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Autore: eleanor89    15/07/2011    7 recensioni
Gli amici di Cedric affronteranno l'ultimo anno di spensieratezza rimasto agli studenti di Hogwarts prima della guerra e dei Carrow, ma riusciranno comunque a mettersi nei guai in modi che non avevano neppure immaginato. Seguiteli tra strane pozioni, coppie neonate, incontri dettati dal destino e aggiunte inaspettate al loro già sgangherato gruppo!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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Capitolo 15 Capodanno.

 

Michael era ben consapevole di non essere mai stato un ragazzo riservato, per quanto non sbattesse ai quattro venti la storia della sua vita come faceva Megan, o perlomeno non l’aveva mai fatto prima di quello strano anno, e non si era mai fatto problemi a chiedere aiuto, almeno in circostanze ordinarie che potevano spaziare dal tema di Pozioni a un litigio con un amico. In quel momento sapeva di voler parlare della sua situazione con qualcuno, e quel qualcuno sarebbero stati i suoi genitori in un mondo giusto in cui lui aveva una madre e un padre come quelli di Rent, per sentire i loro consigli, che erano quelli che voleva di più.

L’idea di parlarne con suo padre però era ridicola, e anche parlarne con gli amici non era nelle sue corde al momento: voleva prima essere più sicuro senza coinvolgere tutta la comitiva… Si sentiva un po’ come un bambino dimenticato in un negozio, poco importava che fosse l’ultimo giorno dell’anno e tutti si fossero prodigati per farlo sentire meglio sin da Natale.

Megan e Wayne, spariti dalla mattina precedente, entrarono in casa di Sally-Anne con disinvoltura come se fossero stati lì tutto il tempo, entrambi con aria particolarmente allegra: lui esibita un sorrisetto prontamente nascosto da una tazza di succo di zucca che si versò appena arrivato in cucina e lei che lo salutò con un ghigno sfrontato e un pugno sulla spalla.

«Walter cominciava a preoccuparsi.» fece presente Michael, «Non avete detto dove eravate diretti.»

Per qualche ragione a lui sconosciuta Megan rise.

«Eravamo a casa di Megan.» disse Wayne, «Dopo parlo con Walter.»

«Eri con la sua famiglia?» domandò Michael, sorpreso.

«No, loro sono dai Goldstein e tornano domani.» spiegò Megan per lui, «Cioè, papà è lì, i nonni sono a farsi un viaggio. Come i genitori di Sally-Anne, solo che a differenza sua non ce li ho spediti io per avere la casa libera.»

Michael annuì e poi andò a sputare le uova che gli erano andate di traverso nel lavandino.

«Stai bene?»

«Sì! Ma voi due… voi due…» boccheggiò lui.

«Non capisco cosa cerchi di dire.» disse Wayne, beffardo. Megan rise di nuovo.

«Da ieri mattina?» proseguì Michael in tono che suonò pettegolo anche alle sue orecchie.

«Bisogna far pratica dopo la prima, o così dicono alla tv.»

«Megan!» protestò Wayne.

Anche Michael scoppiò a ridere, «Fa strano pensare a voi due tutte quelle ore sotto le coperte. Anzi, a Wayne che lo fa e basta.»

«Ma infatti lui non voleva.» commentò lei.

Wayne e Michael si scambiarono un’occhiata sconcertata, poi, con le guance leggermente tinte di rosa, Wayne si riprese: «Non volevo farti pressioni!»

«Bravo ragazzo.» approvò l’altro, «Anche se poi sei crollato.»

«Non per colpa mia.» borbottò lui, non del tutto dispiaciuto.

Michael ebbe una rapida visione di Megan che lo spingeva con la forza dentro una stanza, peraltro non distante dalla realtà, «Gli sei saltata addosso?»

«Già.»

«Congratulazioni!» esclamò lui, mentre Wayne si copriva gli occhi con una mano.

«Non rendetelo pubblico già da ora, vorrei evitare Walter e Rent e anche di dover dare spiegazioni visto che siamo chiusi tutti nella stessa casa. E di dover rispondere a domande assurde fatte da gente assurda.»

Megan lo guardò perplessa e poi mimò un pugno come a suggerirgli cosa rispondere, ma Wayne scosse la testa abbassandole il braccio con una mano e sorridendo appena. Michael guardò l’uno e l’altra pensando a quanto quei due sembrassero già una famiglia, a quanto fossero vicini all’idea di genitori normali che lui aveva. Per quanto fosse osceno a dirsi, Megan era la persona più vicina a una madre per lui.

«I sentimenti che provavo per Monica…» cominciò debolmente, e l’attenzione di entrambi fu istantaneamente su di lui, «Erano i sentimenti che provo per Georgie. Il filtro spostava solo l’oggetto del mio amore ma il sentimento era reale, e più io mi rendevo conto di ciò che sentivo per lei e lo rifiutavo e più si cancellava l’immagine di Georgie dalla mia mente e veniva rimpiazzata con quella di Monica, cambiando anche la mia visione dei sentimenti passati.»

«Avevamo ipotizzato che funzionasse così.» ammise Wayne.

«E in parole povere tu ti sposeresti Georgia anche subito.» constatò Megan, «Dopo tutti questi anni a passare ogni giorno assieme. Perché volevi cancellarlo? Io quando ho deciso che Wayne mi piaceva ci ho provato subito.»

Wayne la fissò e lei si strinse nelle spalle: «Beh, il bacio veniva da entrambi.»

«Non tutti sono impulsivi come te.» fece presente Michael, «Non volevo perderla come migliore amica, ma ormai ho deciso che la convincerò a uscire con me e vedremo come va. Se fosse per me le direi subito che l’amo, ma vorrei evitare di farla scappare…» aggiunse in tono appena scherzoso, abbassando gli occhi sul bacon freddo e pensandoci sopra per un momento. L’amava eccome, l’aveva amata da sempre e Sandy lo sapeva. Quando guardò di nuovo gli amici, entrambi lo stavano osservando.

«Mi sembra giusto. Devi provarci.»

«Per una volta concordo in pieno con Wayne, mi sembra anche maledettamente ora!» esclamò Megan energicamente, e Michael si rese conto che Megan non aveva più usato “dannato” e “maledetto” negli ultimi due anni e che ora sembrava quasi tornata alle origini, non c’era traccia della ragazza che piangeva, se non il fatto che fosse appena più gentile, «Ti serve una mano?»

«No… non ancora… forse… tra un po’?»

«L’importante è che non perdi la tua determinazione.» commentò Wayne, chiaramente sarcastico.

«Non è che è troppo presto, con quello che è successo?» tentò Megan, «Non che non fosse chiaro che sbavassi dietro Georgia da tempo, persino nell’universo parallelo la corteggiavi, però forse ora dovresti riposarti un po’. Hai subito praticamente uno stupro.»

«Non l’ho mai considerato tale…» cominciò Michael, «Non abbiamo mai fatto nulla di… evidentemente si sentiva in colpa e non è mai voluta andare fino in fondo, e qualche bacio rubato con un filtro d’amore non mi disturba… a parte per il fatto che ora il succo di mirtilli mi dà la nausea.»

«Questo è già un segnale che…» cominciò Wayne, interrotto da Megan.

«Probabilmente sei già talmente devastato dentro perché tua madre non ti ama che non c’è più niente che si possa incasinare per mancanza di materia ancora intatta da distruggere dentro di te.»

«MEGAN!»

«Che?»

Michael scoppiò a ridere: «Dovrei aspettare, quindi?»

«Fa quello che ti senti.» suggerì Wayne, ancora un po’ traumatizzato dall’intervento della ragazza.

«Ma… se finissi per distruggere il gruppo invece?» tentò Michael, dando voce a una delle sue più grandi paure, «Se lei dicesse di no e dopo fosse troppo imbarazzata, o se dicesse di sì e poi ci lasciassimo…»

«Michael…» sospirò Megan, e poi continuò in tono stranamente gentile: «Se non hai sfasciato il gruppo comportandoti da grandissimo stronzo l’anno scorso, dubito che tu lo possa fare. Se le cose andranno male tra voi noi ne resteremo fuori e anche voi vi riabituerete l’uno all’altra, okay? Siamo una famiglia, deficiente, altrimenti avremmo già mollato Quill perché è troppo sfigato o Sally-Anne che rompe i bolidi, o Rent che è un idiota, o persino me perché siete tutti troppo deboli e mi temete. E via dicendo. Ognuno ha i suoi problemi, ma non per questo noi ci mettiamo in mezzo o lo isoliamo.»

A questa considerazione seguì qualche secondo di silenzio.

«E notare tu non abbia un difetto, siamo noi quelli troppo codardi per starti vicini.» commentò Wayne, atono.

«L’hai detto tu, non io.» replicò lei sogghignando.

«Ma era questo il senso, piccola presuntuosa.»

«Presuntuosa? Sono solo consapevole della mia forza.»

Michael appoggiò il viso contro il palmo della mano e li osservò battibeccare come al solito, pensando che dopotutto era esattamente questo ciò che voleva da una famiglia.

«Credo che stiano arrivando gli altri.» sussurrò Wayne, allontanandosi da tavola per controllare, «Possiamo continuare a parlarne dopo se vuoi.»

«Nah. Sono apposto.» borbottò lui.

Si ritrovò da solo con Megan, che lo stava fissando, e infine sospirò e disse quasi tutto d’un fiato: «Ho il terrore di svegliarmi tra dieci anni e scoprire che ho sposato una sconosciuta e che sono tornato in me troppo tardi, non faccio che sognare di aver perso Georgia e di essere intrappolato con Monica.»

Megan assunse l’aria corrucciata di quando stava riflettendo o cercando di ricordare qualcosa, e poi allungò una mano e gliela poggiò sui capelli, avvicinandosi in modo che la fissasse negli occhi e guardandolo con aria dolce. Lui si sentì di colpo confortato e si rese conto di avere la vista sfocata.

 «Andrà tutto bene, tesoro, te lo prometto.» gli assicurò con fermezza, «Ci sono io ora.»

Il ragazzo la fissò sconvolto e lei lo lasciò andare, annuendo tra sé: «Nessuno ti farà più male.» gli sussurrò.

Michael annuì a sua volta, senza parole, e poi si sciolse in un sorriso grato. Attese che lei si allontanasse per raggiungere Wayne e salutare Sally-Anne, e poi si asciugò furtivamente gli occhi, tirando fuori il suo miglior sorriso.

 

«Megan, c’è posta!» chiamò Charlotte.

«Oddio, cos’è, un’aquila?» sbottò Justin.

«Mostro!» esclamò Rent.

«È un gufo, cretino.» replicò Megan, «È quello che Anthony ha comprato al negozio, sicuramente… Dev’essere il mio regalo di comple-Natale!»

Sally-Anne sbuffò e guardò altrove, alterata.

Walter tolse il pacco dalle zampe dell’animale ed Ernie si avvicinò a scrutare il “mostro pennuto” con interesse misto a soggezione, poi tutti si raccolsero attorno a Megan che apriva il pacco stracciando avidamente la carta.

«Sarà un cucciolo?»

«Ma che dici!»

«Come fa un gufo a essere così grande?»

«È un gufo reale, dev’essere stato importato da qualche altro stato…»

«Steve, sei un’enciclopedia vivente.»

«Tecnicamente sì, ho una memoria grafica pressoché perfetta, ricordo qualunque cosa io legga con un minimo di attenzione.»

«Non è lui il genio, sei tu che sei demente… Ahia, Rent!»

«Una console!» strillò Megan, sovrastandoli.

«Una cosa?» domandò Quill, affacciandosi da dietro Stephen.

«Sally, hai corrente elettrica? Faccio prima a mostrarvela.»

«Sì, mio padre ha fatto mettere una presa in camera mia per caricare il cellulare.»

«Non è molto cara?» domandò Charlotte, incuriosita, «L’ho vista a casa di amici babbani.»

«Hai amici babbani?» replicò Georgia, sorpresa.

«Beh, non li chiamerei proprio amicissimi… Abbiamo legato quando hanno scoperto che mi porto sempre dietro un coltellino scozzese.»

«Come l’hanno scoperto?»

«Perché hai un coltellino con te?» inorridì Rent.

«Ce l’ho anche io.» fece presente Georgia, «Viviamo vicino a una brutta zona e poi può sempre servire. Se per esempio qualcuno ti lega con una corda puoi liberarti. E cose così.»

«Dove diavolo vivete, esattamente?»

«Sai che lo è?» disse Megan a voce alta, «I Goldstein non saranno i Perks ma hanno sicuramente un bel po’ di soldi. Comunque vado a chiamarlo per ringraziarlo.»

Walter, Wayne e Georgia, che erano i più suscettibili riguardo alla loro questione finanziaria, si scambiarono un’occhiata.

«Okay, io vado a portare la mia televisione.» decise Jack, «Potremmo anche portare qualche videocassetta.»

«Potrei portare IT!» propose Rent con un luccichio malvagio negli occhi, «È un film horror, se avete le palle…»

«Rent, linguaggio…» borbottò Hannah, indicando Charlotte con un cenno.

«Oh, no, tesoro, si vede che non la conosci bene… Aho! Nana! Fa male!»

Charlotte sogghignò, soffiandosi sulle unghie affilate.

«In ogni caso non solo horror.» riprese Rent, massaggiandosi il braccio, «Sarà divertente vedere la loro reazione davanti a, che ne so, Lilly e il Vagabondo. O Sailor Moon, una bella maratona fino alla fine della prima serie per vedere chi non piange, specie tra chi non ha mai visto un cartone e ha un doppio effetto assicurato.»

«Hai la prima serie di Sailor Moon?» ripeté Jack, sbalordito.

«No.»

«Hai appena detto-»

«Non ho detto niente.»

Walter e Wayne si scambiarono un’occhiata e poi, abbastanza non caratteristicamente, urlarono all’unisono: «STAR WARS!»

Tutti sobbalzarono e Megan si affacciò dalla stanza accanto, scioccata.

«Credo che Wayne voglia vedere Star Wars.» commentò Stephen, «E anche Walter.»

«Cos’è?» domandò Sally-Anne, «Un film? Un cartone?»

«Solo il più meraviglioso film di sempre, Sally-Anne.» rispose Wayne, serissimo.

«Penso che prenderò il mio mantello da Yoda.» commentò Walter, perso.

«E le spade laser

«E le spade laser.» concordò lui.

«Cos’è una spada laser?» domandò Quill, preoccupato.

«Mi ero scordato della vostra fissa…» commentò Rent, suonando abbattuto.

«Rent sarebbe un perfetto Chewbecca.» disse Wayne, divertito.

«Graz… Aspetta»

«Io chi sono?» domandò Megan.

«Darth Vader.» risposero contemporaneamente tutti coloro che conoscevano la saga.

«Ci dovremmo vestire come loro dopo il primo film.» suggerì Jack scherzoso. Purtroppo i due fratelli Hopkins lo presero in parola, agitando le bacchette e annuendo con aria misteriosa.

«Non l’ho mai visto, ma se Darth Vader è chi penso io, vi prendo a calci.»

«Anche io voglio avere un ruolo in questa cosa!» esclamò Michael.

«Tu sei Ian Solo e Georgia è Leila. E Jack è Luke.» decise Wayne.

Charlotte saltellò, alzando la mano per essere scelta. «Io?»

Wayne e Walter si scambiarono un’altra occhiata: «Mara Jade, poi ti prestiamo i fumetti.»

Jack si sbatté una mano sulla fronte: ovviamente avevano scelto la futura compagnia di Luke.

«Del resto ho sempre pensato che Megan sarebbe stata la tua morte in qualche modo.» commentò Stephen a bassa voce, e Wayne rise.

 

Megan osservò Wayne e Walter combattere con le spade laser e si voltò verso Georgia: «Spero che non sia una cosa ereditaria.»

Era sera tarda ormai, mancava poco all’ultima ora dell’anno e avevano visto la triologia, lasciando IT a dopo la mezzanotte.

«Penso di no, anche Hannah sembrava presissima e non l’aveva mai visto. Dipende dalla personalità.» la tranquillizzò lei, «Dov’è Michael?»

«Se ho capito bene si sono temporaneamente spostati a casa di Rent. Ha sfasciato la carrozzeria ma la sua macchina cammina ancora, quindi vogliono legarci un tavolo dietro e provare a viaggiare sulla neve.»

Georgia la guardò basita e poi cercò di dire qualcosa.

«Il fatto è che Rent ha dimenticato qui le chiavi mentre me lo spiegava, quindi è difficile che possano metterla in moto, incapaci come sono. Sto aspettando che tornino per seguirli.» continuò Megan.

«Questo spiega perché tutti siano ancora qui.» mormorò lei.

«Cercherai di fermarlo?»

«Non lo so… è bello che si stia divertendo, in questi giorni è stato così strano… È tornato com’era prima di Monica, ora che non ama nessuno.»

«Già… nessuno…» borbottò lei.

«Ho quasi la sensazione che mi stia evitando, ma immagino di essere paranoica.» commentò Georgia.

Megan incontrò lo sguardo di Wayne, che non si era perso una parola, «Sicuramente sì. Nel caso, puoi sempre chiederglielo.»

«Bel vestito.» commentò Sally-Anne raggiungendole. «Come mai sei in tiro, Georgia? Addirittura qualcosa che non faccia a pugni coi tuoi capelli.»

Lei e Megan la guardarono allibite: «È Capodanno e tu mi chiedi questo?»

«Mi sorprendo perché hai il rossetto. Tu non lo metti mai.» replicò lei con aria furba, «Stai cercando di fare colpo su qualcuno?»

Georgia arrossì e guardò altrove.

Sally-Anne ghignò; Megan scambiò di nuovo un’occhiata con Wayne prima di chiedere: «Sarà mica qualcuno che ora sta probabilmente cavalcando un tavolo senza rendersi conto che la macchina è spenta?»

«Cosa?» domandò Sally-Anne, confusa.

Georgia arrossì maggiormente.

«E c’è bisogno di truccarsi per lui? Voi due siete così stupidi…» proseguì Megan.

«Voi due?» ripeté George, tornando a guardarla perplessa.

«Oh. Voi… due persone nel mondo che ancora pensano che il rossetto serva!» concluse brillantemente lei, e sentì Wayne ridere sommessamente, «Hopkins, vaffanculo!»

«Io?» domandò Walter, sorpreso.

«No! Oh, sta zitto anche tu!»

«Ah, se non è questa una bellissima atmosfera festiva!» rise Michael rientrando.

«Le mie chiavi della macchina!» urlò Rent.

«Volete venire? Dobbiamo fare surf sulla neve!» disse Jack, affacciandosi alla porta.

«Non so cosa sia il surf, ne vale la pena?» domandò Susan, distogliendo per un momento la sua attenzione da Hannah.

«Sì, probabilmente Michael si spezzerà il collo.»  rispose Megan, dando un colpo a Wayne mentre passava.

Michael fece un passo avanti con aria molto fiera di sé e si ritrovò davanti a Georgia, «Pensavo…» cominciò, e poi mugugnò qualcosa.

«Come hai detto, scusa?»

«Niente!» esclamò lui con rinnovata energia, prima di darsela a gambe. Georgia restò a guardarlo e poi si voltò a cercare aiuto da Wayne.

«Quill, vai a prendermi cappotto, cuffie e guanti.» ordinò Megan, «Io vado a vedere se a Michael si è congelato il cervello.»

Wayne la seguì, porgendo la spada laser a Stephen, che disse: «Che la forza sia con me.»

«Per questo sei il mio migliore amico.» commentò lui, andando dietro alla fidanzata.

Michael era appoggiato all’albero su cui di solito si arrampicava e Megan aveva le mani sui fianchi e lo fissava. Wayne le poggiò il proprio cappotto sulle spalle.

«Ma stai bene?» domandò al ragazzo.

«Sono andato nel panico, volevo chiederle di cedermi il bacio di mezzanotte! E scherzosamente poi!» spiegò Michael con voce incredula, dando loro le spalle. «Non mi era mai successo! Neanche con Sandy!»

«Ma infatti, passi tutto il tempo a flirtare e adesso ti mancano le palle?» sbottò Megan.

Michael la guardò con aria sofferente: «Ma che ne so! Sia che fossi serio o scherzoso non mi sono mai trovato in questa situazione! Ho pensato a quando hai detto che io e Georgia eravamo fidanzati quando hai guardato in quella specie di altro mondo e che quindi forse era destino… e un attimo dopo stavo farfugliando.»

«Ma hai detto che l’avresti chiesto in modo scherzoso e non ti è mai mancata la faccia tosta, di che hai paura?» domandò ragionevolmente Wayne.

«Non lo so! Insomma, sono bello, simpatico, ricco, intelligente, forte, non vedo perché una ragazza dovrebbe dirmi di no! Eppure sono nel panico!»

Megan aprì la bocca ma Wayne le impedì di parlare e distruggerlo.

«Oh, caro, stavi cercando di dichiararti a Georgia?» domandò Sally-Anne alle loro spalle, facendoli sobbalzare. Aveva l’aria affettata di una donna con vent’anni di esperienza in più che parlava con un bimbo, «Con quei vestiti addosso?»

Michael quasi sbiancò: «Cos’hanno che non va?»

Sally-Anne lo indicò da capo a piedi, poi fece una smorfia: «Ma va bene, del resto non hai mai detto di avere classe…»

«Ci rinuncio!» strillò Michael, «E non mi stavo dichiarando a nessuno!»

«Perks, non torturarlo…» commentò Walter di passaggio.

«Penso solo che dovrebbe aver la decenza di mettere almeno una camicia…»

«C’è freddo per una camicia!» strillò Michael.

Gli altri stavano uscendo tutti assieme dalla casa, ben imbacuccati, e Quill arrivò da loro per porgere a Megan la sua roba. Wayne lo ringraziò per lei.

«Mike, non puoi fare salire Rent sul tavolo? Non voglio che tu ti faccia male…» disse Georgia, e gli altri scoppiarono a ridere mentre Rent alzava gli occhi al cielo.

«Secondo me la macchina non riuscirebbe a spostarlo…» affermò Charlotte con aria scettica.

Jack rise e le spettinò i capelli.

«Sapete cosa dovremmo fare per il bacio di mezzanotte?» esclamò Megan attirando l’attenzione di tutti, «Tutti dovrebbero baciare il migliore amico o amica, e visto che tutti ne abbiamo diversi tutti avranno un bacio. Tipo Stephen potrà scegliere se baciare Susan o Wayne.»

«Scelta ardua.» commentò Ernie, «Ma io e Justin dovremmo baciare Hannah? Contemporaneamente?»

«Quella sarebbe un’esperienza interessante, ma penso vada bene anche uno dopo l’altro.» rise la ragazza. «O un bacio sulle guance nello stesso momento, non dovete per forza baciarmi non si sa come, considerato che c’è anche Charlotte e di certo nessuno può rubarle il primo bacio.»

«Non tra voi cafoni.» commentò Sally-Anne a distanza.

«Ma Jack può-Aho

«Io Rent non lo bacio.» precisò Jack, dopo averlo colpito per interromperlo, «Bacerò la ragazza a me più vicina e stessa cosa dovrà fare lui.»

«Significa che posso baciare Megan?» domandò Walter, divertito.

«Ad esclusione ovviamente delle persone fidanzati qui presenti.» aggiunse Wayne tranquillamente, con il tono di chi lo diceva per caso, «Le persone già in coppia si baciano tra loro.»

«Chi dovrei baciare io, Stebbins?» inorridì Sally-Anne.

«Io sono il tuo migliore amico?» esclamò Michael.

«Lui è il tuo migliore amico?» esclamarono gli altri, che ancora non se ne capacitavano.

«Il maschio più vicino!»

«Tu bacerai Walter, va bene? O Jack o Rent, che non sanno chi baciare. Michael e Georgia si capisce che essendo sempre stati grandi amici del cuore possono baciarsi tra loro.» spiegò Megan, e Sally-Anne si illuminò di comprensione.

«Bene, suppongo di poter baciare Walter per portargli fortuna coi draghi.» commentò e Walter annuì.

«Meg…» tentò di chiamare Georgia.

«Quindi non ti posso baciare fino a mezzanotte?» chiese Wayne, interrompendo l’amica prontamente.

«Tu hai un permesso speciale per baciarmi prima.» disse Megan.

«Ooohh!» fecero tutti, ammiccanti.

«Quindi io devo baciare sulla guancia il mio migliore amico o la mia migliore amica?» borbottò Charlotte, che voleva baciare Jack sulle labbra e basta.

«Sì, piccolina, puoi baciarmi sulla guancia.» disse Rent.

Charlotte ridacchiò e gli diede un calcio per buona misura.

 

«Io l’avevo detto che era una cattiva idea.» commentò Georgia, accucciata vicino a Michael che era steso sulla neve e si massaggiava un fianco.

Rent stava imprecando a proposito del cofano della sua auto, che era l’unica parte che si era salvata dall’incidente e che ora aveva il tavolo sopra e una sua gamba che sfondava il finestrino.

«Quasi mezzanotte!» avvisò Megan, guardando l’orologio che suo padre le aveva regalato per i suoi diciassette anni, «Dieci… Nove…»

Michael si rizzò a sedere e guardò Georgia con aria esitante: lei aveva incrociato le braccia intorno alle gambe e aveva la testa appena inclinata, lasciando i capelli arricciati scivolare in avanti: erano bellissimi così mossi e di quel colore tra il castano e il dorato.

«Amo i tuoi capelli.» mormorò, incantato.

«Come?»

«Amo i tuoi capelli…» ripeté, e poi si sentì di nuovo nel panico, «Dal punto di vista di parrucchiere, ovviamente.»

Georgia rise, «Quale parrucchiere? È la prima volta che sento un ragazzo usare quel verbo riferito a capelli, sai?»

«Certo, ma io intendevo che sono fini al punto giusto.»

«Tre…»

Susan si avvicinò a Stephen: «Ti bacerò su una guancia, per evitarti malattie strane.» offrì con la solita divertita tenerezza.

«Uno… AUGURI!»

«Auguri!» urlarono tutti.

Michael baciò Georgia per la prima volta da quando aveva realizzato i suoi sentimenti per lei, e pensò che il cuore gli si sarebbe fermato. Si sentì così pieno d’amore in maniera così stupida che quando si separarono non poté fare a meno di sorridere radiosamente e pensare che fosse la ragazza più splendida che avesse mai incontrato, con quelle guance rosse e gli occhi che brillavano.

Stephen baciò Susan sulle labbra, un bacio casto ma troppo romantico per essere tra amici, coi fuochi d’artificio che li illuminavano e la dolcezza che le riservava sempre, e poi si allontanò da lei e si schiarì la gola: «Ho diviso la casa con Rent, ormai sto morendo. Inutile preoccuparsi di altre malattie.»

«Già…» mormorò lei, e poi gli sorrise, «Vado a dispensare qualche altro bacio.»

«Sì, vai.» disse lui nel medesimo tono estraniato.

Lei soppresse una risata e raggiunse subito Quill, che era rimasto in disparte, «Buon anno.» gli augurò, baciandogli una guancia.

Quill arrossì e la ringraziò sommessamente.

«Michael, NO!» strillò Jack in quel momento.

Megan e Wayne, impegnati a baciarsi, si voltarono e videro che Michael aveva infine afferrato Jack.

«Dai, Jackie, buon anno!» esclamò lui, stampandogli un bacio sulle labbra.

Rent rise così forte da cadere in ginocchio e Charlotte ne approfittò per avvicinarsi a lui e dargli un bacio su una guancia.

«Oh, che carina!» esclamò lui entusiasticamente, abbracciandola forte e ricambiando il bacio, «Buon anno!»

«Buon anno anche a te, Renty!» ribatté Michael, e Charlotte si spostò di scatto a tradimento per permettergli di baciare anche lui.

«Fanculo, Mike! Poi sono io quello gay

«Che idiota…» sghignazzò Georgia, andando a baciare Charlotte sulla fronte.

«E non farci l’abitudine.» disse in quel momento Sally-Anne a Walter.

«No, no. So che se ci fosse Goldstein qui io avrei baciato Georgia.» commentò lui amabilmente.

Lei lo guardò incredula: «Cosa c’entra quello lì?»

«Niente, niente. Dai, Mike, fallo...»

«Walter?» rise Justin, vedendolo arrendersi all’inevitabile.

«Tanto lo so che riuscirebbe a baciarmi in qualche modo. Sta baciando tutti.»

Michael rise e baciò anche lui, poi rubò un bacio a tradimento anche a Sally-Anne che lo colpì con un pugno sul braccio e che cercò di non ridere e fare l’offesa.

«Vieni qui, Meg!» chiamò poi.

«Se mi baci ti giuro, Michael, ti giuro che ti affatturo.»

Non era Megan, era Wayne. Stephen era già nascosto dietro di lui.

«Bacio Megan due volte allora?»

«Non mi interessa. Basta che non baci me.»

«Fidanzato da due soldi.» commentò lei, raggiungendo Michael con aria arresa come quella di Walter, «Fallo.»

«Grazie per avermi dato la possibilità di baciare Georgie.» sussurrò lui, «Magari non avrò più cali di mascolinità.»

«Impossibile. Non hai le palle.» ribatté lei e Michael chinò il capo sconfitto, poi ridacchiò e le diede un bacio veloce come un battito di ciglia sulle labbra, come quello dato a Jack; infine le prese una mano e ne baciò il dorso. «Sempre una lady.»

«Lo so.»

«CHARLIE, amore, vieni da zio Mike!»

«Aspetta, zio Mike…» disse Jack, lanciandogli un’occhiata di pura disapprovazione mentre ancora si passava una manica sulle labbra per pulirle, e poi afferrò Charlotte per la collottola, «Tocca a me. Buon anno.» disse, dandole un bacetto su una guancia.

Charlotte divenne color papavero e ricambiò, «Anche a te. Sei tu quello che deve sopportare Rent.»

«Megan, cosa le stai insegnando?» si lamentò il ragazzo in questione.

«Hannah, fatti baciare!» chiamò Susan, e poi notò le occhiate di tutti, «Sulle guance!»

«Nooo!» protestarono i ragazzi più grandi insieme ad Ernie e Justin.

«Wayne…» chiamò Megan.

Lui notò che era seria e si preoccupò: «Cosa c’è?»

«Ma tua madre avrà baciato il padre di Michael?»

«MEGAN!»

     

Rebecca aveva in effetti baciato James la notte di Capodanno, ma solo con un semplice bacio sulla guancia, e quando Michael entrò in casa per augurare buon anno al padre lei lo accolse con entusiasmo, nonostante avesse passato la notte sveglia a festeggiare.

«Avevate ospiti?» domandò, un po’ sorpreso dal fatto che lei avesse invitato altre persone con suo padre ancora convalescente.

«Sono venuti i genitori di Megan e i signori Diggory. A quanto pare loro e tuo padre volevano conoscersi.» spiegò lei con leggerezza.

A Michael mancò il fiato per un momento, poi scacciò via l’ansia, irragionevole, che l’aveva colto all’idea di quelle persone nella stessa stanza, e chiese dove fosse suo padre.

«Dovrebbe essere nel soggiorno a guardare la televisione. Non so come potesse vivere prima senza sapere cosa fosse, non ho mai ben capito bene la vita dei maghi così fuori dal mondo babbano…» commentò lei, con l’aria di aver dato a suo padre una lezione in merito, «Sarà che sono stata cresciuta in mezzo ai babbani…»

«Beh, chi non vive in mezzo ai babbani di solito può usare la magia per passare il tempo, i libri…» tentò lui, «Chi è figlio unico si annoia se non ha vicini maghi, probabilmente, ma di solito cominciata Hogwarts c’è sempre qualche amico che fa visita durante le vacanze.»

«L’ho notato.» convenne lei, pensando ai figli e ai loro amici. Poi sorrise a Michael, «Passato una bella vigilia?»

Lui annuì allegramente.

«E come stai? Intendo in generale.»

«Tutti gli effetti della pozione sono spariti. Ogni tanto mi sento un po’ disorientato, ma questo è tutto.» rispose lui, pensando che non ci fosse bisogno di dire anche a lei che ogni tanto lo coglieva il terrore di essere ancora sotto filtro d’amore. E che ogni tanto quasi gli mancava perché ci si era abituato.

Quando raggiunse suo padre, che era seduto piegato in avanti e guardava la tv con la concentrazione di chi stava prendendo i M.A.G.O., si sedette accanto a lui senza salutarlo, prendendo tempo. Suo padre si voltò appena e poi sobbalzò.

«Pensavo fossi Rebecca!»

«Immagino che il mio aspetto tragga in inganno. Saranno i capelli biondi.»

Suo padre sbuffò una mezza risata e fece per poggiargli una mano sulla spalla, ma ci rinunciò subito: «Come ti senti?»

«Sono stato meglio. Ma anche peggio.» rispose lui sinceramente.

«Non avevo dubbio.» constatò amaramente suo padre. Si scambiarono un’occhiata assorta e poi Michael appoggiò la schiena contro il divano.

«Credo che dopo la mia esperienza con Monica…» disse il ragazzo.

«Sì?»

«Credo di capirti un po’ meglio, anche se quella donna non usava un filtro d’amore su di te. Dopotutto, pazze o meno, rendevano la vita un po’ più semplice. A volte è più facile essere succubi, non ci si rende conto di cosa si perda. Questo non giustifica nessuno, né loro né te, perché tu sei mio padre e, se io avessi avuto un figlio, avrei rinunciato a tutto per lui… diavolo, avrei rinunciato a Monica anche per i miei amici! Sempre se lei non avesse usato un filtro d’amore più potente, perché in quel caso non avrei avuto scelta. Però, quello che voglio dire, è che ti capisco meglio. E non odio neanche Monica, tra l’altro, quindi capisco se tu non odi tua moglie.»

«Ex moglie.» precisò suo padre.

Michael sgranò gli occhi: «Davvero?»

«Ti aspettavi che non chiedessi subito l’intervento dei miei colleghi del Ministero? Come membro del Winzegamot ho molti benefici, non è stato necessario neppure sforzarmi di raggiungere fisicamente l’edificio. E io non odio tua… la mia ex moglie soltanto perché ormai lei è soltanto una povera donna malata da mente. Provo repulsione e pena per lei. Ma odio la donna che era prima di crollare del tutto. Lei non è mai stata una brava persona e sono stato stupido a cascare nella sua trappola. E odio me stesso per quello che ho lasciato che ti facesse, per quello che ho fatto io… e allo stesso modo tu non odi Monica per pena forse, ma questo non significa che necessariamente non dovresti… Preferisco che tu sia così, con un cuore grande che non so da chi tu abbia preso, ma io la odio anche per te, perché poteva condannarti a una vita senza libertà. Se tu la odiassi e odiassi tutti noi, io lo capirei. Lo capirei.» ripeté.

Michael capì come si doveva sentire Megan l’anno precedente quando non riusciva ad evitare di piangere, e cercò di schiarirsi la gola e non lasciarsi andare, «Cosa vuoi dire che sei caduto nella trappola di… Vabbé, di mia madre? La chiamo così giusto per fare in fretta.»

James s’impedì di sobbalzare e deglutì: come dire a Michael che lei era rimasta incinta durante le vacanze di Natale del suo settimo anno, quando era uscito con lei, più grande e bellissima, e che l’unico motivo per cui durante i primi anni era rimasto con lei, illudendosi di amarla, era perché voleva crescere suo figlio? Poi le cose erano cambiate e lui era diventato suo succube, in una relazione malata quanto lo era lei, e non era più stato in grado di proteggere suo figlio ma grato di vederlo allontanarsi sempre di più verso i Diggory, che erano persone meravigliose… Michael avrebbe pensato che era colpa sua se non l’aveva lasciata subito quando poteva, si sarebbe incolpato perché era un bravo ragazzo troppo incline al perdono.

«Credevo di amarla e lei si comportava in modo completamente diverso, sembrava fantastica e mi ha ingannato perché ero solo preso dal suo aspetto.» disse, non troppo lontano dalla realtà. «Il punto è che anche se non odi Monica devi stare attento, perché ciò che ha fatto è segno che la sua mente non funziona come dovrebbe. Aveva un’ossessione per te da tempo e guarda cos’è arrivata a fare. E che sono in un certo senso felice che tu possa capire meglio come mi sentivo e come mi sento, anche se davvero non mi volevo che ci passassi anche tu, hai subito fin troppo. E in futuro devi lasciare che sia il tuo cuore a guidarti ma senza perdere di vista il fatto che devi amare te stesso e la tua libertà, oltre che la persona che hai davanti. E che devi amare quella persona per come è dentro, non solo per come è fuori, e per come ti fa sentire.»

«Questo non c’è bisogno di dirlo.» bofonchiò Michael, «Non credo che farò i tuoi stessi errori.»

«Io sono sicuro che non li farai, tu sei già molto più buono e più intelligente di quanto non fossi io. Sei più forte di quanto io sarò mai.» replicò suo padre con onestà.

Michael annuì e si mise una mano in tasca, guardando per qualche secondo la televisione senza vederla davvero. «Non ti odio.»

Suo padre batté le palpebre: «Come?»

«Tu hai detto che capisci se ti odio, ma non ti odio. Sono furioso con te e sento che tu mi devi molto più di quanto tu possa darmi, ma non ti odio. Penso che…»

“Penso che potrei volerti bene un giorno…

«Ti darò qualunque cosa.» promise suo padre, col viso un po’ più felice e dall’aria meno sciupata. Era assurdo quanto potesse sembrare più giovane senza quella donna di mezzo, considerò Michael.

«Dovremmo pescare assieme.» disse infine.

«Dovre… cosa

«Ma sì…» borbottò Michael, facendo spallucce, «Sai, tipo padre e figlio. Quando è estate.»

«C-certo. Con molto piacere. Dammi il tempo di imparare a pescare, magari.»

E Michael rise.

 

Wayne e Walter, rientrati per salutare la loro madre dato che Walter sarebbe presto partito di nuovo per la Romania, la trovarono che si asciugava le lacrime accanto alle stoviglie sporche.

«Che succede?» domandarono subito entrambi, preoccupati.

«Oh, niente, stavo origliando Michael e James e sono così carini…»

«Mamma, non si origlia!» la sgridò Walter a bassa voce, ma lei ridacchiò soltanto.

«Ma il padre di Michael resterà qui?» domandò Wayne, tranquillo.

«Finché non starà completamente bene. E non intendo fisicamente, non soltanto, ha anni e anni di dolore da cui deve riprendersi e ha bisogno di aiuto e di compagnia. Vivere da solo non lo aiuterebbe di certo.»

Walter pensò che il padre di Michael non avrebbe potuto trovare una persona più solare di sua madre e annuì; Wayne la guardò: aveva le mani sui fianchi, compresa quella che reggeva un mestolo, l’aria pensosa ma allegra, i lunghi capelli mossi tirati indietro con una pinza e il grembiule da cucina; sembrava tornata indietro di cinque anni ed era evidente che la compagnia facesse bene anche a lei.

«Ha tentato di andarsene in effetti, dicendo che aveva abbastanza soldi per andare al Paiolo, ma l’ho convinto auto-commiserandomi e dicendogli che sono così sola che mi deprimo. O quello, o l’avrei dovuto obbligare, ma non volevo arrivare alle maniere forti subito

«Oh, mamma… è giocare sporco!» protestò il figlio maggiore, «Almeno tu devi lasciargli una scelta.»

«Lo farò appena starà abbastanza bene da decidere cosa fare della sua vita. E poi non sono una compagnia così insopportabile, sai, tesoro? Abbiamo giocato a carte, ballato, invitato persone, sai che sto facendo amicizia anche coi genitori dei tuoi amici?»

«Ballato?» ripeté Wayne.

«Non chiedere.» disse sua madre, vagamente civettuola.

Walter e Wayne la fissarono con sospetto.

«Ah, siete qui!» li salutò Michael.

«È ancora casa nostra.» fece presente Walter bonariamente.

«Ero venuto a dirti che domani torniamo tutti a casa.» disse Wayne, che ancora la fissava.

«Certo. Michael, puoi stare qui anche tu se vuoi!»

«Oh, ho il mio appartamento a cui badare…»

«Resti a vivere da solo?» domandò Rent e tutti sobbalzarono.

«Mi hanno seguito tutti?» sbottò Michael, «Comunque penso di sì, è solo per qualche giorno.»

«Perché sei qui?» chiese Walter.

Rent lo ignorò, andando direttamente dalla loro madre con un gran sorriso: «Volevo augurare buon anno alla bellissima madre dei miei amici, ovviamente.»

«Oh, caro!» rise lei, abbracciandolo.

«Ma guarda che…» cominciò Walter, oltraggiato.

Udirono qualcuno correre e poi Jack si affacciò alla porta con aria dispiaciuta: «Mi è sfuggito che eravate qui e ho tentato di fermarlo…»

«Ma che sciocchi, potete venire quando volete!» esclamò Rebecca e Rent annuì con aria molto compiaciuta, facendo poi la lingua a Walter, Wayne e anche Michael, che spalancarono la bocca scandalizzati.

«Comunque siamo riusciti a trasfigurare voi-sapete-cosa in voi-sapete-cosa, quindi rischiate di perdervi la sfida a chi salta più in alto tra Megan e Quill! Forse riusciamo anche a far incastrare Quill tra gli alberi!» aggiunse Jack, elettrizzato.

Tutti si scambiarono un’occhiata e poi salutarono frettolosamente la donna, scagliandosi fuori.

«Divertitevi e non spedite nessuno all’ospedale!» si raccomandò lei allegramente, agitando un braccio in segno di saluto.

 

Quell’anno si sarebbe rientrati a Hogwarts tramite metropolvere, così Kevin decise di andare a comprare qualcosa da mangiare per la sorella più piccola mentre gli altri andavano al lavoro o a scuola; uscì di casa ancora mezzo addormentato e inciampò su un corpo steso a terra.

«Papà?»

«Kevin?» fece lui, prima di sorridere raggiante: «Eeehi! Kevin! Ehi, hai visto una bottiglia?»

«Papà!» esclamò Russel, che stava prendendo la bicicletta per accompagnare Joey a scuola. La bambina corse ad abbracciare l’uomo, che rise sommessamente e si mise in piedi.

«Cosa stavi facendo?» domandò Kevin, perplesso.

«Dormivo!» rispose suo padre con ovvietà, ravviandosi i lunghi capelli sporchi e la barba. Indossava una camicia a fiori dai colori accecanti e dei pantaloni troppo larghi per essere suoi. I suoi occhi erano arrossati e sorrideva ebetemente.

«In giardino?»

«Pensavo di essere arrivato fino al bagno.» ammise lui, guardandosi attorno. Poi rise e gli diede una vigorosa pacca sulla spalla, «Buon Natale!»

Tutti scoppiarono a ridere.

«Cosa ci fai qui?» domandò Brittany con aria incuriosita, avvicinandosi ai fratelli.

«Cosa ci fai tu qui!» replicò lui.

«Noi ci viviamo, pa’. Ma eri in prigione?» domandò Russel.

Suo padre aprì la bocca e poi la richiuse. Poi si voltò verso la casa e disse: «Ah, già.»

«Pa’, come mai sei uscito così tardi? Di solito l’agente Standford ti lascia andare dopo una notte…» si intromise Brittany.

Suo padre ci pensò a lungo e poi rispose: «Mi sembra di essere fuori da un po’. Forse ero in giro.»

Joey gli porse un pacchetto di carta: «Credo sia tua

Russel gliela strappò di mano e la mise dietro la schiena, guardandosi attorno: «Papà, devi nasconderla questa roba!»

«Sei pronto?» chiamò Dana, uscendo in cortile per accompagnare Kevin in macchina e fermandosi di botto: «Papà! Russel, dammi qua!» afferrò la busta, guardo dentro, assunse un’aria perplessa e poi infilò due dita nelle busta e le tirò fuori per annusarle, «Papà… Questo è origano.»

Suo padre boccheggiò per qualche secondo, preso alla sprovvista. Poi rise: «Allora è meglio se non andate a mangiare la pizza da Al questa settimana.»

«Lo sai che la mamma è incinta?» saltò su Joey.

Lui spalancò la bocca e poi esclamò: «Che bello! Aspetta… ma è mio?»

«Ne dubito, la mamma è in Svizzera.» gli fece presente Russel, divertito.

«Mi sei mancato.» sospirò Kevin, battendogli una mano sulle spalle.

Suo padre annuì con aria colpita: «Anche tu, ragazzo. Sei come un padre per me.»

Quando Dana uscì dal quartiere Kevin stava ancora ridendo. Lei scosse la testa, accendendo la radio, e fecero metà del viaggio cantando e sorseggiando coca cola.

Non c’era più bisogno di parlare di Mangiamorte e di Tu-Sai-Chi, sapevano che qualunque cosa sarebbe successa se la sarebbero cavata; Jason e Dana erano pronti a fare i bagagli e scappare e la loro unica preoccupazione era che Kevin li seguisse presto se le cose si fossero messe male, pur sapendo che lui era abbastanza intelligente da non mettersi nei guai.

«Pensi che mamma sia ancora col padre di Janet?» domandò quindi lei.

«No, dopo tre anni? Sarà un altro ancora. Gli unici figli che ha avuto a distanza di anni dalla stessa persona siamo tu, Ryan ed io, giusto perché somigliamo tutti un po’ a papà. E io sono l’unico mago, quindi non è detto.»

«Ryan torna probabilmente per Pasqua, sai? Non è detto che tu sia l’unico mago.» aggiunse poi velocemente.

Kevin quasi soffocò: «Cosa?»

«Scusami ma devo dirlo a qualcuno o impazzisco! Tu facevi magie già da piccolino, quindi pensavo fosse solo la mia immaginazione perché è troppo tardi, ma ho visto Joey tagliarsi i capelli in bagno qualche mese fa, molto corti, perché ci si era appiccicata una gomma da masticare… E il giorno dopo è scesa coi capelli lunghi!»

Kevin sentì un brivido gelido lungo la schiena: non tanto perché erano figli di babbani, ma perché se Joey era una piccola strega, Tu-Sai-Chi sarebbe diventato l’ultimo dei loro problemi.

«Ci trasformerà in rane.» aggiunse lei in tono lugubre.

«Studierò meglio Trasfigurazione.» promise Kevin, allucinato. Poi non poté fare a meno di ridacchiare e infine ridere, e Dana si unì a lui.       

 

«Vi dispiacerà di non essere qui quest’anno.» disse Michael a Jack e Rent, che erano venuti a salutarlo a casa di Sally-Anne, dove era stato attivato il camino in modo da poter raggiungere Hogwarts e, per comodità, tutti erano stati cordialmente invitati a usare il suo. Poi il ragazzo notò Georgia avvicinarsi con il baule – lei si portava sempre tutto dietro per paura di perdere qualcosa - e le corse incontro a rotta di collo, slittando all’ultimo e finendo col dare un calcio al bagaglio di Quill che lo fissò allibito; lui roteò su se stesso evitando la caduta e si mise le mani in tasca con aria perfettamente tranquilla giusto in tempo perché Georgia si voltasse e lo trovasse in piedi dietro di lei senza apparentemente saper nulla del fracasso che lei aveva appena sentito; «Ehi!» la salutò con disinvolta svagatezza, «Ti serve una mano? Lascia che lo faccia io! Come sono andate le tue vacanze? Cioè, lo so fino a quando eravamo insieme, intendo le tue vacanze quando ci siamo separati. Ma questo è ovvio. Come va?»

Georgia si prese tempo per pensare dopo aver risposto un semplice: «Ehm…» e lo seguì, ignara delle facce sbalordite di tutti i presenti che avevano assistito.

«Oh, sì. Ci dispiacerà un sacco.» commentò Jack con un filo di voce.

 

Megan li aveva convinti a farsi un giro nelle cucine e avevano perso tempo, ma nonostante questo trovarono comunque Anthony e Kevin ancora fermi a parlare con Dorian davanti alla loro sala comune; lei scoppiò a ridere così forte da attirare la loro attenzione.

«Che c’è?» domandò Anthony, già sorridente.

«Niente. Bella camicia!»

Anthony abbassò lo sguardo sulla propria camicia, visibile attraverso il suo giaccone aperto dato che non indossava ancora l'uniforme, e poi la guardò perplesso: «Ha qualcosa che non va?»

«No, no, dico sul serio!» affermò lei, e Sally-Anne la strattonò con violenza verso i gradini mentre le sue risate attiravano anche l’attenzione di Michael, che individuò all’istante Anthony, i suoi vestiti, ricordò le parole di Sally-Anne la sera di Capodanno e sogghignò malignamente.

«Scusala, è caduta dalla culla da piccola.» commentò Stephen, perplesso quanto lui.

«O dalla cuccia.» borbottò Wayne.

«Cos’è quella?» domandò Kevin, indicando la camicia di Georgia, che abbassò lo sguardo e poi lo guardò di nuovo, confusa.

«La mia camicia, dici?»

«Cos’avete tutti oggi contro le camicie?» si chiese Anthony, alzando gli occhi al cielo.

«Ho che… è completamente abbottonata!» protestò l’amico.

A questo il Ravenclaw purosangue lo prese per il codino e lo trascinò via, mentre lui ancora si lamentava.

«Cosa ci siamo persi?» domandò Justin debolmente.

«Credevi che avessi dato spettacolo solo a casa di Sally-Anne?» borbottò Georgia, «Oh no! Devo spiegare tutto anche a loro! Forse dovrei spiegarlo anche a Sandy…»

«A chi?» esclamò Michael con voce stridula mentre lei chiamava indietro i due Ravenclaw.

«Questo sarà divertente…» commentò Megan.

«Ehi, Jeremy, Dorian!» salutò il ragazzo all’improvviso con voce normale, «Vi ricordate quando ho detto che mi volevo sposare con Monica e tutto quanto? Era una scommessa tra me e lei!»

«Che cosa?» si stranirono i due, che erano appena scesi a salutare i compagni tornati a scuola. Cindy li seguiva e Michael salutò anche lei con un occhiolino.

«Sì, lei ha perso perché alla fine ha detto ai genitori che non era vero, lunga storia, non parliamone più!»

«Michael…» gemettero gli amici.

«Oh, che peccato!» commentò Cindy sinceramente, «Adesso lei dov’è?»

«Ha dovuto lasciare la scuola per problemi familiari, spargete la voce.»

Kevin si portò una mano alla fronte: «Signorsì!»

«Lasciato Hogwarts?» ripeté Anthony, sbalordito.

«Sì, con i tempi che corrono non è l’unica.» fece presente Wayne, dandogli man forte.

Georgia sbuffò e borbottò qualcosa, poi disse: «Ah, comunque io ero intossicata da una pozione di Travers. Per questo mi avete vista sbottonata e maligna.»

«EH

 

 

 

 

 

 

E sì, un paio di cosette:

Quello che Megan dice a Michael per rassicurarlo, il “andrà tutto bene, tesoro, te lo prometto”. Rileggetelo. Suona familiare? Andate al capitolo col “mondo parallelo” e leggete la fine del pezzo riguardante il mondo parallelo. Ecco a cosa stava pensando lei quando si è fatta corrucciata prima di rispondergli.

Non avevo ancora visto Star Wars prima di scrivere questo capitolo, poi è scoperto che Michael, Georgia e Megan erano azzeccatissimi per i personaggi che gli ho scelto. E pure Rent.

Michael ha baciato tutti tranne Stephen e Wayne (ha beccato comunque Stephen di spalle e ha mandato un bacio a Wayne da lontano, per la cronaca. Guardate i ricordi di Jack dopo la morte di Cedric, Michael bacia tutti da sempre a Natale perché è un idiota e ha baciato anche Cedric sotto il vischio)

 

   
 
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