CAPITOLO 35
Silente
aveva atteso per settimane una nuova lettera di Severus
che potesse spiegargli meglio il perché della frettolosa
partenza, ma di sicuro
non aveva preso in considerazione l’ipotesi di avere le
risposte di persona;
così quando si trovò davanti Severus ed Harry nel
suo ufficio non riuscì a
nascondere un pizzico di stupore.
“Che
visita … inaspettata. Certamente piacevole miei
cari” affermò
il preside rivolgendosi ai due maghi “ma davvero
inaspettata”. Poi rivolgendosi
direttamente a Severus continuò: “Ho atteso una
tua lettera ma presumo sia
stato troppo impegnato per poter scrivere anche due righe ad un vecchio
come
me”.
Severus
si sentì in colpa come solo Silente poteva farlo sentire.
Il vecchio preside aveva tutte le ragioni del mondo, lui aveva promesso
che gli
avrebbe scritto, come del resto a Lucius, e invece lo aveva lasciato
ormai due
mesi senza alcuna notizia, nonostante ci fossero stati dei momenti nei
quali
davvero non aveva avuto niente da fare se non rintracciare uno
scapestrato
Jiulius perso nella piccolissima casa.
“Hai
ragione, Albus, avrei potuto scrivere ma io e Harry avevamo
bisogno di assoluto isolamento per conoscerci meglio e imparare a
gestire la
nostra affinità mentale”.
“Temo
di non capire” affermò il preside guardandolo
attraverso gli
occhiali a mezzaluna.
“Io
e mio padre abbiamo un legame particolare” spiegò
Harry.
“Bene,
quando vorrete parlarmene io sarò qui”.
-Benedetto
Albus- pensò Severus –Mi stai dando una via di
fuga?-.
“Del
resto è bello che tra voi due ci sia un legame particolare,
non conosco nessuno più speciale di voi”.
“Grazie,
Albus, ma credo che questa volta sia meglio non rinviare
le spiegazioni”.
Harry
guardò il padre e cercò di dargli sostegno con lo
sguardo,
Severus sorrise e apprezzò il gesto. Poi si voltò
verso il preside e raccontò
di come Lily li avesse legate per sempre, di come Harry conoscesse
incantesimi
di magia oscura ma non la loro effettiva
pericolosità, del suo tentativo di insegnargli
questi incantesimi in
modo non aggressivo; di Cindy, per la quale non c’era
più niente da far; di
Lasny e Snyla per i quali sperava si potesse trovare un posto ad
Hogwarts.
Quando
Severus ebbe finito di parlare, Harry volle aggiungere
qualcos’altro.
“Signor
Preside, permette che dica anch’io una cosa?”.
“Certo,
Harry, parla pure, ti ascolto con grande interesse”.
“Quando
io sono arrivato ad Hogwarts non credevo di trovare tanti
amici come invece è accaduto. Mi dispiacerebbe se loro
pagassero un prezzo
troppo alto per l’amicizia che mi hanno dimostrato”.
“Perché
dovrebbe succedere?” domandò il preside.
“Pensavo
che ci fossero delle conseguenze per il comportamento di
Hermione e Gregory”.
Severus
trasalì, aveva promesso al giovane Serpeverde che i suoi
genitori non sarebbero stati informati ma se Silente avesse saputo
ciò che era
accaduto probabilmente si sarebbe sentito in dovere di avvisare i
parenti dei
ragazzi coinvolti.
“Professor
Piton, ha dimenticato di dirmi qualcosa?” domandò
Silente che non capiva a cosa si stesse riferendo Harry.
“Diciamo
che il signor Goyle e la signorina Granger si sono
smaterializzati da Hogsmeade al luogo in cui io ed Harry
soggiornavamo”.
“Notevole,
ma non particolarmente interessante” mentì Silente
“Del
resto il mio compito è quello di assicurarmi che gli
studenti di Hogwarts siano
sempre sotto il controllo di un insegnante e i ragazzi in questione
sono
semplicemente passati dall’essere sotto il controllo dei loro
professori ad
Hodsmeade a te Severus, che come tutti sappiamo sei a tutti gli effetti
un
docente di Hogwarts da molti anni”.
“Giusto!”
esclamò Harry con tutta la sua ingenuità.
“Apprezzo
il suo consenso” ribatté Silente “Adesso
se non vi
spiace avrei un impegno. E … Severus, se i piccoli Lasny e
Snyla vorranno
venire, informali che ad Hogwarts troveranno chi li
accoglierà”.
Severus ringraziò per la
disponibilità
e dopo aver lasciato l’ufficio di Silente si diresse con il
figlio alla guferia
dalla quale inviò una lettera ai Folletti Flowers, che
diceva pressappoco così:
“Cari Lasny eSnyla, spero che questa mia lettera vi arrivi al più
presto. Ho trovato un posto
adatto a voi, dove la magia regna sovrana e riempie di gioia e speranza
ogni
essere vivente. Qui troverete maghi, streghe, elfi, unicorni, centauri,
draghi,
ogni sorta di animali fantastici, piante magiche, quadri che parlano,
scale che
si muovono, troverete persone che vi sapranno amare. Questo luogo
è Hogwarts:
la più grande scuola di magia e stregoneria di tutta la Gran
Bretagna. Io,
Harry e Jiulius, speriamo di incontravi al più presto.
Severus Piton”.
La
sera non viene mai tutt’ad un tratto, prima il sole diventa
serio e comincia a coprirsi di un velo grigio, poi i suoi raggi si
ritirano e i
piccioni, che immancabilmente girovagano nelle piazze, lasciano i
lampioni per
tornare nei loro rifugi.
Le
strade si svuotano e i tacchi delle scarpe sull’asfalto
avvisano i bambini che le loro mamme stanno rientrando, e le sorelle
maggiori
uscendo. Gli uomini, di solito, sono fermi: seduti su una panchina, su
un
muretto, sulla loro moto o macchina; alcuni sono in piedi fumando,
altri sono
in compagnia di amici.
Gli
unici a muoversi incessantemente sono gli adolescenti, alla
continua ricerca di novità e certezze.
Appostati
davanti alla finestra, osservando un mondo che non è il
loro, siedono tre uomini che desidererebbero tanto sentirsi adolescenti
e
invece sentono i loro anni schiacciargli le spalle e talvolta riescono
a stento
a respirare.
Tuttavia
vanno avanti costruendo un po’ alla volta, da soli, le
certezze di cui necessitano ma che il mondo non ha mai offerto loro.
“Allora
hai deciso, Jerry? Sei proprio sicuro? Bada bene che
Sirius non è la persona più semplice del
mondo”.
Sirius
guardò di traverso l’amico.
“Lo
so bene” rispose Jerry.
“Ehi!”
lo riprese scherzando Sirius.
“Però
sono disposto a rischiare” continuò Jerry
“E poi Sirius
verrà a stare da me per poche settiamane”.
“Prima
devo riuscire a vendere Grimmauld Place, e poi acquistare
una nuova casa e traslocare”.
“Sei
sicuro di voler vendere? Qua c’è tutto il tuo
passato” chiese
per la centesima Jerry.
“Sì,
qua ho troppi ricordi che voglio dimenticare. E poi ciò che
è
importante è dentro il mio cuore non in una casa”.
“A
me è sempre mancato il conforto di una casa”
affermò Remus
“Però credo che tu faccia bene a vendere, ti devi
liberare di tutto ciò che ti
fa sentire incapace di andare avanti, e questa casa ti ha sempre legato
troppo
ai tuoi errori e alle tue infelicità”.
“Sì,
voglio venderla. Poi mi comprerò una casa molto
più piccola,
dove non devo passare il tempo a contare le stanze vuote”.
“Cosa
hai deciso di fare con Harry?” chiese Remus “Vuoi
tentare di
riprendertelo?”.
“No,
mi terrò informato su di lui, perché gli voglio
bene. Quando
sarà più grande magari mi rifarò vivo,
se lui vorrà. Per ora voglio
che cresca felice e sereno. Per quanto
sia possibile farlo con Mocciosus”.
“Sirius,
non dovresti disprezzarlo. Sai come funziona il corso
…”
lo imbeccò Jerry.
“Sì,
certo. Non scaricare sugli altri i nostri limiti e le nostre
frustrazioni ma affrontarle un passo alla volta”.
Remus,
pensando a Sirius immerso in quella nuova filosofia di vita,
rise, con quella sua
risata leggera di
quando era ragazzino, che
gli era
rimasta addosso durante tutta la vita, nonostante tutta la sua vita.
Sirius lo osservò e rise dolcemente
anche lui, di rimando anche Jerry abbozzò un sorriso
delicato e poi tutti e tre
continuarono a guardare verso la piazza di Grimmauld Place dove
c’era ancora
qualche piccione, per niente scoraggiato dall’arrivo del
buio, che beccava con
calma le ultime briciole di pane secco.
“Harry,
è ora di andare a letto. Non vuoi andare nella tua stanza,
probabilmente i tuoi compagni ti stanno aspettando” disse
Severus .
“Non
ti offendi se ti lascio solo?” chiese il bambino che come
tutti i bambini credeva di essere il centro del mondo.
“Diciamo
che per questa sera cercherò di sopravvivere al
dispiacere” lo canzonò il padre.
Harry
gli si avvicinò e lo abbracciò.
“A
cosa devo questo abbraccio?” domandò Severus.
“E
perché ti voglio bene” iniziò Harry.
“Sai pensavo proprio che sarei
diventato cattivo, più cattivo di Voldemort”.
Severus
prese il viso di Harry tra le sue mani e chiese il perché di
questo suo presentimento.
“Perché
quando sono stato smistato tra i Serpeverde il Cappello
Parlante ha detto –Serpeverde! Eccezionale Serpeverde- e io
ho creduto che
essendo stato Voldemort un Serpeverde ciò significasse che
anch’io sarei stato
cattivo”.
“No,
non è così. Io credo che il Cappello Parlante ti
abbia detto
la verità. Tu sei un eccezionale Serpeverde
perché pur avendo la voglia e le
capacità per primeggiare su tutti, hai scelto di primeggiare
assieme agli
altri, di non usare le tue doti per schiacciare gli altri ma anzi hai
scelto di
comprenderle e imparare a gestirle proprio per non far loro del male.
Hai
deciso di dividere il gradino più alto del podio con i tuoi
amici, per questo
sei Eccesionale”.
“Ma
tu non hai mai creduto che io volessi fare del male agli
altri?”.
“Non
lo ho mai creduto, però intuivo che tu avevi dei dubbi.
Adesso però basta, vai dai tuoi amici e passa una bella
serata”.
“Grazie
papà. Buonanotte!”.
Harry
andò via e Severus prima di coricarsi prese pergamena e
calamaio e scrisse.
“Caro
Lucius,
proprio
questo pomeriggio sono tornato ad Hogwarts assieme ad
Harry. So bene di non aver mantenuto la promessa di scriverti ma, tutto
ciò che
ho fatto, è stato nell’esclusivo interesse di
Harry.
Tra me e lui esiste una
particolare unione che va al di là del rapporto padre e
figlio, qualcosa che
dovevamo imparare a gestire assieme.
Ti ricordi la filastrocca
sulle ampolle che inventammo ad Hogwarts dopo che tu, già
ubriaco, mi
convincesti a bere quella Burrobirra? Ecco,
senza che io gliela abbia insegnata, lui
la conosce. Questo naturalmente è solo un esempio,
però come tu stesso saprai
nella mia mente ci sono anche cose che un bambino non dovrebbe mai
conoscere.
Da
qui l’esigenza di trascorrere un periodo assieme per
schiarirci
le idee.
Spero
che tu non te la sia presa.
Con
amicizia, Severus”.
La
lettera fu inviata subito e l’indomani mattina era
già arrivata
la risposta.
Severus
la lesse e ghignò. Già si immaginava Lucius che
con
curiosità e un pizzico di trepidazione leggeva la lettera
che aveva aspettato
per due mesi, e che poi orgogliosamente rispondeva:
“Caro
Severus,
chi
non muore si risente. Non condivido la tua scelta di
raccontarmi tutto a cose fatte, ma sono felice che almeno tu abbia
avuto la
possibilità di agire nell’esclusivo interesse di
tuo figlio riuscendo a
rimanere onesto nelle azioni. Siamo amici e ciò non
significa che devo essere
presente in ogni momento della tua vita, ma
significa che sarò presente in qualsiasi
momento tu vorrai.
Spero
di vederti presto, Lucius.
P.S. Adesso che Harry conosce la
filastrocca, mi sento libero di insegnarla anche a Draco.”.
Riprendere
le lezioni con il professor Piton fu abbastanza
traumatico per i ragazzi del primo anno che con Silente erano rimasti,
parole
di Piton in persona, “preoccupantemente
indietro nel programma”. Il danno era fatto ma
ad ogni danno c’è un
rimedio e questo consisteva nello studiare di più, stare
maggiormente attenti,
e restare concentrati.
Harry
venne a conoscenza di tutto ciò che i suoi amici avevano
fatto per contattarlo: il raid in camera dei gemelli Weasley, la
pozione
esplosiva, l’incursione nell’ufficio di Silente, i
gufi che tornavano indietro,
e infine la smaterializzazione.
Si sentiva la settimo cielo, non gli
era mai capitato di sentirsi così amato se non da Severus e
da Remus: era una
bella sensazione che sperava non dovesse mai finire.
Quella
sera nella sala comune dei Serpeverde, Severus esordì
così
davanti al primo anno: “Ragazze e ragazzi, devo dire che mi
siete mancati molto”.
La sala scoppiò in un grande applauso, indirizzato non solo
al professore ma
anche ad Harry che applaudiva in direzione del padre.
“Non
solo perché non ho potuto seguirvi nei vostri studi ma
perché
non abbiamo avuto la possibilità di continuare i nostri
incontri”.
I
piccoli Serpeverdi acconsentirono con la testa.
“Perciò
per rafforzare il nostro feeling ho pensato di presentarvi
un nuovo questionario. Le domande sono quattro: Come avete trascorso
questi due
mesi? Quando avete iniziato a pensare che era il caso di cercare Harry?
Come
DIAVOLO è riuscito il signor Gregory Goyle a
smaterializzarsi?”.
Sarah
prese coraggio e domandò: “Quante righe abbiamo a
disposizione per ogni risposta?”.
Severus
sorrise apertamente e disse: “Righe? No, no! Da oggi
niente più risposte scritte, voglio sentirlo dalle vostre
voci”.
Goyle,
Draco, Paul, Joel, Rosy, Isabelle e tutti gli altri si
guardarono mormorando. Nessuno sapeva da dove iniziare e allora fu
Dorian a
prendere la parola: “Io mi sono preso cura dei gufi che
tornavano con le
lettere intercettate …”.
“Aspetta
prima siamo entrati nell’ufficio del preside” lo
interruppe Mark.
I
ragazzi parlavano tutti assieme mentre Severus si divertiva nel
vedere il loro entusiasmo. In disparte, Draco parlava con Harry.
“Sarei
andato io nella camera dei gemelli Weasley ma non ero un
Grifondoro. Sarei anche andato nell’ufficio di Silente e mi
sarei anche
smaterializzato se ci fossi riuscito, però
…”.
Harry
interruppe il suo amico e gli disse: “Non sempre riusciamo a
fare ciò che vogliamo però sicuramente anche tu
hai fatto la tua parte e per me
sei il mio migliore amico anche così”.
Draco
passò il suo braccio sulle spalle di Harry in segno di
amicizia e con lui si diresse verso il resto del gruppo dove i loro
compagni
stavano raccontando, ad un incredulo Severus, le
avventure vissute.
Qualcuno però non sembrava tanto
interessato
alla storia: era Jiulius che,
se avesse
potuto, avrebbe giurato di aver visto due piccole creature simili a dei
folletti nascondersi sotto la grande poltrona in cui di solito
riposavano i
giocatori di Quidditch al loro rientro dalle partite.
ECCO
QUI,
ANCHE
QUESTA VOLTA SIAMO ARRIVATI ALLA FINE, PERCHE’
COM’E’ NOTO
(E ME NE VANTO) IO NON LASCIO MAI STORIE INCOMPLETE.
CREDO
CHE TUTTO SIA TORNATO AL SUO POSTO.
Vi
ringrazio per le attenzioni che avete riservato alla mia ff,
ringrazio
tutti:
CHI
HA LETTO LA STORIA
CHI
L’HA INSERITA TRA LE PREFERITE
CHI
L’HA INSERITA TRA LE SEGUITE
CHI
HA RECENSITO ALMENO UNA VOLTA
SONIA1977
CHE HA RECENSITO QUANDO PER ME ERA DIVENTATO DIFFICILE ESSERE COSTANTE,
SPRONANDOMI AD ANDARE AVANTI: GRAZIE.
Questa
storia era dedicata a Elfosnape che spero abbia apprezzato.
Una
storia finisce e altre ne cominceranno, prima però
porterò a
termine due piccole raccolte che avevo iniziato.
RINGRAZIO
ANCORA TUTTI PER L’ENORME COMPAGNIA CHE MI AVETE FATTO.
BACI,
ALLA
PROSSIMA,
ALIDA