Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: Dea Sofia    18/07/2011    1 recensioni
Personaggi: Anna/Antonio.
Anna amava vedere i difetti negli altri senza accorgersi che i suoi erano peggiori. Anna amava rimanere a guardarlo senza accorgersi che il suo cuore avrebbe sempre battuto per lui.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Anna / Antonio.

Ambientazione: Da qualche parte nella prima serie.

 

 

 

Voci

 

 

 

Finché esistono i sentimenti non potrà esistere "occhio per occhio, dente per dente" .

 

Un detto, un proverbio, una legge antica che allude alla giustizia.

Ripagare con la stessa moneta e fare in modo che il tuo opposto provi sulla propria pelle quello che lui ha fatto bruciare sulla tua.

 

È quando c'è di mezzo l'amore che salta tutto.

La parola giustizia perde quel valore.

Per quanto una persona ti abbia fatto del male, una sua carezza o un suo bacio, e ti diventerà impossibile fargliela pagare.

 

Salta tutto.

Se si ama.

 

 

 

 

 

Anna amava.

Amava ed aspettava da quindici anni, che aveva arricchito in peggio con quella sua nota melodrammatica e pessimista.

 

Sentiva la sua speranza ammalarsi giorno per giorno, fino a morire.

 

Malata, proprio così. Se la speranza di Anna si potesse personificare sarebbe emaciata, livida.

Disidratata. Anoressica.

 

E come tutti i malati aveva bisogno di una medicina, facile a dirsi, certo, ma di medicina a quel mondo ce n'era una sola ed era lui.

 

Anna proiettava da ore lo stesso sguardo cupo in un punto vuoto. Le succedeva tutti i giorni, ma quel giorno era particolare perché la sua speranza le gridava, supplicava di aiutarla a guarire.

 

Le sarebbe bastato così poco, oppure no?

"Voglio correre da lui."

 

Oppure si? Oppure sarebbe stato più facile soffocare quelle grida fino a ridurle uno squittio nella testa, girarsi dall'altra parte ?

 

"Voglio correre da lui. Io ho bisogno di un dottore"

"Oh, piantala."

 

Anna non sapeva quando due voci le fossero entrate nella mente.

"Perché? Perché?"

 

Si chiese se per davvero lo stava vedendo avanzare davanti a te sull'erba umida dei giardini di Rivombrosa, o se fosse come uno di quei miraggi che Fabrizio le confidava di vedere quando era lontano da Elisa.

 

« Quando non è con me, mi capita di vederla. Ma lei.. non è lì davvero. »

« Fabrizio, mi spaventi. » Anna aveva girato la testa per evitare gli occhi del fratello.

« Non sono io che ti spavento, Anna. È amore, e ti fa paura »

Le aveva afferrato le spalle con gesto deciso - l'amore per Elisa l'aveva cambiato - .

"E ti fa paura". Aveva continuato a rimbombarle nella testa per giorni, per notti accompagnate dalle martellanti sistole e diastole del suo cuore.

 

 

« Salve. » Non era un miraggio. Antonio, che le si era avvicinato fissandola con occhi indecifrabili per secondi che sembrarono ore.

« Voi siete sempre qui » Se n'era uscita poi, la donna, che si odiò per averlo detto.

 

 

 

 

Il tramonto coloriva i visi di Antonio e Fabrizio che passeggiavano per i giardini, ridendo a bassa voce, guardando lontano.

 

Anna era restata senza togliergli gli occhi di dosso, voleva scappare, ma qualcosa la teneva inchiodata lì.

Forse, era istinto di sopravvivenza della sua speranza.

 

« Anna, dove scappi? » e poi una risata. Fabrizio era sempre il solito.

« Come sta Emilia? » e poi quello sguardo formale e professionale. Antonio era sempre il solito.

« Antonio, fareste meglio a chiedervi come sta mia sorella. »

 

Anna restò paralizzata.

"Trova un pretesto e vattene di qui!"

"Non posso, guardalo, è così.."

 

« Suvvia non faccia quella faccia, dottore » esclamò Fabrizio, che era sempre stato bravo a frantumare come vetro quei silenzi imbarazzanti. « La Contessa ha una di quelle patologie che un dottore non può curare, penso. »

« Fabrizio, ti prego » Terrore. Perché come suo fratello poteva sapere, poteva capire, come poteva dirlo così, senza nessun riguardo?

« Hai ragione, Anna. In questo caso un dottore potrebbe fare qualcosa. »

« Fabrizio, mi preoccupate. Anna, voi non me ne avete fatto parola della vostra malattia. »

La voce di Antonio era diversa, quando intervenne dopo lo scambio di battute nel quale lui non aveva pronunciato parola.

"Voi non me ne avete fatto parola"; l'aveva urlato, forse preoccupato, scoinvolto dalla leggerezza con cui Fabrizio ne parlava.

 

Gli afferrò un braccio, ridendo. « Antonio, non dovete preoccuparvi. » e poi, Fabrizio guardò con tenerezza la sorella.

E poi: « Anna è malata d'amore, e solo voi potete fare qualcosa. »

 

 

 

 

Sofia.

  
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