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Autore: Luz_    04/01/2012    1 recensioni
Nessuna continuità.
Nessuna storia.
Solo un solo filo rosso che inizia per A e termina per Z.
Alex e Zoe, gli antipodi della loro storia.
[...] “In sintesi: sì, amo te. Amo te, Zoe. Amo le cose più banali che ti caratterizzano, amo i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo sorriso. Ma anche il neo che hai sulla nuca, non vorrei si offendesse. Amo il dentifricio che dimentichi di sciacquare via dal labbro la mattina e che levo con un bacio appena ci incontriamo; amo quando ti arrabbi e mi offendi, perché le offese che crei sono le più belle che io abbia mai ascoltato. Amo il pensiero che forse, io e te, un giorno andremo a fare la spesa insieme per riempire il nostro frigorifero. Amo gli infiniti motivi per cui ti sto dicendo queste cose. E come dimenticarlo, amo il pensiero che tu ami me. Perciò in sintesi, Zoe: io sì, amo te.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale e buon anno in ritardo!
Avrei voluto postare prima come regalo per queste feste, ma non ci sono riuscita.
Perciò ecco qui questo ennesimo piccolo
momento, che spero possa sempre piacervi.
Grazie a chi mi segue e a chi ha aggiunto questa storia fra le varie categorie.

Buone feste!

 




 


13. Più conto i tuoi difetti più ti amo.

 
E’ una bella festa, si disse, scrutando la sala affolata, le cui decorazioni apparivano sfavillanti grazie alle numerose luce che ruotavano sul soffitto. Tutti parevano divertirsi, tutti si congratulavano con lei per l’ottima riuscita di quell’ultimo ballo di fine anno, tutti tranne lei, che per un qualche strambo motivo non riusciva ad apprezzare a pieno la buona riuscita del party.
All’improvvisso percepì due grandi mani circondarle il ventre e solo per una singola frazione di secondo un moto di speranza si destò in lei, represso tuttavia immediatamente dalla consapevolezza che quelle non era le mani che avrebbe voluto percepire sul suo corpo. Quelle erano mani fredde, sconosciute ormai.
Si volse fino ad incrociare la mascella pronunciata di Jack, i cui occhi cristallini non trasmettevano altro che desiderio di possesso. Mai vi aveva scorto una scintilla di comprensione o affetto, ma nonostante ciò lei si era innamorata come si innamorano sempre le donne intelligenti: come un’idiota.
“Jack.” Il suo fu un sospiro stanco, annoiato, ma il quaterback non parve notarlo minimamente.
Il ragazzo si chinò su di lei e Zoe venne invasa dal profumo di acqua colonia alquanto fastidioso e non si spiegò come avesse potuto sopportarlo per tutto quel tempo  –  o semplicemente era troppo invaghita per rendersene conto.
“Amore sei incantevole questa sera.”le sussurrò nell’orecchio con fare suadente e Zoe dovette usare tutta la forza di cui disponeva per allontanarlo da lei, spingendo contro il suo petto.
“Non chiamarmi amore, Jack. Ho smesso di essere la tua burattina.”
“Andiamo, amore. Ancora non ti è passata?”
“Cosa non ti è chiaro di ‘è finita’, Jack? Vuoi che ti faccia un disegno?”
La prese sui fianchi divenne sempre più forte e la possibilità di sfuggirvi sempre più scarsa. “Tu sei mia. Cosa non è chiaro a te di questo concetto invece?”
“Credo sia il caso di sedare un po’ questa situazione. C’è gente qui intorno, sai amico?”
Il suono di quella voce si incuneò nelle sue orecchie bruciando ogni singola particella del suo corpo, fino a giungere al muscolo più forte del suo corpo, che ricominciò a battere, a pulsare sangue puro, riprese vita. E in un attimo Zoe percepì calore attorno al suo corpo, calore di mani gentili, delicate, delle sue mani e finalmente potè respirare a pieni polmoni.
Il volto di Jack parve indurirsi, le mani strette ormai a pugno.  Ma non avrebbe mai alzato le mani in presenza dell’intero istituto, non avrebbe mai potuto compromettere il suo nome in pubblico. Mai. Men che meno per lei.
“Io e la ragazza stavamo parlando, ti consiglio di sparire.”
“La ragazza ha un nome. E no, mi spiace deluderti, ma non sparirò finchè non sia lei a chiedermelo.” Per puro istinto strinsi con forza la sua mano posata sul mio ventre e Jack parve notare quel gesto, aprendosi in un sorriso sprezzante.
“Sapevo che eri una facile, ma non credevo fino a questo punto.”sputò e dopo avermi lanciato un’ultima occhiata di sdegno sparì nella folla che sembrava non avesse notato nulla di quello scambio di battute.
“Stai bene?”soffiò tra i miei capelli e Zoe dovette chiudere gli occhi per non voltarsi repentinamente e stringerlo forte a sè fino a divenire un’unico corpo – se solo fosse stato possibile.
Rispose annuendo e ad occhi chiusi si volse verso di lei, ancora stretta in quella leggera morsa che sapeva di desiderio,rispetto, dolcezza, amore.
“Ne sei sicura?”insistette e il suo tono di voce era carico di preoccupazione, tutti elementi così nuovi per lei da destabilizzarla.
Si permise ancora un solo istante di attesa, poi lentamente aprì gli occhi e fra le luci colorate che si diffondevano per la sala vide finalmente il suo volto a pochi centimetri dal suo, ma soprattutto potè finalmente ammirare il mare in tempesta dei suoi occhi, che la scrutavano apprensivi.
“Mai stata più sicura in vita mia.”e si aprì in un sorriso così spontaneo da far galoppare freneticamnte il cuore di Alex.
Probabilmente Zoe non riusciva a pensare ad altro se non a quanto si sentisse improvvisamente speciale lì, accanto alui e ciò era un paradosso. Aveva sempre pensato di essere l’imperfezione nella perfezione della vita in cui era cresciuta.
Ed ora, invece, non c’era giorno da quando aveva fatto la sua conoscenza che Alex non la facesse sentire unica, desiderata ed amata. Bastava un semplice sorriso, uno sguardo carico di infinite parole, che se fossero state pronunciate non avrebbero saputo render giustizia al loro reale significato.
Le nuvole racchiuse negli occhi di Alex però, nascondevano più di quanto lasciasse trasparire e Zoe ne era consapevole. Lui era un come un viaggio verso l’ignoto, durante il quale si potevano incontrare sorprese meravigliose senza alcun preavviso. Non c’era monotonia nella vita trascorsa con lui, quel termine avrebbe dovuto ormai venire cancellato dal vocabolario di Zoe.
E, affogando nelle iridi dei suoi occhi, si trovò a riflettere a voce alta: “Ma se ognuno nella vita ha ciò che si merita, tu perché hai avuto me?”
“Zoe, più conto i tuoi difetti più ti amo. E sai qual è il peggiore? La cecità.”
“Mi spiace, ma io vedo benissimo.”
Nonostante ciò che vedeva le stesse facendo male alla vista per quanto fosse accecante.
Un sorriso andò a dipingersi sulle labbra leggermente carnose di Alex. “E per quale motivo non riesci a vedere quanto tu sia la cosa più bella che esista?”
“E se fossi tu ad aver bisogno di un oculista?”
“Probabile. Ma poi rischierei di vedere ancora meglio ciò di cui sono già certo.”
Zoe si trovò a sbuffare sconfitta: l’aveva nuovamente fregata.
Abbandonò il capo sul suo petto e Alex non attese un attimo per baciarlo con tenerezza, mentre inizavano a dondolare seguendo il ritmo della musica.
Quasi avevano dimenticato di essere in una sala affollata di giovani. Era così facile perdere la cognizione del tempo e dello spazio quando era assieme a lui.
“Grazie, Alex.”
“E di cosa?”chiese in un sussurro fra i suoi capelli all’odor di vaniglia.
“Di essere qui, ovviamente.”
“E dove potrei essere altrimenti, amore?”

   
 
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