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Autore: _AleAle_    25/05/2011    10 recensioni
Terza e ultima storia dopo "There's Just Too Much That Time Cannot Erase" e "Vida Vida" (ma che può tranquillamente essere letta sola se non volete leggere le altre :P ).
Voldemort è stato sconfitto da tanto tempo, i Malandrini sono riusciti a crearsi delle famiglie ed ora i rispettivi figli frequentano Hogwarts.
Ma cosa succede se i Lestrange, tenutisi fuori da Azkaban, hanno a disposizione un incantesimo oscuro per riportare in vita il loro padrone? E se tutto questo richiede scelte importanti e sacrifici?
Storie d'amore e d'amicizia, decisioni e tradimenti, amore e odio, bugie e misteri, tutto ofuscato dall'antica minaccia di Lord Voldemort.
A quasi dieci anni dall'inizio della loro missione, i Mangiamorte sono pronti a portarla a termine.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'altra storia, un'altra vita'
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Alla fine ci siamo davvero, siamo arrivati all'ultimo capitolo.

Mi è dispiaciuto tanto scrivere la parola fine, anche se da una parte ne sono stata felice perchè la mia ispirazione iniziava a fare le valigie per andare in vacanza pure lei.

E' stato un piacere scrivere per voi, quindi spero che anche per voi sia stato un piacere leggerla.

Lungi da me l'idea di essere una scrittrice perfetta, ma con le vostre meravigliose recensioni mi avete fatto sperare che le mie storie siano degne di essere lette, e per questo grazie.

Grazie alle 20 persone che hanno messo la storia tra le preferite, grazie alle 7 che l'hanno inserita tra le ricordate, alle 51 che la seguono e alle 16 che in questo periodo mi hanno inserito tra gli autori preferiti.

Grazie anche a tutti quelli che hanno recensito e in modo particolare, non me ne vogliano gli altri, Ginevra James, Sara_Marauders, kikka15, Le3Funkazziste, Cloe Black, Akkarin92, bethpotter ed Eralery, perchè ad ogni singolo capitolo hanno sempre, sempre, commentato :)

Va bè, ora vi lascio perchè se comincio non finisco più e non vi lascio più leggere, quindi GRAZIE GRAZIE GRAZIE per avermi fatto compagnia tutto questo tempo, per essermi stati vicino e per avermi risollevato nei miei frequentissimi momenti di crisi.

Nei prossimi mesi mi prenderò una piccola pausa dalla scrittura, perchè d'estate lavoro tutto il giorno e perchè gli esami d'ammissione all'università si stanno avvicinando pericolosamente :S ma spero di riuscire a tornare verso settembre con una storia sulla New Generation.

Ancora sono indecisa, per ora mi dedicherò a qualche one-shot che ho in programma di scrivere da parecchio tempo.

Ok, mi rendo conto di stare divagando quindi vi lascio sul serio, buona lettura!!

Bacioni,

Alessia

Ps. Mi sono scordata una piccola nota, la parte dell'udienza l'ho presa dall'udienza di Harry nell'Ordine della Fenice.

Pps. GRAZIE ANCORA DI TUTTO!!! :D

 

 

 

 

35. L’udienza

E alla fine, anche se lentamente, le cose erano tornate alla normalità.

La primavera aveva lasciato spazio ai primi caldi soli estivi, le piogge iniziavano a farsi più rare, la gente abbandonava i maglioni di lana per indumenti più freschi, l’euforia per l’arrivo delle vacanze cominciava a farsi spazio nella mente dei ragazzi.

Juliet era tornata alla sua scuola elementare Babbana, adducendo come scusa per la sua lunga assenza un improvviso trasferimento per lavoro dei genitori.

Per quanto Lucius e Narcissa Malfoy avessero tentato di salvarlo, Draco era stato condannato dal Wizengamot a passare l’estata ad Azkaban poi, se lo avesse voluto, avrebbe potuto riprendere l’Espresso per Hogwarts il primo settembre per il ripetere il settimo anno e quindi diplomarsi.

Nel caso in cui non avesse accettato, sarebbe rimasto qualche annetto in più in prigione.

Inutile dire che il ragazzo aveva afferrato quell'opportunità al volo, esattamente come sarebbe inutile dire che Dione aveva sprizzato gioia da tutti i pori quando aveva scoperto che avrebbe passato un altro anno a stretto contatto con l’adorato cugino.

Poi c’era lei, Dione, che la prima cosa che aveva fatto dopo essersi ripresa era stato chiedere a Silente di recuperare il corpo del gemello.

Il preside l’aveva accontentata, ma aveva riportato a scuola anche quello di Bellatrix, che però la ragazza non aveva nemmeno voluto vedere per l’ultima volta.

I due erano stati sepolti separatamente, lei da due impresari magici chiamati dalla McGranitt, che l’avevano tumulata in una fredda e piovosa sera senza nessuno a darle l’ultimo saluto, lui in una calda domenica mattina, davanti ai ragazzi e una piccola delegazione di insegnanti.

Riposavano entrambi nel grande cimitero di famiglia immerso in un intricato bosco inglese, ma se Bella era solo una delle tante lapidi sparse qua e la, Dione aveva erigere per Deimos una cripta tutta sua.

Di comune accordo, poi, avevano deciso di vendere tutte le proprietà di famiglia (esclusa l’area del cimitero) e di comprare una casa a Diagon Alley, dove Mizar avrebbe frequentato l’Accademia di Medimagia e dove le ragazze sarebbero tornate durante le vacanze.

Mira aveva deciso di rimanere in Inghilterra, poiché in ogni caso non aveva più nessuno da cui tornare in Francia, per cui avrebbe terminato i suoi studi ad Hogwarts.

A scuola, nel frattempo, erano arrivati gli esami finali.

Samuel, Teddy, Camille, Ginny e Dione avevano dato l’ultima prova lo stesso giorno in cui Harry, Ron, Hermione e Mizar avevano iniziato i propri, cavandosela egregiamente in tutte le materie tranne Pozioni, dove per riuscire a superare il praticamente impossibile esame di Piton avevano dovuto copiare tutto da Lil.

Per i M.A.G.O., invece, se Harry e Ron ostentavano una quasi totale indifferenza (anche se in realtà se la facevano sotto, perché dai risultati di quell’esame dipendeva il loro futuro), Hermione era andata in crisi.

Davanti ai tanti mesi di assenza della ragazza, a due settimane dall’inizio delle prove la McGranitt le aveva proposto di fare gli esami da sola trenta giorni dopo, per permetterle di rimettersi in pari con tutto ciò che aveva perso, ma lei aveva rifiutato dicendo di essere arrivata al terzo ripasso di tutti i programmi e che, anche se non si sentiva assolutamente pronta, sperava di riuscire a finire in tempo.

Il giorno della prima prova, al tavolo degli insegnanti si erano aggiunti una decina di vecchietti dall’aria secolare, che inizialmente erano sembrati a tutti buoni come il pane.

Inutile dire quanto quelle previsioni fossero sbagliate.

Erano i professori più severi che avessero mai visto, pignoli, puntigliosi e antipatici.

Un paio di ragazze di Corvonero si ritrovarono in preda ad una crisi di nervi durante i loro orali, a causa di domande eccessivamente complicate fatte loro.

Nonostante tutto, tra pianti, crisi isteriche, risposte copiate e calderoni fatti saltare in aria, gli esami erano arrivati e passati, tenendo gli studenti occupati giorno e notte.

Hermione aveva fatto un figurone in tutte le materie, sorprendendo perfino gli esaminatori stessi con la sua praticamente sconfinata cultura.

In particolare, il professore di Antiche Rune era rimasto così impressionato da lanciarsi con lei in una lunga discussione sulla sua opinione della traduzione di una stele appena ritrovata su una montagna irlandese.

“Quell’uomo si è innamorato di te, Hermione” aveva commentato ridacchiando Mary Saunders, una sua compagna di corso di Tassorosso.

Alla fine anche Ron era riuscito a cavarsela, anche se aveva incespicato un po’ in Pozioni e si era colorato la testa invece che le sopracciglia di Trasfigurazione.

E poi c’era stato Harry, che pensava di aver dato il miglior esame della sua vita.

Se c’era una cosa che desiderava davvero era diventare un grande Auror al pari di James e Sirius, quindi si era impegnato come mai prima per raggiungere i voti richiesti per entrare in Accademia.

All’orale era andato da Dio, aveva visto la McGranitt sorridere orgogliosa quando rispondeva impeccabilmente alle domande dell’esaminatrice, Piton rimanere quasi sorpreso della sua discreta preparazione in Pozioni.

Quando era arrivato il momento di Difesa, poi, era stato semplicemente il massimo.

Su invito di Lupin, l’esaminatore l’aveva sfidato a duello e, quando Harry aveva visto volar via la bacchetta dell’uomo grazie al suo Expelliarmus, aveva saputo che era andata.

Era stato promosso.

Era un mago diplomato.

Quando era uscito dalla stanza era come se si fosse tolto un macigno dallo stomaco, e aveva passato il resto della giornata a fantasticare con Ron del loro futuro come Cacciatori di Maghi Oscuri.

In quella stessa mattina, mentre il Cercatore si stava definitivamente diplomando, Samuel si era seduto davanti al Wizengamot.

Esattamente come Sirius aveva pronosticato, infatti, il figlio sarebbe stato giudicato.

La sera prima dell’udienza il ragazzo era tornato a dormire a casa sua e quando la McGranittt gli aveva proposto di fare direttamente le valigie lui aveva rifiutato, perché gli sembrava decisamente di cattivo auspicio.

Sarebbe tornato subito dopo la sentenza, avrebbe trascorso con gli amici le ultime ore ad hogwarts.

Così quella fatidica mattina, quando Maya lo aveva chiamato, Sam si era alzato con un grande peso sullo stomaco, si era infilato velocemente l’abito scuro che sua madre gli aveva preparato la sera prima ed era sceso a fare colazione.

“Buongiorno tesoro” lo aveva salutato la donna, e quando aveva poggiato il bollitore del thè sul tavolo il ragazzo aveva notato che le tremavano le mani “vieni, è pronto”.

Sirius lo aveva salutato con un cenno della testa, poi era tornato girare il cucchiaio nella sua tazza di caffè, con lo sguardo perso nel vuoto.

Sam aveva spalmato una generosa dose di marmellata sulla sua fetta di pane tostato, ma poi, quando era stato il momento del primo morso, aveva lasciato perdere e aveva buttato giù in un sorso il suo succo di zucca.

“Andiamo papà?” aveva domandato poi, non riuscendo più a sopportare la tensione che faceva vibrare la casa stessa.

L’uomo aveva annuito, afferrando la giacca di pelle che portava sempre e avvicinandosi al camino della cucina.

Maya aveva stretto Samuel a se, baciandogli la fronte.

“Comunque vada, noi saremo sempre qui” gli aveva assicurato.

Sam aveva annuito, poi aveva seguito suo padre tra le fiamme verdi che illuminavano il camino.

 

“Aula dieci, eccola qui” disse James indicando una grande porta scura di fronte a loro.

Aveva voluto esserci anche lui quel giorno, per stare vicino al suo migliore amico e al suo figlioccio.

La porta era socchiusa, per cui bussarono e, quando quella iniziò a spalancarsi, sospirarono.

Mossero pochi passi, poi Sirius e James si sedettero sulle gradinate mentre lui si avviava verso la sedia al centro della stanza.

Quando si sedette, le catene poste sui braccioli tintinnarono minacciosamente, ma non lo legarono.

Preso da una leggera nausea guardò su, verso le persone sedute sulle panche di fronte a lui.

Ce n’erano una cinquantina, tutte con una veste color prugna e una “W” d’argento ricamata sul lato sinistro del petto, la maggior parte dei quali lo fissavano con un cipiglio severo.

Al centro esatto della fila c’era Cornelius Caramell, il Ministro della Magia, e al suo fianco il suo assistente, Percy Weasley.

Normalmente il capo del Wizengamot sarebbe stato Silente, ma in quella precisa occasione aveva lasciato il posto al Ministro, perché sapeva che non sarebbe mai riuscito ad essere totalmente imparziale con un suo studente.

“Molto bene” cominciò l’uomo “ora che l’imputato è presente possiamo iniziare”.

“Sissignore” rispose Percy con voce zelante, sistemandosi gli occhiali cerchiati di corno e afferrando la piuma.

“Udienza disciplinare del ventinove giugno” continuò Caramell “per l’uso di Maledizioni Senza Perdono da parte di Samuel Regulus Black. Inquisitori: Cornelius Oswald Caramell, Ministo della Magia; Amelia Susan Bones, Direttore dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia. Scrivano di corte: Percy Ignatius Weasley”.

Samuel deglutì, sentendo suo padre agitarsi alle sue spalle.

Non aveva mai assistito ad un processo, davanti a tutte quelle solennità temette di non avere speranze.

“Signor Black, lei conferma di aver usato una Maledizione Senza Perdono su un essere umano?” chiese il Ministro.

“Si, ma…” iniziò lui.

“Lei è a conoscenza che l’uso di un incanto proibito su una persona procura una condanna a vita ad Azkaban?”

“Si, ma…”

“E lo ha usato in ogni caso? A sangue freddo?”

“Si, ma…”

“Molto bene, ragazzo” lo interruppe ancora “credo che la corte non abbia bisogno di sentire altro”.

“L’ho fatto per salvare tutti quanti!” esclamò Sam balzando in piedi “Saremmo morti tutti, se non avessi reagito”.

Caramell alzò un sopracciglio con aria scettica, ma fu Amelia Bones a continuare.

“Raccontaci come sono andate le cose” suggerì.

Samuel annuì, poi si sedette di nuovo e iniziò a parlare.

Non tralasciò nulla, nemmeno il dettaglio più insignificante.

Parlò così velocemente che un paio di volte Percy dovette chiedergli di ripetere, e quando arrivò alla fine si ritrovò a dover respirare profondamente per riprendere aria.

Madama Bones annuì, poi sussurrò qualcosa all’orecchio del Ministro, che si rivolse al resto della corte.

“Ritengo che abbiate tutti abbastanza elementi per deliberare” disse.

Quando dalla platea si levò un mormorio d’assenso, il ragazzo si ritrovò a trattenere il respiro.

“Quanti a favore della condanna?” domandò la Bones.

Samuel chiuse gli occhi.

 

Muoveva veloci passi su quell’erba che conosceva e amava, dritto al grande albero dove avrebbe trovato i suoi amici.

Era stato alla torre, Samuel, ma di loro aveva visto solo i bagagli pronti.

Seamus e Dean gli avevano detto che erano tutti fuori ad aspettarlo, sulla riva del lago, e lui non aveva nemmeno risposto alle loro domande, pensando invece a correre fuori.

Li aveva cercati tra le decine di gruppetti sparsi qua e la, per poi individuarli finalmente sotto un grande faggio.

Si era avvicinato un passo dopo l’altro, finchè anche gli altri lo avevano visto ed erano scattati in piedi.

“Allora?” aveva chiesto Teddy fremendo d’attesa “Ti hanno assolto?”

Samuel aveva abbassato gli occhi con un’espressione neutra, così indecifrabile che i ragazzi avevano iniziato a temere il peggio, pensando che il loro amico era stato condannato ad Azkaban.

Poi, all’improvviso, aveva alzato di nuovo lo sguardo, e aveva sorriso.

 

“Quanti a favore della condanna?” aveva chiesto Madama Bones.

Samuel aveva chiuso gli occhi, mentre il silenzio si faceva così totale che aveva potuto sentire Percy scribacchiare sulla sua pergamena.

“Quanti a favore dell’assoluzione?” aveva domandato ancora la donna.

Aveva strizzato le palpebre ancora di più, finchè Caramell aveva sbattuto il martello sul battente di legno.

“Assolto da tutte le accuse” aveva decretato.

Nell’udire quelle parole il ragazzo aveva provato un sollievo così grande da sentirsi leggero.

Aveva aperto gli occhi, vedendo suo padre e James avvicinarsi e abbracciarlo più che potevano.

Sirius lo aveva stretto a se come se quella potesse essere l’ultima volta, per poi trascinarlo fuori senza nemmeno un cenno ai giurati.

“Forza, usciamo da qui e andiamo a ubriacarci da Rosmerta!” aveva esclamato l’uomo.

“Felpato!” lo aveva ammonito James “Si suppone che tu sia l’adulto responsabile!”

“Oh, sta zitto Ramoso, più invecchi e più diventi rompiscatole! Mio figlio rischiava Azkaban e si è salvato, qui bisogna festeggiare!”

 

Il primo ad abbracciarlo fu Teddy, stritolandolo in una morsa d’acciaio.

Vennero poi Camillle, Harry, Ginny, Noah, Mizar e tutti gli altri.

L’ultima fu Dione, che si avvicinò di soppiatto e lo baciò dolcemente sulle labbra.

Quando sentì quel contatto Sam si rese conto che era realtà, che era tutto successo davvero, che era salvo sul serio.

“L’avevo detto che sarebbe andato tutto bene…” sussurrò poi la ragazza, fissandolo con in viso un’espressione trionfante.

Tornarono seduti a terra, Samuel e Dione si abbracciarono e rimasero stretti l’uno all’altra.

“Su, racconta” ordinò Noah al fratello, curioso di sapere come erano andate le cose.

E Sam iniziò a raccontare, salvo poi interrompersi di botto quando si rese conto che tra loro mancava qualcuno.

“Ehi, ma dove sono Ron e Hermione?” chiese.

I ragazzi misero su un’espressione furba, poi fu Ginny a rispondere.

Si sciolse dall’abbraccio di Harry e indicò con un sorrisetto malizioso due figure sdraiate e avvinghiate sulla riva del lago.

Samuel aguzzò la vista, tentando di distinguere qualcosa di familiare, poi, quando vide una chioma rossa ed un’altra crespa, fu come se avesse avuto l’illuminazione.

“Sono loro?!?” chiese, tra lo sconcertato e il divertito.

Ginny annuì e Sam scoppiò definitivamente a ridere, per poi scattare in piedi.

“Dai Teddy, andiamo a dargli fastidio!” esclamò.

Camille si battè una mano sulla fronte, scuotendo la testa esasperata.

“Non cambierai mai, Samuel…” commentò.

Quello le fece l’occhiolino, poi tese la mano a Teddy.

Il metamorphomagus affondò il viso nei capelli di Mira e si strinse a lei ancora di più, cercando di far capire all’amico che non aveva nessuna voglia di muoversi da li.

Ma ovviamente fu inutile, perché quello lo prese per un braccio e lo costrinse ad alzarsi.

“Andiamo dai!” esclamò il Battitore “Qualcuno deve per forza prenderli un po’ in giro!”

E si avviò verso di loro trascinandoselo dietro.

Quando sentirono Ron mandarli al diavolo il primo a scoppiare a ridere fu Harry, seguito poi da tutti gli altri.

Camille aveva proprio ragione, Samuel non sarebbe cambiato mai, sarebbe rimasto per sempre il degno erede di suo padre, Malandrino fino alla fine.

Ma a loro, dopotutto, non importava.

Erano amici, e non c’era niente di più importante al mondo.

 

 

 

fine
  
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