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Autore: Cherri    10/09/2011    1 recensioni
Doveva affrettarsi, se voleva che quel corpo fantastico fosse solo suo.
Doveva escogitare un fottutissimo - e degno di lui - piano d'azione.
Quel piovoso 11 Ottobre del settimo anno Draco Malfoy decise di fare una scelta rendendo conto solo a se stesso per la prima volta.
N.B. Non pretendo complimenti che piovono dal cielo. Inoltre è pure il mio primo lavoro. Ma se volete criticare, vi prego di essere educati.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Profumo di mandorle, capitolo 1

Salve a tutte. Buongiorno! Eccomi con il secondo capitolo, un po' più lungo del precedente. Dovrete aspettare per il piano di Draco, che quasi sicuramente vi farò intuire dal prossimo capitolo che dovrei postare domani mattina. Dite un po', come vi sembra la storia? Ringrazio le 44 persone che hanno letto il prologo e atta16 per il suo commento breve. Dette queste poche cose, vi lascio al capitolo augurandovi buona lettura, come sempre.



Cherri






Contract - Her body

Profumo di mandorle





E' nella natura del desiderio non poter essere soddisfatto,
e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo.

Aristotele






Camminava senza una meta precisa, totalmente persa tra i suoi pensieri.
Ricordava tutto della sera prima, dei baci infuocati di Seamus, che non aveva però esitato a mandarla poco finemente a quel paese quando gli aveva detto di fermarsi mentre metteva le mani sotto la sua camicia. Anche lei aveva certi impulsi, però si era ripromessa che la sua verginità l'avrebbe messa fra le mani di un ragazzo capace di aspettare. Uno di cui si fidava. Non chiedeva poi tanto, no? Solo sentirsi al sicuro nel lasciarsi andare. Non pretendeva amore, ma almeno rispetto. Non venerazione, ma sincerità. Da tempo aveva preso coscenza del proprio corpo, e si reputava anche abbastanza carina, ma non era come alcune sue amiche. Non strillava per una semplice gonna, non si tinteggiava la faccia alla stregua di un quadro di Picasso e soprattutto non si concedeva a cani e porci. Per certi poteva essere considerata una ragazza all'antica; ma lei si piaceva così. Era a suo agio con se stessa, e questo le bastava.

Hermione Granger, era fondamentalmente una ragazza semplice.

Una di quelle a cui bastava poco per essere felice. Quella che sorrideva per nulla, e che in un certo senso aspettava il grande amore. Aveva rivisto tutti i suoi giudizi su Ron, prendendo coscenza del fatto che quel ragazzo un po' buffo e maldestro non poteva essere l'uomo che le avrebbe rubato il cuore.

Giunse al tavolo di Grifondoro quasi senza accorgersene, persa in un mondo tutto suo. - Hermione, che è successo con Seamus? - la voce di Ginny catturò la sua attenzione, rimandando tutte le sue riflessioni sulla vita. - Beh, ci stavamo baciando. Lui ha iniziato a mettermi le mani addosso e quando gli ho detto di tenerle a posto si è come imbufalito - era deliziosa quando arrossiva, secondo il ragazzo che la fissava dall'altra parte della Sala Grande, qualunque fosse l'argomento della quale stava discutendo con la sua amica. - Sai Hermione, a volte penso che dovresti lasciarti andare un po' più - le disse ridacchiando la piccola di casa Weasley, mentre si versava del succo di zucca nel bicchiere. - Chiedo solo un ragazzo che rispetti i miei limiti - era sicura di quel che diceva. - Capisco - cinguettò l'altra, divertita dal suo arrossire quando si parlava di certi argomenti. - Ciao Hermione! - la voce tranquilla di Harry la fece voltare e fare un sorriso dolcissimo, che fece letteralmente far arrotolare le viscere del ragazzo, che da tanto, aveva capito di provare qualcosa per la sua amica. - A che ora sono gli allenamenti? - chiese gustandosi la sua fetta di torta. - Iniziamo per le sei - rispose l'altro. - Vieni a vederci? - aggiunse, iniziando a mangiare. - Certo Harry, ora scusatemi, vado un po' in biblioteca - rispose, alzandosi e dandogli un bacio sulla guancia.

Lo studio era una delle sue più grandi passioni. Adorava la sensazione che provava quando apprendeva nuove nozioni e poteva sperimentarle. Il profumo dei libri poi, la faceva letteralmente andare su di giri. Amava la conoscenza, il sapere. Forse era una cosa poco comune per le ragazze della sua età, ma chi le voleva bene aveva imparato ad apprezzare questo lato del suo carattere, molto utile in caso di pericolo, oltretutto.

Si alzò dal tavolo nella quale si era accomodata dopo qualche ora, con diversi compiti per la settimana successiva completi. Aveva ancora un'ora prima di recarsi all'allenamento della squadra della sua casa, così decise di concedersi un bagno rilassante nel bagno dei prefetti. Era stata felicissima di ricevere quella carica qualche anno prima, e non esitava nel godersi i privilegi che le erano concessi. Da quando era Caposcuola, c'era qualcosa che la turbava. Durante le ronde che svolgeva con Malfoy due volte alla settimana, sentiva chiaramente il suo sguardo su di sé e ne era in qualche modo assoggettata. Non riusciva a giustificare quell'espressione indecifrabile nel suo volto - che doveva ammettere, era diventato dannatamente bello - ogni volta che la vedeva. L'acqua calda le accarezzava il corpo, mentre le sirene nei mosaici delle finestre intonavano una melodia dolce e rilassante. Rischiava quasi di addormentarsi, ma controllando l'ora sul quadrante del suo orologio da polso sussultò. Era in ritardo. Un gigantesco ritardo. Ed era tutta colpa sua, che una volta di troppo si era persa fra i suoi pensieri. Uscì dall'acqua velocemente, avvolgendosi in un morbido asciugamano bianco e andando verso le panche a piedi nudi. Una volta trovata la sua biancheria iniziò ad indossare la biancheria, ma mentre finiva di allacciare il gancetto del reggiseno di pizzo azzurro, senti la porta aprirsi, e si affrettò a infilare almeno la camicia, allacciandola alla bell'e meglio. Prese le autoreggenti color carne e le indossò con calma, facendole scorrere lentamente lungo le cosce sode. Pensava di essere abbastanza coperta dalla penombra, ma non poteva sapere che l'intruso si stava godendo lo spettacolo deliziato. Un battito di mani. Si girò di scatto, prendendo a scrutare la stanza scuotendo la testa freneticamente. - Buonasera mezzosangue - mormorò Draco Malfoy, apparendole alle spalle. Lo fissò ad occhi sgranati dopo essersi girata verso di lui. - Potevi anche aspettare che uscissi, una volta constatato che il bagno era occupato - lo rimbeccò con un cipiglio molto simile a quello della professoressa di trasfigurazione, per poi ricordarsi che stava lì parata davanti a lui con l'intimo bene in vista. - Ti dispiace uscire? - gli chiese nervosa, torturando la gonna che aveva preso in mano poco prima di essere interrotta. - In effetti mi dispiace - le rispose lui, apparentemente tranquillo anche se sentiva il desiderio crescere sempre di più dentro di lui. Si era accorta delle occhiate che le lanciava, partendo dalle gambe fino a risalire al seno e poi al viso, per incontrare quegli occhi castani che sembravano risplendere di luce propria. Arrossì immediatamente, infilandosi frettolosamente la gonna e chiudendosi la camicia con mani tremanti, fino a quando lui non si avvicinò, le scostò le mani e partendo dal basso le chiuse delicatamente tutti i bottoni, mentre venerava con lo sguardo il busto della ragazza. Quando finì si staccò a malincuore. - Ti dispiace uscire? Però se vuoi possiamo fare un bagno insieme - le sussurrò, ghignando. Avvampando d'indignazione girò sui tacchi e camminò in direzione della porta - che poi richiuse sbattendola - lasciando nell'aria un ipnotico profumo di mandorle.

Giunse al campo ad allenamento ormai concluso, togliendo ogni preoccupazione al suo migliore amico, che per tutta la durata dell'allenamento aveva volato con il pensiero rivolto alla ragazza che l'aveva stregato. Quando la vide, non poté impedirsi di sorridere, vedendola lì imbaccucata con il mantello e tremando per il freddo del vento che aleggiava sul campo di Quidditch.

Non poteva sapere che qualcun altro, immerso in un enorme vasca fino alla vita, sorrideva a sua volta.

  
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