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Autore: Gipsy Danger    06/01/2011    4 recensioni
Sesta classificata e vincitrice del premio giuria nel contest "Amore Fraterno" di Rota; prima classificata e vincitrice dei premi Stile e Originalità nel contest "Sulle orme di Nessuno" di Fatafaby.
Kail ha diciassette anni, vive da normale adolescente e si è sempre dichiarata figlia unica.
Yash, suo fratello, di anni ne dovrebbe avere ventisette, ma la vita gli è stata negata prima ancora che potesse conoscerla.
Quando Kail lo scopre, finisce per spalancare, inavvertitamente, la porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Spetta a lei, ora, scoprire perché Yash ha bisogno del suo aiuto e difendere la memoria di suo fratello con l’unica arma che ha a disposizione: la scrittura…
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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NdA. Sto piangendo come una scema. In parte perché non mi aspettavo di arrivare sesta al contest "Amore Fraterno" di Rota e prima al contest "Sulle Orme di Nessuno", di FataFaby, i cui risultati sono usciti stamani, né di vincere i premi speciali (rispettivamente Giuria e Stile e Originalità) e sono ben oltre il settimo cielo.
Per la maggior parte, perché non mi sembra vero di essere arrivata fin qui.
All'inizio, questa storia, pur trattando della tematica dell'aborto, doveva essere un aborto in sé. Paradossalmente parlando. Dopotutto, è partita come sfogo...doveva rimanere sepolta nella marea montante di schifezze che infestano il mio pc, soffocare sotto gli infiniti fogli di word che mi diletto ad imbrattare - tempo permettendo - o essere ridotta a bricioline. Perchè io odio la roba autobiografica, e , salvo temi di quinta elementare, sono sempre riuscita a scansare scritti a sfondo personale.
Soprattutto, lo ammetto senza vergogna, ho odiato Ink Child con tutta me stessa. Perché non poteva essere davvero capitato a me. Non potevano davvero avermi nascosto una cosa del genere.  Non credo di aver mai pianto così tanto come in quei due giorni subito dopo la mia scoperta; in Kail ho riversato tutto il mio scoramento, progettando di buttare fuori il tutto e dimenticarmene.
Salvo poi accorgermi che qualcosa me lo impediva.
Qualcuno
, anzi. 
Thus, here I am. Non dirò di più- il resto lo lascio scoprire a chiunque abbia la buona volontà di leggere.

 Prima di proporvi il prologo, mi sento comunque in dovere di ringraziare coloro che hanno giocato una grossa parte in questa storia:
  • In primis, naturalmente, le giudici dei due contest a cui Ink Child ha partecipato: Rota e Fatafaby, su Efp Feel Good Inc. Grazie per l'opportunità di metterci alla prova.
  • Ellie_x3, aka Pillo, la vera Elinor. Grazie per essermi stata accanto e esserti prestata ad impersonare la dramatis persona che ti ho affibbiato.
  • Satomi91, aka Luna, la vera Miriam. Grazie per avermi sopportato nello schifoso periodo di burrasca, per avermi ascoltata e per avermi ispirata. E per Ink heart, ovviamente.
  • Michelle Branch, Poets of the fall e gli artisti che hanno contribuito alla mia personalissima playlist.
  • Blood Tribute e Leo. Una volta di più.


E, naturalmente, il mio "Yash."
Sei con me. Per sempre ed oltre.
Con tanto amore, Kei.

*

Ink Child


*



Prologo

(A discovery…)

Lunedì. 11.30.

L’orologio ticchetta e il tempo sembra correre \ non correre affatto: dilatato, le si sgrana tra le dita senza che lei se ne accorga.
Sta fissando il libretto pediatrico – il suo.
E sta cercando di convincersi che il numero scritto in nero sotto quell’orribile parola
(1! 1! 1!)
sia un enorme, gigantesco sbaglio.

“Mamma…?”
“Hmm?”

La voce le si incastra in gola. Le parole si rifiutano di uscirle di bocca. C’è qualcosa che si sta gonfiando nel suo stomaco. Indignazione, per essere venuta a sapere che avrebbe dovuto avere un fratello da un maledetto pezzo di carta? Cerca di convincersi che si tratti di quella: è la migliore di tutte le sensazioni che la stanno attraversando. O forse dovrebbe dire la meno peggio.

Punta il dito sulla parola aborto. Sul numero uno.
Sua madre abbassa uno sguardo distratto sul foglio; la sua faccia, fino a pochi istanti prima contorta in un’espressione preoccupata, si fa prima perplessa e subito dopo una maschera indifferente e incolore.
“Ah, quello.”

La ragazza vorrebbe saltare in piedi. Urlare. Come sarebbe a dire “ah, quello”??! Non c’è altro? Tutto qui?
Non ce la fa.

“Hanno sbagliato, vero?” mormora. Ha la bocca secca e nella sua mente c’è il vuoto. “Hanno sbagliato a scrivere.”
Prega, in silenzio, che la donna le dica di sì.
Anche se è inutile. È palese, non serve sperare, non cambia l’evidenza…

E infatti.

“No.” È la secca risposta.

La porta dell’ambulatorio sceglie quell’istante per aprirsi. Il dottore si affaccia sorridendo, invita le due donne dentro. Stringe la mano ad entrambi.
Mamma ricambia saluto e sorriso come se nulla fosse.

Lei, andando a stendersi sul lettino, riesce solo a pensare a quell’uno.
Uno. Un fratello. Un mai nato.
Un pianto solitario in un nido buio di carne.

Un fottuto cazzotto nello stomaco, dritto in pancia.

La ragazza lascia che il dottore le tolga i punti dal taglio che le attraversa il fianco destro. Lascia che l’uomo si chieda perché  proprio lei - che non si è mai lamentata nelle scorse sedute post-operazione-  stia piangendo come una bambina.


   
 
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