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Autore: whateverhappened    13/05/2011    5 recensioni
«Papà, chi è?» domandò, fissando i grandi occhi azzurri sul genitore. Bill, coperto di polvere da capo a piedi, si chinò a prendere la foto dalle mani della figlia e sorrise.
«Una donna dalla storia davvero interessante» rispose enigmatico, conscio che le bambine avrebbero richiesto a gran voce quel racconto.
«Ce la racconti?» chiesero, infatti, un attimo dopo.
Bill sorrise, osservando meglio la fotografia. La donna rappresentata sorrideva apertamente, la pettinatura faceva immediatamente pensare agli anni Trenta, periodo confermato dall'anno scritto sul retro. Sistemò l'immagine in bella vista su un tavolino e, sedendosi meglio sul pavimento, cominciò a raccontare.

[Cedrella Black/Septimus Weasley]
Prima classificata al terzo ed ultimo turno del contest "Il Club dei Duellanti".
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Victorie Weasley | Coppie: Bill/Fleur
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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Tutto cominciò nel 1934. Era un periodo di prosperità per la comunità magica, che assisteva alla nascita di attività che ancora oggi sono importanti. Nessuno avrebbe potuto sospettare che da lì a qualche anno sarebbe scoppiata una guerra fra i Babbani, una guerra talmente importante ed estesa a livello mondiale da coinvolgere fortemente anche la nostra vita. Le famiglie magiche si preoccupavano principalmente di organizzare matrimoni vantaggiosi e di criticare l'accesso di Nati Babbani al nostro mondo, che all'epoca era estremamente conservatore.

La nostra storia si svolge nella migliore Scuola di Magia e Stregoneria d'Europa. Molti potrebbero attribuire questa descrizione a diverse scuole, ma per onor di patria per noi la migliore sarà sempre Hogwarts. Da poco era stato eletto Dippet come Preside e tutti stavano ancora cercando di avere un'opinione precisa al riguardo, ma per gli studenti nulla era cambiato particolarmente. Fra questi vi erano, in particolare, due ragazzi che interessano la nostra storia.

Lei era una Serpeverde dell'ultimo anno. Non era una ragazza che dava particolarmente nell'occhio, in una stanza piena di giovani donne nulla la avrebbe fatta brillare in modo maggiore rispetto alle altre. Non aveva delle attrattive particolari, anzi, a guardarla con attenzione un buon osservatore avrebbe potuto notare che la gamba sinistra era leggermente più corta della destra. Era una bella ragazza, ma comune sotto ogni aspetto fisico. Ciò che la faceva notare all'ingresso in una stanza era il ciondolo che portava al collo, una “B” di argento che la identificava immediatamente come esponente di una delle più importanti famiglie della società magica. Era una Black, il suo cognome le portava attenzioni che altrimenti non avrebbe avuto. Il suo nome era Cedrella, a quell'epoca la più grande delle figlie di Arcturus Black da maritare: la sorella più grande, Callidora, si era sposata l'anno precedente e da allora ogni proposito matrimoniale dei genitori era rivolto a lei.

Lui, invece, era un Grifondoro. Aveva la stessa età di Cedrella e con lei si era sempre comportato come se non fosse stata una Black, con il risultato che in sette anni di scuola si era accorto della sua presenza forse un paio di volte. Non aveva né voglia né possibilità di sposare una Black e Cedrella era troppo anonima perché ci si potesse accorgere di lei senza alcuno scopo. Septimus era altrettanto poco celebre a Hogwarts, l'amore per lo studio e gli scacchi lo tenevano lontano da qualsiasi occasione di popolarità. Non gli piaceva particolarmente il Quidditch, anzi, lo riteneva uno sport abbastanza stupido. Trascorreva le sue giornate sui libri o davanti al camino, raramente metteva il naso fuori dalla Sala Comune se non per le lezioni e per i pasti.

La nostra storia ha inizio in uno di quei pochi giorni in cui Septimus, per qualche particolare congiunzione astrale, era portato a concedersi all'aria aperta. Non era un bel giorno di sole, nessuna brezza leggera invitava gli studenti di Hogwarts a passeggiare per il parco, ma per Septimus era diverso. Non amava la confusione, preferiva di gran lunga camminare in mezzo al nulla piuttosto che essere attorniato da diverse persone, per la pace di una bella passeggiata sarebbe uscito persino con la grandine. Quello di cui parliamo è un giorno decisamente invernale, con la neve a ricoprire i prati e la temperatura adatta ad una buona cioccolata calda. La Sala Comune di Grifondoro era gremita, fatto che ostacolava le letture di Septimus che, nonostante il freddo, non si fece problemi ad uscire per ovviare al problema. Il parco di Hogwarts aveva sempre avuto un'attrattiva particolare, ricordava ancora come avrebbe voluto visitarlo la sera stessa del suo Smistamento, e non perdeva occasione per esplorarne zone nuove ogni volta che si allontanava dalle mura protettive della sua Sala Comune. Era un individuo strano, Septimus, e quando passeggiava lo faceva sempre senza una meta precisa, semplicemente camminava finché non sentiva di doversi fermare. Anche quella mattina camminò senza destinazione attraverso la neve per diversi minuti, godendosi il silenzio assoluto che solo quella condizione atmosferica sapeva dare, solo ogni tanto udiva qualche uccellino cinguettare in lontananza. Septimus amava la neve, era in grado di infondergli un senso di pace anche nei momenti di maggiore rabbia: gli bastava rimanere solo in mezzo al bianco per sentirsi immediatamente meglio. Tuttavia, man mano che si avvicinava al lago l'idea che quel giorno non sarebbe stato solo si insinuò nella sua mente: persino in lontananza si riconosceva la fiammella di una candela accesa e di sicuro nessuno accendeva una candela in mezzo alla neve per poi andarsene. Istintivamente aumentò il passo, guidato da quella stessa curiosità che lo rendeva avido di sapere nello studio. Era una caratteristica di Septimus voler sapere sempre tutto, se qualcosa lo stuzzicava andava a fondo fino a conoscerne origini e collegamenti.

Quando Septimus giunse in riva al lago, proprio dove aveva visto ardere la candela, notò una figura minuta raggomitolata sulla neve. Era seduta a terra, nascosta dalla panchina fino a che Septimus non le fu accanto. Istintivamente il ragazzo evocò una coperta e gliela porse senza parlare, la sua attenzione era concentrata su quella piccola fiammella a un metro da loro. Non era razionale pensare che la ragazza sperasse di scaldarsi con quel minuscolo fuoco, pure un bambino avrebbe capito che era impossibile, eppure lei la fissava come se da quella dipendessero le sue sorti. Septimus la osservò rapidamente mentre si avvolgeva nella coperta, non ci mise molto a riconoscerla. Per quanto le loro strade non si fossero mai realmente incrociate, avrebbe riconosciuto ovunque Cedrella Black e il suo ciondolo d'argento. Appartenevano a due famiglie diametralmente opposte, Cedrella non avrebbe dovuto neanche rivolgergli uno sguardo, figurarsi accettare qualcosa da lui! Tuttavia Septimus notò che la ragazza aveva uno sguardo strano, quasi rassegnato. Spinto da quella stessa attrazione che lo aveva spinto a raggiungere quel luogo, si sedette sulla neve accanto alla ragazza. Non le disse nulla, si limitò a osservare quella candela rossa che sembrava catturare così tanto l'attenzione di Cedrella. Rimasero in silenzio diversi minuti, Septimus sospettò persino che la ragazza non si fosse accorta della sua presenza, ma ad un tratto lei gli parlò.

«Ha una grande forza quella candela – gli disse – È fuoco in mezzo all'acqua. L'acqua spegne il fuoco, ma quella fiamma rimane accesa. Sopravvive in un ambiente che le è avverso, riesce persino a brillare».

Poteva sembrare una frase senza alcun senso, eppure Septimus ne rimase profondamente colpito. Osservò Cedrella di sfuggita, notando come avesse ancora la stessa espressione rassegnata che aveva quando era arrivato. Ebbe quasi l'impressione che quella frase non si riferisse tanto alla candela, quanto a Cedrella stessa.

«La copertura di cera fa sì che il fuoco non venga toccato dalla neve» rispose semplicemente, dando una spiegazione fredda e impersonale al fenomeno. Sapeva che probabilmente non era il modo più giusto per risponderle, magari per confortarla, ma Septimus non era tipo da parole dolci.

«La protegge. Tutti dovremmo avere quella protezione che fa brillare una fiamma in mezzo alla neve» ribatté Cedrella.

Le parole della ragazza diedero a Septimus la conferma che le sue supposizioni erano corrette, parlando della candela Cedrella si riferiva effettivamente a se stessa. Non sapeva come risponderle, non era mai stato bravo con le parole e non era capace di consolare nemmeno sua sorella dopo una caduta. Si limitò ad annuire, rimanendo in silenzio. Cedrella non parlò più, i due rimasero in silenzio finché il brontolio dello stomaco di Septimus non fece loro capire che era giunta l'ora di pranzo. Si avviarono verso il castello senza rivolgersi la parola, Cedrella aveva portato con sé la candela, e quando si separarono Septimus sentì che quella ragazza era una curiosità vivente.

Il giorno seguente si alzò determinato a tornare alla panchina. Era sicuro che Cedrella sarebbe stata lì, non sapeva dire per quale motivo ma ne era assolutamente certo. Non aspettò neppure troppo tempo: subito dopo colazione uscì nel parco, camminando rapidamente sulla neve già schiacciata da qualche altro mattiniero. Gran parte degli studenti dormiva ancora, come sempre la domenica mattina, ma a Septimus piaceva sentire l'aria fredda del mattino sulla pelle. Quando arrivò alla panchina di pietra notò che Cedrella era già lì, avvolta in quella coperta che lui aveva evocato il giorno precedente. Non lo salutò quando le fu accanto, ma con la coda dell'occhio Septimus vide che un piccolo sorriso era comparso sulle labbra della ragazza. Con gesti rapidi evocò una candela azzurra, che accese con un tocco di bacchetta e posizionò accanto a quella rossa di Cedrella.

«A volte quello che serve è solo un po' di compagnia» mormorò, senza neppure guardarla.

Fu come se Septimus seguisse lo stesso schema del giorno precedente: si sedette accanto a Cedrella e non parlò, il silenzio regnò fra loro per diversi minuti prima che la ragazza decidesse di romperlo. Non gli disse molto, in realtà, semplicemente concordò con quanto detto da lui e aggiunse che era difficile trovare una candela che ardesse con la stessa intensità di un'altra. Inoltre, a suo parere, per essere realmente un bello spettacolo dovevano essere di due colori complementari, così che il loro insieme fosse gradevole sin dal primo impatto. Septimus sorrise fra sé a quell'uscita, ben conscio che il complementare del rosso era proprio l'azzurro. Dopo quella risposta, il silenzio tornò a essere protagonista sulla scena. Come il giorno precedente Septimus e Cedrella non dissero nulla fino a mezzogiorno, limitandosi a osservare le due candele che brillavano anche della luce dell'altra, quindi si alzarono e tornarono al castello.

Quegli incontri apparentemente senza senso, spesso dediti al silenzio più che alle discussioni, continuarono il fine-settimana successivo e quello dopo ancora. Septimus e Cedrella si trovavano in riva al lago per osservare il brillare di una candela in mezzo alla neve e, quando la temperatura divenne troppo alta perché potesse nevicare, semplicemente osservavano l'acqua. L'inverno del 1934 trascorse, arrivò il 1935 e i due ragazzi continuavano a incontrarsi nel parco della scuola. Fra loro il silenzio riempiva sempre meno spazi, occupati ora da racconti e discorsi. Entrambi si aprirono con l'altro, finendo per rivelare paure e timori, lati dei loro caratteri ignoti a chiunque altro. Era diventata quasi una consuetudine raccontare all'altro la settimana trascorsa, un incontro fisso. Nessuno ne era a conoscenza, probabilmente ogni persona ad Hogwarts non li riteneva né appropriati né adatti a loro due e, soprattutto, alle famiglie a cui appartenevano.

Nonostante tutto, Cedrella e Septimus continuavano a vedersi, alla fine – com'era forse prevedibile – finirono per innamorarsi. Il loro era un amore quasi proibito, secondo i canoni della società magica degli anni Trenta non avrebbero nemmeno dovuto parlarsi, una storia sentimentale era assolutamente fuori questione. La famiglia di lei, in particolar modo, sarebbe stata estremamente contraria a quell'unione. Fino a pochi anni fa i Black puntavano a matrimoni il più possibile vantaggiosi, figuratevi negli anni Trenta: più prestigioso era il partito, più facilmente i genitori di Cedrella avrebbero acconsentito alle nozze. In poche parole, Septimus non aveva la minima speranza di poterla sposare con il benestare della famiglia. Capite bene che un rifiuto esplicito da parte dei genitori di Cedrella avrebbe portato esclusivamente a due alternative: i due ragazzi dovevano rinunciare al loro amore oppure lei sarebbe stata diseredata, esclusa per sempre dalla sua famiglia, cancellata dall'albero genealogico. Septimus non voleva assolutamente che Cedrella rinunciasse alla sua famiglia, gli risultava insopportabile solo l'idea che potesse essere cacciata di casa come un ladro scoperto a rubare, che non venisse più considerata una figlia da chi l'aveva messa al mondo a causa sua. Non negava, specialmente in quei momenti in cui si concedeva di sognare e di sperare, che avrebbe desiderato come nient'altro di poter stare con lei, ma tutta l'alta società magica sarebbe stata contro quell'unione.

Quasi senza che i due ragazzi se ne accorgessero, i mesi passarono veloci e la fine di giugno arrivò inesorabile. Era l'ultimo anno, non sarebbero tornati ad Hogwarts a settembre e non si sarebbero più rivisti. Entrambi speravano che, in fondo, qualcosa sarebbe cambiato a loro favore ma, allo stesso tempo, sapevano che non sarebbe mai successo. Non avrebbero mai potuto vedersi come in quei mesi senza incontrare le ire dei Black, per nulla al mondo sarebbe potuto accadere. La situazione era bloccata, apparentemente senza via di uscita: Cedrella avrebbe voluto lasciare tutto per Septimus ma aveva paura delle conseguenze e lui, forse spaventato dalle responsabilità che aveva in quella scelta, non riusciva mai a tranquillizzarla a dovere.

Quando giunse l'ultimo giorno e un antenato dell'Espresso di Hogwarts arrivò a Hogsmeade, Cedrella e Septimus si erano salutati per non vedersi mai più. Sulla loro panchina, quel posto frequentato da loro due soli, avevano lasciato una candela rossa e una azzurra a testimonianza della loro storia.




   
 
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