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Autore: Dea Sofia    19/07/2011    1 recensioni
"Huston, abbiamo un problema. La ragazza stronza si è innamorata."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La metropolitana affollata lasciò una nota di sorpresa in Emilia, che non si aspettava di certo che così tanta gente partecipasse alla protesta ecologista a cui Pen l'aveva trascinata.

Nonostante questo le due amiche erano riuscite a trovare un posto a sedere, il che era un vantaggio visti gli striscioni pesanti che dovevano portare.

« So di non essere la migliore consigliera del mondo » stava dicendo Penelope, che quella mattina aveva applicato sui capelli corvini un ciuffo finto blu fluorescente. « Ma so ascoltare. E poi pensavo fossimo migliori amiche »

« La tua frase non mi farà sentire in colpa, sappilo. » Sentenziò Em, alzando gli angoli della bocca in una specie di sorriso.

« Non era quello il mio scopo » Penny aveva fatto una pausa, elaborando una risposta da dare a quella presuntuosa di Emilia. « Ma credo di avere tutto il diritto si sapere con chi, dove e perché si è svolta la tua notte di sesso selvaggio l'altro ieri sera. »

Una specie di smorfia. « Non è stata assolutamente una notte di sesso selvaggio! »

Em non aveva quasi mai avuto problemi a confidarsi con la sua coinquilina, con cui aveva parlato anche di cose imbarazzanti, facendosi una risata sopra.

Eppure questa volta era andata diversamente con quell'uomo così strano dei Navigli, e ora voleva solamente rimuovere quel ricordo dalla sua testa.

Ma Penelope testarda, non rinunciava a insistere.

« Se te lo raccontassi, ti annoieresti di si..» Un arresto brusco della metro nel bel mezzo della galleria e poi il buio.

Si era alzato un mormorio nella carrozza. « Ci dev'essere stato un blackout » commentò Penelope cercando di mettere a fuoco l'immagine rabbuiata dell'amica, di fianco a lei.

« Cazzo » disse Em.

Erano passati una decina di minuti e tutto rimase com'era, senza che nessuno avvisasse i passeggeri di scendere dalla carrozza o altro.

« Dovranno pur dirci qualcosa » disse stridula la signora grassa con il foulard di Hèrmes al collo, seduta accanto alle due ragazze.

« Beh, di sicuro non ci lasceranno qui a marcire »

« Arriveremo tardi alla protesta » si sentì dire da qualcuno « Inizia fra un quarto d'ora! »

« Che disgrazia » commentò Em a bassa voce.

Penelope cominciò a chiacchierare instancabile come al solito, nella carrozza della buia galleria della metropolitana ferma e, un discorso tira l'altro, tirò fuori di bocca a Emilia la storia del tizio dei Navigli.

Gli raccontò dell'happy-our, di come lui l'avesse abbordata al bancone del bar offrendole un cocktail rosa.

Castano e alto come piaceva a lei, ragioniere in un'azienda di telefonia, senso dell'umorismo pungente e un'unica voglia evidente negl'occhi.

Al ricordo di quella sera Em si sentiva ancora lo stomaco avvampare, una sensazione che conosceva ben poco e che non riusciva a soffocare con il suo menefreghismo.

« Ho voglia di ballare » aveva detto lui « andiamo in quel pub ».

E nonostante la mezzanotte inoltrata Emilia si era vista ballare per tutta la notte come mai aveva fatto. Non l'aveva mai fatto con un uomo al primo appuntamento - e questo non si poteva neanche chiamare appuntamento - ed è banale dirlo, ma quella sera era diverso.

Quell'uomo era diverso, non aveva uno di quei caratteri imbranati ed egocentrici degli sfigati milanesi.

Deciso, spavaldo, un po' cafone ma irresistibilmente sexy.

Erano finiti nei bagni del pub e, come è facile immaginare, Em era pronta a quello che doveva succedere senza esitazioni.

Lui le aveva abbassato la maglia senza spalline, sfilato il reggiseno, e quando le aveva sfiorato con la bocca il capezzolo Emilia aveva rabbrividito come da tempo non succedeva.

« E poi? E poi? » Penelope aveva ascoltato tutto il racconto in silenzio, e Em poteva percepire la sua curiosità uscirle da tutti i pori.

« Pensavo quello che era ovvio pensare » continuò « ma.. a quanto pare mi sbagliavo. »

Si passò una mano fra i capelli ramati, per poi portarseli tutti da un lato come per fare una coda.

« Cos'hai fatto? » C'era buio, ma Em si immaginò l'amica Penelope con gli occhi che le brillavano dalla voglia di sapere, con le espressioni facciali che solo lei sapeva fare.

« Cosa vuoi che ho fatto? Gli ho infilato una mano nei pantaloni » rispose, abbandonando per un attimo l'imbarazzo e ritrovando il suo solito tono brusco.

« E lui mi ha respinto. » Sospirò infine. Capì che era inutile esitare. « Pensavo stesse facendo una specie di gioco, ma non era così. Mi ha detto che..è cattolico e vuole arrivare vergine al matrimonio. Che gli interessavo, e se sarei stata disposta a conoscerlo meglio. »

Pen invece attese a rispondere. Le scappava da ridere, voleva esclamare “cosa?!” ma sapeva che non era il caso. Così si limitò a chiedere: « ma lui era..insomma, era eccitato? » e si mangiucchiò le unghie nervosamente.

« Era arrapato in una maniera patetica » disse con disprezzo Emilia. « Capisci? Come potevo immaginare che fosse così? Stavo andando fuori di testa. Allora gli ho lasciato il mio numero e gli ho detto di chiamarmi. » concluse il suo pistolotto con uno sbuffo.

« Ecco perché continuava a chiamare. Cazzo Em, questo tizio ti doveva piacere davvero per avergli dato il numero. Conoscendoti, se fosse stato un altro l'avresti mandato affanculo senza neanche pensarci. »

Em si sentì arrossire. L'amica aveva centrato il punto e aveva distrutto la sua “reputazione” da dura.

« Non è così » balbettò cercando di giustificarsi « gli ho lasciato il numero è vero, ma solo per divertirmi. Per farmi quattro risate »

Le luci che si riaccesero all'improvviso interruppero le ragazze.

Con un sospiro di sollievo dei passeggeri, la carrozza ripartì veloce.

Una voce metallica .« Cadorna, fermata Cadorna »

« Cadorna » ripeté Pen. « Siamo quasi arrivati. E..Em. Finiremo il discorso dell'arrapato vergine dopo la protesta, ora aiutami a piegare questo » e prese uno degli striscioni.

  
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