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Autore: Defective Queen    05/09/2006    14 recensioni
"É inutile negarlo, sa che gli nascondo qualcosa. Me lo legge negli occhi. Ma cosa potrei dirgli? Potrei dirgli che lo amo talmente tanto che questo mi sta distruggendo? Potrei dirgli che sono stufa di essere la sua migliore amica, che vorrei solo scappare per non vederlo più? Ma come potrei? Come? Senza di lui io non vivo. Forse un giorno, vuoterò il sacco, forse. Per ora lasciatemi ancora la possibilità di rimandare. Come faccio da ormai troppi anni."
ULTIMO CAPITOLO ED EPILOGO AGGIUNTI!
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Viktor Krum | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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UN DISPERATO BISOGNO DI TE

 

UN DISPERATO BISOGNO DI TE

 

CAPITOLO I: Non ci capisco più niente

Dlin Dlon!

Dlin Dlon!

Dlin Dlon!

 

«Arrivo!»

Eccolo. Il suo inconfondibile suonare tre volte il campanello. Scendo di corsa le scale, con i capelli al vento. Fuori piove, non posso lasciarlo sulla soglia di casa. Arrivo e spalanco la porta. I capelli rossi sono leggermente scompigliati, gli occhi azzurri e profondi mi scrutano mentre indossa un impermeabile. Tra le mani tiene un ombrello ormai chiuso, poco male, poteva aspettare qualche altro secondo là fuori.

 

«Ciao!» gli sorrido, lui mi sorride di un sorriso che per un attimo mi abbaglia. Calma Hermione, calma. Entra permettendomi di chiudere la porta. Mi fiondo di nuovo sulle scale. Arrivata a metà scalinata mi giro, si è tolto l’impermeabile ed ora è tranquillamente seduto sul divano. Gli grido un: «Finisco di sistemarmi e andiamo». Lui annuisce ancora sorridendo e torno di sopra.

 

Stamattina colazione con Ron, eh già Ron, il mio migliore amico. Cosa consigliano gli esperti di bon ton per queste occasioni? Intanto sento che la pioggia è terminata e dalle persiane socchiuse arrivano degli sprazzi di luce. Per ora sarebbe meglio farsi una doccia. Apro il getto d’acqua e lo posiziono su 'acqua fredda'. Durante la doccia, mentre tamburello sulle piastrelle, cerco di decidere l’abbigliamento. Ron è ancora giù che mi aspetta, è passata quasi mezz’ora…non vorrei farlo spazientire semplicemente per una colazione! Appunto, solo una colazione…solo una colazione, da amici. Indosso una gonna di jeans lunga fino al ginocchio, a balze, con una maglietta colorata a fasce contornate di nero e un paio di ballerine nere ai piedi. Aggiusto i capelli alla bell’e meglio, raccogliendoli in parte in una pinzetta colorata. Okay…38 minuti, potrebbe essere un mio nuovo record di velocità nel vestirsi. Scendo giù, saltellando dalle scale. È intento a guardare la TV. Nonostante sappia da anni dell’esistenza di quell’ “aggeggio infernale contenente babbani”, come lo chiama lui, ne rimane affascinato ogni volta. Non si è accorto che sono scesa, troppo impegnato ad ascoltare un programma che spiega il sistema della tosatura delle pecore.

 

«Pronta!» esclamo sorridendo. Per quanto ogni volta possa farmi arrabbiare, mi è pressoché impossibile regalargli un sorriso.

Si gira, mi studia per un secondo, poi sorride anche lui.

«Sicura di non aver dimenticato niente?»

Lo guardo dubbiosa: «Che ho dimenticato?» dico guardando l’orlo della gonna, le scarpe e la maglietta.

«No è che…immaginavo di dover aspettare di più!» confessa ridendo per la mia espressione.

Mi stringo nelle spalle: «È solo una colazione» , dico con un tono di voce, non ben identificabile. Forse deluso è il termine più appropriato, però.

Lo vedo sospirare lievemente, di solito quella è l’anticamera dei nostri litigi, spero non si arrabbi. Perché poi dovrebbe?

«Bene, okay, possiamo andare allora!» Non si arrabbia, evviva! Mi dirigo verso la porta, lo faccio passare prima di me e la chiudo con un colpo di bacchetta. Ho installato una specie di antifurto magico, che garantisce una sicurezza 50 volte maggiore rispetto agli antifurti babbani.

Camminiamo fianco a fianco, sotto il sole di giugno. Della pioggia, rimangono solo alcune pozzanghere sparse sulla strada. Cerco di evitarle con cura, per non compromettere le mie ballerine. Ron ora indossa solo una maglietta azzurra a maniche corte e un paio di bermuda a quadrettoni bianchi con un paio di scarpe da ginnastica ai piedi. Avrà fatto sparire l’impermeabile con la magia.

Sono più o meno le otto di mattina, il cielo è ormai terso e una leggera brezza ci sfiora, lievemente.

«Mamma mi ha chiesto di invitarti alla Tana, per domani a pranzo. Ovviamente non sei obbligata…»,dice dopo qualche secondo di silenzio.

«Certo che vengo, che domande…!»,dico entusiasta. Non vedo Molly da un paio di mesi, e mi farebbe tanto piacere farle di nuovo visita, ma gli impegni di lavoro non me lo hanno permesso prima.

«Bene allora!» esclama illuminandosi di un sorriso da capogiro. Sbatto le palpebre un paio di volte, prima di tornare cosciente. Lui se ne accorge e ridendo di quel mio stato confusionale, mi chiede: «Herm, che hai?»

«Oh…ah…niente, niente.» Balbetto, cercando di essere più convincente possibile.

«Lo sai che di me ti puoi fidare, vero?» mi chiede scrutandomi serio, stavolta.

Che domande…metterei anche la mia vita in mani sue, per quanto io mi fidi ciecamente di lui.

«Sì, che lo so.» rispondo sincera, pur non capendo ancora dove voglia arrivare.

«Sai che puoi dirmi tutto, vero?»

«Lo so, Ron, lo so.» dico con voce esasperata.

Ultimamente i nostri ruoli si sono invertiti, lui è quello sensibile e attento a capire gli altri. Io sono diventata menefreghista. Terribilmente menefreghista. Non riesco più a preoccuparmi di nient’altro, se non di me. Purtroppo, quando piangi ogni notte, assaggiando il sapore delle tue lacrime, finché queste hanno la possibilità di scorrere, finché ne hai a disposizione, perdi interesse verso i sentimenti degli altri, semplicemente perché i tuoi sono stati calpestati. Nel mio caso, sono stati calpestati da colui che è accanto a me in questo momento. Colui che ora mi sta chiedendo:

«E allora cosa c’è? Sei cambiata, Mione…»

«Può essere.» rispondo vaga. «Anche se fosse?» chiedo con un’intonazione di acidità, che non desideravo avere.

«Beh…» lo vedo in difficoltà con le parole, in questo non è cambiato, e non sono cambiata neanche io, che conservo sempre la mia abile parlantina.

«Lasciamo perdere…» dice scuotendo la testa. «Spero che un giorno ti deciderai a dirmi cos’è che ti affligge.»

«Forse», dico rivolgendogli un timido sorriso. É inutile negarlo, sa che gli nascondo qualcosa. Me lo legge negli occhi. Ma cosa potrei dirgli? Potrei dirgli che lo amo talmente tanto che questo mi sta distruggendo? Potrei dirgli che sono stufa di essere la sua migliore amica, che vorrei solo scappare per non vederlo più? Ma come potrei? Come? Senza di lui io non vivo. Forse un giorno, vuoterò il sacco, forse. Per ora lasciatemi ancora la possibilità di rimandare. Come faccio da ormai troppi anni.

 

Siamo arrivati al bar, tempismo perfetto! Ora Ron si distrarrà nell’ordinare e non tornerà più sul discorso precedente…Lo spero, almeno! Non sarei capace di mentirgli. Posso solo tentare di sviarlo, confessandogli che, effettivamente c’è qualcosa. Ma non saprà mai cosa. Non deve saperlo o lo perderò anche come amico, e non potrei sopportarlo.

Eccoci seduti ad un tavolo, mentre ci gustiamo un cappuccino, tutto schiuma, come piace a noi. Ron è scoppiato a ridere, quando, dopo aver bevuto un sorso di cappuccino, la schiuma mi è rimasta sopra le labbra, come a formare una sorta di baffo.

«Assomigli al mio bisnonno, sai? Aveva dei baffi così!» prova ad ironizzare quel rosso scansafatiche.

Gli faccio una smorfia e poi aggiungo: «Grazie del complimento!» mi fingo offesa e gli metto un broncio falso, pulendomi le labbra con un fazzolettino del bar. Ron, si accorge che sto fingendo, eppure appoggia la sua mano sulla mia che è poggiata sul tavolo. Sento un brivido attraversarmi. Lo guardo ancora imbronciata.

«Un bel bisnonno, però.» dice sorridendomi. Bel bisnonno, bel bisnonno, bel bisnonno…Un momento!

«Questo voleva essere un complimento?» dico sarcastica per non compromettermi ulteriormente. Ma prima…voleva dire che io sono bella? Impossibile! Io sono Hermione Granger, non posso essere bella. Magari anche carina, ma bella no. Devo aver capito male, ecco perché.

«Devo essere più esplicito?» dice con quel dannato sorriso sulla sua faccia di bronzo. Devo ammettere che mi sta confondendo. Non so che rispondere, mi limito a fissarlo perplessa, la mia faccia deve essersi trasfigurata in un punto interrogativo. Il suo sorriso si allarga di più.

«Diciamo che anche…anzi, soprattutto, nella versione con baffo hai un certo fascino.» ammette ridacchiando.

«Tu dici?» dico inarcando un sopracciglio, sorridendo. Ecco appunto, Ron non pensa che io sia bella, né lo penserà mai.

 

Usciamo fuori dal bar. Un ragazzo sulla soglia del bar mi fissa. È carino. Ha i capelli castano chiaro corti, gli occhi scurissimi, la mascella ben pronunciata, un fisico scolpito. Mi rivolge un sorriso fin troppo audace, io sposto lo sguardo su Ron. Lo sta guardando anche lui, in cagnesco. Oh. Oh. Guai in arrivo. Cerco di intervenire: «Mh, Ron?»

«Eh?» bofonchia finalmente spostando lo sguardo da quel tipo, fino ad incontrare il mio. Ha un’espressione più rilassata, finalmente.

«Andiamo? Tra mezz’ora attacco al lavoro.» dico guardando l’orologio.

«Sì, anche io ho il turno di mattina.»

 

Io e Ron lavoriamo come Auror del Ministero della Magia. Dopo lo scontro finale, tra Harry e Voldemort, siamo diventati una specie di celebrità del mondo magico, il lavoro c’è stato offerto dovunque. Ma noi, il magico trio, abbiamo preferito mantenerci uniti, lavorando insieme al dipartimento di Difesa. Di Mangiamorte ce ne sono sempre in giro, ma sono molti di meno, e tutti appartenenti alla vecchia guardia. Per di più ora, senza il loro padrone, faticano ad organizzarsi negli attacchi e ci risulta più facile, rispetto ad un tempo, catturarli.

Camminiamo fino a trovare un posto isolato dove Smaterializzarci per raggiungere il Ministero.

 

Saluto Ron con un sorriso, prima di andare a cambiarmi ed indossare una divisa più consona per il lavoro.

Appena entrata in ufficio, un indaffaratissimo Harry mi saluta immerso da innumerevoli scartoffie.

«Serve aiuto?», dico sorridendo amabilmente.

«Sei un tesoro, Hermione», dice Harry ricambiando il mio sorriso con gratitudine e porgendomi un ammasso di carte e certificati da compilare.

Vado a sedermi dietro la mia scrivania di ciliegio ampia, proprio come piace a me. Su questa c’è un computer babbano di ultima generazione, un porta piume super accessoriato, alcune pergamene bianche ed un paio di fotografie mie, mie con Harry e Ron e una con me e Ron. È la mia preferita, si capisce. L’ha scattata Harry quest’inverno, mentre eravamo in vacanza insieme in uno scialet di montagna. Con noi tre, c’era anche Ginny che da un bel po' di tempo sta con Harry. Li invidio un po’ per la loro sfacciata felicità, ma dopo tutto quello che abbiamo passato, anzi soprattutto tutto quello che Harry ha passato, se lo merita eccome. E poi il mio fratellone, come lo chiamo io, è innamorato pazzo di Ginny e lei è innamorata pazza di lui.Mi chiedo quand'è che si sposeranno...

Sospiro e in quel preciso istante entra Ron che saluta Harry con un sorriso e poi sorride anche verso di me. È andato a cambiarsi anche lui, ora indossa la divisa nera degli Auror con una spilla luminosa raffigurante una “A” bianca in movimento. Mi ci vuole poco più di mezz’ora per riempire i certificati di Harry, che non sembra neanche più sorpreso della mia velocità, c’è abituato. Non c’è molto da fare, per cui inizio a giocare con il computer ad un gioco di carte babbane: il solitario. Non è il massimo del divertimento, lo ammetto, ma almeno così posso evitare di guardare Ron per tutto il tempo. Ora mi viene in mente un detto: “Lupus in fabula”, infatti eccolo qui, che mette una sedia accanto a me. Evidentemente neanche lui ha niente da fare. Io lo ignoro, e continuo a giocare imperterrita.

«Hermione? Ti sei accorta che qui c’è il tuo caro amico Ron?» mi sussurra lui, pericolosamente vicino al mio viso.

«Come potrei non accorgermene? Hai la grazia di un elefante quando ti sposti.» dico sbuffando senza girare la testa dallo schermo del computer.

Ride di gusto e poi mette un braccio dietro la mia spalla e si avvicina per vedere meglio quello che sto facendo. Rabbrividisco, senza farlo apposta…Perché deve farmi quest’effetto? Dannazione, se ne è accorto…che gli dico?

«Hai freddo?» chiede preoccupato.

«Un po’»,mento io, «Credo di non sentirmi tanto bene.» E difatti, non sto bene, ma per motivi psicologici e non fisici.

«Fa’ vedere.» dice mettendo una mano sulla mia fronte. Nonostante sia un contatto così casuale e ingenuo, sento un altro fremito. È sempre attento con me…anche affettuoso. Ma non nel modo in cui lo vorrei io.

«Non sembri avere la febbre.» constata ritirando la mano e accarezzandomi la guancia. Basta, potrei non essere più responsabile delle mie azioni, smettila. Non lo guardo ancora, ho smesso anche di giocare al solitario, ora fisso semplicemente lo schermo e sono immobile sotto il suo tocco.

«Herm? Vuoi andare a casa? Tanto qui non c’è nient’altro da fare.» prova a dire, vista la mia mancanza di risposta.

«Non stargli troppo addosso, Ron!» la voce di Harry , appena tornato nel nostro ufficio irrompe nelle mie orecchie, «deciderà lei quando andarsene, no?».

«Già, comunque preferisco andare. A domani ragazzi.» dico sorridendo lievemente ed uscendo dall’ufficio.

 

«Comandante Granger! Va via?» Lizzie,una nuova recluta è davanti a me che mi sorride cordialmente. È una ragazza carina, coi capelli biondo miele, lisci e lunghi e gli occhi verde smeraldo. È minuta e bassina, non si direbbe, ma nel combattimento corpo a corpo è fenomenale!

«Sì, Lizzie, non sto molto bene.» dico sorridendole lievemente di rimando.

«Hermione!» Sento chiamarmi, mi giro e vedo arrivare Ron di corsa.

«Cosa c’è?» chiedo preoccupata.

Lui mi fa un gesto in aria con la mano, come per dire che non è successo niente, mentre riprende fiato.

«Vuoi che ti accompagni a casa?» chiede ancora un po’ affannato. «Oh ciao Lizzie» saluta la ragazza, che arrossisce e ricambia con un cenno. Credo che Ron le piaccia molto. Lui però sembra non accorgersi del suo comportamento, guarda me. Un senso di orgoglio ingiustificato mi riempie i polmoni. Lui si preoccupa solo per me.

Non sentendomi rispondere, mentre ero troppo presa dai miei pensieri, Ron mi prende per un braccio e bofonchia un: «Non sei nelle condizioni di tornare a casa da sola, perciò ti accompagno che tu lo voglia o no.» Ma non è adorabile?

«Ma no non preoccuparti, me la cavo.», parlo finalmente, anche se a dire il vero, non mi dispiacerebbe affatto che mi accompagnasse.

«Ci tengo alla tua salute, perciò fatti accompagnare!»

Ammicco verso Lizzie che è stata ad ascoltare tutta la nostra sceneggiata, guardando costantemente il mio amico. Posso capirla benissimo. Così ancora trascinata da lui, arrivo di fronte ai camini magici. Guardo Ron di sbieco, come per chiedere una spiegazione.

«Una materializzazione potrebbe essere pericolosa se non ti senti bene…chissà dove andresti a finire!» commenta ridacchiando, prende una manciata di polvere volante ed io faccio lo stesso. Mi prende per mano e un altro brivido mi scuote. Inspira, espira, ok, ci siamo, sono tornata consapevole delle mie azioni. Sono o non sono Hermione Granger la razionale?

«Blackberry Street 27!» gridiamo insieme, e qualche secondo dopo, siamo tornati a casa mia. Tossisco un po’ a causa della fuliggine nel caminetto e poi mi pulisco i vestiti anneriti con la bacchetta, lo stesso fa Ron.

«Sono a casa sana e salva», gli dico sorridendo. «Grazie.»

«Dovere.», sorride anche lui.

«Ah…» biascico a bassa voce, con un tono amaro.

«Cosa c’è?» lo vedo perplesso, forse si sta chiedendo se è stato lui a farmi intristire e perché.

«Pensavo di essere un po’ più che un dovere…per te.» dico arrossendo e guardandomi i piedi. So perfettamente che non intendeva dire “dovere” in quel senso…ma voglio sentire ora cosa dice. Mi faccio coraggio e torno a guardarlo, dire che è rimasto spiazzato è poco. Sa che aspetto una sua risposta, ma lui si avvicina a me e mi abbraccia sollevandomi quasi da terra. Sento il suo odore così particolare penetrarmi nelle narici, mentre le sue braccia forti mi fanno sentire al sicuro. Wow mi sembra di volare, in tutti i sensi! Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: «Sei il dovere più piacevole del mondo…». Oh cavolo! Non mi sento più le gambe. Il respiro si affievolisce, la vista mi si annebbia. Non capisco più niente. Sento solo un’ondata del suo profumo e poi svengo tra le sue braccia.

«Hermione!!! Ohi, Hermione!». Qualcuno mi chiama. Che è successo? Chi ha spento la luce? Cerco di aprire gli occhi e con un po’ di difficoltà nel focalizzare chi ho davanti, capisco che è Ron. Sono sul letto, ho la testa appoggiata su due cuscini e lui mi è affianco dandomi piccoli schiaffetti sulle guance per farmi riprendere. Quando vede che apro gli occhi, sospira sorridendomi.

«Mi hai fatto prendere un accidente!» Lo guardo perplessa, che ci fa lui qui?

«Ron, ma che è successo?» mormoro con voce impastata cercando di alzarmi, ma Ron me lo impedisce.

«Meglio che rimani a letto…» mi accarezza una guancia col dorso della mano e senza volerlo avvampo sotto il suo tocco.

Cerco di darmi un po’ di contegno sollevandomi meglio sul cuscino e poi lo guardo inarcando un sopracciglio. «Allora?»

Lui ride del mio atteggiamento e poi mi risponde: «Sei svenuta.»

Strabuzzo gli occhi, non ero mai svenuta prima in vita mia! «Davvero? Quando? Come?»

«Piano con l’interrogatorio signorina Granger…una domanda alla volta!», sorride e io deglutisco consapevole che se continua a sorridermi così, sverrò un’altra volta.

«Non ti ricordi niente?» mi chiede poi apprensivo.

«No, cioè sì…» arrossisco fortemente «Mi hai abbracciata.»

«Bene, pensavo avessi perso la memoria!»

«Ehi, che credi, non mi faccio mica abbattere da uno svenimento!» Ne sei proprio sicura Hermione? Ti è bastato abbracciarlo per perdere i sensi! No, non ne sono più sicura. Quando c’è in ballo Ron non sono mai sicura di niente.

«Comunque, è tutto merito di Harry, è stato lui a consigliarmi di accompagnarti» confessa lui ridendo quasi nervoso.

Allora non è stata un’iniziativa sua…ecco mi sono di nuovo immaginata tutto. Che illusa che sono…avrei dovuto capirlo subito.

«Già, ringrazierò anche lui.» dico con voce soffocata, sto per mettermi a piangere, ma non devo farglielo capire, avrei preferito non svegliarmi più e rimanere svenuta per un altro po’.

Guardo i suoi occhi azzurri scrutarmi per qualche secondo, poi dice: «Dai, ora vado, ti lascio riposare, se non stai bene non esitare a chiamarmi, eh» mi fa l’occhiolino dandomi un bacio in fronte.

Chiudo gli occhi, stringendoli, no, non devo piangere.

 

CRACK!

 

Una lacrima, seguita da mille altre mi attraversa il viso, ma lui se n’è già andato.

 

   
 
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