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Autore: Lights    16/09/2011    11 recensioni
Harry - Hermione, una continua lotta silenziosa su quella invisibile linea rossa che li separa l'uno dall'altra. Ma si sa che se si tira troppo la corda, primo o poi si spezza.
Storia scritta in occasione del BirthDay-A di Settembre - iniziativa del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Per il BirthDay-A di settembre ho preparato questa mini long. Ogni capitolo sarà pubblicato in occasione del compleanno delle festeggiate Auror di Settembre. Per il festeggiato Auror ci sarà un’altra sorpresa ^_^

 

L’intera storia però l’ho scritta e ideata per la mia Roxy in occasione del suo primo anno da scrittrice su Efp (19/09), svelato il motivo del perché non te l’ho fatta leggere XD.

 

Grazie a JayBree per avermi fornito il prompt che ha fatto partire l’intera storia e creare specialmente questo capitolo ma soprattutto perché mi sopporta in sostituzione del mio lovvetto.

A Leireel che mi ha betato, santa donna, grazie infinite.

 

 

,sì arrivo anche alla festeggiata.

 

 

Buon compleanno Kukiness!! Questo primo capitolo d’apertura è tutto per te ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

1- Libera

 

 

 

Harry era seduto in poltrona intento a leggere la “Gazzetta del profeta” quando sentì la porta aprirsi. Si aspettava di trovarsi di fronte Ron, invece vide Hermione.

Appoggiò il giornale sulle gambe e rimase fermo a guardarla, immerso nei propri pensieri. Il trio si era riunito da qualche mese: l’amica aveva approfittato della loro ospitalità mentre frequentava le lezioni del corso di specializzazione di Difesa contro le Arti Oscure, il solo e unico responsabile della lontananza di Hermione da lui e Ron.

Ricordava bene la furiosa litigata che avevano avuto i due amici riguardo alla decisione che aveva preso Hermione di intraprendere quella strada che avrebbe distrutto i loro piani di creare una famiglia. Ron, alla fine, se n’era andato via di casa sbattendo con rabbia la porta.

Dimmi che almeno tu mi capisci, Harry!” gli aveva quasi sussurrato, tentando invano di trattenere le lacrime e stringendogli forte la mano.

Lui non aveva potuto che abbozzare un sorriso, sghembo, quasi consolatorio, per nascondere in realtà quello che il suo cuore stava provando e impedire a se stesso di urlarle che no, non la capiva.

Alla fine tutto si era risolto. Ron era volato un giorno da lei, si erano parlati a lungo, almeno così gli avevano riferito, e tutto si era sistemato.

“Amici per sempre” si erano confessati, e chissà perché lui ne aveva gioito, non solo perché il trio era ritornato al suo equilibrio, ma perché finalmente non erano più un duo e un uno.

- Ciao. – lo salutò Hermione in tono stanco.

Lui sorrise in risposta.

Finalmente erano di nuovo tutti insieme, anche se Ron, per via del campionato di Quidditch, era sempre fuori casa, lasciandoli spesso da soli per diversi giorni.

Hermione si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò. Rimase in silenzio a fissarlo come quasi si aspettasse qualcosa da lui.

Da quando era ritornata, rimaneva spesso in silenzio a osservare Harry, ad aspettarlo, come se con il suo silenzio volesse porgli una domanda che non era capace di esprimere con le parole.

Harry si soffermò qualche secondo sulla sua figura perfettamente in ordine e composta, senza una piega sul vestito, un ricciolo fuori posto, con i capelli legati saldamente in una rigida crocchia e un leggero trucco sul viso che non riusciva però a mascherare la nota di stanchezza della giornata. A volte si bloccava a osservarla nel tentativo di trovare ancora qualche segnale della vecchia Hermione Granger, che riconosceva solamente quando lei si lasciava andare nelle loro serate di libertà; per tutto il resto del tempo, il suo atteggiamento era rigido, forse investito dalla responsabilità del corso, che le richiedeva un’attenzione maggiore.

Sentì le mani prudere per la frustrazione: non sopportava quella figura rigida e seria che si allontanava anni luce dall’immagine che gli piaceva di lei.

Mise da parte il giornale, si alzò dalla poltrona e subito le fu vicino. Si guardarono negli occhi senza dire niente e dopo qualche attimo, Harry allungò le mani e le tolse dai capelli lo spillone che li teneva saldamente uniti. Vi passò una mano all’interno, facendo scorrere tra le dita le ciocche e liberandole da quella costrizione. Li scompose lisciando ogni ciocca e avvolgendo le dita nei ricci. Un dolce profumo di vaniglia gli solleticò il naso. Chiuse brevemente le palpebre, inebriato di quell’essenza di vaniglia e miele, mentre la mano abbandonava lentamente l’ultimo capello sistemandoglielo dietro l’orecchio.

Harry avvertì il silenzio di Hermione mentre assecondava i suoi gesti rimanendo in attesa della sua prossima mossa. Quando si accorse di avere la sua completa attenzione, fece scivolare gli occhi su di lei fino a incontrare i suoi.

- Così va meglio, – affermò soddisfatto, - libera. – terminò serio. 

Hermione rimase in silenzio per l’ennesima volta.

Harry era molto cambiato, l’insicuro e quasi imbarazzato ragazzo di un tempo era stato sostituito da un uomo più deciso e consapevole di quello che voleva, anche se quel tocco d’imbarazzo non l’aveva abbandonato.

La mano scivolò fino a raggiungere il colletto della camicia perfettamente abbottonato. Fece uscire dall’asola il primo bottone, e il corpo di Hermione s’irrigidì a quel gesto. Harry riportò l’attenzione su di lei, le accennò un sorriso mentre anche il secondo bottone fu slacciato, seguito poi dal terzo.

- Harry, - tentò Hermione con un filo di voce, completamente soggiogata da quello che stava accadendo tra di loro.

- Libera, - rispose semplicemente, - non voglio più vederti imprigionata da te stessa, ma solo libera. – concluse a bassa voce.

Avvicinò il viso a quello dell’amica, stava per appoggiare le labbra su quelle di lei, ma all’ultimo istante deviò, come se una forza misteriosa lo avesse fatto ritornare prepotentemente alla realtà dei loro ruoli: amici.

“Libera” sussurrò all’orecchio e le posò poi un bacio tra il mento e l’inizio del collo, senza poterlo evitare. Respirò profondamente il suo profumo e solo quando si fu inebriato di lei, si allontanò di qualche passo.

Le sorrise, senza aggiungere altro, soddisfatto dell’immagine naturale, dolce e libera che aveva di fronte della sua amica.

- Vado a preparare la cena. – propose, afferrando il giornale dal tavolino e dirigendosi in cucina.

Hermione rimase ferma per qualche secondo, poi, con un gesto automatico, portò la mano al petto per placare il cuore che aveva preso a battere all’impazzata.

Ma cosa è successo?” si domandò esterrefatta, scivolando a terra, perché le gambe non avevano più la forza di reggerla in piedi.

 

 

 

 

 

Continua…

 

   
 
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