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Autore: Dira_    19/11/2011    20 recensioni
Severus Piton desiderava due cose dalla vita quando ha aperto gli occhi ed ha scoperto di non essere morto: pace e serenità. Sono ben diverse. A parer suo, non ne ha ottenuta che una, la prima. La seconda è costantemente minacciata da Harry Potter e le sue progenie. A dirla tutta una. Figlia femmina.
Puoi scappare fino in Irlanda, alla fine esatta del tuo mondo, ma il passato tornerà sempre a farti visita. Ed avrà gli occhi del cielo del Connemara.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Una Casa alla Fine del Mondo
 
 
 
And I was talking to you, and I knew then it would be
a life long thing, but I didn't know that we could break a silver lining…
(A Sorta Fairytale, Tori Amos)
 
 
2022
 
Immagini che non sia normale che Lily passi tutto questo tempo con te.
Quando ha cominciato Hogwarts hai riflettuto pigramente sulla possibilità che si allontanasse da te, presa dalle amicizie che non fossero i suoi roboanti cugini e dal crescere.
Invece Lily è cresciuta, ha quindici anni ed ogni fine settimana te la trovi sul portico, ora in uniforme estiva che porta con l’insofferenza tipica della sua età, ora imbacuccata nella sciarpa della sua Casa con il mantello invernale che le svolazza al vento della brughiera. Il più della volte porta un ingombrante cavalletto e una tela nuova. Quel che non finisce deve sempre riportarselo indietro.
Dice che ama questa natura selvaggia. Comprendi; e dubiti sia solo questo.

La Passaporta che per la prima volta ha portato Potter da te adesso è passata a lei; è una semplice chiave, lucida e  babbana, che porta al collo, fissata con una catenella; l’ha fatta impostare in modo che ogni sabato mattina la materializzi ai confini di Ardmore e la riporti in Scozia allo scadere del tardo pomeriggio di domenica.
Ha pochi amici, questo lo sai; Corvonero è una casa competitiva, su molti fronti. Diversamente da Serpeverde, dove il senso di Casa è simile a quello di una setta, e dà la stessa compattezza umana, la casa di Priscilla ha sempre preferito allevare cuccioli di inventori, innovatori, strampalati geni o capaci accademici.
Ma tutti con una caratteristica comune; il solipsismo.
Lily ha comunque trovato una sua dimensione; ti parla spesso di alcune amiche i cui nomi scivolano via nella tua memoria senza imprimersi. Parla poco di ragazzi. Molto dei suoi fratelli e del maggiore, James, che in preda ad un autentico nomen omen si comporta come se la scuola fosse il suo parco giochi. Per fortuna quest’anno si è diplomato.

Tu ascolti mentre si scalda le mani al fuoco o prepara il the. Non commenti minimamente mentre la lasci trafficare nelle tue pozioni; è brava, ha precisione e un certo estro che la rende immagine della sua Casa. E di Lily.
Sai che anche il figlio di mezzo ha eredità la bravura della nonna. Non l’hai mai visto e non ti interessa. Ti è stato detto come certe capacità sembrano scorrere nei geni.

È un memento che hai sotto gli occhi tutti i sabati.
Come adesso, che sta facendo sobbollire una delle pozioni che deve preparare per i suoi compiti di lunedì.
È silenziosa; non che sia esattamente una novità, potete passare ore senza scambiare una parola. Oggi però è evidentemente in preda ad un pensiero fisso e poco piacevole da come si tormenta le labbra, sondandole piano con i denti. Finirà per farsele sanguinare, esattamente come le unghie.
Lasci che passi un’altra mezz’ora di quel silenzioso masochismo, prima di sospirare. “Cosa?”
Alza lo sguardo di scatto, sorpresa. Sembra genuinamente confusa dalla tua domanda e per un momento ti chiedi se tu non abbia preso un abbaglio; no, decidi, vedendola arrossire e distogliere lo sguardo.

“Va tutto bene… e comunque.” Ecco, appunto. “Non voglio angosciarti con i miei problemi.”
Sorvolando sul lessico barocco, sbuffi. “Non sono angosciato, sono irritato.”

Il tuo caratteraccio non è mai sembrato scalfirla e non lo fa neanche stavolta, dato che ti guarda con espressione neutra, tipica di quando aspetta la fine di una frase. “… perché è evidente che ci sia qualcosa, e quel qualcosa mi ha appena fatto buttare dodici galeoni di ingredienti.”
“…Cosa? Oh, no!” Esclama saltando dallo sgabello e spegnendo il fuoco. Troppo tardi, e lo constata anche lei con un’espressione affranta. “Mi dispiace tanto!”

“Da capo. Hai tempo.” Tagli corto. Le finanze sono un problema collaterale quando sei un eroe di guerra e il Ministero britannico ti allunga un sostanzioso vitalizio ogni mese.
Lily non replica, ma fa evanescere il contenuto del calderone e ne fissa il fondo, assorta.
“Ieri mio padre mi ha mandato una lettera… ci ha mandato una lettera. A me e ad Al. Sai, Jamie si è diplomato l’anno scorso.”

Aspetti che continui, e la vedi incrociare le braccia al petto, ma è più un tentativo di consolarsi, che un rifiuto. “… si sta frequentando con qualcuno. Ha detto che era giusto che lo sapessimo e che ha aspettato finché le cose non sono diventate serie.” Serra la mascella e in quell’espressione, c’è lei. Distogli lo sguardo, voltandoti verso l’armadietto degli ingredienti.
Lily le somiglia, è naturale, te lo ripeti da anni, come se fosse qualcosa a cui puoi abituarti.
Le somiglia, nelle espressioni, a volte nei sorrisi, ma non è lei. Hai suoi capelli, ma li ha mossi come le onde del mare, e lei li aveva lisci come la sponda di un lago. Non ha i suoi occhi.

Ma Potter l’ha guardata ed ha scelto quel nome. E non puoi biasimarlo, purtroppo.
“È naturale che tuo padre senta il desiderio di frequentare un'altra donna. Sono passati tre anni da quando ha lasciato tua madre.” Ti riallacci al discorso con naturalezza. Essere un Occlumante è qualcosa in cui puoi perdere la mano, ma è come andare in bicicletta; quando serve, ricordi subito le basi.
“Lo so.” Sbotta secca. “E so che si sta comportando bene a dircelo e tutto il resto… lo dice anche Al.” Si gira la bacchetta tra le mani e aggrotta le sopracciglia. “Ma… perché?”
La guardi interrogativo, allungandole gli ingredienti. A volta la cogli a guardarti. Da bambina sembrava semplice curiosità per uno zio burbero, ma adesso ti studia.
Corvonero nell’anima.
“Intendo dire…” Riprende, allineando boccette e fiale sul ripiano di lavoro. “Intendo dire… perché gli uomini riescono a dimenticare così facilmente? Mia madre non si è trovata un altro.”
“Come lo sai?”
“Lo so e basta.” Indurisce lo sguardo e nascondi un sorrisetto di scherno. Ne nascondi molti, e quando ti sei accorto di farlo è stato il giorno che hai realizzato ad alta voce – nella tua testa – che le eri affezionato.

Subito dopo hai aperto quella bottiglia di Ogden Stravecchio che tenevi per i giorni di più cupa immersione nel passato. Può servire anche per il presente, hai pensato.
“Sei arrabbiata perché tuo padre ha un’altra donna nella sua vita, ma è quello che succede nella maggior parte dei casi. Le persone vanno avanti, trovano nuovi stimoli. È fisiologico.” Attesti pacato. I drammi della famiglia Potter dovrebbero esserti alieni, finalmente, ma no, perché una delle esponenti più fragili ti ronza attorno da un decennio e mezzo.
“Non è vero.” Replica stappando una boccetta di essenza di Dittamo. Non ricordi che pozione debba preparare, ma sei certo che sia qualcosa con cui quell’imbecille del suo professore ha tentato di metterla in difficoltà. Senza successo. “… Cioè, credo.” Si gira la boccetta aperta tra le mani. La quantità esatta è fondamentale, e sa probabilmente di essere troppo nervosa per dosare bene. “Io… io non voglio che qualcuno mi dimentichi com’è successo a mamma. Non voglio.” Ripete. “Ma hai ragione tu, zio Severus, le persone fanno così. Dimenticano.”
Non io.
Lo pensi ed è una freccia che si pianta nella parte della tua anima che è rimasta al giorno in cui lei ti ha voltato alle spalle. Non ti ha mai perdonato, non ha mai voluto, e quando è morta è stata solo la summa finale. 

Non ho dimenticato, Lily. Mai.
Non lo dici, perché Lily, questa Lily, è una quindicenne romantica, ed è normale che la pensi così. Per adesso.  Poi crescerà ed interiorizzerà che la volubilità è cifra dell’essere umano.
“La tua è una visione romantica.  Quando ti interesserà qualcuno, capira…”  
“Non mi interessa nessuno.” Interrompe le tue riflessioni, posando la boccetta al sicuro. “I ragazzi che conosco sono stupidi. Sono capaci di chiedermi di uscire, e poi chiedere subito a qualcun’altra se dico di no. Ed io dico di no.” Conclude.
“Ricordami quanti anni hai, ragazzina.”
“Non importa! Gli uomini sono tutti così, i ragazzi della mia scuola, mio padre!” Esclama. Avvampa, ed è di sdegno; non ha ancora perdonato del tutto Potter. A tredici anni è stata tradita dal primo uomo della sua vita; supponi, senza essere uno psicologo, che questa faccenda l’abbia un po’ esacerbata.

“Li detesto.” Sussurra abbassando lo sguardo. “Sono tutti uguali…”  E poi è te che guarda, e quel vago campanello d’allarme suona di nuovo. “Ma tu sei diverso.”
Forse qualcuno della sua famiglia dovrebbe chiedersi perché diavolo Lily, una ragazzina in apparenza con capacità sociali del tutto normali, preferisca passare il finesettimana con te, invece che ad Hogsmeade come il resto dei suoi coetanei.

“Se non lo fossi sarei un quindicenne o tuo padre, e non so quale delle due opzioni sia peggiore.” Replichi, facendola ridacchiare. Poi sai che devi aggiungere qualcosa. Mantenere le distanze da un adolescente suggestionabile che dichiara di odiare l’intero universo maschile tranne te è raccomandabile. “Inoltre, non sono diverso. Sono semplicemente più vecchio.”
“Tu non sei vecchio.” Borbotta. “Cioè sì, insomma… eri il professore di papà, ma non hai neanche un capello bianco e più o meno sembrate avere la stessa età.”
“Sono un mago. Come spero tu ricordi, il nostro sangue rallenta la degenerazione dei tessuti e delle cellule. Invecchio più lentamente, ma anagraficamente la questione non cambia.”   

“Questo non c’entra…” Non demorde. Non l’ha mai fatto da che la conosci, e sinceramente, neppure ci speravi. “Perché non ti sei mai sposato, zio Severus?”
Dannata ragazzina.

Avresti tutto il diritto di cacciarla fuori dal tuo laboratorio – tuo, di tua proprietà e quindi soggetto alle tue regole – e intimarle di andare ad importunare altri adulti, o semplicemente suo padre, con domande stupide e palesemente atte ad attirare l’attenzione.
Vede la tua espressione e avvampa. “Scusa…” Mugugna. “Non sono affari miei, ma… è che… Jamie dice…”
O sta bluffando molto bene – e ti chiedi perché quel vecchio straccio non l’abbia piazzata a Serpeverde all’istante allora – o davvero quell’idiota di suo fratello sparge voci su di te.

“Dice cosa?”
“Dice che eri innamorato di una donna e che lei…” Si corruccia con aria curiosamente irritata. “… e che lei non ti ha voluto. Per questo non ti sei mai sposato.”
Quell’imbecille di Potter. Ti aveva promesso, giurato che non avrebbe mai divulgato quella parte di storia.
(Non che tu gliel’abbia chiesto. È stata la conversazione più umiliante della tua vita, comunque.)

… e pare che l’abbia raccontato a quel beota del suo primogenito.
“Tuo fratello non è forse famoso per inventarsi storielle prive di fondamento?”
“Sì.” Conferma esitante. “Però stavolta sembrava…”
“Basta così, sciocca ragazzina!” Sbotti e non volevi davvero scaricarle addosso la tua rabbia. Non come facevi con suo padre. Ma una ferita cicatrizzata continua a dolere, se stuzzicata, supponi.

Lily serra le labbra. “Io con te lo faccio. Sempre. Ti dico tutto.”
“Nessuno te l’ha chiesto.”
Hai esagerato, e lo sai. Glielo leggi negli occhi, nello sguardo ferito. Sei un uomo adulto e dovresti piantarla di prendertela con mocciosi che non sono in grado di controbattere al tuo livello.

Non ci riesci. È quella ferita, chiusa, sì… ma no, in realtà. Non lo sarà mai.
Perché la ragazzina ha ragione. Non sei come gli altri, tu non dimentichi.

E non è che sia un merito. No, non lo è.
È una condanna.
Non dice niente mentre si sbatte la porta del laboratorio dietro, e tu non la insegui. Non sapresti neppure cosa dirle, e sai che non sarebbe comunque opportuno.
Gli uomini adulti non inseguono ragazzine da cui hanno preso, legittimamente, le distanze.
Rimetti a posto calderone ed ingredienti, pulisci le macchie residue di pozione bruciata – non ce ne sono, è più che altro un lucidare il piano di lavoro – e sali di sopra.
Sai che è seduta sul portico. Lo sai perché Cagliostro miagola alla porta e perché Lily deve aspettare che quella maledetta Passaporta si attivi. Manca ancora mezz’ora.
Ignori i lamenti del gatto, metti il the, ordini la posta arrivata, babbana e magica. Sposti di qualche millimetro le lancette dell’orologio di quercia del salotto, che rimane sempre indietro.
E poi apri la porta mentre Cagliostro, mercenario, ti si struscia soddisfatto alle gambe.
“Entra dentro.” Dici all’indirizzo della sua schiena intirizzita. “Tuo padre mi ucciderà se ti ammali.”
Non si volta, cocciuta. Si stringe solo nella leggera felpa che indossa. Non le chiederai scusa. Non hai mai dovuto chiedere scusa.
L’ultima volta che l’hai fatto, comunque, non è servito a niente.

“Ti sei arrabbiato perché è vero. Vero?” Dice invece, con voce tranquilla. Incespica appena un po’, il necessario per farti capire che sa che è un azzardo parlarti così.
(Ma lo fa lo stesso, perché è una maledetta Potter ed ha un evidente problema con la disciplina in generale.)
La ragazzina ha sempre avuto la stramaledetta capacità di tirarti fuori le parole. E non pretendendo, semplicemente aspettando.
Non si fa aspettare qualcuno che ti guarda come ti guarda lei, persino adesso.

E non è giusto, non è te che dovrebbe guardare così, ma una persona che se lo merita; un padre, un fratello, un amico, un ragazzo.
Non. Te.
Eppure non dici nulla.  
“È vero quello che ha detto Jamie?” Ripete.
“È stato molto tempo fa.” Dici. Tirare fuori le parole, per l’appunto. “Entra dentro.”
Lily sorride appena ed è uno strano sorriso, che una ragazzina che dovrebbe pensare a scuola, vestiti e trucchi non dovrebbe avere. Come se avesse appena trovato la chiave di un ragionamento che dura da anni.
“Ecco, lo dicevo.” Ti sorpassa e prende in braccio Cagliostro. “Tu sei diverso.” Ti anticipa, dato che coglie la tua espressione. “Va bene, non ne parliamo più. Pace?”
“Il the è sul fuoco.” Commenti, perché non c’è altro da commentare.
Hai impressione però, che sia solo una tregua temporanea.

… qualche mese dopo.

 
“Perché non me l’hai mai detto?”
Non pensavi ci avrebbe messo così poco a scoprirlo. Ma ci speravi, in tutta franchezza.
La guardi sul ciglio della porta, imbronciata, guardarti in viso, senza timore, senza pudore. Fuori il solito diluvio irlandese, cocciuto e sempre uguale. Lily sembra essersi abituata a suonarti alla porta completamente fradicia.

Le fa sembrare gli occhi ancora più enormi.
“Detto cosa?” Chiedi senza scomporti. Ma sai che sta parlando di quello.
“Di mia nonna.”
Ecco, per l’appunto.

“C’era motivo per cui avrei dovuto parlartene, quando tuo padre sicuramente ti avrà messo a parte di tutta la vostra storia familiare?”
“Non della parte in cui c’eri anche tu!” Sbotta, e ti sposti per lasciarla passare e secondariamente per evitare qualche maledizione. Sembra infuriata.

Cagliostro non si vede da nessuna parte, ed hai impressione che quel maledetto felino sia più intuitivo di te. Deve aver fiutato l’aria di tempesta che si porta dietro l’appena sedicenne che ti marcia dentro il salotto.
Non capisci francamente perché sia così turbata.
No, lo sai. Ma fingi di non saperlo.

“Come ti ho detto, è stato molto tempo fa.”
“Era lei!” Inspira. “Era lei la donna che…” Espira. Ti guarda di sottecchi. “Avrei voluto saperlo.”
“A che pro?” E veramente, perché avresti dovuto annoiare una ragazzina con la tua patetica storia di amore non corrisposto? Oltre al fatto che sono affari tuoi, beninteso. Perché avresti dovuto raccontarle di come sua nonna ti abbia rovinato la vita e come te l’abbia salvata al tempo stesso?
Lily è giovane, innocente; non capirebbe e non vuoi che capisca.

Sembra ridimensionarsi  alla tua ultima battuta; i sentimenti di una sedicenne sono come onde sul mare. Veloci, immediati. Soggetti a continui cambiamenti. Non ti aspetti che sappia davvero razionalizzare ciò che prova.
“Io…” Si morde le labbra. È cresciuta e la sua presenza non è più un’ombra leggera sulla parete. Una ragazzina che si stende sul suo tappeto e non parla per ore. È una giovane donna che ti fa domande inopportune. “Adesso capisco perché sei sempre stato gentile con papà, nonostante sembrava lo detestassi tanto…”
“Non mi ricordo di esser mai stato gentile.”
“Ma non gli hai mai chiuso la porta in faccia.” Obbietta. Touché; la ragazzina è peggio di uno specchio che riflette la tua coscienza. Bella pensata Severus, quella di non rompere il piede al Salvatore e lasciarlo entrare nella tua vita. Ancora. “Non ci hai mai impedito di entrare a casa tua… e non ti sei opposto quando ti ha chiesto di tenermi qui mentre andava al lavoro.”
“In realtà l’ho fatto. Ma tuo padre non asc…”

“È stato per lei.” Ti blocca, e non riesci a capire la rabbia che le vedi dipinta sul volto, ma riconosci al primo colpo l’altra espressione. È dolore, e non riesci a collocarlo, non riesci a comprenderlo. Però se ne sta lì e ti accusa. Sarebbe carino sapere di cosa. “Non è… non è mai stato per me.”
Ah. Ci è voluto ben poco a svelare l’arcano.

Ti verrebbe quasi da ridere, se non fosse che l’atmosfera non è adatta all’ilarità e la tua sarebbe comunque una risata amara.
Lily è gelosa di sua nonna. Non ti sei mai reputato un profondo conoscitore dell’animo umano, men che meno di quello di una donna. Ma la ragazzina è trasparente come acqua di fiume e il modo in cui si rifiuta di guardarti adesso, è indicativo.
Ti chiedi se suo padre sappia qualcosa di tutto questo; di tutti i finesettimana in cui dorme da te. Forse, e forse ne è sollevato. Sei tu a doverti beccare le paturnie adolescenziali di sua figlia.
La figura paterna surrogata; come no. Lily non ti considera manco per sbaglio un padre.
Non sei un idiota; ti sei accorto che la ragazzina si è presa una cotta per te. Al di là del fatto che trovi assurdo che possa trovarti interessante in quel senso – tanto più vecchio, di certo non appetibile - hai interiorizzato la cosa, in questi mesi. Hai capito che è naturale che abbia tramutato l’affetto che prova per te, per la tua figura, in qualcosa di meno infantile dell’adorazione per un adulto.
Sta diventando adulta ed è naturale, fisiologico; sai anche le passerà. È solo questione di aspettare. Troverà qualche moccioso dai denti luccicanti e sufficiente parlantina e dimenticherà tutto.
(Come lei?)

Sarebbe più semplice se potessi semplicemente allontanarla.  Il fatto è che non puoi. Non vuoi.
E questo rende ancora più urgente il bisogno di cambiare discorso. Di portare di nuovo il vostro rapporto in quello strano ibrido di affetto e curiosità che provate l’uno per l’altra. 
Ma non sei mai stato tipo da troncare le cose a metà. Specie se vuoi sapere chi ha acceso la miccia.
“È stato tuo padre a parlartene?” Chiedi, e la vedi annuire.
Come sospettavi. Ammazzeresti Potter con le tue mani se fosse qui; cerca di spingerti sull’orlo della follia?

“Allora ti avrà anche detto che il mio debito nei confronti della tua famiglia si è estinto alla fine della guerra. Non faccio tutto questo per lui, né tantomeno per tua nonna.” Non dover pronunciare il suo nome, indicarla come semplice progenitrice è più… semplice. “Non ho l’abitudine di continuare a pagare il miei debiti per puro spirito di carità.”
Le vedi tremare scetticismo sulle labbra; ha lasciato l’infanzia da un pezzo ormai, è molto meno incline a crederti sulla parola. “Ti piaccio allora?”
Adolescenziale.

Sospiri. “Se la tua compagnia mi fosse sgradevole in questo momento staresti conversando con una porta chiusa.” Fai una pausa per farle assimilare la frase. Non abbastanza da farcela fantasticare sopra però. “Togliti il mantello, mi stai bagnando il tappeto.”
Lily non si muove di un millimetro, ignorandoti; rimane accanto al fuoco a lasciare che il tuo salotto diventi un pantano. Devi farle togliere quel mantello, farla sedere e parlare d’altro.
O non parlare affatto, sarebbe perfetto.

“Papà mi ha detto che la amavi… e che l’hai protetto per questo, per onorare la sua memoria.”
Beh, più o meno. Perlomeno Potter ha avuto la decenza di servire alla figlia una versione edulcorata della faccenda.
“Mi ha detto che non l’hai mai dimenticata…”
Sembra parlare più che altro a sé stessa, ma le parole hanno un peso e stanno colpendo te come tanti sassi appuntiti. Non puoi aspettare che una ragazzina nell’età più egocentrica della vita se ne accorga, ma puoi farla smettere.
“Ti ho già detto che non discuterò con te dei miei fatti privati.”
“… mi ha detto che sei così gentile con me perché te la ricordo…”

Cosa?
È ufficiale: Potter ha l’empatia di un blocco di granito. Speri che con gli altri figli sia più ricettivo, perché qui ha sbagliato su tutta la linea. Lily è scombussolata e distrutta solo come un adolescente può esserlo: dal primo all’ultimo momento, senza soluzioni di continuità.
Potter l’ha almeno guardata in faccia mentre dava aria alla bocca?
“Secondo Silente…” Inspiri lentamente, perché aprire quella pagina della tua vita è qualcosa che avresti tanto volentieri voluto evitare di fare. Ma. “… secondo Silente tuo padre doveva ricordarmi tua nonna Lily. Non l’ha mai fatto. Se ho aiutato tuo padre per via di tua nonna? Sì. Ma questo non me l’ha certo reso caro.”
“Però…”
“Non ti faccio venire qui per via di tua nonna. Ti faccio venire qui perché entrambi …” Attento con le parole. Attento. “… apprezziamo la reciproca compagnia. Indipendentemente dal cognome che porti. Spero sia chiaro.”

Si illumina di colpo ed è come se l’intera stanza esplodesse in un lumos. Ma non arrossisce, non è imbarazzata.
Bene, ha afferrato il senso corretto del discorso. “Okay.” Sorride. “Okay, ho capito.”
“Lo spero.”

Sempre tre metri di distanza. Almeno. Solo due volte l’hai presa in braccio, ma aveva sette anni e poca consapevolezza di sé, e a tredici perché il suo mondo era appena crollato.
Tutto qui.
Non la abbracci e tocchi mai, e non lo farai sopratutto adesso, perché ha sedici anni, ed è un grilletto pronto a sparare, per usare un paragone babbano.
Sarà un trauma di guerra o quel che sia, ma sai che aspetta solo che abbassi le difese per fare qualcosa. Qualcosa che ti costringerà a mettere un muro tra di voi perché è giusto che tu lo faccia.
Un enorme muro che ti farà tornare gelido e freddo, esattamente come avresti dovuto essere. Presumibilmente sotto una lapide.
Oh, Severus… davvero? Con lei ti senti vivo. È un bene, è un bene. Ma non esagerare.
Non diventare avido.
Questa ragazzina dai grandi occhi voraci, dai sorrisi appena accennati ed enigmatici come quelli di un dipinto di Leonardo è un pericolo. Per la tua serenità di sicuro. Eppure non riesci più a farne a meno, come non facevi a meno di lei. Ma lei ti ha abbandonato, e forse – ti sanguina il cuore ammetterlo – doveva farlo. L’avresti rovinata, e alla fine dei conti, l’hai fatto, anche a distanza.
Ma non Lily Luna. Non puoi, non vuoi privartene. Il Destino gioca a dadi e ghigna, come un baro consumato. Sei sempre stato un burattino; prima nelle mani di Tobias, poi in quelle di Silente, alternate a quelle di Voldemort. Ma forse, questa mano, solo questa mano, l’ha lasciata a te.

Esita, si sporge appena verso di te, tentenna. È timida, non le dai spazio per tentare qualsiasi cosa. Le hai dato delle risposte, ma non quelle che voleva.
È perfetto.
“Ora ti togli quel maledetto mantello prima di allagarmi la casa?”
Sorride appena. “Scusa.” Sussurra. “… Posso chiederti una cosa?” Aggiunge di colpo, e non aspetta che tu le dia il permesso. Quando mai. “Ti dà fastidio che ti chiami zio? Voglio dire, dopotutto non lo sei.”
“Questo non ti ha mai fermato dal chiamarmici.” Lo hai sempre trovato stonato e ridicolo, ma oggettivamente, avevi modo di opporti?
“Allora se vuoi…” Dove diavolo ha imparato quell’espressione assolutamente inadeguata nei tuoi confronti? Non può sbattere le ciglia. “… ti chiamo Severus.”
Scrolli le spalle, perché qualsiasi parola potrebbe essere troppo, o troppo poco.

A sedici anni ti districavi tra riunioni di Mangiamorte e la presa del Marchio Nero.
Senti quasi nostalgia per quel periodo.
“Come preferisci.”
Cosa dicevi sull’abbassare le difese?
 
 
2024
 
Alla gentile attenzione del Professor Piton…
 
Sono decenni che nessuno usa più quella carica per identificarti. A parte Potter.
L’invito è in color carta da zucchero: da sempre, il Mondo Magico festeggia così l’entrata nella maggiore età dei propri virgulti. Un vezzoso biglietto e volute d’inchiostro lucente.
Lily ha compiuto diciassette anni un giorno e dodici ore fa. Svariati minuti, che passi a fissare l’invito.
 
… è invitato alla festa di…
 
Sei invitato alla sua festa di compleanno. Essendo nata nei mesi estivi era ovvio che potesse festeggiare in pompa magna con tutto il parentado. Era doveroso.
Immagini la tua ragazzina imbronciata mentre nota quanti inviti deve spedire.
Detesta le occasioni sociali quanto le detestavi tu alla sua età; e la detesti tutt’ora, per inciso. Dar retta ad una sfilza di parenti con cui deve aver a malapena scambiato qualche parola deve indisporla. Noti la firma nervosa, la punta d’osso della penna che ha graffiato la carta.
Decisamente nervosa.
Non ci vuoi andare; sono venticinque anni che non metti piede in Inghilterra e non vedi motivi per rompere la promessa che ti sei fatto non appena hai messo piede fuori dal San Mungo.
L’Irlanda è diventata la tua patria; le sue scogliere brulle, il suo verde senza fine, il suo mare inospitale e bellissimo. L’odore del sale sui tuoi vestiti e quello della terra sotto i tuoi piedi. Non hai legami, non hai doveri. Sei dove vuoi essere. Sei a casa.
Però.
Lily ci tiene. Sono mesi che cerca delicatamente di spingerti verso un assenso vincolante. È brava a manipolare i tuoi cattivi umori. Con tutto il tempo che ha passato a studiarti, se non fosse diventata un’esperta nel farsi viziare sarebbe stata una completa idiota.
Cosa che non è.
L’invito è per stasera. I Gufi hanno sempre problemi ad attraversare il mar d’Irlanda, con le correnti di vento che lo battono in estate. L’invito è arrivato in ritardo, ma non sufficientemente da farti avere una scusa.
La solita fortuna.
Rimani comunque ad oziare pigramente alla luce mattutina che rende ancora più bianche le tende mosse dalla brezza, mentre Cagliostro si lascia accarezzare soddisfatto. Il mazzo di erica che Lily ha colto la scorsa settimana si sta seccando sul tavolo della cucina. Con i dovuti accorgimenti diventerà un ingrediente per pozioni. Ne hai sempre in abbondanza dato che te ne orna la casa, che tu sia d’accordo o meno.
Ti liberi del peso del gatto alzandoti – e protesta vivacemente – e prendi gli steli ormai secchi fragili passandovi un dito. Qualche bocciolo cade.
Sospiri.
Sei troppo vecchio per una festa di mocciosi esagitati e genitori fastidiosamente orgogliosi. Troppo vecchio ed inadatto.
Ti immagini, nero e distante dal resto della folla colorata, mentre nessuno osa additarti ma tutti ti parlano addosso.
Il Pipistrello è tornato.
Accartocci l’invito e fai per gettarlo nel camino, pronto all’uso quando il tempo si farà più inclemente, e per poco non ti becchi una zaffata di polvere magica e fiamme verdi.
Una chiamata via camino; naturalmente è collegato con la Metropolvere, ma nessuno ha mai tentato di contattarti tramite esso.
La tua faccia e la tua cicatrice mette a disagio la maggior parte degli esseri umani.
Beh, tranne Lily.
“Severus!” Esclama, mentre le fiamme la rendono sfuocata, ma sufficientemente decisa. “Non sei vestito!”
“Mi pare di indossarne, invece.” Obbietti mentre appallottoli il biglietto in mano, confidando nella scarsa definizione delle chiamate via camino.

“Sai che intendo!” Sbuffa. “Mi avevi promesso…”
“Non l’ho fatto.”

“Okay, è vero.” Ammette tranquillamente. Piccola sfacciata. L’hai già detto?  “Ma …” Si guarda intorno per accertarsi di essere sola. Non dev’essere semplice con il baobab di albero genealogico che si ritrova. “… ma ho bisogno di te.” Non è una lamentela sterile, leggi sincero nervosismo nei suoi occhi. La immagini ritagliarsi solo un momento per parlarti, mentre il magma peldicarota e ribollente della sua famiglia cerca di inglobarla per festeggiarla a dovere.
“Lily.” Non sei mai stato un tipo paziente. Ad altri questa virtù.
“La festa sta andando fuori controllo!” Riprende concitata. “Metà delle persone che hanno invitato neppure le conosco e l’altra metà ci ho a malapena parlato!”
“Considerando quanto sei poco incline alle lunghe conversazioni…”
“Appunto. E comunque senti chi parla.” È sempre stata impertinente, ma quando è nervosa travalica la mancanza di rispetto. Se ne accorge subito però, perché si morde un labbro. “… vedi?” Mormora. “Sto peggiorando.”
“Non potrei esserti di aiuto. Forse nel distogliere l’attenzione. Indubbiamente la mia apparizione sarebbe notata.” Ribatti sarcastico e la vedi esitare. Un punto a favore tuo.

“So che ti sto chiedendo molto…” La definizione della Polvere Volante sarà pessima, ma sai che Lily si è sporta completamente dentro il camino, nello sciocco tentativo di raggiungerti anche se è dall’altra parte del mare. “Ma non sarebbe una vera festa di compleanno se non ci fossero le persone a cui tengo di più. E puoi anche non farmi il regalo, non mi interessa …” E lascia cadere la frase.
Hai smesso di lottare. Lasci semplicemente che Lily ottenga ciò che vuole. E non è molto, per fortuna. I suoi acquerelli appesi in camera tua e nel resto della casa, lunghe passeggiate in cui ti obbliga a rientrare con quintali di flora tra le braccia, aiuto nei compiti, pareri sulla carriera che dovrebbe intraprendere una volta diplomata. Quando si fa sera e il tepore del salotto vi culla, lasci che appoggi la guancia contro le tue ginocchia; leggi per lei.
Ti trattieni ogni volta da sfiorarle i capelli. Sai che vorrebbe che tu lo facessi, ma serri le dita sul libro, sulla tazza di the, sui braccioli della poltrona. Funziona.
Poi fai fatica a prendere sonno per il resto della notte.
“Verrò.” Ti senti dire, come da molto lontano, come se non fossi tu. Oh, ma sei tu eccome.
“Grazie! Merlino, ti sarò grata per sempre!” Ride, e poi si guarda indietro. “Devo andare… stasera alle sei, Severus, non tardare.”
“Non è mia abitudine.” Replichi alle fiamme che si spengono.

 
 
La festa è l’incubo che immaginavi.
E ti stanno fissando tutti.
Hai riconosciuto solo poche facce; Potter, che ti ha accolto con un sorriso sorpreso e impacciato. Ha tentato di darti la mano ed ha finito per stringere il vuoto. Quando vi siete congedati è sembrato incredibilmente sollevato.
Arthur Weasley, l’unico che si sia degnato di un saluto pacato e tranquillo. Hai sopportato le chiacchiere infinite di sua moglie e lo sguardo stralunato e stolido di suo figlio, Weasley Il Re.
Non hai incrociato altri sguardi; la sai più lunga di così.
Per la festa è stato alzato un enorme e sontuoso tendone azzurro; sembra che l’intero mondo magico, o comunque una sua nutrita parte, sia venuto per festeggiare la maturità di Lily.
Lily non si vede da nessuna parte.
Hai ignorato l’invito di Molly a consegnarle il tuo regalo per essere messo insieme agli altri e hai accettato un calice di vino elfico che qualcuno ti ha porto; poi ti sei semplicemente appartato.

 
“Non sembra neanche lui con quei vestiti…”

È la femmina Weasley che lo dice ad uno dei suoi innumerevoli fratelli.

E ti accorgi, paradossalmente, che la cosa che più sconvolge le tue vecchie conoscenze sono i vestiti babbani che indossi, non la tua presenza; ti verrebbe quasi da ridere, se non fosse che un simile gesto potrebbe far venire un infarto a qualcuno per la sorpresa.
Ti eri dimenticato come vestivi ad Hogwarts; da mago, da pozionista, da spia, da cattivo della storia. Adesso vesti da babbano, com’è giusto fare quando vivi, trai babbani.  
L’hai dimenticato, ma la Granger pensa bene di ricordartelo. “È strano vederla così, sa. L’ultima volta indossava vesti da mago.” Dice, affiancandotisi con la naturalezza che hanno solo le donne che sanno di avere potere dalla loro. Hai saputo che è diventato un magi-avvvocato piuttosto influente all’interno del Ministero.
“Un inizio promettente di conversazione…” Replichi, con il chiaro intento di metterla a disagio. Sorride, invece.
“Non è cambiato affatto nei modi, vedo.”
“Avrei dovuto?”
Sorride di nuovo. “Le sta bene questo completo. La rende meno minaccioso.” Beve un sorso dal suo cocktail. Non dovrebbero essere analcolici, visto la festeggiata?
(Ah, no. La festeggiata ora è maggiorenne.)
“Non era nelle mie intenzioni esserlo. Se non le dispiace…”
“Lily ha cambiato umore di colpo, stamattina.” Ti interrompe. Sempre questa mania di non farti finire le frasi. Una volta non sarebbe accaduto; una volta non è adesso. “Di solito è raro che abbia sbalzi di umore, e questo genere di festa… beh, non glielo migliora mai.” Ti lancia un’occhiata. “Poi ci ha detto che lei sarebbe venuto. Era felicissima. Le è molto affezionata.”
“Stranamente.” Completi per lei. Scrolla le spalle.

“Non stranamente, se la tratta meglio di quanto abbia fatto con noi.” Non sai se arrabbiarti o ammirare il modo in cui ti rinfaccia le tue vecchie colpe.
“Lily non è una mia studentessa dalla scarsa disciplina…”
La Granger ridacchia. “Touché.” Ti tocca appena il braccio. “È bello rivederla.” Dice e supponi sia una di quelle frasi fatte. Noti l’anello al dito – davvero, un peccato che una simile donna abbia avuto la sfortuna di incontrare Potter e Weasley.  Fai un cenno, tornando al tuo drink.
Il tendone sotto cui siete tutti accomodati straripa gente. Attendono tutti la festeggiata, schiamazzando e disinteressandosi del suo ritardo. Per noia, cerchi di dare un nome a ciascun nuovo volto. Fallisci e non ti importa.

Poi senti lo schiamazzare concentrarsi in un punto preciso.
Ti volti e la vedi; e sei felice di non aver bevuto prima, perché ti sarebbe andato sicuramente di traverso.
Un vestito non può cambiare completamente una persona, pensavi una volta. Ti hanno appena dimostrato che basta togliersi un vecchio mantello nero per non far più paura.

Basta un vestito a rendere una ragazzina una donna?
Impedisci ad ogni tua singola funzione biologica di deviare dal tracciato dell’assoluta tranquillità. Anche se Lily è bellissima e tutti trattengono il fiato. Perché si è abituati a vederli nella uniforme un po’ larga, in maglioni sformati e sporchi di pittura. In jeans. Lily indossa  la sua bellezza acerba come se non le importasse.
Adesso le mani esperte delle donne di casa l’hanno resa palese ad un intero consesso di persone, e tu sei l’ultimo, devi essere l’ultimo a notarlo e, soprattutto, mostrarlo.

Peccato che Lily non sia del tuo stesso avviso.
Severus!” Esclama, districandosi tra genitori, fratelli, parenti e sconosciuti che cercano la sua attenzione.
Senti le sue braccia sottili cingerti il collo e abbracciarti stretto come se avesse ancora cinque anni e foste gli unici spiriti vivi nella brughiera.
C’è ancora quell’adolescente impacciato e spigoloso in te, che non è mai morto perché dannazione, non è mai cresciuto. È quell’imbecille che ti fa irrigidire di fronte a sguardi divertiti, stupiti e confusi del pubblico.
“Lily.” Mormori. È un avvertimento, e lo percepisce, perché si stacca.
Sembra leggermente delusa, ma continuano a brillarle gli occhi.
Con tutti i ragazzini brufolosi  che ci sono, strizzati in vestiti che odiano in suo onore, perché diavolo guarda te?
“Grazie per essere venuto…” Dice secondo copione. “Grazie.” Ripete.  
“Bene.” Dici secco, quasi volessi dirgliene quattro. Sospira appena, poi ti fa un sorriso, si volta e torna dagli altri.
È un sollievo. Davvero. Finisci il tuo vino elfico e ne prendi un altro da camerieri veloci ed efficienti. Una volta c’erano elfi a questo genere di feste; supponi c’entri la Granger e le sue iniziative deliranti.
La festa entra nel suo culmine e poi lentamente scema. Dopo un po’ la gente è troppo brilla o troppo occupata per far altro che lanciarti qualche occhiata. Poi, neppure quelle.
Hai visto Lily interagire con i suoi coetanei; sorride molto, scherza. Ride poco ma ascolta tanto. Sembra felice.
È ora di tornare a casa.
Le luci della Tana e del tendone sfumano mentre ti incammini nel luogo dove sarà più opportuno attivare la Passaporta. Già pregusti l’intimità del tuo salotto, un buon bicchiere di whiskey e l’ultimo studio sul Distillato della Morte Vivente ad opera di quel pregevole pozionista iberico.
Ti giri tra le dita la Passaporta; sei sufficientemente lontano. Eccellente.
Avresti potuto smaterializzarti anche lì, ma qualcuno ti avrebbe visto e…

Hai comunque avuto conferma che il Mondo Magico è andato meravigliosamente avanti senza di te. Non che ti aspettassi qualcosa di diverso.
(A parte il fatto che hai salvato il collettivo sedere della comunità.)
Potter è il lato presentabile della faccenda, tu sei quello oscuro. Quello che nessuno vuole vedere, o ricordare.
“Severus.”
Lily è a pochi passi da te. Ha abbandonato le scarpe dall’aria dolorosa che indossava e ti ha seguito a piedi nudi. È alta, in ogni caso non fa molta differenza.

“Te ne vai?”
“La festa sta finendo e la mia presenza non è certo necessaria.”

Si morde un labbro. L’hanno lasciata truccare, forse è stata persino sua madre ad incoraggiarla. Conoscendola, l’hanno presumibilmente obbligata.
“Non è vero, lo è per me.” Ribatte.
“Non mi sembra.” Patetico. Quanti anni hai Severus? È ancora quel ragazzino invidioso che detta legge?
A quanto pare.
Lily sospira. “Se avessi voluto passare del tempo con te, tu avresti dovuto passarlo con me e metà dei miei parenti… in questo genere di feste è impossibile non averli tutti con le orecchie tese.” Fa una smorfia. “Metà della festa è stata chiedermi dove fosse il mio principe azzurro.”
“Non sono mancati gli aspiranti al titolo.” Ricordi come un ragazzotto biondo dagli occhi sporgenti l’abbia quasi requisita, prima che vi fossero veementi proteste.
Lily sbuffa una risatina. “Chi, quelli? Sono ragazzini…”
“Hanno la tua età, ad occhio e croce.”
“Appunto.” Replica, e rimane in silenzio. È piuttosto scomodo. Poi grazie a Merlino riprende a parlare. “Non ho visto il tuo regalo insieme a quelli degli altri.”
“Come sai che non è stato sommerso?”
“So che non l’avresti messo lì.” Fa spallucce. “Te ne volevi andare senza darmelo?”
Effettivamente è un buon punto.

Te n’eri completamente dimenticato, vedendo vestiti, costosi set da disegno, gioielli e tonnellate di presenti che ha aperto al momento programmato.
Glielo porgi senza una parola. In compenso quasi te lo strappa di mano, e si libera della carta che lo contiene. Scoppia a ridere quando vedere che cos’è.
Jane Eyre!” Ti guarda radiosa ed è quasi insostenibile. “Beh, perlomeno è una lettura meno tragica di Cime Tempestose.” Ghigna. “Il regalo peggiore di sempre, Severus. E non avevo ancora un anno.”
“Adesso hai entrambe le sorelle.” Replichi e non puoi fare a meno di suonare divertito. Perché quel maledetto tomo consumato te lo sei ritrovato ovunque in casa. In salotto, nella camera degli ospiti, in cucina e persino in veranda, ad asciugarsi dalla pioggia improvvisa che aveva investito la sua proprietaria.

Una volta te lo sei trovato, beffardo, anche in camera da letto.
“Aspettavo che tu me lo regalassi per leggerlo… Ed è bellissima quest’edizione rilegata” Ridacchia seppellendo il naso nelle pagine. “Adesso saprò perché i babbani lo considerano un’opera minore a Cime Tempestose.”
Glissi sulla prima affermazione.

“Personalmente, trovo sia un’opinione ridicola.”
“Ti piacciono i lieto fine?”
Non è il caso di disquisire di letteratura in mezzo ad un campo buio, ma Lily non ha mai avuto senso dell’opportunità. A volte dovevi prenderla quasi di peso per riportarla in casa, quando arrivava la pioggia o un vento troppo forte per rimaner fuori. Una volta è riuscita a scappare e l’hai vista correre in mezzo al temporale e poi buttarsi sull’erba con una risata. Una cosa sciocca. Poi ti sei accorto che le stavi sorridendo.

Ti ha visto, e due settimane dopo ti è stato recapitato un dipinto a tela; tu sulla veranda della casa, che guardi fuori, guardi lei. L’hai appeso, perché no, non potevi farne a meno.
“È meglio se torni alla festa. Si staranno chiedendo dove tu sia.”
“Non mi importa.” Fa un passo e improvvisamente ti rendi conto di quanto maledettamente sia vicina. “È qui che voglio stare.”

E poi si sporge e le sue braccia sono di nuovo attorno al tuo collo, ma stavolta non è una manifestazione infantile e un po’ fuori luogo di affetto.
Stavolta ti bacia sulle labbra, e non può dire che non te lo fossi aspettato.
È da tre anni che sapevi di questo momento, quasi l’avessi visto nella sfera di un’indovina. 
Non avresti dovuto darle tutta quella confidenza. Non avresti dovuto consolarla dopo la separazione dei suoi. Non avresti dovuto lasciarle dare il nome al tuo gatto, preparare pozioni nel tuo laboratorio o versarti il the.
Non avresti dovuto lasciare che ti entrasse dentro come ha fatto l’altra Lily, perché le labbra morbide che toccano le tue non hanno nessun diritto di farlo. Perché è sbagliato e perché è solo una bambina.
E tutte queste ragioni dovrebbero fartela respingere con serenità; invece avresti voglia di urlare come il giorno che hai scoperto che lei era morta.
Perché è appena finita di nuovo.
La stacchi con sufficiente gentilezza, e i muscoli tremano oltraggiati, perché vorrebbero spingerla via, scaraventarla il più possibile lontano da te.
Ma sei un uomo adulto, Severus, un uomo che serenamente le dirà come vanno le cose.
Solo, non deve parlare, è così brava a rimanere in silenzio, è questo il motivo che te l’ha resa subito simpatica.
“Ti amo, Severus”
Le parole sbagliate.

È finita. Hai perso la mano. Ehi, hai giocato bene, ma poi esistono fattori imprevedibili e…
“Tu non mi ami.” Ti senti dire, e il tono è duro come la pietra che senti al posto del cuore. “Sei innamorata dell’idea che hai di me… e francamente, l’idea è parecchio edulcorata. Sei una bambina, ed io sono un uomo adulto.”
“Anch’io sono adulta!” Sbotta, e poi ci ripensa, forse è troppo infantile quel che sta dicendo. Già. “Dannazione, sono maggiorenne! Ho aspettato, perché sapevo… avevo capito che per te era un problema e…”
“Supponi che sia questo, l’unico problema?”
Si blocca. Non ci sarebbe neppure bisogno di aggiungere altro, perché Lily è intuitiva, dove andrai a parare è palese.

Non era come se l’era aspettata. È l’età dei castelli in aria. I tuoi sono crollati molto prima, ma è un dettaglio ininfluente, tralasciando che questo ti ha reso duro come la pietra.
“Non… non mi sbaglio.” Sussurra a mezze labbra, tormentandosi l’orlo della cintura di stoffa. “Posso essere una ragazzina, lo so che sono una ragazzina… Ma non mi hai lasciato entrare nella tua vita perché ero carina… non mi hai lasciato restare perché ti sono simpatica… L’hai fatto perché mi volevi lì.” Le trema la voce ma è coraggiosa. Merlino, come tu mai lo saresti stato a quell’età. “Tu mi ami.”
No.
Non la ami. Puoi provare affetto, tiepida simpatia. Un certo debole. Hai amato una sola donna e quella è morta proprio per quel motivo. Tanto, tanto tempo fa.

Amarla sarebbe grottesco, inadatto. Spaventoso.
Sarebbe come ricadere di nuovo negli stessi errori, con la consapevolezza di compierli momento per momento, stavolta.

Un taglio netto. Ne sei capace. Hai ucciso un uomo guardandolo negli occhi. Un uomo a cui avevi imparato a voler bene.
(Un uomo che non ti ha mai amato. Che novità.)

“Basta così.” Duro, spietato. Vedere ragazzini in lacrime non era il tuo passatempo preferito, vecchio pipistrello? “Questa storia è andata troppo oltre.” Non è facile trovare le parole adesso, però. Si può solo agire. “Dammi la Passaporta.”
“… Quale?” Mormora confusa, prima di fare mente locale. Se non fosse così buio, potresti vederla impallidire. L’espressione ne è corrispondente. “Non…”
“È una Passaporta per casa mia, per una mia proprietà.” Continui impietoso, e il tono è meravigliosamente fermo. Non che possa essere diverso. È un’abilità consumata quella di sembrare un mostro senza cuore né sentimenti. “Posso ed ho il diritto di chiederla indietro in qualsiasi momento.” Tendi la mano.

Lily ti guarda, e per un momento sembra quasi che non capisca cosa le stai dicendo. È colpa tua. Per anni l’hai abituata ad avere tutto ciò che voleva da te. La cosa peggiore è che sapeva che la stavi viziando, perché quegli idioti dei suoi parenti le devono aver ripetuto fino alla nausea quanto fosse speciale, ad aver ottenuto la tua benevolenza.
Ma c’è qualcosa di ancora più orribile. Il suo clan ha ragione. Lei è speciale.
“La Passaporta.”
Alla seconda volta finalmente si muove. Non avresti sopportato ripeterlo una terza. Se la stacca dal collo; non ha collane indosso, anche se gliene hanno regalate molte.

(Qualcuno ha mai notato che detesta i gioielli e soprattutto le collane perché le si impigliano nei capelli?)
Te la porge e le tremano così tanto le mani che devi afferrarla tu. “Non voglio più vederti a casa mia. Non venirmi a trovare, non mandarmi Gufi.”
Non piange. Forse è questa la cosa più spaventosa di tutte. Non ha neanche gli occhi lucidi. È solo pallida. “Non puoi…”
“Posso.” Te la infili in tasca. È ancora tiepida. Diventerà fredda, dentro qualche cassetto. “Quello che non posso, è permettere che continui. Trovati una persona adeguata, vivi la tua vita. Sei giovane, è ciò che devi fare. Io ho già vissuto la mia.”
“Non è vero.” Sussurra. “Sopravvivere non è vivere. E tu cos’hai fatto fin’ora?”
Sarà l’ultima volta che ti scuoterà nel profondo così. L’ultima volta che vedrai i suoi occhi e… beh, non vedrai nulla perché è tutto ombra.

Adeguato per uno come te.
“Torna alla festa.” Torna alla tua vita. Torna al presente. Ti sto facendo un favore  – vorresti dirle questo, ma non sei un tipo melodrammatico. Mai stato.
In ogni caso, il Destino ti ha lasciato giocare solo per vederti perdere.
Vedi la tua, di Passaporta, brillare e la stringi. La stringi talmente forte che ti scordi che è un pezzo di vetro levigato dal mare e che potrebbe anche tagliarti, dato che non è tanto levigato.
Lily è davanti a te, in ombra, pallida come il fantasma di una donna che hai amato. Ma non è lei, non è mai stata lei. Ed era il più dolce balsamo che la vita potesse donarti.
E purtroppo, oltre ogni ragionevolezza, il tuo famigerato cuore di pietra, fa male.
“Codardo…” Sussurra. E una volta ti saresti rivoltato con furia, a questa accusa.
Ma adesso sai ammettere quando è fondata.
 
Due giorni dopo una lettera di Potter ti informa che Lily è partita per una nazione dal nome impronunciabile, nell’Est dell’Europa. Senza una spiegazione, senza un perché. In famiglia sono tutti sconvolti: deve terminare Hogwarts per i MAGO. Tu non lo sei. Sai da anni che a Lily di riconoscimenti accademici non è mai importato molto.
(Questo non ti fa sentire meno in colpa nella tua anima di accademico, comunque.)
Anche in questo ti assomiglia: mettere miglia, quando si ha il cuore spezzato.

Strappi la lettera e la lasci bruciare nel camino e la guardi ardere fino a che non si consuma in cenere.
Le previsioni babbane dicono che pioverà per giorni. Fuori e – commenti tra te e te – anche dentro.
 
 
****
 
 
Note:


Vai con l’angst! Beh, doveva succedere. Ho detto che sarebbe stata due parti?
Ho mentito.
Il fatto è che ehm… maledetta grafomania. Deve essere più lunga. Tre parti. Giuro che stavolta dico la verità! Glargh!
Grazie per le meravigliose recensioni! Non pensavo avrebbe avuto tanto seguito, considerano la coppia un bel po’ – tanto – crack. :D Ma… figata!
Ma se qualcuno credere (come me e le Repayers) che Severus fosse troppo furbo per morire in quel modo miserando… beh, potrebbe anche diventare canon, giusto?
Ricordo ancora la pagina della coppia, gestita da me e Emme su facebook Repayement Ita. Per chi volesse vedere Lily Luna, ecco qui

Qui la canzone che mi ha ispirato il capitolo. Meravigliosa Tori. Altra canzone che mi ha letteralmente stregato è questa . Purtroppo non è da youtube, e non è neanche tutta, ma sono un gruppo senza etichetta. Consiglio di scaricare da Itunes il loro album a chiunque disponga di un po’ d’euro, perché solo questa canzone li vale tutti.
  
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