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Autore: Elendil    21/08/2005    5 recensioni
“ Non mi piace che le persone che uccido ritornino in vita”disse in un sussurro nel suo orecchio.
La sentì ridere piano.
“ Ma io non sono morta...Inuyasha”
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il campo di battaglia è ormai silenzioso, la battaglia conclusa, un basso strato di nebbia grigiastra sembra imputridire ancor

Il campo di battaglia è ormai silenzioso, la battaglia conclusa, un basso strato di nebbia grigiastra sembra imputridire ancora di più il terreno ingombro di cadaveri e sangue ancora fresco.

Una fanghiglia immonda, la fanghiglia di cui si ciba il diavolo e nessun altro.

Qua e là, i gemiti dei feriti e dei moribondi risuonano spettrali per la desolante pianura dove solo pochi istanti prima due imponenti eserciti hanno disputato una terribile battaglia.

Già orde di mosche infestano l’aria malsana mentre le loro larve si cibano della carne morta dei cadaveri mentre qualche corvo affamato cerca di raggiungere ingordo la propria cena.

In mezzo a tutto ciò si erge una figura umana.

Il busto ritto, il capo lievemente bilanciato all’indietro in una posa fiera e sprezzante.

Un maleodorante alito di vento scuote per un secondo i suoi capelli grondanti si sangue vermiglio anticamente di color argento vivo mentre il viso, piegato in un lieve ghigno malvagio porta i segni della battaglia appena disputata: sporco anch’esso del sangue di malcapitate vittime, porta ora il segno di una bruciante ferita sulla guancia destra.

Il sangue solo per metà umano del mezzo spettro gocciola regolare dalla mandibola per poi ricadere sullo yukata rosso fuoco.

E’ solo.

Vivo in mezzo ai morti.

In mano tiene una spada lucente e affilata che alcuni avrebbero potuto definire troppo grande e pesante per lui ma per chi, e sono  veramente pochi, ebbe la fortuna di vederla vibrare nelle mani del suo padrone e rimanere poi in vita, quella spada avrebbe per sempre rappresentato un’arma invincibile che solo il mezzo demone avrebbe potuto brandire.

Inuyasha osservò attentamente la lama macchiata di rosso e, con un ghigno se la portò al viso.

Con evidente piacere leccò lievemente quella sostanza dal sapore ferroso mentre la memoria degli esseri umani a cui apparteneva vagavano nella sua mente.

Sorrise con evidente soddisfazione.

Umani in meno da uccidere.

“Non dovresti gioire così tanto della morte di innocenti, Inuyasha”

Il mezzo demone si voltò lentamente verso il proprietario di quella voce bassa e profonda, solo lievemente annoiata.

“ Gli umani non sono mai innocenti, Sesshoumaru”

Il demone sorrise lievemente, un ghigno che poco aveva a cui spartire con quello di Inuyasha: meno crudele, divertito, ma ugualmente freddo e spietato.

Sesshoumaru, il fratello maggiore di Inuyasha, il legittimo erede al trono.

Inutaro Miyoshi, signore del regno di MItrendil, terra di Youkai e Anyou, aveva avuto due figli Sesshoumaru ed Inuyasha.

Sesshoumaru, concepito con la defunta moglie Youkai e legittimo erede al trono, era conosciuto, oltre che per la mirabile bellezza per la sua glaciale freddezza e spietatezza sia in ambito militare che politico: non aveva riguardi per l’avversario a cui non riconosceva nulla se non la sconfitta.

Ogni altro sentimento gli era sconosciuto, e questo faceva di lui un nemico temibile e inarrestabile.

Non risulta che egli avesse amici o consocianti a cui riconoscesse un atteggiamento differente.

Inuyasha, d’altro canto, concepito con la seconda moglie umana del re, una nobile di alto rango che sembrava avergli rubato il cuore morta purtroppo durante il parto, era estraneo alla gelida freddezza del fratello.

Tanto spietato quanto crudele, si batteva con furia inarrestabile in ogni battaglia che affrontava.

Le sue mani erano sporche del sangue di centinaia di vittime a cui non aveva mai riservato pietà o compassione.

Sesshoumaru osservò imperturbabile il sangue che ancora gocciolava dai capelli argentati del mezzo demone.

Sorrise beffardo:lui non aveva preso parte alla battaglia, tenendosi al riparo dalla furia e dall’odore nauseabondo che sembrava impregnare ogni cosa in quel luogo nelle retrovie.

“ E’ meglio che tu ti dia una lavata, fra poco entreremo nella città…e non credo che tu ti voglia perdere lo spettacolo”

Inuyasha sorrise maligno “ No…decisamente no”

 

Poco dopo entrambi i fratelli avanzavano in groppa a due fieri stalloni neri verso le porte della città ormai sguarnita di difese.

Dietro di loro, anch’essi a cavallo, vi erano i portabandiera che reggevano con sicurezza le insegne della nobile casata dei Miyoshi: un dragone in volo, metà bianco e metà nero.

Con sguardo attento Inuyasha osservò la fortezza ormai caduta: gli imponenti muri color sabbia alti fino al cielo si ergevano fieri alla difesa di una città ormai morta e senza difese.

Davanti a lui, una imponente porta color ebano portava inciso nel legno pittoresche figure rappresentanti scene di battaglia antiche come la memoria.

Sembravano robuste.

Se la città si fosse ostinata a non cadere, abbatterle sarebbe stato un problema non sottovalutabile.

Strinse maggiormente le redini del suo fedele destriero.

Lentamente, con la sicurezza di chi sa ormai di avere la vittoria in pugno, trottarono verso le imponenti porte della fortezza fino a che le mura furono così vicine da oscurare il grigio pallido del cielo.

Si fermarono.

Da dentro non proveniva nessun rumore, come se la città fosse deserta.

Inuyasha sbuffò: codardi.

Improvvisamente Sesshoumaru parlò “ Sono Sesshoumaru Miyoshi, principe della casata dei Miyoshi e futuro erede al trono.

Il vostro esercitò è stato distrutto e le vostre difese sono ormai cadute.

Arrendetevi, e non vi sarà fatto alcun male, le vostre vite saranno risparmiate così come la vostra integrità politica e spirituale, tentate di resistere ed allora per voi non vi sarà alcuna pietà: le vostre case verranno bruciate, le donne violentate e i bambini gettati in pasto alle belve feroci.”

Tacque.  

Silenzio.

Inuyasha si mosse stizzito sulla sua sella: la diplomazia gli faceva venir voglia di vomitare.

Pesanti gocce di pioggia iniziarono a cadere dal cielo ormai grigio piombo andando a tingere di chiazze più scure le mura color sabbia della città sotto assedio.

Silenzio.

Lo sguardo imperscrutabile di Sesshoumaru vagò attento verso le torrette di guarda miseramente vuote, le minuscole feritoie sguarnite di occhi scrutatori ed infine alle porte massicce ed imponenti.

Il mezzo demone sorrise beffardo: sapeva che cosa stava osservando il fratello, e questa consapevolezza lo riempiva di un’immensa gioia.

Improvvisamente un rumore metallico riscosse i suoi sensi.

Con uno scatto voltò nuovamente la testa verso le porte color ebano della città:si stavano dischiudendo.

Con un suono cupo e profondo misto al cigolio assordante delle giunture, le enormi ante si aprirono dinnanzi a loro mostrando così una lunga via lastricata in marmo bianco e rosa strettamente ridossata ad imponenti case bianche come la neve dalla forma alta e slanciata.

Le finestre dalla linea stranamente allungata erano contornate da mirabili cornici dipinte o scolpite a mano dai colori vivaci:blu, rosso, verde ed arancio erano quelli più ricorrenti.

Il mezzo demone fece vagare lo sguardo per le strette viottole che separavano una casa dall’altra e  per i piccoli e selvatici giardini che contornavano alcune abitazioni sorprendendosi di come, da ogni punto spuntassero occhi curiosi e vivaci e visi scavati dal tempo e dalle intemperie.

Guardò il fratello che ammiccò soddisfatto: solo donne, bambini e vecchi.

Con un movimento brusco, Inuyasha spinse lo stallone in avanti seguendo così quello di Sesshoumaru che già procedeva lento verso una figura magra e leggermente curva che sembrava attenderli a pochi metri dall’entrata.

Dietro di loro l’ampia schiera di soldati a cavallo si mise lentamente in moto verso le porte della città.

“ Siate i benvenuti, stranieri “ li accolse il vecchio.

Un sacerdote, a giudicare dalle vesti lunghe fino ai piedi di un tetro color blu notte e dal sottile bastone dorato che teneva fieramente nella mano destra.

L’uomo si inchinò leggermente in segno di saluto.

I due principi rimasero immobili sulla loro sella.

“ Principe Sesshoumaru,principe Inuyasha, ora la città di Sirion è vostra.

Vostra e di tutta la vostra famiglia” continuò senza smettere di fissare il terreno.

“ Ogni ricchezza in essa contenuta è ora a vostra disposizione così come ogni uomo, donna o bambino”

Sul volto di Sesshoumaru comparve un lieve sorriso gelido come il ghiaccio.

“ venerabile sacerdote.”

Il vecchio alzò lentamente il capo così da poter guardare in viso i nuovi signori di Sirion, rabbrividì visibilmente: I fratelli Miyoshi erano da tutti descritti come sanguinari conquistatori che non concedevano nessun diritto al nemico sconfitto, neanche quello della vita.

Con terrore si chiese se quelle voci fossero fondate.

Il principe ereditario lo scrutò un secondo con sguardo concentrato, soffermandosi poi insistentemente sugli occhi.

Il povero sacerdote distolse lo sguardo.

“Venerabile monaco…” una voce pungente lo costrinse ad alzare di nuovo lo sguardo per posarlo questa volta sul viso affilato del secondogenito.

Inuyasha era seduto in groppa ad un cavallo nero come la notte e guardava con sguardo a metà fra l’altezzoso e il divertito il sacerdote.

“ Voi dite…” con un leggero strattone fece avanzare di poco il destriero verso di lui “ Che tutte le ricchezze della vostra città sono nostre…giusto?”

“Certo principe, è quello che ho detto”

Sul volto dell’hanyou si disegnò un lieve ghigno malizioso “ E allora dimmi…bonzo:quali ricchezze custodisce Sirion?”

Una fredda goccia di sudore imperlò la fronte corrucciata del vecchio “si-signore…principe…noi-noi…noi custodiamo pietre preziose,oro,gioielli,sete pregiate,donne di rara bellezza, cibi e frutti mai visti, dipinti di inestimabile valore…”il mezzo demone alzò una mano per zittirlo.

“molto bene”disse freddamente”molto bene….”voltò con uno strattone il cavallo verso i soldati che se ne stavano allineati alle loro spalle. Prendete tutto quello che volete, tutto ciò che il bonzo ha descritto, perché è vostro.”Sesshoumaru voltò rapido anche il suo destriero”… e poi bruciate la città”.

Inuyasha guardò i volti esultanti degli uomini e fu preso da un senso di disgusto:gli uomini erano così stupidi.

Stupidi e sporchi.

Bastava dare loro qualche pietruzza colorata, fargli avere qualche sporca umana da violentare per soddisfare i loro desideri animaleschi e roteare un poco la spada per fargli capire che cosa gli sarebbe successo se si fossero ribellati e loro diventavano dei divertenti giocattolini nelle mani di chiunque.

Pronti a morire per il proprio comandante o per meglio dire capobranco e dotati di un’intelligenza pressoché esigua, erano ciò che di meglio serviva in battaglia:carne da macello.

Lo sguardo del mezzo demone si contorse in un’espressione indolente “ Non risparmiate nessuno, prendete tutto ciò che volete…..ORA ANDATE!!”

Un accorato urlo di gioia si sollevò dalle file di soldati fin oltre le porte color ebano accompagnato poi dal galoppare rapido degli zoccoli sul marmo bianco, dalle prime urla di donne e bambini, di porte abbattute, di grida terrorizzate e dal clangore sordo del ferro delle spade.

Senza voltarsi nemmeno una volta Inuyasha e Sesshoumaru uscirono lentamente dalla città.

Non c’era un motivo specifico per la loro decisione;semplicemente quella città non era di loro interesse.

Dietro di loro, una figura magra e un poco ingobbita fissava i riflessi argentei dei loro capelli divenire sempre più lontani fino a perdersi completamente nel fumo nero che aveva iniziato ad invadere Sirion come una marea nera.

Gli occhi spalancati per lo stupore e l’orrore celavano un’unica domanda insidiosa quanto semplice: Perché?

Perché bruciare la città?

Perché uccidere i suoi abitanti?

Perché distruggere un luogo di pace e prosperità fino alle fondamenta?

La vista per un secondo gli si annebbiò, coperta da un sottile velo che faceva apparire ogni cosa tremolante ed indefinita.

Il vecchio si girò.

Il bagliore rosso vivo delle fiamme lo accecò mentre il calore delle lingue di fuoco sembrava un respiro rovente pronto ad incenerirlo in un secondo.

Il sacerdote non si mosse.

Davanti a lui, una figura in controluce si stava avvicinando a grande velocità.

Sembrava un uomo a cavallo.

In mano aveva una lunga spada che rifletteva con tanto fulgore l’infernale luce delle fiamme da sembrare un’antica arma di un Dio caduta in mano ad una creatura delle tenebre.

Il cavaliere era sempre più vicino.

Il vecchio alzò lo sguardo.

Stava piovendo.     

 

Inuyasha fissò con sguardo truce i prigionieri

Inuyasha fissò con sguardo truce i prigionieri.

Pecore al macello.

Puzzavano di carne bruciata e sangue.

Disgustoso.

Piccoli occhi spauriti si guardavano intorno smarriti alla ricerca di una salvezza ormai negata.

Di una casa ormai sepolta sotto tonnellate di macerie.

“Il bottino di guerra, principe”esordì tronfio un uomo alla sua sinistra.

Il mezzo demone lo incenerì con lo sguardo “ Donne e bambini spauriti e bruciacchiati non mi sembrano un bottino”

Lo sguardo dell’uomo per un secondo si tinse di paura: quello era il piatto forte.

“ Mi-mi scusi principe…”ansimò “ il resto del bottino è in quella tenda, secondo ordine di suo fratello”

“Bene”.

Il soldato si dileguò alla velocità della luce.

Il suo sguardo vagò indifferente per il gruppo dei prigionieri seduti a terra con mani e piedi legati a pesanti catene.

Molti si ritrassero al suo sguardo mentre altri lo sfidarono apertamente a soffermarsi ad osservare.

Li ignorò.

Simili dimostrazioni di orgoglio erano tipiche di chi non ha ormai più nulla da perdere:solo la sua vita,la vita di chi ormai non ha più nulla per cui serva vivere, una vita che non ha più nessun valore soprattutto per il suo proprietario.

Finalmente la trovò.

Una ragazza dai capelli castani leggermente ondulati, gli occhi verde smeraldo dalla sottile pupilla sconvolti per la paura,  labbra carnose disidratate ed insecchite dal calore delle fiamme, il corpo ricoperto da lividi ed escoriazioni causate da un’impossibile fuga verso la salvezza.

Una youkai gatto.

Piccoli artigli anneriti spuntavano dalle dita affusolate e ricoperte di fuliggine.

Se li immaginò conficcati nella pelle della sua schiena.

Si leccò le labbra con evidente malizia.

“Lei” disse con voce piatta.     

 

Sesshoumaru, lo sguardo serio e concentrato,fissava una cartina spiegazzata e annerita dall’uso frequente.

Le sue dita affusolate disegnavano immaginarie traettoie e confini.

Era preoccupato.

Suo padre la faceva semplice:conquistare tutta le terre occupate dagli umani e ridurle in schiavitù.

Non importava come e con quali mezzi, l’unica cosa che contava era la rapidità:suo padre odiava le guerre lunghe e snervanti.

Già.

Lui, seduto al trono del suo magnifico palazzo d’oro la faceva semplice.

Ma per lui che ogni secondo doveva fare i conti con la dura realtà dei fatti, i progetti del padre erano tutt’altro che facili.

Certo, fin ora la loro avanzata era stata rapida e devastante.

Nessuno aveva saputo opporsi alla loro evidente forza.

Loro erano youkai, non semplici umani indifesi !!!

Ma ora le cose si stavano complicando;stavano per entrare nelle terre sotto l’influenza della potente città di Zaccar.

Oltre che fiorente centro di scambi e commerci, essa disponeva di un potente esercito di soldati scelti(non gli zotici e i nullafacenti che di solito componevano le milizie umane…)di moderne tecnologie di difesa come balestre e catapulte e di nuove quanto vincenti tattiche di guerra.

Ma non era questo che turbava maggiormente il giovane principe: ci voleva questo ed altro per fare paura ai suoi uomini, e di certo l’intelligenza per elaborare strategie non mancavano ne a lui ne a suo fratello.

Ciò che veramente lo preoccupata era il corpo speciale di guerriglia che,si diceva, il re stesso avesse scelto e formato reclutando i soldati più valorosi del suo esercito, prigionieri di guerra,ladri, banditi, selvaggi di ogni specie e genere e i membri delle tribù più sanguinarie che abitavano le sue terre.

Un esercito di maledetti.

La fronte del principe si aggrottò ancora di più.

Maledizione!

Ammesso che la loro esistenza fosse vera quanto la loro forza, non avrebbe avuto alcuna arma con cui affrontarli: il solo nome bastava per gettare gli uomini nel panico e, come un buon generale sa, la paura è ciò che di più pericoloso possa accadere in battaglia.

Figuriamoci il panico.

Era un rischio dannatamente grosso quello che stava per correre:per affrontare Zaccar gli servivano uomini coraggiosi e sprezzanti della morte….non coniglietti spaventati dal lupo cattivo.

Dannazione!

In quel momento entrò nella tenta color rosso india Inuyasha.

Gli bastò uno sguardo al volto corrucciato del fratello per capire che c’era qualcosa che non andava, e un secondo alla cartina per capire che si trattava di affari di guerra.

Sospirò scocciato andando ad accasciarsi scompostamente su di una poltrona posta non lontano da quella del fratello.

“ Avanti fratello”biascicò rassegnato”dimmi che cosa ti angustia”

Sesshoumaru,senza alzare lo sguardo dalla cartina stropicciata schioccò sonoramente la lingua sul palato.

“Avanti, sai che prima o poi me lo dovrai dire: sono io il capo delle forze armate, dell’esercito, e di tutto ciò che ha a che fare con battaglia e strategia…che cosa ti preoccupa?”

Il primogenito alzò lo sguardo preoccupato verso di lui “mi preoccupa la prossima città che dovremo assaltare, Zeccar”

Il viso del mezzo demone si piegò in una strana smorfia di scherno” ti preoccupa la città…o chi ci sta dentro, Sesshoumaru?”sorrise sarcastico “o forse ti preoccupano delle specifiche persone che vi abitano?”

“mi da di che pensare la squadra scelta del re, la carta vincente, e il suo mazzo già spaventosamente fornito”

“che paroloni fratello...ti spaventi per quattro contadini con in mano forconi e rastrelli?Hai forse paura che ti pettinino i c…”senza riuscire nemmeno ad accorgersene, Inuyasha si ritrovò schiantato a terra con una mano del fratello stretta con forza intorno alla gola.

“Quelli non sono contadini con in mano rastrelli e forconi!! Quelli sono soldati scelti appositamente dal re per difendere se stesso e la città nel caso di un attacco superiore alle loro forze!!”

“Noi siamo in numero maggiore e in forza nettamente superiore Sesshoumaru!” ansimò il mezzo spettro ancora schiantato al suolo.

“ Tu non hai visto di che cosa sono capaci fratello! Sono creature maledette che conoscono solo il sangue e la morte.

Nessuno dei nostri soldati resisterà alla loro fama una volta sul campo di battaglia!”

Inuyasha afferrò con uno scatto il braccio del fratello e, con una mossa fulminea si divincolò dalla stretta per poi portarsi a qualche metro di distanza” Resisteranno.”disse con tono deciso “ giuro su Dio che quando verrà il momento di combattere, loro saranno pronti ad affrontare il diavolo stesso”

Detto questo uscì dalla tenda lasciando un Sesshoumaru meno composto del solito a scervellarsi sul da farsi.

Il mezzo spettro sbuffò: farsi terrorizzare così da stupide storie passate di bocca in bocca per anni fino a che della trama originaria non sia resistita altro che l’idea era assurdo.

Scosse la testa:aveva altro a cui pensare ora.

Qualcosa di molto meno angoscioso e decisamente più piacevole.

Entrò nella sua tenda posta un poco in disparte dalle altre:sapeva benissimo che la posizione della sua tenda sarebbe dovuta essere esattamente in mezzo all’accampamento, accanto a quella del fratello.

In caso d’attacco quello sarebbe stato il luogo più protetto.

Ma lui aveva preferito restare ai margini dell’accampamento:ne aveva abbastanza del fetore degli uomini, delle latrine all’aperto, e dei cavalli.  

Entrò.

Lei era li.

Seduta come una principessa araba sulle dura lenzuola del letto, unico arredamento della tenda.

Lavata e profumata sapeva di fiori.

Il corpo perfettamente pulito era avvolto in una leggera veste color cielo che lasciava generosamente intravedere alcune parti molto interessanti.

Sorrise malizioso.

Lei alzò gli occhi verso di lui, con aria timorosa e affascinata allo stesso tempo.

Il ghigno di Inuyasha si trasformò rapidamente in un sorriso gentile e dolce come non era lui.

Si fermò quando le fu a poca distanza.

“come ti chiami?”

La vide tremare leggermente.

Era quasi troppo facile.

“Hai un nome?”chiese con tono gentile.

La ragazza annuì debolmente,gli occhi fissi al pavimento.

“E qual è?”

“Ari”

“Ari…”il mezzo demone saggiò il sapore di quel nome come se si trattasse di qualcosa di decisamente appetitoso e stuzzicante.

“ Ciao Ari….io sono Inuyasha”

“ Sei il principe che ha ordinato ai soldati di bruciare la città?”La ragazza sollevò timidamente lo sguardo andando ad incontrare i suoi occhi.

Erano verdi.

“Si. Sono io”

“perché lo hai fatto?”

Inuyasha si avvicinò lentamente al letto sul quale era seduta la ragazza.

Si chinò davanti a lei,così da incontrare direttamente il suo sguardo insicuro e timoroso.

“ Secondo te?”le chiese in un sussurro.

Lei lo guardò confusa”Io…io non lo so”

Inuyasha la guardò intensamente.

“Hai perso qualcuno a te caro?”

“S..si”

“Chi?”

Lei esitò, e lui lesse nei suoi occhi un dolore ancora pulsante.

Perfetto.

Fra un paio di minuti lei sarebbe stata li su quel letto sotto di lui, a gridare con tutto il fiato che aveva in gola il suo nome.

Non gli piaceva violentare le sue prede.

Urlavano troppo, si divincolavano e si irrigidivano.

Tutti inconvenienti che lo portavano a godere la metà di quello che avrebbe goduto con una scopata consensuale.

“ Hai perso i tuoi fratelli?”

Lei annuì debolmente.

“ Tua madre dov’è?”

I suoi occhi verdi si riempirono di limpide ed innocenti lacrime” E’…é…è morta anche lei….e anche mio padre e….”la voce le si spezzò in gola mentre scoppiava in lacrime.

Con un gesto lento e controllato Inuyasha allungò una mano verso di lei andando a sfiorare i lunghi capelli castani raccolti in una semplice treccia sulla schiena.

La ragazza ebbe un leggero sussulto ma non si ritrasse al contatto.

Si alzò lentamente in piedi e, leggero si sedette accanto a lei.

“mi dispiace” disse prima di circondarle le spalle con entrambe le braccia e attirarla dolcemente verso di se.

Immediatamente i singhiozzi della ragazza divennero più forti e disperati mentre sconvolta cedeva a quell’abbraccio consolatore.

Per un tempo che a lui sembrò infinito la tenne stretta fra le sue braccia accarezzando dolcemente la sua schiena che sembrava rilassarsi ogni momento di più fino a che,stanco di recitare la parte del santo consolatore decise di agire.

Le si scostò leggermente e con una mano le sollevò di poco il mento in modo da incontrare i suoi occhi arrossati dalle lacrime.

Lei lo guardò.

Non era spaventata.

Ormai si fidava di lui.

Con un dito le accarezzò dolcemente la guancia asciugando alcune perle salate che ancora la rigavano.

“Non piangere Ari”le disse in un sussurro a fior di labbra “ Loro non lo avrebbero voluto”

La ragazza continuò a fissarlo, incapace di parlare.

Inuyasha le scostò alcuni capelli dal viso” Sei così bella…”

Le si avvicinò andando a sfiorare le sue labbra in un bacio leggero.

La sentì immediatamente dischiudere le labbra permettendo alla sua lingua di incontrare quella di lei.

La strinse a se con forza.

Fra poco quella stupida youkai avrebbe iniziato a servire a qualcosa.

Si scostò dal bacio per andare a morderle il collo generosamente scoperto:sapeva di pesca ed era morbida da impazzire.

Affondò i denti in quella carne così appetitosa mentre la ragazza si lasciava scappare un gemito sommesso.

Percorse entrambe le morbide spalle per poi scendere più in basso, verso i seni.

Le sue mani volarono rapide alle spalline del vestito color cielo facendolo scivolare dolcemente fino alla vita della ragazza.

Lei aveva gli occhi chiusi, tutti i sensi avvolti dalle sensazioni che sapeva le stava trasmettendo.
Aveva il respiro pesante, il seno che si alzava ed abbassava con un ritmo affannato.

Sogghignò soddisfatto iniziando a sfilarsi lo yukata rosso fuoco.

 

Sesshoumaru si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona della sua tenda.

Era da poco arrivato un messaggero proveniente dalle terre di Mitrendil con il quale suo padre lo informava che l’opera di conquista doveva continuare, e specificatamente doveva essere rivolta verso Zaccar, potente città commerciale.

Dannazione a suo padre.

Se pochi minuti prima stava valutando la possibilità di attaccare un’altra città rinviando quello scontro, ora non aveva più nessuna scusa per temporeggiare.

Maledizione!

Si rialzò con uno scatto uscendo veloce dalla tenda.

Si fermò guardandosi intorno.

“Stan!”

Subito davanti a lui comparve un demone dalle sembianze umane piuttosto giovane e tarchiato.

“Si signore?”

“Vai a chiamare Inuyasha, gli devo parlare”

Lo youkai assunse un’espressione stranamente imbarazzata ed ansiosa.

“Emh…signore…”Sesshoumaru inarcò le sopracciglia:perché quell’idiota era ancora li?

“Che cosa c’è?”

“Emh…vede…signore…in questo momento Inuyasha è nella sua tenda con una…emh…prigioniera”Il suo tono tremante infastidì il principe ancora più della notizia.

“ E allora?Io ti ho detto di andare a chiamarlo.”

Il povero sottotenente chinò velocemente il capo per poi iniziare a correre in direzione della tenda di Inuyasha.

 

Il mezzo demone era ora sdraiato sopra il demone gatto e, le sue gambe avvolte intorno ai suoi fianchi, spingeva in lei con forza e determinazione.

Lo sguardo fisso su di lei la vide abbandonarsi completamente a quel gesto antico e primitivo come l’uomo stesso, muoversi febbrilmente contro di lui fino a che, con un grido strozzato la sentì inarcarsi in uno spasimo verso di lui, gli occhi dilatati ora rivolti nei suoi ed allora anche lui si lasciò andare all’orgasmo, gemendo insieme a lei il suo piacere.

Sorrise soddisfatto.

Decisamente aveva scelto bene.

Aveva fiuto per queste cose.

Le si staccò di dosso andando a sdraiarsi al suo fianco.

Si girò a guardarla notando che aveva lo sguardo fisso verso l’alto, gli occhi spalancati e il respiro ancora affannoso.

Non seppe come interpretare quei gesti.

Poi lei si girò verso di lui ed allora capì.

Quella gattina era soddisfatta.

Sorrise compiaciuto avvicinandosi al demone ansimante e la baciò con violenza affondando in lei la sua lingua avida.

La sentì sospirare nella sua bocca mentre con un braccio gli circondava le spalle muscolose.

Le si accostò maggiormente andando ad intrecciare le loro gambe:decisamente lei ci sapeva fare.

Sogghignò malizioso pregustando un secondo giro in quel corpo appetitoso quando una voce al di fuori dalla tenda interruppe bruscamente i suoi pensieri.

“Emh…si…signore?”era Stan, il galoppino di Sesshoumaru.

Sospirò scocciato andando ad interrompere il bacio “ cosa vuoi Stan?”

“ Emh…principe…il principe Sesshoumaru desidera vedervi…”

“Sono occupato”

“Emh…si…signore…ma...ecco…il principe desidera vedervi ora…ha detto che è importante”

Il mezzo demone digrignò i denti poi, scoccando un ultima occhiata al demone gatto che lo guardava con evidente desiderio mordicchiò piano il suo collo tenero e morbido sussurrandole nell’orecchio appuntito” Stai qui e dormi, fra poco tornerò”la sentì annuire piano.

Si alzò velocemente recuperando i suoi vestiti dimenticati ai piedi del letto.

Sotto lo sguardo attento della youkai si rivestì ed uscì dalla tenda dove un trepidante Stan lo attendeva.

Lo guardò freddamente”Mio fratello è nella sua tenda?”chiese gelido;lui annuì.

“bene” sogghignò un momento prima di tagliare di netto la povera testa del demone ed incamminarsi verso il cuore dell’accampamento.

 

Un momento dopo entrò nella tenda rosso india del fratello.

Lui lo guardò di sfuggita per poi chiedere indifferente “Stan?” ” mi aveva disturbato” “bene, raduna le truppe Inuyasha; si parte verso Zaccar”

 

 

  
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