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Autore: IsaMarie    14/07/2011    21 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 108
Ciao ragazze!
Abbiamo notato con piacere che quasi tutte siete state concordi con la reazione di Rosalie. E' normale che per ora sia così delusa, ma nonostante ciò il suo amore per Emmett è ancora molto forte. Quindi non disperate  e vedrete che qualcuno in particolare riuscirà a farla ragionare con più calma.
Questo capitolo per noi è stato molto importante, in quanto c'è una sorta di epilogo nella situazione delicata riguardante il passato di Edward: il chiarimento con la madre. Speriamo che possa piacervi!
Ci terremo anche particolarmente a dare un'informazione alle più golose. I muffins alla nutella che prepara Esme sono una ricetta suggerita dalla nostra carissima e amatissima (specialmente dopo che ci ha passato la ricetta!) Nicoletta, ossia Nick81. Per chi avesse piacere a provarla, fatecelo sapere che vi faremo avere la ricetta per pm. Sono buonissimi,  super veloci e semplici da preparare. Ma il figurone è assicurato!
Ringraziamo come sempre tutte coloro che ci seguono e diamo il benvenuto alle nuove lettrici!
Vi ricordiamo inoltre che dalla prossima settimana per tutto luglio e agosto posteremo sempre e solo di giovedì!

BUONA LETTURA DA MANU E SARA!

CAPITOLO 108

Rabbia e tenere confidenze



Pov Bella

Era mercoledì mattina, e come ogni santo giorno infrasettimanale noi ragazzi ci stavamo recando a scuola. La differenza rivelante rispetto al solito stava in un particolare… la nostra disposizione all’interno dei veicoli: i ragazzi sull’auto di Edward e noi ragazze su quella di Rose.
La situazione tra lei ed Emmett non era tra le più piacevoli, purtroppo; ma per fortuna, nonostante lo stallo del loro rapporto, in casa non si era creata la tensione nata in precedenza, ossia quando Jazz ed Alice avevano avuto i loro bei casini. Tra i due nuovi piccioncini in crisi c’era più che altro un forte imbarazzo e aleggiava nell’aria una marea di sofferenza.
Emmett si era trasformato nella tristezza personificata: aveva smarrito in modo totale la voglia di sorridere o di sparare le sue solite battute che normalmente rallegravano chiunque gli stesse accanto; e in tutta sincerità era uno strazio per il cuore vederlo così abbattuto. Povero il mio fratello orso!
Rosalie, invece, cercava di mostrarsi il più indifferente possibile; ma a nessuno sfuggiva che quando si trovava nella stanza con Emmett, come la sera precedente a cena (cena che entrambi nemmeno avevano toccato, nonostante il piatto preferito dell’orso!) o questa mattina a colazione… lei diventava cupa e silenziosa e i suoi occhi trasmettevano solo un’infinita angoscia senza riuscire a celare il dolore che le stava sconvolgendo l’anima. Ogni tanto i loro sguardi si incrociavano e un acuto senso di disagio scendeva tra loro, come una muraglia invalicabile.
Il peggio però stava arrivando! Avevamo appena fatto il nostro ingresso nel parcheggio del liceo e avevamo subito notato, ai piedi della scalinata, quella gallina di Tanya in compagnia di altre oche. Ci avrei scommesso l’osso del collo che senz’altro stava attendendo il nostro arrivo per controllare di persona quanti danni era riuscita a procurare con la sua perfidia! Maledetta! Io ed Alice ci eravamo scambiate un rapido sguardo nervoso: entrambe eravamo preoccupate… come avrebbe reagito Rose?
Parcheggiammo e accanto a noi si sistemò Edward. Già solo il fatto che le coppie si fossero suddivise in due auto diverse era un evento raro… e anche a quella distanza notai alla perfezione il sorriso strafottente e compiaciuto di quella stronza! Dio, che rabbia! Le avrei volentieri cancellato quell’insolente sorrisetto dalla faccia! Rose, prima di scendere, accortasi di lei e del suo ghigno sfrontato, sbiancò improvvisamente.
-Rose, non gliela puoi dare vinta così! Quella è una stronza malefica!- esclamai, inviperita.
-E cosa potrei fare, Bella? Cosa? Ormai il danno è fatto! La vedi come gongola?! E’ lì che aspetta la mia disfatta come un avvoltoio! A lei non importa nulla del fatto che Emmett non la vorrà comunque… non era certo lui il suo obiettivo, anche se forse non avrebbe disdegnato una scopata! A lei importa solo di essere riuscita a dividerci! E’ felice di aver vinto e di avermi fatta soffrire! Maledizione!- si arrabbiò.
-E allora tu non dargliela vinta! Fingi! Fingi che vada tutto bene! Penso proprio che mio fratello non avrà nulla da obiettare a riguardo. Basta solo che lo osservi per un secondo e capirai che i tuoi pensieri sono anche i suoi. Se Emm fosse dotato di un laser negli occhi, quella puttana sarebbe già cenere!- la spronò a reagire Alice. Ci voltammo tutte quante verso i ragazzi e vedemmo chiaramente l’espressione furiosa di Emmett. Per fortuna Edward, dopo avergli sussurrato qualche parola per calmarlo, lo afferrò per un braccio e lo trascinò verso di noi, che intanto stavamo scendendo dall’auto.
Prima di incamminarci verso la scalinata, mi venne un’ideuzza niente male per mortificare l’oca; sperai con tutto il cuore che gli ex piccioncini non mi mandassero dritta dritta a quel paese…
-Sentitemi bene, ragazzi! So che in questo momento faticate anche solo a scambiarvi uno sguardo, ma vi prego… almeno per qualche minuto fingete… fingete che non sia successo niente! Prendetevi per mano e camminate sereni sotto gli occhi di quella stronza maledetta, sorridendole. Fatela crepare d’invidia e rabbia! Datele una lezione! Non può passarla liscia… altrimenti vi posso assicurare che oggi mi beccherò la mia prima sospensione! Vi giuro che non riuscirò a passarle accanto, con lei che ci fissa con quell’insolenza in viso, senza prenderla per i capelli! Vi avverto che sono pronta a tutto… calci, morsi, graffi… Quindi pensateci bene! O le darete una bella lezione ora… o avrete sulla coscienza la mia mancata ammissione ad Harvard. Vedete voi!- tentai il tutto per tutto, spiegando loro il mio piano.
Emmett e Rose si guardarono per un istante e, come se si fossero intesi al volo, si sorrisero flebilmente e inaspettatamente si presero per mano e si incamminarono verso la scalinata, come se veramente tra loro procedesse tutto a gonfie vele. Per tutti noi era una gioia vederli di nuovo insieme… e un godimento immenso scorgere chiaramente il viso di Tanya trasfigurarsi a causa prima dello sconcerto, poi dell’ira. Quando le passammo accanto, tutti le sorridemmo e in particolare Emmett e Rosalie. L’avevamo praticamente lasciata nel parcheggio verde di invidia e rossa di rabbia! Ah, che gigantesca soddisfazione! Edward mi baciò all’istante, appena la superammo, rischiando di farmi ruzzolare per le scale a causa della sua selvaggia irruenza. Mi sorrise felice.
-Sei stata favolosa, amore! Avevi quasi convinto anche me delle tue intenzioni bellicose!- mi rivelò. Evidentemente non credeva che ne fossi stata capace. Magari fosse stato per difendere me stessa non avrei mai messo in pericolo la mia ammissione al college, ma se toccavano le persone che amavo di più (e mia cugina faceva sicuramente parte di queste), potevo veramente perdere la testa, come alla sua festa di compleanno.
-Edward, non stavo scherzando prima!- lo avvertii. Lui sgranò gli occhi, fissandomi incredulo. Poi scoppiò a ridere con maggiore veemenza, scuotendo la testa.
-Sarà opportuno che tenga bene a mente che è meglio non farti mai arrabbiare, tigrotta mia!- mi schernì, continuando a sghignazzare.
-Già… ricordatelo bene!- confermai, ridendo anch’io con lui. Ormai eravamo in cima alla scalinata e Tanya non poteva più vederci… eppure Emmett e Rose si stavano tenendo ancora per mano, anche se nessuno di quei due spiaccicava nemmeno mezza parola.
Il momento d’incanto fu però subito spezzato da Rose, appena giunti in prossimità dei nostri armadietti. Raccolse velocemente i suoi libri e ripose la sua borsa senza più incrociare lo sguardo con nessuno di noi. Emmett continuò per tutto il tempo a fissarla con intensità, nella speranza forse che lei finalmente lo ricambiasse; e quando successe, le rivolse il più dolce sorriso che avessi mai visto comparirgli sul volto. Probabilmente aveva seriamente pensato che quella scenetta forse era servita ad avvicinarli di nuovo un po’… e invece Rose deluse le sue (e le nostre) aspettative: abbassò all’istante il viso e dopo aver salutato tutti noi con un rapido cenno, scappò a lezione, senza aggiungere altro.
In quel momento mi sentii una cretina totale… altro che favolosa come mi aveva elogiato Edward! Emmett si era incupito e rattristato da morire e temevo con la mia superficialità di aver solo aggravato il suo dolore… Invece, sorprendendomi, mi sorrise e mi abbracciò. Com’era dolce e generoso!
-Grazie, sorellina! Sai… fino a pochi minuti fa temevo di aver perduto in modo definitivo la mia occasione con Rose, e invece… Dio è stato fantastico tenerla di nuovo per mano, poter sentire la morbidezza della sua pelle! E sai una cosa? Tremava… l’ho percepito chiaramente! La conosco troppo bene ed era emozionata quanto me. Questo significa pur qualcosa, no? Non mi arrenderò! La riconquisterò ad ogni costo, dovessi impiegarci cent’anni! Avevate ragione voi ragazzi: devo lottare per lei e non perdere tempo a compiangermi! Si fiderà di nuovo di me, vedrete! Sarà solo una questione di tempo, ne sono certo!- ci spiegò Emmett, facendomi nascere un sorriso sincero.
La campanella riportò tutti quanti alla realtà noiosa e pressante delle lezioni, per cui ci salutammo e ognuno si diresse alle proprie aule, dandoci appuntamento in mensa. La mattinata trascorse non proprio velocemente; e all’ora di pranzo non ci fu bisogno di inventare altri siparietti per Tanya: Rosalie ed Alice non ci poterono raggiungere a causa di un enorme impegno… erano entrambe indaffarate ad organizzare la festa di Halloween che si sarebbe svolta il venerdì sera nella palestra della scuola.
Le lezioni del pomeriggio, soprattutto perché due ore le frequentavo insieme ad Edward, furono fulminee e senza rendercene conto ci ritrovammo tutti quanti nel salone di casa. Decidemmo di fare una sessione di studio di gruppo: la settimana successiva si sarebbero svolti due importantissimi test, uno di matematica e l’altro di letteratura. Anche se quelle verifiche le avremmo avute in giorni differenti a causa della diversità degli orari, il programma d’esame sarebbe comunque stato identico per tutti, e quindi avevamo deciso di ripassare insieme. Esme intanto si stava prodigando per rifocillarci a dovere. Avevamo appena iniziato, quando decisi di approfittare per parlare un attimo con lei a proposito delle foto di Edward e suo padre. Ero certa che con tutto il casino che era successo, il mio ragazzo non ci avesse più pensato.
-Ragazzi arrivo subito… voi continuate pure- affermai. Edward mi guardò con curiosità, ma con un cenno gli feci intendere che non si trattava di niente di importante: avevo una paura folle che Esme, per qualche strano motivo, non avesse conservato i negativi… e la delusione per Edward sarebbe stata cocente.
Appena misi piede in cucina, vidi Esme infornare una teglia, anche se non riuscii a sbirciare cosa ci avesse cucinato… ma, conoscendola, forse aveva preparato i dolcetti preferiti da Emm e Rose…
-Esme, scusa… volevo chiederti una cosa…- esordii, titubante. Probabilmente sarebbe stato più corretto che glielo avesse chiesto Edward di persona; ma in caso di risposta negativa, avrei avuto un po’ di tempo per rivelarglielo, cercando magari di fargli capire che non sarebbe stata la fine del mondo non poter recuperare le foto… e che gli sarebbero comunque rimasti i ricordi. Anche se nel mio cuore ero certa che nessuna frase di circostanza avrebbe potuto lenire la sua delusione.
-Dimmi pure, Bella- mi incoraggiò Esme.
-Ecco, vedi… Edward… da quando siamo tornati… ti ha per caso posto qualche domanda sulle foto di quando era piccolo?- le chiesi, chiaramente imbarazzata per quell’intromissione in una questione così intima e privata.
-No, tesoro… ma, intendi le foto con suo padre?- intuì immediatamente. Io arrossii ancora di più.
-Sì… proprio quelle. Vedi, nel weekend me ne ha parlato e speravamo che tu avessi conservato qualche negativo…- confermai. Il sorriso dolce e rassicurante di Esme, mi fece chiaramente comprendere quanto fosse stato inutile il mio imbarazzo: lei non ci vedeva niente di male nella mia intromissione e anzi, ne sembrava felice.
-Ce li ho tutti, tesoro, dal primo all’ultimo- mi rispose raggiante; -Però, Bella… sei proprio sicura che a Edward faccia piacere?- domandò, improvvisamente dubbiosa. Una voce melodiosa, la mia preferita, rispose al mio posto.
-Sì, mammina… per me sarebbe un sogno poter ristampare le mie foto insieme a papà. Non avevo mai pensato alla possibilità che tu potessi aver conservato i negativi… non sai quanto mi sia pentito di averle strappate tutte- ammise, venendo ad abbracciarmi. Mi guardò con amorevole intensità e intuii all’istante che mi voleva ringraziare. Gli sorrisi di rimando e lo strinsi al mio fianco.
Quando mi voltai verso Esme, notai chiaramente i suoi occhi lucidi.
-Oddio, piccolo mio! Tu… tu non hai idea da quanto io aspettassi questa tua richiesta. Ho sempre sperato che prima o poi volessi riappropriarti dei tuoi ricordi, ma ho voluto rispettare i tuoi tempi. Avevo paura di forzare troppo la situazione, e allora ho sperato sempre di vederti prendere in mano e sfogliare uno dei nostri album, così che avrei potuto rivelarti che non tutto era perduto… che avremmo potuto ristampare quelle immagini… ma poi tu non lo hai mai fatto… e io ho sempre ritenuto che non fossi ancora pronto…- gli spiegò Esme, emozionata, quasi con le lacrime agli occhi.
-Oh mamma! Scusa! Non l’ho fatto mai prima perché era troppo doloroso per me… sfogliare quelle pagine piene di ricordi felici, e allo stesso tempo constatare che tanti di quei bei momenti del passato erano stati cancellati a causa dalla mia stupidità, del mio cieco egoismo era… era troppo arduo per me… ma ora mi sento pronto…- confessò Edward, andando accanto a sua madre e prendendole le mani tra le sue.
Questo era un momento tutto loro ed era giusto che lo vivessero da soli.
-Scusatemi… raggiungo gli altri di là, così potrete parlare con calma- intervenni. Mi rivolsero entrambi un tenero sorriso e tornai in salone.
-Edward?- mi chiese subito Alice.
-Lui e tua madre hanno un paio di cose da chiarire… lasciamoli tranquilli. Quando avranno finito, ci raggiungerà- le risposi. Ci rimettemmo tutti a studiare, anche se notai spesso che l’attenzione di Emmett era in tutt’altra direzione; nel frattempo Rose cercava di fare l’indifferente, anche se non poteva fare a meno, ogni tanto, di sbirciare verso l’orso più tenero del mondo. Sorrisi tra me e me a quella scena e sperai con tutto il cuore che la situazione si risolvesse al più presto, perché soffrivano troppo entrambi.

Pov Edward

Bella, in un gesto molto delicato, ci aveva appena lasciati soli ed io sentivo un gigantesco nodo in gola che mi impediva di continuare a confidarmi con mia madre, spiegandole quanto fossi felice in quel momento.
-Vieni, tesoro… sediamoci un attimo, così parliamo con calma- mi invitò mia mamma, indicandomi lo sgabello accanto a lei. Mi accomodai e in un attimo le sue braccia mi avvolsero, donandomi quel calore e quell’amore immensi che solo una madre era in grado di donare. Quando i miei occhi si soffermarono di nuovo sul suo viso, mi accorsi che le sue guance erano rigate di lacrime. La strinsi forte a me.
-Oh, mamma… ti prego non piangere… mi dispiace averti causato così tanto dolore… e non voglio più che tu versi altre lacrime a causa mia!- la pregai, con la voce che mi tremava. Lei si asciugò quelle gocce salate, per poi sorridermi con amorevole dolcezza.
-Piccolo mio, non temere… sono lacrime di gioia queste! Sono così felice che tu abbia finalmente deciso di ristampare le foto, che non riesco a trattenerle…- mi rivelò. Sospirai a fondo per cercare di calmarmi e far uscire la mia voce in modo abbastanza fermo. Ero certo che se mi fossi fatto guidare dalle emozioni, sarei scoppiato a piangere come un bambinetto e non sarei più riuscito a esprimerle i miei sentimenti. Ma prima ancora che potessi dire qualcosa, mia madre mi precedette.
-Alla fine hai trovato il coraggio di raccontare ogni cosa a Bella, vero?- mi domandò. Sgranai gli occhi, sorpreso. Come faceva a sapere sempre tutto? Ed essere così attenta a ogni più piccolo particolare? Semplice… perché era una madre fantastica e sempre presente!
-Ben fatto, Edward. Era giusto che Bella conoscesse il tuo passato…- approvò; -Io credo che servirà a rinforzare il vostro rapporto. Inutile che ti chieda come l’ha presa, perché è una ragazza dolcissima e straordinaria; e scommetto che non ti ha giudicato, ma ti ha dato tutto il sostegno di cui avevi bisogno- affermò convinta. Annuii.
-L’idea delle foto è stata sua, vero?- mi domandò. Sorrisi.
-Sì… questo weekend le ho confessato ogni cosa. Non hai idea del terrore che mi aveva bloccato finora… avevo una paura immensa di perderla, di deluderla, come ho deluso te, e invece…- non feci in tempo a continuare il discorso perché mia mamma mi interruppe all’improvviso. -Edward, no! Non è così… nel modo più assoluto! In quel terribile periodo ho sofferto tanto, è vero… ma non devi affatto credere che tu mi abbia mai delusa! Mai!- si infervorò. Non capivo… come faceva a dirmi che non l’avevo amareggiata dopo il modo egoista ed infantile in cui mi ero comportato?
-Edward… tu forse confondi la delusione con la preoccupazione! Io ero perennemente in pensiero per te, tesoro mio! Avevo paura di perderti, che ti succedesse qualcosa di spaventoso. Ancora oggi mi sento tremendamente in colpa per non essere stata in grado di restarti vicina come una madre dovrebbe fare…- si accusò. Eh?! Che stava dicendo?
-Forse… se fossi stata meno debole, meno irresoluta… non ti saresti ridotto in quel modo, non avresti rischiato la tua vita ogni notte- mi confessò, con la voce che le tremava. Non potevo credere alle mie orecchie! Non solo non mi riteneva un disgraziato per aver fatto soffrire la famiglia, lei in primis; ma si colpevolizzava pure per il mio comportamento così agghiacciante!
-Mi dispiace tanto, Edward… pensavo di essere una donna forte, avevo sempre affrontato e superato a testa alta gli ostacoli che la vita aveva posto dinnanzi al mio cammino; ma purtroppo mi sono dovuta ricredere. La mia forza, le mie energie, il mio coraggio… erano frutto solo dello sconfinato amore di tuo padre, della sua illuminante presenza nella nostra vita… era lui che mi impediva di abbattermi di fronte alle difficoltà, lui che mi spronava costantemente a combattere e a non arrendermi… fin da ragazzini eravamo sempre stati un essere unico… se c’era lui mi sentivo completa…- mi rivelò ed io la comprendevo benissimo. Era l’identico sentimento che provavo io quando stavo con Bella… e non potevo nemmeno immaginare quale strazio potesse significare perderla in modo inaspettato...
-Quando tuo padre è venuto a mancare in modo così atroce e repentino, mi sono sentita senza la terra sotto i piedi. Sono crollata… mi sono sentita rotta, un involucro vuoto, come se fossi morta anch’io con lui…- mi confidò. Era la prima volta che mia madre mi svelava quanto fosse profondo il suo dolore, e non riuscii a trattenere le lacrime.
-Però ho sbagliato Edward… è vero… vostro padre mi mancava come l’aria, ma io avevo voi… e avrei dovuto essere il vostro sostegno. Invece la mia fragilità ha dato il via a tutta una serie di eventi negativi e mi ha fatto trasformare in una pessima madre!- si rammaricò. Spalancai gli occhi, completamente allibito dalle sue parole assurde. Com’era possibile che si reputasse in quel modo, che denigrasse così il suo ruolo di madre? La colpa di tutto questo era stata solo e unicamente mia! Io mi ero comportato come un insensibile egoista e solo io l’avevo portata all’esasperazione e in seguito alla depressione! Io avevo infranto i sogni di Emmett! Era sempre stato unicamente il sottoscritto la causa di tutte le vicende dolorose della mia famiglia dopo la scomparsa di mio padre, non la mia dolcissima mamma! Ma quando feci per interromperla non me lo permise, posandomi due dita sulle labbra e scuotendo la testa.
-No Edward, ascolta… fammi finire. Ho aspettato anche troppo per parlarti e non sai quanto mi penta anche di questo. Mi sono sempre reputata una donna aperta al dialogo, che punta sulla sincerità e sull’amore per i figli; ma di nuovo con te ho sbagliato, facendo trascorrere il tempo senza mai spiegarti in cosa io ho mancato e lasciando che ti devastassi in stupidi sensi di colpa. Tu eri solo un ragazzino che soffriva in modo tremendo… ed io non avrei dovuto permettere che la situazione precipitasse, come invece è avvenuto…- si tormentò. Oh povera mamma!
-Io ero l’adulta… e io avrei dovuto esternare la forza per impormi e se necessario richiuderti in casa o portarti da qualcuno che fosse in grado di aiutarti in modo concreto e invece… non ne sono stata capace e quel che è peggio è che ho rovinato non solo la tua vita, dato che questi saranno degli strazianti ricordi che ti accompagneranno per sempre; ma ho distrutto anche quella di tuo fratello. Non avrei dovuto appoggiarmi a lui come ho fatto, non avrei dovuto permettere che rinunciasse al suo sogno sportivo o che perdesse un intero anno scolastico! Avrei dovuto essere io il vostro sostegno, la persona a cui rivolgervi per chiedere aiuto e invece ho fallito su tutti i fronti… e con ognuno di voi! Non mi sono nemmeno accorta di quanto soffrisse la mia bambina e cosa le fosse successo!- si crucciò. Dio… non avevo idea dell’abisso di dolore e angoscia che aveva vissuto la mia mamma…
-E tutto questo perché vi ho dato un’immagine debole di me, di una madre che non è stata in grado di appoggiarvi e raccogliere le vostre confidenze, il vostro dolore trasformandolo in qualcosa di positivo… mi dispiace… mi dispiace tanto! Perdonami Edward!- singhiozzò sempre più forte e intensamente. La presi tra le braccia e la strinsi più forte che potei… non potevo vederla soffrire così e soprattutto non volevo che si reputasse una pessima madre.
-Mamma…- la voce di Emmett ci fece voltare nella sua direzione. I suoi occhi lucidi ci fecero capire che aveva assistito alla conversazione in silenzio, in disparte. In un istante Emmett annullò la distanza tra noi e prese la mamma tra le braccia, guardandola intensamente negli occhi.
-Basta piangere, mamma… tu non hai mancato proprio in niente con noi e non è vero che mi hai rovinato la vita, perché sei una mamma speciale! Io ho agito come sentivo… ma soprattutto nel modo in cui mi avete insegnato tu e papà. Ci avete fatto comprendere fin da piccoli quanto fosse importante la famiglia, più di ogni altra cosa- le spiegò con incredibile dolcezza.
-E’ vero, mamma. Papà sosteneva sempre che un domani avremmo potuto avere una carriera sfavillante, possedere una villa faraonica, un’auto favolosa, un conto in banca stratosferico… ma se non avessimo avuto nessuno con cui condividere tutto questo, qualcuno da amare con tutti noi stessi, qualcuno con cui formare una famiglia… bè, il resto non sarebbe stato nulla e ci sarebbe sempre mancato qualcosa di essenziale nella vita…- aggiunsi io, ricordando tutte le volte che mio padre ci educava con queste parole.
-Infatti…- concordò mio fratello; -Di una cosa sola mi rammarico… di non essere stato in grado di fare in modo che non dovessi imbottirti di medicinali per andare avanti… e non sai quanto vorrei che gettassi via una volta per tutte quelle maledette pillole che ancora ti servono per dormire- aggiunse Emmett. Il sorriso che si allargò sul viso di mia madre la rese talmente raggiante da farmi rimanere senza fiato.
-Ragazzi miei… è già una settimana che non ne ho più bisogno… ho iniziato a diminuire le dosi già un mese fa e finalmente non ho più bisogno di niente per dormire… e non ho nemmeno più avuto incubi! L’amore di un uomo speciale come Charlie, e vedervi così sereni e felici… tutto ciò mi ha aiutato in modo eccezionale! Volevo aspettare un po’ a dirvelo… volevo essere certa di farcela, così da non deludervi di nuovo, nel caso in cui avessi dovuto riprenderle- ci spiegò con fierezza.
-Tu non ci hai mai deluso, mamma! Mai! Non dire mai più una cosa del genere! Non hai idea di quanto sia orgoglioso di averti come madre: sei una persona stupenda… e meriti tutta la gioia di questo mondo!- mormorai, mentre le lacrime ormai scendevano copiose. Ero felice… felice di aver chiarito finalmente ogni cosa con lei, felice di non averla mai delusa come avevo sempre temuto per tutto questo tempo, felice che fosse finalmente guarita completamente, felice di poter riavere le mie preziose fotografie con mio padre… Emmett la sollevò in aria e la fece volteggiare per la cucina mentre lei rideva e piangeva dalla gioia.
-Ehi! Qui si festeggia e non chiamate la vostra sorellina?- trillò Alice che, evidentemente, non vedendoci più tornare, si era incuriosita. Gli altri erano rimasti in salone, probabilmente avvertiti dal mio amore su che tipo di discorsi stessimo facendo.
-La mamma è guarita… non le servono più le medicine!- le annunciai commosso, mentre la mia sorellina si portò le mani alla bocca per la meravigliosa sorpresa.
-Lo sapevo, lo sapevo! Ero certa che ce l’avresti fatta, mammina!- urlò, correndo e fiondandosi tra le braccia della mamma, che Emmett aveva lasciato andare, intuendo l’entusiastica reazione di Alice. Anche loro si abbracciarono per qualche minuto, mentre Emm venne a stritolarmi un po’ in un gesto di puro affetto fraterno. Quel momento speciale venne interrotto dal timer del forno che annunciava che la nostra deliziosa merenda era pronta. La mamma sfornò all’istante dei meravigliosi muffins alla nutella e il loro profumino delizioso si sprigionò per tutta la casa. Decidemmo di aspettare che si raffreddassero un po’ e intanto di riprendere a ripassare le materie dei test della settimana successiva. Alice e Emmett mi precedettero, perché la mamma mi richiamò ancora un attimo.
-Edward… nell’ultima pagina di ogni album c’è una busta che contiene i negativi. In questo modo farai prestissimo a trovare quelle mancanti. Se ti fa piacere ti potrai ristampare quelle che vorrai tenerti, ma tutte le foto che mancano negli album vorrei che ritornassero al loro posto. Ok?- mi spiegò.
-Non preoccuparti mamma. Lo farò senz’altro e i nostri album saranno di nuovo completi. Grazie di cuore! E vorrei che sapessi che sei la migliore mamma del mondo! So che probabilmente ogni figlio lo pensa della propria madre, ma per me lo sei veramente! E lo dimostra il fatto che in poco tempo sei riuscita a conquistare l’affetto anche di Bella, Rosalie e Jasper. Questo vorrà pur dire qualcosa, no? E ricordati sempre che con me non hai mai mancato in niente. Non voglio che tu ti senta inutilmente in colpa. Ti voglio un bene immenso- le confessai. Le baciai la fronte e dopo un ennesimo abbraccio, raggiunsi gli altri in salone con l’animo leggero più che mai. Ero così felice che corsi ad abbracciare la mia Bella, impaziente di posare le mie labbra sulle sue… subito fui avvolto dal suo odore inebriante, un profumo di fiori, fragole, e infinita tenerezza… dio, quanto l’adoravo!


ANTEPRIMA CAPITOLO 109

-Emm, per favore… siediti e parliamone con calma…- cercò di tranquillizzarlo Edward. Lui si risedette ed io tirai un sospiro di sollievo; ma appena notai lo sguardo ostile e minaccioso di Rose, capii che ormai il danno era fatto.
-Per te forse saranno cazzate, ma il mio ruolo di presidentessa è molto importante per me!- replicò Rose di rimando.
-Ma per favore! Rifila queste stronzate a chi non ti conosce! Hai sempre ricoperto quel ruolo solo perché anche tua madre era stata la presidentessa del comitato scolastico, non perché lo desideri veramente! Non te ne è mai fregato un cazzo di queste puttanate!- gridò ancora di più Emmett lasciandoci allibiti.
-E poi cosa vorresti?! Andare alla festa a scuola e sorbirti quella stronza di Tanya?! Perché lo sai benissimo come andrà a finire quando ti vedrà lì da sola senza nessuno di noi… senza di me…- le sue parole morirono verso la fine, quando osservò l’espressione ferita di mia cugina. Espressione talmente straziante che mi trafisse come un coltello nel cuore. Forse Emmett non si era nemmeno reso conto delle parole dure che aveva pronunciato, in preda alla rabbia; ma noi sì… e in particolar modo Rosalie. Nemmeno io ero a conoscenza del reale motivo per cui aveva sempre ricoperto quella carica. Eravamo tutti ammutoliti, mentre Rose aveva la testa china e vidi chiaramente una lacrima caderle in grembo.



V
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