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Autore: Night Sins    28/09/2010    4 recensioni
Raccolta di oneshot sui sette vizi capitali (come l'originalissimo titolo non avrebbe mai fatto sospettare, eh?). Sono 'preda' di questi vizi Peter o Neal (Peter E Neal per uno solo), ma non tutte le storie sono slash (e alcune potrebbero essere considerate Peter/Neal/El).
1.Lussuria - 2.Superbia - 3.Ira - 4.Invidia - 5.Avarizia - 6.Gola - 7.Accidia
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Seven Sins. (Accidia)
Fandom: White Collar
Personaggi:  Peter Burke, Neal Caffrey
Pairing: Peter/Neal
Rating: PG13
Genere: fluff, sentimentale
Avvertimenti: future!fic, oneshot, slash, relazione stabile
Timeline Neal ha scontato i suoi quattro anni -bye bye anklet~
Spoiler  nessuno, anche se viene nominato un personaggio che appare nella seconda serie.
Conteggio Parole: 3171 (FDP)
Prompt: accidia scritta per il contest sui sette vizi capitali indetto da AkaneMikael sul forum di EFP.
Betareader: nessie_sun ♥ ♥ & ioio10 (per l'IC, è una mano santa ♥)
Dedica: alla nipota flannery_flame che oggi compie gli anni. Purtroppo non ho niente di personalizzato... ç^ç TANTISSIMI AUGURI, TESORO!!!
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale. 
Note: Fluff, tanto fluff, forse troppo. XD Ma ne avevo bisogno. ♥ Mi si potrebbe additare di sfiorare e non solo l'OOC, ma vi rimando agli avvertimenti e vi riporto le parole di Tim Dekay (sì, oramai è il mio spacciatore ufficiale di plot xD): “se arrivassero a fidarsi al 100% l’uno dell’altro, finirebbero a letto” e questa shot è solo un seguito a ciò. Penso quindi di essere rimasta IC, se si esclude appunto questa 'evoluzione' e questo cambiamento nel loro rapporto.


Se c’era una cosa che Neal rimproverava a Peter era il suo essere un impenitente stacanovista. Lo era sempre stato, il lavoro prima di tutto, e lui lo sapeva bene -era anche per questo che Elizabeth era stata gelosa di lui; nei tre anni che gli aveva dato la caccia, probabilmente aveva avuto con Peter più rapporti lui che sua moglie.
Però aveva deciso che quel giorno le cose sarebbero state diverse.
Sorrise girandosi nel letto solo per vedere Peter placidamente addormentato affianco a sé e poi lasciò il tepore delle lenzuola e scese in cucina senza preoccuparsi di essere solo in boxer.
Ritornò in camera venti minuti dopo, in mano un vassoio con la colazione, e fu contento di vedere che l’uomo non si era ancora svegliato. Posò il tutto sul comodino e poi si mise a sedere ai bordi del letto; sapeva che Peter aveva dei ritmi fin troppo regolari e, per questo, che era solo questione di minuti prima che si svegliasse.
Anche se per un attimo si chiese se fosse saggio attendere così vicino; ma oramai era tardi, lo vide aprire gli occhi e poi sorridere quando incrociò i suoi occhi, ma Neal sapeva che sarebbe durato poco.
Infatti sparì non appena il federale tentò di mettersi a sedere e venne frenato da un sonoro clank che gli tenne il polso sinistro legato alla testata del letto. Le ultime tracce di sonno gli permisero solo uno sguardo confuso, ma era il più severo sguardo confuso che l’ex truffatore avesse mai ricevuto; tentò un sorriso stirato, “Buon giorno, Peter”.
“Che- che cos’è questo?” domandò l’uomo, lentamente, spostando lo sguardo da Neal alle manette che gli impedivano di muoversi liberamente.
“Oggi non devi andare al Bureau”, gli ricordò il più giovane.
“E quindi?”
“E quindi ho deciso che sarà una giornata dedicata al più rilassante e semplice dei vizi, senza pensare a niente, tanto meno il lavoro”, rispose Neal sporgendosi verso di lui per baciarlo.
Lo sguardo di Peter era ancora perplesso e anche, si sbagliava?, un po’ malizioso. “No, Peter, stavo parlando dell’Accidia. Una giornata di solo relax”, spiegò sorridendo, “poi se farai il bravo, chissà…”
“Okay, ma perché mi hai ammanettato?”
“Perché se no a quest’ora saresti già schizzato a fare qualcosa. Ho anche staccato il telefono e spento il cellulare.”
Il federale lo guardò ora boccheggiando, sempre più incredulo, e anche un po’ innervosito. “Neal, non puoi-”
“L’ho fatto,” ghignò divertito, interrompendolo e posando una mano sul suo braccio, per calmarlo, “e ti ho anche preparato la colazione. Dovresti mangiare, prima che il caffè si freddi del tutto.”
Peter spostò lo sguardo dal ragazzo al comodino, osservando attentamente il cibo che vi era sopra prima di decidere che forse era il caso di dare retta almeno all’ultima frase dell’ex truffatore e quindi si mise a sedere sul bordo del letto, cercando una posizione comoda. Neal gattonò fino alle sue spalle, alzandosi poi in ginocchio e abbracciandolo prima di posargli un bacio sul collo. “Se mi prometti che seguirai le mie istruzioni, potrei anche liberarti il polso”, mormorò contro il suo orecchio, mentre l’altro reclinava la testa all’indietro e poi si voltava a cercare la sua bocca.
“E cosa dovrei fare?”
Il più giovane sorrise, “Te l’ho detto. Una giornata dedicata solamente a rilassarsi, senza pensare al lavoro, ai problemi, alle preoccupazioni, a niente che non sia come spendere le prossime dodici ore in completo ozio”.
Peter non poteva negare che fosse una prospettiva piuttosto attraente, soprattutto mentre le mani dell’altro vagavano sul suo petto; mugugnò di piacere lasciandosi andare contro il suo corpo. “È un piano interessante…”
“È più di quanto mi aspettassi”, confessò Neal.
“Ma si riattacca il telefono. Devo essere raggiungibile”, continuò serio, ignorando il suo sbuffo.
Il ragazzo si spostò di lato e Peter dovette puntellarsi con il braccio libero per non farsi troppo male all’altro polso. “Ehi!”
“Allora resti così”, annunciò Neal scendendo dal letto e avviandosi verso la porta, prima aveva recuperato da una sedia i propri pantaloni e la camicia, “mangia, è già freddo.”
Il padrone di casa lo seguì con lo sguardo, perplesso e anche un po’ spaventato, finché non sparì alla sua vista, quindi guardò la propria colazione. Non poteva certo dire che non si fosse impegnato; sospirò, forse aveva reagito troppo duramente, ma era un federale e Neal doveva capire che non poteva fare sempre quello che voleva, doveva essere sempre pronto ad andare se c’era bisogno di lui.

Caffrey sapeva che non sarebbe stato facile convincerlo, ma si era scioccamente illuso che per una volta avrebbe ceduto. Si illudeva sempre troppo spesso, ma si rendeva anche conto che ogni volta doveva biasimare solo sé stesso. Era sempre troppo romantico e idealista e troppo poco con i piedi per terra, per quello si ritrovava spesso in quelle situazioni.
Sospirò e scosse la testa, conosceva Peter e poi non riusciva ad essere completamente arrabbiato con lui -non c'era riuscito in situazioni ben più gravi, in cui aveva motivo di essere arrabbiato (un motivo sbagliato, certo, ma per lui era la verità).
Tornò in camera mezz’ora dopo; Peter aveva mangiato qualche cosa, ma per lo più il cibo era rimasto intatto.
L’uomo si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso colpevole, “Mi dispiace, ho esagerato. Grazie per la colazione”.
“Ho portato Satchmo a fare un giro, e ho riattaccato il telefono”, borbottò Neal sbottonandosi la camicia e raggiungendolo.
Il sorriso di Peter divenne reale mentre allungava il braccio verso di lui. “Grazie”, ripeté attirandolo a sé, per baciarlo.
“Quest’idea, di passare la giornata a fare nulla”, riprese poi il più grande, “non è male, in fondo.”
“Mi fa piacere che tu la veda così”, sorrise Neal togliendosi la camicia e invitandolo, dopo averla posata accuratamente sul bordo della sedia, a sdraiarsi sul letto mentre si stendeva sopra di lui e allungava un braccio, per liberarlo dalle manette.
Peter fu molto contento di quel cambiamento e andò ad abbracciare il ragazzo con entrambe le mani, prima di baciarlo nuovamente.
“Ho detto dopo”, gli ricordò il giovane facendosi forza sul letto con le braccia, per spostarsi di lato, accanto a lui.
Questo mi rilassa molto”, lo informò in cambio il federale, voltandosi nella sua direzione.
Neal rise, nascondendo la testa nella sua spalla e avvicinandosi poi al suo orecchio, “Dopo, se farai il bravo”, ripeté stringendosi a lui.
“Hm… E cosa vorresti fare, ora?” domandò Peter.
“Stare così.”
“Stare così? E fare completamente nulla?”
“Esatto.”
“Sei incredibile”, sbuffò, dopo essersi concesso una risata e aver passato una mano tra i capelli dell’altro.
“Grazie.”
L’ex truffatore sorrise a sua volta e Peter capitolò definitivamente, concedendosi di mandar via la tensione e di trascorrere qualche ora in serenità con l’uomo che amava, senza preoccuparsi di nulla.
All’inizio era stato complicato, Neal lo aveva sentito sbuffare un paio di volte, ma certo quella non era un’occupazione che richiedesse molti sforzi per abituarvisi.

“E quindi, visto? All’FBI riescono ad andare avanti benissimo anche se per un giorno tu non ci sei”, esordì ad un certo punto Neal, sporgendosi sopra di lui per raggiungere il comodino dove ora, a distanza di ore dalla colazione e a qualche decina di minuti da un leggero e veloce pranzo, si trovava una ciotola ricca di ciliegie e afferrandone qualcuna.
“A quanto pare è così”, concordò Peter bloccandogli la mano con la propria, quando fu davanti al proprio volto, e avvicinandosi per appropriarsi di una ciliegia con le labbra.
Il giovane rise. “Avevo ragione.”
“Avevi ragione”, soffiò fuori il federale, fingendo un tono tra il disinteressato e lo scocciato che fece solo ridere maggiormente l’altro.
Neal si mise a sedere, voltandosi poi a guardarlo in silenzio, mentre mangiava i frutti che aveva ancora in mano; avrebbe fermato quell’attimo in eterno, la luce del primo pomeriggio che filtrava attraverso le tende inondava il letto e i loro corpi in un’atmosfera da favola, perfetta per…
Un lampo di consapevolezza gli attraversò gli occhi, andando poi a piegargli le labbra nel sorriso allegro e genuino di chi aveva trovato davanti a sé un tesoro, o il significato stesso della vita. Peter ne era affascinato e ne aveva paura, perché era conscio che ciò voleva dire che aveva in mente qualcosa, ma il non sapere cosa fosse lo metteva sempre in allarme.
“Aspetta qui un attimo”, aveva appena detto il ragazzo, scendendo dal letto.
“Neal, cosa vuoi-”
Non fece in tempo a finire la frase che l’altro era nuovamente uscito dalla stanza.

Oramai il giovane riusciva a muoversi in quella casa come se avesse sempre abitato lì, proprio per quello sapeva che non avrebbe trovato esattamente quello che gli serviva, ma sapeva anche di poter mettere le mani su qualcosa che almeno era un elementare sostituto.
Scese le scale e si voltò subito a sinistra; controllò il cassetto del tavolino su cui era posato il telefono, trovando velocemente una delle cose che cercava, e poi si spostò davanti alla libreria, prendendo un libro dalla copertina rigida e alcuni fogli bianchi dalla risma che serviva per la stampante.
Tornò al piano di sopra solo per trovare la stanza vuota; si guardò intorno accigliato, stava già per chiamare Peter quando venne bloccato da due braccia che lo avevano ghermito da dietro.
“Avevi paura fossi scappato?” domandò l’uomo contro il suo orecchio.
“Era una possibilità… Rimetti a letto”, rispose soltanto, non potendo nascondere il broncio che gli era venuto istintivamente.
“Ehi, ero solo andato in bagno, non devi-”
Neal scosse la testa, interrompendolo, “Non è questo, sul serio, solo… rimettiti come prima”, chiese, voltando la testa per baciarlo sulle labbra.
Solo in quel momento Peter si accorse degli oggetti nelle sue mani e comprese. “Non vorrai sul serio- Insomma, non sono il soggetto migliore per un ritratto.”
“Sei il soggetto perfetto. È tutto perfetto… beh, la luce lo sarà ancora per poco, quindi…” spiegò girandosi completamente verso di lui e fissandogli negli occhi, cercando di fargli capire quanto ci tenesse. “Tu devi solo stare fermo. Per favore”, continuò.
Peter annuì, anche se la cosa lo imbarazzava enormemente, ma non se l’era sentita di dirgli di no -non ci era riuscito, come oramai sempre più spesso accadeva. Lasciò che l’altro lo guidasse, in una sorta di reverenza verso l’artista, permettendo che gli dicesse come dovesse posare, ma Neal lo fece mettere esattamente come lo aveva lasciato pochi minuti prima e poi si posizionò davanti a lui, sistemando i fogli sopra il libro.
Peter non lo aveva mai visto al lavoro, non in quella parte che comprendeva il creare all’atto pratico un’opera d’arte; era una vera sorpresa notare quanta concentrazione e serietà poteva avere e riporre quando si trovava in quello che sembrava niente di meno che il suo ambiente naturale. Si era ritrovato quasi a trattenere il respiro ogni volta che lo vedeva lanciargli anche solo una fugace occhiata da sopra i fogli; restare fermi in posa non era assolutamente così facile come poteva sembrare, o tanto meno rilassante, ma valeva la pena sopportare tutto quello per vedere la vasta gamma di espressioni che potevano passare sul viso di Neal, espressioni che nulla avevano a che fare con l’aria giocosa e leggera che usava con tutti e che variavano a seconda di cosa si trovava a ritrarre o come gli veniva un segno invece di un altro. Peter sapeva che in quel momento il compagno lo stava studiando molto più di quanto avesse mai fatto, ma poteva dire di star facendo altrettanto; era sempre così, un analizzarsi reciproco, per un motivo o per l’altro. Probabilmente era proprio per quel conoscersi in un modo così concatenato che erano finiti per innamorarsi, anche se era una cosa che prima non avevano mai preso in considerazione come possibile.

Dopo quella che sembrò un’eternità, Neal si fermò ad osservare il proprio operato spostando più volte lo sguardo dal disegno al soggetto reale, critico come solo l’autore originale di un’opera sa essere nei confronti della stessa.
“Hai-”
“Shh!”
Aveva zittito Peter senza nemmeno guardarlo in volto, ma lì non erano al Bureau e, soprattutto, il lavoro era il suo e quindi era lui che comandava e decideva cosa fare. E Peter doveva averlo percepito, perché per la prima volta non aveva replicato.
Neal cancellò qualche linea e ne tracciò qualche altra prima di ritenersi soddisfatto; alzò il volto in direzione del compagno, “Finito”.
Il federale si mise a sedere, sgranchendosi finalmente i muscoli indolenziti, e poi, curioso, allungò una mano verso il foglio, per girarlo verso di sé. Osservò il disegno in silenzio, impressionato dal vedersi rappresentato in modo così fedele in quell’incontro di bianco e nero; ogni dettaglio era stato riprodotto sul foglio grazie all’incrocio perfetto di luci e ombre che avevano delineato ogni cosa, dalle pieghe della sua t-shirt a quelle dei lenzuoli, dai capelli arruffati allo sguardo attento.
Sguardo che ora si era posato in quello dell’artista. “È il miglior ritratto che mi sia mai stato fatto.”
“Sono abbastanza sicuro che sia anche l’unico”, rispose lui, mentre si stava stirando le braccia e la schiena, che risentivano delle ore passate a disegnare.
“Vero…” concesse prima di stropicciarsi gli occhi e sbadigliare. “Ah, non far nulla è quasi più stancante di una giornata di lavoro”, si lamentò.
“Non ci sei abituato”, replicò Neal alzandosi dal letto e andando ad aprire le tende per spalancare la finestra.
“Neal.”
Il ragazzo si voltò verso Peter, incrociando il suo sguardo ora serio, e alzò le mani allontanandosi dalla finestra; “Scusa”, disse raggiungendo l’armadio e prendendo una maglietta dell’altro, per poi indossarla. “Ora posso passar indisturbato davanti alla finestra, vero?”
Quando si voltò, si trovò Peter in piedi davanti a sé, “Dai, lo sai…” disse allungando le braccia e prendendolo per i fianchi, attirandolo a sé.
Neal lo abbracciò a sua volta, posando la testa sul suo petto. Lo sapeva, lo sapeva bene, e non era semplice per nulla, non aveva mai pensato potesse essere diversamente -sperato, quello sì, era sempre e ostinatamente colui che credeva nel lieto fine.
“Hm… direi che un bagno ci starebbe bene ora”, annunciò contro il collo di Peter, posandovi un piccolo bacio alla fine della frase.
“Non è una cattiva idea”, convenne l’uomo e prima che potesse dire altro Neal era già scivolato dalla sua presa, diretto nella stanza di fronte.

Il telefono squillò, impedendogli di seguirlo.
“Burke.”
“Ehi, tesoro, tutto bene?” domandò sua moglie, preoccupata.
Anche da centinaia di miglia di distanza riusciva a comprenderlo in un istante, a notare ogni inflessione della sua voce.
Peter sospirò, mandando via la tensione, e sorrise. “Sì, non preoccuparti, è tutto a posto.”
“Il cellulare è spento…”
“Oh, sì… ma tanto sono rimasto a casa”, disse mordendosi un labbro.
“Capisco. Sicuro sia tutto a posto?” domandò ancora sua moglie.
“Certo, è stata una giornata molto oziosa, forse è per questo che sono ancora un po’ confuso”, rispose e non aveva nemmeno finito di parlare che Elizabeth si era messa a ridere, “Ehi!”
“Scusa, tesoro, ma… tu che ti prendi una giornata per far nulla? Ti hanno incatenato da qualche parte, per caso?” propose, sempre tra le risa.
“Più o meno…”
“Neal?”
“Sì”, rispose dopo alcuni istanti, chiudendo gli occhi e stringendo istintivamente la presa sulla cornetta.
“Per una volta è stato gentile, in genere è lui che ti trascina via.”
“Già… Ma piuttosto, come va lì?” domandò poi Peter.
“Per fortuna c’è bel tempo, abbiamo finito di pranzare poco fa in un tavolino all’aperto; ti sarebbe piaciuto”, rispose entusiasta. “Abbiamo fatto molte cose questa mattina, quindi poi Gina mi porterà a fare un giro per la città.”
“Fantastico.”
“Assolutamente. Ringrazia Moz per avermi messo in contatto con lei.”
“Lo dirò a Neal.”
“Cosa?” domandò il ragazzo, rientrato nella stanza, al sentire il proprio nome.
“È lì? Passamelo”, gli disse El al telefono; Peter alzò gli occhi al cielo e obbedì restando a guardare Neal, ancora avvolto in quella maglia un po’ troppo grande per lui.
“Ciao, Elizabeth!” salutò allegramente lui, restando poi in silenzio ad ascoltar le parole della donna. “Sarà felicissimo di sentirlo. Glielo dirò sicuramente”, disse ancora e dopo pochi secondi si mise a ridere.
“Ho capito. Sì, non preoccuparti”, rispose senza perdere il tono gioioso. “Okay, ti ripasso Peter. Ciao.”
“Cosa gli hai detto?” domandò serio.
“Non molto più di quello che ho detto a te”, rispose lei, nella voce la solita nota divertita che aveva sentito in quella di Neal.
“Hm…”
“Si parlava di Mozzie e Gina, dai!” esclamò lei, non trattenendo una risata. “Oh, mi chiamano. Ci sentiamo dopo, ti amo.”
“Okay. Ti amo anche io”, disse prima di posare il ricevitore al proprio posto.
Neal si posizionò alle sue spalle, abbracciandolo da dietro, “Vuoi fare ancora quel bagno?”
“Sicuro.”
Probabilmente ne aveva ancora più bisogno di prima.

Neal guidò Peter fino in bagno, dove li attendeva la vasca già riempita, e lo aiutò a spogliarsi.
“Non sono un bambino, lo sai?” domandò l’uomo sulle sue labbra.
L’ex truffatore sorrise. “Entra”, disse solo baciandolo, per far morire lo sbuffo fasullo dell’altro.
Quando il federale ebbe eseguito l’ordine, si denudò a sua volta e lo raggiunse nella vasca.
Si era messo a sedere dietro di lui e cominciò a bagnargli i capelli; gli piaceva sentirlo rilassarsi sotto i suoi tocchi, era qualcosa che lo rendeva felice, anche se probabilmente lui l’avrebbe trovata una cosa ridicola.
“Perché stai ridendo?” domandò Peter, alzando la testa verso di lui, per cercare di vederlo.
Neal scosse la testa. “Niente”, rispose ancora allegro.
“Non sei convincente.”
Il ragazzo rise nuovamente mentre lo abbracciava e gli si avvicinava per sussurrargli all’orecchio un “Ti amo”, quindi lo baciò sul collo.
“Ruffiano.”
Neal rise per l’ennesima volta. Per quanto Peter avesse sempre dimostrato un chiaro fastidio verso i suoi metodi, non si poteva certamente dire che li odiasse davvero… li invidiava, probabilmente, almeno un po’. E lui aveva sempre trovato il modo per farlo capitolare, comunque, ai propri voleri. Ultimamente era solo diventato più facile.
Stando attento a non scivolare, si alzò e uscì dalla vasca solo per rientrarvi davanti al compagno -che nel frattempo si era spostato più indietro.
“Io preferisco dire gentile e disponibile”, rispose abbassandosi su di lui per baciarlo ora sulle labbra, mentre con una mano si reggeva al bordo della vasca e l’altra vagava sul suo corpo. E, da come stava reagendo, poteva giurare che Peter non era disturbato da nessuna delle due cose; al contrario, dimostrava di saper bene restituire sia la gentilezza che la disponibilità.
“Cominciavo a sospettare che questo dopo non arrivasse più”, fu una delle ultime frasi sensate che uscirono dalla sua bocca per diverso tempo a seguire.

La giornata era quasi a fine; i cartoni di due pizze erano posati sul tavolino basso del salotto -dentro c’erano rimasti ancora qualche spicchi della pietanza- assieme a un bicchiere di vino rosso e una lattina di birra, mentre i due uomini si trovavano sul sofà. Neal aveva concesso a Peter di scegliere l’attività per il dopo cena e l’uomo si era rifiutato categoricamente di perdersi la partita che avrebbero trasmesso in tv, così si era comodamente sistemato sul proprio divano lasciando l’altro libero di fare ciò che più preferisse. Non aveva idea di cosa avrebbe combinato, temeva avrebbe trovato modo per disturbarlo, e invece Neal aveva continuato a prendere seriamente il proposito di rilassarsi; se lo era ritrovato, quindi, a leggere un libro, sdraiato accanto a sé e con la testa poggiata sulle proprie gambe.
Sorrise, istintivamente e senza riuscire a mettere a fuoco l’esatto pensiero che lo aveva fatto sorridere.
“Grazie”, sussurrò appena.
Neal non rispose, ma cercò la sua mano con la propria, intrecciando poi le loro dita in un gesto che valeva molto più di tante parole e sorridendogli quando incrociò i suoi occhi.
Magari, Peter avrebbe anche potuto accettare di avere nuovamente una giornata dedicata al far nulla.




Risposte ai commenti (anche futuri)

Cory90 Sono contenta che la vediamo uguale, e soprattutto che la fic ti sia piaciuta! ^__^
*Non siamo noi slasher che ci lasciamo trascinare da cose inesistenti sono loro che ci trascinano violentemente nello slash!*
Parole sante, amica mia, parole sante! XD Tra Tim che se ne esce con certe interviste (vedi note qui e alla fic sull'Ira) e si 'fa beccare' a... contemplare il fondoschiena di Matt e lo stesso che non riesce a distrarsi troppo dal collo e la bocca di Tim, e entrambi che sempre più non possono fare a meno di guardarsi e chiedersi conferme con lo sguardo prima di rispondere a una domanda (spero qualcuno prima o poi glielo farà notare, tipo "Ehm, potreste ripetere la risposta... ehm... vicino al microfono?" xD) c'è poco da dir 'cose inesistenti' (per quanto riesca benissimo a capire entrambi)... XD
Grazie! :D

@Simphony ops, sono un po' in ritardo con la risposta... T///T Che dire, mi fa enormemente piacere che ti siano piaciute! (e scusa il 'gioco di parole' XD) Inoltre, le tue parole sono enormemente gratificanti! Grazie mille!! *______*
   
 
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