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Autore: Honey to the poison    21/02/2011    5 recensioni
“saremo insieme per sempre vero?”.
I suoi occhi erano lucidi, le guance rosse di una risata scappata da sola nelle nostre conversazioni insensate.
Nata solo per rendere più veloce un pomeriggio noioso.
La sua testa s’incastrò sulla mia spalla, con leggerezza, sfiorandomi il collo con la punta del naso, i suoi capelli una massa scomposta che mi solleticava la spalla scoperta.
“per sempre” le accordai stringendola con un braccio, il suo corpo più piccolo del mio aveva l’immaturità di un frutto acerbo.
“sei la mia migliore amica” sospirò soddisfatta abbassando le ciglia, potevo sentirne la carezza sottile mentre si appoggiava alla mia pelle.
Un nodo scorsoio mi strinse la gola, in una parola dolce che non bastava più.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’estate stava per terminare.

Avevamo viaggiato poco in quei mesi, almeno rispetto ai nostri standard.


Una volta, per i nostri diciotto anni ero riuscita a trascinarla perfino in Friuli Venezia Giulia.


perché mi hai convinto ad arrivare fin qui?” chiese falsamente scocciata abbandonando i suoi bagagli sul carrello dell’aeroporto, “mi piaceva il nome”, gli confessai guardando un aereo che partiva nella stessa direzione da cui eravamo appena arrivate.


Quest’anno invece avevamo dovuto accontentarci di una vacanza breve, trattenuta nelle poche settimane libere tra un esame e l’altro. Da quando avevamo iniziato l’università era più difficile avere tempo libero, perché le ore si perdevano di corsa tra una lezione e l’altra.

Sembravamo sempre in vacanza eppure perennemente impegnate.

Una cosa che sopportavo a stento, un ritmo cui non avrei retto.

Se lei non fosse stata con me.


Lori!”, la sua voce mi entrò nelle orecchie insieme alle grida stridule dei gabbiani. Ultimi giorni di sole per lei equivalevano a campeggio sulla spiaggia fino a un inevitabile esaurimento nervoso.

Il mio.

Che arrivava inderogabile ogni 24 ore di sabbia in posti impensati e sale cicatrizzato sulla pelle.


millecinquecentosessanta minuti” biascicai tornando con la mente accanto a lei.

stai battendo tutti i tuoi record” si limitò a commentare girandosi verso di me con gli occhiali dalle lenti scure appena abbassati sul naso.

Provai a rimodellare la mia espressione nella forma più indiscutibilmente seccata della storia riuscendo soltanto a farla ridere più forte, a gola spiegata contro il sole.

sei impossibile, forza, ancora un pomeriggio e potrai tornare la tuo stupido hotel” ridacchiò convinta.

quanto? Mi rifiuto di restare a friggere sotto questo stramaledetto solleone solo per te!” gli ringhia contro.

e poi guardami! Ho raggiunto il massimo della mia possibile abbronzatura! Voglio tornare all’ombra, io odio questi salubri raggi solari!”.

Vale rise, della mia perfetta imitazione di maga magò.

secondo me potresti diventare più scura … se solo lo volessi” si lasciò scappare avvicinando un braccio al mio per confrontarli.


La sua pelle aveva la tonalità dolce del caramello, mentre la mia arrivava appena al colore lieve della spiaggia intorno a noi.


ma certo! Cara epidermide, voglio diventare scura come la regina delle Hawaii qui a fianco, collabora ti prego!” esclamai particolarmente ironica al mio avambraccio.


Lei rise più forte di prima, stringendomi una mano.

Era calda, come la sabbia intorno a noi, come il primo mare a pochi passi dai teli stesi sulla spiaggia.


sei sempre la solita” sbuffò rassegnata alzandosi in piedi e costringendomi a fare lo stesso.

torniamo in albergo?” sospirai incredula mentre riprendevo equilibrio sulla lieve discesa verso la battigia.

si … purché tu mi prometta una cosa …” sussurrò con lo sguardo perso nell’orizzonte sfumato dell’oceano.

quello che vuoi” promisi stringendole la mano ancora tiepida nella mia.


quando mi mancherà il sole questo inverno tu mi ricorderai questo momento, perché non abbia più freddo, e l’estate non sembri poi così lontana”.


I suoi occhi lasciarono il mare e fissarono i miei, alzando gli occhiali per lasciarmi penetrare nel castano dorato delle sue iridi accese.

Le sorrisi, lasciandomi abbracciare per un breve momento, prima di prenderla in braccio, sorda alle sue proteste, alle grida di paura e i piccoli pugni sulla mia schiena.

Ridendo mentre dopo pochi passi lasciavo cadere entrambe nell’acqua bassa, tra gli schizzi delle sue gambe recalcitranti e le braccia allacciate al mio collo nella paura di affogare in mezzo metro di mare.


l’inverno è solo un’illusione Vale”.



C’è qualcosa di vagamente nostalgico nel tornare alle solite lezioni con i postumi della vacanza ancora addosso.

Come un obbligo scolastico ampiamente sottovalutato prima della la fine del liceo e riscoperto troppo tardi.

La sveglia presto, la colazione incartata nel sacchetto di un bar per la fretta di arrivare prima dell’appello.

La metro che passa troppo presto o troppo tardi.

A seconda che tu sia in ritardo o in anticipo.


Vale si appoggiò con uno strattone al mio braccio indolenzito, doveva aver dimenticato la frenata brusca tipica della prima fermata.

ricordami perché non prendiamo la macchina per andare in facoltà” borbottò contrariata alla mia spalla poggiandoci sopra la testa riccioluta.

La strinsi a me per tutto il tempo necessario affinché altri passeggeri scendessero e salissero sul vagone della metropolitana su cui stavamo viaggiando senza dividerci.

perché amiamo la nostra città e vogliamo risparmiarle la cappa di smog più spessa della storia” le sussurrai accarezzandole lievemente la nuca.

è solo perché ti secca spendere soldi in benzina” mi contraddì sbadigliandomi contro la maglietta leggera.

e sprecarla bloccata nel traffico” precisai certosina.


Una ragazza seduta davanti a noi mi guardò aggrottando appena le sopracciglia, i suoi occhi seguivano la mia mano che accarezzava lentamente il braccio di Vale.

Le rivolsi un’occhiata diffidente mentre tornavo a rivolgermi al nodo di capelli incastrati con qualche molletta di uno strano blu elettrico.

hey bella addormentata” le sussurrai ad un orecchio, “non crollare proprio ora, siamo quasi arrivate”.

Vale aprì un occhio per guardarmi realmente poco interessata.

siamo ancora in tempo, torniamo indietro e ricominciamo a dormire!” piagnucolò patetica.

Mi scostai una ciocca dal viso impedendomi di riderle .

Vale …” la rimproverai con il tono meno serio del mio repertorio.

va bene, va bene …” borbottò arrendendosi, “ma lasciami dormire fino alla prossima fermata ok?”.

Sorrisi ai suoi capelli ninnandola con un motivetto lento.



Lo?” la sua domanda bisbigliata mi distrasse dalla lezione.

Grazie alla mia mania per il caffè arrivammo tardi, costrette a sederci in cima alla gradinata pur di seguire qualche parola.

mmm …” bofonchiai concentrata mentre la sua penna pungolava il mio fianco dalla parte del tappo.

pensi che il professore sia gay?”.

Lasciai la frase appuntata a metà sul blocco stropicciato per guardarla, aveva lo sguardo concentrato sulla figura piuttosto sfocata dell’uomo oltre la cattedra che parlava lentamente dentro il microfono argentato.

perché lo vuoi sapere?” chiesi perplessa.

non so …” sussurrò piano per non farsi scoprire, “mi da questa impressione … è sempre così … gaio quando inizia a spiegare, e poi ha uno strano tono di voce … e vestiti troppo colorati!”.

La guardai ridacchiando, “quindi uno è gay perché non si veste di nero e parla un’ottava sopra la media?”.


Aggiunse una gomitata al pungolamento con la penna a sfera.


no, certo che no … però mi sembrano dettagli da prendere in considerazione” spiegò con susseggio allineando i fogli immacolati davanti a lei.


capisco” annuii delicatamente ricominciando a prendere appunti, “ma mi chiedo ancora perché tu voglia saperlo”.

Vale mi sorrise, mostrandomi le fossette sulle sue guance rotonde, “vorrei solo riconoscerli, così potrei farci amicizia”.

La guardai di sbieco completando un paragrafo, “sicura?”.

certo!” esclamò un po’ troppo forte stringendomi un braccio.

non ho mai avuto un amico gay”.


La penna mi cadde di mano mentre chiudevo gli occhi e respiravo profondamente.

Quando mi girai verso di lei stava completando per me il decalogo del professore con aria annoiata.

vuoi copiare?”.



glielo hai detto?”

cosa?” mormorai perplessa.

Frank mi guardò esasperato, alzando gli occhi al cielo.

che io sono un finocchio e che tu odi il rosa? cosa secondo te?” sbuffò cercando disperatamente un accendino alla sigaretta che teneva incastrata tra le labbra.

no, non gliel’ho detto, ma se vuoi appena usciamo la informo” lo tranquillizzai accendendo una piccola fiamma arancione davanti il suo viso.

Si concesse una lunga boccata di nicotina prima di rispondermi.

sei un’idiota” proclamò convinto, “e dovresti dirglielo … davvero” concluse buttando un po’ di cenere per terra.

Mi astenei dal ricordargli la presenza del posacenere al centro del tavolino dove eravamo poggiati.

si, mi sembra una buona idea andare dalla mia migliore amica e dirgli, ‘hey ciao, hai presente la nostra amicizia che dura da più di un decennio? In realtà non esiste, è solo che io sono cotta di te! Ah, ma non preoccuparti, non è che di solito mi piacciono le femmine, è una cosa solo per te tranquilla!’ ”.

Digrignai i denti alla faccia impassibile di Frank ancora occupato a tirare ossigeno cancerogeno dalla sua sigaretta.

una cosa del genere?” chiesi caustica.

si, una cosa del genere” mi rispose a muso duro.

Ma la sua mano cercò la mia dopo qualche secondo, coprendola con una carezza rassicurante.

devi dirglielo Lori, o le cose peggioreranno … pensaci, forse non reagirebbe così male, in fondo ti vuole bene davvero … magari ti vuole anche lei” cercò di consolarmi con tono affettuoso.

Lasciai scivolare la sua mano dalla mia in un gesto non troppo brusco.

no”, sospirai, “no, lei non mi vuole in quel senso …. e forse non la voglio neanche io, forse è solo un’ossessione perché passiamo troppo tempo insieme. Insomma, vivo più con lei che con la mia famiglia ormai” cerai di continuare con tono convincente.

Frank dondolò leggermente la testa in disaccordo.

sul serio, sarà solo uno sfogo adolescenziale”.

Il ragazzo davanti a me si lasciò andare ad un lungo sospiro, “guarda che non c’è nulla di male ad essere attratti da persone del tuo stesso sesso”.


Scoppiai a ridere, quando lui, il mio migliore amico, mi confidò di essere gay per prima cosa gli presentai un mio cugino dichiarato, nella speranza che si piacessero abbastanza da mettersi insieme.


sai cosa intendevo”, sbottò infastidito dalla mia risata, “il fatto è che tu devi renderti conto che non c’è nulla di male. Che puoi esserlo. Che puoi essere etero, gay, o bisex … o una delle infinite scelte che offre il piano sessuale del genere umano” commentò elencando le probabilità. Si fermò un attimo per guardarmi negli occhi, “perché tu vuoi rapporti sessuali solo con il genere umano vero?”.

Gli tirai un calcio tra le gambe del tavolino abbastanza forte da farlo guaire.

ok, il punto è; con quanti uomini sei stata nella tua vita?”.

questa è davvero una cosa che non ti riguarda minimamente …” cercai di fermarlo, “quanti Lori?”.

Mi mordicchiai una pellicina nella speranza di impietosirlo.

oh avanti, io lo so, come tu sai i miei, sto solo cercando di farti ammettere una cosa, collabora per l’amor di Dio!”.

uno” sbottai infastidita, “e lascia Dio al di fuori delle mie pratiche sessuali”.

Frank annuì leggermente, “ok uno, ed era ….”, lasciò un attimo di sospensione pur di farmi cedere.

l’ex fidanzato di Vale” completai per lui con voce atona.

Stavolta annuì con più vigore, “e le tue storie senza rapporti?” continuò mimando delle assurde virgolette in aria, “parliamo di quelle? Chi erano i soggetti del suo straordinario sexappeal?”

Frank dobbiamo proprio … ?”, cercai di tergiversare, “rispondi e non farmi perdere tempo piccola canaglia, non ho tutto il giorno per te”.

ok, ok, erano i suoi ex, o quelli con cui ci aveva provato, o quelli che le piacevano. Va bene così?” elencai inviperita.

hai dimenticato quelli che erano stranamente innamorati di lei” concluse serio.

Perse del tempo accendendosi un’altra sigaretta mentre ponderavo la simpatica idea di fuggire da quel tavolo e trovare un posto sicuro in cui nascondermi.


non ci sei ancora arrivata vero?” domandò osservandosi le unghie corte.

a cosa?” chiesi esasperata.

Frank poggiò stranamente la sigaretta in bilico sull’orlo del tavolo per guardarmi negli occhi.


tu ti fai loro perché non puoi farti lei. Tu ti loro perché non si facciano lei”.


I suoi occhi scuri mi scavarono dentro ancora un po’ prima di lasciarmi andare e recuperare la sua inutile sigaretta.


non è vero” boccheggiai sconvolta.

si che è vero, per questo stai di merda quando esci con uno di loro, per questo non gli dici mai niente. Cristo! Ti crede ancora vergine” ridacchiò divertito.

ti ho detto di non infilare Dio nelle mie pratiche sessuali” gli ringhiai contro.

va bene, il punto è ... Tu lo sai, anche se non vuoi ammetterlo lo sai. Quindi ti conviene alzare quel culo, andare da Vale e dirglielo …”.


dirmi che?” domandò una voce alle mie spalle.

Vale aspettava tranquilla a qualche passo da noi, evidentemente si era avvicinata sentendo il suo nome.

Mi venne vicina sedendosi sulle mie ginocchia, lo sguardo fisso e perplesso su Frank che mi guardava indulgente.

avanti, diglielo” mi incitò sorridente.


Anche io sorrisi, stringendo i fianchi di Vale appena più forte mentre la sistemavo meglio sulle gambe, come una bambola viva.


che lui è finocchio” ripetei candida, “e che io odio il rosa”.

  
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