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Autore: Walpurgisnacht    04/02/2012    10 recensioni
Molto bene. Vi abbiamo fatto aspettare un po' ma alla fine eccola. Secrets corretta, riveduta e aggiustata.
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Mousse ne ha le scatole piene delle umiliazioni inflittegli. Un giorno decide di alzare la testa. E saranno fuochi d'artificio, su Nerima e sui suoi abitanti.
[EIP tra _Mana e Kaos]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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Uno zompo e Shan-Pu si portò al di fuori della portata del bastone di Wei-Zan che, fino a pochi secondi prima, premeva contro la sua gola come se fosse stato una scimitarra. Le scappò una bestemmia sottovoce e un epiteto poco rispettoso nei confronti del Decano.
Quando atterrò con grazia vicino a Mousse non poté evitarsi di rivolgergli uno sguardo colmo di gratitudine per averla tirata fuori dagli impicci. Lui sostenne il viso di lei e, in modo molto poco caratteristico per lui, non si imbarazzò oltre ogni dire. Anzi, le restituì il sorriso, felice di esserle stato utile e che per una volta il suo apporto fosse apprezzato come meritava.
Wei-Zan, un poco intontita dal rapido succedersi degli ultimissimi eventi, indietreggiò di qualche passo. Poi scosse la testa, come a scrollarsi di dosso qualcosa di fastidioso, e rivolse ai ragazzi un'occhiata che, fosse stata armata, li avrebbe sterminati seduta stante.
"E questo cosa vuol dire, lestofanti che non siete altro? Un altro colpo di testa? Un'ennesima, stupida ribellione? Non fate altre scemenze e ubbiditemi o ve la farò pagare in maniera molto, molto dolorosa".
Nessuno di loro era disposto a farsi spaventare dalla minaccia, fino a poco tempo prima erano rassegnati ad ammazzarsi fra di loro come gladiatori dell'antica Roma e ora, inaspettatamente, la prontezza di spirito di Mousse e Ranma aveva riacceso la speranza. Non avevano nessunissima intenzione di farsi sfuggire la possibilità di uscirne interi.
"Fai silenzio, vecchia. Noi non ci sottoporremo più alle tue idiozie. E, se proprio dobbiamo picchiare qualcuno, preferiamo sia tu" disse Ranma, facendosi portavoce dell'intenzione comune.
Non ricevette risposta, non a parole almeno. In compenso vide una saetta alta trenta centimetri schizzare improvvisamente verso il suo naso.
Si spostò lateralmente con un balzo, giusto in tempo per vedere Wei-Zan atterrare nel punto in cui Ranma si trovava poco prima... e sotto il suo minuscolo corpicino, un enorme cratere. Non aveva mai visto nessuno causare simili danni -e non aveva nemmeno capito come avesse fatto! Forse solo lo Shishi Hoko Dan poteva creare simili effetti, ma quel movimento era stato qualcosa di diverso. Quella dannata mummia gli si era lanciata contro come un proiettile umano!
"Cominciate seriamente a stufarmi" gracchiò Wei-Zan mentre la nube di terriccio che si era sollevata dopo il suo atterraggio si diradava "e vi assicuro che non vorreste vedermi arrabbiata, se solo aveste un minimo di buonsenso."
I ragazzi indietreggiarono di qualche passo, ma di arrendersi non volevano proprio saperne. "Siamo giovani e testardi" disse Ukyo, in un impeto di coraggio "e stupidamente attaccati alle nostre vite."
Wei-Zan ringhiò, in oltre trecento e passa anni di vita nessuno aveva mai osato mancarle di rispetto e ora si trovava davanti cinque ragazzetti che si prendevano gioco di lei come nulla fosse. Per non parlare del fatto che quella che doveva essere la migliore dei suoi sottoposti era attualmente impegnata a dimenarsi come una trota nel vano tentativo di liberarsi da quelle stupide catene.
Era davvero troppo.
"Non mi lasciate altra scelta" disse, avanzando verso di loro e lasciando che il suo mostruoso ki si spandesse attorno a lei "non tollero che dei mocciosi mi manchino di rispetto in questo modo!".
Fu l'ultima frase che udirono dalla sua bocca prima di vederla sparire e riapparire poco dopo in mezzo a loro.
"Via! VIA!" urlò Ranma, intimando a tutti di allontanarsi il più possibile. Fecero appena in tempo a spostarsi che vennero sbalzati via dalla detonazione di quella specie di proiettile umano. Ma come diamine faceva?!
Passarono qualche altro minuto così: Wei-Zan che schizzava come un missile a destra e a sinistra cercando di perforare i petti dei ragazzi che, poveretti, stentavano in maniera paurosa nell'evitarla. In tutto questo Obaba si era tenuta in disparte studiando l'avversaria. Quando si trovava contro qualcuno che non conosceva, e che reputava una minaccia, preferiva adottare una tattica attendista. E Wei-Zan, ovviamente, rientrava in quest'ottica.
Dopo qualche minuto notò che la velocità del Decano, pur rimanendo su livelli super-umani, era leggermente calata. Però non si fece prendere dall'entusiasmo e teorizzò che lei stesse tendendo una trappola, rallentando appositamente per metterli in una situazione psicologica che credevano di vantaggio ma che, in realtà, non lo era. Wei-Zan non si stanca così velocemente, pensò con acume. E nella mente dell'altra mummia si creò una lunga serie di parolacce mentre, con la coda dell'occhio, vedeva la coetanea ferma e pensierosa. Aveva a sua volta intuito che l'altra non era caduta nel suo piccolo tranello.
Si fermò, ansimando in modo posticcio. I ragazzi si avvicinarono uno all'altro per potersi difendere meglio e non abbassare la guardia collettiva.
"Shan-Pu!" abbaiò "Ho un'idea".
Ranma e gli altri saltarono all'indietro senza mai staccare gli occhi da Wei-Zan che continuava a far finta di aver bisogno di rifiatare.
"Ci dica, Obaba" ansimò Akane, di sicuro la più provata dei combattenti. Sudava copiosamente e le gambe le facevano un male del diavolo. Per qualche istante aveva anche temuto che la vecchia stesse solo scherzando con loro e che lei sarebbe stata la prima a sperimentare l'effetto di un proiettile gnomesco che si schianta contro il tuo torace per sfondartelo.
"Mi sembra evidente che voi non siate all'altezza. Non che intenda sminuirvi come artisti marziali ma qua si parla del Decano Millenario di Joketsuzoku. E, senza falsa modestia, io sono l'unica che può avere la possibilità di farcela. Ma non da sola. Ho bisogno del vostro ki. Vi devo chiedere di trasferirmelo. Ma dovete fare attenzione a non esagerare o potrei prosciugarvi. In maniera irreversibile".
"Stai dicendo... che..." balbettò Mousse, tremando all'idea che si stava affacciando nel suo cervello.
"Sì. Potrei uccidervi. Presto, non c'è un minuto da perdere. Almeno finché Wei-Zan è impegnata con la sua scenetta".
E il sorriso che la sopracitata Wei-Zan sfoderò fece raggelare il loro sangue.
"Sapevo che te n'eri accorta, Ku-Lun. Sin da quando eravamo bambine mi hai sempre beccata quando facevo le finte. Molto bene, basta così". E fece ripartire i retrorazzi sui suoi piedi, buttandosi a velocità folle verso il gruppetto.
Fecero appena in tempo.
Ci fu un nuovo boato e un nuovo cratere.
Quando però la nube che si era sollevata si diradò, Wei-Zan scoprì con orrore che il suo colpo era andato a vuoto. Di Ku-Lun e dei ragazzi nessuna traccia.
Ringhiò colpendo il terreno con il suo bastone. Si guardò attorno, alla ricerca del gruppetto, quando qualcosa atterrò alle sue spalle. Qualcosa con un enorme ki.
"Tu...".
"Eggià" rispose Obaba alle sue spalle, lasciando spandere quel ki immenso e che non le apparteneva del tutto "Sai com'è, non arrivi a trecentocinquant'anni senza aver imparato un trucchetto o due. Qualche asso nella manica ce l'ho, anche se non sono un Decano." concluse, lasciando trapelare il fastidio per quella carica.
Lo sguardo di Wei-Zan attraversò il cortile, alla ricerca dei mocciosetti, che però sembravano essere totalmente spariti. "Ne deduco che tu abbia avuto un'improvvisa illuminazione, non è così Ku-Lun?" chiese, senza voltarsi.
"Forse..." rispose Obaba, lasciando la frase in sospeso. Conoscendo la sua avversaria, preferì non metterla al corrente del suo trucchetto riguardante l'assorbimento del ki dei ragazzi, né dell'utilizzo che voleva farne. Probabilmente ci sarebbe arrivata lo stesso, ma non vedeva perché sprecare quel minimo vantaggio che attualmente aveva su di lei. Si augurò che i ragazzi fossero riusciti a ripararsi, e che si riprendessero il più in fretta possibile.
"E quindi, vecchia mia, che cosa intendi fare ora?" incalzò l'altra.
Obaba sorrise, e se l'avesse vista probabilmente persino Wei-Zan si sarebbe preoccupata.
"Questo."
E poi ci fu di nuovo un boato e una spaventosa esplosione di energia.
A qualche metro da dove si era scatenata quell'esplosione giacevano cinque corpi svenuti, provvidenzialmente riparati da un cespuglio. Mousse, Shan-Pu, Ukyo, Akane e Ranma erano stati sbalzati via dall'ultimo botto, subito dopo aver lasciato che Obaba assorbisse la loro energia per permetterle di raggiungere il livello di Wei-Zan. Nonostante tutto, difatti, nessuno aveva avuto da ridire a quel piano. Anche Ranma, notoriamente orgoglioso e non disposto a farsi mettere da parte, aveva avuto il buon senso di piegarsi alla proposta. Buon senso e mancanza di alternative e di tempo.
E fu lo stesso Ranma il primo a svegliarsi, tenendosi la testa che gli rimbombava come un concerto di ottoni mal registrati. Appena si mise in piedi piantò lo sguardo verso le due vecchie e vide l'enorme scoppio causato dalla nonna di Shan-Pu. Poi un fruscio alle sue spalle lo fece voltare: era Mousse che, a sua volta, si riprendeva.
"Ehi! Come va, paperotto?".
"Mi fa male la testa ma per il resto bene, direi. Tu?".
"Lo stesso. E la vecchia sta facendo buon uso del nostro ki. Vorrei anche vedere, saremmo spacciati se questo fallisse".
"Eh sì, devo darti ragione".
Si guardarono un attimo, ancora istupiditi dal salasso. Poi a Mousse venne un dubbio: perché lui e Ranma erano svegli e le ragazze no? Si avvicinò a Shan-Pu, ancora priva di sensi, e la scosse gentilmente per farle riprendere conoscenza. Senza successo.
"Ranma... qui c'è qualcosa che non va...".
L'altro non disse nulla. Silenziosamente si accovacciò accanto ad Akane e lo imitò, tentando di svegliarla.
Nessuna di loro dava segno di vita.
I due si tranquillizzarono un po' quando appurarono che i battiti dei loro polsi erano forti e ben percepibili. Ma non troppo, non dopo l'avvertimento che Obaba aveva dato loro prima di operare.
"Mousse... che facciamo?".
E mentre il cinese stava per rispondergli ci fu un altro *boom*.
Per loro fortuna quell'esplosione avvenne lontana da loro e l'onda d'urto si limitò a spostarli di qualche metro piuttosto che sbalzarli all'altro capo del cortile.
I due riuscirono in qualche modo a proteggere le ragazze e con un po' di fatica si spostarono alla ricerca di un punto più riparato dove nascondersi.
Quando furono abbastanza lontani dal campo di battaglia tornarono ad occuparsi dell'inquietante stato catatonico che aveva colpito le ragazze.
"E ora che si fa?" disse Mousse mentre scuoteva gentilmente Shan-Pu, la quale non accennava a svegliarsi.
Ranma si accucciò accanto a lui, osservando le tre ragazze. "La vecchia aveva detto che se avesse esagerato nell'assorbimento del nostro ki avremmo rischiato la vita" ragionò, mentre tastava i polsi delle ragazze una seconda volta, per sincerarsi del loro battito "ma non aveva parlato di... questo. Sono vive, ma... perché non si svegliano ancora?".
"Forse dipende dal loro stato fisico? Shan-Pu è ancora provata dal nostro combattimento..." rispose il cinese, riflettendo su altre possibili cause.
"Questo può valere per Shan-Pu, ok, ma Akane e Ukyo?" disse Ranma "Loro non hanno combattuto di recente...".
I due rimasero in silenzio, senza sapere cosa fare.
Chiaramente entrambi smaniavano per poter parlare con Obaba, cosa al momento impossibile. L'unica a poter conoscere la soluzione a quell'enigma era ancora impegnata in una lotta all'ultima esplosione con l'altro ghoul cinese, e sapeva il cielo se e quando si sarebbe concluso. E non erano neanche sicuri che si sarebbe concluso positivamente per loro.
Stufo di rimanere lì con le mani in mano, Ranma si avvicinò con cautela al punto in cui si trovavano poco prima, per osservare il combattimento. Contrariamente alle sue aspettative, tutto ciò che riuscì a vedere furono due saette che si scontravano in aria, sparivano alla sua vista, e ricomparivano poco dopo. Nient'altro.
"Che dovremmo fare, Ranma? Intervenire?" chiese Mousse alle spalle del ragazzo col codino. Il quale ammirava estasiato circa seicento anni di età che erano intenti a cercare di ammazzarsi. Era talmente catturato dallo spettacolo che registrò la domanda con qualche secondo di ritardo.
"No Mousse, non dovremmo. Mi conosci abbastanza da sapere quanto quel che sto per dire ferisca il mio ego, ma io e te saremmo solo d'ostacolo alla vecchia. Per una volta, solo per stavolta, devo mettere il mio destino nelle mani di qualcun altro. L'unica persona che ha una minima speranza di potercela fare. Una persona per cui non provo grande simpatia, ma che oggi si è guadagnata una buona fetta di stima da parte mia. E su cui, almeno in questo particolare frangente, so di poter fare affidamento. Sai invece cosa potremmo fare, noi due?".
"Dimmi. Sono tutto orecchie".
"Approfittiamo della distrazione di Wei-Zan in modo diverso. Portiamo le ragazze dal dottor Tofu. Se c'è qualcuno che può dirci cosa fare con loro è lui. Quando ci fu il casino dello tsubo della lingua di gatto fu lui a consigliarmi e a darmi una cura, sebbene solo momentanea. Saprà come tirarle fuori da questo sonno innaturale".
Prima di aggiungere altro Mousse si prese qualche secondo per guardare Ranma negli occhi. Ci vide preoccupazione e tanta, tanta umiltà. Ma mentre la prima cosa non lo meravigliava per nulla, anche perché era sicuro che per lui valesse la stessa identica cosa, la seconda... insomma, non è che le parole "Ranma Saotome" e "umiltà" stessero poi così bene insieme nella stessa frase. Ma quello c'era. Per la prima volta da che lo conosceva Mu-Si poteva dire che Ranma era anche capace di abbassare la cresta da pavone, ogni tanto.

Mentre i due raccoglievano i corpi delle ragazze per portarli a fare visitare, le carampane erano ancora intente a giocare a nascondino con il loro ki turbo. E nel frattempo trovavano persino la forza e la concentrazione per parlarsi.
"Insomma Wei-Zan, perché non ti arrendi? Non vedi che ti sono superiore, in questo momento?".
"La vecchiaia ti sta facendo delirare, Ku-Lun. Sei inferiore a me, lo sei sempre stata, e non hai bisogno che sia io a ribadirlo".
"Ah sì? E allora com'è che tu non sei ancora riuscita a colpirmi una sola volta, mentre io qualche affondo l'ho portato a segno?".
"Bella forza. A farsi imprestare l'energia da dei giovinastri sono buoni tutti. Se stessi combattendo con le tue sole forze saresti già sdraiata per terra da qualche minuto".
"In amore e in guerra tutto è permesso, cara mia. E comunque non ci vedo nulla di male ad approfittare di ogni aiuto possibile. Questa è la via di Joketsuzoku. Mi deludi, caro Decano. Dimenticarsi così i principi basilari".
"Taci, traditrice!".
E lei tacque. Ma solo per poterla colpire meglio. E l'ultimo pugno, direttamente alla bocca dello stomaco, interruppe bruscamente il loro balletto.
Ci fu l'ennesimo boato. Poi il silenzio.
Mentre correvano verso la strada principale con in spalla le ragazze, Mousse si voltò di scatto. Fissò un punto indefinito nel cielo, ma non vide nulla. E non per l'assenza delle sue lenti. Ranma gli si accostò, osservando esattamente lo stesso punto. Un ki era sparito, ma non sapevano quale né perché. L'ansia li colse improvvisamente, ma non avevano tempo. Si costrinsero a proseguire.

"Una cosa così non mi era mai capitato di vederla".
Il dottor Tofu si grattò il mento, pensieroso, mentre osservava le tre ragazze stese sui lettini del suo studio.
Aveva ascoltato con attenzione il racconto di Mousse e Ranma fin dal principio, dal colpo di testa del cinese fino al combattimento tra le due vecchie.
Passeggiò avanti e indietro attorno ai lettini, immerso nei suoi pensieri.
"Allora dottore, non c'è nulla che può fare?" sbotto infine Ranma, che stava pian piano riprendendosi dalla perdita di ki, e con lui tornava la voglia di potersi rendere utile e non rimanere con le mani in mano.
Mousse si limitò ad osservarli, volgendo di quando in quando lo sguardo verso Shan-Pu, che continuava a dormire. Nemmeno lui sopportava più quella sensazione d'impotenza.
"Non è così semplice Ranma" rispose il dottor Tofu, sorseggiando la sua consueta tazza di tè "la tecnica che la vecchia Obaba ha usato è qualcosa di cui ho solo sentito parlare in via teorica, e nulla ci assicura che i miei metodi possano funzionare senza danneggiarle...”.
"Ma allora qualcosa può fare?" intervenne Mousse, al limite della sopportazione. L'attesa lo logorava.
Il dottore lo osservò, poi annuì.
"Si, qualcosa posso fare. Sapete cosa sono i tanden?" chiese ai due ragazzi, mentre si avvicinava alle tre pazienti sui lettini.
"I tanden? Intende le tre sedi naturali del ki secondo la dottrina dell'aikido?" chiese Ranma, riconoscendo per una volta un argomento in cui era particolarmente ferrato. Mousse si limitò ad ascoltare in silenzio.
Il giovane medico annuì.
"Esatto. Nelle arti marziali questi tre punti contengono la presenza mentale del praticante: il ki attraversa questi punti e li rende funzionanti e capaci di continuare a svolgere il loro compito e tenere in vita l'essere umano. Ma, come ben sapete" disse, avvicinandosi al corpo inerme di Ukyo rimboccandosi le maniche "nelle arti marziali esistono dei precisi colpi mortali che portano al collasso di questi centri vitali."
I due ragazzi annuirono, ben conoscendo la dottrina base.
Il dottor Tofu si prese qualche secondo per tastare alcuni punti sul corpo della giovane cuoca, alla ricerca di qualcosa. Si fermò all'altezza delle sopracciglia, nel punto esatto tra gli occhi.
"Da quanto mi avete raccontato dello scontro, è probabile che l'esplosione di ki che vi ha investiti mentre cedevate il vostro alla vecchia Obaba abbia colpito uno dei centri vitali delle ragazze" disse, mentre premeva sul viso di Ukyo con entrambi i pollici "e li abbia... come dire, bloccati... in un certo senso."
"Quindi non è stato il passaggio di ki a causare tutto questo?" chiese Mousse.
"Certo che no paperotto. Sarò vecchia ma non stolta, e conosco il fatto mio" gracchiò una voce conosciuta, e per una volta tutti furono sollevati nel sentirla "E poi credi davvero che avrei messo a repentaglio la vita della mia nipotina? Inoltre, da quando in qua il ki è sessista?".
Senza neanche dare ai ragazzi il tempo di rispondere, Obaba saltellò sul suo bastone fino ai lettini, dove Ukyo si stava già svegliando, e Akane lo sarebbe stata di lì a poco.
"E... Wei-Zan?" chiese Ranma, cauto. Lo sguardo che ricevette fu una risposta più che eloquente. Era tutto finito, stavolta per davvero. Ed era meglio che non si conoscessero i dettagli sul come.
"Hm. Qualcosa non va...".
Tutti si voltarono verso il dottore.
"Su Shan-Pu non funziona... non si sveglia."
"Cosa vuol dire che non funziona? Si faccia da parte, dottore, e lasci fare a me" disse Obaba, la voce un po' rauca e visibilmente provata dallo sforzo appena sostenuto.
E fu solo in quel momento, mentre le scheletriche dita della vecchia si stavano per appoggiare sulla fronte di sua nipote, che Ranma e gli altri si accorsero delle orrende bruciature sulla sua schiena. Come avessero potuto non averci fatto caso in precedenza, visto e considerato che fumavano come una ciminiera in piena funzione, è un mistero.
"Vecchia! La tua schiena...".
"Zut. La mia vetusta corteccia ora non è importante. Devo svegliare Shan-Pu".
Tofu, spinto dal proprio ruolo professionale, cercò di essere inflessibile quanto poteva nel convincerla a farsi medicare e a riposare. Ma trecentocinquantasei anni di testardaggine non sono per nulla facili da sconfiggere e dovette arrendersi, anche se riuscì a strapparle una promessa per una successiva visita approfondita.
Calò un silenzio tombale sull'ambulatorio mentre Obaba tentava di risvegliare la nipote.
Akane e Ukyo, appena riprese, non stavano capendo nulla di quel che succedeva ma intuivano che non era il momento adatto per chiedere alcunché. Ancora stese sui rispettivi lettini si limitavano a guardarsi negli occhi, condividendo la paura provata per quello che avrebbe potuto essere un sonno infinito.
Poi successe.
E andò bene.
Un colpo di tosse e Shan-Pu aprì gli occhi, alzandosi di scatto e pentendosene subito perché un giramento di testa la costrinse a rimettersi in posizione supina.
Mousse non trattenne lacrime di gioia purissima nel vederla di nuovo nel mondo dei vivi. Con molta calma si avvicinò a lei e la guardò con dolcezza, cercando di farle capire senza parole che tutto, da quel momento, sarebbe andato per il meglio.
Si consumò grande giubilo in quella piccola stanza. Tutti i presenti, Tofu escluso, avevano vissuto alcuni dei più pericolosi, movimentati e angosciosi giorni della propria vita. E, conoscendo i loro record, era qualcosa di notevole.
Volarono abbracci più o meno imbarazzati, parole di rassicurazione e ogni possibile manifestazione di uno stato d'animo finalmente sereno.
Ukyo, che come spesso capitava in questo tipo di occasione era tagliata fuori, decise di portare all'attenzione del gruppo una questione che riteneva molto importante. Quasi più di tutti i casini appena successi.
"Mi spiace interrompere i vostri festeggiamenti, ma... Ranma, Akane. Vorrei chiedervi se avete intenzione di... ufficializzare".
I due ragazzi la guardarono con occhi sgranati, passando ogni tonalità di rosso possibile, mentre la cuoca li osservava divertita.
I presenti si scambiarono qualche occhiata perplessa. "Ufficializzare... cosa?" chiese Mousse, la cui felicità per il risveglio di Shan-Pu gli aveva obnubilato la mente.
"Come cosa? Il loro fidanzamento!" rispose Ukyo, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Il ragazzo insistette nella sua ingenuità. "Ma... loro sono già fidanzati!".
"Intende dire che stavolta sono consenzienti" si intromise la vecchia Obaba, che aveva ceduto all'insistenza del dottor Tofu, ora intento a medicarle le ferite. Sorrise sorniona, il sorriso tipico di chi la sa molto, molto lunga. "Non mi aspettavo una presa di posizione tanto decisa proprio da voi due, soprattutto da te Ranma... è quasi divertente. Da ora in poi le cose saranno interessanti!".
I due ragazzi non riuscirono nemmeno a trovare le parole per argomentare una qualsivoglia risposta. Si limitarono a scambiarsi occhiate imbarazzate mentre la vecchia e Ukyo ridacchiavano sotto i baffi e il dottor Tofu si congratulava con la neo coppia, dispensando saggi consigli e precauzioni di ogni tipo.
Shan-Pu osservò in silenzio la scena, accoccolata sul lettino. Per anni aveva temuto di vedere quelle immagini, di sentir pronunciare quelle parole.
Aveva creduto che, se fosse successo, le avrebbe fatto un male terribile e avrebbe sofferto immensamente. E che probabilmente la sua reazione sarebbe stata spropositata.
Quasi nessuna delle sue previsioni si avverò.
Certo, non poteva dire che fosse totalmente indolore. Un grande amore è comunque difficile da cancellare così su due piedi e Ranma, in un modo o nell'altro, lo era stato. Provava un leggero dolore, qualcosa di piccolo e quasi indefinibile - ma presente e costante, che la avvolgeva come una coperta. Era quella sofferenza subdola che ti acchiappa nei momenti di nostalgia, quando ricordi momenti passati e sai non torneranno più. Era ciò che le stava succedendo, con in più la consapevolezza che tutti quei ricordi felici esistevano solo nella sua testa: erano tutti ricordi di sotterfugi in cui aveva cercato di avvicinare Ranma, che non era mai stato suo e mai lo sarebbe stato.
Sapeva però che prima o poi si sarebbe lasciata scivolare di dosso quella coperta intrisa di nostalgia, dando invece il benvenuto a quei nuovi sentimenti che in quei giorni erano affiorati. Si voltò a guardare Mousse, totalmente distratto dalla news su Ranma e Akane, ma con la mano ben salda alla propria. Shan-Pu osservò le loro dita incrociate e sorrise, segno che forse anche per lei poteva esserci un futuro.
La stessa domanda se la stava ponendo Ukyo, meno positiva della cinesina, mentre si massaggiava con la mano l’escoriazione sulla fronte.
Anche se aveva lasciato andare Ranma provava la stessa identica sensazione che stava provando Shan-Pu, amplificata. Perché per lei si trattava di lasciar andare l'amore di una vita.
Ma aveva deciso che era il momento e l'avrebbe fatto. Sapeva anche che prima o poi anche lei avrebbe vissuto quell'imbarazzo, quella gioia di confessare a qualcuno che davvero lo meritava i suoi sentimenti.
Solo si chiedeva quando sarebbe accaduto.
Ma non in quel momento, non in quel giorno.
C'era altro da festeggiare. Erano vivi, erano liberi e avevano sconfitto temibili avversari - alcuni sotto forma di ghoul cinesi, altri più subdoli e radicati nel loro animo.
Uscendone vittoriosi.
Quello era un giorno di festa, e null'altro importava.
   
 
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