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Autore: SunlitDays    05/11/2011    6 recensioni
Il proprietario della voce la guardava con un sorriso di scherno e uno sguardo interrogativo negli occhi, come se la strana, lì, fosse lei, come se fosse del tutto normale entrare in una gelateria con una scintillante armatura romana e un tridente alto due metri in una mano. [Sally/Poseidone]
Scritta per il contest "How Did They Meet?" indetto da nan96
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Poseidone, Sally Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo Terzo


La mattina dopo, Sally si svegliò di soprassalto. Era già vestita e stava infilando la seconda scarpa quando si rese conto che era lunedì: il suo giorno di riposo. Sbuffò, ma si sentì subito meglio e si lasciò cadere sul letto di schiena. Avrebbe potuto dormire un po’ di più, poi studiare e infine— e poi ricordò. Poseidone, l’oceano, le nereidi. Abbiamo davvero... ? Strinse le gambe e, come c’era da aspettarsi, sentì un leggero fastidio. Arrossì.
Restò in quella posizione per lungo tempo, ricreando i momenti della notte prima nella sua testa. Fili confusi di pensieri le volteggiavano nella mente. Un misto di sensazioni contrastanti le galleggiavano nello stomaco.
Alla fine, non potendone più di star ferma, si alzò e decise che, siccome era già vestita, tanto valeva uscire.
La città era allegra e caotica. Gente con indosso solo costumi e vestitini leggeri affollavano le strade. Sally decise di andare al mercatino e sacrificare una piccola parte della sua paga per il piacere personale. Comprò un paio di sandali e uno strano cappellino che sapeva non avrebbe mai indossato. Si divertì a chiacchierare con i venditori e a osservare il via vai di gente.
A metà mattinata, il sole cominciava a scottare sulla sua testa. Il calore s'impregnava sull’asfalto e saliva lentamente e invisibile, pronto ad affogarti. Decise che una bibita fresca era d’obbligo e attraversò la strada per recarsi in un bar all’angolo. Si sedette a un tavolino riparato da un ombrellone, la cannuccia tra le labbra e la frescura della limonata nella gola.
Stava cominciando a pensare che forse era il caso di tornare a casa a studiare quando vide una libreria dall’altra parte della strada. L’insegna era dipinta a mano e scrostata in più punti. Aveva l’aria di un posto vecchio e abbandonato. Sally finì la sua limonata in un solo sorso e si alzò.
Da dentro, il posto si rivelò essere trascurato come lei aveva pensato. Cataste di libri erano ammucchiati uno sopra l’altro, senza alcun ordine, sembrava. Odore di carta ingiallita permeava l’aria e nuvolette di polvere si alzavano al passo di Sally. Si addentrò in silenzio e lentamente, gli occhi meravigliati sulle montagne di libri.
In fondo, una vecchietta era dietro al bancone. Gli occhiali le rendevano gli occhi enormi come palle di vetro e la pelle era ingiallita e rugosa come carta crespa.
«Buongiorno, cara, come posso aiutarti?» le chiese, la voce impastata e stridente.
«Io... vorrei dei libri» disse stupidamente. «Cioè, dei libri sulla mitologia greca».
Un’ora dopo, Sally sedeva ai piedi del suo letto con le mani nei capelli, libri impolverati giacevano aperti attorno a lei. Un milione di pensieri si scontravano come trenini per bambini.
Respirò profondamente. Doveva affrontare la situazione, voleva risposte.

La spiaggia, all’ora del tramonto, era quasi deserta. La sabbia era tiepida sotto le sue mani e il sole enorme e liquido nel cielo. Da lontano, alcuni ragazzi facevano surf, mettendo bene in mostra la loro pelle abbronzata e i muscoli scolpiti per le ragazzine che dalla riva li osservavano. Sally non era mai andata al mare con gli amici, non aveva mai schiamazzato per un ragazzo. Quando da ragazzina andava al mare con zio Rich, non si era mai fermata sulla riva lamentando l’acqua ghiacciata. Si era sempre buttata senza pensarci. Lo zio diceva sempre che doveva mettere un freno ai suoi istinti.
Una figura si avvicinava alla spiaggia sulla sua tavola da surf, aggraziata e agile, come se fosse nel suo elemento naturale. Le ragazze cominciarono a fare il tifo per lui, per lo sconcerto dei ragazzi. Ma la figura non si fermò da loro, bensì continuò a spingere la sua tavola fino a fermarsi ai piedi di Sally.
Poseidone le sorrise tristemente. «Non saresti dovuta venire qui».
«Io ci abito qui» rispose Sally, forse un po’ troppo aggressivamente. «Non sapevo che questa spiaggia fosse tua».
«Beh... tecnicamente lo è il mare, ma detengo i diritti anche di parte della spiaggia» disse lui, divertito.
«Voglio risposte» disse lei, e c’era finalità nel suo tono. Poseidone sospirò e si sedette al suo fianco, la tavola da surf abbandonata ai suoi piedi.
«D’accordo. Com’è che dicono i ragazzi oggigiorno? Ah, sì, spara».
«Cosa... chi... » respirò profondamente. «Com’è possibile? Tutte quelle cose che ho visto da bambina, erano reali? E tutte le teorie scientifiche che fine fanno? Tutto in fumo? E—».
«Hei, hei, frena» rise Poseidone. «Per Zeus, ragazza, non intendevo spara letteralmente». Sally aspettò in silenzio.
Poseidone raccolse una stella marina e cominciò a parlare. «È possibile, perché è possibile. Sono qui, no? Cogito ergo sum. Il Monte Olimpo si sposta insieme al centro del potere. Dalla Grecia, a Roma, fino ad arrivare in America. Tutte le cose che vedevi da bambina probabilmente erano mostri. Ti ho già spiegato cos’è la Foschia. Beh, sembra non avere effetto su di te e, credimi, è raro trovare un umano immune. Sei molto speciale. Teorie scientifiche?» rise, come se avesse detto una battuta. «Gli umani riescono sempre a trovare una risposta quando la cercano. Se poi sia la verità è tutto da vedere».
«Ma nessuno più crede in te» disse Sally, poi arrossì, temendo di averlo offeso.
«No, infatti» rispose semplicemente il dio greco.
La realizzazione di avere un uomo secolare di fronte la colpì come una delle onde che lui cavalcava e domava così bene.
«E quindi adesso che succede?»
Lui le prese la mano e avvicinò il viso al suo. Odorava di salsedine e di pelle abbronzata.
«Io non dovrei essere qui, Sally. Non sarei dovuto venire. Non avrei dovuto seguire quell’istinto che mi ha detto di entrare in quella gelateria. Io e te non avremmo mai dovuto incontrarci».
Sally sentì una parte di sé staccarsi dal suo corpo e morire.
«Ma siamo qui e siamo insieme e, ricordi? Seguire la corrente. Non mi importa di stupidi giuramenti e profezie. Non sono mai stato un tipo ubbidiente, io» disse, con un luccichio negli occhi. Sally non sapeva niente di giuramenti e profezie, ma quando lui la baciò, questa volta, si sentì ricomporre, intera e piena.


Le settimane successive furono per Sally le più felici di tutta la sua vita. Di giorno andava in gelateria a lavorare dove, sospettosamente, il signor Creem diventava sempre più disponibile e generoso. Di sera, invece, tornava sulla spiaggia, al solito posto, dove sapeva che l’avrebbe raggiunta Poseidone. Si rifiutava di pensare al giorno in cui lui non sarebbe venuto.
Parlavano per ore e ore — Sally voleva sapere tutto sul suo mondo — finché, stanco, Poseidone non le prendeva il viso tra le mani per baciarla. Spesso lui la portava nei fondali marini dove, seppur potessero parlare come trovandosi sulla terra ferma, non sprecavano fiato con inutili parole.
Una sera, Sally si recò con lo stomaco in subbuglio e tutta impettita verso il loro punto di ritrovo. C’era la festa del paese e lei la sera prima aveva espresso il desiderio di andarci. La mattina dopo il signor Creem le dette la serata libera.
E ora Sally era seriamente arrabbiata, e la sua nausea di certo non aiutava.
Sentì la sua risata, prima di vederlo. Era steso di pancia e stava costruendo un tunnel insieme a dei bambini. Sally si schiarì la gola.
Poseidone alzò lo sguardo, un sorriso da orecchio a orecchio.
«Eccola, la mia regina dei mari. Che ne pensi della nostra fortezza?» disse, quella faccia da schiaffi.
L’espressione di Sally doveva essere esauriente, perché lui si alzò, spiegando ai bambini che ora doveva fare quelle cose noiose da grandi e, tra i lamenti dei bambini, le si avvicinò, guardandola con aspettativa.
«Allora?» disse Sally, le mani sui fianchi. «Pulisco io, Sally, che ne dici di un aumento, Sally, oh, Sally cara, perché non te ne vai prima, hai già fatto abbastanza per oggi» imitò meglio che poté la voce del signor Creem, gonfiando le guance e dondolando le braccia proprio come faceva lui. Poseidone, per tutta risposta, scoppiò in una sonora risata.
«Saresti bellissima anche se fossi un uomo viscido e grasso» le accarezzò la guancia.
«Oh, non mi incanti con i tuoi complimenti. È opera tua, vero?»
«Sì» disse lentamente. «Ho pensato potesse farti comodo—»
«Come ti è venuto in mente? Non ho bisogno del tuo divino aiuto, sai? Posso cavarmela da sola» sbottò.
«Ma, Sally tesoro—»
«Niente “Sally tesoro”. Tu adesso rimetti le cose a posto e fai tornare il signor Creem il brontolone rompiscatole che è sempre stato» ordinò.
«Ma... perché?» sembrava genuinamente sorpreso e confuso.
«Perché sì, Poseidone. Perché è la mia vita e devo farcela da sola» disse, questa volta più dolcemente.
Poseidone scrollò le spalle. «Continuo a non capire, ma se proprio insisti». Le prese la vita tra le mani e la tirò a sé.
«Questo vuol dire che preferisci lavorare stasera?» disse, alzando un sopracciglio.
«Beh... facciamo che per stasera passi, ma che non si ripeta di nuovo».
Si recarono verso la città, passeggiando lentamente mano nella mano e fermandosi di tanto in tanto di fronte a delle bancarelle.
Era una serata piacevole e allegra. Un vociare indistinto arrivava alle loro orecchie, le luci delle bancarelle si riflettevano sui visi dei passanti, e diversi profumi di dolci permeavano l’aria.
Poseidone si divertiva a osservare tutto quello che per Sally — una comune mortale — era banale e scontato, trascinandola da questa e quella bancarella con l'entusiasmo di un bambino.
Si fermarono di fronte alla ruota panoramica.
«Mio fratello andrà su tutte le furie» disse Poseidone ridendo. Se Sally aveva capito bene, doveva esserci una sorta di competizione fraterna tra i due.
«Non ci farà cadere, vero?» disse lei, seriamente preoccupata.
«Non preoccuparti, sei sotto le grazie di un dio» le fece l'occhiolino.
Quando si sedettero e la giostra entrò in funzione, Sally sentì lo stomaco fare una capriola.
Poseidone le toccò una guancia e le voltò il volto. «Cos’hai?» le chiese.
«Sono solo un po’ disturbata». Poseidone la guardò intensamente negli occhi per vari secondi, e quando la lasciò andare c’era un’espressione devastata sul suo volto.
«Che c’è?» chiese Sally.
«Sei incinta» rispose lui con voce piatta.
Sally non poté trattenersi dal ridere. «Cosa? Un po’ di nausea e subito mi decreti incita?»
«Sei incinta» ripeté Poseidone, e Sally, semplicemente, gli credette.
«Oh!» esclamò, non sapendo come affrontare una notizia del genere. «Ed è una brutta cosa?» domandò, ma già conosceva la risposta.
«È colpa mia. Mi dispiace»
Mi dispiace.
«Ti dispiace...»
«Sally, ascolta, tu non hai idea di cosa questo comporti» le disse, prendendole le mani.
«So benissimo cosa comporta, grazie» ribadì Sally gelidamente. Si voltò dall’altra parte. Tutta Long Island si stendeva ai suoi piedi in un multicolore di luci.
«Sally» Poseidone la chiamò, e lei non poté evitare di voltarsi. «Un figlio mio... non avrà vita facile... e neanche tu». Strinse la presa sulle sue mani. «Volevo aiutarti, volevo eliminare tutte le tue sofferenze e i tuoi problemi, e invece ho complicato tutto quanto».
La ruota panoramica si fermò e Sally si alzò di scatto.
«Torno a casa» gli disse.
«Sally—».
«Ho bisogno di pensare». E per una volta, non fu Poseidone ad andarsene improvvisamente.


La porta della cabina si aprì cigolando, e Sally entrò richiudendola di botto. Dell'intonaco cadde dal muro e un rumore sinistro preannunciò che i cardini dovevano essersi staccati.
Sally lanciò un urlo strozzato.
«Stupida... inutile... catapecchia!» accompagnò ogni parola con un calcio alla porta.
Si diresse verso il minuscolo angolo cottura che lei stessa aveva creato dividendo la camera da letto con delle vecchie lenzuola, con l’intenzione di prepararsi del caffè nero.
Accecata dalla rabbia, dimenticò di aprire la credenza con attenzione e la maniglia dell’anta si staccò. La gettò a terra con tutte le sue forze e maledisse il signor Creem che se ne fregava che l’impianto idraulico fosse rovinato, zio Rich se si era ammalato ed era morto lasciandola sola e senza un soldo, se stessa perché era una disgraziata, e Poseidone, stupido, idiota di un dio!
Rinunciando al caffè, si diresse verso la sua libreria sbilenca, ma tutti i libri avevano titoli come “Miti e Leggende dell’Antica Grecia”, “Vizi e Virtù degli Dei dell’Olimpo” e “Dieci Buoni Consigli Per Andare D’Accordo Con Il Tuo Divino Partner”, e li gettò a terra con un colpo.
Mandò mentalmente tutti gli dei dell’Olimpo all’inferno, o nell’Ade, o quello che era, e si gettò di peso sul letto, strofinando la guancia sul cuscino scomodo e ruvido, e piangendo lacrime di rabbia e disperazione.
Quando le lacrime si fermarono e l’unica sensazione rimasta fu una logorante stanchezza, Sally si alzò traballante. Si avvicinò a uno specchio appeso alla parte; era talmente vecchio che ai bordi il vetro non esisteva più e in alcuni punti era sfocato.
Sally appoggiò entrambe le mani su un mobiletto, la sua immagine riflessa le ricambiava lo sguardo. Lunghi capelli castani cadevano in disordine su spalle piccole e forti, due grandi occhi blu cerchiati di rosso accentuavano in modo quasi grottesco il loro colore naturale.
Sally Jackson, diciannove anni, cento sogni e zero possibilità di renderli realtà.
Allargò il suo campo visivo nello specchio e osservò la piccola cabina in cui alloggiava. Un letto a una piazza era posato a ridosso del muro, proprio sotto la finestra dove Sally ogni mattina osservava il sole sorgere; di fianco, delle lenzuola con degli orribili fiori ricamati nascondevano la cucina che comprendeva un piccolo frigo, un fornello con due fuochi e una credenza fatiscente; sulla destra c’era la libreria che Sally aveva creato con pezzi di legno che erano sopravvissuti a un falò, c’erano voluti giorni perché la puzza di bruciato svanisse.
«Questa è la tua vita, Sally: un buco umido e vuoto».
Chiuse gli occhi per non vedere più l’immagine della sua solitudine e, chiara come se si trovasse al suo fianco, sentì la voce di zio Rich: «Ti arrendi di già? Nuota, Sally!»
«Non posso» sussurrò lei e la sua voce diventò condensa sul vecchio specchio. «La corrente mi spinge indietro».
Non ci fu nessuna risposta, ma improvvisamente una raffica di vento aprì la finestra portando con sé granuli di sabbia e il fresco, intenso profumo di salsedine, e Sally seppe cosa doveva fare.


Il sole era nascosto per metà dal mare come un enorme pallone rosso galleggiante. Tanti gabbiani volavano intrecciandosi tra loro, i raggi solari donavano loro strane sfumature violacee.
La sabbia era morbida e tiepida, Sally ci affondò i piedi e si schermò il volto con una mano, la brezza marina che le scompigliava i capelli.
Un mare rosso e blu le si parava davanti, così immenso, così indecifrabile, così misterioso come il futuro che Sally sapeva di dover affrontare.
Una mano grande e callosa le si posò sulla spalla.
«Vieni con me. Ti costruirò un castello nel fondo del mare. Avrai tutto, sarai felice, non dovrai più lavorare, non dovrai più soffrire, Sally. Vieni con me».
Parole calde, parole sensuali e invitanti...
Sally si voltò. Con i colori del tramonto sul viso, la pelle di Poseidone sembrava ancora più abbronzata, i suoi occhi verdi ancora più vividi. La guardava intensamente aspettando una risposta. Indossava di nuovo l’armatura con cui l’aveva conosciuto, il tridente che brillava sotto il sole calante.
Mai come allora le era sembrato più potente... e più irraggiungibile.
«Non promettermi cose che non puoi darmi» gli rispose.
Lui abbassò lo sguardo. Un dio sconfitto e affranto. Sally strinse le sue mani tra le sue.
«Voglio sapere. Dimmi a cosa andrò incontro. Dimmi a cosa andrà incontro nostro figlio».
Poseidone la invitò a sedersi sulla sabbia, non staccò gli occhi dal suo volto nemmeno per un attimo, e poi cominciò a parlare: «C’è questo Campo... il Campo Mezzosangue...».
Sally ascoltò tutto con attenzione, memorizzando ogni parola, ogni sfumatura sul suo viso, ogni intonazione della voce, respirando profondamente il profumo di mare che emanava la sua pelle.
E quando ebbe finito, Poseidone l’abbracciò e la baciò e Sally avrebbe voluto piangere e stringerlo e costringerlo a restare con lei per sempre. Ma fu lei la prima a staccarsi da quell’abbraccio.
«Devi andare» gli disse e non sapeva se era una domanda o un’affermazione.
«Sì» rispose lui.
«E non tornerai mai più»
Lui guardò il sole ormai quasi completamente scomparso, come se stesse cercando la risposta scritta nel cielo.
«Forse... fra qualche anno... ».
Si alzarono, senza dire una parola, consapevoli di star solo ritardando l’inevitabile. Sally fece un passo indietro e le sembrò l’azione più difficile che avesse mai compiuto.
«Vai» disse e la sua voce s'incrinò sull’ultima lettera.
«Mi mancherai, Sally. Nei prossimi secoli, nei prossimi millenni, per sempre... non ti dimenticherò mai».
«Addio» disse Sally, le labbra che tremavano.
«Arrivederci» rispose Poseidone, poi prese un respiro profondo e si voltò, camminando lentamente verso l’oceano.
Poseidone si voltò per l’ultima volta, le sorrise tristemente e poi, in un attimo, non c’era più.
Sally rimase sola, la sera era calata, il mare adesso era un’infinita pozza d'inchiostro nero. Si toccò con dolcezza il ventre e sussurrò al vento: «Lo chiamerò Perseus».
Una brezza marina le accarezzò il volto e Sally sorrise e pianse, e seppe, in quel momento, di essere una donna — una madre — fortunata, e che avrebbe dato tutta se stessa per il bambino che portava in grembo.

[Fine]


Angolo dell'Autrice:
E così finì. Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno recensito, inserito la storia tra i preferiti, nan96 per aver indetto il contest, e anche chi ha solo letto.
Al momento sto lavorando su un'altra fic su PJ, perché a quanto pare sono caduta nel baratro di questo fandom.
Domanda: qualcuno conosce per caso un forum o un archivio italiano dedicato a PJ? E, se non esiste, sareste interessati a uno? Stavo pensando di creare una community dove è possibile postare fic e discutere sui libri di PJ, ma prima di cimentarmi in questa impresa, volevo il parere di qualche altro fan e assicurmi che qualcosa del genere non esista già^^  Che ne dite?
A presto,
Tera
   
 
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