Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Teachersnape    30/09/2006    17 recensioni
Piton salva Harry da suo zio, divenuto violento. La storia dei due si intreccia, fra colpi di scena e avventure. Traduzione ad opera di Starliam.
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione, Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il viaggio di ritorno a "casa" non era abbastanza lungo per Harry. Rimase seduto a guardare tranquillamente fuori dal finestrino per tutta la sua durata. Neanche il cigolio delle ruote dei bagagli riuscivano a distogliere i suoi pensieri da Sirius. Sirius era morto. Non avrebbe più visto il volto del suo padrino. Non avrebbe più visto il grosso cane nero che si rincorreva la coda. La consapevolezza della sua solitudine portò Harry sull'orlo di un attacco di panico.

Riepnsò al suo comportamento rabbioso nell'ufficio di Silente. Tutti quei piccoli, delicati oggetti che giacevano distrutti sul pavimento. Alla fine non importava molto; perchè non aveva nessuno di cui fidarsi. Silente aveva distrutto per sempre la fiduca che riponeva in lui, nascondendogli informazioni che lo avrebbero tenuto alla larga dal Ministero, alla larga dal causare la morte di Sirius.

E Remus...bhè, Remus aveva le sue difficoltà a scendere a patti con la perdita di Sirius, proprio come lui. D'altra parte non si meritava davvero che Remus cercasse di alleviare il suo dolore.

Il senso di colpa per aver causato la morte del suo padrino lo sommerse quasi interamente. Se ci fosse stato un modo per scambiare la sua vita con quella del suo padrino lo avrebbe fatto in un secondo. Si accorse degli sguardi preoccupati dei suoi amici, ma decise di ignorarli. Che ne sapevano Ron e Hermione di dolore e senso di perdita? Non avevano idea di cosa provasse, ad aver perso l'unica famiglia che avesse mai avuto.

Quando finalmente il treno arrivò a Londra, Ron e Hermione gli rimasero accanto finchè Vernon lo strattonò via per ricominciare quell'inferno che era la sua vita. Non si soffermò a osservare gli sguardi di orrore che sapeva essere sui volti dei suoi amici. Durante tutto il viaggio verso casa Vernon non fece altro che urlargli contro la seccatura che rappresentava. Prima ancora che arrivassero in Privet Drive Harry si era preso un rapido manrovescio da suo zio per avergli risposto.

Vernon aveva avuto il coraggio di dire che era contento "che quel carcerato del suo padrino" fosse morto. Adesso non dovevano più preoccuparsi di criminali a piede libero. Harry sbottò e prima ancora di rendersene conto urlò a suo zio di chiudere il becco. Vernon non perse neanche tempo a fermare la macchina da un lato e colpì Harry in pieno viso.

Invece di protestare Harry sentiva di esserselo meritato. Non per aver urlato a suo zio, ma per tutte le altre cose spiacevoli che aveva fatto. Questo pensiero lo calmò abbastanza per entraniarsi del tutto dalla voce di suo zio e concentrarsi ancora una volta sul senso di colpa per la morte del suo padrino.

Una volta giunti a casa, le cose non migliorarono. Dudley sembrava più grosso e forte dell'anno precedente e sfidò apertamente Harry a fare a pugni. Adesso che Dudley era il campione della sua scuola sentiva che era divertente sfidare chiunque. Vernon incoraggiava il comportamento intimidatorio del figlio, e si vantava di lui con chiunque fosse disposto ad ascoltare. Il rifiuto di Harry a combattere portò a persecuzioni e scherni che il ragazzo non aveva provato dai tempi della scuola elementare.

Tutto ciò fece sprofondare Harry in una depressione ancora più profonda, arrivando ad odiarsi sempre di più.

Alla fine era così depresso e triste che la famiglia non voleva avere più niente a che fare con lui. Tutto quello che ci si aspettava da lui era che finisse ogni giorno una lunga lista di lavori domestici; per poi ritirarsi in camera a mangiare l'unico pasto della giornata. Ma anche quel poco cibo era difficile da mandar giù. Iniziò a perdere peso ad una velocità impressionante. Fra i lavori sotto il caldo sole d'estate e il cibo scarso, cominciò ad avvertire frequenti capogiri durante la giornata.

XXXXXXXXXXX

Vernon aveva fatto in modo di poter passare la giornata con sua sorella Marge. Aveva avuto vita dura ultimamente, con il suo capo che al lavoro gli urlava contro e i conti da pagare che si ammucchiavano a casa. Tutto era cominciato quando quel mostriciattolo era tornato dalla sua scuola di mostri. Non era normale, con quel suo muso lungo e l'atteggiamento abbattuto. Decise di chiedere l'opinione di Marge sullo strano comportamento del ragazzo, sperando che lei potesse dargli un buon consiglio per fargli smettere quella sua continua ricerca di attenzioni.

Marge era molto saggia, e sapeva come trattare certi comportamenti, dal momento che aveva molta esperienza nel trattare i cani che allevava. Il suo consiglio era preciso; fargli passare quel'atteggiamento a suon di botte.

"Marge, non so più cosa fare con il ragazzo. Sembra attirare una nube oscura su tutta la casa", disse Vernon pieno di rabbia, osservando sua sorella che prendeva un altro sorso di brandy.

"Ti dirò Vernon, finirà per avere una cattiva influenza sul nostro Dudley. L'ultima cosa che desideri è che Dudley inizi a comportarsi come quel ragazzo", rispose Marge con autorità versando un altro po' di brandy per lei e Vernon.
"No, no, questo assolutamente non è possibile. Dudley è un tipo felice, e quel ragazzo semplicemente non è a posto, capisci?"

"E' come ho detto prima, quando c'è qualcosa che non va con la femmina c'è qualcosa che non va nel cucciolo. E' un peccato che tu non abbia potuto annegarlo alla nascita, come io devo fare a volte con i miei cani". Marge dette a Vernon una pacca sul braccio.

"Credimi, se avessi saputo che sarebbe diventato così lo avrei lasciato sulla porta di qualcun altro!" Entrambi si misero a ridere di gusto a quell'idea.

"Bhè, Vernon, è rimasta una sola cosa da fare. Aggiustarlo a forza di frustate. Io non credo nell'approccio dolce, con parole gentili e riguardi, per quelli come lui. Devi usare un bastone o una cintura," disse Marge con autorità.

"Oh, Marge, non so come la prenderà Petunia," Vernon pensava fosse una buona idea, ma non era certo che Petunia avrebbe approvato.

Marge si sporse dalla sedia e rispose, con un'ombra di disprezzo nella voce: "Non farglielo sapere. Fai in modo che il ragazzo tenga la bocca chiusa".

Vernon ci pensò su per un momento e giunse alla conclusione che avrebbe dovuto prendere al ragazzo qualcosa di speciale, per fare in modo che non dicesse a nessuno delle loro "lezioni".

"Sì, Marge, può funzionare. Se non altro vale la pena tentare. Sono stanco della mancanza di rispetto di quel ragazzo e della sua malinconia. La prossima volta che oltrepassa la linea dovrà risponderne a me".
Vernon sentì una strana eccitazione al solo pensiero.

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

Vernon parcheggiò nel vialetto e si accorse che il ragazzo gli aveva disobbedito, non potando i cespugli di rose come gli era stato detto.
Per un arrabbiato e ubriaco Vernon, questo era abbastanza per dare inizio al suo nuovo metodo disciplinare.

"Mostriciattolo, vieni subito qui!", strillò Vernon dal salotto, sapendo che Petunia e Dudley non c'erano. Adesso che quel criminale del padrino del ragazzo era morto, non poteva scoprire che puniva il ragazzo. Diavolo, non vedeva l'ora!

"Sì, zio Vernon?", chiese Harry arrivando di corsa.

"Hai fatto tutte le faccende, ragazzo?"

"Mi sembra di si", Harry rispose con trepidazione, sentendo che suo zio puzzava d'alcol.

"Piccolo bugiardo" Vernon urlò, mentre colpiva Harry in volto con un manrovescio tanto forte che il ragazzo perse l'equilibrio e cadde contro il televisore. L'apparecchio oscillò e si infranse a terra. Nel vedere il televisore sul pavimento zio Vernon diventò di cinque sfumature di rosso. 'Adesso quel buono a nulla di un mostro la pagherà', pensò, sentendosi stranamente eccitato.

Harry era era seduto sul pavimento massaggiandosi la faccia, nel più completo shock.

"Vai nella tua stanza, ragazzo! Ti darò la punizione che ti meriti!"

"Ehi, aspetta un attimo! Non è giusto! Non puoi farlo!", urlò Harry, con la rabbia che cresceva ma ancora scioccato. Arretrò di qualche passo mentre zio Vernon si avvicinava. Che diavolo sta succedendo?

Vernon afferrò Harry per il collo della maglietta troppo grande e lo spinse su per le scale.

Harry si avviò verso la sua camera con Vernon appena dietro di lui, che lo spingeva ogni passo o due. Harry stava cercando di pensare a come prendere la sua bacchetta dall'armadio chiuso a chiave nell'ingresso. Era preoccupato per quelle che sarebbero state le conseguenze dal Ministero della Magia.

"Zio Vernon, perchè mi stai facendo questo!", Chiese Harry, la voce piena di panico.

Vernon sibilò, "Perchè non sei nient'altro se non un mostro assassino! Sì, so tutto di come hai ucciso quel ragazzo l'anno scorso, e ora anche quel ricercato del tuo padrino è morto".

Il cuore di Harry per poco non si fermò nel sentire queste parole. Il senso di colpa e il dolore erano ancora così freschi e vivi che il cuore gli faceva male per davvero. Tutto quello che Vernon stava dicendo era vero, era un assassino.

Quando finalmente raggiunsero la camera di Harry, Vernon prese il ragazzo per i capelli e lo spinse contro il muro. Divincolandosi, Vernon cercò di togliersi la cintura dal suo più che abbondante girovita mantenendo la testa del ragazzo contro la parete.
Harry spinse la testa contro la mano di suo zio e cercò di voltarsi.
Vernon si avvolse la cintura intorno alla manaccia carnosa, lasciando che la fibbia metallica dondolasse verso il basso; poi alzò la mano in aria. Harry continuò a dibattersi per liberarsi dalla presa di suo zio, ma venne spinto con più forza contro il muro.

"Voltati ragazzo; e se sento anche solo un "pio" quel gufo finirà annegato in un secchio d'acqua! Sta' zitto e mani contro il muro!" sibilò Vernon nell'orecchio del ragazzo.
Harry stava per protestare di nuovo, ma Vernon lo zittì con un pugno nelle costole.

Lanciò un'occhiata a Edvige che se ne stava appollaiata nella sua gabbia, e si voltò verso il muro, appoggiandovi contro i palmi delle mani. Qualunque cosa suo zio aveva in mente di fargli, sarebbe stato meno doloroso che perdere Edvige. Non riusciva ancora ad capire quello che gli stava succedendo.

Improvvisamente si trovò proiettato in un mondo fatto di dolore, quandò la cintura si abbattè sulla sua schiena. Gli si mozzò e si morse il labbro per trattenere un grido. La cintura continuò ad alzarsi e a colpire finchè Harry non ce la fece più e crollò sul pavimento, ansimando alla ricerca d'aria. Era quasi sul punto di mettersi a urlare dal dolore quando suo zio si fermò.

Vernon era finalmente esausto, visto lo sforzo che aveva fatto per punire il nipote. Sapeva che quel mostro si meritava di più, ma al momento era troppo stanco per continuare. Prese di nuovo il ragazzo per i capelli e gli sollevò la testa, costringendolo a guardarlo. Vedere la sua faccia petulante lo fece infuriare ancora di più.

"Non crei nient'altro che problemi, ragazzo! Tu sai di esserti meritato tutto questo! La tua scuola di mostri mi ha fatto sapere di come hai ucciso il tuo padrino. Ti meriti di essere punito, quindi non spiattellare quello che è successo ai tuoi amici o il tuo gufo la pagherà!" Con questo, prese la civetta con la sua gabbia e se ne andò sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Harry potè sentirlo salire in macchina e partire, le gomme che stridevano sull'asfalto. Edvige non c'era più.

Harry cercò di salire sul letto, ma il dolore alla schiena era troppo forte. Scivolò lentamente sul pavimento e si sdraiò sullo stomaco, ansimando per lo sforzo. Cercava disperatamente di trattenere le lacrime.

'Zio Vernon ha ragione - pensava Harry - io ho causato la morte di Sirius. E' stata colpa mia'. Un ragionamento ancora peggiore gli attraversò la mente, un ragionamente che avrebbe cambiato il corso della sua vita: 'Mi meritavo di essere picchiato'.

La mattina seguente si svegliò nel sentire dei passi pesanti che si avvicinavano. Cercò di alzarsi più in fretta che potè, ma il dolore alla schiena lo costringeva a muoversi lentamente. Si morse il labbro per trattenere un grido, causando la riapertura di un taglio. La porta si spalancò e zio Vernon lo fissò minacciosamente.

"Ancora a poltrire, pigrone di un mostro!" Urlò Vernon notando il labbro insanguinato.
"Farai meglio a non sanguinare sul pavimento, o tua zia si infurierà!"

Gettò a terra una lunga lista di faccende domestiche e uscì a grandi passi dalla stanza. Harry raccolse la lista e si rese conto che era meglio iniziare subito, o non sarebbe riuscito a finire in tempo.

Aveva fame e sete, ma per il momento doveva dimenticarsene. raccolse una vecchia maglietta e la premette sul labbro per fermare il sangue. Quando alla fine ci riuscì, si avviò al piano di sotto, ogni scalino uno sforzo.
Iniziò a pulire accuratamente la cucina. Zia Petunia e Dudley dovevano essere usciti per tutto il giorno, così sarebbe riuscito a rubare un po' di pane e acqua e qualche avanzo della colazione.
Dopo aver pulito il pavimento fino a farlo brillare, continuò con la prossima voce nell'elenco e scese nel seminterrato. Non riusciva ancora a capacitarsi il perchè suo zio lo avesse trattato così duramente, ma continuò a pensare che si meritava una qualche punizione per aver ucciso il suo padrino.

Harry si accorse che erano quasi le 18:00 quando risalì dal seminterrato e si accorse che il sole stava per tramontare. Zia Petunia e Dudley non erano ancora rientrati a casa. Improvvisamente la porta principale si aprì di scatto e sbattè contro il muro; Vernon entrò a grandi passi, con uno sguardo arrogante.

"Ragazzo! Vieni qui!"

"Sì, signore", disse Harry in tono tagliente.

"Hai fatto tutte le faccende?" La grassa e flaccida faccia di Vernon si chinò verso il ragazzino dall'aria patetica.
"Sì, ho pulito tutto - rispose Harry arrabbiato - Zio Vernon, dov'è la mia civetta?"

"Questi non sono affari tuoi, preoccupati di fare quello che ti dico e quel maledetto uccello continuerà a vivere. Sicuro di aver finito tutti i lavori, ragazzo?"

"Si, ho finito", disse Harry, cercando di seguire suo zio giù per le scale.

Nel seminterrato, Vernon iniziò a cercare ogni possibile dimenticanza del ragazzo. Si accorse subito che le scatole non erano state sistemate con ordine. Non era il numero 4 sulla lista?

"Vieni qui, pigro buono a nulla!"

Harry continuò lentamente a scendere le scale, sapendo cosa stava per succedere. Sapeva che avrebbe potuto evitarlo, ma il suo pensiero era rivolto ad Edvige. Non voleva perdere anche lei. Non gli interessava di nient'altro. A causa sua Sirius era morto. A causa sua lui stesso aveva perso l'unica possibilità, l'ultima speranza di potersene andare da quel posto. Adesso sapeva che ne avrebbe pagato il prezzo.
  
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Teachersnape