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Autore: Circe    26/12/2010    12 recensioni
Bellatrix, Andromeda, Narcissa, Sirius, Regulus. Per ognuno di loro una storia privata e segreta.
Un Natale in famiglia costellato di segreti e conflitti. Bugie e amori.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Sirius Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Bellatrix e Rodolphus

Nonostante Rodolphus Lestrange sia ad Hogwarts da ormai alcuni mesi, è ancora chiamato da tutti “il ragazzo che viene dalla Francia”.

Nessuno realmente lo avvicina, nonostante molti tentino di parlare con lui e molte gli ronzino attorno.

Probabilmente è considerato un tipo poco raccomandabile, da cui, la gente per bene, istintivamente, si mantiene alla larga.

Io lo trovo interessante.

È chic nell’aspetto ricercato e nel suo tipico e personalissimo accento straniero. Quest’ultima caratteristica gli dà, almeno ai miei occhi, un non so che di lontano e sconosciuto. Una spiccata luce malvagia e ambigua capeggia nel suo sguardo, nonostante sia ancora così giovane. Il suo sorriso enigmatico, o forse semplicemente troppo snob, lo contraddistingue rispetto alla massa, e lo rende apparentemente più adulto dei nostri compagni.

Di lui non so molto, né si sa molto a scuola. È stato espulso da Beauxbatons ed è stato trasferito ad Hogwarts grazie a solerti insistenze paterne, e ovvie influenze della sua famiglia nelle alte sfere.

Il motivo della sua espulsione però, è assolutamente sconosciuto.

Vive da solo in Inghilterra perché i suoi parenti sono rimasti in Francia, è nella mia classe e ha la mia età, ma non parla, o non vuol parlare, nemmeno quel poco di inglese che serve per comunicare con qualcuno.

Conosce quasi solo me perché solo io so il francese.

Questo mi piace.

Lo osservo con curiosità ed interesse. Lui risponde con sguardi di cupa accondiscendenza. Non è semplice capirci davvero.

Quando mi siedo accanto a lui, durante le lezioni di trasfigurazione, o storia della magia, scambiamo sguardi e sussurri, fra un incantesimo e l’altro. Accenna solo pochi preziosi sorrisi, mi guarda a lungo i capelli neri e le dita sulle pagine di appunti.

Mi affascina.

Lui mi affascina, il primo a farmi realmente questo effetto.

Eccentrico, ma allo steso tempo leggermente schivo, dà l’idea di un essere piuttosto misterioso, non particolarmente bravo, o interessato alla scuola e ai voti. Ma, in ceti casi fortuiti, si dimostra piuttosto abile con la magia.

Beve sempre.

O, se non sempre, spessissimo. Lo dicono tutti a scuola, lo noto anch’io, anche senza frequentarlo assiduamente.

Non gli importa, almeno all’apparenza, dei commenti maligni dei compagni, né delle regole delle scuola: ogni fine settimana Rodolphus scappa fuori da scuola per andare ad Hogsmeade, a bere e divertirsi.

Torna sempre ubriaco a scuola, a notte inoltrata, normalmente non cerca nemmeno di dissimularlo, ed è quindi palese ai più.

Se lo incontro per caso, di sera tardi, in seguito a queste sue uscite clandestine, non ci diciamo mai nulla.

Lo guardo.

Mi guarda.

E nient’altro.

La tensione è così forte fra noi, che poi non riesco a non pensarlo per tutta la notte, non riesco a non desiderarlo, come non ho mai fatto con nessun altro.

Ma sono una Black, non mi abbasso mai a chiedere qualcosa a qualcuno, non mi costringo mai ad essere gentile con nessuno. Ho sempre fatto solamente ciò che mi pare e mi sembra giusto.

Inoltre, sono fidanzata.

Fidanzata con mio cugino Evan Rosier, uno della nostra famiglia, uno capace di mantenere la purezza del mio sangue, uno capace di capire il significato dell’antichissima casata dei Black.

Ha un paio di anni più di me, e non frequenta più Hogwarts.

Ci saremmo di certo rivisti per le vacanze di Natale, per i ricevimenti e i raduni in famiglia. Ho alzato lo sguardo sugli addobbi sparsi per la scuola che annunciano l’imminente arrivo delle festività.

Con un gesto di rabbia incontrollato, ho mosso inaspettatamente la bacchetta mandando in fumo tutto, luci, candele, addobbi magici, lungo il grande corridoio che porta alla sala comune.

Odio il Natale: solo una stupida festa babbana.

***

Non so esattamente perché l’ho fatto.

So solo che ogni volta che agisco seguo l’istinto, una forza che mi smuove completamente, come un incendio disastroso, o una grande ondata distruttiva.

Quella sera, prima di tornare a casa, l’ho aspettato. A lungo, fino a tardi, nella sala comune ormai praticamente deserta.

Nessuna luce di Natale è presente nella sala comune di noi Serpeverde, nessuna interferenza babbana nella nostra vita.

Resta sempre buia, scura, con grandi vetrate da cui si vedono gli abissi del lago nero, con grandi statue in marmo di serpenti e serpenti alati, tutti ricoperti di smeraldi e drappeggi verdi scuri.

Solo vicino al caminetto sempre acceso, la tonalità dell’atmosfera varia leggermente dall’oscurità punteggiata di verde, ad una luminosità rossa e arancione, che dà quasi una sensazione di calore.

Sono restata lì, sapendo che lo stavo aspettando.

Lui, Rodolphus Lestrange.

Adoravo pronunciare il suo nome.

Volontariamente mi ero vestita davvero poco per essere a scuola, soprattutto per essere in sala comune, dove tutti sarebbero potuti entrare.

Non avevo una reale idea però, di quello che avrei voluto fare.

Quasi non lo conoscevo nemmeno, non sapevo come avrebbe reagito quel ragazzo tanto strano, sempre isolato.

I capelli lunghi e neri mi ricadevano sulle spalle, coprendo leggermente la scollatura della sottoveste. L’unica cosa che avevo indosso.

Mi faceva sentire una donna, coi pizzi neri e lacci di raso lucidi e morbidi, me la osservavo addosso e mi sentivo forte.

Avvicinandomi al fuoco, nell’attesa, ho sorriso a me stessa. “Tu sei pazza” mi sentivo spesso dire dagli altri componenti della banda di Serpeverde, ed ora, pensandomi così, pensando a quello che stavo facendo, riuscivo a capire perché tutti pensassero che io fossi completamente fuori di testa.

Ho alzato le spalle, non me ne importava nulla.

E, in quell’esatto istante, alcuni rumori di passi incerti e poco lontani, mi hanno fatto capire che Lestrange era tornato, e si stava dirigendo in sala comune.

Vedendomi così, si è bloccato poco lontano dalla grande porta di entrata.

Dopo un’occhiata frettolosa al mio viso, ha iniziato ad osservarmi, silenzioso, tutto il corpo, il seno, le cosce.

Per poi tornare a posare i suoi occhi sui miei.

Era bello.

Anche con i capelli scompigliati, anche con lo sguardo confuso, il portamento scomposto. Era chiaramente ubriaco, ancora una volta.

Lo si notava da tutto, oltre che da una bottiglia mezza vuota che si portava ancora nella mano.

Ho sinceramente sperato che approfittasse della situazione.

Mi era diventato chiarissimo, solo in quel momento, qual’era stata la mia idea fin dall’inizio: presentarmi così a lui, provocarlo, e fare l’amore con lui, approfittando del fatto che sapevo di trovarlo ubriaco a quell’ora della notte.

Non avrebbe saputo frenarsi in quelle condizioni.

Non avrebbe voluto frenarsi con me.

Si è avvicinato lentamente infatti, senza dire una sola parola. Afferrandomi i capelli, facendo scivolare una ciocca corposa tra le sue dita, ha affermato “Sei più bella delle puttane francesi.”

Quella frase sussurrata con voce sensuale e resa vaga e cantilenante dall’alcol, invece che farmi inquietare e arrabbiare, mi ha fatto eccitare ancora più di quanto già non fossi.

Nel momento in cui ho accennato un sorriso, lui lo ha di certo capito, mi ha dunque baciata senza alcuna dolcezza né pudore. Tenendomi stretta con un solo braccio e tenendosi stretto a me come se fossimo le uniche ed ultime persone sulla faccia di questa terra.

Sentivo le sue labbra bagnate da un sapore sconosciuto, poi, man mano, più calde, vogliose, smaniose.

Per lungo tempo il crepitio del caminetto ha alimentato il calore di quel bacio di fuoco.

Non appena un rumore poco lontano ci ha distratti, ci siamo separati e guardati in volto.

Con un dialogo del tutto silenzioso, intimo e personale, mi ha porto la bottiglia che gli restava in mano.

Ho bevuto tanto, tutto in un sorso, fino a sentire le guance bruciare e lo stomaco contorcersi.

Volevo stare come lui.

Quando gli ho restituito la bottiglia, sulle labbra sentivo lo stesso sapore sconosciuto che avevo sentito poco prima sulle sue.

Non capivo nemmeno più chi ero.

Fidanzata, o non fidanzata. Black, o non Black, volevo solo lui, Rodolphus Lestrange.

Il ragazzo francese.

Quello espulso da Beauxbatons.

Quello misterioso, oscuro.

E lui mi sorrideva.

“Cognac francese” mi ha sussurrato dolce “fa più effetto del vostro whisky.”

Questa volta ho sorriso io, annuendo. Dandogli un altro bacio, stringendomi a lui completamente, per sentirlo, per non perdere l’equilibrio, per invogliarlo a continuare.

Ad andare fino in fondo.

E sentirmi dire ancora quelle parole sulle puttane francesi.

Che dunque lui frequenta già alla sua giovane età.

Mi sentivo morire di calore ormai, nonostante mi stesse malamente togliendo quel poco che avevo addosso.

Questo fino a che, un altro rumore molesto e gelide parole perentorie, non ci hanno fermato definitivamente.

Ero stata stupida a fare una cosa simile in sala comune.

Stupida davvero, o troppo sfrontata.

Avery mi osservava con puro rancore.

Avery, uno dei migliori amici di Evan, che ancora era ad Hogwarts, mi guardava disgustato.

L’avrebbe detto al mio ragazzo, questo era più che certo.

L’indomani sarei dovuta tornare a casa per le vacanze e rivedere il mio fidanzato.

Era un guaio.

Un enorme guaio. I Black volevano Evan come mio fidanzato ufficiale.

Lo sapevo.

Ma in quel momento, desideravo solo che Rodolphus riprendesse da dove ci avevano appena interrotto.

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Sono qui con una nuova storia (vi avevo detto che per le vacanze mi avreste dovuto sopportare più del solito …) che sarà più che altro una raccolta abbastanza breve sui segreti (più o meno inventati) coi quali i ragazzi Black avranno a che fare durante la loro permanenza a casa per le vacanze natalizie.

Saranno circa due capitoli auto conclusivi per ognuno, riguardanti quindi Bellatrix, Andromeda, Narcissa, Sirius e Regulus.

(Naturalmente ho iniziato con Bellatrix, la prossima sarà, credo, Andromeda)

Grazie come sempre per le letture e a chi vorrà commentare, spero non verrà fuori una schifezza.

   
 
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