ti
sentiresti se perdessi
Famiglio? Così mi sentirei io, senza di te…
La
voce si affievolì in un sussurro impercettibile, che
continuava a mormorare
parole angosciate e dense di tormento. Ally si bloccò
all’improvviso placata da
quell’ondata di sgomento non suo, vinta dalla compassione e
spossata dalla
marea di emozioni che l’avevano attraversata nel giro di
pochi minuti tornò ad
adagiarsi sul letto. Un dolore nuovo, fioritole nel petto come una
viola
piccola, intenso come la sua essenza inebriante, la dilaniò,
facendole tornare
acqua salata tra le ciglia.
Povera
Voce!
Forse,
non era più fortunata di lei… E si
sentì
all’improvviso solidale con quella creatura che non si
riconosceva in un corpo,
e che ospitava un corpo sprovvisto di Potere. Forse, era un senso di
vuoto
molto simile, che le rendeva così affini. Si
sdraiò più comodamente, Famiglio
accoccolato ora contro il suo collo, e chiuse gli occhi, spossata. Si
addormentò in pochi secondi.
Ephram
fissò con circospezione la schiena di Boone, che lo
precedeva di due passi giù
dalle scale. Lo accompagnò fino in cucina, e sedette sulla
sua sedia mentre
l’amico si versava un bicchiere d’acqua, servendosi
direttamente del rubinetto.
Quanto era stato in grado di sentire, attraverso la porta della stanza
di Ally?
Quando l’aveva visto accostato proprio a quella stanza gli
era quasi venuto un
colpo e aveva dovuto fare appello a tutto il suo autocontrollo per non
Confonderlo seduta stante. Per fortuna Boone lo aveva seguito di buon
grado,
evitandogli di usare le maniere forti. Coon non si era nemmeno preso la
briga
di avvisarlo del ritorno di Ally. Doveva aver espletato in fretta il
suo
compito solo per tornare in camera di Charlotte a farsi coccolare. Furbo, lui! Si diede
dell’idiota e
sospirò. Adesso invidiava pure la sorte del suo gatto!
<<
Tutto bene, Eph?>> chiese Boone, sciacquando il bicchiere
appena usato e
posandolo nel lavello, continuando a dargli le spalle.
<<
Certo… Sì, tutto bene.>>Rispose con
una voce così poco convincente che si
rimproverò da capo, afflitto.
Boone
si voltò a lanciargli un’occhiata indagatrice e
poi divertita. <<
Problemi con la tua cuginetta?>>
Ephram
ricambiò il sorriso:<< No. – decise
di essere onesto per quanto possibile-
Tu e tua sorella mi siete mancati molto. Speravo di passare
più tempo con lei…
Invece si è già chiusa in camera… Col
mio gatto.>>
<<
Sei geloso del felide, McNamara?>>
sghignazzò una voce molto più rilassata e
sfrontata, facendo la sua superba
entrata in scena.
<<
Andrew!- esclamò Ephram alzandosi per dargli una pacca sulla
spalla- Credevo
che tornassi domani o anche più tardi!>>
Il
ragazzo biondo gli rivolse un sorriso rilassato. Una luce maliziosa
balenò per
un istante nei profondi occhi castani:<< Anche a me
mancava la bella
Lotte! Quel brutto muso, invece, non mi è mancato
affatto!>> indicò con
una mano Boone che, dal canto suo, nemmeno si degnò di
rispondergli e si limitò
a lanciare un’occhiata di sufficienza ai borsoni che Andrew
aveva lasciato accanto
allo stipite.
Il
sorriso di Ephram si contrasse per un attimo, poi tornò
sincero. Andrew era un
dongiovanni nato, ma Lotte non gli aveva mai comunicato una preferenza
nei suoi
confronti, per cui era ancora in gioco. Aveva dalla sua la preferenza
di Boone
almeno come amico, e per il momento gli era sufficiente. Avrebbe
pensato alla
concorrenza per la conquista totale del cuore di Charlotte nel modo e
nel
momento più opportuno. << Giù le
mani da lei, Andy.>>
Il
biondo gli rispose con un altro sorriso, ancora più
disarmante del
precedente:<< Chiamami ancora Andy e non ce le avrai
più le mani,
chiaro?>>
Si
scambiarono un sorriso colmo di sfida, mentre Boone li oltrepassava
scuotendo
la testa:<< Non ti abbassare al livello di quella testa
calda, Ephram.
Torno a studiare, ci vediamo per cena.>>
<<
Almeno qualcosa di caldo c’è,
in
questa casa!>> lo rimbeccò Andrew, punto sul
vivo, lanciando un’occhiata
da cucciolo abbandonato a Ephram, che ridacchiò.
<<
Ti va un panino? Racconta tutto quello che hai combinato allo zio Eph,
su!>> lo vezzeggiò, guadagnandosi un altro
sorrisone da Andrew.
<<
Meno male che non sei bacchettone come Boone,
almeno tu!>>
Boone
sbuffò silenziosamente, ascoltando l’ultimo
commento sfrontato di Andrew, che
non perdeva l’abitudine di criticarlo, e altrettanto
silenziosamente risalì le
scale, massaggiandosi la nuca. Si trovò di nuovo a passare
davanti alla porta
della stanza spoglia che ora era della cuginetta di Ephram e le
lanciò
un’occhiata disinteressata. Si era mosso dalla sua stanza
solo a causa del
violento capogiro che lo aveva colto e che lo aveva convinto a
concedersi una
pausa, seppure minima. Aveva sentito le note di quella canzone
malinconica
nell’aria, Hello, e si
era sentito
rabbrividire, con la brutalità di quella vertigine a
sconvolgerlo. Non amava
molto il genere di musica, così inquietante, degli
Evanescence, e proprio
passando davanti a quella stanza, il capogiro era tornato
più feroce, al punto
che si era appoggiato alla porta con la mano per restare in piedi.
Aveva sentito
il miagolare sottile di un gatto e in quel momento Ephram
l’aveva colto sul
fatto. Non gli era rimasto che inventare una scusa qualsiasi per
togliersi
d’impiccio. Nessuno sapeva di quei brutali mancamenti che lo
coglievano e chi
stavano togliendo la pace anche mentre studiava. Spinto da una certa
curiosità,
si accostò di nuovo a quell’uscio chiuso. Tutto
silenzioso. Alzò le spalle e
proseguì verso camera sua, sperando di poter continuare
davvero a studiare fino
a sera. Con un sospiro, si chiuse la porta alle spalle e sedette alla
scrivania
ingombra di tomi. Inforcò gli occhiali senza montatura e
riprese a leggere. La
sua concentrazione si frantumò in un istante quando Lotte
entrò senza bussare,
seguita a ruota dal grosso gatto di Ephram. Boone trattenne un sospiro
e guardò
la sorella sedersi, sorridendo dolcemente come al solito, sul suo letto.
<<
Ho sentito che Andrew è arrivato, da basso.>>
cominciò con un piccolo
sorriso divertito, a cui il ragazzo rispose curvando un angolo della
bocca in
una smorfia accattivante.
<<
Sì, quella specie di capitano di gran cassa è
tornato a casa, casinista come al
solito. Aveva voglia di rivederti, a quanto pare.>>
Charlotte
allargò il sorriso, illuminandosi. Il gatto di Ephram
reclamò la sua parte di
coccole, che a quanto pareva Charlotte stava trascurando.
<< Stai buono,
Coon! Voglio bene anche a te!>> rise la ragazza,
stringendo tra le
braccia il magnifico Maine Coon che prese a ronfare piuttosto
rumorosamente.
<<
Mi è mancato Andrew in queste vacanze. Hai visto mamma
quant’era triste? Se ci
fosse stato lui a casa nostra avrebbe saputo come tirarci su il morale,
tra uno
scherzo e l’altro.>>
<<
Tra uno scherzo e l’altro a me,
vorrai dire. Meno male che stavolta è tornato a casa sua!-
Boone si sforzò di
assumere un tono severo, ma non riuscì a trattenere un
ghigno allegro. Con un
sospiro, rifletté sul fatto che l’atmosfera della
casa di Buffalo era mancata
molto anche a lui, nonostante fosse finalmente riuscito a completare un
libro
di psicologia che lo aveva condannato alla scrivania fino a tarda sera.
– Hai
visto Ephram quanto sembra stanco? Le sue vacanze natalizie non devono
essere
state il massimo del relax, quest’anno.>>
Coon
si tirò su dalle gambe della ragazza, lanciò
un’occhiata prima a lui e poi a
lei, e si avviò regale alla porta. Charlotte si
alzò per farlo uscire e gli
chiuse dietro la porta, poi si voltò a fissarlo, corrugando
la fronte:<<
Volevo parlarti proprio di questo. Ha detto qualcosa almeno a te? Io ho
provato
a insistere, ma non c’è stato nulla da fare!
>>
Boone
si trovò a scuotere il capo. Sfilò le lenti e
massaggiò la fronte, sentendo di
nuovo una tempia pulsare. Era meno doloroso di prima, fortunatamente
per lui.
<<
Stai bene?>> chiese attenta Charlotte, soppesandolo con
gli occhi grandi
e grigi, l’unico tratto fisico in comune.
<<
Certo.>> rispose Boone, pur sapendo che la sorella non se
la sarebbe
bevuta così facilmente. Charlotte aveva
un’attitudine speciale a scoprire le
bugie.
<<
Certo - gli fece il verso infatti
–
Come se io fossi una scema qualunque.- Lotte si avvicinò a
sfiorargli la
guancia.- Problemi di vista, Boo? Stai studiando
troppo…>>
<<
Forse.- le rispose poco convinto, ovviamente continuando a mentire.
Studiava
sempre troppo, e non gli era mai venuto nulla. Perfino la sua vista era
perfetta.
Gli occhiali gli servivano solo quando leggeva, per non affaticare gli
occhi.
Ma non avrebbe detto alla sorella di aver passato una visita oculistica
subito
prima di tornare a Buffalo - Non hai già abbastanza
preoccupazioni, per
occuparti anche di me? – sospirò e
fissò sua sorella il più dolcemente
possibile – Tra la mamma, la lontananza da Ephram e lo studio
neanche tu ti sei
riposata molto, questo Natale.>>
<<
Almeno tu non imbrogliare, però! Mi basta il fidanzato,
bugiardo. - S’imbronciò
leggermente, pensando a tutte le volte che avvertiva che Ephram le
stava
mentendo… Quanta paura aveva avuto, in quelle vacanze! E ora
anche Boone voleva
provare a ingannarla, proprio lui che sapeva che non ci sarebbe mai
riuscito! –
Sono più che sicura che tu voglia proteggermi anche dai tuoi
mali.>>
<<
Anche Ephram. Nessuna delle sue bugie mirava a farti del male. Non sei
la sola
dotata di una certa sensibilità. - Si sorrisero, poi Boone
sospirò mesto – Avrei
dovuto aiutarti di più, piccola, mi spiace.>>
Non
terminò neanche la frase che già Lotte scuoteva
il capo. << Tra poco ti
laurei, non ci pensare nemmeno, Boo!>> Lo chiamava sempre
con quel
nomignolo spaventoso! Boone le diede un pizzico affettuoso sul naso,
poi si
alzò e la spinse verso la porta.
<<
Allora lasciamelo fare, sorella scansafatiche! Vai a stressare il tuo
fidanzato!>> e la spinse fuori dalla stanza, tra proteste
e risate. Il
suo sorriso di spense subito, e si gettò sul letto con un
gemito. Non posso andare avanti in questo
modo...
Charlotte
sospirò, ma decise di lasciar correre. Boone le avrebbe
parlato presto, non era
da suo fratello nasconderle nulla. Era troppo buono e onesto. Meglio occuparsi di quei due testosteronici
al piano di sotto! Sorrise e prese a scendere le scale,
contenta di poter
tornare almeno a stringere a sé Ephram in
libertà. Non si vedevano da più di
due settimane, e le era mancato immensamente! Avrebbe voluto invitarlo
a
trascorrere le vacanze con lei, ma all’ultimo le era mancato
il coraggio. E poi
era arrivata quella telefonata improvvisa dalla Scozia, ... chissà quanto hanno speso di telefono,
questi devono per forza essere ricchi sfondati..., che
annunciava l’arrivo
della cuginetta che non aveva ancora avuto la possibilità di
vedere e su cui
Ephram teneva un silenzio degno del miglior agente segreto! E le era
sembrato
sfuggente anche quando era tornata, finalmente, da lui. Sempre
affettuoso e
dolce, ma timido quasi come ai tempi in cui si erano conosciuti e lui
sembrava
non aver mai toccato una ragazza! Arrossì al ricordo di
quanto avesse dovuto
insistere per trovare una maggiore intimità, sotto lo
sguardo allibito di Boone
e quello divertito e smaliziato di Andrew, che in effetti era stato
un’ancora
di salvezza facendo ingelosire il timidissimo Ephram! Varcò
la soglia della
cucina silenziosamente, concentrando l’attenzione sulla folta
capigliatura
castana di Ephram che le dava le spalle, e poi vide gli occhi accesi di
Andrew.
<<
Ehi, bocconcino! Non dai un bacio al buon Andrew, appena tornato nella
terra
innevata di Buffalo?>>
Rise.
<< Buon Andrew, non mi dire che rimpiangi già
l’assolata
California!>> Gli scoccò un bacio sulla
guancia e poi fece un passo
indietro, per appoggiarsi alla spalla di Ephram, che la strinse
delicatamente e
le posò un bacio sulla tempia. Si voltò a
fissarlo negli occhi scuri e intensi,
che solo lei sapeva essere così limpidi quando facevano
l’amore... Arrossì. Non
era così spregiudicata come aveva dovuto dimostrarsi per
sbloccare il suo
altrettanto impacciato ragazzo.
<<
Mai come ho rimpianto te, amore mio!>> stava dicendo
Andrew, sorridendo
tuttavia, perché sapeva quanto Charlotte fosse innamorata di
Ephram e lui di
lei. Lo stavano bellamente ignorando.
<<
Non ti allargare, biondo!>> lo riprese Ephram a fior di
labbra, ma non
sembrava una frase minacciosa, visto com’era stata sussurrata.
<<
Già a tubare! – sorrise Andrew – Volete
solo farvi invidiare, me ne vado in
camera mia! – si avviò alla porta della cucina
dove ancora si trovavano i suoi
borsoni, li prese entrambi in una grande mano e, senza neanche
voltarsi, salutò
– E grazie per il panino, Eph, buona
continuazione!>>
Si
avviò fischiettando verso la sua camera, contento di aver
rivisto tutti gli
abitanti della casa... meno uno, a quanto pareva. Ephram lo aveva
informato
dell’arrivo di una fantomatica cuginetta scozzese.
Chissà che era successo per
far arrivare una bambina, da sola, in un altro continente!
Oltrepassò la porta
che era sempre rimasta chiusa fino a quel momento, e che era chiusa
anche
allora, solo che doveva essere occupata. La sua era proprio la camera
accanto.
Spalancò la porta ed entrò nella stanza dalle
pareti arancioni con foto delle
spiagge più belle della California e della Florida. Accese
il cellulare, pronto
a sentire una quantità di trilli diversi, frutto di diversi
messaggi da
altrettanto diverse ragazze. Sorrise compiaciuto quando
constatò di avere
ragione. Ceeeeerto che ci vediamo dopo
cena, Samantha e Jasmine! Ridacchiò pensando alla
serata fuori che lo
attendeva, poi lanciò un’occhiata
attraversò la soglia della porta che come al
solito aveva lasciato spalancata, dove vedeva la porta, ovviamente
chiusa,
della stanza del suo sgobbone preferito. Si alzò rilassato
ed entrò senza
bussare. Aggrottò le sopracciglia nel trovare la scrivania
senza il suo ospite
fisso. << Ehi, che caspita succede?>>
chiese a voce alta, sorpreso.
Entrò, trovando Boone sdraiato a letto col cuscino
schiacciato sulla testa. Divertito,
si avvicinò e glielo tolse dalle mani, facendogli prendere
un colpo:<<
Ehi, principessa scura, aspetti un bacetto dal principe
Andrew?>>
<<
Sei tu! Accidenti a te, deficiente di un
californiano...>> bofonchiò
Boone, voltandosi sulla schiena e tornando a chiudere gli occhi.
<<
Stai male? – chiese Andrew, poi, senza neanche attendere
risposta, continuò – E
meno male che sei appena tornato dalle vacanze, stupido stacanovista!
Perché
non molli i libri e stanotte vieni a divertirti con me?>>
Boone
rinunciò del tutto alla pace:<< Non mi
piacciono quelli del tuo sesso,
bocconcino biondo! E non chiamarmi più principessa,
altrimenti farò in modo di
farti parlare in falsetto per un lustro! - Allentò la
stretta alla mascella,
sentendo il pulsare delle tempie farsi meno feroce. Riuscì a
tenere gli occhi
aperti senza soffrire e guardò Andrew ancora seduto su un
lato del letto – E
scendi dal mio letto, brutto deviato che non sei altro!>>
Andrew
schivò un colpo secco che Boone gli aveva lanciato con un
balzo e puntò un
indice accusatore verso il ragazzo suo coetaneo:<< Mi
sembra di sentire
mio nonno! Sai che era fuori come un balcone?>>
<<
Ecco da chi hai preso!>> Boone scosse la testa e si
sollevò a sedere,
sentendo l’intontimento abbandonarlo lentamente.
<<
Sul serio, secchioncello, dovresti divertirti un po’. Ho due
ragazze per le
mani e tu potresti essere il fortunato partecipante ad un appuntamento
a
quattro!>>
Boone
gli lanciò un’occhiata severa:<< No,
ho da studiare, e poi, lo sai che le
tue amiche in genere non mi piacciono.>>
Andrew
sbuffò:<< Oh, già, a te piacciono
le intellettuali! Ma rilassati! Vieni a
farti solo una passeggiatina!>>
Boone
riuscì a sollevarsi dal letto senza barcollare.
<<
Credimi, le intellettuali sono l’ultimo dei miei pensieri al
momento! Ho rotto
con Paula subito prima di Capodanno, lo sai, no?>>
Andrew
fischiò:<<
No, non lo sapevo! Ehi,
ma allora hai un motivo in più per...>>
S’interruppe vedendolo scuotere
il capo. Il biondo corrugò le sopracciglia. Boone era troppo
serio! E Paula non
se lo meritava un tale bravo ragazzo, era un’ infame che lui
aveva fatto bene a
lasciare... Sempre non lo avesse lasciato lei. Sant’uomo!
Anche dalle stronze di quella risma si fa piantare in
asso!
<<
Magari un’altra volta, va bene?>>
Andrew
lo fissò: sembrava stanchissimo. Forse stava male sul serio.
<<
Okay. Se cambi idea, sai dove trovarmi.>>
E se ne andò senza aspettare risposte di sorta, che, prevedibilmente, non arrivarono.
Angolino: Sorpreeeeeesa! Scommetto che non ve lo aspettavate, eh? (ammicca e fa gli occhioni) E invece eccomi qua, pronta a postare un altro capitolo corretto e pieno di un sacco di gente nuova (per voi, io già li sento ronzare come mosche da una vita. li conosco come le mie tasche, questi qua.)
Punto primo: sento di aver combinato un mucchio di confusione con la Voce! Non sono stata in grado di spiegarmi e chiedo scusa, anche perchè è da così tanto che ragiono su questi capitoli che ormai dovrei riuscire a raccontsrvi tutti i dettagli senza problemi, e invece non ci riesco! Tsk! Allora: Ally ha una parte di sè che resterà latente ancora per molto, moltissimo tempo, e che Famiglio e la Voce (che è un'altra, mi spiace) stanno custodendo dopo la fulminea entrata in scena nella scorso capitolo. Ally è stata torturata, è ancora così debole da avere appena chiaro di esistere ancora. Il Famiglio è il suo custode e la ama come nessun'altra creatura del creato, e per questo tiene il segreto su quella parte di lei che ha gli occhi di mille toni di verde, lo sguardo della sua Allysia. La Voce è comparsa adesso nel racconto, ma Allysia ce l'aveva già in dotazione (per dir così) mentre era in Scozia, solo che le parlava nei sogni! Nell'inconscio, insomma. Mmmmh... provate a vederla così: Allysia è stata rivoltata come un calzino, e ciò che prima succedeva nel suo inconscio ora è venuto fuori, mentre ciò che prima lei aveva chiaro di sè, della sua mente e delle sue emozioni, è stato seppellito in un angolo buio della sua testa, dove Famiglio lo tiene nascosto senza che neppure lei se ne accorga, per tenerla in vita. La Voce è una creatura diversa, spero che ora vi sia più chiaro. Era "caduta" nella mente di Allysia e vi aveva trovato alloggio, e ora che è venuta fuori devono imparare a sopportarsi. Più chiaro adesso?
Passiamo ai commenti:
Lucyette:grazie! Spero di non averti confuso ulteriormente! Se sì, dimmelo e ti chiarirò i punti precisi!
Giulia91: ohmygod, una nuova lettrice! Non c'è niente come un nuovo lettore che si appassiona alla storia a rendere felice chi la racconta! Specialmente se ha commentato capitolo per capitolo, una prova di fedeltà ammirevole! Hai visto anche tu che alla nostra Ally succede una disgrazia dopo l'altra! Ma io sono una proclamatrice convinta del "Nessun male viene per nuocere".....! Grazie per i complimenti, soprattutto quelli sullo stile: sono una perfezionista, scrivo questa storia da più di un anno (molto prima di quando ho cominciato a pubblicarla qui) e ogni volta che leggo un capitolo mi vengono da fare infinite correzioni! Per cui grazie davvero! Ehpram è un ragazzo timido e responsabile, Salem è un amico ferocemente leale (e anche qualcos'altro, a dire il vero. Stttt! Niente spoiler!) Spero che apprezzerai anche questo capitolo!
Georgette: innanzitutto scusami per non aver commentato (ancora!) i tuoi ultimi scritti, ma è davvero stato un periodo cupo, oltre che stressante, e io mi sono un po' persa dietro tutte le cose da fare e da pensare. Rimedierò presto, promesso! Per quanto riguarda la storia, mica mi risparmio, come puoi vedere! Però posso dirti che la storia, per un po', si orienterà solo su Buffalo, quindi puoi archiviare gli altri personaggi e concentrarti su questi.... che sono tantissimi, lo ammetto, ma DOVEVANO venire fuori! Altro che Ally, sono io che soffro di personalità multiple! Salem e il cugino di Ally si incontreranno solo tra un bel po' di tempo, tranquillizzati... e in effetti, mi sono crogiolata un bel po' sulla scena dei due ragazzi che si prendono a pizze in faccia!(ma non garantisco che andrà proprio così, comunque) Spero che tu apprezzerai anche questi tipini qui, di cui posterò le foto appena qualcuno mi spiegherà come si fa!
Nel frattempo, ci tengo a dire che:
Ephram ha 21 anni, Charlotte poco meno di lui (sono allo stesso anno d'università, ma lui è leggermente più avanti di lei con gli studi... miseriaccia!). Anche Boone è a psicologia, ma lui sta prendendo la laurea magistrale.... in America (mi sono informata) il college funziona così: due annetti corrispondono alla nostra minilaurea, più altri quattro fanno una nostra magistrale.... bontà loro! Consideratelo maggiore della sorella di tre o quattr'anni. Ha la stessa età di Andrew il biondo (mi sa che sarà sempre questo l'appellativo con cui lo chiamerò), che conosce da più tempo, perchè il Buffalo State College (che esiste davvero, come la Kenmore, la scuola di Allysia, e tutta l'accozzaglia di vie che ho descritto nello scorso capitolo) è noto soprattutto per i corsi di psicologia e di fisica e chimica: chimica la studia il biondo, appunto! mhhhhhh..che altro? Boh, mi verrà in mente! O se volete avere qualche delucidazione, chiedetemela direttamente!
Spero di riuscire a postare altrettanto tempestivamente,
sempre vostra ,
La Fleur (mamma mia che pomposità!)
Altra cosa! Mamma mia, quest'angolino non finisce più!
Finalmente (con grande gioia mia, che conosco le sue qualità, come scrittore e come persona) ha iniziato a postare un nuovo racconto dedalo1987, La foresta telefonica (che vorrei saper linkare qui, accidenti!) che vi consiglio di andare a leggere, perchè ha uno stile impareggiabile (migliore del mio, devo ammettere, ahimè) e perchè la sua storia prende in un modo che ha dell'incredibile! Andatela a leggere! Peraltro, come incentivo posso dirvi che, preso com'è dal suo fuoco creativo, posta un giorno sì e l'altro pure.... ^^
A Presto!