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Autore: becky    15/11/2010    15 recensioni
Quel letto doveva avere davvero qualcosa di speciale se era riuscito a tenerli legati per così tanto tempo. Aveva assistito, silenzioso e malleabile, ad ogni loro incontro, e aveva seguito con attenzione l’evolversi della loro storia. Tra le sue lenzuola c’erano state sfuriate memorabili, notti piene di giochi e passioni, e anche qualche pianto.
Ma lui non si era mosso. Era rimasto lì, perfettamente immobile, come unico e indissolubile centro del loro piccolo mondo.
- Legata a "L'appartamento Spagnolo" -
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'appartamento spagnolo'
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Capitolo 5

 

Il bel volto di Antonio si aprì istintivamente in un sorriso limpido e pulito quando vide Romano varcare la soglia del bar. Gli bastarono però solo una manciata di secondi per capire che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che non gli avrebbe fatto per nulla piacere.

Bastava guardare gli occhi di Romano, chini sulle proprie scarpe, e il modo nervoso che aveva di sistemarsi i capelli, per intuire che non portava buone notizie.

Improvvisamente gli si serrò la bocca dello stomaco nel rivedere, nell’atteggiamento dell’italiano, il proprio modo di fare il giorno in cui era andato dai ragazzi per annunciargli la vendita dell’appartamento. Irrazionalmente pensò che fosse il karma, il destino, qualcosa: ora toccava a lui stare dall’altra parte, ascoltare in silenzio qualcosa che gli avrebbe fatto comunque male.

Si sforzò di rimanere tranquillo e sorridente, e andò ad abbracciarlo.

- Piccolo, com’è andato il viaggio? Tutto bene?-.

Romano si aggrappò per una frazione di secondi alle sue spalle, solo un istante, e poi si divincolò come sempre, mettendo su un’espressione strafottente.

- Non male, ma poteva andare meglio. Allora? Non mi offri niente da bere, bastardo?-.

Si sedettero sugli alti sgabelli del bancone e osservarono in silenzio il loro riflesso finché un cameriere non gli versò qualcosa di scuro e amaro nei bicchieri.

- Tuo fratello come sta?- domandò cauto Antonio buttando giù una sorsata di quel liquido così forte e poco adatto al primo pomeriggio. Romano scrollò le spalle e si rigirò il bicchiere tra le mani – Diciamo meglio. Ha appena iniziato a lavorare come pubblicitario, gli piace e almeno si distrae un po’. Così non pensa troppo a ...-. Non riuscì ad andare avanti.

- A Ludwig – concluse per lui lo spagnolo ricordando i volti allegri e ingenui dei due ragazzi. Pensò che dovesse essere stato difficile per entrambi andare avanti, ricostruirsi una vita, non avere più notizie dell’altro. Ma se si amavano davvero, come avevano potuto lasciare che andasse in quel modo? Se Ludwig amava davvero Feliciano allora perché non l’aveva seguito? Perché l’aveva lasciato andare? Antonio scosse piano la testa ritrovando nei riflessi ambrati del suo bicchiere il colore degli occhi di Romano.

- E tu?- domandò lo spagnolo ammiccando verso il ragazzo – Qualcosa in cantiere?-.

- In verità...sì- mormorò in un soffio Romano distogliendo lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore.

Antonio sgranò gli occhi, sorpreso. Gli faceva piacere che Romano finalmente avesse qualche cosa da portare a termine, un progetto, ma la cosa lo sorprendeva. Era raro vedere Romano davvero preso da qualcosa, interessato o anche solo attirato da un lavoro. Fin’ora tutto ciò a cui si era veramente appassionato era solo l’alta moda, la buona cucina, il calcio e più raramente la fotografia.

- Davvero? E di che si tratta? Dai, raccontami tutto!- esclamò raggiante ordinando ancora due bicchieri.

- E se andassimo a fare due passi?- propose nervosamente l’italiano, lasciando ancora una volta lo spagnolo senza parole – Andiamo?-.

Fu allora che Antonio ebbe la conferma che c’era davvero qualcosa che non andava. Perché lui conosceva Romano da anni, e mai prima di allora aveva voluto andare a fare una passeggiata con lui. In generale, non gli aveva mai proposto nulla, lasciava che le cose gli scorressero addosso e che fosse Antonio a prendere l’iniziativa.

Quell’improvviso cambio di rotta, quelle piccole prese di posizione dell’italiano, lo destabilizzarono più di tutte le urla e gli insulti che si erano scambiati in quegli anni.

 

Il Parc Guel era così grande e contorto che se uno non ci avesse fatto attenzione avrebbe potuto facilmente perdersi. Ma forse era proprio quello che voleva Romano: perdersi e non pensare ad altro, almeno per un po’.

Mentre camminavano fianco a fianco in uno dei grandi viali alberati del parco, circondati da palme e da sculture ad opera della mano di Gaudì, Antonio sospirò e prese per mano il ragazzo, che sussultò ma non si distaccò. Non si curava degli sguardi degli altri passanti, o delle risatine delle ragazzine, o dell’ipocrisia dei perbenisti. Cosa gli importava? Non aveva forse tutti i diritti del mondo di tenere per mano il ragazzo che amava? Chi erano gli altri per rimproverargli qualcosa?

Prese un profondo respiro e domandò – Allora? Questo nuovo lavoro?-. Romano tremò leggermente e inspirò.

- Già, il nuovo lavoro - disse con lo sguardo che si perdeva oltre i rami degli alberi – Mi ha contattato un’agenzia fotografica, qualche tempo fa’. Mi hanno proposto di realizzare un reportage assieme ad un gruppo di ... boh? Ricercatori? Animalisti? Che cazzo vuoi che mi interessi. Con qualcuno, ecco-.

Antonio ridacchiò e gli accarezzò dolcemente un ciuffo di capelli, facendolo arrossire.

- Non è grandioso? Se ti hanno contattato è perché vogliono proprio te!-.

L’italiano annuì, chinando lo sguardo.

- La verità è che è un lavoro a lungo termine, in giro per il mondo. Dovrei seguire questo gruppo di ricercatori tra foreste e deserti, ovunque debbano andare-.

- A lungo termine? Quanto lungo, scusa?-.

- Circa due anni, senza interruzioni-.

Antonio nemmeno si rese conto di star stritolando le dita di Romano nella mano, almeno finché l’altro non ringhiò frustrato.

Due anni. Due anni sono un sacco di tempo, pensò banalmente lo spagnolo. Strano come nei momenti più drammatici, più memorabili, tutto ciò che viene in mente siano terribili stupidaggini. Forse è un meccanismo di difesa del cervello, che per proteggersi decide di non pensare e sdrammatizzare. Una specie di black out.

Romano alzò il capo di scatto e guardò Antonio dritto negli occhi, trapassandolo da parte a parte.

- E io credo di voler accettare-.

Antonio restò fermo, immobile come una statua di marmo dalla fattezze umane e bellissime. Faticava a mettere insieme i pezzi, ma qualcosa dentro di se era già giunta alla conclusione che Romano se ne sarebbe andato.

C’era una sorta di triste e sadica ironia in tutto quello, come un cerchio che finalmente, dopo tanto tempo, si chiude. Ora Antonio era davvero dall’altra parte, ora sapeva come si erano sentiti i ragazzi quando li aveva sfrattati dal loro appartamento.

Non riuscì a dire una parola, rimase semplicemente fermo ad osservare Romano che diventava man mano più rosso e che cercava di sottrarsi allo sguardo dello spagnolo.

- Prima non avrei neppure pensato di accettare un lavoro del genere- continuò l’italiano, accarezzandogli languidamente le dita – Ma ora...ora credo di doverlo fare-.

- Perché?-.

- Per quello che mi ha detto tu, no? Non te ne sarai dimenticato, vero bastardo? Sei stato tu a dirmi che prima o poi avrei dovuto lasciare andare Feliciano e costruirmi una vita mia. Mi hai detto tu di trovare qualcosa da fare, a cui dedicare tutto il mio tempo-.

Sospirò pesantemente mentre Barcellona, attorno a loro, sembrava improvvisamente più quieta e silenziosa che mai.

- Forse...beh, forse avevi ragione- riprese Romano – forse è arrivato il momento di cambiare le cose, di vivere per conto mio. Lo so, iniziare con un viaggio per il mondo lungo due anni non è semplice, forse non è nemmeno la cosa più giusta da fare, ma al momento è tutto quello che mi offrono-.

Antonio socchiuse gli occhi, immaginandosi Romano, con le sue belle camice firmate e gli stivali di Gucci, in giro per la savana a fare foto ai leoni. Gli venne da ridere, ma si trattenne, perché sapeva che ne sarebbe uscita solamente una risata amara.

- Secondo te...- tentò Romano - ...faccio bene ad accettare?-.

Antonio non si era mai sentito così diviso, così scisso, come in quel momento. Tutto quello che voleva fare era stringerlo forte e pregarlo di non partire, di non mollare tutto e soprattutto di non lasciarlo lì a marcire da solo a Barcellona.

Ma poi come avrebbe potuto ancora definirsi un uomo? Con che occhi avrebbe potuto guardarsi allo specchio?

Lo spagnolo sentì distintamente i due demoni dentro di lui dimenarsi e ferirlo a morte, tentando entrambi di prevalere. Cosa doveva fare?

La verità, egoista e crudele, era che voleva che Romano restasse, che rimanesse per sempre il ragazzino strafottente e permaloso che aveva conosciuto anni prima, quel ragazzino indisponente che aveva un disperato bisogno di lui e che lo faceva sentire bene, come un vero uomo.

Ma proprio per questo non voleva che lo facesse. Voleva bene a Romano, davvero bene, e pensando al suo futuro lasciarlo partire era la soluzione migliore.

Per una volta doveva comportarsi da uomo maturo e scegliere la strada migliore, anche se la più dolorosa. Almeno per lui.

Lo aveva spronato a rifarsi una vita, a crescere e a prendere la sua strada. Ora non poteva certo rimangiarsi tutto e tenerlo legato a se per un mero bisogno egoistico. Doveva invece cercare di essere lungimirante, e di aver fiducia in lui. E soprattutto in loro due.

Si sforzò di sorridere e lo abbracciò forte, soffiandogli tra i capelli ramati – Sì. Vai e divertiti-.

Romano tremò tutto e singhiozzò affondando il viso nel suo collo. Non si accorse degli occhi straordinariamente lucidi e arrossati dello spagnolo quando gli sussurrò – Però poi torna, ok? Torna qui da me-.

 

* * *

 

- Ohi, Antonio!- esclamò tonante Gilbert avvicinandosi a lui con il piccolo Axel tra le braccia e un piccolo pacchetto in mano – Ti hanno portato questo!-.

Antonio corrucciò la fronte e afferrò il pacchetto, allontanandosi dalla piccola folla del locale addobbato a festa per il suo compleanno.

Doveva ammettere che Kiku e Feliciano avevano fatto le cose in grande, tra palloncini colorati e ghirlande floreali. E anche Francis aveva messo del suo, cucinando spuntini squisiti e portando alcune casse di vino francese. Per sicurezza, caso mai la sangria iniziasse a scarseggiare.

Con un lieve sorriso e un rinnovato calore nel petto, Antonio lesse il mittente e aprì la busta.

 

 

12/02

Cascate Victoria

 

Bastardo, guarda che lo so che oggi è il tuo compleanno, non me ne sono dimenticato. Anche volendo, sarebbe impossibile dati gli “innumerevoli” messaggi che continui a mandarmi.

Sei fastidioso, lo sai?

Comunque, non so se te ne sei accorto, ma stai invecchiando mostruosamente. Va bene che mi piacciono gli uomini maturi, ma se quando torno ti trovo ingrassato e pieno di rughe faccio marcia indietro e risalgo sul primo aereo. E non sto scherzando, quindi cerca di mantenerti in forma!

Spero che assieme alla lettera sia arrivato anche il mio pacchetto (non mi fido troppo delle poste internazionali). E se non è arrivato, sappi che era un piccolo ciondolo a croce in madreperla con lapislazzuli e perle nere. Bello, eh? L’ho preso in Congo, qualche settimana fa’. Sapevo che ti sarebbe piaciuto, solo a te possono piacere cose tanto pacchiane ed appariscenti. E non dirmi che è un regalo banale e l’idea riciclata, altrimenti me lo riprendo, lo giuro!

Se ti piace, bene. Se non ti piace, cazzi tuoi, me lo posso riprendere quando vuoi.

Ah, alcune mie fotografie appariranno sul prossimo numero di National Geographic. Gradirei se me ne comprassi una copia e la tenessi da parte per quando tornerò, capito bastardo?

Beh, buon compleanno.

Ah, non credere che te lo dica, perché non lo farò. Non mi manchi. E non penso affatto a te. E non è vero che non vedo l’ora di rivederti, per nulla.

Solo... buon compleanno.

A presto,

Romano.

 

 

 

 

NdB:  THE END. Come tutte le cose belle (?) anche questa era destinata a finire!

Ok, questo capitolo è volutamente legato a “L’appartamento Spagnolo”. Le citazione sono volute, non è che sono monotona o poco creativa, eh!

È anche voluta la sua brevità, perché su Romano e Antonio ci sarebbero troppe cose da dire, ma io non sono qui per questo. In fondo questa è “Life as we know it”, solo una parte, una sfumatura della loro vita.

E comunque (come mio solito) lascio il finale aperto a possibili interpretazioni. Come disse qualcuno molto molto più saggio di me “Chi ha orecchie per intendere, intenda”, no?

Ancora una cosa poi, chiudo: restate nei paraggi, perché il piccolo Axel and family stanno tornando!

Hope you like it! E grazie a chi ha continuato a seguire e commentare nonostante i miei tempi biblici! And thanks to Lunatica91 and Moniko-chan

Becky

 

 

 

Vale GilBird: Romano sotto sotto è un buon fratello maggiore, aveva solo bisogno di una piccola “spintarella” per lasciar andare Feliciano e soprattutto per lasciarsi andare lui stesso! Sono stra contenta che questa storia ti sia piaciuta, grazie mille per i commenti! A presto!

Aerith1992: Grazie! Beh, sì, questo capitolo spiega perché Romano non c’era a festeggiare capodanno con tutti gli altri…piccolo, era in qualche foresta a fotografare i coccodrilli! Non che vedere Francis ubriaco e nudo correre per strada fosse meglio, ma…vuoi mettere baciare Antonio a mezzanotte? A presto!

BabiSmile: Prima di tutto, grazie mille per i commenti (anche a L’appartamento)! Eh sì, Antonio fa sciogliere un sacco di gente, me compresa! Dovrebbero produrne in massa! Intanto ti annuncio che sto scrivendo qualcosa su Axel, e la cosa spero vedrà la luce molto presto! Sappi comunque che Axel è un bambino bellissimo! In fondo, con un padre così…Alla prossima!

 Veralya: ti ringrazio per l’ultimo commento, perché mi ha reso davvero felice! E sono molto contenta che questa storia ti sia piaciuta! Antonio e Romano sono così dannatamente complicati! È davvero difficile “entrare nel loro mondo”, ho sempre il sacro terrore di sfociare nell’OOC! E sono lieta che tu condivida la mia opinione sui fratelli Vargas! A presto allora! Besos

  
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