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Autore: InuMilla    18/04/2011    4 recensioni
Quando l’ultimo giorno di lezione dell’ultimo anno della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts suona la campanella dell’ultima ora, hai la sensazione che quello sia l’ultimo secondo di una parte molto importante della tua vita. Ti sembra l’ultimo secondo della tua adolescenza; e , anche se in questi lunghi sette anni, a volte un minuto non passava mai, quel secondo sonoro che fa “dring” ti sembra lungo un’eternità, più di qualunque altro momento trascorso in punizione a riscrivere sempre la stessa frase o a pulire la Guferia alla maniera Babbana.
Ispirata a "Notte prima degli esami"
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Confessioni da dimenticare, ricordi da buttare.











Sfoglio svogliatamente il libro di Pozione, conscio del fatto che gli esami incombono sulla mia bellissima e sciagurata testolina, ma nessuna di queste interessantissime nozioni sul Distillato della Morte Vivente sembra intenzionata a stamparsi nel mio cervello.
Sto leggendo la stessa pagina da un quarto d’ora, ormai, ma il significato delle parole mi sfugge.

…mi farò bocciare, di questo passo.

Mi arrendo. Chiudo il libro con uno schiocco.
E’ inutile, non riuscirò mai a studiare : ho troppi pensieri per la testa.
Non ho ancora ricevuto notizie da Remus. Non mi aspettavo certo che venisse a ringraziarmi in lacrime lodandomi per il mio buon cuore (… forse si. Ma sono dettagli) . Speravo solo che sarebbe venuto almeno a dirmi che Gravidens aveva revocato la sua punizione e che, nell’euforia del momento (magari con l’aiuto di un bel faccino da cerbiatto, che non guasta mai) mi avrebbe perdonato.

Invece sono passati due giorni e lui continua a evitarmi come se mi facessi lo shampoo con le Caccabombe.
Come se non bastasse, tra due giorni ci sarà la luna piena, l’ultima prima degli esami, e io non so come comportarmi.
Mi vorrà con lui, quella notte?
E il giorno dopo, quando sarà in catalessi sul solito lettino dell’Infermeria, si aspetterà di vedermi al suo capezzale?

La questione mi sta ossessionando al punto che  non riesco nemmeno a pensare che c’è Lily, seduta proprio nella poltrona accanto alla mia.
E’ lei ad attirare la mia attenzione con una battutina di quelle simpatiche come un’ascessi al dente: «Sei riuscito a decifrare il significato della riga che stai leggendo da un’ora, Potter? »
La guardo. « I miei neuroni si rifiutano di assimilare questa roba. » le rispondo, rivolgendole uno sguardo incuriosito.
«Potter, tu  non hai neuroni, è questo il problema. »  Ribatte, senza staccare lo sguardo dal suo libro. «Mi sembra di avertelo già detto. »
«Si, stai diventando noiosa e ripetitiva, Evans. »  Sospiro. La mancanza di convinzione nel tono della mia voce rende la frecciatina completamente priva di effetto.
Lei alza lo sguardo. «Sei tu che sei tardo e mi costringi a ripetere le cose. » Anche lei mi punzecchia con voce atona, senza una vera intenzione di colpire.
Le rivolgo un sorrisetto, giusto per farle capire che non ho proprio voglia di battibeccare.

Evidentemente non afferra il concetto perché, sbuffando, chiude il libro e si rivolge verso di me.
«Qual è il problema, Potter? »
Assottiglio lo sguardo, squadrandola con aria sospettosa.
«Perché ti interessa? »
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. »
Continuo a scrutarla; lei sbuffa per l’ennesima volta, alzando gli occhi al cielo, esasperata.
«Quando hai un problema, tu sospiri, sei musone…diventi pesante! »spiega, gesticolando con le mani. «Chi ti sta attorno non può ignorare il tuo malumore. »  Sospira, appoggiandosi allo schienale. « Quindi, sfogati. Io farò finta di ascoltarti.»

Sorrido, passandomi una mano tra i capelli. « E’ la seconda volta che mi fai un favore, Evans… »
Lei mi interrompe, con un gesto perentorio della mano «Lo so. Ma potrei cambiare idea molto facilmente, quindi vedi di sbrigarti. »
I suoi modi fintamente acidi mi indurrebbero a prenderla in giro, ma trattengo le risa e cerco di concentrarmi sulle parole da dirle.
Le sono troppo grato per non approfittare di questo momento.
«E’ per Remus. » inizio a spiegare. La sua maschera cinica cade, scoprendo un’espressione di sincero interessamento «Non mi parla. »
«E’ arrabbiato, ovviamente.  » mi fa notare. Mi sorprendo nel constatare che non c’è traccia di accusa nel suo tono di voce.
«Lo so, » riprendo, alzando gli occhi al cielo. «Ma non ne ha più motivo! Ho sistemato tutti: Gravidens non lo punirà. »
Incoraggiato il suo sguardo incuriosito, le racconto della mia discussione col professore di qualche giorno fa.
«L’ho assillato fino alla morte, perché non punisse Remus.Alla fine – MOOLTO alla fine- ha acconsentito a trasferire la punizione di Remus su di me. » concludo, con un impeto di orgoglio.

Non è stato facile convincere PeloViola.

Lily spalanca gli occhi, sorpresa. «Ti sei accollato la sua punizione? » domanda, come se non avesse sentito bene.
Alzo le spalle. Insomma! Perché questo tono sorpreso? Mi ferisce che mi creda un tale insensibile!
«Sì. Infondo, era il minimo che potessi fare. Lui non c’entrava nulla. »
Lily mi sorride.
Cioè, Lily Evans mi sta sorridendo!
Erano mesi che non succedeva. Avevo quasi dimenticato quanto fosse bello il suo sorriso.
«Hai ragione, era il minimo che tu potessi fare. »  mi dice, senza riuscire a dissimulare una nota d’ammirazione.

Il fatto che Lily Evans sia ammirata per qualcosa che ho fatto non può che essere il segno di  un’astrusa congiunzione di astri che induce il mondo a girare al contrario.
Oppure, più semplicemente, sto sognando.
Oppure, con più probabilità, Remus mi ha ucciso nel sonno ( libera interpretazione sul come) e questo è il Paradiso.










 

***








 

 

Con un leggero sfrigolio, un’altra foto atterra nel cestino, sulla cima del mucchietto che già giace lì dentro.
E non sarà l’ultima.
 
Riuscirò a gettarle tutte, forse, ma per il momento, ogni volta che prendo uno di questi pezzi di carta, decisa a disfarmene, lascio che questo indugi tra le mie dita e, prima che effettivamente riesca a cestinarlo, passano almeno dieci minuti.
Ognuna di queste immagini e un pezzo di un puzzle che, ricomposto, rappresenta uno dei periodi più felici della mia vita.
Provo quasi un dolore fisico, al pensiero che sia tutto finito..
E lui, prepotente protagonista della mia felicità come di ogni mio scatto, adesso deve finire nel cestino,  con tutti i miei ricordi legati a questi ultimi mesi, fatti di momenti rubati.
Sarebbe una tortura per me conservare queste foto.
 
I genitori di Monique sono morti.
 
Una notizia così intima e privata, naturalmente, non poteva non fare il giro di Hogwarts nel giro di un decimo di secondo, passando di bocca in bocca, infarcita di falsi “mi dispiace!” e ipocriti “poverina!”
E il fatto che Jean e Nicole Martin fossero due famosissimi Auror, non ha giovato al mantenimento del segreto: la loro morte è stata interpretata come il segno che il Lato Oscuro si sta muovendo, mettendo in agitazione tutto il Mondo Magico.
Mi sento tremendamente egoista a pensare che a me, al momento, del Mondo Magico, non m’importa un fico secco.
La morte dei Martin, per me, significa semplicemente che io devo rinunciare a Sirius.

Lui deve scegliere Monique.
E se mai non lo facesse, io stessa lo prenderei a randellate, fino a fargli cambiare idea.
E’ finita.
Devo farmene una ragione.
Passano altri dieci minuti. Un’altra foto finisce nel cestino.
La successiva mi fa venire un tuffo al cuore.
Non c’è Sirius in questa foto.
C’è una rosa. Una rosa rossa.
Ricordo perché scattai questa foto: non volevo che il ricordo di ciò che quella rosa simboleggiava appassisse insieme a lei, senza lasciare traccia.
Volevo che quel momento restasse impresso nel tempo.









 



 

Era il 13 febbraio. Io e Sirius eravamo ancora una sorta di pseudo- amici.
E’ vero: sempre più spesso, lui si avvicinava a me con una frase banale sul tempo o con qualche improbabile richiesta di chiarimenti sull’ultima lezione, ma non ho capito subito cosa significasse tutto ciò.
In effetti, ci ho messo un po’ a metabolizzare il fatto che Sirius Black cercasse di attaccare bottone con me.
Quel 13 febbraio, ero sola, come al solito, seduta su una panca in pietra viva, nel parco, sotto un salice.
Leggevo.
In realtà, però, non ero affatto sola.
«Ciao. »  La voce di Sirius mi fecesobbalzare. «Come va? »
Sorrideva, allegro, nonostante gli stessi lanciando la peggiore occhiataccia che avessi in repertorio.
«Andava bene fino a cinque secondi fa, prima che rischiassi un infarto. » risposi, cercando di fare in modo che fosse chiaro come il sole che stavo per mollargli uno di quegli schiaffi che lasciano il segno.

«Uh, come sei esagerata! » mi sbeffeggiò, alzando gli occhi al cielo.
Subito dopo, però, mi rivolse un sorriso dolce.
La mia minaccia sottointesa era andata a segno, evidentemente.
«Cosa vuoi, di preciso? » domandai, in tono piuttosto acido.
 «Quanta scortesia! Ti ha morso una tarantola, oggi? » continuò a scherzare. Io cercavo di reprimere la voglia di prenderlo a capocciate.
Ero piuttosto irritabile e nervosa, quel giorno, e lo sapevo, ma non mi andava di ammetterlo, perciò chiunque si permettesse di farmelo notare, entrava automaticamente nella mia lista nera.
E Sirius Black si era appena guadagnato  i primi tre posti.
«No. » risposi tra i denti «Ma tra un po’ io mordo te.»
Lo sentii deglutire, ma il suo sorriso non scomparve.
«C’è qualcosa che non va? » mi domandò.
Non me ne accorsi subito, ma era sinceramente interessato ad avere una risposta.
Scossi la testa un po’ troppo vigorosamente, ma, fortunatamente, lui non indagò oltre.
Allora, presi in considerazione l’idea che forse non era stata una sfortuna che lui mi fosse venuto vicino. Forse sarebbe riuscito a distrarmi …
«Va bene, come vuoi. » desistette, con un’alzata di spalle  «Allora ne approfitto per chiederti un consiglio. »

Sospirai. «Dimmi. »
«Mi servirebbe un’idea originale e facile da realizzare per un regalo di S. Valentino. » disse, grattandosi dietro la nuca, con aria imbarazzata. «Mi è … passato di mente. Ma immagino che Monique si aspetti un regalo, perciò… »
Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi quale atroce assassinio ho dovuto commettere nella mia vita precedente per meritarmi tutto ciò.
«Non ne ho idea, Sirius. » risposi, seccata.
Lui mi fissò per qualche secondo, come se cercasse di interpretare le mie parole.
«Facciamo così: dimmi cosa hai ricevuto l’anno scorso. »  disse, d’un tratto.
«Niente. » risposi, troppo in fretta.
Con uno sguardo cercai di fargli capire che non doveva insistere.
Ma Sirius Black, quel giorno, si dimostrò recettivo come una talpa sorda.

«Ma che razza di maleducato, il tuo ragazzo! » esclamò, fingendosi indignato. Era un modo per chiedermi spiegazioni.
Sbuffai. «Non avevo un ragazzo, l’anno scorso. » spiegai con tono cantilenante di chi dice qualcosa che dovrebbe essere scontato per il proprio interlocutore.
Cercavo in tutti i modi di fargli capire che non era un argomento di cui parlavo volentieri … ma niente. Sirius Black, quel giorno, era ottuso come un Vermicolo.
«E quest’ anno cosa ti piacerebbe ricevere? O cosa pensi che riceverai? Su! Mi serve un’idea! »
Mi alzai di scatto, fronteggiandolo.

«Niente. Niente. Niente! » risposi, stizzita

Lui, che si era leggermente ritratto sulla panca, mi guardò con aria incuriosita.
Abbassai lo sguardo e il tono di voce.
«Non ho mai ricevuto niente per San Valentino. »
Senza riuscire a guardarlo in faccia, mi voltai e me ne andai, con il mio libro stretto convulsamente sul petto.
 
La mattina dopo, a colazione, al momento della consegna della posta, ero già rassegnata a essere una di quelle che avrebbero dovuto ignorare, in silenzio e con santa pazienza, le urla isteriche delle Valentine che ricevevano i loro insulsi regali , senza aspettarsi nulla.
Poi, mentre ero concentrata sul mio porridge, una civetta mi beccò, forte, sulla mano.
Mentre imprecavo, capii che quel volatile maledetto era lì, davanti a me, perché doveva consegnarmi qualcosa.
Aveva una rosa – quella rosa- legata ad una zampa.
Non c’erano bigliettini, non un solo pezzo di pergamena che mi facesse capire chi fosse il mittente, ma non fu difficile capirlo, comunque.
Sirius Black si sporgeva continuamente dal suo posto per guardarmi …













Passano quindici minuti. Un’altra foto finisce nel cestino…









 

***









 

«… e ti ricordi quando abbiamo incantato la gatta di Gazza? »
«E’ stata una cosa davvero infantile! Ha abbaiato per settimane! »
«Sarà anche stato infantile, ma nessuno le ha fatto un contro incantesimo, neanche Silente… »
Lo sguardo di rimprovero che mi lancia Lily è completamente rovinato dal sorriso che riesco a strapparle.
E non me lo sto immaginando!
Stiamo chiacchierando da quasi un’ora senza scannarci.
Siamo riusciti a scherzare insieme, di nuovo.
E’ assurdo!

All’improvviso, lei cambia bruscamente discorso:
«Perché devi rovinare sempre tutto? »
E’ una domanda retorica, pronunciata con la forza della frustrazione.
La guardo, piuttosto confuso. Il suo sguardo mi trapassa da parte a parte.
«Anche quella sera avevamo parlato e scherzato così, ricordi? » spiega, continuando a rimproverarmi implicitamente, come se io dovessi sapere dove vuole andare a parare.
…ah! Quella sera.

«Era andato tutto bene! » continua lei, con la fronte aggrottata «Perché hai dovuto rovinare tutto? »
Mi raddrizzo sulla poltrona. «Io?! »  la aggredisco, irritato «Sei tu che sei sparita senza darmi una spiegazione! »
Vedo le sue mani stringersi convulsamente attorno ai braccioli, come se volesse staccarli dal resto della poltrona.
«Cosa c’era da spiegare? » sibila, tra i denti. Lo sforzo di controllare il tono è evidente nel tremolio della sua voce. «  Se rifletti su cosa hai fatto, potresti arrivarci da solo.»

Sbuffo. «Lily, hai visto anche tu con quale faccia mi ha chiamato Peter. Non potevo non andare con lui, era un’emergenza… » cerco di spiegarmi –nonostante credessi che questo punto fosse chiaro – ma lei mi interrompe, come suo solito, con un gesto della mano.
Mi viene quasi voglia di staccargliela.

«Trovare Severus indifeso e facile bersaglio da quando si chiama “emergenza”? »
Finalmente, capisco.
Ha visto.
Ma è arrivata al momento sbagliato.
Mi calmo. E’ solo un enorme malinteso, infondo.

Prima che io possa spiegarmi, però, lei riprende, rivolgendomi un sorrisetto distorto:
«Non devi sorprenderti se poi tutto ti si ritorce contro … » il suo tono è strano, colmo di sottointesi.
Un riflesso involontario del mio cervello mi porta a fare un collegamento completamente improbabile che si insinua prepotentemente nei miei pensieri come un atroce dubbio.
Non è possibile.
Sperando con tutto me stesso in una risposta negativa, mi schiarisco la voce con un colpo di tosse e chiedo, del tutto calmo e pacato:  «Sei stata tu a portare la spia a Gazza? »
Sorride, di nuovo, un sorrisetto strano, privo di allegria, che rende il suo volto una maschera sardonica.


«Sì. »
 

Questa semplice sillaba risuona nella mia testa come un colpo di cannone.
Mi alzo di scatto, furente.
Senza accorgermene, stringo i pugni fino a conficcarmi le unghie nei palmi, ma non sento il dolore.
Dentro di me, qualcosa è stato raschiato via da unghie ben più affilate delle mie.
Reprimo la voglia di prendere a calci qualcosa e guardo lei, aspettando.
Aspetto che mi dica qualcosa. Aspetto che si giustifichi.
Aspetto che salvi il salvabile.
Ma la verità è che non c’è niente da salvare.

Quella che sto guardando non può essere la mia Lily.
Questa qui è solo una persona crudele che si è divertita a torturarmi solo per qualcosa che crede che io abbia fatto.
Questa persona non ha fiducia in me.
Perché ho perso tutto questo tempo con lei?

E’ troppo.

Mi volto ed esco, senza dire una parola.
Non vado in un luogo preciso.
Voglio solo uscire.
 












Angolo straordinariamente piccolo di Mills.
Salve. 
Vi sto parlando dal mio rifugio anti-bomba atomica perchè c'è qualcuno - ogni riferimento a fatti e persone e casualmente voluto- che è molto arrabbiato per il mio, inqualificabile ritardo.
Gente, non è colpa mia. E' che questo capitolo davvero non voleva saperne di venire fuori decente.
Infatti, è orribile.
Però non potevo non pubblicarlo - nonostante l'orario improponibile- altrimenti non l'avrei fatto più.

Passiamo alla parte più bella del mio angolino, ora: i
ringraziamenti *_*
Ringrazio le  carissime personcine che
leggono,
(a quelle che
recensiscono pure va la gloria eterna, naturalmente)
quelle che
preferiscono,
quelle che
ricordano
e quelle che
seguono.

Ora, in nome dello spirito Pasquale (?), mi lascereste un commentino a questo capitolo? (Povero, già è stato soprannominato il "capitolo-prostituta", poi gli ho detto che è orribile, risollevategli un po' il morale, su *w*)

Vi lascio la
buona notte! (Prima che la quantità di stupidaggini aumenti ancora.)
(*Nota per Milla: non postare nulla su EFP dopo le dieci di sera*)

 

   
 
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