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Autore: alida    10/06/2010    4 recensioni
Chi insegna cosa è giusto e cosa è sbagliato? Chi sa cosa è giusto e cosa è sbagliato? Chi non ha risposte può guidare e comandare? E qual è il destino di chi obbedisce? I personaggi sono di J.K.Rowling, la ff non ha scopo di lucro. DEDICATA A ELFOSNAPE!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 35

Silente aveva atteso per settimane una nuova lettera di Severus che potesse spiegargli meglio il perché della frettolosa partenza, ma di sicuro non aveva preso in considerazione l’ipotesi di avere le risposte di persona; così quando si trovò davanti Severus ed Harry nel suo ufficio non riuscì a nascondere un pizzico di stupore.

“Che visita … inaspettata. Certamente piacevole miei cari” affermò il preside rivolgendosi ai due maghi “ma davvero inaspettata”. Poi rivolgendosi direttamente a Severus continuò: “Ho atteso una tua lettera ma presumo sia stato troppo impegnato per poter scrivere anche due righe ad un vecchio come me”.

Severus si sentì in colpa come solo Silente poteva farlo sentire. Il vecchio preside aveva tutte le ragioni del mondo, lui aveva promesso che gli avrebbe scritto, come del resto a Lucius, e invece lo aveva lasciato ormai due mesi senza alcuna notizia, nonostante ci fossero stati dei momenti nei quali davvero non aveva avuto niente da fare se non rintracciare uno scapestrato Jiulius perso nella piccolissima casa.

“Hai ragione, Albus, avrei potuto scrivere ma io e Harry avevamo bisogno di assoluto isolamento per conoscerci meglio e imparare a gestire la nostra affinità mentale”.

“Temo di non capire” affermò il preside guardandolo attraverso gli occhiali a mezzaluna.

“Io e mio padre abbiamo un legame particolare” spiegò Harry.

“Bene, quando vorrete parlarmene io sarò qui”.

-Benedetto Albus- pensò Severus –Mi stai dando una via di fuga?-.

“Del resto è bello che tra voi due ci sia un legame particolare, non conosco nessuno più speciale di voi”.

“Grazie, Albus, ma credo che questa volta sia meglio non rinviare le spiegazioni”.

Harry guardò il padre e cercò di dargli sostegno con lo sguardo, Severus sorrise e apprezzò il gesto. Poi si voltò verso il preside e raccontò di come Lily li avesse legate per sempre, di come Harry conoscesse incantesimi di magia oscura ma non la loro effettiva  pericolosità, del suo tentativo di insegnargli questi incantesimi in modo non aggressivo; di Cindy, per la quale non c’era più niente da far; di Lasny e Snyla per i quali sperava si potesse trovare un posto ad Hogwarts.

Quando Severus ebbe finito di parlare, Harry volle aggiungere qualcos’altro.

“Signor Preside, permette che dica anch’io una cosa?”.

“Certo, Harry, parla pure, ti ascolto con grande interesse”.

“Quando io sono arrivato ad Hogwarts non credevo di trovare tanti amici come invece è accaduto. Mi dispiacerebbe se loro pagassero un prezzo troppo alto per l’amicizia che mi hanno dimostrato”.

“Perché dovrebbe succedere?” domandò il preside.

“Pensavo che ci fossero delle conseguenze per il comportamento di Hermione e Gregory”.

Severus trasalì, aveva promesso al giovane Serpeverde che i suoi genitori non sarebbero stati informati ma se Silente avesse saputo ciò che era accaduto probabilmente si sarebbe sentito in dovere di avvisare i parenti dei ragazzi coinvolti.

“Professor Piton, ha dimenticato di dirmi qualcosa?” domandò Silente che non capiva a cosa si stesse riferendo Harry.

“Diciamo che il signor Goyle e la signorina Granger si sono smaterializzati da Hogsmeade al luogo in cui io ed Harry soggiornavamo”.

“Notevole, ma non particolarmente interessante” mentì Silente “Del resto il mio compito è quello di assicurarmi che gli studenti di Hogwarts siano sempre sotto il controllo di un insegnante e i ragazzi in questione sono semplicemente passati dall’essere sotto il controllo dei loro professori ad Hodsmeade a te Severus, che come tutti sappiamo sei a tutti gli effetti un docente di Hogwarts da molti anni”.

“Giusto!” esclamò Harry con tutta la sua ingenuità.

“Apprezzo il suo consenso” ribatté Silente “Adesso se non vi spiace avrei un impegno. E … Severus, se i piccoli Lasny e Snyla vorranno venire, informali che ad Hogwarts troveranno chi li accoglierà”.

Severus ringraziò per la disponibilità e dopo aver lasciato l’ufficio di Silente si diresse con il figlio alla guferia dalla quale inviò una lettera ai Folletti Flowers, che diceva pressappoco così: “Cari Lasny eSnyla, spero che questa mia lettera  vi arrivi al più presto. Ho trovato un posto adatto a voi, dove la magia regna sovrana e riempie di gioia e speranza ogni essere vivente. Qui troverete maghi, streghe, elfi, unicorni, centauri, draghi, ogni sorta di animali fantastici, piante magiche, quadri che parlano, scale che si muovono, troverete persone che vi sapranno amare. Questo luogo è Hogwarts: la più grande scuola di magia e stregoneria di tutta la Gran Bretagna. Io, Harry e Jiulius, speriamo di incontravi al più presto. Severus Piton”.

La sera non viene mai tutt’ad un tratto, prima il sole diventa serio e comincia a coprirsi di un velo grigio, poi i suoi raggi si ritirano e i piccioni, che immancabilmente girovagano nelle piazze, lasciano i lampioni per tornare nei loro rifugi.

Le strade si svuotano e i tacchi delle scarpe sull’asfalto avvisano i bambini che le loro mamme stanno rientrando, e le sorelle maggiori uscendo. Gli uomini, di solito, sono fermi: seduti su una panchina, su un muretto, sulla loro moto o macchina; alcuni sono in piedi fumando, altri sono in compagnia di amici.

Gli unici a muoversi incessantemente sono gli adolescenti, alla continua ricerca di novità e certezze.

Appostati davanti alla finestra, osservando un mondo che non è il loro, siedono tre uomini che desidererebbero tanto sentirsi adolescenti e invece sentono i loro anni schiacciargli le spalle e talvolta riescono a stento a respirare.

Tuttavia vanno avanti costruendo un po’ alla volta, da soli, le certezze di cui necessitano ma che il mondo non ha mai offerto loro.

“Allora hai deciso, Jerry? Sei proprio sicuro? Bada bene che Sirius non è la persona più semplice del mondo”.

Sirius guardò di traverso l’amico.

“Lo so bene” rispose Jerry.

“Ehi!” lo riprese scherzando Sirius.

“Però sono disposto a rischiare” continuò Jerry “E poi Sirius verrà a stare da me per poche settiamane”.

“Prima devo riuscire a vendere Grimmauld Place, e poi acquistare una nuova casa e traslocare”.

“Sei sicuro di voler vendere? Qua c’è tutto il tuo passato” chiese per la centesima Jerry.

“Sì, qua ho troppi ricordi che voglio dimenticare. E poi ciò che è importante è dentro il mio cuore non in una casa”.

“A me è sempre mancato il conforto di una casa” affermò Remus “Però credo che tu faccia bene a vendere, ti devi liberare di tutto ciò che ti fa sentire incapace di andare avanti, e questa casa ti ha sempre legato troppo ai tuoi errori e alle tue infelicità”.

“Sì, voglio venderla. Poi mi comprerò una casa molto più piccola, dove non devo passare il tempo a contare le stanze vuote”.

“Cosa hai deciso di fare con Harry?” chiese Remus “Vuoi tentare di riprendertelo?”.

“No, mi terrò informato su di lui, perché gli voglio bene. Quando sarà più grande magari mi rifarò vivo, se lui vorrà. Per ora  voglio che cresca felice e sereno. Per quanto sia possibile farlo con Mocciosus”.

“Sirius, non dovresti disprezzarlo. Sai come funziona il corso …” lo imbeccò Jerry.

“Sì, certo. Non scaricare sugli altri i nostri limiti e le nostre frustrazioni ma affrontarle un passo alla volta”.

Remus, pensando a Sirius immerso in quella nuova filosofia di vita,  rise, con quella sua risata leggera di quando era ragazzino,  che gli era rimasta addosso durante tutta la vita, nonostante tutta la sua vita.

Sirius lo osservò e rise dolcemente anche lui, di rimando anche Jerry abbozzò un sorriso delicato e poi tutti e tre continuarono a guardare verso la piazza di Grimmauld Place dove c’era ancora qualche piccione, per niente scoraggiato dall’arrivo del buio, che beccava con calma le ultime briciole di pane secco.

“Harry, è ora di andare a letto. Non vuoi andare nella tua stanza, probabilmente i tuoi compagni ti stanno aspettando” disse Severus .

“Non ti offendi se ti lascio solo?” chiese il bambino che come tutti i bambini credeva di essere il centro del mondo.

“Diciamo che per questa sera cercherò di sopravvivere al dispiacere” lo canzonò il padre.

Harry gli si avvicinò e lo abbracciò.

“A cosa devo questo abbraccio?” domandò Severus.

“E perché ti voglio bene” iniziò Harry. “Sai pensavo proprio che sarei diventato cattivo, più cattivo di Voldemort”.

Severus prese il viso di Harry tra le sue mani e chiese il perché di questo suo presentimento.

“Perché quando sono stato smistato tra i Serpeverde il Cappello Parlante ha detto –Serpeverde! Eccezionale Serpeverde- e io ho creduto che essendo stato Voldemort un Serpeverde ciò significasse che anch’io sarei stato cattivo”.

“No, non è così. Io credo che il Cappello Parlante ti abbia detto la verità. Tu sei un eccezionale Serpeverde perché pur avendo la voglia e le capacità per primeggiare su tutti, hai scelto di primeggiare assieme agli altri, di non usare le tue doti per schiacciare gli altri ma anzi hai scelto di comprenderle e imparare a gestirle proprio per non far loro del male. Hai deciso di dividere il gradino più alto del podio con i tuoi amici, per questo sei Eccesionale”.

“Ma tu non hai mai creduto che io volessi fare del male agli altri?”.

“Non lo ho mai creduto, però intuivo che tu avevi dei dubbi. Adesso però basta, vai dai tuoi amici e passa una bella serata”.

“Grazie papà. Buonanotte!”.

Harry andò via e Severus prima di coricarsi prese pergamena e calamaio e scrisse.

“Caro Lucius,

proprio questo pomeriggio sono tornato ad Hogwarts assieme ad Harry. So bene di non aver mantenuto la promessa di scriverti ma, tutto ciò che ho fatto, è stato nell’esclusivo interesse di Harry.

 Tra me e lui esiste una particolare unione che va al di là del rapporto padre e figlio, qualcosa che dovevamo imparare a gestire assieme.

  In pratica tra noi c’è un filo che permette ad Harry di possedere informazioni solo per il fatto che queste sono nella mia mente.

 Ti ricordi la filastrocca sulle ampolle che inventammo ad Hogwarts dopo che tu, già ubriaco,  mi convincesti a bere quella Burrobirra?  Ecco, senza che io gliela abbia insegnata, lui la conosce. Questo naturalmente è solo un esempio, però come tu stesso saprai nella mia mente ci sono anche cose che un bambino non dovrebbe mai conoscere.

Da qui l’esigenza di trascorrere un periodo assieme per schiarirci le idee.

Spero che tu non te la sia presa.

Con amicizia, Severus”.

La lettera fu inviata subito e l’indomani mattina era già arrivata la risposta.

Severus la lesse e ghignò. Già si immaginava Lucius che con curiosità e un pizzico di trepidazione leggeva la lettera che aveva aspettato per due mesi, e che poi orgogliosamente rispondeva:

“Caro Severus,

chi non muore si risente. Non condivido la tua scelta di raccontarmi tutto a cose fatte, ma sono felice che almeno tu abbia avuto la possibilità di agire nell’esclusivo interesse di tuo figlio riuscendo a rimanere onesto nelle azioni. Siamo amici e ciò non significa che devo essere presente in ogni momento della tua vita, ma  significa che sarò presente in qualsiasi momento tu vorrai.

Spero di vederti presto, Lucius.

P.S. Adesso che Harry conosce la filastrocca, mi sento libero di insegnarla anche a Draco.”.

Riprendere le lezioni con il professor Piton fu abbastanza traumatico per i ragazzi del primo anno che con Silente erano rimasti, parole di Piton in persona, “preoccupantemente  indietro nel programma”. Il danno era fatto ma ad ogni danno c’è un rimedio e questo consisteva nello studiare di più, stare maggiormente attenti, e restare concentrati.

Harry venne a conoscenza di tutto ciò che i suoi amici avevano fatto per contattarlo: il raid in camera dei gemelli Weasley, la pozione esplosiva, l’incursione nell’ufficio di Silente, i gufi che tornavano indietro, e infine la smaterializzazione.

Si sentiva la settimo cielo, non gli era mai capitato di sentirsi così amato se non da Severus e da Remus: era una bella sensazione che sperava non dovesse mai finire.

Quella sera nella sala comune dei Serpeverde, Severus esordì così davanti al primo anno: “Ragazze e ragazzi, devo dire che mi siete mancati molto”. La sala scoppiò in un grande applauso, indirizzato non solo al professore ma anche ad Harry che applaudiva in direzione del padre.

“Non solo perché non ho potuto seguirvi nei vostri studi ma perché non abbiamo avuto la possibilità di continuare i nostri incontri”.

I piccoli Serpeverdi acconsentirono con la testa.

“Perciò per rafforzare il nostro feeling ho pensato di presentarvi un nuovo questionario. Le domande sono quattro: Come avete trascorso questi due mesi? Quando avete iniziato a pensare che era il caso di cercare Harry? Come DIAVOLO è riuscito il signor Gregory Goyle a smaterializzarsi?”.

Sarah prese coraggio e domandò: “Quante righe abbiamo a disposizione per ogni risposta?”.

Severus sorrise apertamente e disse: “Righe? No, no! Da oggi niente più risposte scritte, voglio sentirlo dalle vostre voci”.

Goyle, Draco, Paul, Joel, Rosy, Isabelle e tutti gli altri si guardarono mormorando. Nessuno sapeva da dove iniziare e allora fu Dorian a prendere la parola: “Io mi sono preso cura dei gufi che tornavano con le lettere intercettate …”.

“Aspetta prima siamo entrati nell’ufficio del preside” lo interruppe Mark.

I ragazzi parlavano tutti assieme mentre Severus si divertiva nel vedere il loro entusiasmo. In disparte, Draco parlava con Harry.

“Sarei andato io nella camera dei gemelli Weasley ma non ero un Grifondoro. Sarei anche andato nell’ufficio di Silente e mi sarei anche smaterializzato se ci fossi riuscito, però …”.

Harry interruppe il suo amico e gli disse: “Non sempre riusciamo a fare ciò che vogliamo però sicuramente anche tu hai fatto la tua parte e per me sei il mio migliore amico anche così”.

Draco passò il suo braccio sulle spalle di Harry in segno di amicizia e con lui si diresse verso il resto del gruppo dove i loro compagni stavano raccontando, ad un incredulo Severus,  le avventure vissute.

Qualcuno però non sembrava tanto interessato alla storia: era Jiulius  che, se avesse potuto, avrebbe giurato di aver visto due piccole creature simili a dei folletti nascondersi sotto la grande poltrona in cui di solito riposavano i giocatori di Quidditch al loro rientro dalle partite.

ECCO QUI,

ANCHE QUESTA VOLTA SIAMO ARRIVATI ALLA FINE, PERCHE’ COM’E’ NOTO (E ME NE VANTO) IO NON LASCIO MAI STORIE INCOMPLETE.

CREDO CHE TUTTO SIA TORNATO AL SUO POSTO.

Vi ringrazio per le attenzioni che avete riservato alla mia ff,

ringrazio tutti:

CHI HA LETTO LA STORIA

CHI L’HA INSERITA TRA LE PREFERITE

CHI L’HA INSERITA TRA LE SEGUITE

CHI HA RECENSITO ALMENO UNA VOLTA

SONIA1977 CHE HA RECENSITO QUANDO PER ME ERA DIVENTATO DIFFICILE ESSERE COSTANTE, SPRONANDOMI AD ANDARE AVANTI: GRAZIE.

Questa storia era dedicata a Elfosnape che spero abbia apprezzato.

Una storia finisce e altre ne cominceranno, prima però porterò a termine due piccole raccolte che avevo iniziato.

RINGRAZIO ANCORA TUTTI PER L’ENORME COMPAGNIA CHE MI AVETE FATTO.

BACI,

ALLA PROSSIMA,

ALIDA

  
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