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Autore: SweetTaiga    15/03/2011    13 recensioni
Ero la romantica del gruppo, una volta. Quella che credeva nell'amore.
Ora son quella cinica, io: la ragazza che a testa alta insegue i sogni e rinnega l'amore. Quella che ripete "ce la faccio da sola, va bene così". Quella sicura, quella forte. Quella per cui il cuore è un organo, punto. Tuttavia, mentre in giro spargo satira, nell'ombra coltivo poesie. Forse sono ancora quella romantica, sotto questo strato d'insensata razionalità.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ragazze, leggete, è importante.
Non penso che ciò che sto per scrivere sia vietato dal regolamento, ma in questo caso avvisatemi e cancellerò immediatamente il messaggio.
Volevo solo darvi questo link http://www.jigoku.it/news/1329/raccolta-fondi-per-il-giappone/in cui si parla della raccolta fondi per il Giappone. Si può fare anche con un sms: vi consiglio di leggere. Possiamo fare qualcosa di concreto, perché non approfittarne?


      

                  3. Una scia di sorrisi

 
 

Vivevo tra le pagine di una favola antica, pregustavo il dolce incontro di una principessa e del suo principe. Partecipai ad un grande ballo, avvolta nel mio vestito migliore. Penserete sia una bella storia, questa; la storia di una principessa. In realtà la principessa era un'altra, e mentre la guardavo danzare abbracciata al principe capii. Capii che quello non era il mio castello. Capii che quella non era la mia favola. E capii che tu, tu che mi avevi illusa, non eri affatto il mio principe.
Forse avrei fatto meglio ad innamorarmi del servo, del più improbabile degli amanti, dell'uomo più lontano dai miei sogni.

 

E allora?
Allora quando entra un sentimento, nella tua pancia, ti cambia.
E quando esce un sentimento, dalla tua pancia, ti cambia.
-“Bassotuba non c'è” di  Paolo Nori





Apro gli occhi svogliatamente e, stiracchiandomi lentamente, mi accorgo che Raffaele non è accanto a me.
Mi alzo di scatto, guardandomi intorno, ma appena i miei sensi riprendono a funzionare un dolce aroma di caffè mi raggiunge e pochi attimi dopo vedo Raffaele entrare nella stanza con un vassoio carico di biscotti in mano.
«Buondì.», sussurra, prima di posarmi il vassoio sulle gambe.
«’Giorno a te.», rispondo, cercando di appiattire con le mani la mia chioma ribelle.
«Addirittura la colazione a letto? Non dovrei essere io a viziare te, ora che sei mio ospite?», balbetto tra uno sbadiglio e l’altro.
La risata di Raffaele mi coglie alla sprovvista, e cercando di aprire gli occhi lo vedo appoggiato alla finestra, con lo sguardo perso oltre il vetro.
Sorridendo afferro un biscotto, e distrattamente guardo l’orologio. «Ops, io devo andare in Biblioteca!»
Mangio un altro biscotto e bevo frettolosamente il caffè, bruciandomi ovviamente la lingua.
«Tu che vuoi fare, Raff?», domando, correndo verso il bagno per prepararmi.
Lo sento avvicinarsi alla porta chiusa, ed inizio a trafficare con lo spazzolino. «Vorrei venire con te.»

Usciamo frettolosamente di casa ed iniziamo a correre verso la Biblioteca.
Per una volta, a Londra c’è il sole, e ci godiamo i suoi raggi tiepidi sulla pelle.
Iniziamo a ridere come due idioti, e la gente che ci passa accanto ride con noi: è così difficile scorgere volti sorridenti per le strade di Londra, che ogni raro sorriso è contagioso come uno sbadiglio.
Lasciandoci dietro una scia di allegria entriamo nella biblioteca, e Madame Lacroix ci accoglie con l’abituale sgridata mattutina.
«Oh, ma chi è questo jovanotto?», pronuncia poi in un italiano francesizzato, ammiccando verso Raffaele.
«Lui è il mio migliora amico, Madame.»
«Sono Raffaele, molto piacere.», completa lui, baciando la mano di Madame Lacroix.
«Oh, che galantuomo! Somigli molto al caro Richard, oh si.», esclama lei, tutta soddisfatta per i modi raffinati di Raffaele.
«Oh, la prego, Madame, non facciamo paragoni assurdi! Raffaele non ha niente in comune con quell’arrogante di Mr. Knight!», sibilo esasperata tornando al mio amato inglese, ma vengo subito azzittita da un gesto della Madame.
«Mi riempi sempre di complimenti, ti ringrazio.», esclama una voce divertita a pochi passi da noi.
Mi volto lentamente, molto lentamente, fino a trovarmi faccia a faccia con il mio incubo attuale: Mr. Knight mi guarda dall’alto in basso, poggiato bellamente su uno degli scaffali impolverati, con un mezzo sorriso sadico sulle labbra.
«Tu che diavolo ci fai qui?», borbotto, infastidita dalla sua presenza.
Le mie parole vengono inghiottite dal vento, perché nessuno si degna di rispondermi; persino Raffaele si avvicina a Richard, salutandolo con una cordiale stretta di mano.
Con un sonoro sbuffo mi allontano dal quadretto idilliaco, dirigendomi verso il settore Classici che non ho ancora finito di riordinare.
Un mucchio di libri impolverati attende solo me, non ho tempo da sprecare con quell’individuo arrogante.
Prendo tra le mani Sogno di una notte di mezza estate ed improvvisamente ritrovo la calma perduta.
Inizio a pulire ogni scaffale tomo per tomo, cercando di sistemare i libri nella maniera più semplice ed accessibile.
«Madame, dov’è la scala?», domando, dopo l’ennesimo tentativo di arrampicarmi sulla libreria.
«Nella stanzetta degli attrezzi, cara. Ma è pesante, chiedi ai giovincelli di darti una mano.», mi risponde lei, muovendo la testa in direzione di Richard e Raffaele, che parlottano animatamente.
Il mio grugnito contrariato la fa capire lunga sulla mia voglia di chiedere aiuto alNemico e al Traditore, e a passo svelto mi avvio verso lo sgabuzzino.
La scala, alta due metri e più, si erge imponente con il suo rosso sgargiante.
Il perché Madame abbia comprato una scala così rossa è uno dei misteri dell’Universo.
E ora come diavolo la trasporto?
Attenta a non rimanere schiacciata dal leggero peso di quest’attrezzo infernale, tento di allontanarla dal muro con delicatezza, scoprendo – con mia somma gioia – la presenza di due piccole rotelline alla base dei piedi.
In qualche modo, riesco a poggiarla sulle mie spalle.
O meglio, infilo la testa tra due gradini ed inizio a trascinarla a mo’ di zaino.
Dannato orgoglio. Dovevano esserci il Nemico e il Traditore, a sudare sotto questo aggeggio.
Un paio di ragazzi presenti in libreria si offrono gentilmente di aiutarmi, ma rifiuto con una smorfia che dovrebbe essere un sorriso.
Dubito, tuttavia, di non essere sembrata una pazza assatanata.
Continuo a trascinare la scala fino allo scaffale, e quando finalmente raggiungo la mia meta ecco il grande dilemma: ed ora come diavolo la alzo?!
Lasciando per un attimo da parte i francesismi, ripasso velocemente tutte le parolacce italiane che conosco.
Perché, si sa, nei momenti di rabbia si parla sempre nella propria lingua abituale.
Mi giro lentamente, cercando di posizionare in modo relativamente stabile la scala, e tentando di farmi notare il meno possibile.
Il che, visto il colore sgargiante della scala, il rumore stridulo che fanno le rotelline sul parquet e le mie bestemmie mentali che probabilmente mi si leggono sul volto, è un’impresaleggermente complicata.
Un ultimo sforzo, un ultimo sforzo…
Mancano pochi centimetri, dopo di ché la scala sarà finalmente eretta in tutta la sua sgargiante maestosità.
Un altro pochino…
Proprio nel momento il cui le gambe della scala stanno per raggiungere una posizione stabile, ecco che quelle fottutissime rotelle, con il loro suono stridulo, mi avvisano dell’imminente tragedia.
In qualche modo, la scala ha perso il suo equilibrio, e per fermarla alzo spontaneamente le braccia, sperando che la mia forza basti ad evitarmi ferite decisamente dolorose.
Un attimo prima dell’impatto, dalle mie labbra fuoriesce la soave parola che tutti gli italiani degni di questo nome avrebbero pronunciato.
Non merde, una delicata imprecazione alla francese.
Non Oh, my God!, che sa tanto di fumetto americano.
No.
«Oh cazzo!»

Oh.
Un istante dopo la mia soave imprecazione, mi rendo conto di aver sottovalutato la mia forza: la scala, completamente immobile tra le mie mani, non è pesante come credevo.
«Cazzo?! What?», domanda una voce alle mie spalle.
Calma, Giulia. Calma.
Sei in Inghilterra, a Londra, nessuno può capire le tue imprecazioni.
Calma, Giulia. Calma.
E forse sarei rimasta davvero calma, se la mia testa bacata non mi avesse suggerito di guardare chi fosse l’individuo sospetto alle mie spalle.
«Ti ho appena salvato la vita, cara.», esclama Mr. Knight con espressione soddisfatta.
Ed improvvisamente mi rendo conto del perché la scala fosse così misteriosamente leggera: le mani di Richard, molto più grandi delle mie, sostengono la scala, molto molto molto più in alto di me.
«Cazzo.», ripeto, come se fosse una formula magica.
E, magicamente, mi calmo.
Passando da sotto le sue braccia mi allontano velocemente, ed aspetto pazientemente che il caro astro nascente posizioni la scala.
«Ancora questa parola? Cosa significa?», domanda lui, nel suo perfetto inglese.
«Fottiti.», ribadisco, sempre in italiano.
«Cosa?», chiede ancora lui.
Sbuffando, inizio a salire sulla scala, senza degnarmi di rispondere alle sue domande.
E’ uno strazio non poter mandare liberamente a fanculo una persona nella propria lingua natia.
«Non mi ringrazi neanche, razza di pulce?!», sibila lui con sguardo di superiorità, posizionandosi alle mie spalle.
«Stai zitto, idiota. Me la sarei cavata benissimo anche da sola.», borbotto tornando al solito inglese, concentrandomi sui polverosi tomi di Shakespeare.
«E poi, tu non stavi amabilmente chiacchierando con il Trad.. con Raffaele?!», domando, cercando il mio amico con lo sguardo.
«Oh, è andato a prendere il caffè. Ed io ho visto un sacco di gente ridere qui in Biblioteca.», risponde con noncuranza.
«E questo cosa c’entra con la tua scenata da Supereroe senza calzamaglia?», chiedo a mia volta, incapace di capire che razza di piaga stia prendendo il discorso.
« Non so perché ma quando la gente ride so che ci sei sempre tu di mezzo. Lasci una scia di sorrisi lunga due chilometri.», risponde a sua volta, con una risata sadica che ho imparato ad odiare.
«Non so perché, ma mi sa tanto che non è un complimento.», borbotto sottovoce, continuando a lanciargli maledizioni a raffica.
Dovevo accettare, quando mia nonna si offerse di insegnarmi come funzionassero i riti voodoo! Uffa.
«Hai detto qualcosa, microbo?»
Ok, la mia pazienza è finita. Mi volto verso di lui, pronta a lanciargli in testa l’edizionedeluxe comprendente l’Amleto ed il Macbeth. Una versioncina decisamente pesante, ovviamente.
Purtroppo, la sfortuna in questo periodo mi perseguita.
In qualche modo, Dio solo sa come, inciampo nello scalino.
Per la seconda volta in circa dieci minuti, l’impatto doloroso non arriva: mi trovo aggrappata alle spalle di quell’arrogante, con le sue braccia attorno al mio busto e la sua schiena contro lo scaffale opposto.
Sarebbe potuto sembrare quasi un abbraccio romantico.
Uno di quegli abbracci da film: lui che la salva da una fragorosa caduta, lei che sorride timidamente ed arrossendo lo ringrazia, e vissero felici e contenti, insieme per sempre.
Puah. Stronzate.
Con un movimento da Guinness dei Primati, mi allontano da lui, e con un cenno della testa lo ringrazio.
«Cavolo, piccoletta, ti facevo più leggere. Dovresti metterti a dieta.», dice lui, scompigliandomi i capelli.
Alla faccia del momento romantico!
Sbuffo ancora un po’, ma poi decido di non farci caso.
Dandogli le spalle, mi ritrovo davanti la mastodontica scala rossa.
«Sapevo che passare sotto una scala portasse sfiga, ma non pensavo che anche trascinarla avesse gli stessi effetti.», sibilo tra i denti, mentre mi costringo a non prendere a pugni il tizio alle mie spalle.
«Ti ho salvato la vita due volte e tu la chiami sfiga? Non sarai mica una masochista?!», domanda lui, fingendosi afflitto e sorpreso.
Che figlio di… Che bravo attore, ecco.
«Il problema non è il salvataggio, il problema è il salvatore.», sibilo ancora.
E so che gli sarei potuta saltare al collo per ucciderlo, se voltandomi non l’avessi visto ridere in quel modo.
Perché, non lo ammetterò mai, ma quando ride Mr. Knight è quasi carino.
«Stai tranquilla,non ti salverò più.», risponde, scompigliandomi  ancora i capelli, già abbastanza disastrosi per conto loro.
«Se cercassi di nuovo di prenderti in braccio, potrei rompermi entrambi gli arti. Mettiti a dieta, microbo!»
Ritiro tutto.
Quando ride di me mi sta ancora più sulle palle del solito!



NOTE:
Ecco a voi il seguito, ragazze.
Prima di tutto vorrei farvi notare la presenza dell’ennesima “credenza popolare”: prima San Valentino, poi la Dea Bendata, ed ora la famosa Scala. Quante volte ci hanno detto di non passare sotto una scala perché porta sfortuna?!  : ) Stronzate.. forse. O forse è tutto vero? : )
Bè, ragazze…  Cosa ne pensate? Vi piace come si sta evolvendo la storia? Per ora non sapete ancora molto dei personaggi,ma a poco a poco vi mostrerò le loro vite, le loro abitudini, i loro vizi e le loro virtù.
Conoscerete il loro passato e spero vorrete scoprire il loro futuro.
Li vedrete crescere, e spero di riuscire a darvi qualcosa con ognuno di loro.
Non so come continuerà esattamente la storia, ma ho già abbozzato le linee generali.
Come un incompiuto michelangiolesco, ecco: vedo le venature nel marmo, e poco a poco tirerò fuori la figura contenuta in esso.
Dopo questa robaccia filosofica, vi saluto! Non vorrei farvi addormentare ; )
Spero di ricevere i vostri pareri : )
Cercherò di aggiornare più spesso, se lo studio me lo permetterà.

A preso,
SweetTaiga : )
 
   
 
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