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Autore: Gackt_Agito    25/06/2010    1 recensioni
« Questa che sto per raccontarti è una storia vera, nipotina mia. Ascoltami. » sussurrò il vecchio « Desidero che qualcuno la conosca, prima che io abbandoni questo mondo. E se ti piace, vorrei che un giorno tu la raccontassi ai tuoi figli, e loro ai propri figli e così via per generazioni. Perché finché ci sarà qualcuno a ricordarsi di Samuel e Zackarhia, allora non morirò. E neanche lui morirà. I nostri ricordi vivranno insieme per sempre… »
« Parli di te e di quel ragazzo che amavi in gioventù, nonno? »
« Sì, tesoro. Non ti ho mai raccontato la storia… Ma adesso voglio farlo. Ora ascoltami. »
« Racconta: io ti ascolto. » Poi si voltò verso Josh. « Tu sei troppo piccolo. Vai via, su. »
« Uffa! » Piagnucolò il bambino. Ma, da bravo, prese le sue cose e se n’andò ugualmente. Madeline volse il viso di nuovo verso il nonno, sorridendo. Con un gesto delle mani, lento, lo invitava a parlare. Il vecchio sorrise appena.
« Questa storia inizia come le favole, tesoro mio… » e respirò lentamente, come se gli facesse male.
La bimba annuì, silenziosa.
« Inizia con un C’erano una volta… un ragazzino, un bambino ed un husky. »
E le raccontò la storia della propria vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P refazione______
Tre aggiornamenti in un giorno solo! Mi dispiace per questa settimana d'inattività totale, purtroppo mi avevano bannato l'account per la settimana per falsa dichiarazione della maggiore età: comunque sia, si è sistemato tutto adesso, e quindi eccomi qua. Spero vivamente che questi tre aggiornamenti siano di vostro gradimento. Inoltre volevo dire che non spedirò più il racconto al Gruppo Albatros, ma ad una casa editrice un po' differente che forse apprezzerà questa Teen Story. Io personalmente lo spero tantissimo, quindi me la prenderò comoda ancora per un po' e alla fine invierò il tutto alla Fanucci. Ho chiesto altri pareri in giro e mi è stato detto che ci starebbe bene sotto formato cartaceo, quindi non vedo perché non azzardare! Inoltre ho tutte le informazioni che mi interessano per la spedizione. Ringrazio ancora una volta DominoWhite e RiflessoCondizionato per i commenti, ogni volta mi fanno nascere un gran sorriso sul viso. Mi fanno davvero tanto piacere... Spero dunque che continuerete a seguirmi anche nelle prossime serie dello stesso Fandom di questa. =) Un grazie ed un bacio anche a tutte le altre persone che seguono I ricordi persistenti di un ragazzo e chi l'ha messa fra i preferiti. Arigatou gozaimasu!



C apitolo D odicesimo
~samuel



Baciò le sue labbra con dolcezza.
Stinse la sua pelle con gentilezza, mentre lo abbracciava e lo teneva stretto a sé. Non lo lasciava andare, non voleva e non poteva. L’avevano appena fatto, e Samuel era come se non ci fosse nemmeno. Dormiva beatamente contro il suo petto e Zackarhia poteva quasi contargli le ciglia da quanto erano vicini. Gli accarezzava dolce la schiena, con carezze leggere. Sorrideva beatamente ed ogni tanto sporgeva la testa fino a baciargli la fronte. Lo strinse un po’ più forte fra le sue braccia. Sentiva i brividi lungo il corpo, perché così tanto lo aveva amato, e così tanto aveva bramato di poterlo stringere così, che gli pareva davvero irreale.
Posò la mano libera in mezzo ai suoi capelli, prese ad accarezzarli.
Samuel profumava di buono: Zackarhia non seppe dire se di fragola o di pesca. Forse rose. A riconoscere le essenze non era mai stato particolarmente bravo, ma poteva assicurare che fosse un buon odore. Un buonissimo odore.
Gli baciò i capelli, poi si mosse e lo guardò per bene in viso. Era così dolce mentre dormiva, che avrebbe voluto stare lì ad osservarlo per tutta la vita. Avvicinò nuovamente le labbra alle sue, ma solo per sentire il suo respiro lieve sulla propria pelle, e rabbrividì. Sorrise, non aveva voglia di dormire, né era stanco. O meglio, sì che era stanco, ma rifugiava l’idea di chiudere gli occhi lontano dalla mente. E come avrebbe potuto addormentarsi, con un simile spettacolo davanti agli occhi? Preferiva rimanere là e tenerselo stretto, guardarlo.
Quelle labbra da bambino, quelle ciglia lunghe… era bellissimo.
Probabilmente non lo aveva mai guardato con gli occhi di un amico, perciò gli era sempre sembrato così bello. Di lui gli piacevano soprattutto le lentiggini: erano così lievi e graziose sul suo viso… per non parlare dei capelli. Rossi, un po’ più lunghi di come di solito li portano i maschi, così lisci e morbidi: sì, quelli profumavano di fragola.
I suoi occhi invece non gli erano mai piaciuti particolarmente, al contrario di quel che si sarebbe potuto pensare in altri casi. Gli occhi… quelli di Samuel erano belli, sì, di quel verde smeraldo spettacolare, ma rivelavano troppo le sue emozioni: per questo non gli piacevano. Da quelli capiva se mentiva, se diceva il vero, se la persona di cui stava parlando gli piacesse o no. Queste sono cose che alla fin dei conti si intuiscono più dalla voce che dal resto, ma con Samuel era sempre diverso. Lui parlava di tutto e tutti allo stesso modo, con lo stesso tono e usando le stesse parole la maggior parte delle volte.
Zackarhia l’aveva capito bene: quando Samuel ripeteva più volte il concetto e guardava in basso a destra, lontano dai propri occhi, stava mentendo e pensava l’esatto contrario di quel che diceva, se invece fissava negli occhi e sorrideva, mentiva ma a fin di bene, se rideva chiudendo gli occhi era una cosa forzata, se gesticolava spropositatamente stava iniziando ad innervosirsi, se invece guardava con espressione vuota un qualche punto e rispondeva a monosillabi, o era arrabbiato o stava pensando. Quando era assente, i suoi occhi diventavano vuoti.
Ma quando era felice, quello era l’unico tipo di sguardo che a Zackarhia piaceva spropositatamente: allora i suoi occhi quasi luccicavano, li apriva abbastanza da far vedere perfettamente le pupille e il loro bellissimo colore, e sorrideva così apertamente da sembrare un bambino. La maggior parte delle volte batteva anche le mani così, infantilmente, e a volte arrossiva pure un po’. Era la cosa più bella che Zackarhia avesse mai visto, ed ogni volta che si esibiva in quell’espressione era come se fosse la prima, poiché il modo in cui lo riempiva di gioia era sempre nuovo e sempre, sempre più bello, più presente, più forte.
Avrebbe potuto vivere di quel solo sguardo per tutta la vita, e forse per questo in quel momento aveva deciso che non se lo sarebbe dimenticato mai. E il viso di Samuel durante il sonno… no, non avrebbe dimenticato mai nemmeno quello. Per sua fortuna, avrebbe potuto vederlo tutte le notti a seguire, e ogni mattina al risveglio sarebbe stata la prima cosa che avrebbe visto.
Gli veniva da piangere per quanto era maledettamente felice.
Perché a dire il vero, Zackarhia felice lo era sempre stato. Si accontentava di stare lì, al suo fianco, per sostenerlo e accompagnarlo nel suo andare. Gli bastava poterlo abbracciare e confortare, gli bastavano due parole nel suo orecchio per essere felice, perché alla fine lui aveva Samuel. Sì, era il suo migliore amico, ma era lo stesso suo. Tutto suo, soltanto suo. Perché lui aveva privilegi che altri neanche lontanamente potevano sognarsi, no, era tutto suo. Nient’altro. Per Samuel c’era Zackarhia, e per Zackarhia c’era Samuel.
Lui si accontentava di questo, come poche persone nel mondo.
Era felice di averlo nella classe accanto a scuola, di poter andare e tornare con lui, di uscire a fare shopping insieme benché a nessuno dei due piacesse, di poter allungare una mano e con un dito pulirlo dalla salsa sul labbro quando si sporcava al Mac Donald’s con il ketchup, di potergli dire quando più gli aggradava che gli voleva bene. Zackarhia poteva stringergli la mano davanti a tutti e portarsi Samuel in giro ridendo, poteva intrecciare le dita con le sue, poteva dormire con lui.
Zackarhia poteva baciarlo a stampo quando voleva, perché fra loro le dimostrazioni d’affetto erano anche fatte così. Poteva sorridergli e dargli il calore che voleva, perché era il suo migliore amico. Lui era quello che per tutta la vita lo aveva sostenuto, l’aveva amato, l’aveva viziato, l’aveva consolato.
E anche quando Samuel stava male per qualcuno, lui era lì, a confortarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene. E quando Samuel si fidanzava non cambiava niente, perché il loro rapporto era quello e basta. Era legge per chiunque li conoscesse e nessuno poteva mettere il dito fra loro due.
Però, anche se Samuel poteva fidanzarsi e fare tutto quel che voleva, Zackarhia non poteva. Ma non perché il più piccolo non volesse, bensì perché sarebbe stato come tradire se stesso e i propri sentimenti, sarebbe stato come tradire Samuel ed era l’ultima cosa al mondo che voleva.
Perciò quando Samuel gli chiedeva se c’era qualcuno nel suo cuore, Zack si limitava a guardarlo fisso, sorridere appena e rigirargli la domanda, così come fanno gli amici quando si vogliono punzecchiare un po’.
Stranamente, Zackarhia si diceva, la mia vita è perfetta così com’è.
Zackarhia si accontentava.
Zackarhia era felice e nulla più di questo.






   
 
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