Mixky: Il mio è
sempre un Piton molto umano, perché io credo fermamente che dietro l’apparenza
dataci dalla Rowling lui sia profondamente tale. Grazie dei complimenti e
figurati, non mi sento davvero vecchia, scherzavo. A volte mi pare di avere
ancora quattro anni…
Mavi: Sì,
Silente era irrecuperabile. Un caro vecchietto, quando non era costretto a
muovere le persone che gli erano care come pedine. Sono lieta che in suo
pensiero natalizio per Severus ti sia piaciuto. Speriamo ti piaccia anche
quest’ultimo capitolo.
Alexia: Albus deve
aver sghignazzato parecchio, mentre consegnava all’elfo quella coccarda per lo
studio di Severus, ma la sua è anche genuina preoccupazione, sono sicura che a
te non è sfuggito. L’infanzia di Severus, sebbene io
abbia due genitori che si amano profondamente, mi tocca più di quanto sembri e
so che anche per te è importante. Di capitolo ne è rimasto solo uno, questo, e non posso dire che la malinconia di Piton venga
propriamente stemperata in questo racconto. Ma aspettati un finale… no, non te
lo dico, lo leggerai. Grazie per avermi seguita fin qui con costanza. Un bacio
anche a te.
Ida: la mia impareggiabile Iduzza. Grazie per i sempre bellissimi commenti e anche
solo perché ci sei. Un bacione anche a te.
Moonlight rage: Allora? Non è poi così terribile questo Professor Piton?
Sono proprio felice di avertelo fatto riconsiderare sotto un’altra luce. Quanto
all’essere viscido, bè Harry lo vede così e così noi lo leggiamo attraverso i
suoi pensieri, ma non è detto che Harry abbia sempre ragione. Anzi, Hermione,
che ti piace tanto, lo difende sempre, facci caso.
Suzako: Uh,
caspita! Questa volta ti è piaciuto proprio tutto. Sono lusingata, grazie. E
dire che tu Piton lo detesti. Bè, speriamo di non ritrovarci di nuovo in
disaccordo per l’ultimo capitolo.
Buona
lettura
Nykyo
Regalo di Natale
Harry Potter alitò di nuovo sulle lenti degli occhiali e poi li pulì nel
maglione, sfregandoli vigorosamente.
Quando si cercava un po’ di quiete per poter studiare in santa pace,
nella torre di Grifondoro regnava il caos. Studenti che chiacchieravano
animatamente davanti al camino intenti a discutere
sulle squadre di Quidditch, o sulle prossime partite lì a scuola, coppiette che
tubavano, ragazzine alla prima cotta che si lasciavano sfuggire irritanti
gridolini e risatine maliziose, e su tutto regnavano i gemelli che portavano
più che potevano scompiglio con i loro tiri incredibili.
E adesso, che Harry non aveva assolutamente nulla da fare, non c’era
anima viva con cui scambiare due chiacchiere.
“Li odio” – pensò il ragazzo, nervoso, incapace di smettere di
tormentarsi la maglia con le dita.
Ma non era vero e lui lo sapeva. Amava quel delizioso, caloroso disordine
umano che di solito lo circondava nelle buie serate a Hogwarts. Adorava i suoi
compagni di casa, le loro chiacchiere e il brusio delle tante voci. E gli
scherzi di Fred e Gorge erano semplicemente geniali. Non c’era nulla di più
divertente.
Tutto questo gli mancava terribilmente. Ron ed Hermione gli mancavano più
di tutti.
Certo, restare a scuola era molto meglio che ritrovarsi davanti zia
Petunia, zio Vernon e quel grasso impiastro di suo cugino Dudley. Harry amava
Hogwarts, anche adesso che era quasi deserta, era la sua unica vera casa. E poi
c’era Silente.
Però, a volte si detestava, ma non poteva scacciare del
tutto l’invidia, per quei compagni di scuola fortunati che avevano dei
genitori da cui tornare e un vero focolare ad attenderli.
Quello non era il suo primo Natale trascorso da solo a scuola, ma non per questo certi pensieri facevano meno male.
In quel momento, anche l’essere perennemente osservato gli sarebbe stato
caro, perché avrebbe significato avere davanti almeno una persona.
E quel pomeriggio poi gli era persino capitata la sfortuna di andare a
sbattere contro il Professor Piton.
Un urto di quelli violenti, perché lui procedeva per il corridoio con
passo reso più spedito dal nervosismo e con la testa tra le nuvole. C’era
mancato poco che sia lui che Piton finissero a gambe
all’aria. A dire il vero, Harry ancora non si capacitava di essere rimasto in
piedi, perché aveva provato netta la sensazione di
cadere all’indietro, però, chissà come, non era accaduto nulla. Eppure, Piton
non aveva mosso un muscolo per trattenerlo.
E poi, naturalmente, quell’odioso, viscido del professore si era
infuriato e gli aveva sibilato contro qualche cattiveria che Harry non aveva
nemmeno ascoltato.
Piton lo detestava, perché aspettarsi che l’essere sotto Natale potesse cambiare quel dato di fatto così evidente?
Né al ragazzo importava. Anche lui odiava Piton e quindi i conti erano in
pareggio.
Però, almeno durante le vacanze avrebbe desiderato di non ritrovarselo
davanti agli occhi, con quel suo ghigno sarcastico e cattivo.
Possibile che quello non avesse
una casa dove andare a passare il Natale? Doveva per forza restarsene al
castello e stargli tra i piedi?
Del resto – Harry rifletté – non riusciva ad immaginare il tetro
professore intento a trascorrere le vacanze in famiglia, in un ambiente normale
e casalingo.
Comunque, non voleva pensarci troppo. Si sarebbe tenuto il più possibile
alla larga dal pallido mago bruno e avrebbe evitato guai e seccature. Tanto
Piton se ne rimaneva quasi sempre rinchiuso in quei tetri sotterranei che
sembravano fatti a posta per rispecchiare la sua personalità.
Se solo non si fosse annoiato tanto…
Ma aveva qualcosa di interessante su cui riflettere, a ben pensare.
Harry si era messo in testa di svelare, prima del ritorno degli altri
studenti, un piccolo mistero.
Era accaduto la notte della vigilia.
Il ragazzo si accingeva ad infilarsi il pigiama, pronto per rintanarsi al
caldo sotto le coperte, e, quando aveva sollevato il guanciale per recuperare
l’indumento, si era accorto che un piccolo pacco faceva bella mostra di sé,
posato con noncuranza sulle coltri candide.
Era un involto dall’aria estremamente natalizia, di carta rossa, chiuso
da un nastro giallo che pendeva a riccioli ai lati del pacco.
Harry notò che sull’incarto risaltavano tanti minuscoli stemmi di
Grifondoro, con il leone in miniatura che si slanciava sulle zampe posteriori
agitando quelle anteriori in un ruggito silenzioso, la criniera scompigliata e
fluente.
Ma la vera sorpresa il giovane mago l’aveva provata aprendolo.
Dopo aver scartato con dita avide il pacchetto, in un sonoro strapparsi
della rossa confezione, Harry si era ritrovato tra le mani un sacchetto di
dolciumi, e un kit di scherzi, come quelli di Zonco.
Solo che, mentre le caramelle erano decisamente state confezionate molto
di recente, la scatoletta di giochi appariva vecchia, come se fosse stata
prodotta molti anni prima. I disegni sulla scatola di cartone ingiallito erano
antiquati e sbiaditi.
Gli scherzi – Harry ebbe modo di testarli – funzionavano ancora
perfettamente, però erano ingenui e un po’ puerili rispetto a quelli che tutti
i ragazzini di Hogwarts sognavano di ricevere in dono.
Senza dubbio erano fuori moda.
Si era chiesto quanti anni potessero avere
quelle reliquie, ma non seppe darsi risposta.
Però, non erano mai stati usati, se non da lui. Era come se fossero stati
conservati con cura per anni ed anni.
Harry ne era stato comunque felice. Non sapeva chi avesse
voluto fargli quel regalo, e non sarebbe stato l’unico dono di quel
Natale, perché presto sarebbe stato seguito da altri presenti, tra i quali un
immancabile maglione da parte della signora Weasley. Harry non aveva più il
terrore di un 25 dicembre senza nemmeno un dono da scartare.
Però, era comunque la prova che qualcuno aveva pensato a lui. Avrebbe
voluto poter ringraziare il misterioso donatore, se solo avesse saputo chi fosse,
e chiedergli cosa significava quel gesto.
Per questo, quel pomeriggio, solo e con tanto tempo per riflettere,
decise di tentare di dare un nome al suo benefattore.
Ci pensò per tutto il resto della giornata, lieto di potersi scordare la
solitudine e l’odiato professore di Pozioni.
Alla fine, non aveva alcuna prova per supportare la sua teoria, ma era
giunto a formulare un ipotesi. Secondo Harry, era
stato Silente a lasciare per lui quello strano regalo, sotto il cuscino.
Sì, era proprio nello stile del Preside – Harry si lasciò sfuggire un sorriso colmo d’affetto – fare una cosa simile.
Il ragazzo ripose la scatola di scherzi nel proprio baule e la coprì con
riviste e vestiti.
Per una volta, avrebbe avuto un piccolo segreto nascosto anche ai suoi
migliori amici. Perché era di sicuro stato Silente, e Harry preferiva tenere
per sé la cosa.
Un piccolo segreto solo tra lui e la persona che più gli era cara a
Hogwarts. Tra lui e la persona che aveva pensato a lui quel Natale, tanto da
volergli donare i suoi giochi di bambino, una piccola parte di sé.
FINE